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Harvey Cushing / John Hay Whitney
Medicai Library
HISTORICAL LIBRARY
Yale University
Gift of George Mora, M.D.
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LA
FISIOLOGIA DEL CERVELLO
A.P>P>LIOA.TA
Digitized by the Internet Archive
in 2012 with funding from
Open Knowledge Commons and Yale University, Cushing/Whitney Medicai Library
http://www.archive.org/details/questionifilosofOOmira
FILOSOFICHE, SOCIALI, MEDICHE E MEDICO-FORENSI
IRATTITE COI PRBCIPII DELLA FISIOLOGIA DEL CERVELLO
PEL DOTTORE
oiAoio a-. 3M:ii=iA.a-i_iA.
AUTORE DEL TRATTATO DI FRENOLOGIA APPLICATA
già' INCARICATO DELLA CLINICA DELLE M;«LATTIE MENTALI
NELLA R. università' DI NAPOLI
PROFESSORE DEI CORSI LIBERI DI FRENOLOGIA E DI MEDICINA MENTALE
CAVALIERE DELL'oRDINE MAURIZIANO
UFFIZIALE dell' ORDINE IMPERIALE DEL MEGEDIE
DIRETTORE EMERITO DEL MANICOMIO DI AVERSA , E CONSULENTE
DEL PRIVATO MANICOMIO FLEURENT
SOCIO ORDINARIO DELLA R. ACCADEMIA MEDICO-CHIRURGICA DI NAPOLI
MEMBRO DELLA SOCIETÀ' FRENIATRICA ITALIANA
DELLE società' FRENOLOGICA E MEDICO-PSICOLOGICA DI PARIGI
DELLA R. ACCADEMIA DELLE SCIENZE MEDICHE DI PALERMO
DELL'ACCADEMIA MFDICO-CHIRURGICA DI FERRARA E DI QUELLA DI PERUGIA
dell'accademia FISIO-MEDICO-STATISTICA DI MILANO
DELLA R. ACCADEMIA DI MEDICINA DI TORINO
DELL'STIXUTO MEDICO DI VALENZA IN SPAGNA
dell'istituto EGIZIANO, ECC.
TIPOGRAFIA EDITRICE DELL IRIDE
Magnocavallo , 29.
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MEMORIA IMMORTALE
DI
CREATORE
DELLA
FISIOLOGIA DEL CERVELLO
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Il cervello come organo delle facoltà umane, non è
organo unico ed omogeneo, ma bensì un complesso di
parti, di cui le funzioni speciali ^àn luogo a^ manifesta-
zioni particolari, per le quali si operano le facoltà intel-
lettuali, morali ed istintive, tanto differenti tra loro non
solo ma differenti ed indipendenti una dell'altra pure
nello stesso genere.
Lo scibile umano, in ogni suo ramo qualsiasi, non é
che il risultato delle facoltà operanti, sicché la conoscenza
di queste dando luogo ad una vera e naturale filosofia,
questa sola diventa la base più solida a qualunque branca
del sapere umano.
Su elementi si naturali adunque abbiamo fondati i no-
stri studii di 40 anni. Sicché varii nostri lavori che in
questo volume abbiamo raccolti, sebbene disparati uno
dall' altro, pei principii che ne formano la base tendono
insieme allo scopo del perfezionamento dello scibile ed al
bene essere della umanità.
Vi conserviamo le date della loro pubblicazione.
Il titolo che abbiamo dato a questo volume ci dispensa
di dire che ci auguriamo di essere attentamente letto dai
pensatori, affinché potessero maggiormente svolgere ed
ampliare ed anche correggere i nostri concetti. Abbiamo
— vili
pure sempre accolto le osservazioni de^li avversarii della
fisiologia del cervello, sebbene volessero che questa fosse
secondo la creazione della loro mente, e le abbiamo ac-
colte quando erano degne di discussione, benché certi noi
di non potere persuadere coloro specialmente che credono
potere operare lo spirito indipendentemente dalla influenza
corporea, come pure quelli che credono alla funzione in-
conscia ed automatica della materia organizzata.
PRElIimARE
PROLUSIONE AL CORSO DI FRENOLOGIA
APPLICATA ALLO SCIBILE UNIVERSALE
Pronunziata in Napoli ai 24 febbraio 1872.
Del principi! fondamentali della Frenologia o Fisiologia del cervello
come base indispensabile dello studio delle scienze , delle lettere e
delle arti. — Cenno storico di essa dottrina ; e suo stato a.ttuale in
Italia.
La dottrina, di cui ci siamo prefìssi di dare un corso, è di
grande interesse per tutte le classi della società; essa richiama
. a meditare su l'origine e l'esercizio delle diverse facoltà umane
in tutte le condizioni sociali ; sicché per essa si spiegano le
varie manifestazioni dei talenti, dei genii, delle virtù degli uo- /
mini; e del pari dei loro vizi, delitti, morbi ed idiozie. Que--^
ste manifesttazioni delle facoltà dell'uomo in azione sotto varie
e determinate condizioni formarono sempre nelle loro vane de-
clamazioni la disperazione dei psicologi, dei moralisti, dei teo-
logi, quando tutti costoro le origini e la varietà delle facoltà
dello spirito, non che i loro gradi o modi di essere e di eser-
cizio in tutto altro riposero che nella organizzazione.
Bisognerebbe negare un fatto che tutti incontrastabilmente
sanno , cioè che il cervello è l'organo dell' anima e dello spi-
rito e che nelle sue funzioni stanno la origine , la manifesta-
zione e l'esercizio di tutte le facoltà della mente , per potere
affermare che questa non abbia di si ammirabile organo biso-
gno nelle sue operazioni sieno pure le più astratte : afferma-
zione impossibile, perchè contraria alla natura.
E chi può negare per questo la verità che esiste un rapporto
costante tra la organizzazione del cervello e la manifestazione
delle sue facoltà ?
Le funzioni adunque di quest'organo e di ciascuna sua parte,
delle quali l'osservazione e l' induzione spiegano i rapporti coi
fenomeni intellettuali morali ed istintivi , co?tif uiscono la Fi-
siologia del cervello o Frenologia. ,., >j
X -
Ognuno vede' che questa dottrina fondata per se stessa sulle
osservazioni ed induzioni fisiologiche non appartiene ad alcuna
scuola, uè alla scolastica di Aristotile , uè alla mistica o poe- ~^
tica di Piatone, uè alla ecclettica, uè alla psicologica e teologica '. ' ■
di qualunque setta, uè alla materialista o spiritualista.
Essa è una dottrina novella sorta nel finire del secolo passato
col genio di Gali; e prima di farne un cenno storico indicandone
lo slato in cui attualmente si trova in Italia, è indispensabile che
ne riassumiamo i principi! fondamentali in massima, perchè sa-
ranno estesamente svolti nell' esposizione del corso.
Nascendo gli uomini e gii animali per determinate organizza-
zioni con disposizione a manifestare le facoltà e gli istinti che
loro sono proprii, la frenologia ha ragione di ritenere chimerica
la divisione che i metafìsici han fatto e fanno del morale e del
fisico dell'uomo. Per questo se l'educazione, il clima, i bisogni,
il modo di vivere ecc. non danno origine alle facoltà e qualità
dello spirito, ma bensì possono modifìarle e perfezionare, ciò prova
che le disposizioni sono innate, e risultano dalla organizzazione
determinata in azione.
Da questo principio sorge naturale che si nell'uomo che negli
animali parti analoghe della organizzazione sono addetto allo svol-
gimento ed esercizio delle diverse qualità istintive , intellettuali
e morali. E se ognuno sa il fatto che queste parti non sono né
le ossa, uè i muscoli, uè i tendini, ecc., che hanno funzioni spe-
' ciali, ma belisi il sistema nervoso in generale e principalmente
li cervello, è logico ritenere che a manifestazioni nervose diffe-
renti corrispondono apparecchi differenti. E tutto ciò è in rap-
porto con le differenti parti del sistema nervoso; ed è stabilito
^ 1 che r apparecchio ganglionare del basso ventre è destinato alle
funzioni della vita vegetativa; la midolla spinale ai movimenti
ed alla sensibilità in generale; i nervi sensorii a ricevere e tra-
smettere al cervello le impressioni del mondo esteriore; ed il cer-
vello a svolgere e concepire le idee e manifestare le facoltà di
cui sono dotati l'uomo e gii animali. Tutta questa serie di ap-
parati nervosi per mezzo di fasci fibrosi comunicano tra loro; ed
è da notare che gii apparecchi che precedono alle funzioni della
vita vegetativa sono semplici, e quelli per le funzioni della vita
animale sono duplici.
Chi si fermasse solamente su questi fatti generali, non avrebbe
che idee incomplete dell' origine od esercizi delle facoltà dell' anima
e dello spirito. Imperocché come spiegherebbe la manifestazione
energica di una facoltà o di un talento, come quello della musica,
della pittura, della matematica, specialmente in un fanciullo,
mentre lo altro facoltà sono poco o nulla sviluppate % E come spie-
gherebbe che una facoltà cade nella luaiiia o non si svolge per idio-
zia parziale, mentre le altre si sviluppano e si esercitano nella
normalità ? Il principio logico della frenologia spiega tutto questo
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con ammettere e riconoscere che a facoltà e qualità diverse fan
d' uopo apparecchi differenti. Se il senso della vista non è quello
dell'udito, sicché pel loro proprio esercizio fa bisogno di organi
nervosi differenti, perchè non dovrebbe essere lo stesso per le fa-
coltà della mente, non solo diverse tra loro, ma talune anzi tra
loro contrarie ed opposte ? Perchè per lo istinto genesiaco , che
sebbene sia pure facoltà di rapporto è tutt' altro che il senso della
matematica , . o il senso dei colori , o il senso dei rapporti del
tempo, non vi dovrebbe essere un organo differente da ciascuno
di quelli addetti a queste ultime facoltà ?
La pluralità degli organi cerebrali adunque non solamente è un
fatto logico di fisiologia, ma è un fatto anatomico confermato pure
dall'anatomia patologica e dell'anatomia e fisiologia comparata
degli animali.
Questo principio fondamentale della frenologia, cioè della plu-
ralità degli organi cerebrali in concordanza delle varietà delle fa-
coltà, tanto splendidamente spiegato da prove fisiologiche, anato-
miche, patologiche, ha distrutto la credenza chimerica delle fun-
zioni in massa del cervello nelle operazioni mentali ; sicché co-
storo che rigettano l'organologia dei frenologi senza averla stu- ~
diata e conosciuta, vanno poi in traccia di un cantuccio impos-
sibile nel cervello a ciasciana delle facoltà astratte o dei risultati
dell' azione di più facoltà differenti , presentando così una distri-
buzione arbitraria del cervello^ contraria ad ogni buon precetto
anatomico. E per questo taluni han tale idea strana e confusa
delle facoltà, che per ammettere 1' azione in massa del cervello ,
alla quale, ripetiamo, la stessa struttura anatomica materiale di
quest' organo si oppone , hanno essi bisogno di ricorrere al più
strambo sofisma di non fare distinzione alcuna tra le differenti
fa^coltà ; così che per costoro l' istinto genesiaco è lo stesso della
facoltà dell' analisi, l'istinto alimentizio è la stessa cosa del senso
della matematica , ecc. E di queste strambità ne potremmo ci-
tare recenti esempii!
La frenologia adunque lega alla organizzazione di dfstinte parti
cerebrali ciascuna delle forze primitive e fondamentali della mente;
per lo che gli attributi o modi di essere di queste forze isolate o
in complesso, non sono che il loro diverso grado, o diverso modo
di manifestazione per l'azione più o meno energica delle funzioni
dell' organo.
Gli avversari della frenologia confondono Vergano conia, facoltà, -
perchè non sanno che la facoltà è un atto flsio-organico, cioè è
il potere che appartiene ad una causa prima, passato in atto me-
diante un organo che n' è l' istrumento materiale indispensabile.
Essi che fanno di tutte le facoltà astratte, come della memoria,
deir attenzione, della volontà, dell' immaginazione , della coscien-
za, ecc., un personaggio, non possono intenderei principii della
frenologia, la quale ripetiamo, consistendo nello studio dell' orga-
nizzazione e dei fenomeni che ne risultano, fornisce la base di ogni
ricerca filosofica; e questa sfugge per quelli che, vagando nei
•—XII — =
campi delle astrazioni, nulla sanno dello studio della materia
organizzata.
Un altro principio della fisiologia del cervello è in quella mas-
sima universale chela potenza sta nella massa e nel volume, ciò
die la natura manifesta costantemente nei corpi organizzati. Cosi
Ila dotato il cavallo di massa considerevole dei nervi di locomozio-
ne , per quanto di minimo volume dei nervi della tattilità ; il
contrario è nell' uomo, di cui i nervi della tattilità sono venti volte
più voluminosi dei nervi addetti ai movimenti ; nel cane ad un
odorato energico corrisponde un enorme nervo olfattorio; nel-
r aquila che con la vista distingue a grande distanza i minimi
oggetti, corrisponde un nervo ottico tanto voluminoso da raggiun-
gere la terza parte del cervello ; all' opposto il nervo ottico del gufo
è tanto di massa minima, da non raggiungere che una frazione
rimpetto al corrispondente cervello.
La stessa analogia è un fatto naturale per la massa del cervello,
alla cui più 0 meno grandezza corrisponde più o meno potenza
mentale. Cosi è del pari in ciascuna delle sue parti, alle quali si
legano la manifestazione e l'esercizio delle facoltà. In questa circo-
stanza le proporzioni di volume sono da considerarsi relative nel
medesimo cervello. Imperocché si stabilisce che a circostanze eguali,
e questa è condizione indispensabile, più la massa nervosa è consi-
derevole, più la predisposizione alla manifestazione ed esercizio
della sua funzione corrispondente, e quindi della determinata fa-
coltà, è energica.
Noi non abbiamo che accennato rapidamente questi principii
spiegabili, essendo uniformi alla natura, perchè saranno estesa-
mente svolti nel corso che andiamo a fare. Intanto bisogna riflet-
tere che questi principii che provano che le predisposizioni alla
manifestazione delle diverse facoltà dell' uomo e degli animali ,
perchè ligate alla organizzazione vivente sono innate, e che pren-
dono il loro punto di partenza della conoscenza dei rapporti tra
r organizzazione ed i fenomeni morali , intellettuali ed istintivi,
stabiliscono una grandissima differenza tra questa dottrina che vi
fonda le sue basi, e quelle degli altri, sì antichi che moderni, i
quali, nel trattare della natura dell' uomo, hanno trascurato lo
studio dell' organizzazione, perchè non l'hanno ritenuta ne la riten-
gono come condizione indispensabile nella manifestazione ed eser-
cizio di ciascuna delle facoltà dello spirito, tanto per la loro natura
indipendente una dall' altra e varie contrarie tra loro.
È chiaro così comprendere che formando questa dottrina la base
di ogni ricerca filosofica, può essa divenire la sola filosofìa possibile,
applicabile a tutti gli interessi della società umana.
Invero le diverse scienze, le lettere, le arti, le industrie, e quanto
può r uomo creare, non sono un prodotto della mente ? Per lo che
è logico considerare che lo studio delle scienze, delle lettere e delle
arti, che prende per guida la conoscenza della dottrina, la quale
spiega l'origine e gli esercizi dei fenomeni produttori delle facoltà,
possono mettersi nella retta via a svolgere il progresso umano.
Limitiamoci a qualche esempio:
1° La legislazione può ricevere grande sviluppo e perfezionamento
dall'influenza della frenologia. Per questo i gradi di colpabilità sono
meglio intesi, imperocché quando si conoscerà che i motivi esterni
per spingere alla colpa fa d' uopo considerarli secondo l' individuo
più 0 meno agitato, e cosi calcolare con giustezza gì' interni motivi
che vi trascinano, si valuterà meglio la causa della determinazione
a delinquere , e le condizioni per cui questa determinazione si
rende più o meno correggibile, e più o meno risponsabile e puni-
bile. Siifatto criterio di misurare i gradi di colpabilità dagl' in-
terni motivi più che dalle esterne occasioni, è produttore del prin-
cipio di giustizia, che emendatrice e non cruciante rende la pena;
fa conoscere inoltre V origine della corruzione delle diverse classi
della società, ed i mezzi di correggerla e migliorarla, di regolare
le pene, di migliorare i delinquenti e di regolare le quistioni su
la pena di morte; e di fare quindi leggi pratiche e giuste, e va-
lutare le condizioni che si richiedono nella scelta del Legislatore
e del Magistrato (1).
La cifra spaventevole di condannati folli, che tosto vanno a po-
polare i manicomii o ad insanguinare il patibolo, o di quelli che
si rilasciano per continuare a portare disordini nelle famiglie e
nella società, pesa pur troppo sul capo dei magistrati, i quali,
perchè invasi dal potere, credono di essere del pari invasi dalla
sapienza delle scienze naturali (2).
2° Lo studio della medicina, che sa vedere ed accogliere l' in-
fluenza della nuova fisiologia cerebrale su le diverse sue branche,
corre per la retta via alla conoscenza della natura morbosa, sba-
razzandosi ancora da quelle idee chimeriche che rendono le scienze
mediche un fascio di sistemi effìmeri e cozzantisi tra loro. La
fisiologia del cervello ha fatto conoscere che questo non è una
polpa, né una massa unica ed omogenea^ ma un ammirabile or-
ganò composto di diversi apparecchi fibrosi addetti a funzioni de-
terminate, per cui si svolgono le manifestazioni mentali: — che
i nervi dei sensi, ed i nervi senzienti e motori non nascono dal
cervello, ma quali apparecchi proprii in differenti parti di quest' or-
gano si portano; che il cervello , oltre di essere in relazione per
mezzo dei sensi col mondo esteriore , essendolo pure anatomica-
mente e fisiologicamente con le diverse parti fuori di esso e com-
ponenti gli organi della vita fisica , è naturale che ancora si scam-
biino tra loro le influenze morbose, ciò che indica che l'inscienza
di questa nuova dottrina non potrà mai guidare il medico a ravvi-
sare la sede e stabilire la diagnosi dei morbi : — senza uno studio
profondo della fisiologia del cervello, è impossibile ogni conoscenza
delle malattie della mente ; per esso si conosce che la follia non
è malattia psichica , ma bensì un fenomeno naturale dei disordini
degli organi cerebrali , cosi le follie parziali sono spiegate solo
(1) MiRAGLiA, Trattato dì frenologia, Voi. 1, pag. 26 a 30. Napoli 1853.
(2) MiRAGLiA, Su la procedure nei giudizi criminali e civili nel rico-
noscere l' alienazione mentale. Napoli, 1870.
dall' organologia, e per essa sola si può spiegare che il disordine
delle facoltà affettive si manifesta negl' impulsi incorreggibili e
nelle emozioni dolorose, e quello delle facoltà intellettuali nella
incoerenza d'idee, nei falsi giudizi, negli sragionamenti. E ciò spie-
ga splendidamente che si può sragionare ed esser savio, e si può
esser folle e si ragiona (1). La follia ragionante di cui la spiega-
zione si deve a Gali, e che tutti gli alienisti in seguito han rico- ]
nosciuta , è , e sarà sempre un mistero pure pei medici , ignari
della fisiologia del cervello.
Ma come puossi avere idea giusta delle alienazioni mentali ,
quando per avversare la frenologia, perchè non si ha la virtù di
rigettare i proprii errori e cominciar da capo , si declama dalia
cattedra e si propaga ancora il concetto vieto e volgare che la
monomania è un' idea fissa o un ordine d'idee che predomina su le altre,
e la mania è un delirio acuto ? (2) — Ecco come si scambia l'effetto
per la causa , e si prende un fenomeno comune per la malattia
speciale. Ma chi dice che tutte le follie parziali presentano sempre
idee fìsse ? Dove allora si riporrebbero tutte le innumerevoli paz-
zie , che essendo la espressione di un disordine delle facoltà af-
fettive, si manifestano con impulsioni e con emozioni incorreggi-
bili e niente affatto con alcun segno d' idee , che non sono certo
la qualità ed attributo di facoltà siffatte ? E dove si riporrebbero
le manie senza delirio , e i delirii senza mania ? Quando non si
sa che le classi di pazzie sono determinate dalla natura delle fa-
coltà in disordine e non da un fenomeno generale , s' infondono
funesti spropositi nei giovani medici. E noi lo abbiamo sempre
deplorato e lo deploriamo. Ma slam certi che pel progresso dello
spirito umano verrà tempo, e non sarà forse lontano molto, che
la scienza medica progredirà veramente accogliendo nei suoi sludii
i principii della nuova dottrina ; purché non li svisassero per aver
r agio di adattarli ai prodotti della loro fantasia, come pare che
già vassi facendo.
3° Immensi sono i vantaggi che la educazione e l' istruzione pos-
sono ricevere dai precetti di questa scienza. Da essa si apprende che
r educazione e l' istruzione niente fanno quando le disposizioni na-
turali son nulla o poco sviluppate ; cosi essa dà le norme di rav-
visare preventivamente negli indizi organici siffatte disposizioni,
che costituiscono i veri gradi di educabilità. E per questo essa ha
raggiunto il grande suo scopo, quando le tendenze nostre guida e
perfeziona, e le intemperanti modera e reprime. L'educazione cosi
diretta può anticipatamente svolgere i talenti ed i genii, svolge i
germi della virtù, coli' eccitare e dirigere il retto uso delle nostre
facoltà, e col reprimerne 1' abuso, sorgente deplorabile del vizio.
La stima di sé, p. e., sublime sentimento morale, educato retta-
mente, lungi di condurre all' orgoglio ed all' abbiettezza, è pro-
duttore dello spirito d' indipendenza e della dignità personale^ ma
(1) MiRAGLiA, Trattalo di J'ronolo(jia ecc. Voi. 2°. Napoli, 1852, — Z.a
egge a In JoUia rafjionanie. Napoli, 1871.
(2) li giornale U' Morgagni, lii72.
— Xv —
viziosamente educato, cioè alla foggia dei gesuiti, diventa abbietta
tendenza a prostrarsi ad uomini e cose indegne ed inette, puntello
a tirannide. Guai a quei popoli che sì trista educazione rende
un pecorume 1 Una facoltà mal diretta e malvagiamente educata
per un fine malvagio dà origine a certe follie artificiali , dalle
quali invasa una massa di popolo, vien questo trascinato ad in-
sanguinarsi nella notte di S. Bartolomeo , e correre giulivo e di-
voto air atroce spettacolo dei roghi. La frenologia, che educa ed
illamina, ba per questo sempre formato il terrore dei despoti, ed
attirate le ire e le vuote ed innocue scomuniche sacerdotali.
4° Chi si fa a considerare la 'frenologia che svolge la scienza
della natura umana , ed in particolare le relazioni che esistono
tra le doti della mente, o facoltà in esercizio, e le forme, espres-
sioni e qualità del corpo, comprenderà quanto questa dottrina con-
tribuisce a stabilire la filosofìa dell' arte della pittura e della scul-
tura. Lo scopo di quest'arte è di rappresentare per mezzo di forme
e di colori le opere della natura adorne dei più alti attributi : i
movimenti e 1' espressione nelP uomo e negli animali sono la e-
steriore manifestazione dell' azione più o meno energica delle fun-
zioni degli organi delle facoltà e qualità cerebrali ; cosi la pato-
gnomonica e la mimica degli organi del cervello, non che i predo-
minii del loro volume rappresentati nel cranio debbono essere
scientificamente intesi ed applicati dal pittore e dallo scultore, se
si vuole che il genio si rappresenti sublime nelle sue opere. Im-
perocché fino a che non sarà tutto questo scientificamente inteso ,
né quindi stabiliti scientificamente i rapporti o relazioni che passano
tra le manifestazioni della mente e le espressioni e la forma del
corpo, le regole dell'arte ed i principii che debbono giudicarla
saranno necessariamente empirici. Per questo ancora la frenologia
spiega le qualità o doti naturali che si richiedono per divenire un
eccellente artista, e le ritrova nella organizzazione cerebrale.
5" - Del pari doti naturali si richiedono per divenire un buon
compositore di musica, o un esecutore facile di essa, ecc. La fi-
siologia del cervello spiega le ragioni dei predominii delle forme
delle creazioni musicali : le une si hanno per le prevalenze del
senso del tempo , e le altre per le prevalenze del senso del tono ;
cosi che r una o 1' altra circostanza costituisce un proprio ritmo
musicale. La musica adunque eh' è il prodotto di più fattori,
cioè di funzioni di certi organi cerebrali addetti al tempo ed al
tono, prende un avviamento secondo la concorrenza di altre facoltà.
Intanto , per dire un solo esempio , non si ' potrà essere mai
sublime compositore di musica, se V organo del calcolo, in con-
cordanza a quelli del tempo e del tono , è poco sviluppato , e
le sue funzioni molto deboli.
Questo rapido sunto, che largamente svolgeremo nella espo-
sizione di questo corso, pare che sia sufficiente per ? interesse
del seguente cenno storico della fisiologia del cervello.
— XVI —
IL
Prima che il genio di Gali fosse sorto a spiegare per nuova
via le funzioni del cervello e di ciascuna sua parte, e la vera
struttura anatomica di questo ammirabile organo dell' anima e
dello spirito, era la mente umana invasa da un misticismo che
aveva dato luogo a credere come facoltà semplici e primarie gli
attributi o modi di essere di ciascuna delle facoltà fondamen-
tali, e le astrazioni che la mente dell'uomo si forma dell'a-
zione complessa di ciascuna serie di esse facoltà, e localizzarle
nel cervello secondo la distribuzione arbitraria degli anatomi-
sti ; e talune pure fuori di esso organo. Per questo la memoria,
r intelligenza, l' immaginazione, 1' attenzione, la volontà, e 1' a-
nima stessa , fattene enti e persone, si sono fatte passeggiare
pei diversi scompartimenti del cervello ; origini di tanti bizzarri
sistemi psicologici e metafìsici.
Per qualche secolo prima del nostro si credette di essersi fatto
qualche passo innanzi nel darsi una certa importanza alla oi'ga-
nizzazione ; ma adagiandola come serva alla psicologia e metafì-
sica delle asti azioni si andò vagando nei più strani errori fino a
voler tenere 1' anima non solo imperante e tirannica nel credere
di potere imprimere ed incarnare ogni sua idea al corpo, ma di
venir questo da essa creato secondo la sua volontà e la sua natura.
Vi sono certi e forse molti , che per darsi 1' aria di conoscere
la frenologia la dicono antica quanto Aristotile e Platone , come
un falso astronomo che volesse invocare 1' astrologia giudiziaria,
ed un fatuo chimico , V alchimia. In vero leggiamo in un mano-
scritto recente (1871) di un uomo illustre , che nell' esame della
mente di un tale conchiude che questi con Gali non ha le bozze
della pazzia , e con Lavater e La Porta può dirsi savio ; battezzando
così questi ultimi per frenologi ed alienisti : indizio d' inscienza
completa delle classi delle facoltà , e di grande confusione della
sua mente, nel riconoscerle sane o malate.
La fisiognomonia di Lavater di Zurigo fondata su le bizzarrie fi-
sionomiche del Gaurico , del La Porta , di monsignor Ingegneri , e
del conte di Montecuccoli, non è la fisiologia del cervello. Per com-
prendere quanto a questa nuova dottrina non sono da paragonarsi
le fantasticherie che durarono sino al termine del secolo scorso,
e per segnare 1' epoca del sorgere di essa dottrina, bisogna misu-
rare, s' è possibile , 1' abisso che esiste tra la fisiognomonia di La-
vater, parto ed antica riproduzione d' immaginazione guasta e fu-
tile, con la fisiologia del cervello.
La fisiognomonia si fece consistere nelP arte di conoscere il ca-
rattere morale dell' uomo per la sola conformazione esterna, non
solamente del viso , ma di tutte le altre parti del corpo , senza
che queste parti sieno in azione.
La Camera , La Porta , e Lavater furono i più noti fisionomisti.
Essi, notiamo con Gali, non furono guidati da alcuna nozione né
di anatomia cerebrale si nell' uomo che negli animali, uè di no-
— XVll —
zione alcuna delle differenti facoltà. Tutto quello eh.' essi hanno
detto non si riduce che a futili declamazioni. In tutt' i ragiona-
menti di Lavater. non si rinvengono che i medesimi traviamenti
d' immaginazione, e la medesima esaltazione si contraria allo spi-
rito dell' osservazione , quando per esso e seguaci il medesimo
carattere ha il suo segno in una certa forma di occhi , in una
certa forma di naso , di bocca, di mani, dei ginocchi, dei piedi,
ed insieme in una posizione particolare di denti, come se in queste
parti del corpo fosse la sorgente delle facoltà dell' anima.
Senza invocare la logica per domandare, quale rapporto ha la
forma del naso , del mento, della mano ecc., con le manifesta-
zioni dei nostri caratteri, delle nostre attitudini, delle nostre ten-
denze , sentimenti , e facoltà intellettuali , che han sede nel cer-
vello, ci basta, per dimostrare la futilità delle assertive dei fisio-
nomisti, di affermare che essi non determineranno mai il carat-
tere generale , ne indicheranno una qualità o facoltà particolare
di alcuno, secondo la forma del naso, del mento, degli occhi, dei
jjiedi, ecc.
In vero esaminati i di voti , i poeti , i filologi , gli ambiziosi, i
guerrieri, i pittori, gli architetti, dei quali è nota la facoltà do-
minante , non troverassi mai in ciascuno di essi lo stesso naso ,
le stesse mani , le stesse labbra, sebbene Lavater assegnasse un
naso ristretto e labbra grosse agli osceni ; e labbra sottili e naso
puntuto all'uomo furbo e traditore; gli angoli acuti degli occhi
ad uno spirito brillante, al contrario gli angoli ottusi.
La confusioDe poi che i fisionomisti offrono nelle loro opinioni,
è quando giudicano il carattere dell' uomo nella rassomiglianza
del naso, delle mascelle, degli occhi, della bocca con gli animali.
Essi per questo rassomigliano Socrate ad un satiro, e quindi ne
tirano le inclinazioni. Ma qual forma ha un satiro ? Ma a quale
animale, che sapesse lottare contro gli stimoli della carne, lo pos-
sono poi rassomigliare?
L' ipotesi gratuita, su cui Lavater fonda il suo sistema fisiogno-
mico , si è che 1' anima da se stessa costruisce il suo inviluppo
corporeo ; e che per questo ciascuna parte del corpo deve neces-
sariamente portare l'impronta delle qualità e facoltà dell' anima.
Per lui insomma una beli' anima si forma da sé un bel corpo ,
ed una brutt' anima un corpo brutto. Egli non sapeva che il corpo
preesiste all' anima ; e che quest' anima è tanto soggetta alle con-
dizioni corporee che spesso vi soccombe con tutte le sue potenze.
Ognuno sa che l'armonia , che può esistere tra tutte In parti
del corpo, si è per l'espressione, non mai per la forma. K le re-
lazioni anatomiche e fisiologiche , che esistono tra il cervello e
tutte le altre parti del corpo, si manifestano in certi movimenti
ed espressioni che svelano 1' attività dell' organo agente. Cosi che
un' arte di giudicare i cangiamenti impressi ai tratti esterni per
l'azione di determinati organi interni vien chiamata j^f^oj^nomoma,
che rientra nel campo della fisiologia del cervello, e che, in que-
sto modo intesa , fu ignota a Lavater ed agii antichi ; e travolta
dai moderni che questa nuova scienza ignorano.
=*= xvm —=
Per tutto ciò dalle ceneri della fisiognomonia di Lavater non
sorse la fisiologia del cervello , tanto di elementi opposti e con-
trarli tra loro ; ne dalla psicologia , che lieta di un suo sterile
connubio con la teologia , per tante vie interminabili si dispera
per la ricerca della natura dell' anima. Essa è venuta per la via
che più facile offre la natura, cioè 1' osservazione, elemento sta-
bile della induzione. Questa osservazione induttiva ritrovata , se-
guita e fecondata dal genio di F. G. Gali, segna 1' epoca di una
delle più grandi ed utili scoverte, che tanto ha influenza sul pro-
gresso e perfezionamento della umanità.
Francesco Giuseppe Gali, di origine italiana (il padre appellavasi
Gallo), nacque alli 9 marzo 1758 a Frisenbrum nel gran Ducato
di Bade, e mori a Montrouge presso Parigi il 22 agosto 1828. Suo
padre era un mercante italiano , ed egli il sesto figlio. Fatti i
primi studii a Bade, e poi a Brucksal ed a Strasburgo, a 19 anni
cominciò gli studii della medicina. In una lettera stampata egli
dice che le sue prime scoverte, che tanto poi lo elevarono sopra
i suoi contemporanei, datarono dall' epoca dei suoi studii a Stra-
sburgo, dal quale paese uscì nel 1781 per recarsi a Vienna, ove
trovò più modi di approfondire i principii della sua nuova dot-
trina.
Segniamo con precisione quest' epoca , perchè dobbiamo ricor-
darla più appresso.
Egli aggiunge nelle sue opere come gli vennero le prime idee
di ricercare nelF uomo i primi segni delle differenti qualità na-
turali. Attirarono la sua attenzione coloro, i quali apprendevano
a memoria con gran facilità, e presentavano certi indizi organici
speciali ; ciò che non avveravasi costantemente in quelli in cui la
memoria dei nomi era debole o poco sviluppata. E cosi la sua
osservazione presentavagli che alla energia di certe tendenze, ed
alla manifestazione dei genii e dei talenti corrispondevano forme
speciali di certe parti del cranio, che tanto si modella sul cervello.
A conferma di ciò raccolse numerose collezioni di cranii di uo-
mini e di animali, facendo pure modellare in cera teste d'uomini
noti per qualche predominante facoltà o gran talento.
Ingolfandosi così nelle osservazioni della natura egli allora igno-
rava del tutto che nelle scuole s' insegnava una filosofìa singo-
lare delle facoltà dell' anima. Conosciuta poi questa , tanto gene-
ralizzata, e che opponevasi alle sue osservazioni, disperò per un
momento del suo genio , fino a voler cessare dalle sue indagini.
Ma il genio che non si arresta a fronte delle chimere , cosi con
più perseveranza segui la via in cui erasi incamminato ; e confermò
che si nelle società che nelle biografìe non vide alcun uomo di-
venuto celebre per V attenzione , per la volontà, per la immagi-
nazione , per la percezione ; ma bensì per la benevolenza , pel
senso di giustizia , pel coraggio, per lo spirito fìlosofìco , per la
poesia, per la matematica, per la pittura, ecc.
Egli stabili la differenza che esiste tra le facoltà fondamentali
0 primarie, e le facoltà generali o astratte, che delle prime sono
i modi di essere o attributi : distinzione ignota prima di lui , e
— XIX —
che rovescia quella psicologia ed ideologia, che in vero non sap-
piamo come potesse ancora sussistere, senza che si conoscessero
gli elementi delle forze prime dell' anima e dello spirito, le quali
solo possono ligarsi alla organizzazione del cervello : ed è incom-
prensibile come possa parlarsi di una psicologia ed ideologia e
della genealogia del pensiero , senza conoscere e farne base la
struttura e le funzioni del cervello e di ciascuna sua parte, che
per le manifestazioni mentali sono la condizione indispensabile.
Dalle osservazioni empiriche adunque Gali passò alle ricerche
della vera struttura e costruzione intima del cervello, e così egli
fa insieme camminare innanzi il suo lavoro fisiologico ed il lavoro
anatomico. Prima di lui il cervello era una sostanza polposa, seb-
bene da taluni, come Willis nel 1683, e poi Malpiglu, Vieusseaux,
Reti, fosse ritenuta fibrosa, ma indeterminata e senza conoscerne
le qualità ; essa funzionava in massa ; credevasi che dal cervello
nascessero la midolla allungata ed i nervi : insomma senza sapere
che il fatto esclusivamente anatomico non può dar ragione della
fisiologia. Egli stabilì, come fu poi da tutti ritenuto, che il cer-
vello nella sostanza bianca è composto di fasci fibrosi, dei quali
la sostanza grigia, massa vascolare, è la matrice ; che la midolla
allungata e i nervi entrano nel cervello a formarne gran parte.
Questo sistema fibroso accompagnato dalla sostanza grigia, è di-
sposto in circonvoluzioni che possono spiegarsi in forma di mem-
brana : queste fibre a fasci hanno direzioni particolari e determi-
nate, e funzioni speciali e distinte, a cui la natura le ha destinate.
Lo dimostreremo nel corso.
Estesa a Vienna la sua riputazione come medico , Gali pubblicò
nel 1791 la prima parte di un suo lavoro , un grosso voi. in 8.
intitolato : Ricerche medico-filosofiche su la natura e V arte nello stato
eli sanità e di malattia. Nel 1796 cominciò ad aprire a Vienna dei
corsi su la sua nuova dottrina, che rapidamente si propagò. Nel
1798 in ■ una lettera diretta al Barone De Retzer egli espone un
sommario della fisiologia del cervello : questa lettera allora inse-
rita nel Mercure Allemand di Wieland, fu tradotta in francese dal
dottore Fossati ed inserita nel Giornale della Società Frenologica
di Parigi, ed in due sue opere, e da noi riprodotta nei nostri An-
nali frenopatici del 1860.
Intanto abbiamo voluto segnare con precisione questa epoca del
sorgimento della dottrina di Gali, perchè ancora da insigni e dotti
uomini si crede che Gali non abbia fatto altro che dare un più
forte impulso a quanto conoscevasi prima di lui, e che abbia ap-
preso la struttura del cervello dall' italiano Rolando, Rolando po-
steriore a Gali 1 II saggio sopra la vera struttura del cervello dell'uomo,
e sopra le funzioni del sistema nervoso del Rolando è del 1809, stam-
pato a Sassari, in 8. Ed è da aggiungere che Nacquart nel 1808,
un anno prima del Saggio di Rolando, pubblicò a Parigi un Trat-
tato su la nuova fisiologia del cervello o esposizione della dottrina di
Gali su la struttura e le funzioni di quesf organo. Sono 452 pagine e
tre tavole in rame contenenti 16 figure. Nacquart aveva seguito più
corsi del dottore Gali a Parigi e raccoltene note assai esatte (pa-
— XX —
gina XVII). In Italia basta citare il Nuovo Giornale di letteratura
di Pisa, di cui nel fascicolo di luglio 1808 si legge una esposizione
dei principii di Gali suir anatomia del cervello , per un rapporto
di C'uvier fatto all' Istituto di Francia, che non avrebbe dovuto es-
sere ignoto ne a Rolando nel 1809, né a PuccinoUi nel 1834; come
neanche il piccolo volume di Majer di Napoli , Esposizione della
dottrina di Gali sul cranio e sul cervello, stampato nel 1808 in ita-
liano. Tanto anacronismo è del celebre Puccinotti (1), il quale in-
vece di distruggere, ove fossero state erronee, le nostre osserva-
zioni che richiamavano e fissavano le epoche e che dimostravano
non conoscere Rolando che l' anatomia del cervello e la teoria delle
facoltà come quelle degli antichi, osservazioni esposte in un no-
stro preliminare alle lezioni di frenologia che nel 1862 facemmo
nella Università di Napoli , risponde in una sua lettera a noi di-
retta , di non credere alla frenologia ,' come se questo fosse un
punto di fede religiosa, perchè la ripone tra le corbellerie delle
tavole giranti. Ma come ciò, se V onore della scoverta di Gali
vorrebbe egli darla a Rolando ? Dunque non la crede una cor-
belleria. Una scienza che si lega a tante scienze e che un gran
numero di sommità mediche e di sapienti coltivano e ne svol-
gono r importanza ed il progresso, non si confuta con un credo
o non credo ; sola facile risposta di chi non la conosce, né ha
la virtù di ritornare indietro per isbarazzarsi dei proprii errori,
e cominciar da capo per apprendere la nuova scienza.
Nel 1800 Spurzlieim assistè la prima volta ad un corso par-
ticolare di Gali e ne divenne uno dei più assidui allievi, e più
tardi collaboratore e propagatore attivo della sua dottrina. Gali
dopo di avere continuato per cinque anni i suoi corsi ebbe alli
9 marzo 1802 dal Governo Austriaco V ordine di cessare dalle
sue lezioni, come dannose alla religione. Infine alli 2 marzo 1805
lasciò Vienna, ed accompagnato da Spurzheim, 1' uno come mae-
stro e l'altro come dimostratore della nuova dottrina , percorse
il nord dell'Europa, la Prussia, la Sassonia, l'Olanda, la Ba-
viera e la Svizzera, e giunse a Parigi nel 1807. Durante il suo
viaggio da per tutto aveva ricevuto testimonianze di stima ed
ammirazione : i dotti più distinti, e Principi e Re avevano as-
sistito alle sue nuove dimostrazioni fisiologiche ed anatomiche.
A Berlino si coniarono delle medaglie in suo onore; e la sua dot-
trina vi cominciò a svolgersi e progredire : ed i filosofi alemanni
ne profittarono.
Intanto Frorìep , Villeis , ed i celebri Laeder, Socmmerig, Reìl ed
altri scrissero e seguirono con entusiasmo la frenologia.
Fin dal primo corso pubblico che dettò nell' Ateneo di Parigi,
i dotti francesi, tra i quali principalmente Corvisarl, medico del-
l' Imperatore , lo ascoltarono col medesimo interesse dei dotti di
Alemagna. Ma non piacendo a Napoleone I quello eh' ei chiainava
idcologues, come il secondo Ferdinando Borbone di Napoli quello che
appellava derisoriamente pennaiuoli , rifiutava la scienza, che se
(I) PocciNOTTi, Lezioni su le malattie nervose , 1854.
— XXI —
riconosceva in lui il genio, vi svelava pure l' ambizione fatale dei
tiranni ; e sveglia nei popoli lo spirito d' indipendenza. Per lo che
una ciurma di ossequiosi per piacergli pubblicarono nel Giornale
deir Impero e nei leggieri giornali di Parigi una quantità di buffo-
nerie tendenti a discreditare la nuova dottrina. Allora fu che Gali
ai 14 marzo 1808 presentò all' Istituto di Francia le sue Ricerche
sul sistema nervoso in generale e su quello elei cervello in particolare ,
e che subito pubblicò insieme alle sue osservazioni fatte al rap-
porto dell' Istituto, tanto inchinevole e compiacente dell' Impera-
tore, dell' esame della cui testa fece poi Gali splendida dimostra-
zione per la sua dottrina.
In questo lavoro presentato all'Istituto, Gali permise che il nome
di Spurzheim si associasse al suo, e nel primo e parte del secondo
volume della sua grande Opera anatomica come collaboratore; la
quale cominciò a pubblicarsi nel 1810. Di questa opera grandiosa
di cui il testo fu stampato in quattro volumi in 4° ed m foglio,
e seguito da un magnifico atlante di 100 tavole, fu compita la pub-
blicazione nel 1819 ; ed ha immortalato il suo autore.
Questi due grandi uomini Gali e Spurzheim restarono uniti dal
1805 al 1813, epoca in cui rimasero definitivamente divisi.
Sollecitato Gali a ristampare questa sua grande opera, ne intra-
prese la 2"" edizione nel 1822 al 1825, in sei volumi in 8°, col tito-
lo ; Su le funzioni del cervello e su quelle di ciascuna delle sue partì.
Questa non contiene l'atlante e manca del primo volume, che versa
su tutta la parte anatomica; ma il sesto volume è consacrato a
confutare e r' gettare vigorosamente tutti gli attacchi portati alla
nuova dottrina.
Gali non appartenne ad alcuna Accademia, mentre vide sorgere
la Società frenologica di Edimburgo , di Londra, di Vasinghton
ecc., e spandersi da per tutto la sua dottrina,
Egli mori ai 22 agosto 1828. Fu fatta 1' autopsia del suo cada-
vere, secondo la sua volontà, alla presenza di un gran numero di
medici. Il -volume del suo cervello e di certe determinate parti di
questo davano ragione del vasto genio di lui , splendida conferma
delle sue scoverte, cbe certo segnano una delle più grandi epoche
della umanità. Alla bella biografia che ne scrisse il Fossati dob-
biamo queste notizie.
Spurzheim, come abbiam detto, separatosi da Gali, pubblicò degli
scritti in Inghilterra, e dettò due corsi su la nuova scienza, a Lon-
dra , ad Edimburgo , a Batt, a Bristol, a Lublino, a Liverpool. Nel
1827 a Londra fu seguito nel corso da 700 persone. Nel 1829 fece
dei corsi a Nottingham, a Manchester, a Liverpool, a Bolton, a Der-
by, a Leed, ed altre città della Gran Brettagna ; ed a Berlino ed a
Parigi. Propagatasi in Europa la fisiologia del cervello, Spurzheim
passò in America nel 1832, dove la dottrina si ebbe il medesimo
splendido e rapido successo ; ma a Boston, ai 10 novembre dello
stesso anno, perde la vita. Il suo Trattato di frenologia pubblicato
a Londra, ed altri suoi lavori sono di molta importanza. Il nome di
Gali principalmente diede rinomanza a Spurzheim : questi non com-
pletamente erasi sbarazzato della influenza di voler dare un sistema
— XXII —
alla natura ; per lo che Gali se ritenne per una via Spurzheim inter-
petre fecondo della nuova dottrina, ne riconobbe un po' deviato il
metodo, facile appicco di censura per gii antiorganologisti psicologi
ed ideologi. Il lavoro Sit la follia di Spurzheiìn è il -grimo che i^re-
senta questo studio delle alienazioni mentali, fondato su la fisiolo-
gia del cervello. Il suo Cenno suiprincipii elementari clelV educazione,
è una facile ed utile applicazione dei principii della nuova scienza
air educazione intellettuale e morale dell' uomo.
Il termine frenologia attribuito a Spurzheim, si deve a Forster che
lo dice in un suo opuscolo pubblicato a Londra nel 1816. Esso non
piacque a Gali.
Prima e dopo la morte di Gali e di Spurzheim i dotti si unirono
dovunque in società e pubblicarono giornali ed opere interessanti
su la nuova scienza. La Società frenologica di Parigi sorse nel 1832
per opera di frenologi insigni, tra i quali sono da nominarsi G.
Fossati allievo ed amico di Gali, del quale fu collaboratore ai corsi,
Youillaud, Le Las Cases, Apert, Sarlandière, Broussais padre e figlio,
Dumontier, Brierre de Boismont, Falret, Rostan, Voisin, Andrai, figlio,
Ferrus. Un giornale della Società nelF anno stesso 1832 usci e
continuò ricco di dotti lavori fino a tutto il 1835. La Società si di-
sfece air apparire del secondo Impero.
In Francia, dove tanto le leggierezze vi allignano, non possono
avervi sempre fortuna le severe dottrine ; così che se ivi la freno-
logia come in Italia è avversata più che altrove^ essa conta da per
tutto propugnatori in ogni classe di scienziati, che secondo gli av-
versarli, specialmente moderni, sarebbero stati tanti cretini.
Broussais in Francia avversò in prima la nuova dottrina, ma poi
ne divenne ardente partigiano e cultore. Egli materialista cercò
piegare la scienza alle sue professate idee ; ma questa da quello
ingegno severo non poteva che uscire arricchita di nuovi e sublimi
concetti.
Vimont del pari, in prima oppugnatore e poi uno dei più attivi
cultori della dottrina, scrisse un trattato di frenologia umana e
comparata, eh' è da consultarsi ; escludendone però 1' esagerazione
di varie delle sue immense osservazioni.
Sono ancora molto da consultarsi le opere frenologiche di
Macnish, ed Elliotson, del Dott. Lannecy e di altri.
La fisiologia intellettuale di Demangeon è una esatta spiegazione
della dottrina di Gali.
Belhomme, Georget, Guislain,, ed altri insigni con gran successo
hanno applicato la frenologia alla pazzia ed alle malattie del si-
stema nervoso. Da questi studi ha avuto la frenologia un grande
svolgimento verso il suo progresso ; e quelli della medicina men-
tale si sono messi nella buona strada di perfezionamento.
In Inghilterra Giorgio Combe, seguito da suo fratello Andrea, fu
prima avversatore, e poi cultore zelante ed insigne della dottrina
di Gali: dettò lezioni ed opere, tra le quali si distinguono il trattato
di frenologia e le lettere suU' influenza di questa scienza sulle
belle arti.
È commendevole un suo Manuale di frenologia tradotto in francese
e largamente annotato dal Fossati. Il giornale frenologico di Edim-
burgo accenna a quanto progresso nel Regno Unito è giunta la fi-
siologia del cervello : — • In ottantadue città vi si coltiva con fervore
dai più insigni uomini. Fra V altro , non è gran tempo che nella
città di Glascow ne sorse una cattedra alla quale fu eletto pro-
fessore il dott. Weir; e notiame ancora che un'altra fu messa a
Mannheim in Alemagna: già Hidelberg, Dresda e Berlino avevano
i loro corsi, i loro giornali e le loro Società frenologiche.
Molti scritti di fisiologia ed anatomia del cervello vanno tuttodì
pubblicandosi in America. Di un giornale frenologico di Nuova-
York è già uscito il cinquantesimo volume; vi scrivono i più
dotti uomini.
In [spagna si pubblicò un giornale frenologico, che pel falso in-
dirizzo preso si ebbe breve vita. Le lezioni di frenologia di Cubi
i Soler sarebbero un ottimo lavoro ove se ne togliessero le troppo
inchinevoli carezze alle astrazioni psicologiche e metafìsiche, e si
mutasse l' indirizzo alle induzioni che possono ricavarsi dalle va-
ste e numerose osservazioni ivi notate; e non fosse trascurata l'ana-
tomia del cervello. Questo lavoro dello spagnuolo Cubi in gradito
a Napoleone III, a cui è dedicato, ed il quale ne pagò V impres-
sione : — r immortalità dell' anina era salvata ! Questi errori de 1
Cubi fecero gridare la Società medico-psicologica di Parigi contro
la frenologia ; pretesto futile che la fece ricorrere alle viete ed
antiche obbiezioni già morte e seppellite.
Intanto sorsero in Europa sedici Società frenologiche, una nelle
Indie a Calcutta, e quindici negli Stati Uniti.
Un grande impulso agli studii delle dottrine di Gali ed al loro
pr egresso si deve ai cinquant' anni di lavori continui del dott.
Giovanni Antonio Fossati, italiano, allievo e collega di Gali; e nello
accennare di lui siamo giunti a dire brevemente lo stato attuale
di questa scienza in Italia.
Già in questa penisola fin dai primi tempi si erano pubblicati
estratti dei lavori di Gali, e poi qualche scritto in frenologia che
si ebbe 1' onore , come il prof. Uccelli di Firenze , della persecu-
zione pretile.
Giovanni Antonio Fossati nacque a Novara a 30 Aprile 1786. Fu
discepolo ed amico di Rasori, ed uno dei zelanti riformatori della
medicina in Italia. Patriota , filantropo e scienziato ebbe parte
nella rivoluzione del 1820, nel quale anno esulò a Parigi. Incon-
tratosi ivi con Gali , ne divenne allievo ed amico stimato e con-
fidente; e ne svolse le dottrine con moltissimi articoli nella Revue
Encyclopèdìque, e con i corsi che dettò, specialmente nei suoi viaggi
in Italia^ come diremo. Nell'inverno del 1824 diede un corsodi fre-
nologia nella stessa casa di Gali : continuò le lezioni sospese da Gali
per l'ultima sua malattia nel 1828; e dopo la morte di lui scrisse
gli articoli promessi dal gran frenologo, tra i quali sono di alta im-
portanza quelli su V Encefalo, sulla Follia, e su V organologia.
A giugno dello stesso anno 1824 percorse l'Italia, e si portò fino
a Napoli. Prima della presenza del Fossati, nella penisola non si
avevano, come abbiamo accennato^ che scarse idee sulla frenolo-
XXIV
già, se non quanto se n'era potuto leggere in qualche giornale
francese. Le Effemeridi chimico-mediche di Milano nel 1805 , ed il
Nuovo giornale di letteratura di Pisa nel 1806, avevano pubblicato
dei sunti della dottrina di Oall. Il Giornale della Società d'inco-
raggiamento delle scienze e delle arti di Milano nel fascicolo di
febbraio 1808 aveva fatto lo stesso. Ma questi articoli, riassunti in-
completi e spesso erronei, passarono inosservati. Solo in questo ul-
timo giornale, nel fascicolo di luglio dello stesso armo, si trova un
articolo ben fatto su l'esposizione delle scoverte dei principi! di Gali
neir anatomia del cervello.
Il dott, Giovanni Mayer di Napoli nel 1808 in un piccolo libro ave-
va pubblicata una precisa esposiz-ione di questa dottrina , con una
tavola, nella quale sono segnati i 27 organi che già Gali aveva
scoverto.
11 nostro dott. Luigi Chiaverini , che a Parigi aveva seguito i
corsi di Gali, pubbhcò in Napoli nel 1825 , nella sua storia dei
diversi sistemi di medicina, un esatto sunto della nuova dottrina.
A Milano , a Venezia, a Firenze , a Roma il dott. Fossati espo-
se la dottrina del fisiologo alemanno e lo spiegamento delle cir-
convoluzioni cerebrali innanzi a numeroso pubblico ed a distinti
medici, malgrado le opposizioni del governo austriaco che vieta-
va in Italia ciò che permetteva a Vienna.
A Napoli ai 13 marzo 1825 fece una dimostrazione anatomica
del cervello nell'Anfiteatro di anatomia della Università nell'ospe-
dale degl'Incurabili: vi assisterono Finto professore di Anatomia,
Leonessa, Chiaverini, Lostritio, Magliari, Perrore e molti altri medici
e studenti.
In questa circostanza bisogna notare quanto in Napoli ha domi-
nato r influenza pretile. Il Barone Vinspier^ in una sua opera f Sag-
gio di filosofia intellettaale , pag. 319 ) , pubbhcata nel 1843 , dopo di
avere mostrato idee strane e non degne di un filosofo su la fisio-
logia del cervello, in una nota (106) asserisce in seguito di notizie
offerte da un dott. Cangiano , che il prof. Finto avesse prima di
Fossati fatta l'anatomia del cervello. Il Finto che la vide eseguire
dal Fossati che la aveva appresa da Gali, nulla conosceva uè mai
conobbe della fisiologia ed anatomia cerebrale secondo Gali, come
si scorge in qualche suo lavoro stampato e che nessuno ha letto.
Ma il sorprendente si è che questo dott. Cangiano , dopo di aver
fatto con lettere gli elogi del Fossati, ebbe l'impudenza nel 1843
di dar mano a tutte quelle falsità della nota, ed oc,..++
ed il filosofo ad attacarlo cosi slealmente 18 «nn, f l'^^^^^^o^o egli
poli dall' misL7ova™srAÙ^i'7Ìr",ff "'"'^°™ '° '*^-
dico, filosofo ed insigne ierista,:^^* <^'^''«'""»?'«y dotto me-
onerà r,mf„in«„ 7 ■ "apolitano , autore della classica
opera, bmealot/ta del pensiero, che fonda -mìu •
^ uo luuud sulla organizzazione del
— XXV -^.
cervello e del sistema nervoso, ci diceva di avere assistito in Fi-
renze con grande soddisfazione e convincimento allo spiegamento
del cervello eseguito dal dott. Fossati. Ne noi sappiamo che dopo
le conferenze su l' anatomia e fisiologia cerebrale fatte da questo
nostro amico e maestro dott. Fossati nel 1825, e poscia prima delle
nostre, siavi stato alcuno in Napoli die abbiasi preso la cura di
eseguire le sue. Anzi ci è noto che V anatomia del cervello an-
cora si pratica col solito metodo degli spaccamenti , che non
conducono a nulla.
Ritornato da Napoli a Firenze, ivi perchè il Governo più mite,
ebbe più esteso campo di esporre i principii della frenologia ;
cosi che nel mese di aprile e maggio nell'Ospedale di S. M, Nuova
e nel Museo Reale diede delle conferenze innanzi a numeroso e
colto pubblico, frai quali sono da distinguersi i professori di ana-
tomia e cliniche Uccelli, Nespoli, Betti. Targioni ed altri distinti
medici, i due antichi deputati P. Borrelli filosofo e medico po-
canzì ricordato, e G. Poerio, il conte Bombelles ministro austriaco,
il conte Bardi direttore del Museo Reale , e Gino Capponi , Gior-
dani, Bertolotti ed altri letterati.
A Bologna innanzi a Tommasini ed altri medici insigni ed al-
lievi diede una dimostrazione anatomica del cervello. Esaminò il
cranio del celebre pittore Guido Meni, come a Firenze aveva de-
scritto quello di Ariosto , che tanto confermarono le loro distinte
qualità negli indizi organici sul cranio. Nel considerevole sviluppo
della bassa regione della fronte ritrovò le eminenti qualità per
cui il celebre Mezzofanti parlava 48 lingue. A Torino ed in tutto
il Piemonte , dove il cervello era maneggiato dai gesuiti a loro
modo , si guardò il Fossati di accennare alla nuova fisiologia ; e
ritornò in Francia al fianco di Gali.
Dopo il viaggio di Fossati in Italia, la frenologia vi allignò, ma
perseguitata come creduta contraria alla morale , al libero arbi-
trio, alla religione. Malgrado ciò, i due migliori lavori che allora
uscirono , furono un estratto delle opere di Gali sulle funzioni
del cervello , pubblicato negli Annali universali di medicina di
Omedei, ed un altro simile estratto nel 4° volume dell' anatomia
comparata del prof. F. Uccelli di Firenze.
La Società frenologica di Parigi sorta , come abbiamo detto ,
nel 1832 tenne fossati più volte vice-presidente e presidente.
Frai i moltiplici e dotti lavori di lui si distinguono , il Ma-
nuale pratico di frenologia pubblicato nel 1845 , e le Quistioni filo-
sofiche sociali e politiche trattate coi principii della fisiologìa del cer-
vello, nel 1869, in francese. Queste due opere rilevano da loro
stesse il progresso della frenologia. Questo superstite allievo ed
amico di Gali, pur nell'età di 86 anni, è robusto di mente come
di corpo, ed è il vessillo incrollabile, attorno a cui i cultori della
nuova filosofia si radunano. Egli spera nel benché tardo progresso
dei pochi pensatori; ma noi amico e discepolo suo da 27 anni
vorremmo come lui aver fiducia 1
Nel 1865 volle egli far dono della sua ricca ed interessante
raccolta craniologica al Museo Civico di Milano; e con uno splen~
3
— XXVI —
dido discorso inaugurava il primo Gabinetto frenologico in Italia;
e lo illustrava con un breve corso di conferenze su le funzioni
del cervello. Questo discorso fa da noi annotato e riprodotto nei
nostri Annali frenopatici italiani , voi. III. — Voglia il cielo che
questo nuovo Museo non resti come' quello di Gali a Parigi ,
inosservato e distrutto. Ma sappiamo che il Fossati si è avveduto,
e tardi, di aver voluto presentare la luce ai ciechi ! Ciò solo ba-
sterebbe a dimostrare lo stato della frenologia in Italia e di tutte
quelle dottrine , alle quali i principii di quella sono base indi-
spensabile !
Ma continuiamone la cronologia, sebbene rapidamente, perchè
vedremo che forse qua e là vi sono stati, come vi sono, cultori
della nuova scienza, come centro di speranza di miglior fortuna
e progresso venturo. Qui in Italia la frenologia non ha oppositori
accaniti, come in Francia : speranza di rapido progresso per essa,
se ad intenderla , ed a coltivarla valorosi ed eletti ingegni sor-
geranno.
L'abate G. B, Restani di Milane , anatomista e filosofo severo,
fu cultore attivissimo di frenologia. Pubblicò diversi lavori nel
ribattere le opinioni degli antiorganologisti , trai quali Rusconi e
Giuseppe FranJi, il quale ultimo poi nei tardi anni di sua vita di-
venne frenologo. Per ciò sono da coltivarsi il suo libro Della fre-
nologia uscito nel 1840, e quello Sugli istinti, del quale noi pub-
blicammo un sunto nel 1846 nel Filiatre Sebezio. 11 Restani ora
estinto, fu nostro amico sin dal 1844, e le molte sue lettere che
possediamo, come quelle àel Fossati, del Riholi, e di altri sommi
sarebbero da consultarsi.
Il dott. Timoteo Riboli di Parma , antico nostro amico , patriota
e frenologo valoroso, ha molto coi suoi lavori contribuito al pro-
gresso della dottrina di Gali, a mantenerla viva in Italia. Segre-
tario e Vice-presidente in varii Congressi scientilìci europei, vi ha
portato spezialmente in quelli italiani , la luce della frenologia.
La craniografia su Garibaldi è un suo distinto lavoro.
Mentre il Riboli, il Restani, il Molossi , il Secondi , il Gebbia ed
altri peregrini ingegni, combattevano in Italia gli avversarli della
frenologia, con farne nota l'applicazione all'utile della Società, ed
il progresso; e l'americano Gasile, guidato da una buona filoso-
fia, insegna a Venezia, a Padova, a Bologna le dottrine di Gali,
e sorprende coli' invaghire le masse a questo studio ; sorsero i
Congressi scientifici in Italia , nei quali la frenologia comparve,
sebbene poco accolta, e qualche volta mal tollerata con qualche
scandalo prodotto da certi divoti dell'altare e del trono. In una
lettera da noi diretta al Reslani, stampata nel Filiatre Sebezio ( fase,
aprile e maggio 1847 ) descrivemmo questa comparsa della frenolo-
gia nei Congressi scientifici italiani. E utile farne un rapidissimo
cenno.
11 dott. RiboU sconsigliato di dire qualche cosa di frenologia nel
primo Congresso tenutosi a Pisa, nella seconda riunione a Torino
nel 1840 scosse gli animi con un conciso scritto intorno all' applica-
zione della frenologia alla comunanza sociale. Però il dott. Speranza
— XXVII —
riprodusse le viete obbiezioni, ed il Rusconi disse credere alla freno-
logia in parte, cioè solo negl'istinti. Ciò dallo stesso Eiboli e dal dott.
Bonacossa fu vittoriosamente combattuto. Ma il Rusconi riprodusse le
sue obbiezioni in uno scritto stampato sugli istinti, di cui gli errori
vennero poi disvelati dal Restani da noi disopra annunziato.
Relazioni interessanti Io stesso dott. Riboli esponeva nei Congres-
si di Firenze e di Padova. E nel congresso di Lucca nel 1843, trai te-
mi da trattarsi nella ventura riunione fu stabilito se e quanto la fre-
nologia possa applicarsi allo studio delle malattie mentali. Il dott. Speran-
za accanito antifrenologo, perchè non dotato dalla natura delle con-
dizioni che si richiedono per divenire uno scienziato speciale, pro-
mise un lavoro su questo tema, che poi non presentò mai nel se-
sto Congresso a Milano uè dopo; ma pubblicò in un giornale, ripro-
ducendo le viete ed antiche obbiezioni che nessuno frenologo sti-
mò degne di osservazioni.
Nel VII Congresso di Napoli il dott. Riboli riferi uno strano caso
di monomania, pel quale noi con vedute frenologiche annuimmo
alla trapanazione sul cranio che si ebbe felice risultato; e che l'illu-
stre frenologo di Parma volle a noi dirigere con la stampa. Noi con
le osservazioni medico-frenologiche cercammo risolvere in parte il te-
ma dato al Congresso di Lucca.
Nella discussione la sezione confortò le nostre dimostrazioni che
il cranio si modella sul cervello ; così che in ogni parte di questo su
quello si rappresenta in modo da divenirne un indizio anatomico per
la forma e pel volume.
Ognun vede che in queste sette riunioni scientifiche italiane la
frenologia rispose conia discussione alla disputa, la quale ultima
in vero non fu che l'effetto di pregiudizii volgari, perchè gli avver-
sari avrebbero dovuto sapere che non si entra in discussione su
di una dottrina senza che si conoscesse veramente.
Nella prima sessione della sezione di medicina dell' Vili Con-
gresso tenutosi in Genova , furono dette dal dott. Ormea alcune
parole su la frenologia / le quali al riferire della Gazzetta medica
milanese (Tomo V, N. 40, 3 ottobre 1846y mostrarono veramente una
singolare inscienza di essa. Il Dott. Trompeo, or ora tolto alla scien-
za dalia morte, ribattè V Ormea conchiudendo che non conoscendosi
neanche i principii di questa dottrina è audacia ed inconvenienza
parlare innanzi così al Fossati collega di Gali e presidente della
Società frenologica di Parigi. La parola del Fossati, ch'era stato
invitato a svolgere i principii della frenologia, nel giorno dopo
venne interrotta dal presidente dott. Speranza antifrenologo, come
abbiam detto, per sistema, appoggiato da alcuni membri; destan-
do così un grave scandalo ad onta dei sapienti italiani, dei quali
Fossati italiano commenda ed esalta l'ingegno. Fu grave errore
non raccogliere e studiare le parole del superstite allievo ed amico
di Gali. Ma Fossati pubblicò poi questo suo discorso di grande in-
teresse; e ricorda T intimidazione e la seduzione dei gesuiti insi-
nuatesi nelle masse.
Il lìiboli lesse nel medesimo Congresso un nostro scritto rigiiar-
dante la terza parte del tema del Congresso di Lucca; cioè su la
— XXVIIl —
classificazione della follia fondata su principii frenologici, e su di
una corrispondente ^statistica su le fasi di 1500 pazzi. Una nu-
merosa commissione nominata riferi poi favorevolmente alla IX
riunione di Venezia. Ed il Riboli ed il Restani lessero belle osser-
vazioni frenologiche.
Nel congresso di Venezia, ultimo, poco o nulla comparve intor-
no alla frenologia.
Filippo Lussana ha pubblicato nel 1864 le sue lezioni di frenolo-
gia ed altri pregevoli lavori. Malgrado di essersi mantenuto su la
via tracciata da Gali pare di avere alquanto trascinato ad un im-
possibile connubio la fisiologia del cervello con le astrazioni psi-
cologiche. Il suo lavoro su l'anatomia delle circonvoluzioni cere-
brali tende a stabilire il limite di ciascuna circonvoluzione, se-
guendo le tracce di Rolando e di altri insigni che vennero dopo.
L'impresa è difficile; ed il risultato certo non ne può essere che
una descrizione esatta di ciascuna delle circonvoluzioni , ciò che
può rendere chiara una topografìa degli organi cerebrali in cor-
rispondenza delle diverse regioni craniche. Così questo fatto di
anatomia descrittiva se è una delle più splendide prove della plu-
ralità degli organi delle facoltà, ben poco o nulla influisce su la
fisiologia del cervello.
Questo cenno storico che meno rapido non abbiamo potuto trat-
tare, ci ha trascinato a dire pure qualche cosa di noi. Chi parla
di sé deve parlare come di persona estranea ; e noi cosi faremo
in questa ultima pagina.
Noi invasi pur troppo dall'influenza degli studii soliti psicologici
e metafisici nella prima gioventù, fummo in dubbio in principio
della dottrina di Gali, Ma studiatala profondamente, allontanandoci
del tutto da quelle idee di astrazioni che per fortuna non avevano
preso radici nel nostro giovine cervello; ci fermammo su l'osser-
vazione di fatti di cui la natura è tanto prodiga , e ricordandoci
dell'invito che fa il fisiologo alemanno di confermare le sue sco-
verte con lo studio della pazzia , su questo versammo ancora le
nostre osservazioni , che ci convinsero della verità della nuova
dottrina.
In prima ci persuademmo del fatto anatomico che il cervello è
composto di fibre non solo ; ma ha la forma di una membrana
raggruppata in circonvoluzioni , coperta da per tutto da un'altra
membrana vascolare sanguigna grigia, con cellule innumerevoli ,
matrice di detta sostanza fibrosa. La pia meninge che avvolge im-
mediatamente la detta membrana grigia è un tessuto di fibre va-
scolari sierose. Mi avvidi che nella demenza il rammollimento che
si dice cerebrale non è al,tro che l' infiltramento sieroso della pia
meninge insinuatosi nelle due sostanze vascolari e fibrose sino a
mentirne il rammollimento ed in seguito T indurimento secondo
la natura del liquido segregato. Questa nostra osservazione inseri-
ta nel Giornale del manicomio di Aversa che noi nel 1843 scrivem-
mo , e poi comunicata nel Congresso di Napoli nel 1845 , venne
confermata dal dott. Webster nel giornale frenologico di Edimbur-
go nel 1846.
— XXIX —
Essendo per molti anni noi stato medico e direttore del mani-
comio di Aversa, abbiamo su migliaia di folli ritrovato che nelle
monomanie o pazzie parziali le lesioni limitate delle facoltà cor-
rispondono a lesioni parziali del cervello. Ma queste ricerche ana-
tomiche sui folli , che noi per anni avevamo studiato nei disor-
dini delle facoltà della mente , ci condussero alla scoverta di al-
cune parti cerebrali, di cui ancora la funzione non era stata asse-
gnata, e che noi abbiamo sottomesso agli esperimenti dei colleghi.
Ed il fatto da noi notato, ed il più interessante, è quello intorno al
corso delle fibre cerebrali, delle quali il più gran numero sorge dalle
cellule di cui è ricca la sostanza grigia del cervello per passare da un
emisfero all'altro incrociandosi e formando il corpo calloso. Queste
fibre che sorgono, si rovesciano e restano nel perimetro del medesimo
cervello , per noi sono addette alle funzioni mentali, cosi che sono
difierenti da quelle che vengono dalla midolla allungata , di cui
le funzioni sono, come tutti sanno, motrici e senzienti . Or se le
facoltà mentali sono tutt' altro che le motrici e le senzienti , è
logico e naturale che per le prime vi fan d'uopo del pari appa-
recchi differenti da quelli delle seconde. Prove anatomiche, fisio-
logiche e patologiche confermano questo fatto, così che il nostro
scritto su l'oggetto fu premiato dall'Accademia medico-chirurgica
di Napoli nel 1852. Nel nostro Trattato di frenologia ne abbiamo
a lungo discorso; e delle tavole anatomiche che lo seguono, alcu-
ne furono riprodotte ed aggiunte nell'Atlante di Masse dal Barbari-
si, uno dei più insigni anatomisti italiani, e di cui la perdita è sta-
ta per tutti dolorosa.
Ma non ingolfiamoci in cose che svolgeremo pienamente nel cor-
so. Dopo 30 anni di studi sulla pazzia, ci siamo convinti che di
questa non si avrà mai nozione esatta , senza che veramente si
sia versato nelle conoscenze della fisiologia del cervello , come or-
gano delle facoltà; e non si sia dissecato un migliaio di cervelli
di folli, dei quali siasene seguito il lungo e strano corso della ma-
lattia sino alla morte . Invero come può ravvisarsi la facoltà di-
sordinata se non si conosce non solamente la serie a cui questa
appartiene, ma pure l'apparecchio organico, per le cui funzioni
essa si manifesta e si esercita
Il dott. Riboli nel 1860 dettò a Torino un corso di frenologia.
Noi nel 1862 in questa R. Università di Napoli, ne dettammo uno,
applicando la dottrina ai diversi rami dello scibile ; e nell' anno
appresso , per incarico del Ministro dell' Istruzione Pubblica , un
corso sulle malattie mentali. Tutti sanno il gran numero di stu-
diosi che ci seguì, e dei quali noi restammo contenti.
Il primo periodico che sulle malattie della mente uscisse in Eu-
ropa fu il nostro cominciatosi a pubblicare a gennaio 1843 , col
titolo di Giornale medico-storico-statisiico del R. Morotrofio di Aversa;
ed i nostri Annali frenopatici italiani a quello successi , si estinsero
nel 1869, essendoci noi da quella Direzione ritirati.
L' applicazione della frenologia allo studio della pazzia , della
giurisprudenza, della statistica degli alienati, della quale ultima
esponemmo ricerche su più migliaia di folli, ci pare che da altri,
— XXX —
sì estesamente come noi abbiamo esposto, non siasi fatto altrove,
e per nulla in Italia, specialmente in queste provincie Napoletane.
Un museo patologico, contenente 118 tra cranii e teste imbal-
samate e frenologicamente classificate, fu da noi fatto nel Mani-
comio di Aversa, ove óra non può certo essere continuato, né fu
più ampliato, anzi il miglior pezzo patologico , cioè il cadavere ,
da noi imbalsamato , di un folle ambizioso morto dell'età di 93
anni, e che circa 60 anni aveva dimorato nel Manicomio, è stato
ora mandato al cimitero! Questo Museo dagli alienisti francesi con-
siderato, non fu che lingua ebraica per certi nostri sapienti.
Nel 1849 avevamo pensato ad una Società medico-psicologica (1),
^^ concetto nostro che, qui avversato per tristizia di tempi, fu poi
>? attuato in Francia. Però nel 1861 fondammo la Società frenopa-
tica italiana, di cui fummo Presidente, e che poi dovemmo far
noto al Ministero della Istruzione Pubblica di avere noi sciolta per
mancanza di socii effettivi, sebbene contasse come Presidente ono-
rario il Fossati, e circa 30O socii corrispondenti di cospicue som-
mità scientifiche italiane e straniere.
Nel 1869 facemmo dono al Museo anatomico della R. Università
di Napoli di dieci teste di giustiziati, da noi frenologicamente de-
lineate , con la fiducia che divenissero nucleo di un gabinetto
craniologico.
La cranioscopia da noi fatta di uomini insigni per genio e per
somme qualità intellettuali, come del poeta Regaldi e di Carlo Poe-
rio, e di famosi briganti cioè Cipriano e Giona La Gala e compagni,
e di 3 in 4 migliaia di folli, ci ha convinto di molte verità, e ci
ha fermato nei concetti più uniformi alla natura della umana in-
telligenza, dei talenti e dei genii, delle virtù e dei vizi, e dei mor-
bi mentali.
Da tutto questo che abbiamo detto ognuno può argomentare in
che stato non lieto oggi sono gii studii della fisiologia del cervello
in queste regioni italiane. Malgrado ciò non disperiamo dell' avve-
nire (2).
Intanto ascoltiamo tuttodì eminenti professori parlare di me-
(1) MiRÀGLiA , Progetto dì uno stabilimento di alianati, pag. 82, 93.
— Aversa, 1849.
(2) Il Tommaseo che dal progresso della frenologia vaticina una scien-
za più alta, la sclensa dello spirito dagli indiai dei corpi, cosi parla dei
risultati degli studii della fisiologia del cervello:
» Notomizzare frenologicamente le bestie tutte, vedere le relazioni de-
» gli organi colla sostanza cerebrale, degli organi con lutti i sistemi
« componenti la vita; cercare negli animali che cranio non hanno altri
« indizi simili delle abitudini loro'; da questi dedurre nell'uomo stesso
» indizi nuovi, secondo i quali da altre parti del corpo si vengono a co-
» noscere le disposizioni cii lui: esaminare con osservazioni e'con ospc-
« rienze l'effetto di ciascuno agente da so, poi gli effetti compoflti lìi due
« agenti ad un temilo, ])oidi tre, poi di sei, poi'di tutti; lo vergini osscr-
» vazioni con Fesperienzc meditate confermare: le non ben chiare es]ie-
« rienze con le osservazini causali ralirontare, far di sola una scienza
« parecchie, le altre recaro a questa una: — ecco lavori che saranno da
» sicura immortalità coi'onati ». — (^Tommaseo, Studii Jilosqtlci , V. I,o,
parte 2% pag. 152).
— XXXI —
dicina mentale ed insieme avversare la fisiologia del cervello per
darsi 1' aria di conoscerla. Per questo i nostri studi hanno qui
in Napoli avversari ; ma il nostro sentimento d' indipendenza e
l'amore del vero ci fan forti di continuare nel nostro sistema di
attaccare l'errore e la malizia dovunque si trova. Le opposizioni
degne di considerazioni noi sempre pel progresso della scienza ,
come abbiam discusso pel passato , discuteremo ; ma taceremo ,
come abbiamo taciuto sempre , a quelle che vengono da bassi
concetti , 0 dalla boria di sembrarne scienti negandola. A quelli
poi che avversano la nuova dottrina , perchè la natura ha loro
, negato quelle disposizioni, alla mancanza delle quali sottentrano
/ le qualità negative e l'avversione, consigliamo di volgere altrove
i loro occhi miopi e loschi. Noi non andiamo in traccia di lodi;
il corso di lezioni che noi esporremo ha il solo scopo di com-
battere i pregiudizi che incarnati fin dalla fanciullezza nelle menti
umane, arrestano e travolgono il progresso di quella filosofia che
avviar deve 1' uomo alla diretta strada della sapienza. Esporre i
risultati dei nostri studii di molti anni a si eletti ingegni che ci
ascoltano è il nostro più vivo desiderio e conforto. Sicché quanto
dei sapienti stranieri il conforto sui nostri lavori, ci saran cari
su quello che abbiam detto e che diremo nel corso , i compati-
menti di sì eletti compatrioti che hanno avuto ed avranno la
pazienza di ascoltarci.
( Dal giornale della R. Accademia dì Medicina di Torino , 1872 )
-OOOO^OOOC^
IMPULSO IRRESISTIBILE A DELINPERE,
LIBERTÀ MORALE, COSCIENZA.
(Il doli. B. MiRAGLiA al dott. T. Riboli a Torino).
Quelques'Uns de mes adversaires ont afp,rmé
avec une impudente mauvaise foi, que f ai
enseigné l' irresistibilité des actions.
GAIX, Sur les fonctions du cerveau, etc,
T. 4. p. 515.
Caro dottor Riboli,
Se è qualche tempo che non ti scrivo, malgrado i ricordi
delle tue fotografie e dei tuoi biglietti, voglio ora inviarti al-
cune lettere che rinfranchino il passato. Noi vecchi amici ed
indipendenti abbiamo sempre deplorato gli ostacoli che ancora
vanno opponendosi al progresso rapido della fisiologia del cer-
vello , senza della quale non v' è buona filosofia, né retto studio
di medicina mentale; perchè gli antagonisti per darsi l'aria di
conoscerla la deturpano, mentre se ne servjono, però mala-
mente, atteso che credono di piegarla alle loro metafisiche-»
rie ; tal che osano fino spargere di aver tracciato essi e dato
il vero impulso ad una frenologia a modo, quando, ficcan-
do da per tutto la parola fren , fingono degnarsi appena di
concedere a Gali un certo vanto di avere localizzato in ge-
nerale le facoltà intellettuali nei lobi anteriori del cervello.
Però dobbiamo esser lieti che tutti questi stessi oppositori ,
potenti per malizia e per calunnia e non per sapienti argo-
mentazioni, sono già costretti a non poter negare la verità
dei principi della dottrina di Gali, sicché questa, malgrado
tanta confusione di ostacoli, marcia e va avanti nei suoi pro-
gressi ed applicazioni allo scibile con renderlo di utilità pra-
tica nel perfezionamento della società.
_ 2 —
A siffatti detrattori dì basso conio, percliè non sono or-
ganizzati per potere apprendere, valutare ed apprezzare una
dottrina che tende a perfezionare e far progredire lo spiritò
umano, noi rispondiamo con un'alzata di spalle, e li lascia-
mo dire; e se vi sono taluni, di cui noi rispettiamo il sape-
re e che potrebbero valutare questa dottrina, invasi da an-
tichi pregiudizi, non hanno essi la virtù di tornare indietro,
rifiutare i loro vecchi errori e cominciar da capo. Imperoc-
ché come vuoi che si muti e corregga chi già tiene incar-
nato nel suo cervello il concetto di essere quest' organo uni-
co omogeneo agente in massa nelle funzioni mentali per aver
l'agio di adattarvi certe sue idee e quindi di esser portato a
localizzare le astrazioni e fin gli abusi e i vizii delle facol-
tà, e che inoltre ha idee storte d'istinti, di senso morale, di
coscienza, di volontà, di libero arbitrio, di libertà morale,
d'irresistibilità, di colpabilità, di vizio, di delitto di mor-
bo, ecc. ? Eppure cotestoro, scimiottando i frenologi, i quali
non han mai sognato quello che .la loro immaginazione e ma-
lizia a questi attribuiscono, pesano a grammi e misurano a
millimetri le facoltà nella massa e nel volume del cervello.
E noi che abbiamo amato ed amiamo la discussione, come
discutere con chi tramuta questa in disputa?
È da qualche tempo, e specialmente ora(l), che va par-
landosi violentemente dell'abuso che dicesi farsi dagli avvocati
delle parole follia istintiva, impulso irresistibile, follia ra-
gionante, ecc. nella difesa dei loro clienti delinquenti, in mo-
do da passare nella mente — che vuoisi dichiarata ingenua —
dei giudici , dei giurati e del popolo , siffatte idee e generare
una malnata misericordia che può restituire dei malfattori
alla società ; sicché credesi assolutamente che il sentimento
morale dominatore delle nostre azioni, atteso che del pari
vuoisi che fissi le determinazioni della volontà, deve quindi
assolutamente arrestare ogni impulso a viziose e criminose
azioni. Condannando questo che chiamano abuso, e sia, ma
ritenendo come regola fissa e precetto V abuso contrario, non
si è pensato che restringendo la più o meno non responsabili-
(1) V. il giornale Roma , num. dei 21 e 28 genn. 1879.
— 3 —
tà degli atti con mandarla alla follia si ottiene un fatto op-
posto, cioè die non si valutano più i gradi di colpabilità a
cui la legge adatta gradi di pena, rilasciandone al criterio
illuminato del giudicante l'applicazione, e si manda un ma-
gnifico numero di delinquenti ad espiare pene sproporziona-
tamente esorbitanti, e molti e molti innocenti alle galere e
fino a salire il patibolo, ciò che rappresenta la vera espres-
sione della ripugnante sentenza; purché il reo non si salai
il giusto pera.
Il sistema amministrativo della giustizia nella istruzione
dei processi e nell' accusa come è ora costituito , non ritro-
verà mai gli elementi della colpabilità e dei suoi gradi, fin-
ché non farà mai precedere la ricerca degli elementi dell' in-
nocenza e dei motivi attenuanti dei quali la esclusione dà ra-
gione di ricorrere alla indagine dei primi, poiché così si tro-
verebbe spianata la via alla ricerca della verità e della col-
pa. Ecco perchè se gli avvocati abusano, come credesi, delle
parole impulso irresistibile , lo è perchè i giudicanti, eco per
questo e per lo più dei pubblici accusatori , si fermano nelle
idee contrarie, cioè di rifiutare totalmente ogni motivo inter-
no che può spingere a delinquere.
Non credo che sia logico il conchiudere di ristringere ed
accorciare i limiti di una cosa per la ricerca del vero, atteso
che se ne può abusare. Ma perchè questo abuso? non è esso
sovente la guerra ad un abuso contrario e funesto?
Ma prima di venire ad accennare qualche mia idea , che
già tu sai, o caro RiboU, avere io sparsa nei miei lavori , sul
sentimento litorale , su V impulso , su le cause determinanti
gli atti umani, ecc. di cui la sorgente io penso essere tutta
diversa da quella che ammettono coloro che la ricercano in
uno spirito organizzatore delle proprie facoltà , bisogna che
esponga i deplorabih ed eloquenti fatti a cui ha condotto il
voler trascurare, anzi respingere sistematicamente, voglio ri-
peterlo , quelle prove possibili per la scoperta del vero , che
sono i motivi interni che possono spingere e trascinare a
delinquere.
La ostinata trascuratezza o ripulsa di una prova che la
legge non solo accorda, ma vuole che si ricorra ai principii
di diritto quando essa non bene determinasi nei casi dubbii,
ha reso illusorio il progresso e l'applicazione della scienza
giurìdica in relazioni e rapporti coi progressi di una buona
filosofia delle facoltà umane. Il respingere adunque le miglio-
ri prove, come se si fosse tra due litiganti d'interessi pri-
vati, produce quasi sempre ingiustizie, che la coscienza pub-
blica, divenuta così fittizia, chiama poi giuste e legali. Eccone
un eloquente esempio, da me altra volta ricordato.
Si rileva in una recente statistica di Wingtrinier, medico
delle prigioni di Bouen, che fra 202 prigionieri, 4 morirono
prima di essere condannati, e 176 furono dai giudici ricono-
sciuti alienati in seguito del parere dei medici, 6 lo furono
per delitti criminah: e dì questi uno dopo di essere ' stato
pazzo in galera rimase stupido; un altro rimase pazzo a Brest;
il terzo si uccise; il quarto morì in un manicomio; il quinto
discese all'ultimo grado di demenza; il sesto non ebbe tempo
a chiarirsi che venne tosto giustiziato. Gli altri 76 vennero
condannati a pene correzionali, e di questi 36 dovettero tra-
sportarsi dalle prigioni ai manicomii , uno morì in breve , e
la maggior parte degli altri espiarono la pena tra i pazzi.
(Ann. dliijg. et de med. leg., t. XLVIII, p. 369, e t. XLI,
p. 138).
Boileau de Castelnau, medico in capo delle prigioni di
Nimes, scriveva nel 1852 che i 1200 condannati sottoposti
alla sua osservazione durante 25 anni, avevano presentato
una pressione notabile nel libero arbitrio. ( Boileau de Ca-
stelnau, De l'epilepsie ctc. 1852).
Il giureconsulto Fitzroy Kelly, divenuto poi giudice della
Corona, nel 1864 in un grande meeting che aveva convocato
a Londra, proclamò che durante gli ultimi 64 anni erano stati
appiccati sessanta alienati. Ed alla medesima epoca il dottor
Madden dimostrò che undici alienati furono condannati a mor-
te, dei quali otto furono giustiziati, e tre graziati ma reclusi
(Madden, Sur V alien, men.; pag. 13 e 17, Londres, 1864).
Durante un comitato, istituito dal Parlamento inglese per >
fare una inchiesta su la pena di morte, Lord Sydney Godol-
phin, incaricato della sorveglianza di un asilo, depose che
pili alienati di mente erano stati giustiziati. — Il giureconsulto
Mittérmayer, che per più di 40 anni occupossi di studi di alie-
nazione mentale, avendo riconosciuto di esservi una propor-
zione notabile di pazzi tra gli accusati ed i condannati, non
esita a dire , che V esame di questi individui non è stato mai
fatto con molto senno.
Eloquente statistica , a fronte della quale dispererebbero
certo di offrirne una simile di colpevoli impuniti i propugna-
tori di una cieca ed irragionevole severità delle leggi.
A che servono adunque i progressi delle istituzioni le-
gislative quando per certi falsi concetti si possono fare fu-
neste ingiustizie all'ombra delle leggi? Perchè gridar tanto
contro un abuso, che in fine non si riduce che ad un dubbio,
e che se può fare scappare qualcuno sieno pure cento mal-
fattori, può far straziar mille innocenti, sia pur uno? Non rap-
presenta esso la coscienza che si ribella contro tanto strazio?
Inoltre temere di questo abuso è dichiarare gonzi 1 giu-
dici, e furfanti i periti, perchè questi ultimi hanno intorno
ai motivi delle azioni umane idee contrarie a quelle dei pro-
pugnatori dei ceppi e del capestro.
Dopo questo preamboletto, o caro Riboli, permettimi di
accennare, che se tutto ciò che avviene nell' uomo è il risul-
tato dell'essere più ammirabile della creazione, e che quindi
non esce fuori i limiti della sua organizzazione medesima,
non conduce affatto al materialismo ed al fatalismo, quando
la libertà inorale è ammessa come fratto più eminente rego-
latore delle azioni.
La facoltà di scegliere e di volere che si esegue median-
'^■•'■ie atti organici acquista il nome di libertà morale, sicché co-
me facoltà soggetta alle condizioni della umana natura — per-
chè ve lo sono tutte — non può essere che limitata; e per le
coscienze timorose vale molto ciò che disse S. Paolo nel r^~
conoscere pur troppo l'influenza del corpo su l'esercizio della
libertà mollale : — La carne ha dei desideri contrari a quelli
dello spirito e viceversa : — questi principii si combattono
Pano r altro in modo che voi non fate affatto quel che vo-
lete (S. Paolo, ai Galati, voi. 17). Laonde riconosciuti gli
atti organici quali veri motivi della libertà morale, sovente
ancora si compiono per le esterne circostanze che !' energia
h
delle facoltà può rendere più o meno moventi. Già Gali a-
veva detto: in generale più v'è sproporzione trai motivi
sieno interni sieno esterni e Venergia delle facoltà^ più Ve-
serci2io della libertà morale diviene precaria (Gall, Su,r
les fonctions du cerveau I. I. p. 289).
Fuori di questi precetti non dovrebbe uscire la norma
di misurare i gradi di colpabilità nelle azioni criminose per
rendere applicabili con giustizia i diversi gradi di pena, che
la legge con tanto senno determina; perchè essa certo non
può non considerare la colpa, il delitto, il masfatto che pro-
dotto d'individuo agitato. Ed il giudice, il difensore, l'accu-
satore che non considerano queste circostanze che han po-
tuto spingere o fino trascinare a delinquere, tradiscono il
loro mandato, trascurando così il vero mezzo di riconoscere
e rifiutare gli. abusi di qualunque sorta che tentassero di
sorprendere la giustizia.
Ordinariamente si confonde con la libertà morale il senso
0 sentimento morale ritenendo come sì quello che questo non
seguissero le leggi della organizzazione.
La disposizione innata che l'uomo porta a condursi di
una maniera conforme al mantenimento dell'ordine sociale si
lega al senso morale o sentimento del giusto e delV ingiusto)
sicché questo è l'elemento primitivo che stabilisce la società,
le nazioni, le famiglie in cui l'uomo è stato destinato a vi-
vere. Laonde gli uomini che nascono a vivere uniti portano
con essi il sentimento de' doveri e del giusto e dell'ingiusto
che in generale è il regolatore ed il sostegno della società.
Intanto il sentimento morale non coadiuvato delle facoltà
superiori, vere sorgenti della libertà morale^ non può fre-
nare e reprimere T impeto delle tendenze e dei sentimenti ge-
neratori degl'impulsi e delle passioni; poiché se il primo di-
spone a fare il bene e ad evitare il male, la libertà morale
ha il potere di scegliere e di volere, però secondo le impres-
sioni elle lo spirito riceve; cioè può scegliere 'fìnanco il male
come bene, e rifiutare financo il bene come male; né ciò con-
traddice le leggi della natura nelle manifestazioni psichiche.
Il più bello e sublime attributo o modo di essere del
senso morale in seguito dell'azione della libertà morale è
a facoltà di percepire sé stesso e le sue diverse modifica-
zioni che appelliamo senso interno, coscienza. Mediante la
coscienza noi percepiamo il piacere o la pena che proviamo
interiormente in seguito di una buona o male azionerò di un'a-
zione che si giudica buona o cattiva. A questa coscienza noi
diamo l'attributo di morale.
Una debole manifestazione del senso morale, soggetto
ad essere sopraffatto dall'impulso delle tendenze, produce non
solo la indifferenza, ma l'alterazione del senso del giusto e
dell'ingiusto; sicché adattandovisi la libertà morale nello sce-
gliere e nel volere, possono le azioni umane divenire crimi-
nose senza che la coscienza si presenti a svegliarne i rimorsi.
È facile adunque riconoscere di essere in grave errore
e di essere ignaro delle leggi della natura umana chiunque
pretende di potersi assolutamente correggere e reprimere
l'impeto delle tendenze e delle passioni per mezzo del solo
sentimento morale escludendone l'impero delle facoltà supe-
riori nelle quali ha origine la libertà morale. Il senso mo-
rale, ripeto, produce una emozione nel sentire e riconoscere
il giusto e l'ingiusto, il bene ed il male; ma la libertà mo-
rdale accogliendo questa impressione come le si presenta,
cioè accogliendola e volendola come buona e rifiutandola co-
me cattiva, non può che dare la migiiore ragione del valore
delle azioni umane per le quali sorge giudice la coscienza
prima origine dei doveri dell'uomo.
Dopo queste poche parole che ho detto sul senso mo-
rale e su la libertà morale che sono la sorgente dei dove-
ri dell'uomo, può darsi il vero significato alle parole impulso
irresistibile. Già la parola impulso, come di sopra ho detto, è
l'attributo di ciascuno istinto come l' emozione lo è di ciascun
sentimento, ma sono le sole facoltà intellettuali che producono
idee, giudizi e ragionamenti. Senza questa distinzione impor-
tante di ciascuna serie delle facoltà mentali, possono darsi
agli istinti ed ai sentimenti che costituiscono le facoltà affet-
tive, poteri che non hanno, e specialmente ai sentimenti il
potere di correggere e reprimere, o meglio ad un emozione
ingannevole e spesso premessa di giudizi falsi; imperocché
il giudizio, attributo delle sole facoltà superiori, e special-
- 8 ~
mente delle riflessive ^ sorgenti dell'analisi e della sintesi, non
può portar seco che la forma della sua premessa dell' emo-
zione che accoglie come buona e respinge come malvagia; e
ciò non smentisce la logica dei ragionamenti in concordanza
delle azioni umane. Per la qual cosa quando non si sa che
la libertà morale seguendo le leggi del pensiero diminuisce
in ragione dell' energia dei motivi interni od esteriori sui qua-
li si modellano queste leggi , e quando non si comprende che
l'enormità del vizio e della colpa è da calcolarsi dal grado
dell'energia della libertà morale; e che per le tendenze o
istinti la non resistibilità nello stato sano è quella impulsione
interna che la ragione avverte per mezzo della coscienza e che
con grandi sforzi reprime, e che può essere corretta e mi-
gliorata dall'educazione, dall'impero delle leggi e dai buoni
precetti religiosi; e la irresistibilità nello stato di morbo è
quella impulsione interna a cui non si lega né ragione né
volontà e quindi è incorregibile, allora si scambia facilmen-
te il morbo col vizio, e l' incolpabilità con la volontà deter-
minata a delinquere.
I diversi gradi di risponsabilità adunque sì misurano dai
diversi gradi di risponsabilità, di corrigibilità, di volontà , di
libertà morale nella determinazione delle azioni umane; sic-
ché se escludi l'influenza della organizzazione su le facoltà
determinanti gli atti, non come la escludono i psicologi puri
e coloro che han fatto dello spirito un personaggio domina-
tore assoluto, organizzatore di sé stesso e della materia, ma
come la intendiamo noi, cioè che v'è tal relazione tra le fun-
zioni degli organi per le diverse serie delle facoltà e lo scopo
della loro destinazione, che secondo il predomìnio e la pre-
ponderanza di queste più o meno attive l'unità psichica si
svolge ed esercita più o meno energica.
La società ed i progressi delle sue istituzioni non essen-
do che i prodotti delle facoltà con cui i'uomo nasce, se può
divenire il motivo dell'esercizio intemperante di queste, non
può che la organizzazione per cui esse sì esercitano modi-
ficarsi, tanto più che tanti bisogni fittizi che ne sono sorti,
rendono sovente molte tendenze naturali più o meno impe-
ranti. Né per questo è da intendersi, come da molti si crede
»- 9 ~
ancora che la società ha creato e crea facoltà nuove, se il
risultato dell'azione combinata delle facoltà di cui gli ele-
menti sono stati sempre e saranno gli stessi nell'uomo, può
produrre innumerevoli prodotti. È indubitato che tutti questi
bisogni fittizi, effetti smodati d'intemperanti funzioni degli or-
gani cerebrali, li deperiscono; cagione funesta di tanta ec-
cedenza di folli, eh' è l'estremo deperimento ed azione disor-
dinata dell'organo ammirabile delle facoltà. Né a questo ul-
timo stato vi si corre di sbalzo; un'altra specie di modifi-
cazioni nell'esercizio forzato ed intemperante delle forze men-
tali, senza esser morbo, produce certi effetti, che se può ren-
dere un'azione virtuosa più meritevole, rende meno colpevo-
le quella viziosa. Ecco, perchè invece di colpire il vizio e la
colpa con mezzi estremi, e non utili atteso che dandosi così
luogo ad una coscienza artefatta non correggono né emen-
dano, non pensare all'istruzione graduata e profìcua ed al-
l' educazione preventiva delle facoltà per fare che il senso mo-
rale e la libertà morale sorgano più potenti da elementi mi-
gliori ? « La giustizia preventiva dei delitti e la pena a cui va
« unita la diligenza d'istruire lo spirito e di formare il cuore
» raggiunge il fine della società; » disse l'immortale Beccaria
C Sui delitti e le pene , § 36 J.
Or se la legge vuole che si misurassero i gradi di col-
pabilità, quando ammette i gradi di pena, nel cui confronto
ed applicazione consiste la retta amministrazione della giu-
stizia, perchè escludere dai mezzi onde si ottiene questo sco-
po le prove per cui valutare i motivi che possono spingere
al delitto, quando tanto valore vuoisi limitare ai motivi ester-
ni? e dove questi agirebbero senza di quelli che essere pos-
sono più 0 meno reagenti? Se si vogliono escludere i moti-
vi interni ed i loro gradi, tanto ora esagerati nel pelago di
tanti bisogni fittizi e dolorosi nello spingere a delinquere , si
è aperto già il varco alle inutili crudeltà della pena, resa così
impossibile ad emendare e correggere, scopo nobile della leg-
ge punitrice , e si è reso molto declive a precipitare negli er-
gastoli i folli che hanno avuto la sventura di ragionare, hiflne
il predicare contro l'abuso, non calcolando l'effetto contrario,
sebbene si possa abusare di tutte le cose buone, dà diritto di
— 10 —
far noti gli abusi contrari che aver possono tanti effetti fune-
sti a danno della umanità e della giustizia.
Dopo queste osservazioni si può conchiudere che l'impul-
so irresistibile a delinquere essendo un fenomeno estremo
delle azioni intemperanti delle tendenze istintive, non può mi-
surarsi nei suoi gradi che dai gradi del potere della libertà
morale , che naturalmente regolandosi secondo le impressio-
ni più o meno vive del senso morale per dar luogo ad una
analoga coscienza, non esclude la colpabilità dall' estremo al
minimo grado. L'impulso irresistibile reso incorrigibile per
travolgimento o perdita della libertà morale è il solo che
può considerarsi nello stato di morbo per arrivare alla incol-
pabilità.
E di questo^ caro Riboli, un'altra volta.
Napoli j 2 aprile 1879.
Dott. B. Miragli A.
( Dal giornale Roma, num. del 9 e 10 aprile 1879 ì.
LA FOLLIA RU10?JAKTE, IL MEOiCO ED IL MAtìlSIRATO.
(Il dot. B. Miraglia al dot. T. Riboli a Torino).
11 doit. Miraglia ha scritto lungamente per dimostrare che
questi fenomeni (i ragionamenti, la coerenza nei discorsi;
la integrità della memoria) possono sussistere con la pazzia ;
bisogna sperare che egli nel convincere i giuristi italiani
ed il pubblico sia piii felice di quel che noi lo siamo in
Inghilterra.
( The Journal of mental science, voi. XVll, pag. 458„
London, i87i.) '
Caro dott. Ribolì
Nella mia lettera precedente tu certo non avrai ritrovato
che un sommario delle nostre idee e convincimenti che col-
tiviamo fin dai primi anni nei quali cominciammo ad apprez-
zare lo studio delle funzioni del cervello come organo delle
facoltà intellettuali, morali ed istintive. La nozione ed appli-
cazione di questi studi fa sorgere una vera filosofìa di utilità
pratica pei progressi dello spirito umano e perfezionamento
della società.
In quella precedente lettera adunque volli dire come lo
impulso a delinquere coi suoi gradi di colpabilità si debbono
misurare non dalla enormità della colpa e dei delitti, ma bensì
dai gradi di libertà morale, la quale ultima può giungere a
tale fievolezza o a tale erroneità di scegliere e di volere ,
che l'uomo senza avvedersi del proprio stato crede regolari
i suoi atti. In questa inconscienza del proprio stato e non in
quella degli atti di qualunque natura sieno, e spesso del loro
valore, io fo consistere la follia.
Già tu sai che io non ammetto altra classificazione della
pazzia che quella secondo la divisione naturale delle facoltà
della mente , che meglio sarebbero dette facoltà cerebrali ,
_ 12 -_
poiché esse non rappresentano che le funzioni del cervello e
di ciascuna sua parte; e per questo è da reputarsi impossibile
avere idea esatta dei disordini di esse facoltà senza conoscer-
ne le manifestazioni fisiologiche in analogia della struttura
anatomica del cervello nelle funzioni del quale esse hanno
r origine.
S' intenderanno e si ritroveranno facilmente le diverse
forme di follia con la guida della nozione delle diverse fa-
coltà fondamentali; sicché mi piace ricordare questa connes-
sione logica e naturale tra la manifestazione fisiologica e
quella patologica di esse facoltà nell' accennare qui rapidissi-
mamente le classi delle diverse facoltà e lo scopo della loro
destinazione.
Seguendo le manifestazioni della natura possiamo fare la
più semplice divisione delle facoltà fondamentali della mente,
le quali essendo indipendenti l'una dalle altre, e spesso con-
trarie tra loro, possono per lo scopo a cui tendono dividersi
in classi speciali . —
— Istinti o tendenze, per mezzo di cui si hanno impul-
sioni. Sono la sorgente dei diritti e delle passioni.
— Sentimenti o facoltà morali, per mezzo dei quali si
hanno emozioni. Sono la sorgente dei doveri.
— Facoltà percettive , per mezzo delle quali si prende
conoscenza della esistenza delle qualità e delle relazioni
degli oggetti esterni. Esse sono la sorgente delle realità e
dei loro rapporti.
— Facoltà rijlessive o della causalità e del paragone. Sono
la sorgente dei giudizii e della ragione.
Le prime due serie cioè gli istinti ed i sentimenti costi-
tuiscono le facoltà affettive; esse che si manifestano con ten-
denze, inclinazioni, impulsi e con emozioni fino alla passione,
e che sono la sorgente dei diritti é dei doveri , neir abuso
dan luogo ai vizii ed alle colpe.
Le altre due serie cioè le facoltà percettive e le riflessive
costituiscono le facoltà intellettive. Esse sole, e non le prime,
producono idee , giudizii e ragionamenti; e regolano, mode-
rano e reprimono i prodotti delle facoltà affettivo formandone
premesse alle loro operazioni.
, — 13 —
La memoria, l'attenzione, ecc., non sono clie modi di
essere o attributi di ciascuna delle facoltà intellettuali, o pure
sono facoltà astratte complesse per l' azione di due o più di
queste ultime,, sicché ne rappresentano la più o meno energia.
In vero la memoria dei nomi , per es., può essere forte , e
debole quella dei numeri, o dei toni, ecc., e viceversa.
Siffatta divisione di facoltà eh' è secondo le manifestazioni
della natura può essere la sola base di una uniforme classi-
ficazione della pazzia; cioè:
— Follia degli istinti che si mostra con impulsioni irre-
sistibili ed incorrigibili , ciò che costituisce la forma maniaca.
— Folha dei sentimenti di cui il fenomeno generale per
lo più è la melanconia con infrenabili emozioni dolorose.
Questi due grandi generi di pazzie si riconoscono dagli
atti strani e non dagli sragionamenti.
— L'incoerenza d'idee, i falsi giudizii, gli sragionamenti so-
no le principali apparenze dei disordini delle facoltà percettive
e delle facoltà riflessive con esagerazione o perdita in tutto
o in parte dei loro attributi , come della memoria , ecc.
Or sebbene vi fossero tali apparenze di pazzie per quanti
sono i diversi istinti, i diversi sentimenti e le diverse facoltà
intellettuali , considerandole pure in complicazioni tra loro ,
non possono uscire dalle quattro serie indicate. Se le follie
volessero, senza tener conto di queste serie di facoltà, clas-
sificarsi a norma delle proprie e speciali apparenze in ciascun
individuo, dovrebbe allora ritenersi tante specie di follie per
quante sono gli uomini che ne sarebbero affetti : stranezza di
logica !
Inoltre sapendosi, come ho detto, che le facoltà sono in-
dipendenti tra loro, possono, come per lo più avviene, disor-
dinarsi ed abolirsi in parte , cioè una, due , tre , rimanendo
integre le altre , ciò che costituisce le follie parziali , e ciò
che prova che il cervello non agisce in massa nelle funzioni
mentali.
Dopo ciò qual logica permetterebbe di ardire di parlar
di pazzia a chi non conosce ciascuna delle facoltà mentali nel-
lo stato normale in azione e da sé ed insieme ad altre , o
meglio che non sa le funzioni del cervello e di ciascuna sua
parte in armonia delle individuali manifestazioni psìchiche e
specialmente quelli che non vedono pazzi che alla sfuggita?
Ricorderai, carissimo Riboli, quando tu insieme al Re-
stani di Milano ed al Fossati collega di Gali venuto da Pa-
rigi al Congresso medico di Genova nel 1846 e di Venezia nel
1847, presentaste questa mia classificazione della pazzia, che
corredai di molte storie di follie parziali corrispondenti a
rispettive parziali lesioni della sostanza cerebrale; lavoro bene
accolto e che già in quella epoca fu pubblicato. Tu poi lo com-
mendasti; ed in seguito i francesi vi videro qualche cosa della
loro divisione della follia, ed i tedeschi dei loro concetti. Io
credo che di ciò non siavi nulla, perchè essi ancora vogliono
fare un falso connubio della divisione delle facoltà secondo
le astrazioni dei metafìsici con un'arbitraria anatomia e fisio-
logia cerebrale; e le loro localizzazioni nell'encefalo vogliono
ritrovarle con le vivisezioni degli animali e l' elettricità ( che
sono le peggiori prove per la fisiologia del cervello) per li-
garvi l'origine dei movimenti -volontarii e della sensibilità or-
ganica , disperando di rinvenirvi gli indizii delle forze men-
tali , imperocché la follia non consiste che nei disordini di
queste forze, sebbene un pervertimento dei movimenti volon-
tarii e della sensibilità vi si associasse.
La nozione chiara e distinta di ciascuna delle facoltà fon-
damentali della mente, che ho ricordato essere gli istinti, i
sentimenti, e le facoltà percettive e le riflessive, e delle loro
azioni in complesso, spiega le follie generali e le parziali; e
fa comprendere che secondo la natura di esse facoltà si pre-
sentano i fenomeni morbosi, che perciò possono ridursi a due,
cioè agli atti strani ed agli sragionamenti.
Però è da notare che questi sragionamenti sono tali rim-
petto a chiunque sia pure agli altri folli , ma per 1' alienato
stesso non sono che coerenze logiche, perchè la conseguenza
di ogni suo giudizio è come la premessa concepita nel suo
cervello sebbene falsa ed erronea e che egli naturalmente
crede reale , pure e specialmente quando questa premessa ,
prodotto di una impulsione o emozione di qualche facoltà
affettiva nello stato morboso, si è presentata alle facoltà su-
periori.
— 15 —
Il folle adunque in qualunque stato è logico nei suoi ra-
gionamenti e nei suoi atti , e si distingue dal savio che ra-
giona dalle premesse che inconscie si svolgono nel suo cer-
vello malato. Sicché tutti gii alienati riguardo alla loro mente
in un modo singolare organizzata apparentemente ragionano
pure nello stato più acuto della malattia! e siamo quindi nel
concetto logico di ritenere ragionanti tutte le follie parziali ,
non solo fuori del delirio, ma pure nel delirio stesso.
Tu sai , caro amico, come, qui in Napoli specialmente,
si volle rendere celebre una causa per la grande opposizione
che da varii medici e dai magistrati si cercò fare alla follia
ragionante ; della quale non solo non avevasi alcuna idea,
ma si disse fìnanco dal P. Ministero che una sentenza con-
traria emanata dal tribunale avrebbe distrutta questa inven-
zione del dott. Miraglia. Ma malgrado questa sentenza la follia
ragionante sta e starà sventuratamente sulla faccia della terra.
Noi deplorammo tanta ignoranza e tanta malizia! Ora, vedi
cambiar di convincimenti senza convincimenti; mi accade che
nelle consultazioni scorgo non parlarsi da molti medici che
di follie ragionanti, però in un senso tutto speciale ed a modo.
Credono insomma che i folli ragionanti sieno quelli che ra-
gionano fuori del loro delirio, ciò che farebbe ricorrere alla
risponsabilità parziale dei monomaniaci, e quindi popolarne
le prigioni e gli ergastoli. Essi citano Pinel, senza ricordare
che Pinel nelF appellare la pazzia ragionante mania senza
delirio ammette che il pazzo ragiona pure nel delirio più alto.
(Pinel, Sur V aliènation mentale^ 2* edit. p. 88 e 164). Ma
io trovo che la sentenza di Gali su questo oggetto è così gra-
ve ed autorevole, che medici, magistrati ed avvocati dovreb-
bero tenerla bene impressa nella loro mente. Eccola: « Sono
» alienati ragionanti quegli individui malati di spirito che
» realmente ragionano in tutto quello che non riguarda la
» loro malattia , ed ove pure sul rapporto medesimo della
» loro alienazione agiscono nel modo più conseguente e con
» conoscenza »... E conchiude: « Non essendo la natura della
» follia ragionante affatto generalmente conosciuta, avviene
» che i malfattori appartenenti a questa classe di alienati e
» che sono stati veduti agire e ragionare di una maniera con-
— 16 —
» seguente, vengono in certi paesi condannati alle prigioni ed
» alla morte ; ed in altri paesi vengono inviati all' Ospedale
» dei pazzi. » (Gali, Sur les fonciions da ceroeau^ etc, T.
I, pag. 444 e 452).
L'accademia di medicina e chirurgia di Valenza, rispon-
dendo ai quesiti formolati dal magistrato su lo stato di mente
della dama Sagrerò , rispose esserne integra la ragione per-
chè ella risponde ragionevolmente nei suoi interrogatorii e
scrive lettere sensate. Ma la Società medico-psicologica di Pa-
rigi per mezzo di una Commissione composta dai celebri alie-
nisti Legrand du Sanile , Loisseaux , e Brierre de Boismont
relatore, dichiara l' accademia di Valenza ignorante tanto de-
gli studi della pazzia, di affermare di non avere quella mai
osservato un folle nei manicomii, quando crede alla integrità
della mente perchè rispondesi ragionevolmente negli inter-
rogatorii E SI SCRIVONO LETTERE SENSATE.
Il dotto ed autorevole Avvocato generale Merville, pro-
nunziò innanzi ad una delle prime Corti di Francia , quella
di Lione, in caso di una domanda d'interdizione le seguenti
solenni parole: « La follia ragionante o lucida si mostra ge-
» neralmente né col furore né con lo sragionamento; per isco-
» prirla, i medici stessi hanno qualche volta bisogno di più
» mesi , di pAù anni di esame attento.... Tutt' i medici alie-
» nisti han confermato esservi dei folli che sono folK nelle
» loro azioni e non nelle loro parole, i quali rispondono molto
)) ragionevolmente a tutte le quistioni che loro s'indirizzano,
» si esprimono con lucidezza , conservano un' apparenza di
» ragione fin nelle loro concezioni deliranti. »
Convieni tu già che noi passando per sopra alla boria di
certi medici e giudici pòsilli, di cui non so quale idea abbiano
della filosofia dello spirito umano, siamo lieti di vedere che
in Italia la medicina degli alienati accenna ad elevarsi al di
sopra di quella eh' è in Inghilterra ed altrove ; imperocché
scòrgo aver già fatto breccia nella mente illuminata di alcuni
alti magistrati. Leggo in una sentenza della Corte di Appello
di Napoli riepilogato quanto io dissi nel 1870 in un lavoretto
sul modo di riconoscere V alienazione mentale nei giudizii
penali e civili, nelle seguenti parole : — « La lipemania se-
— 17 —
» condo i dettati della scienza, è un delirio sopra uno o più
» oggetti, con predominio d'idee tristi e deprimenti lo spirito:
» si manifesta più col disordine delle azioni che dei ragio-
)) namenti, ed ha rapporto con le facoltà, affettive Coloro
» che ne sono affetti non ragionano mai erroneamente, nep-
» pure intorno a quel gruppo d'idee che caratterizzano il loro
» delirio. Essi muovono da una idea falsa e da principii falsi-
» ma ogni loro ragionamento e tutte le conseguenze che ne
)) deducono sono conformi alle leggi della logica più severa.
» Qual meraviglia quindi se conversando con N. non si
» accorsero del suo disordine mentale , anzi la giudicarono
» savia e prudente ? »
E più appresso : — « Gli interrogatorii ed i colloquii pos-
» sono far conoscere le manie con incoerenze d'idee e vizio
» di ragionamenti; ma le follie parziali, specialmente quando
» i fenomeni stanno nei disordini delle facoltà affettive, vo-
)) glionsi vedere nella stranezza degli atti, malgrado l'appa-
» renza di ragione e di esatti giudizii. » ( Sentenza della Corte
di Appello dì Napoli^ 6'^ Sezione penale , con data degli 8
giugno 1872. J
Non potrassi adunque , senza dar prova di una strana
fatuità , rifiutare il concetto che il pazzo non solo è ragio-
nante neir esercizio delle facoltà che gli rimangono sane ,
ma pure nei suoi argomenti deliranti. Una idea falsa e monca
della follia ragionante, di cui sono invasi pure alcuni medici
distinti, conduce ad un gravissimo errore per cui verrebbero
condannati tutt' i monomaniaci ; imperocché si vorrebbe far
credere che quando vi è nesso logico tra la causa del delitto
ed il delitto stesso, o quando col delitto si vuol raggiungere
uno scopo ben determinato , o quando si va in cerca della
persona di uccidere, e non si uccide chiunque o il più vicino,
vi è reato da condannare (1). Ma gli atti dei monomaniaci non
hanno un nesso logico con la causa che li fa agire, e eh' è
nel loro cervello guasto ? I loro giudizii non sono esatti e
logici malgrado la falsità della loro premessa? L'unica sen-
tenza che fa distinguere il pazzo dal savio delinquente non è
(1) V. giornale Roma del 28 gennaio 1879,
che il ravvisare nel primo l'erroneità morbosa ed inconscia
della causa per cui si determina al delitto; e ciò è quello che
domanda la legge al perito, onde essere illuminato il magi-
strato. I folli premeditano e vanno a ricercare lontano ed in
mezzo alla moltitudine la loro Aàttima; sanno dissimulare il
loro delirio , come i malfattori simulano la pazzia. Senza la
conoscenza esatta della causa dei ragionamenti dei folli lucidi
è impossibile ravvisare la simulazione del delirio e degli im-
pulsi nei delinquenti e la dissimulazione negli alienati.
Permettimi , caro Riboli, che qui mi arresti , per conti-
nuare in seguito le mie riflessioni su questo interessantissimo
argomento.
Napoli, 18 aprile 1879.
Dott. B. MlRAGLIA.
oà-
-o
LE PERIZIE MEDIC0-LE6&L1 DEGLI klìUkìl
(Il doit, B. MiRAGLiA al dolt. T. Riboli a Torino),
Più vi sono leggi, più vi sono delitti.
S. Paolo.
Caro dottor Riboli
Non. ti aspettare dal titolo qui sopra espresso, che in
questo terza lettera io facessi delle lunghe discussioni. Mi
piace intrattenermi con te ricordando alcune idee che essere
potrebbero di pratica utilità.
Nei trattati di medicina legale , la sezione che riguarda la
freniatria è la meno soddisfacente, per non dire per lo più er-
ronea e funesta ; ciò che dà appicco di censura al magistrato
e più di tutto al P. ministero, che ignoranti affatto di scienze
naturali, si credono già esserne sapienti perchè sono stati col-
locati in quelle sedie coruli. Il vedere un P. ministero gridare
le sue perorazioni fulminee, trincerandosi dietro cataste di
libri, che finisce con non aprirli, è cosa molto dispiacevole.
Questo criminalista perpetuo, eh' è successo alla tortura (1),
in tutto vedendo colpa evitando di andare in cerca degli ele-
menti dell'innocenza, ingarbuglia la coscienza del giudice. Ed
ora specialmente il vedere l' accusatore pubblico chiamare in
soccorso periti opponenti ai periti della difesa, come se si fos-
se tra due litiganti d'interessi privati, è uno scandalo ripro-
vevole. Una palestra di lotte spesso incitate da simpatie o da
impari principi scientifici nell' aula della giustizia, ha dato di-
ritto al magistrato di non dar valore al parere medico, ed ap-
pigliarsi a quello che più si adatta alla propria inscienza di
materie mediche.
(1) Mìraglia. Prolusione al corso di medicina legale j 1875, pag.
6 e 8.
_ 20 —
Ma limitiamoci alle perizie di freniatria legale.
La legge ha sempre rimesso al criterio del magistrato di
misurare i gradi di colpabilità quando determina due limiti ,
cioè il minimo ed il massimo, nei gradi di pena. Ora il magi-
strato prendendo quasi sempre le circostanze attenuanti o ag-
gravanti dalle cose accidentali esterne e non dalla posizione
particolare dello stato interno del malfattore , scambia facil-
mente negli atti dei folli una caparbietà di soddisfare una ten-
denza incorrigibile, una emozione dolorosa, una idea fissa,
manifestazioni indomabili e continue di un cervello morbosa-
mente modificato, con la volontà libera determinata a delin-
quere.
I periti nel maggior numero non escono da questo er-
rore, perchè puntello invocato dell'uomo di legge o accusatore
pubblico, partendo da certi principi prestabiliti comuni, ai
quali il magistato facilmente è comodo di adattarsi perchè
senza alcuna fatica di lavoro mentale, conchiudono quello che
avevano ideato di ritrovare. Tutto questo rimonta ancora alla
istruzione del processo, imperocché ordinarimente gli istrut-
tori, ignari della natura delle facoltà umane, vanno come i
ciechi a tentone per rinvenire il movente delle azioni del delin-
quente. Le discussioni pubbhche è vero che correggono molti
errori, e le Corti di appello pure annullano molte di tali sen-
tenze, di cui l'erroneità può spiccare nella procedura dei giu-
dìzi; ma quando questa va secondo la legge nella quale si na-
sconde un errore di principii nel giudizio penale o civile , allo-
ra vien confermata una condanna aggravante o ingiusta; sic-
ché il malfattore può ritornare in società per seguitare a de-
linquere, ed un folle per continuare a disturbare la società e
la famiglia.
Vi sono certi casi di follia ragionante che sarà impossibile
riconoscersi dall'alienista pure più sperimentato, ove questi
non sa che il pazzo non avvertendo il proprio stato , cioè 1' er-
roneità dei suoi giudizii li crede normah. Quindi un folle mal-
fattore del quale il dehtto ha il movente nella concezione deli-
rante del suo cervello , dissimula e nasconde questa causa da
lui riconosciuta del suo misfatto, e fìnge un disordine delle
facoltà che gli rimangono sane; in somma un pazzo che dissi-
— si-
mula la sua follia e ne simula un'altra per rendersi incolpabile.
E per questo i periti ed il magistrato riconosciuta la simula-
zione si arrestano non curandosi di ulteriori indagini , e con-
dannano col solito convincimento morale un povero matto.
Questi casi sono meno rari di quel che si crede, e pare non
ancora avvertiti dagli alienisti.
Mi limito ad accennarne un esempio.
Ricordo che varii anni fa un tal G. R. fabbricante di botti ,
della Provincia di Terra di Lavoro, una notte scannò la propria
moglie , e fuggì fuori la casa mezzo nudo. Nel manicomio di
Aversa dove fu spedito in esperimento , con mio rapporto fu
dichiarato affetto di follia parziale con notabile debolezza delle
facoltà superiori sì per ingrata natura che per mancata educa-
zione, ma simulatore di lipemania ascetica con mutismo. La
Gran Corte Criminale di S. Maria di Capua di queir epoca lo
dichiarò folle e lo restituì in libertà. Alle sue stranezze i ra-
gazzi gli facevano le burle ; ed egli allora minaccioso spesso
diceva loro: « Non m'inquietate perchè vado a fare un'altra
volta il pazzo in Aversa », tanto era certo di aver saputo in-
gannare per quanto non si avvedeva del suo stato cronico di
demenza.
In quella causa celebre nella quale tu unito a me , al Bo-
naeossa di Torino , al Biffl di Milano e ad altri medici fosti pe-
rito, e su la quale causa poi la Corte di Appello dettò quella
splendida sentenza , di cui trascrissi un brano nella lettera
precedente (1), il P. Ministero del Tribunale, se te lo ricordi,
confuso ai nostri discorsi su la follia ragionante, mi si diresse
dicendomi, « prof. Miraglia, esaminatemi, perchè se io fossi
un folle ragionante , lascio la toga e mi presento al manico-
mio. » In verità a questa scappata poco seria di un P. Mini-
stero avrei potuto rispondere , che ciò sarebbe stato un fatto
di poter vedere dopo la causa; ma io tosto gli risposi, che con
siffatto modo di argomentare avrei potuto far sedere su quel-
lo scanno magistrale qualcuno di quei pazzi del manicomio
di Aversa , dai quali feci nel 1863 rappresentare con tanta
meraviglia nei teatri del Fondo e del Giardino d'inverno di Na-
{1)V. pag. 16 e 17,
»- 22 -=
poli e nel teatro reale di Caserta , il Bruto primo , il Timoleo-
ne ed il Saul d' Alfieri e commedie e farse ; e sarei certo che
quelli pure avrebbero dettato delle buone sentenze (1). Non
volli aggiungere che questo che diceva non era un paradosso ,
perchè allora , come ora ho curato e curo qualche folle ragio-
nante che veste la toga e scrive sentenze , e qualche altro di-
fende cause.
Tu sai, amico mio, la mia franchezza nelle perizie di fre-
niatria forense nel discutere il mio parere, che non mi è pia-
ciuto mai di avvolgere nelle generalità, perchè queste non con-
chiudono mai nulla , ma di sforzarmi di fare entrare nella
mente del giudice e del pubblico un concetto chiaro della follia
non come lo sente qualunque specie di volgo , ma come può
intendersi dalle erudite intelligenze e secondo la natura delle
facoltà umane ; facile mezzo per isvegliare un retto convinci-
mento morale in armonia di logici e persuasivi giudizii. Dis-
graziatamente le divergenze nel concetto vero della follia, come
più sopra ho ricordato, è la causa per cui il magistrato non ha
fede nei periti alienisti , se non quando questi si adattano alla
idea volgare della pazzia nella sua mente concepita e domi-
nante.
Qualche magistrato e specialmente alcuni del P, M. per
ripugnanza nel vedere battuti i loro concetti nelle conclusioni
con cui domandano la pena , vanno qui ventilando dichiarare
io sempre pazzi i delinquenti , malizia per preparare il convin-
cimento morale dei giudicanti a seguire la loro idea da cui non
sanno staccarsi. Anzi una volta nella Corte di Assise in una
causa grave di un omicida , che aveva avuto ed aveva in casa
cinque congiunti pazzi , il P. Ministero cominciò con leggere
ai giurati la pagina d' un mio lavoro (2) , nella quale io parlo
della istituzione dei giurati e delle loro sentenze non al raro
erronee e funeste.
Essi preoccupati da un convincimento tutto proprio , fìn-
gono di non sapere i varii miei pareri che dichiararono più de-
(1) Miraglia. La legge e la follia ragionante, pag. 104.
(2) Miraglia. Prolusione al corso di medicina legale, pag. 9.
»= 23 —
linquenti fìnti pazzi per cui vennero poi condannati, e moltis-
simi non folli.
Tra i famigerati malfattori condannati ai lavori forzati in
seguito di miei rapporti , che li dichiaravano simulatori della
pazzia, ricordo un tal Domenico M..., e poi un certo Asc.e., ed
ancora un tal Belt...Sui famosi Cipriano e Giona Lagala e com-
pagni , da me esaminati dopo la condanna di morte nel 1864
nel carcere di S. Maria Capua vetere, scrissi un parere che li
dichiarò ferocissimi e volgari malfattori, e che fu pubblicato in
un giornale politico (mi pare V Italia) che lo aveva riprodotto
dagli Annali frenopatici che io scriveva pel manicomio di
Aversa (1). , ^
Dalle mie ricerche statistiche pubblicate in questi Annali f4tK^^
rilevo che dal 1860 al 1867 , sopra 4288 alienati ( 2789 uomi-
ni e 1499 donne ) ne rinviai perchè non pazzi 44 ( 40 uomini
e 4 donne ).
Però debbo in verità dichiarare che in seguito di miei rap-
porti di follia la maggior parte dei delinquenti furono inviati
al manicomio, e tra questi un sergente 5arò..., ed un tenente
Rutèj famosi per idee fisse tendenti al regicidio; e quest'ultimo
specialmente che andava ritrovando i segni di una setta che
avevalo destinato ad uccidere il Re, il sospettoso Ferdinan-
do 2° Borbone. Il Rute morì demente dopo 25 anni di dimora
nel manicomio di Aversa. Ricordo di un matricida due volte
condannato a morte, e che in seguito di mia relazione poi la
giustizia ritenne alienato di mente.
Intanto tra quelli da me dichiarati matti e dal magistrato
condannati con pene minori, i più morirono subito o finirono
all'ospedale.
Però voglio ricordare un fatto, in soccorso del quale ven-
ne la morte ad impedire alla Corte di Assise di commettere
una grande ingiustizia, ed a dare una severa lezione al magi-
strato. Ecco in breve il fatto: Un prete, tal De Maria, uccise una
guardia di P. Sicurezza con un colpo di pistola nell* uscire dal
teatro S. Ferdinando, nel quale nel corso della rappresentazio-
ne aveva fatto qualche stranezza. Dopo alcuni esperimenti, il
(t) Annali frenop. itaL voi. 2, — 1864,
-- 24 —
magistrato scorgendo nel corso dell' istruzione campeggiare
l'idea d'essere il De Maria affetto di mania periodica^ chie-
se un mio speciale parere nel quale esposi, tenendo presenti
i precedenti dell'accusato e le mie osservazioni, essere questi
affetto di ricorrenti accessi di mania omicida. Malgrado ciò
la Sezione d'accusa, tentennando per due anni e mezzo, con
sentenza dei 21 gennaio 1867 finalmente rinviò l'incolpato alla
Corte di Assise per essere giudicato di omicidio volontario.
Ma questi dopo qualche giorno se ne morì nel delirio : elo-
quente risposta al magistrato, che dopo aver tenuto questo in-
felice per trenta mesi nella carcere , invece di farlo curare al
manicomio, si apparecchiava a mandarlo ai lavori forzati (1).
Vorrei qui dire qualche parola sulla mente di G. Passan-
nante che attentò alla preziosa vita del nostro Re Umberto I,
Compiuto il giudizio la giustizia ha fatto il suo corso , e se le
sue sillabe non si cancellano, sono però consegnate in pos-
sesso della storia pel giudizio dei venturi ; per lo che se io dico
ora un mio parere, lo è per solo scopo scientifico limitandomi
a qualche cenno, poiché se esponessi le svariate mie osser-
vazioni su l'istruzione di quel processo, su la perizia medica
e sul pubblico dibattimento, avrei molte ragioni di ritenere di
mente guasta il regicida. Ne parlo adunque come se fossero
già scorsi due secoli , e come se dicessi , e che già dissi altra
volta (2), di frate Giacomo Clemente l'assassino di Errico III.,
e di Ravaillac che uccise Errico IV.
L'avv. L. Tarantini intravide nel processo e negli scritti
del Passannante un dubbio sulla integrità di mente del suo
cliente. Il Procuratore generale e più il Presidente delle As-
sise studiarono con alacrità gli atti processuali interrogando
e scrutinando per qualche mese la mente dell' accusato, ciò
che sarebbe stato meglio se avesse fatto subito il medico
con lunghi esperimenti e non come fece alla sfuggita (3) ,
(1) V. Bollettino del manicomio Fleurent. Anno 3" pag. 57 e seg.
(2) Miraglia. L'istruzione e l'educazione e l'arte malvagia di fare
idioti e pazzi, 1873, pag. 13.
(3) Per riconoscere i folli ragionanti o d'azione, osserva Brierre de
Boismont { De la responsabilité dcs aliene, pag. 31. Paris 1863) ; fa
- 25 —
e ciò che diede luogo ad un giusto richiamo del deputato hi-
delli al Parlamento, forse per la inutilità delle lunghe inda-
gini di un Procuratore generale e di un Presidente di As-
sise perchè non tecnici; ed invocarono infine una perizia me-
dica, che dichiarò tanto sano di niente il regicida da far quasi
rasentare col genio la sua intelligenza , sebbene non istruita
né educata; e quindi colpevole per premeditazione. Il Procu-
ratore generale , la Corte e fino il difensore crederono coscien-
ziosamente acquietarsi a questo parere medico , e facendone
puntello alle loro argomentazioni, cercarono di ritrovare come
era nella perizia, il motivo che spinse il delinquente al più ter-
ribile tentativo criminoso nelle circostanze accidentali fuori
dell' individuo e non dentro un cervello stranamente organiz-
zato; e così vagarono nell'astratto per ritrovare quello presta-
bilito nella loro mente. Essi per questo naturalmente ritennero,
che la libertà sconfinata, come causa prima, armò la mano del
cuoco di Salvia ; sicché la requisitoria trasfusasi nella docile
difesa , ambo queste divenute perorazioni da Parlamento mo-
strarono qualche cosa da far credere di condannare nel capo
dell'assassino i sostenitori della libertà.
Nella perizia medica stessa spiccano gli elementi che mo-
strano strano di mente il Passannante ; ed infatti le conclusio-
ni sono contraddette dalle premesse. Intanto i periti nel pub-
blicare' questa loro relazione (1) sono lieti che il popolo batté
poi le mani alla condanna di morte dell'assassino, ciò che a
me pare di non essere in verità avvenuto. Se per popolo vi s' in-
tende la massa di menti volgari che si spaventa e s'indigna al
gran delitto, sta bene ; se poi si sentono le menti che non sono
volgo, poco importa che sieno minoranza, e del pari con ragio-
ne si spaventano, esse non s'indignano ma deplorano, e quindi
non la pensano come gl'illustri periti. In vero l'acuto sguardo
del Re, scampato al gran pericolo, mitigò il giudizio di menti
concitate, e fece di volontà propria rinchiudere nella cella da
matto il pericoloso malfattore. Il giudizio avrebbe fatto di uno
d^ uopo al più sperimentato di vivere con essi, osservarli giorno e notte,
e scrivere un giornale quotidiano delle loro parole e dei loro atti.
(1) Rivista sperimentale di Freniatria ecc., Anno V. pag. 1T3.
— 26 —
stolto un eroe, e la perizia dì un imbecille un genio; ma, ri-
peto, il figliuolo non degenera dell'immortale Vittorio con la
grazia al condannato spezzò per sempre in Italia la scure del
carnefice, che spesso nobilita l'assassino ed infama l'infelice.
Il prof. Lombroso, autorità importante, ha pubblicato (1).
lunghe osservazioni sul processo del Passannante, e con
chiare ed esplicite argomentazioni lo dimostra un mattoide.
Egli combatte la perizia medica con molta delicata gentilez-
za, che invano ritroverebbesi , come tu sai , nella mia ruvida
ma franca parola ; e poiché come i periti nel loro parere, egli
lascia alcuni aditi agli attacchi, che gli si potrebbero fare ,
atteso che malgrado rafforzasse i suoi concetti con molti e-
sempi di fatti analoghi , avrebbe dovuto più addentrarsi nelle
cause e motivi interni che furono le promesse dei giudizi er-
ronei del delinquente. Io non ritengo i mattoidi che per veri
pazzi cronici e che alle circostanze eccitatrici possono dive-
nire furiosi nel porre in esecuzione i loro concetti incorrigibili
incarnati nel loro cervello già per viziata natura o per mancata
o malvagia educazione stranamente organizzato ; perchè altri-
menti ammettendo i mezzo-pazzi si darebbe il motivo di far
ricorrere alla strana ed illogica risponsabilità parziale dei fol-
li; di cui le leggi han fatto tanto strazio, ma che ora pareli
nuovo codice italiano volersene sbarazzare.
Questi mattoidi possono restare inosservati o oggetti di
ridicolo o di ammirazione fino a che una circostanza fa scop-
piare come una bomba il loro cervello. Questi fatti costitui-
scono le follie epidemiche che non possono che aver termine
col finire di quei motivi che le rendono, per dir così, in un pa-
rasismo acuto. Trattai nel 1873 di queste epidemie che io chia-
mo pazzie artefatte (2) .
A chiarire il mio asserto mi piace trascrivere qualche bra-
no del suddetto mio lavoretto; dico a pag. 6: — « U istruzione
» e V educazione che hanno per oggetto l'esercizio regolare ed
(1) Giornale internazionale delle scienze mediche, Voi. I. pag.
177 e seg.
(2) Miraglia. L'istruzione e l'educazione e l'arte nalvagia di fare
idioti, e pazzi. XVIII leezion, ecc. Napoli 1873.
»= 27 —
» il perfezionamento delle facoltà secondo la natura delle loro
» particolari destinazioni, mal fatte fanno eunuche le docili in-
» telligenze dei giovani riempiendole di errori e di pregiudizii,
» Gli uomini cosi fatti ignoranti e storti di mente con faci-
» lità si fanatizzano e si prestano a divenire istrumenti perico-
» losi in mano ai furbi che gli fanno agire. » — E più appres-
so a pag. 12 : — « La foUia consiste nel pervertimento delle fa-
)) colta cerebrati, che qualunque cagione può produrre. Ora
» ogni volta che fassi entrare nello spirito idee false fino a
» renderne abituale la ripetizione per modificazione natural-
» mente avvenuta nel cervello, allora si è prodotto un folle ar-
» tificiale ». Ed in seguito a pag. 14: — « Una massa cosi fa-
» Ratizzata di superstizioni di ogni genere commossa alla più
» opportuna occasione diventa veramente furiosa quando un
» furbo o un pazzo analogo si lancia a gridarla nella più mise-
» randa catastrofe. Diventano allora pazzìe epidemiclie prepa-
» rate dalla invertita educazione, e che si ripetono nei Nichili-
» sti di Russia, nei Mormoni e nei Metodisti di America, negli
» incendiarli di Normardia del 1830 ; ed ora in quelli della Co-
» mune di Parigi e dei Santa-Crux di Spagna.... N'è esempio
» come abbiam detto, la Comune di Parigi, poiché otto pazzi
» n'ebbero tra gli altri la guida, pazzi per lo più usciti dai ma-
» nicomii e che vengono enumerati da Laborle ( Les hommes
» de V insurrection de Paris devant la Psy oologie, 1872).» —
Il Lombroso ne ha trascritto ora i nomi nelle sue citate osser-
vazioni.
A me pare che nella perizia medica non v' è chiaro il con-
cetto che i dotti medici si han fatto del senso morale, che con-
fondono con la libertà morole (1); ed evvi una certa confusione
sulla natura delle diverse classi delle facoltà. In vero, per es.j,
dicono sane le facoltà affettive perchè il delinquente ha mo-
strato sempre affetto pei genitori e gli amici; che il sentimento
del dovere è in lui sviluppatissimo ; che ha normale \ istinto
della conservazione perchè beve e mangia moderatamente ;
che interrogato se è pazzo egli conferma di non esserlo ; che
la ideazione è retta, precisa e rapida, e le percezioni normali:
(1) V, pag. 6 e seg.
— 28 —
che le sensazioni si mostrano senza alcuna alterazione : che i
diametri e le circonferenze del cranio nulla presentano di
anormale , e tante altre generalità ; per poi conchiudere non
presentare il Passannante alcun segno né di lipemania, ne di
allucinazioni , ne di qualunque altra forma di pazzia. Questa
rapida ed ardita concliiusione ha fatto sfuggire alla mente de-
gli egregi periti , che malgrado la sentenza d' Esquirol che ri-
pone uno dei caratteri essenziali della follia nei disordini della
sensibilità , fenomeno troppo generale e vago , si può essere
folle senza questo sintomo e viceversa il pervertimento della
sensibilità può presentarsi nel più alto grado senza che si fos-
se pazzo (1); come si può essere folle negli atti ed integro nelle
ideazioni e percezioni. Inoltre il sentimento del dovere e lo
istinto della conserrazione sono astrazioni sì generali che non
dicono nulla , ove non si volessero considerare quali perso-
naggi che vanno passeggiando nel cervello. Il primo non è uno
ma varii di diverso carattere secondo i varn sentimenti nei
quali questi hanno l'origine: così del pari è da dirsi degli istinti
che sono pure varii e di diverso carattere e tutti tendenti alla
conservazione. Col concetto dei periti come si concilierebbe
uno sviluppatissimo dovere di rispettare i genitori con la man-
canza di dovere di non uccidere, e per cui si uccide? e l'istinto
4i conservarsi perchè si mangia e beve , con la mancanza in-
sieme dell'istinto della conservazione per cui l'individuo cerca
di farsi uccidere?
Due sentenze poi non possono mandarsi buona nella pe-
rizia , perchè non so come medici distinti alienisti potessero
rinnegare le loro osservazioni fatte nella pratica dei manicomi,
e dei quali sono noti i retti criterii che ne cavarono. Dissi in-
nanzi che le conseguenze tratte dalle premesse stabilite nella
perizia contraddicono queste ultime. Così gl'illustri periti di-,
cono che nel Passannante fin dalla età di 17 anni un' idea uto-
pistica infrenabile lo trascinava alla ricerca di avvenimenti e
mutamenti politici, per beneficare della libertà il popolo; e che
una delle ragioni deha integrità mentale di lui essi" la ripon-
gono nell'affermazione che quegli faceva di non essere pazzo.
(1) Miraglia, Traltato di Frenologia, voi. 2", pag. 72,
— 29 —
Ma perchè questi illustri medici cotanto pratici dei pazzi vo-
gliono che loro si ricordasse pure dai non pratici ma logici ,
che una idea utopistica dominante la mente per tanti anni e
divenuta incorrigibile ad cgni più persuasivo ragionamento di-
venta fissa; ciò che costituisce il monomaniaco ?
Queste brevissime considerazioni su la mente del Passan-
nante mi guidano a riassumere alcune mie osservazioni su di
un matto che si destò, o meglio esplose in atti violenti in udire
l'avvenimento dell'attentato del 17 novembre 1878; sicché se
questi si fosse in quel dì ritrovato in Napoli avrebbe certo pro-
mosso qualche tumulto. Quindi arrestato venne imputato di
cospirazione ad oggetto di cangiare la forma del governo.
Nella mente di questo matto si trovano molte idee utopi-
stiche coincidenti a quelle del Passannante , e che io qual re-
latore della perizia medico-legale ritenni prodotto di cervello
guasto, per cui il magistrato lo mandò al manicomio.
La relazione per intero che io lessi nella tornata di giugno
di questo anno nella R. Accademia medico-chirurgica, è pub-
blicata già negli atti. Eccone alcuni brani: —
» Nella sera del 18 novembre in Procida , mentre alcune
guardie carcerarie di quel bagno penale trattenevansi in una
bettola e deploravano l'attentato contro la vita del Re d'Italia
Umberto I. del giorno precedente in Napoli , una di esse Do-
menico Ferrara alzossi e con impeto ed audacia approvò l'at-
tentato e gridò: « essere i ministri una setta, l'Italia un pro-
stibolo ed il Re un tenente prostibolo.» Arrestato, alla presen-
za di tutti si dichiarò di fede repubblicana, e vantavasi di aver
promossa in Avellino una rivoluzione a novembre 1874 e quel-
la del 1878.
» Avendo nella sala di] disciplina saputo che era stato
messo a procedimento penale gridò: — Viva il Crocifìsso: nes-
suno è cattohco se non è repubbhcano; evviva la repubblica;
è inutile saperlo dai testimoni, lo dico io ».
Nel 1° interrogatorio innanzi al Pretore di Procida disse
che « l'attentato alla vita di Guglielmo e Bismarc in Prussia e
del Re Alfonso in Ispagna era stato , a suo avviso , V opera dei
preti; e negò di avere approvato l' attentato contro il Re Um-
berto , perchè sapeva essere in un governo costituzionale il
— 30 —
Re un nulla , e che il male viene dai governanti , sebbene egli
come repubblicano avesse interesse di cambiare la forma del
governo. » E disse che « se nel giorno dell'attentato si fosse
trovato in Napoli avrebbe fatto la rivoluzione, perchè i napoli-
tani non sanno far nulla.
In tutte le sue carte scriveva V. R. (cioè viva la repub-
blica) Ed era ardente di fare pubblicare un suo scritto politico-
ascetico nella Civiltà cattolica.
Per gli anni 1868, 69 e 70 fu soldato. Entrò poi tra le guar-
die di Pubblica Sicurezza; e nel novembre del 1874 in Avellino
mentre desinava in caserma coi compagni , disse loro che sa-
rebbe uscito fuori in piazza a gridare Viva la repubblica; ed in
fatti vi andò e con la daga sfoderata ed il revolver impugnato
gridò viva la Repubblica , e vi aggiunse Francesco II. Fu rite-
nuto folle e rimandato da quel servizio.
Dopo fu ammesso tra le guardie carcerarie al bagno pe-
nale di Procida.
Onde vedere la coincidenza delle idee dominanti la mente
del Passannante e quella del Ferrara è importante trascrivere
alcune risposte di quest'ultimo che diede alle nostre domande,
e di notare le agitazioni che mostrava nel sentire contraddetti
i suoi principii politici : — ■
» D. Perchè vi trovate in carcere ?
» R. Per imputazione politica: io sono di principii repub-
blicani , com* è tutta la mia famiglia , la quale ha dato tutto
quello che possedeva per la rivoluzione che ha riunita l' Italia
in un regno costituzionale; e poi per compenso si è ottenuto
la miseria. Il popolo paga e sostiene lo Stato, e questo impin-
gua a spese nostre. Né il gridare contro questo Governo è un
reato: ho fatto il mio dovere.
» D. Intanto cercavate impieghi; e foste impiegato di que-
sto governo
» R. Ho fatto prima il soldato ; e poi per vivere fui guar-
dia di Polizia. Io fin d'allora andava trovando una setta repub-
blicana che fosse non atea; ma nessuno voleva sentirmi per-
chè tenevanmi per clericale e reazionario ; giunsi fino a gri-
dare per promuovere la rivoluzione; ma trattenuto e ritenuto
per pazzo fui mandato via dal corpo della Pubblica Sicurezza,
_ 31 —
» D. Che intendete per repubblica non atea ?
» R. Una repubblica cristiana cattolica romana. Cristo
era repubblicano, quindi non vi può essere repubblica univer-
sale senza che il Papa, ch'è vicario di Cristo, non ne sia il capo.
» D. Ma i tempi mutano. In vero Cristo camminava scal-
zo, e poi il papa si disse re dei re.
» R. Lo sia, cioè capo della repubblica, e noi tutti sotto-
messi a lui.
» D. È vero che approvaste l'orribile attentato al Re men-
tre vi trattenevate coi compagni in una bettola a Procida, e che
uscito fuori la porta gridaste parole sediziose ?
» R. Io non ho^odio verso Umberto L ; anzi riprovai l' at-
tentato , perchè il Re deve dare le sue dimissioni al parlamen-
to. Se mi fossi trovato in Napoli in quel giorno , avrei fatto la
rivoluzione come la feci in Avellino.
» Z). Che intendete con quella fotogrfia che vi ritrae vesti-
to di guardia carceraria con un crocifìsso nella mano sinistra
alzata, e la da^a sguainata nella destra; e quelle parole mezzo
latine che vi sono sotto ?
» R. Lo stato senza la chiesa non è che un imbroglio, una
cuccagna. La chiesa è forte, invincibile come Cristo. Le paro-
le che vi sono fotografate sotto indicano questo che ho detto.
Io parlo e scrivo il latino, il francese, il greco, e tutte le altre
lingue.
» D. Diteci qualche proposizione greca.
» R. Qualunque lingua mi si affaccia nella mente la inten-
do; ma neir esprimerla esce poi in latino o in italiano (e ad
esempio disse delle parole italiane latinizsate o delle fran-
cesi ed a modo barocco. )
» Alle nostre opposizioni ai suoi principii religiosi e re-
pubblicani cominciò il Ferrara ad irritarsi , e poi impallidì e
pianse con lagrime dirottissime, sicché fu d'uopo farlo riti-
rare (1).
» Intanto in altra delle nostre visite ci parlò delle sue vi-
(1] Il Passannante nel pubblico dibattimento, perchè non permes°>
sogli di svolgere le sue idee utopsitichef si agitò e pianse.
~ 32 —
sioni, delle voci che ascolta, dell'odore di cadavere che av-
verte, e delle cose nuove che sente col tatto ; e domandato se
avverte sensazioni diverse nel gustare i cibi , disse di averle
regolari.
» D. Siete molto giuocatore del lotto ?
» i?. No; ma dal mio capo escono numeri certi, suggeri-
timi da spiriti ai quali ho fede.
^> D. E la cabala che possedevate ?
» R. Quello studio per me mi ha fatto apprendere la mate-
matica, senza della quale non sì può essere né cristiano né
repubblicano.
» E qui fece lunghe dimostrazioni della verità della sua
repubblica cristiana universale ; e che venuta questa finirà la
miseria ed i furfanti che succhiano il sangue del popolo.
» D. Ma questo governo repubblicano come lo volete voi ,
pare che sta nella vostra immaginazione.
» R. Per ora, si... Anzi mi hanno preso per pazzo.
» D. Ma a voi pare di esserlo ?
» R, Tutte le cose che veggo sono cose da fare uscire paz-
zo. Ma io non lo sono (1).
» D. Ma tutto quel chiasso che avete fatto nell' invocare
una repubblica cristiana cattolica romana o é pazzia o è reato.
» R. Non è né l'una né l'altro, perché non mi sento pazzo,
né le mie azioni , né i miei discorsi offendono alcuno ; anzi io
voglio il bene di tutti, sebbene m'irritassero le parole dolci dei
birbanti ladri, e le ferocie degli assassini.
» Da questa rapida esposizione degli atti e dei discorsi
dell'imputato ognuno può giudicarne la mente. Le circostanze
della rivoluzione, e la facile condiscendenza alle credenze e
-superstizioni religiose fecondate nella sua mente dagli amici
monaci, e certe idee utopistiche di repubbalica, che lo domi-
nano per andare in traccia di una setta repubblicana a suo
modo, lo resero entusiasta ed ostinato a volere una repubblica
secondo le sue idee fìsse , cioè repubblica cristiana cattolica
(1) Il Passannante dichiarò solennemente ai medici di non esser
pazzo.
— 33 —
romana. Le utopie divenute invincibili sono per lo più la ma-
nifestazione d'una follia parziale, della quale è assolutamente
affetto il Ferrara.
» Il sentimento morale che in lui si limita a desiderare il
bene di tutti non coadiuvato delle facoltà superiori perchè po-
co sviluppate per potersi svolgere una sufficiente libertà mo-
rale, si dimostra molto disordinato, con produrre strana idea
del giusto e dell'ingiusto , sicché mentre vuole il bene di tutti,
vede in tutti malvagità e delitti; e le allucinazioni, che gli pre-
sentano tutto nero e triste, sostengono nella sua mente come
cosa reale tutto quello che si svolge nel suo cervello guasto ;
e queste creazioni fantastiche sono le false premesse dei suoi
giudizii strani ed incoerenti.
» Una delle prove più costanti della follia dell'imputato
si è di credersi sano di mente. La pazzia consistendo sempre
nel non avvedersi del proprio stato, l'individuo che n'è affetto,
crede reale e normale ogni prodotto psichico del suo cervello;
sicché se potesse aver coscienza dell' erroneità delle sue idee
e dei- suoi impulsi ed emozioni esagerate, allora egli sarebbe
nella integrità della ragione; e noi saremmo nel caso di sfidare
chiunque, cioè che andasse ad osservare i pazzi nel manico-
mio, perchè saremmo certi che non ne troverebbe uno che gli
affermasse di essere pazzo.
)) Abbiamo detto di sopra (1) clie certe forme della testa
cioè di predominii avanzati di alcune partì del cervello su le
altre, dispongono, date alcune circostanze, ad analoghe e spe-
ciali forme di pazzia; sicché queste ben dopo lungo tempo di es-
sersi mantenute con idee fisse ed indomabili si mostrano pare
accompagnate da fenomeni di esiti patologici della sostaza gri-
gia cerebrale. Ancora il Ferrara non è giunto a questo ultimo
stadio sebbene da molto tempo sia nello stato di alienazione
mentale che si presenta col disordine di facoltà affettive e per-
cettive che lo rende facile agii impeti ed alla smania ostinata
di manifestare con certi suoi ragionamenti le strane sue idee
fisse contradditorie; e poiché le crede reali sarebbe egli facile
ad atti del pari strani e pericolosi.
(1) V. il citato Resoconto della R. Accademia medico-chirurgicao
3
— 34 —
» Queste pazzie ordinariamente preparate da invertita edu-
cazione nei predispoti, e da fanatismo religioso e di libertà in-
tese da un corrotto sentimento morale, alla prima occasione
sogliono divenire epidemiche, e causa di tremende catastrofi.
» Esaminati adunque tutt'i ragionamenti e gli atti del Fer-
rara fin da più anni notati nel processo , e confrontati coi di
scorsi attuali nei quali predominano incorrigibili certe idee
fìsse ed emozioni dolorose secondate anzi da una sconvolta
ragione, e tutto in analogia dei predominii organici che offro-
no negli indizii anatomici del suo cranio , ritroviamo , che il
suo cervello si è ora stranamente organizzato in modo di non
solo rispondere male all'eccitazioni esterne, ma da creare con-
cetti psichici in controsenso di quanto avviene fuori di lui.
Quindi le allucinazioni , le tendenze impulsive , le sensazioni
male percepite, un senso morale esagerato e travolto sono dei
suoi ragionamenti le premesse, sebbene false, di logiche con-
seguenze false del pari.
» Giudicando egli con le facoltà superiori riflessive, già
debolissime in lui, su tali impressioni che loro presentano le
facoltà affettive pervertite, la libertà morale a cui si lega il po-
tere di sciogliere e di volere non può restare fuori le leggi di
accogliere le impressioni come le sente , sicché avvertendo il
male come bene, lo sceglie ed allora opera in conseguenza e
naturalmente con soddisfazione di una coscienza che in tale
circostanza non può essere che fittizia.
» L'incertezza, il dubbio, il sospetto, il veder tutto nero,
il volere il bene di tutti mentre calunnia tutti quelli che pos-
sono essere un poco al disopra di lui, le allucinazioni con per-
vertimenti sensorii, un ascetismo religioso a suo modo e nel
quale avvolge idee repubblicane sorte incoerenti dal suo cer-
vello materialmente travolto , danno ragione di una forma di
lipemania complicata ad esaltazioni ascetiche e ad incoerenze
maniache, per cui può rendersi quest'uomo pericoloso da po-
tersi spingere alla soddisfazione dei suoi delirii ad ogni occa-
sione o circostanza che potesse vieppiù esaltarlo.
» I fatti precedenti raccolti nel processo giudicati già feno-
meni dì mente alterata, e le ragioni da noi qui accennate, su
gli atti del Ferrara, oltre al germe gentilizio avendo egli avuto
— 35 —
un fratello matto ed il genitore ubbriacone paralitico e demente,
ci hanno fatto escludere ogni minimo sospetto di simulazione
nell'imputato.
» Riteniamo quindi Domenico Ferrara affetto dell'aliena-
zione descritta e non risponsabile delle sue azioni incriminate;
e poiché tal forma di follia ragionante può essere pericolosa
per gl'individui e la società, nelle circostanze attuali di ecci-
tamenti politici, bisogna che quest'uomo sia per qualche tem-
po trattenuto e curato in un manicomio. — Nap. 9 maggio 1879.
» In seguito di questo rapporto , è stato pronunziata or-
dinanza di non esser luogo a procedimente penale , per cau-
sa di follia; ed è stato disposto di custodirsi il Ferrara nel
manicomio (1). »
Dopo tutto questo che ho detto può legittimamente con-
chiudersi che invece di affastellar leggi sopra leggi per puni-
re i delitti , perchè sono buone e sufficienti quelle che esi-
stono , è d'uopo ritrovar mezzi a prevenirli , ciò che non si ot-
terrà mai ove l'istruzione e l'educazione non sieno fondate sui
principii che la natura ha assegnato allo svolgimeto ed eserci-
zio delle facoltà cerebrali ; e cosi guidarle allo scopo cui sono
state destinate. Le pene che hanno lo scopo di emendare e cor-
reggere, non emenderanno né correggeranno mai colui che ca-
duto nel delitto non presenta elementi di essere stato istruito
ed educato relativamente alla sua natura. La civiltà domanda
il suo perfezionamento assai più dai mezzi retti ad educare ed
istruire che dalle leggi punitrici ; essa non vuol perdere un
suo individuo che ha deviato nel fallo, e lo reclama dalle pene
emendato e corretto e non malvaggio ed avvilito come per lo
più ora avviene. L'istruzione e l'educazione adunque ben rette
e guidate a perfezionare lo spirito ed il cuore dell'uomo sono
il vero argine all'accrescimento di leggi che crudamente puni-
trici inferociscono i costumi , ed al ripetersi delle colpe a dei
delitti.
Napoli 5 agosto 1879
Dot. B. MIRAGLIA.
Questa lettera é stata letta nella tornata dei ó4 agosto 4819 della Reale
Accademia medico-chirrurgica di Napoli, ed inserita nel Voi. del Resoconto
dello stesso anno.
(1) Resoconto della R. Accademia med.-chir. T. XXXIIL— 1879.
DELLA DÌREZiOl A DARSI AGLI STUDI DELLA MEDICIM LEGALE
Prolusione al corso di Medicina Legale, pronunziata neir Ateneo dell'Associazione
degli Scieziati, Letterati ed Artisti, a 10 novembre 1874.
Il difficile ed onorevole incarico che da questo nascente
Ateneo ci viene assegnato di dettare un corso di medicina
legale a giovani provetti nelle discipline della giurisprudenza
e delle leggi, lungi di renderci trepidanti per le nostre deboli
forze, ci fa animosi quando ci vediamo sorretti in mezzo a
tanti professori onore e lustro della nostra magistratura e
del nostro Foro.
Non intendiamo qui fare la storia della medicina legale
quando essa ha veramente cominciato ad esistere verso la
fine del secolo scorso, e cioè quando consideriamo che se
essa in generale è antica quanto le leggi che sono antichis-
sime, il suo esercizio giurìdico non è che un'epoca troppo
recente. In vero gli ebrei, i greci, i romani, per non citare
le altre nazioni , nell' amministrazione della giustizia nelle
questioni che avevano bisogno di essere rischiarate dai lumi
delle scienze naturali, invocavano il parere dei medici i quali
in fine in ninna istruzione dei rapporti della legge colla me-
dicina essendo versati , non esistendone alcuna istituzione
speciale, per nulla a quelle essere potevano di soccorso.
La proprietà, i diritti, la vita, l'onore dei cittadini sono
stati sempre lo scopo della tutela della giurisprudenza e del-
le leggi. Or chi non vede che essendo quelli qualità o attri-
buti ed insieme emanazioni delle facoltà umane, la giurispru-
denza ed il legislatore han bisogno dei lumi di speciali dot-
trine che spiegano la natura e le origini dei doveri, delle vir-
tù e dei vizi e delle colpe, e quindi del valore della ragio-
ne umana dalla quale emana la volontà più o meno libera
nella determinazione dei suoi atti.
— 37 —
La giurisprudenza e la legislazione, emanazione naturale
della ragione umana quando l' uomo nasce con facoltà di cui
l'esercizio ed il risultato sono la famiglia e la società, non
possono divenire tutrici di queste ultime se non si legano
strettamente in rapporto tra loro per esserne illuminate con
quelle dottrine che spiegano la natura e la organizzazione
umana in cui hanno origine tutte quelle forze per cui le fa-
coltà dell'individuo, della famiglia, della società, si svolgono
e tendono al progresso indefinito. Gli ostacoli che a questo
svolgimento normale, e naturale progresso incessantemente
si oppongono sono nella natura stessa dell'uomo, perchè
troppo le sue facoltà sottoposte alle condizioni della sua or-
ganizzazione, ne seguono talmente l' influenza fino a divenir-
ne vittima.
Or la giuriprudenza e la legislazione tutrici che impon-
gono r uso retto delle facoltà umane, temperandone e con-
dannandone l'abuso, non possono che nella medicina che
abbraccia le scienze fìsiche e naturali , per cui può dar ra-
gione dell esercizio normale , vizioso o anormale degli atti
umani, ritrovare lumi e valore.
I rapporti adunque tra la medicina in tutt'i suoi rami più
estesi e la giurisprudenza e la legislazione costituiscono la
medicina legale. Ed in ciò si comprende come la medicina
applicata nei varii suoi rami e precetti alla composizione del-
le leggi ne rischiara la interpetrazione ed i concetti nel valu-
tare i gradi delle determinazioni negli atti umani, ne rende
equa e temperata l'applicazione nella quale consiste la giu-
stizia.
L'amministrazione della giustizia eh' è il pratico uso del-
le leggi ha dunque bisogno del lume maggiore della mg,dicina.
Così che si scorge quanto il magistrato, il giurisperito, l'av-
vocato han bisogno della conoscenza sia pure generale della
medicina legale onde potere apprezzare e valutare il parere
dei periti medici non solo negli effetti materiali e morali del-
le colpe dei delinquenti, e dei gradi di colpabilità, non^che
nel considerare la capacità od incapacità dell' esercizio dei
diritti di uomo e di cittadino, ma ampiamente nelle quistioni
di diretto e della composizione delle leggi.
— 38 —
È massima conosciuta che il progresso del benessere
della società è indicato dal miglioramento sempre progres-
sivo delle scienze naturali e fìsiche e quindi della medicina
in soccorso dell' avanzamento delle dottrine legislative ; ciò
che rende importante lo studio della medicina legale.
Non solo ai medici, ai quali non debbono essere ignoti
i princìpii di diritto e delle leggi, è indispensabile una estesa
conoscenza della medicina legale; ma ancora il legislatore,
il giurisperito, il giudice debbono di questa essere sufficien-
temente istrutti per l'esatto ed integro esercizio della giustizia.
E poiché questi ultimi comunque credessero estese le loro
cognizioni non potendo avere la pratica e gli studii di spe-
ciali scienze naturali e mediche, non possono da loro stes-
si senza ricorrere agli esperti, decidere le difficili questioni
medico-legali.
Applicando adunque la medicina alle leggi per la com-
piuta amministrazione della giustizia, viene la utilità di que-
sta unione dagli uomini valutata nella giurisprudenza civile
e specialmente nella criminale. In vero nel civile la medicina
legale fa che sìeno conservati^ i beni, le qualità, i titoli; nel
criminale dà la sicura garanzia della vita , della proprietà ,
e dell'onore ingiustamente compromessi.
Da ciò parrebbe che l'importanza maggiore degli studii
della medicina legale stasse in dividerla in civile ed in cri-
minale, come in fatti così divisa questa materia han trattata
e continuano a trattare gli autori. Ciò secondo noi riguarde-
rebbe la sola parte che si versa su la composizione dei rap-
porti dei periti ; ma non la direzione che questi studii richie-
dono, imperocché i principii che informano la medicina legale
non sono riposti nei principii di giurisprudenza o di diritto
civile da una parte , e dall' altra in quelli di giurisprudenza
e diritto criminale; ma nei rapporti di tutt'i rami della me-
dicina e di ogni scienza naturale con l'unità dei principii di
quelle dottrine nella loro pratica applicazione nell'esercizio
della giustizia.
U progresso delle scienze mediche e naturali ha molto
influito su le istituzioni legislative, per le quali immensi sono
stati i bencficii che ne ha avuto la umanità. Basterebbe a
»- 39 «
confermarlo il solo notare l'abolizione della tortura, che fino
al termine del secolo possato ha fatto le veci dei testimonìi (1).
In fatti tanto benefica abolizione, che ha estinto per sempre
la tirannia che piegava con gli strazii inauditi la ragione al
suicidio, è stata compiuta quando la scienza della natura uma-
na ha fatto conoscere, che la ragione più limpida e ferma
poiché emanazione di una fragile , sebbene splendida e mi-
rabile organizzazione uscita dalle eterne leggi del Creatore,
non può che soccombere agli atroci spasimi di questa orga-
nizzazione franta e lacerata.
Grandi ed incalcolabili beneficii sono stati adunque, spe-
cialmente nella legislazione criminale, la concessione di un
difensore agli accusati, l'ammessione dei testimoni a disca-
rico, la necessità di pruove positive, i dibattimenti pubblici,
l'applicazione delle leggi penali confidata a giudici civili in
considerazione che un criminalista perpetuo è un misantro-
po che in tutto vede colpa senza sapere trovare l' innocenza,
ed infine la sublime istituzione dei giurati.
Ma tutte queste benefiche istituzioni vengono arrestate,
travolte, producenti un fine contrario alla loro destinazione,
quando la direzione degli studii delle dottrine che debbono
produrle, svolgerle ed applicarle è invertita; così che la for-
mazione di leggi, e l'applicazione di esse sono sovente av-
volte nelle tenebre di funesti errori; e colui che viene chia-
mato a giudicare sul valore delle azioni umane, privo di quel-
le conoscenze per cui si apprende lo stato di mente dell'uo-
mo nel determinarsi a delinquere e della capacità o incapa-
cità nell'esercizio dei suoi diritti, trascina la legge a legaliz-
zare le più atroci ed irreparabili ingiustizie.
Limitandoci a due esempii che dimostrano che il male
che può prodursi dall' applicazione di queste utili e benefiche
istituzioni incomplete ed invertite perchè sottratte air impero
di speciali nozioni, è maggiore di quello prodotto dalla tor-
tura imperante su l'applicazione delle leggi; è utile di ac-
cennare quache cosa su l' istruzione delle cause criminali ,
e sui giudizii dei giurati.
(1] Montesquieu, Esprit des loìs, 7, 3; p. 239.
^ 40 —
Il compito del giudice incaricato della istruzione delle
cause correzionali e criminali è della più alta importanza non
solo per le difficoltà che s'incontrano nel raccogliere 1 fatti
che debbono condurre alla scoverta della verità , ma per lo
spirito d'induzione e per le varie conoscenze delle scienze na-
turali e mediche di cui esso debbe essere provvisto , senza
delle quali doti non si giunge alla ricerca di quegli elementi
pei quali la ragione possa calcolare il valore ed i gradi delle
determinazioni agli atti criminosi, e dei loro materiali effetti a
danno della fortuna, dei diritti della vita e dell' onore dei citta-
dini. Così che per tali conoscenze raggiunto il vero, diviene
giustizia l'applicazione delle leggi.
Ma sventuratamente l'istruzione dei processi è abbando-
nata a giudici che, se dotti nella teoria delle leggi, sono per-,
rettamente ignari di quelle dottrine fìsiche e naturali che sole
possono dar ragione della natura delle azioni e del come inda-
garle in mezzo alle condizioni che possono renderle più o
meno esagerate ; dottrine tanto più indispensabili pel giudice
che istruisce perchè fìssa le basi delle pruove specialmente
neir esame che raccoglie gli elementi di fatto ; così che , per
es., a che starebbe questo giudice presente ad una autopsia
cadaverica se non conoscesse almeno in generale la struttura
del corpo umano e le funzioni degli organi per comprenderne
lo stato ed il valore? Un giudice a cui la legge rimette l'esame
dello stato delle facoltà mentali di un uomo, senza che questo
giudice nulla conoscesse delle difficili malattie della mente , è
qualche cosa più che deplorabile. Queste conoscenze sono del
pari indispensabili pei giudici che sentenziano e per quelli che
applicano la legge. Senza dì questi criterii fondati su di una
opportuna nozione delle scienze naturali per le indagini nel
ritrovare la verità , e di quei precetti filosofici per cui una lo-
gica induzione è guida alla ricerca dei rapporti tra le cause e
gli effetti, e da questi argomentar quelle , i giudici istruttori
accumulano informazioni sopra informazioni , sin che il caso ,
la fermentazione di discorsi indiscreti e dei rumori popolari ,
e l'odio codardo di alcuni nemici, fan sorgere dei testimoni o
perversi, o limitati, o male istruiti i quali depongono ciò che
non hanno mai nò veduto nò inteso , e che ammassano tene-
»_ 41 — - ■ ■'
bre funeste pel fatto che si esamina; sorgente tutto ciò di giu-
dizìi erronei, per cui l'innocenza calunniata, il malvagio trion-
fante ; e per questo le leggi e la giustìzia divenute zimbello e
docile manubrio dei tristi. Ecco come la frequente riforma
delle leggi ed i mutamenti tanto continui di tutto quello che
tende al miglioramento della società , e fino i tumulti , i mal-
contenti e le rivoluzioni non sono che l' espressione di un bi-
sogno e delle aspirazioni della umanità alla ricerca della giu-
stizia.
Errori tanto gravi nella istruzione dei processi penali ,
s ono le origini degli scandali che si avverano nei dibattimenti
pubblici, e per cui si rivolta la pubblica coscienza , e tanto più
quando si vede che l' accusatore diventa , o per abitudini o per
ignoranza, un partito ed accanito vendicatore volendo ad ogni
costo vedere la colpa neh' accusato cercando di distruggere
ogni traccia che potrebbe render palese l' innocenza. Questi
procuratori generali sognatori di colpe e di delitti e di pene ,
eredità mascherata ed inconscia della tortura , così fatti per
travolgere il convincimento morale dei giudici, e la maldiretta
istruzione der processo , sono la causa vera delle ingiustizie
fatte all'ombra delle leggi.
La procedure adunque nella istruzione delle cause civili e
penali ha bisogno di grandi e radicali riforme , come nei giu-
dici che ne sono incaricati è indispensabile la conoscenza di
quelle dottrine fìsiche e naturali che spiegano la ragione delle
azioni umane, su le quali deve poi cadere il giudizio del magi-
strato. L'abolizione già ventilata dei procuratori generali, su-
perfetazioni che ingarbugliano il corso ponderato ed inviolato
della giustizia , detti stoicamente accusatori pubblici , uomini
della legge, sarebbe una necessità giuridica, un progresso del-
la giurisprudenza nella tutela dell' innocenza e nell' applica-
zione delle leggi.
Intanto a correggere gli errori che si scorgono , ma che
non si sanno ovviare^ perchè se ne ignorano le origini nella
istituzione dei giudici istruttori e dei pubblici ministeri, si ri-
corse prima alla formazione dei tribunah che giudicassero ed
insieme applicassero la legge. Ma con questi elementi della
prima istruzione , e di un pubblico dibattimento che spesso
-> fi\ -l'fc^V -
— 42 —
non diventa che una ripetizione della prima col soprassello
del pungolo iroso del pubblico accusatore , i giudicanti , tra-
sformati così in personalità battagliere perchè modificati nelle
loro tendenze rafforzate da un convincimento morale, naturai
conseguenza del carattere di queste ultime ed imposto dalla
legge , han dato per lo più sentenze ingiuste , delle quali il
gran numero provano col loro annullamento e rinvio le Corti
di Appello e di Cassazione , ove qcieste riescono a sbarazzarsi
degli stessi errori. Guardandosi agli effetti e trascurando le
cause, si è creduto modificare la procedura, senza andare al-
l'esame di principii, onde ravvisare se in questi erano ascose
le cagioni di tanti errori funesti. Si è ricorso quindi alla isti-
tuzione dei giurati, i quali guidati dagli stessi principii erronei
di diritto e di legge , non possono raggiungere lo scopo retto
ed intero dell'amministrazione della giustizia, imperocché non
essendo essi chiamati che per decidere se l'accusato è o non
è colpevole del delitto che gli viene imputato così che essi soli
giudicano e secondo il solito convincimento morale , non pos-
sono con questa duplice latitudine che fare molto bene sì , ma
molto più male. Quando per la mancanza di certe cognizioni
non si è atto a valutare i gradi di colpabilità che rispondendo
con un si o no, che non sono che la manifestazione dell'impo-
sto convincimento morale il quale è la pura espressione della
propria intelligenza, che può essere ben limitata ed incolta , il
giurato allora giudica all' impulso di una emozione eccitata
nelle sue tendenze , e non alla guida della ragione induttiva
sola calcolatrice nel ravvisare la verità; ed il magistrato chia-
mato solo a formolar quistioni , e così obbligato a piegare il
proprio convincimento forse in costui più retto perchè figlio di
una intelligenza istruita ed esperimentata , al convincimento
che nei giurati è effetto più dell'emozione che della ragione
educata , non diventa che una macchina incaricata a far scat-
tare una molla.
Il Mittermajer nel deplorare il danno che deriva alla legisla-
zione quaiAdo nelle riforme dei codici non si tiene dietro ai
progressi delle scienze mediche, dichiara erronea la legge che
■ estende l'applicazione del principio del convincimento morale
sino a porre da parte i mezzi che la medicina può rendere retta
— 43 —
e cauta la conoscenza dei fatti (1). Ed il giureconsulto Pelle-
grini con argomenti logici espone, che il giudice ubbidendo ad
una convinzione morale e quindi indefinita ed astratta, è facile
c'adere nel fantastico, nel capriccioso, nell'arbitrario, nel tiran-
nico, dal quale non può uscire che per mezzo di osservazioni
di dottrine che non dovrebbero essere a lui ignote (2).
Uno dei fatti dolorosi che prova quanto sia fatale l' igno-
ranza del giudice di certe nozioni indispensabili per valutare
gli atti umani, è la condanna di uno immenso numero di pazzi
che sono andati e vanno a popolare i manicomii e ad insan-
guinare il patibolo.
Riferisce il Wingtrinier, in uu suo recente scritto, che di
82 condannati senza o contro il parere dei medici , 6 lo furono
per delitti criminali; e di questi uno dopo di essere stato pazzo
in galera rimase stupido; un altro restò pazzo a Brest; il terzo
si uccise ; il quarto morì in un manicomio ; il quinto discese
all'ultimo grado di demenza; il sesto non ebbe tempo a chia-
rirsi che venne tosto giustiziato. Gli altri 76 vennero condan-
nati a pene correzionali; e di questi , 36 doverono trasportarsi
dalle prigioni ai manicomii, uno morì in breve, e la maggior
parte degli altri espiò la pena trai pazzi (3).
Il giureconsulto Fitzroy Kelly, divenuto poi giudice della
corona, nel 1864 in un grande meeting che aveva convocato a
Londra , proclamò che durante gli ultimi 64 anni erano stati
appiccati 60 alienati. Ed alla medesima epoca il dottor Mad-
den dimostrò che undici alienati furono condannati a morte ,
dei quali otto vennero giustiziati, e tre graziati ma reclusi (4).
Nel manicomio di Aversa ho sempre rinvenuto per ogni
100 pazzi 6 ad 8 detenuti, dei quali varii vi espiavano la pena.
(1) MiTTEBMAJER, Die Nachtheile der Vernuchtassingung des stu-
diums, ecc.
(2) Lettera al dot. Crescimbeni sul Comentario , L'uomo e i Codici ;
1861.
(3) Ann. d' hyg. et de méd. leg, t. XLVIII , pag. 369, et t. XLIX,
pag. 138.
(4) Maddan, Snr V alie'nation mentale et la responsabilité criminelle
des insense's , p. 13 et 17. Londres, 1864.
Il giudice istruttore adunque ed il giurato errano non illu-
minati dalle scienze mediche e naturali; per lo che è nel potere
del medico di spandere questa istruzione , per la ragione che
rendere le nozioni della medicina legale comuni come lo sono
le cose che ne formano il soggetto , è il più eccellente mezzo
di ottenere dal legislatore , dal giurisperito , dal giudice le di-
sposizioni più atte alla formazione delle leggi, ed alla esatta
amministrazione della giustizia. Solo in fine con conoscenze
siffatte si può giungere a comprendere la mostruosità di quello
assassinio giuridico che si appella pena di morte.
Valutata quindi l' importanza della medicina legale per la
conservazione dell'onore , delle fortune e della vita dei citta-
dini , non che per la formazione delle leggi e per l' esercizio
equo e retto della giustizia, non resta per raggiungere tali cose
che a notare le prerogative che debbono ricercare i magistrati
nelle dottrine da cui essi cercano rischiarimenti.
Da ciò sorge chiara la conseguenza che per ottenere l' uti-
le scopo della istruzione della medicina legale fa d' uopo asse-
gnare a questi studii una direzione opportuna per cui possa
rendersi facile la nozione dei rapporti che tener debbe la legge
con la medicina. Rapporti siffatti non possono ravvisarsi e
valutarsi che stabilendo un ordine progressivo nell' appren-
dere quelle dottrine che spiegano lo svolgimento e l'eserci-
zio delle facoltà dell'uomo nello stato normale per poterne
ravvisare e calcolare l'abuso e le conseguenze morali e ma-
teriali nei danni dell' individuo e della società. Per la qual
cosa quando il legislatore il giurisperito ed il magistrato sa-
pranno che tutti gli atti umani sono per loro essenza sotto-
posti alle condizioni della materia organizzata, ricercheranno
non solo nei motivi esterni le cagioni che possono spingere
alle determinazioni criminose, ma più negli interni motivi
cioè in certe condizioni interiori le cause che trascinano a
delinquere; e quando sapranno che la capacità o incapacità
civile ha la stessa origine nella normale o modificata orga-
nizzazione; e che l'origine dei diritti è nell'esercizio retto
delle tendenze, e quella dei doveri nell' esercizio dei sentimenti
morali ; e che le facoltà intellettuali a cui si appartiene solo
la sorgente dello idee, e dei giudizii e dei suoi attributi, non
( ■'
— 45 —
che dair analisi e della sintesi nello svolgimento dei giudizii,
della volontà, e del libero arbitrio e della libertà morale, sono
pure soggette alle condizioni della organizzazione; faranno
essi allora degli esatti confronti e calcoleranno il valore delle
azioni umane e delle loro conseguenze.
Quindi l'ordine della istruzione delle materie medico-le-
gali per farne raggiungere lo scopo utile, è facile e chiaro.
In prima è indispensabile per questo la conoscenza della strut-
tura del corpo umano nella diversa organizzazione degli ap-
parecchi e della loro situazione topografica. Questi apparec-
chi , sebbene sieno distinti in quelli addetti alla vita fìsica
, ed in quelli addetti alla vita intellettuale, morale ed istintiva, ' -
) hanno tali rapporti e relazioni tra loro da poterne compren-
1 dere l'unità del fine a cui tendono e sono destinate quelle
varie e singolari funzioni. Ecco come la fisiologia o dottrina
delle normali funzioni di questi varii e distinti organi bisogna
che sia conosciuta; senza di cui è impossibile il valutare
quel confronto che deve farsi per ravvisare lo stato ed il gra-
do di queste funzioni in abuso o nelle condizioni di morbo ,
nelle quali ultime versa la patologia.
Le conoscenze di chimica legale sono ancora necessarie,
' almeno di quella parte di chimica eh' è in rapporto coi feno-
meni morbosi delle funzioni degli organi. I veleni sì per la
loro natura che per la reazione dell' organismo hanno la loro
] specifica azione sui porticolari apparecchi atti a risentirne
la mortifera influenza. Per es. il cercello e specialmente il
cervelletto si modifica morbosamente all' azione dell' oppio e
suoi preparati, il midollo spinale a quella della stricnina, lo
stomaco e le intestina alla presenza delle sostanze corro-
sive ecc.; così che la specialilà dei fenomeni morbosi pro-
dotti da particolari avvelenamenti è d'uopo che sia conosciuta
per potere ravvisare e valutare meglio la natura e il grado
dell'azione letale del veleno rinvenuto dall'analisi chimica a
fronte delle circostanze che potevano rendere più o meno ener-
gica la reazione degli organi.
Noi con tutta accuratezza indicheremo i fenom.Qni distìnti
prodotti neir organismo della specifica azione dei veleni, che i
giovani istrutti delle nozioni chimiche, meglio apprezzeranno.
— 46 —
L'ordine adunque che noi daremo a questo corso di le-
zioni sarà quello di esporre in prima le nozioni preliminari
che sono indispensabili per intendere e risolvere le innume-
revoli questioni medico-legali. Così che faremo precedere una
rapida ma facile esposizione di anatomia topografica e fisiolo-
gica degli organi del corpo umano, e quindi di patologia me-
dica e chirurgica; e tutto sottoposto ad una induzione logica
per svolgere in ordine progressivo tutte le questioni che ri-
guardano r uomo come ente morale custode dei suoi diritti , e
come essere materiale in cui è riposta la vita fisica, soggetta
alle offese fino a divenire estinta.
Dando perciò agli studii della medicina legale una espo-
*" ^sizione logica secondo la natura dell'uomo come ente intellet-
tuale e morale e come essere fisico per potere intendere e cal-
colare r origine ed il valore dei suoi atti , e di riconoscere la
natura e le conseguenze di questi atti nell' uomo fisico ; mezzo
splendido e induttivo per rendere veggenti ed eque le leggi
che tutelano i diritti , la proprietà , la vita e l' onore dei citta-
dini , ed opportuno ed inviolato l' esercizio della giustizia ; la
giurisprudenza ed i codici cosi illuminati non saranno più
soggetti a vaghe e contrarie interpetrazìoni ; il giurisperito ed
il magistrato nell'amministrazione delle leggi sapranno far
divenire le pene correttive ed emendatrici , e l' innocenza più
certa e sicura della loro tutela.
, . La parte più importante ed estesa della medicina forense,
' ma più trascurata e non conosciuta affatto , è la medicina le-
gale degli alienati. La legge crede ch'è pazzo chi ha incoerenza
d' idee , non ragiona , non ha memoria , non coscienza , cioè
che sia un automa; ma la scienza e l'esperienza han fatto co-
noscere, che si può avere coerenza d'idee, giudizii esatti, me-
moria, coscienza ed essere pazzo, perchè per lo più la pazzia
consiste negli atti strani e non negli sragionamenti. Or il pe-
rito che su questi logici principii fonda il suo parere urta nel
precetto falso della legge e nel convincimento morale del giu-
dice che certo ignaro di taU conoscenze non sa ravvisare per
guida e lume che la funesta imposizione della legge. Nell'anno
passato esponemmo ai giovani medici un corso speciale di
medicina legale degli aUenati; ora in queste lezioni ne forme-
— 47 —
remo la parte principalo conoscendone l'importanza pei gio-
vani avviati allo studio delle leggi.
Signori, in questo troppo sterile preliminare non vogliate
credere che noi avessimo fatto un programma del corso di le-
zioni che anderemo a dare in questo Ateneo. Non è che un
sommario troppo breve di un ordine da darsi agli studii della
medicina legale, per potere ravvisare le difficili ed interessanti
questioni che anderemo a trattare. Alle vostre menti erudite ,
o giovani studiosi, non indicheremo altro che una via che ab-
biamo creduto essere la più breve e retta, perchè, sebbene in-
conscia, è additata dalla natura stessa per condurre ad una
facile conoscenza della medicina legale , la quale divenendo
ancora oggetto degli studii della gioventù che con tanta ala-
crità e sapienza si avvia a quelli della giurisprudenza e delle
leggi , percorrerà questa gioventù , ardente di sapienza , più
certa ed ardita la via del progresso che conduce al benessere
della umanità ed alla soddisfazione di un bisogno di giustizia,
cui tendono incessantemente la società ed i popoli.
B. MIRAGLIA.
Ofj^O
SUL CRANIO DI ALESSANDRO VOLTA (^).
CONSIDERAZIONI FRENOLOGICHE
(Il doU. B. MiRAGLiA al dott. T. Rieou a Torino)
Lei organes les mieux prononcés ne forment
ni les bosses des boufFons anti-organologi-
sies ni des proéminences saillantes corame
un oeuf, cu corame un poing.
Gall, Sur les fonctions du cerveau, T. 3, p. 222.
Caro Dottor Riboli
Ti sarai certamente accorto che gli avversarii della fisio-
logia del cervello stanno pettoruti più trai medici che trai cul-
tori delle altre scienze, perchè trai primi l'antico errore di
andare ritrovando in immaginate funzioni in massa del cer-
vello o pure nelle sue parti da essi prestabilite le facoltà
astratte della mente , li ha deviati di andare alla ricerca delle
condizioni materiali per cui si svolgono ed esercitano le diìTe-
rentì forze fondamentali, di cui gli attributi o modi di essere
sono le facoltà astratte, che indarno vorrebbero subbiettiva-
mente localizzare. Però non potendo essi negare i principii ge-
nerali che stabiliscono la fisiologia del cervello o frenologia ,
se ne servono credendo di creare e svolgere una frenologia a
loro modo; infatti costoro che l'avversano misurano e pesano
cervelU per adattarne i risultati ai proprii concetti , e ficcano
da per ogni dove la parola wn^ (friìi), pensando così di opporli
alle verità della dottrina di Gall.
In vero Esquirol misurando e teste e cranii cercò di fare
a Charenton un museo di cranii di pazzi con lo scopo di op-
porlo alla scienza di Gall, senza avvedersi che raccoglieva
(1) Questo scritto letto nella R. Accademia medico-chirurgica di
Napoli, ( tornata dei 14 settembre) è inserito nel resoconto di questo
anno 1879.
elementi di confermarla. E Spurzheim ringraziò Esquirol di
avergli presentato un museo frenologico in quella raccolta.
Questi misuratori e pesatori di cranii e cervelli si servono
neir indicare la fisiologia dell' encefalo del termine craniosco-
pia e craniologia; sicché credendo clic questa rappresenti la
frenologia, immaginano farne un' arma potente contro la dot-
trina quando noni ritrovano nel cranio la hossa che vogliono
che fosse l'espressione reale della facoltà.
Qui voglio fermarmi un poco, poiché so che non ti annoj
nel ripetere e confermare quello che tu sai , ma per ripeterlo
a quelli che non lo sanno ; e perchè dovendo in questa lettera
dare un parere sul cranio di Alessandro Volta che illustri uo-
mini han creduto presentare come una prova contro la dot-
trina di Gali , mentre come ti farò vedere , hanno essi , senza
accorgersene, presentato coi loro errori una splendida prova
in favore ; é indispensabile ricordare certi precetti onde non
cadere in errore quando si vogliono riconoscere nel cranio
gli indizii anatomici delle facoltà cerebrali , come si è errato
pel cranio di Volta; che in fine non può rappresentare, come
non rappresenta in generale , una manifestazione frenologica
non avendone i caratteri , sebbene un indizio organico della
facoltà predominante della sua mente come le depressioni che
accennano alle qualità negative apparissero in questo cranio.
È indubitato essere legge della natura che in tutto la po-
tenza é in ragione diretta del volume e della massa. La fisio-
logia del cervello dell' uomo e degli animali ha potuto far rav-
visare quanto questa legge si manifesta in ogni parte del si-
stema nervoso; sicché ciò stabilito pel cervello e per ciascuna
delle sue parti , cioè che il volume e la massa più o meno
grande di una determinata parte cerebrale è segno di un'atti-
tudine ad una più o meno energica propria funzione , non vi
ha altro mezzo più ragionevole per indicarla che per la parte
del cranio che vi si modella divenendone l'indizio anatomico
apparente. La cranioscojJia o craniologia per questo suppone
nozione precisa ed induttiva delle funzioni di ciascuna delle
parti cerebrali ; sicché essa non rappresenta che la topografia
degli organi cerebrali sottoposti ; in somma una parte della
vasta dottrina fisiologica dell' encefalo.
4
^.
— 50 —
Laonde se la localizzazione delle parti cerebrali è indicata
dal luogo corrispondente sul cranio , non è indispensabile che
vi apparisca in un rilievo prominente ; per lo che le teste nor-
mali non offrono nulla d'interessante , se non che quando vi
sia pure una limitata prominenza più o meno estesa ancora in
larghezza , che può valutarsi dal frenologo sperimentato. Gli
avversarli vogliono vedere in ogni cranio una grande promi-
nenza, che ove vi apparisse, vorrebbero che questa fosse la
espressione reale di una facoltà astratta e pure di un vizio da
essi immaginati, e non l'indizio di un'attitudine ad una fun-
zione determinata che a circostanze eguali si svolge più ener-
gica ed attiva.
Da ciò può facilmente desumersi che la cranioscopia ,
parte della frenologia tanto piena d' interessi , e che non è
quella dei suoi avversarli, non è cosi facile nell' applicazione.
É indispensabile averne per lungo tempo esperienza per po-
tere con esattezza riconoscere le parti sottoposte del cervel-
lo. Si crede che lo aver letto un libro di frenologia ed osser-
vata una testa disegnata, sia sufficiente per potere pronunziare
un giudizio su le diverse forme della testa in analogia dei ca-
ratteri, delle tendenze, delle attitudini, dei predo minii delle fa-
coltà. Ecco perchè gii avversarli , per lo più non organizzati
per apprendere e valutare la fisiologia del cervello , rigettano
a torto i loro errori , che non voglio credere maliziosi , su la
scienza ed i suoi cultori.
Il prof. Lombroso ha fatto un diligente ed erudito esame
sul cranio di Alessandro Volta , aggiungendovi alcune osser-
vazioni dei commendatori Cornaha e Verga, e che ha corredato
di due tavole litografiche (1).
Lo scopo di questo esame pare di non essere stato quello
di notare i rappresentanti anatomici del cervello sul cranio ,
onde dar ragione dell' energiche facoltà predominanti nella
mente di Volta , perchè è stato indirizzato a tutto quello che
non riguarda la fisiologia dell'encefalo, mentre questa dottrina
sarebbe stata a quelle osservazioni una grande ausiliaria, spe-
li) Giornale della R. Accademia di medicina di Torino , fascicolo
di settembre 1878.
— 51 —
cialmente nel riconoscere i tipi dei cranii nazionali e delle di-
verse razze umane (1). In vero le misure del volume del cra-
nio del Volta vuol paragonarsi per certe condizioni acciden-
tali, cioè fronte sfuggente, saldatura delle suture, ecc. a
quelle di grandi uomini , come se fossero indizii delle medesi-
me attitudini e delle medesime qualità scientifiche , per esem.
Dante, Petrarca, Donizetti, Biron ec; mentre ognun sa quanto
questi fossero differenti nelle loro tendenze, nei loro caratteri,
nelle loro facoltà, nel loro genio. Clie vale il confronto in ge-
nerale del cranio di Volta per la capacità della massa cere-
brale con quella di Dante quando Volta presenta la fronte sfug-
gente e Dante al contrario ampia ed estesa ed iti direzione
verticale con la faccia , le arcate sopracigliari dolcemente
elevate, i seni poco sviluppati, e le gobbe frontali più spor-
genti che non soglia essere comunemente agli altri cranii (2).
Pare adunque che in altre condizioni anatomiche della forma
del cervello rappresentata da quella del cranio avrebbero do-
vuto ritrovarsi le ragioni dello speciale talento , e delle diffe-
renti attitudini loro.
1 confronti tra cranii e cranii pel volume in generale non
conducono a nulla , anzi ad errori ; ma bisogna farli tra le di-
verse parti nel medesimo cranio e cervello , ed anzi insieme
ricercare le proporzioni relative tra il volume apparente di
ciascun organo con la sua origine per ottenere un risultato in-
duttivo. Sicché se si volesse paragonare in generale la testa
piccola di Voltaire a quella voluminosa di Volta, Voltaire avreb-
be dovuto essere un mezzo cretino a fronte deir altro. Ma se si
facesse un confronto relativo dei lobi anteriori, e specialmente
(1) Nel mio Trattato di Frenologia ho accennato i modi di ravvi-
sare per mezzo dei principii della fisiologia del cervello i tipi delle teste
delle diverse razze umane e dei cranii nazionali. Il Garbiglietti ne fece
un largo sunto che pubblicò nel Giornale della Reale Accademia di me-
dicina di Torino (n. 2del 1869), credendolo importante, per essersi
quell'Accademia fatta iniziatrice di un museo di Craniologia Etnologica
e del quale è già l'illustre Garbiglietti il direttore. Ed ora ognuno sa
quanto quel Museo sia [stato aumentato di teste frenologiche , special-
mente di delinquenti e carnefici.
(2) Nicolucciy lì cranio di Dante.
— 52 —
nella regione superiore, del cervello di Voltaire a quelli di Vol-
ta, tenuto conto delle altre parti del cranio, spiccherebbe subi-
to la differenza di una superiorità di forze intellettuali del pri-
mo sul secondo; ma di più calcolando nel suo medesimo cer-
vello il volume dei lobi anteriori quasi il doppio dei posteriori,
ciò che non è nel Volta anzi forse l' opposto , apparisce chiaro
la ragione della grande energia delle potenze superiori e del
genio speciale. Neil' aprire la testa di Madama di Stael morta
nel 1817 gli anatomisti restarono sorpresi nel vedere sì enormi
di volume i lobi anteriori a fronte del resto del cervello,' da dare
a questo in generale l'aspetto di una gran massa.
I lavori interessanti dei prof. Lombroso , Verga ed altri
distinti, su gli studii etnologici sarebbero meno incerti e vaghi
confortati dalle considerazioni veramente frenologiche ; ma
disgraziatamente sono tali applicazioni da questi illustri re-
spinte, mentre pure le osservazioni loro potrebbero essere a
vicenda di grande aiuto al progresso di una dottrina si nobil-
mente antropologica e sociale. Intanto il prof. Verga, che in un
suo lavoro spiegando i fenomeni morbosi dell'istinto distrut-
tore, e quelli dell'istinto venereo, cioè di alcune circonvoluzioni
del lobo medio sopra l'orecchio, e del lobo medio del cervel-
letto, applica le conoscenze frenologiche , disse avere oggidì
i filosofi fatto pace coi frenologi (1); ed il prof. Cornalia diret-
tore del Museo civico di Milano in cui è una splendida sezione
frenologica , furono ultimamente commissarii , che rapporta-
rono concedersi il premio Fossati di lire 2000 ad un tema fre-
nologico svolto dal Lussana prof, di Fisiologia neh' Università
di Padova. Ciò che mi fa supporre, ove non abbiano cambiato
convincimenti , di non aver fatto caso su le osservazioni con-
trarie del prof. Lombroso.
Pare adunque che il prof. Lombroso nel gettare qua e la
qualche proposizione avverso la frenologia , ha fatto senza
avvedersene un certo esame frenologico su la testa di Volta ;
imperocché nota su quel cranio alcuni indizii anatomici che
spiegano l' energia delle facoltà a questi attribuite dai frenolo-
(1) V. Rendiconti del R. Istituto Lombardo , voi. IV , fase. 2"; e le
mie osservazioni negli Annali frenopatici italiani , voi. V, p. 105 e seg.
~ 53 —
gì, mentre egli ha creduto darcene altre. Cioè ha indicato l'or-
gano vero che ha distinto il talento di Volta , attribuendogli la
qualità che i frenologi danno ad un altro organo differente.
Errore proprio che si ha torto di attribuire alla scienza. Se si
avesse avuto la pazienza di trarre un cenno della vita e degli
studii del Volta , per andare in cerca delle ragioni anatomiche
stabilite dai frenologi , come indizii dei talenti , delle attitudini
e delle facoltà, si sarebbero facilmente rinvenuti in quel cranio
gli argomenti che spiegano non solamente le qualità energiche
che distinsero il Volta , ma ancora le qualità negative che non
fecero elevare a genio un sempKce e limitato sì ma immensa-
mente utile e causa di grandi scoverte, talento meccanico.
Da questo erudito lavoro da cui il Lombroso conchiude
avvicinarsi il cranio di Volta al tipo comasco, ma più assai al
romano, ne argomenta pure l'intelligenza essenzialmente ana-
litica, senza però dire su quale facoltà predominante era diret-
ta questa analitica intelligenza.
Ma io non voglio andare oltre. La memoria del Lombroso
è corredata di due tavole litografiche che indicano di gran-
dezza naturale il cranio di Volta veduto dal lato sinistro e dal-
le parte superiore; e sarebbe stato molto importante se vi fos-
se stata rappresentata la parte di fronte. Le figure che qui ap-
presso ho intercalate ne rappresentano il quinto del volume.
Nota adunque il Lombroso a pag. 194 : « faceva contrasto
» a questa levigatezza delle ossa craniche, il grande sviluppo
» degli archi sopracigliari.
E più appresso: — « il cranio mostrava un rigonfiamento
)> in corrispondenza del centro della lamina squamosa del tem-
» porale tanto più notevole , perchè minimo vi era lo spessore
» (di 2 mill.). »
A pag. 95: — Nel temporale è sensibile la depressione so-
» pra-mastoidea. »
Ivi : — « L'orlo esterno delle orbite molto saliente; e le or-
)) bite quadrangolari molto distantì fra loro. »
A pag. 208 in fine aggiunge: — « Non si può oggidì fermar-
si sulle credenze frenologiche ; ma per chi vi badasse gioverà
» sapere come nessun punto del cranio di Volta sporgesse
» notevolmente , tranne quella porzione del temporale dove
_ 54 --
» quegli ideologi della fisiologia del cervello collocherebbero
» l'acquisività e altri l'istinto del furto e della rissa, eppure il
» Volta era modello di dolcezza, di modestia e di animo ge-
» neroso. »
Quanto avrei desiderato che l'illustre Lombroso prima di
vergar queste righe avesse dato una occhiata alla grande opera
anatomica corredata di cento tavole ed ai sei volumi su le
funzioni del cervello, tutti immortali lavori di Gali, ed a quelli
di Spurzheìm, Demangeon, Combe, Brussais, Fossati e tanti
altri , perchè avrebbe ricordato che i frenologi non sono ideo-
logi come egli li appella ripetendo la famosa parola idéolo-
gues di Napoleone primo, e che non mai i frenologi han collo-
cato Vacquisività sull'osso temporale, né v'è frenologo il più
superficiale che parli del furto come qualità primitiva istintiva
se lo nota come la manifestazione più energica ed in abuso
dell' acquisività; né nell'osso temporale anzi nel medesimo or-
gano han situato l'istinto della propria difesa che gli antifre-
nologi dicono della rissa senza sapere che questa non può es-
sere che l'esercizio in abuso e vizioso di una qualità fonda-
mentale; oltre a che un organo non può essere addetto a due
o più funzioni di qualità distinte, anzi sovente contrarie tra
loro.
Pare che ciò sia una ripetizione delle viete ed antiche op-
posizioni fatte alla dottrina di Gali, e che il riprodurle ora sotto
tanto lume di progresso fa torto agli uomini non alla scienza ,
e tanto più quando a questa vogliono attribuirsi i proprii errori.
Vengo adunque all' esame del cranio di Volta , che qui ,
come dissi ho riprodotto sulle figure del Lombroso pel quinto
della grandezza naturale , ed al quale ho aggiunti alcuni nu-
meri che indicano la localizzazione dei frenologi.
Nella parte anteriore del cranio nota il Lombroso il grande
sviluppo degli archi sojDracigliari fare cantrasto con la levi-
gatessa delle ossa craniche. Io che non saprei a che condur-
rebbe questo contrasto, osservo che il grande sviluppo e spor-
genza degli archi sopracigliari sono indizio di voluminose cir-
convoluzioni della parte inferiore dei lobi addetti a molte fa-
coltà percettive per mezzo delle quali si ha conoscenza della
esistenza, delle qualità e delle relazioni degli oggetti esterni.
— 55 —
La vieta opposizione che potrebbe ripetersi si è l'intraporsi
del seno frontale tra le circonvoluzioni e la lamina ossea. Il
seno frontale certamente è da valutarsi sia grande o piccola la
sporgenza dell' arco sopracigliare ; ma deve sapersi che molte
di quelle circonvoluzioni poggiando sulla lamina interna supe-
riore e posteriore dell'orbita, sotto ed in dietro del detto seno
si mostrano nel loro volume in sporgenze sotto l' arco produ-
cendo all'occhio una situazione particolare (1). Le altre circon-
voluzioni si mostrano nella regione sopra il seno frontale che
spesso può essere piccolo o mancare affatto. Ma quel che inte-
ressa e conferma quello che ho detto si è , 1' orlo esterno
dell' orbite molto saliente , e le orbite quadrangolari molto
distanti tra loro.
Io mi fermo solo a questa grande distanza notata tra le
orbite quadrangolari che nel cranio di Volta è indizio di svi-
luppo non ordinario dell'organo deWindividualitàdeì frenologi,
facoltà percettiva che considera l'oggetto come pura esistenza,
ed individualizza e classifica; ed ancora dell' organo dell' even-
tualità nella circonvoluzione al di sopra della prima , e di cui
lo scopo è di cercare e conoscere gli usi ed i fenomeni attivi
delle cose. Questa disposizione appare adunque manifesta ne-
gli indizii anatomici del cranio di Volta, la quale combinata ad
alcune altre facoltà percettive, ed a qualche istinto come a
quello del senso della meccanica conduce all' osservazione ed
ispira il gusto di speciali ricerche fecondate dallo scopo del-
l' applicazione di questa ultima facoltà.
Ma queste facoltà combinate in esercizio non fecondate da
energiche facoltà superiori o riflessive, cioè da quella del pa-
ragone che dà la sintesi e da quella della causalità che dà Va-
nalisi, si limitano ai prodotti delle loro funzioni senza potersi
elevare all' applicazione progressiva. Ciò è avvenuto al talento
di Volta. In vero la fronte sfuggente ossia con una inclinazio-
ne che comincia troppo presto cioè appena un pollice sopra la
radice del naso, o in altre espressioni appena dopo il termine
della regione inferiore frontale sede dalle facoltà percettive, dà
segno evidente di predominio di queste ultime sulle facoltà ri-
li) Miraglia. Trattato di Frenologia, voi. 1«, p. 49, SO, 289, 294,
297, 306, 348, ecc.
— 56 ~
flessive che han sede nella regione anteriore- superiore della
fronte ossia immediatamente, come ho detto, sopra le prime.
Chi si porta ad osservare la testa di Dante, di Voltaire, di Kant,
di Gali, di Cartesio, di Fictè, e di tanti altri filosofi, scorgerà
subito quanto la regione anteriore-superiore dell' osso frontale
non solo scende perpendicolare su la regione inferiore ma è
relativamente elevata, larga e sporgente in avanti.
Questa inclinazione ascendente dell'osso frontale in Volta,
diminuisce un pollice prima che si unisca al bordo anteriore
delle ossa parietali, sicché verso la fontanella dei fanciulli una
sporgenza notabile si scorge. Ivi ha sede il duplice organo di
uno dei più beUi sentimenti, cioè della henevolensa , o spirito
di carità, di bontà che sono la manifestazione più energia del
senso morale.
Si scorge seguitando la hnea mediana 1' organo della ve-
nerazione sufficientemente sviluppato. Questo sentimento di«
spone al rispetto delle cose buone, delle cose antiche e degli
ingegni elevati,, e che non sorretto da energiche facoltà supe-
riori, e specialmente dal sentimento dello spirito d' indipen-
denza 0 stima di sé , l' individuo si prostra al primo che gli
pone il piede sul collo. In seguito, la linea comincia a decli-
nare in modo che gli indizii organici delle circonvoluzioni sot-
toposte addette alla manifestazione dei belli sentimenti della
fermezza di carattere, e della stima di sé che si lega allo spi-
rito d' indipendenza, e dell' amore di approvazione che dà il de-
siderio dell'altrui stima, si presentano poco sviluppati. Orga-
nizzazione siffatta della regione superiore della testa con appa-
renza di sentimenti attivi ed altri negativi han prodotto in Volta
l'indole dolce, benigna, modesta, e di carattere umile e docile.
E così il Lombroso dopo di aver notato in quel cranio un
rigonfiamento notevole in corrispondenza del centro della la-
mina squamosa del temporale (forse da intendersi verso la su-
tura squamosa col parietale ) e dopo di aver segnato una de-
pressione sensibile nella regione sopramastoidea, nessun al-
tro punto vi trova sporgente. Ora immaginando egli che i fre-
nologi riponessero in questa regione sporgente del temporale
r acquisività, l' imaginato istinto del furto e della rissa , vi
oppone il carattere dolce, modesto e generoso del Volta.
— 57 —
Ma questa depressione sopramastoidea e la elevatezza
della parte sincipitale anteriore del cranio , spiegano il carat-
tere del Volta, come la sporgenza della regione anteriore delle
tempie e soproribitale della fronte, il talento che lo ha distin-
to; quando di più si considera che i frenologi non han mai col-
locato r acquisività o 1' organo del furto degli antiorganologi-
sti ed insieme l' istinto della propria difesa che questi dicono
della rissa, nell'osso temporale ed anzi nel medesimo luogo.
Nella suddetta prominenza che occupa le tempie adunque
i frenologi han riposto il senso della meccanica^ in Volta molto
sviluppato; e l'istinto della propria difesa nella regione sopra-
mastoidea, in lui depresso.
L' organo dell' acquisività si rappresenta non nel tempo-
rale ma nella regione anteriore -inferiore del parietale; e nel
cranio di Volta è depresso sensibilmente. Quando quest'organo
è sviluppato, ivi il diametro della testa è largo.
Ma io credo di correre subito al fatto onde illustri uomini
che appellano credenza ima dottrina positiva fondata sulle
esperienze, non sieno facili a deturparla attribuendole sbagli
si grossolani.
Figura 1.
Cranio di Alessandro Volta.
I.-8
Questa duphce figura 1, indica il cranio di Volta; ed i nu-
meri gì' indizi! degli organi stabiliti dai frenologi, cioè il n. 8
V acquisività, il n. 9 la costruttività che produce il senso della
— 58 —
meccanica, ed il n. 5 la combattività o istinto della propria
difesa e della proprietà.
Figura 2.
Cranio di una ladra.
/{
8^^^
^^r
W
c!l'à^.-
La figura 2. rappresenta il cranio di una celebre ladra
morta nelle prigioni di Graez, che fa parte del Museo di Gali,
e che si trova così disegnato di grandezza naturale nel suo
grande atlante, PI. XXVII.
L' enorme larghezzza tra le acquisività, n. 8., indica l' in-
corrigibilità di questa ladra.
Figura 3.
Cranio del sicario Michele Sorbo.
idi V
La figura 3. rappresenta il cranio di un famoso audace si-
cario Michele Sorbo giustiziato in Napoli nel 1800, che donai al
— 59 —
museo anatomico di questa R Università e che traggo dalla
mia memoria su la celebre Giuditta Guastamacchia. Fra gli
organi mostruosi di questo cranio spiccano molto prominenti
gli organi gemelli della combattimtàj tra i quali la distanza
dietro le orecchie è sì straordinaria da dare a questa parte
del cranio una forma singolare (1).
Ho scelto queste due teste, flg. 2 e 3, onde messe in con-
trasto relativo colla figura 1. del cranio di Volta si scorga
che il segno anatomico dell' acquisività, n. 8, e quello della
combattività, num. 5, in Volta sono depressi per quanto sono
mostruosi nei cranii di questi malvagi ; e che Y indizio or-
ganico prominente nella parte anteriore dell' osso temporale,
perchè la circonvoluzione parte dietro le grandi circonvolu-
zioni del labo medio, e che si estende fino al -frontale, n. 9,
non è quello dell' acquisività, ma bensì quello! della mecca-
nica che coadiuvato da energiche e speciali facoltà percet-
tive spiega il talento di Volta.
Gali adunque ripone V organo deli' acquisioità non nel^
r osso temporale, ma nella « jjrominenza che si estende dal-
» r angolo inferiore -esteriore dei parietali sino al bordo
» esterno dell'arco superiore dell' orbita » (2). (Si vegga n. 8
delle figure. )
Dice il Fossati , collega di Gali : « L' organo della ten-
)) denza alla proprietà è situato all' angolo anteriore del pa-
» rietale; ed è segnato su la figura dal numero 8. » (3).
Ho notato in una mia opera : « — La circonvoluzione
» che corrisponde all'angolo anteriore-inferiore dei parietali
» esprimendosi esternamente in una prominenza allungata
» sino al bordo esterno dell' arco superiore dell' orbita , è
» l'organo dell' acquisività ( n. 8 delle figure ). La testa è
» molto larga in questa regione in tutt' i ladri incorrigibili
» ( fig. 2 ) , gli avari, gli usurai , come hanno osservato co-
(1) Miraglìa. Parere frenologico sul cranio della celebre Giuditta
Guastamacchia, di suo padre e di altri complici giustiziati in Napoli, in
aprile 1800.
(2) Gallj Sur le fonctions du cerveau ecc. T. IV, p. 238.
(3) Fossati, Manuel pratique de Phréuologie, pag. 297.
— 60 —
» stantemente tutt' i frenologi, ed ho io confermato tale os-
» servazione nei ladri recidivi delle prigioni di Napoli ; e nei
» folli divenuti predatori ho sempre rinvenuto dopo la morte
» o un grande sviluppo o una profonda lesione dell'organo » (1)
Questo organo nel cranio di Volta si presenta piuttosto
depresso (fig. 1, n. 8).
La combattimtà o istinto della propria difesa e della
proprietà, che molto energico produce il coraggio, e debole
e depresso genera la timidezza, la paura e la vigliaccheria,
e nello stato di abuso e di vizio la temerità e la rissa, non
può aver sede in una parte cerebrale addetta ad altra fun-
zione differente come si è preteso, collocandola in quel me-
desimo organo dell' acquisività che immaginano avere i fre-
nologi riposto nell'osso temporale, ma bensì si manifesta per
la funzione di una propria circonvoluzione cerebrale del lobo
posteriore corrispondente al dì sopra del processo mastoideo.
Gali ha stabilito che la sede dell' istinto della propria dife-
sa e della proprietà si rapprsenta « nell' angolo posteriore-
» inferiore dei parietali, cioè quasi un pollice dietro l'orec-
» chìo ed a livello della sua altezza (n. 5 della figura), che
» non bisogna confondere col processo mastoideo che si trova
» più basso ed immediatamente dietro l'orecchio » (2).
Il Fossati osserva aver Gali scoperto, che « i bravi hanno
)) la testa immediatamente a livello delle orecchie molto più
» larga che i poltroni. L'organo occupala parte che corri-
» sponde a quella inferiore e posteriore dell' osso parietale (n.
» 5 della figura) » (3).
Ho notato nel mio Trattato di frenologia (voi. 1, pag. 184)
» — « L' organo di questo istinto è espresso nel cranio da una
» prominenza a segmento di sfera nell'angolo posteriore-infe-
» riore o mastoideo dei parietali, cioè indietro ed alquanto so-
» pra la sutura scagliosa... Questa prominenza non sì confonda
» col processo mastoideo il quale è situato immediatamente
(1) Mìraglia. Trattato di Frenologia applicata ecc. V. l,p. 209
e 210.
(2) Gali, Sur Ics fonclioiis du cerveau. T. IV, pag. 23 e 24.
(3) Fossati, Manuel ecc. pag. 265.
— 61 —
» dietro il centro dell'orecchio; mentre 1' organo rinviensi più
» sopra di esso processo masteideo un pollice circa dietro
» l'orecchio a livello del suo bordo superiore. La circonvoluzio-
» ne è larga, voluminosa e profonda. »
Questa regione ( n. 5 della flg. 1. ) in Volta è depressa.
Osserva Gali su l' organo della costruttività che produce
il senso della meccanica e che appella pure senso delle arti,
(or preso dal Lombroso per un organo del furto ed insieme
della rissa ) ; che « quest' organo è stato da lui sovente ri-
» scontrato nei meccanici in un diametro dal temporale all' al-
» tro più considerevole che quello da uno all'altro zigoma » (1)
» ( n. 9 della figura 1 ). Ed aggiunge : —
» Un occhio poco esercitato potrebbe confonderlo molto
» facilmente con l' organo del senso della proprietà (acquisivi-
» tà); ma la forma di quest'ultimo è allungata da dietro in
» avanti, ed allorché il rilievo che ne risulta è considerevole, si
» estende sino al bordo esterno dell' arco sopracigliare. La
» protuberanza che forma l' organo delle arti è situato al di-
» sotto di quello della proprietà. Questa protuberanza dà alle
» tempie una sporgenza eguale a quella della regione zigoma-
)) tica. » (2)
Nicolucci citato dal Lombroso dice intorno al cranio di Vol-
to che ai lati della fronte risalta il processo orbitale dell' os-
so frontale ( doVe propriamente arriva l'organo della costrut-
tività ) ; e segue : V ampiezza deW abside anteriore nasconde
le arcate sigomutiche che appena si mostrano al loro margi-
ne esterno. [ Giornale della R. Accademia di med. di Torino,
settembre 1878, pag. 204. ,
Il Fossati osserva che l' organo mostrandosi immediata-
mente al di sopra della sotura sfeno-temporale è situato nel
mezzo della regione temporale. (3)
Nel su indicato mio Trattato di frenologia a pag. 215 del
primo volume, così dico di quest' organo : — » La circovolu-
» zione eh' è al di sotto dell' organo dell' acquisività e che resta
(1) Gali, Sur les fonctions ecc. T. V. pag. 160.
(2) Ivi, pag. 175 e 176.
(3) Fossati, Manuel ecc., pag. 8.
— 62 —
» per la metà coperta dalle grandi circonvoluzioni del lobo
» medio (1), è addetta alle manifestazione dell'industria. Ester-
)) namente si esprime a segmento di sfera in corrispondenza
» della base laterale dell'osso frontale immediatamente sopra
» le grandi ale dello sfenoide, cioè al disopra della sutura sfe-
» no-temporale. Questa protuberanza dando alle tempie una
» elevazione eguale a quella dell'arco zigomatico fa che la fron-
» te in questa regione sia tra due parallele perpendicolari. »
Tali segni anatomici adunque notati nel cranio di Volta,
che esprimono le qualità attive e negative delle funzioni di spe-
ciali parti celebrali sottoposte, spiegano il suo caratte nobile
e benevolo, ed un talento che combinato all'energia di alcune
facoltà percettive, come quelle deW indivìclaalità, déìVeventua-
lità^ ha preso una direzione di inventare o perfezionare spe-
ciali istrumenti meccanici; direzione che sarebbe stata diversa,
ma sempre col senso dell'industria predominante combinato ed
altre facoltà energiche. Lo sviluppo degli organi superiori an-
teriori della fronte non voluminosi come quelli della regione
frontale inferiore e laterale, ha prodotto che uno spirito filoso-
fico analitico-sintetico non attivo nel Volta non poteva che ar-
restare il suo talento limitandolo al perfezionamento industrioso
di speciali istrumenti, che poi altri datati di elevate facoltà su-
periori o riflessive energicamente potenti applicarono dando
origine alle più grandiose scoperte utili che tanto han nobilita-
to la società umana, e che Volta avrebbe fatto se potentemente
ne fosse stato dotato.
Il cranio di Volta adunque dà indizii di risultati che tra le
tante circostanze dell' epoca e condizioni particolari, avrebbero
potuto dare origine a svolgimento maggiore ; e ciò lo spiega la
breve biografia che qui riassumo di Alessandro Volta del quale
le facoltà più attive tanto armonizzano con gi' indizii anatomici
del suo cervello.
Alessandro Volta comasco nacque nel 1745 e mori nel
(1) Questa circostanza anatomica è pei non esperti osservatori ca-
gione di sbagli, tanto più quando non conoscono non solo lo spazio che
occupa la circouvolazione, e la sua origine, ma la forma particolare che
ne prende la parte corrispondente del cranio.
— 63 —
1826. V elettro conosciuto dagli antichi fu nel secolo XVI de-
nominato elettricità, perchè si conobbe comune a molti corpi.
Le prime macchine immaginate per eccitarla furono di Guerick
e Hanksbee nel 1736; sicché meditandone i fenomeni l'inglese
Stefano Grey fece le prime considerazioni scientifiche per cui
scoperse potere l'elettricità percorrere distanze incalcolabili.
E così studiando fu trovata la boccia di Leida nel 1746 , perfe-
zionata poi da Franklin , ed altri progressi e miglioramenti si
stabilirono nello spiegare i maravigliosi fenomeni dell' elettri-
cità. « Però l'elettricità, dice Cantìi, pareva uno dei molti sog-
» getti isolati, e che possono studiarsi unicamente nelle loro
» relazioni interne , fin quando mostrò altrimenti Alessandro
» Volta comasco , che per esperimenti procedendo man mano
» e senza grandi teoriche, dovea riuscire a scoperta suprema.
» E prima inventò V elettroforo perpetuo, poi il condensatore^
» accoppiando il quale agli elettrometri di Cavallo e di Saus-
» sure , ne ottenne uno più squisito. Armato di questi , indaga
» l'elettricità atmosferica, la grandine, le aurore boreali ed
» altri fenomeni: ma all'esattezza di sperimentatore non con-
» giungeva elevazione filosofica tale da stabilir dottrine pre-
» cise e pretendere rigore matematico; non riferì mai alla vera
» loro teorica lo elettroforo e il condensatore, non vide la cau-
)) sa vera dello svilupparsi o no dell' elettricità nell' evapora-
» mento, ne le sue ipotesi vennero confermate dai fatti.
» Fra ciò Luigi Galvani a Bologna avvertì il moto musco-
» lare nelle rane morte che si trovassero sotto l' azione di un
» conduttore elettrico nell'atto di scaricarsi; e anatomico non
» fisico, si persuase esistere un'elettricità animale, differente
)) dalla comune. Il mondo credette : i materialisti sperarono
» trovare l' agente fisico onde i corpi esterni operano sul cer-
» vello, e svelati gli arcani del sentire: i filosofi improvisarono
» sistemi per ìspiegare il fatto. Ma il Volta ripetendo gli spe-
)) rimenti , dubita le parti animali non sieno che passive , su
)) cui i metalli operassero come stimolo esteriore. Varia i modi,
» rimove muscoli e nervi surrogando dei filtri, frapposti a cop-
» pie di dischi di rame e di zinco , e n' ha fenomeni elettrici :
» moltiplica queste coppie metalliche, ed ecco la pila (1794) ,
» lo strumento più poderoso dell' analisi chimica. Il Volta so-
— 64 —
» pra vìsse quasi trent'anni alla sua scoperta senza né aggiun-
» gervi né applicarla: intanto che Ritter, Carlìste, Davy la usa-
» vano a decompor l'acqua; dal quale fatto restava incoata la
» chimica nuova (1). »
Il cranio di Volta adunque studiato coi principii della fisio-
logia del cervello dà ragione del suo carattere , delle sue atti-
tudini e del suo talento. E pare che gli avversarli della freno-
logia , che essi credono fondata su credente e fede , perchè 1
han torto di non studiarla profondamente con vero spirito filo-
sofico, offrono le migliori prove delle sue verità nei loro errori
che voghono presentare contro la dottrina , la quale feconda
di scienze assai (2) , é la conquista più utile pel progresso e
perfezionamento del genere umano.
E conchiudo col Fossati : — « Quando la frenologia sarà
» più generalmente studiata non sarà più un enigma da indo-
» vinare ; la sua interpetrazione non sarà più un privilegio ri-
» servato ai cultori della fisiologia del cervello , ed ognuno ri-
» conoscerà con ammirazione la verità e 1' utilità di questa
» scienza (3). »
Se questo lungo scritto ti ha annoiato, mio caro Riboli ,
incolpane il desiderio che ha avuto d'intrattenersi con te alla
buona il tuo antico amico e collega
Napoli 10 settembre 1879.
Dott. Biagio Miraglia.
o-^i^o
(1) Canta, Storia Universale, Tonio undecimo, libro XVII, cap.
XXXV, pag. C12. ottava edizione torinese.
(2) Tommaseo. Studii filosofici.
(3) Fossati, Manuel pratique de Phrénologie, pag. 176.
OSSEIiVAZIOIVI
SU GLI ABTICOL] 12. soppresso, E 61, 62 E 64 DEL PROGETTO
DEL CODICE PENILE DEL REGM) D' ITALIA- 1876.
Con lettera officiale dei 4 novembre di questo anno 1876
il Ministro Guardasigilli ( com. Mancini ) comunicavami un
esemplare delie modificazioni che , sotto forma di emenda-
menti da introdursi nel Progetto del Libro Primo del Codice
Penale già votato dal Senato, furono deliberati da una Com-
missione istituita e preseduta dallo stesso Guardasigilli, in-
vitandomi di voler sottoporre ad accurata disamina ed espri-
mere il mio avviso intorno alla parte che ha attinenza colla Jto^X
Patologia mentale , ed in generale con la medicina legale , / a. if_
tanto intorno alla sostanza delle proposte, quanto della forma
e della proprietà scientifica del linguaggio.
L' onorevole Mancini , al contrario di quanto si è prati-
cato nelle molte nuove Codificazioni Penali, compilate e de-
cretate negli ultimi anni , censurabili per non essersi intesi
i consigli di cultori delle scienze speciali , ne ha invitato il
parere affinchè volgessero la loro attenzione su questo Pro-
getto del Codice Penale, per essere sollecitamente presentato
all' esame della Camera dei Deputati della nuova Legislatura.
É di qualche interesse che io qui ripubblichi una lettera
dell' eminente giureconsulto onor. Mancini, e la mia risposta
del 1870 , come preambolo delle brevi osservazioni che già
inviai all' on. Guardasigilli ai 18 dello stesso novembre, e
che qui riproduco.
Firenze 20 luglio ^870.
Carissimo Amico.
Abbiatevi i miei plausi e ringraziamenti per V Op[isco\o [Procedura
criminale e civile rispetto agli alienati) che ho letto con vivissimo inte-
resse. Gradirei moltissimo, se in questi momenti in cui la grande mis-
5
a- l^^"^
- 66-
sione dell'Italia è d'impedire la pubblicazione di un nuovo Codice pe-
nale che non risponda al progresso della scienza ed ai grandi principii
di giustizia e di libertà, mi fossero comunicati tutti quei vostri speciali
lavori ed osservazioni e ricordi di casi segnati ( come per es. quello ac-
cennato in nota a pag. 8 del vostro opuscolo ), che possono servire di
utile guida in questo importantissimo studio. Anzi oso sperare , che as-
sociandosi in voi alla sapienza dello scienziato il vivo sentimento dello
amore del paese , vogliate permettermi di consultarvi , e di chiedere il
vostro pubblico concorso ai nostri lavori in quelle parti in cui i vostri
datti lavori giustamente attribuiscono al vostro parere incontrastabile
autorità. Voi non potete ignorare quanto sia grande ed antica la mia
alta estimazione del vostro sapere e dei lavori che vi resero tanto bene-
merito della scienza e dell' umanità-
Gredetemi sempre con questi sinceri sentimenti
AlVillustr. signor Professore Vostro Amico
Cav. B. G. Miraglia W. S. ISanciaii.
Napoli.
P. S. Avrete appreso dai giornali un caso deplorabile di prolungata
2<,6'-^ detenzione del Deputato ricchissimo banchiere Genero di Torino, dive-
nuto in prigione miseramente folle. Vi mando una mia memoria , la
"T^ " quale non valse or son quasi due anni , a fargli restituire la libertà. Vi
A , Q^|L'-4^'*^ fu bisogno della pubblicità che ebbe la difesa sostenuta da me e dalh
( /ì^,/ avvocato Villa in Torino per altri sei complici acciò fossero posti a nud(
(c*^^^^ '^ > gli inqualificabili abusi commessi in questo processo, dopo di che il po-|
' y,^ h^^*-^^ vero detenuto fu liberato, benché ora perseveri miseramente nello statcj
/ ,^^^ di follia. Bonacossa ha pochissima speranza di guarirlo.
Napoli 27 luglio i870.
Onorevolissimo sig. Commendatore.
L' accoglienza lusinghiera che ha avuto da voi il mio lavoretto Sulla
procedura nei giudizii criminali e civili per riconoscere l' alienazione
i^yv^..-V^ mentale mi fa ardito a credere che potesse sperarsi qualche cosa di buo-
^1' no nella riforma delle leggi, ove la sapienza fosse di guida ad esse.
L'uomo di scienza, l'uomo che ha studiato profondamente le fa--
colta umane, o che in queste ha riconosciuto l'influenza delle materiali
condizioni della organizzazione, vede bene quanto sieno ristretti i limiti
della ragione, e quanto Bieno vacillanti la volontà ed il libero arbitrio ,
\£-
•^1
H''
h'
— 67 —
che invano vogliono considerarsi senza confini. I motivi esterni che
spingono alla colpa sono ben poca cosa a fronte dei motivi interiori che
vi trascinano; eppure la legge questi ultimi poco considera e moltissimo . . /
i primi. Ma i gradi di colpabilità sono da considerarsi più dalla misura ^^-'^ '^
dei motivi interni che da quella dei motivi esterni. Da tanti anni io mi /^ (k\ì^ iÀ
addoloro nello scorgere, come viene uccisa T anima umana nel decre- j*^
tarla subbiettivamente virtuosa 0 malvagia , come se le sue manifesta- ^^l^^* «^^^^ "^
zioni non fossero inevitabilmente soggette alle condizioni della umana ^ ^.
natura.
v*^
Ma veniamo ai nostri codici. Io sono un medico e non considero le > 'i^*\'^
facoltà mentali come tanti enti astratti , ma come semplici manifesta
zioni psico-organiche; ne pretendo di essere un legale. Però veggo che
stabilita la legge, si è formata la procedura; né veggo tra queste due un
nesso. Per es., l'istruzione dei processi criminali conserva massime che
danno indizii di strane idee della natura dell'uomo. Ma questo errore spa-
rirebbe, dove gì' istruttori fossero di cuore e mente retti, e non elevas-
sero il loro cervello al di là del cranio. Innumerevoli volte mi fu dato
scorgere nell'esame dei processi per dar parere su lo stato di mente del
delinquente, che l'istruzione ha mostrato più la tendenza dell'Istruttore,
che l'indagine calma accorta e sapiente dell'uomo imparziale.
L'ultima modificazione del codice penale ha creato nell' art, 95 il
vizio di mente, senza ch'essa legge sappia che voglia per ciò intendere.
I giudici v'intendono un certo grado di pazzia; se cosi dovesse interpe-
trarsi , allora in contraddizione dell'art. 94 consegnerebbe al povero
mezzo-pazzo fin venti anni di ferri! Ma io credo che con questo art. 95
il'magistrato dovrebbe ritenere un'attenuante in un grado minore di col-
pabilità, perchè il vizio di mente non è la pazzia, la quale in qualunque
grado voglia considerarsi non ammette risponsabilità jjama^e. Qualche
anno fa fui inteso per ciò in una Corte di Assisie di Napoli , e si con-
venne al mio parere. Questo fatto è registrato negli Annali frenopatici
italiani che io vi mando, pag. 83 del voi. 3.**
A voi versato sì eminentemente in tali materie è inutile che io più
parli. Vi mando per la posta alcuni miei lavori in tre pacchi. In essi
vedrete quanto io ho predicato, ma al deserto. Intanto potete riscontrare
principalmente negli AnnaU fren. voi. 1, pag. 85 e seg.; p. 113 ; p. 127
e seg., p. 139 e seg. — Voi. 2, pag. 31 e seg. — Voi. 3, p. 83 e seg. —
Voi. 4, p 67 e seg. — Nel mio Trattalo di frenologia ec. vi sono molte
pagine all'uopo.
Il fatto citato a pag. 8 del mio opuscolo Sulla Procedura ee., sta
nel Giornale medico-storico-statistico che io scriveva, al voi, 1, 1843.
Se credete , come accennate , che io potessi dare qualche debole
( «1^
^^^SU^
— 68 —
parere su queste materie , potreste formolare delle massime , percbè mi
farei un dovere di sottoporlo alla vostra sapienza.
Ho Ietto la vostra dottissima memoria su l'infelice deputato Ge-
nero. Siamo là ; l' istruzione fu malvagia. Ma come si può barattare
l'onore e la vita di un uomo? La vostra difesa fu splendida , calma ,
stringente; rivela il sommo giureconsulto. Ma l'errore sta nella legge o
negli Istruttori? E la legge, se è per ritrovare la colpa, non è più per
tutelare l'innocenza? Guai, io dissi in un mio scritto, quando un uomo
male organizzato siede sopra un trono ! Guai pure , quando un simile
essere ha in mano la spada della giustizia.
Onoratemi dei vostri pregiati comandi e credete alla stima ed^ ami-
cizia antica del
^ir on. Com. P. S. Mancini f ostro devotissimo
Deputato al Parlamento M. e». SSiraglfia.
Firenze.
Art. 12. SULLA PENA DI MORTE (soppresso).
Che l'uomo soggetto alle condizioni della umana natura
abusando fin delle sue più belle facoltà diventi assassino, è
una grande sventura; ma che la legge, che rappresenta la
sintesi della ragione umana e della giustizia, voglia imitare
il delinquente, non solo a questo si eguaglia ma diventa car-
nefice, indizio di barbarie di tempi. La pena che non emenda
e corregge è barbara; e la pena di morte non solo non emen-
da né corregge, né è dì esempio preventivo, ma inferocisce
i costumi, e quindi eccita le menti depravate a maggiori cri-
mini. Ecco perché i misfatti ripullularono più atroci dove più'
numerose furono le esecuzioni capitali; e ciò pur troppo è
una storia dolorosa di cui la coscienza umana arrossisce.
Per onore adunque della umanità si tolga dal Codice penale .
questa nera e sanguinosa macchia detta stoicamente pena dij
morte, se vuoisi che l'Italia si dimostri veramente libera e<
civile. Nihil utile quod crudele. (Cic. de Off. Ili, 11.)
69
EMEI^DAMENTI DELIBERATI DALLA COMMISSIONE-
Art. 61. — Non è amputato di reato colui che nel mo-
mento in cui commise il fatto era in tale stato da non avere
la coscienza di delinquere; ovvero vi fu costretto da una for-
za alla quale non potè resistere.
Art. 62. — § 1. Se le cause di che nell'articolo prece-
dente hanno grandemente scemata, ma non del tutto esclusa
la imputabilità, la pena è diminuita da uno a tre gradi.
§ 2. [Identico al Progetto) lì giudice può ordinare che la
pena applicata sia scontata in una casa di custodia.
Art. 64. — § 3. Nel caso preveduto nel § 1. dell'art. 62
non si fa luogo alla diminuzione di pena ivi stabilita, se l'ub-
briachezza è stata contratta per commettere il reato o per pro-
curarsi una scusa.
La discussione sull'art. 61 è veramente splendida perla
riforma totale portata sul concetto del valore dello stato
dell'animo nel determinarsi a delinquere; sicché si è elimi-
nata del tutto l'idea che l'individuo per commettere un atto
non imputabile dovesse totalmente perdere la ragione e la
coscienza dei suoi atti, cioè che fosse un automa. Siffatta
credenza funesta ha fatto più volte insanguinare il patibolo
e popolare gli ergastoli per pazzi che hanno avuto la sven-
tura di ragionare, ed agire in conseguenza. Quindi io non
oserei di portare sa tale articolo 61 alcuna osservazione quan-
do illustri giureconsulti vi hanno sì dottamente ragionato.
Ma considerando che alcune mie idee di scienze naturali tan-
to fecondate dalla pratica dei pazzi d'illustri psichiatri e dalla
mia per più di 33 anni nei manicomii, potrebbero essere me-
glio svolte ed applicate in una questione che tanto interessa
r umanità e la giustizia, mi arbitro di segnare le seguenti
considerazioni, che appena posso accennare in massime aven-
dole pur troppo largamente trattate nei miei lavori, e che per
molte volte hanno avuto adito nella mente dei magistrati nei
giudizi! penali e civili.
— 70 —
L' emendamento portato a questo art. 61 mentre sembra
di una estensione vastissima da comprendere gli atti dei pazzi,
dei sonnamboli, dei semi-dormienti, degli ubbrlachi, pur tut-
tavia è della più ristretta applicazione quando non può adat-
tarsi alla maggior parte di quei casi di pazzia nei quali non
è esclusa la coscienza di delinquere. Ciò sembra un para-
dosso ; sembrava pure un paradosso quando dicevasi che
il pazzo potesse ragionare e quindi avere la coscienza dei
suoi atti. Intanto per potere rendere chiare le mie conside-'
razioni fa d' uopo accennare delle facoltà umane nello stato
fisiologico, e di morbo a cui si lega uno stato analogo di co-
scienza, e notare qualche fatto per dimostrare che la coscien-
za di delinquere, come i raggionamenti e la coscienza degli
atti, nel maggior numero dei casi non esclude la follia.
Una buona filosofia riconosce che le facoltà della mente
sono r una differente dalle altre , anzi alcune contrarie tra
loro, e quindi indipendenti nelle loro azioni. Esse sono di
diverse classi secondo la tentenza e funzione verso uno scopo
assegnato dalla natura, sebbene in generale tutte tendessero
all' unità che costituisce la mente umana in armonia delle
sue funzioni col mondo esterno. Le facoltà adunque per la
loro essenza, manifestazione e scopo speciale possono divi-
dersi nelle seguenti classi:
Per mezzo delle facoltà intellettuali ( che sono le j'jer-
cettioe e le rijlessive ) si hanno idee , si giudica e si ragio-
na, e quindi si manifestano in tutti i loro modi di essere o
attributi loro pecuUari , cioè memoria , attenzione , volontà ,
coscienza ec.
Le facoltà affettive (cioè istinti e sentimenti) non pro-
ducono né idee né giudizii, né ragionamenti , ma bensi im-
pulsioni ed emozioni.
É giusto quindi ritenere che ammalandosi le prime, i
disordini mentali che ne sorgono si presentano in falsi giu-
dizii, incoerenza d'idee, sragionamenti, abolizione della co-
scienza del valore degli atti. Ma ammalandosi le seconde cioè
le facoltà affettive^ gl'impulsi e l'emozioni diventano disor-
dinati, esagerati, dolorosi, irresistibili ed incorrigibili, e può
r individuo nello stesso tempo esercitare pienamente le facoltà
»=» 71 —
intellettuali con tutt' i suoi attributi, sebbene spesso sono tra-
scinate a secondare l' impeto delle prime.
Tutti i disordini adunque di alcune facoltà, specialmente
delle affettive, con integrità delle altre costituiscono le follie
parziali, e queste sono per le ragioni suddette appellate ragio-
nanti (1), cioè le conseguenze dei giudizii in tale stato sono
come le premesse, le quali partendo da una allucinazione
interna sono pure erronee ; e ciò non è contrario alla logica.
Intanto malgrado questa apparenza di ragione gli atti pos-
sono essere i più strani e pericolosi. Per la qual cosa dei
folli ragionanti non solo tutti hanno la coscienza dei loro atti,
ma molti ne hanno la coscienza del valore morale. Allora
bisogna riconoscere l' impunità degli atti criminosi non nella
mancanza di coscienza di deliquere, ma nella erroneità mor-
bosa delle premesse dei giudizii dell'individuo, il quale è so-
praffatto da una emozione impulsiva o dolorosa, superiore
alla coscienza più viva di delinquere. Insomma lo scopo della
soddisfazione di una emozione cruciante ed impulsiva mor-
bosa è assai più forte della coscienza. Per questo tali folli
sono incapaci di correggere le loro azioni, sebbene ne aves-
sero la coscienza di tutta la pravità perchè questo stato è
determinato dalla incapacità di ravvisare il pervertimento
delle loro facoltà, e quindi dalla impossibilità dell' esercizio
libero dalla volontà in concordanza della libertà morale.
In vero molti di questi folli delinquenti e specialmente
quelli che immaginano di essere perseguitati, ammaliati, av-
velenati , premeditano lungamente ed usano mezzi accorti
onde nascondere il delitto, poi lo negano e si difendono; altri
lo confessano con lo scopo della soddisfazione di certe idee
tenaci, come in certi suicidi. Ma è meglio per la brevità ve-
nire a qualche fatto.
Un tal Voclkner , riferisce Spurzheim ( Observations sur
lafolie, p. 208, et seg.) occupato delle idee più vive di rag-
giungere la felicità della vita futura, dietro sua confessione
(1) È noto come nel 1863 feci rappresentare da varii folli del
Manicomio di Aversa nei Teatri del Fondo e del Giardino d' Inverno
in Napoli tragedie di Alfieri, commedie e drammi.
— 72 —
ha avuto per lungo tempo l'idea di uccidere un fanciullo, di
confessarsi, di fare la pace con Dio e di giungere così a que-
sto stato di beaditudine che formava l' oggetto di tutti i suoi
desiderio Per tre settimane prima, ei soffre angosce inespri-
mibili. Sentivasi spinto di uccidere qualcuno. Nella veglia
perseguitavalo sempre la medesima idea: tre giorni innanzi
di commettere il delitto si recò al cimitero presso la chiesa,
giuoco coi ragazzi, coir intenzione di ucciderne uno; ma que-
sta volta ebbe la forza di resistere alla sua orribile tendenza.
Infine vi soccombette. Una piccola fanciulla eh' era venuta a
vederne un' altra nella casa dove Voclkner era alloggiato di-
venne sua vittima. Il proprietario della casa ed il compagno
erano usciti. Voclkner invita le due ragazze a venir con lui,
lor dona la sua zuppa. In seguito prende l'una, le riversa
la testa e le taglia il collo con un coltello che aveva espres-
samente affilato. Allora si porta al corpo di guardia, e dice
quel che ha fatto. É ritenuto come prigioniero, ma dorme
tranquillamente, essendo cessata la grande angoscia che per
tre settimane aveva provato. Durante il processo, parlò come
un uomo raggionevole ed in un modo decente. Disse che co-
nosceva bene le conseguenze di un tal atto, e di volerlo
espiare col suo sangue.
Seybell, calzolaio a Potsdam, continua Spurzheim, di un
naturale timido, dolce e pietoso, fu sem.pre disposto alla me-
lanconia, e scontento dei suoi talenti e della sua situazione.
Finì col desiderare la morte. A tale effetto pensò di uccidere
un fanciullo eh' ei molto amava ed al quale aveva insegnato
a dire delle preghiere ed a leggere nella Bibbia. Consumato
il delitto, andò da sé stesso ad accusarsi alla giustizia,
Haslam racconta l' istoria di una donna che per essere
impiccata trucidò il suo figliuolo. Essendo reclusa a Beth-
lem si mostrò afflitta del suo misfatto.
Antonio Mangani , molti anni or sono , con premeditazio-
ne ed agguato uccise a colpi di coltello il suo amico giudice
Orecchio, perchè attribuiva i suoi patimenti di visceri a ve-
leni propinati dalla sua vittima. La Gran Corte Criminale di
Catanzaro udì con gran meraviglia la difesa dell' accusato ,
e lo candannò del capo. Ma inviato nel manicomio di Aversa
_ 73 -»
vi morì di demenza alcuni anni or sono. (V. il mio art. nel
Giornale medico-storico-statistico, 1843. )
Un tal Errico di Castelbaronia immaginando di essere
fallito, e che i figli sarebbero rimasti poveri, una notte, quat-
tro anni or sono, prendendo tutte le precauzioni uccise a
colpi di revolver i suoi cinque figliuoli, la moglie gravida e
se stesso. Io posseggo il processo istruito per quella strage,
e rimasi indignato nel leggere quello che il Procuratore Ge-
nerale scrisse, cioè che fu ben meritata pena l'uccidersi quel
malvagio assassino.
Un tal Del Prete in una notte uccise la madre, perchè
credeva che il demonio gli diceva all' orecchio uccidi tua
madre che non crede che io sto nel tuo corpo. Il misero com-
prendeva di avere consumato un grande misfatto. Mori qual-
che anno dopo nel Manicomio di Aversa.
In somma per questi casi miserandi e di mille altri che
potrei riferire, perchè si è avuta coscienza di delinquere, la
pena più atroce si sarebbe applicata!
Conchiudo con la grave sentenza di Gali, che medici e
magistrati dovrebbero tenere bene impressa nella loro mente^
» L'on appello aliènations raisonnantes celles où les
» individus malades d' esprit sont réellement raisonables,
» dans tout ce qui ne tient point à leur maladie, et ou, sous
» le rapport mème de leur aliénation, ils agissent de la ma-
» nière la plus conséquente et avec connaissance (1).... Com-
» me la nature de l' aliénation raisonnante n'est pas assez
» généralement connue, il arrivo que des malfaiteurs qui ap-
» partient a cotte classe d' aliénés, et que 1' on voit agir et
Vi raisonner d' une manière consequénte, sont, dans certains
» pays , condannés à la prison ou à la mort. , tandis que ,
» dans d'autres pays on se borne à les envoyer à 1' opital
» des fous (2). »
Queste osservazioni a primo aspetto pare che venissero
corrette dalla seconda parte dello stesso art. 61 che dice :
ovvero vi fu costretto da unaforsa alla quale non potè resi-
(1) Gali, Sur les fonctions du cerveau etc. T, L p. 144.
(2) Gally Ivi, p. 451.
r*:(^
— 74 —
'ot;^- U<<^ stere. Su ciò è da osservare che in questa parte dello arti-
colo non possono essere comprese, per le massime di sopra
accennate, quei folli che per raggiungere uno scopo eh' è la
conseguenza di un errore di giudizio o per falsa premessa ,
o allucinazione sensoria interna o esterna, commettono reati
con tutta la pacatezza ed astuzia del mondo. Un padre uc-
cide premeditatamente il proprio figlio e con somma astuzia
per nascondere le tracce del delitto, perchè immagina di ere-
ditarne la roba che non ha. Il prete De Nilo, condannato a
morte per avere tagliato la gola al suo vecchio zio sull' al-
tare dopo la consumazione dell' ostia, perchè così lo avreb-
be mandato in Paradiso, poco brigandosi che commetteva un
gran misfatto di cui aveva coscienza. Fu costui inviato nel
Manicomio di Aversa dove restò demente per moltissimi anni.
In somma se il misfatto si consuma per disordine delle
facoltà affettive può aversi coscienza di delinquere e nella stes-
so tempo essere nella impossibilità di resistere alla emozio-
ne interna impulsiva; ma quando la follia parziale appartiene
alle facoltà intellettive , 1' errore di giudizio che n' è il natu-
rale effetto non è avvertito dall'individuo sebbene per mezzo
delle facoltà rimaste sane possa ravvisare l' iniquità dell' at-
to; e le facoltà intelleuali non producono né emozioni, né im-
pulsioni, ma bensì semplici soddisfazioni. Così che è facile
comprendere che in ogni modo che la causa del delinquere
sorge da un disordine di una o più facoltà mentali , la im-
possibilità di resistere o la coscienza o non coscienza di de^
linquere non sono che un fenomeno che si dimostra secondo
la natura delle facoltà e non del grado più o meno alterato
di esse ; né la manifestazione più o meno apparente di un fe-
nomeno può esser guida sicura per riconoscere la natura del-
l' origine degli atti umani.
La questione adunque è di pazzia, la quale comunque sia
più o meno esagerata o più o meno parziale non può attri-
buirsele gradi di colpabilità, né quindi settoporla a gradi di
pena. Fra la folha di qualunque natura sia e la ragione v' è
un abisso: i ragionamenti non sono la ragione. I gradi di
colpabilità adunque se sono da stabihrsi nello stato di abuso
o vizio delie facoltà, considerando l' uomo sano che delinque
— 75 -
più o meno agitato, non mai sono da ritenersi nella pazzia
si generale che parziale.
Dopo questa ultima osservazione di non poter essere im-
putabile qualunque stato di follia sì generale che parziale ,
sì acuta che cronica, non può troppo oltre distendersi l'ap-
plicazione dell'art. 62 che punisce diminuendo la pena da uno
a tre gradi quando le cause di che è nell'art. 61 hanno gran-
demente scemata^ ma non del tutto esclusa V imputabilità.
In questo modo applicandosi tale art. 62 a certi stati di paz-
zia si anderebbe alla imputabilità parziale dei folli tanto di-
scussa e rifiutata dalle più distinte Accademie freniatriche,
così che i più pericolosi monomaniaci verrebbero puniti. Sif-
fatto art. 62 potrebbe applicarsi solamente a coloro che per
natura o per educazione mancata han la ragione poco svi-
luppata a fronte delle tendenze soverchianti in modo da ri-
chiedersi grandi sforzi della prima per dirigere e moderare
e reprimere le seconde ; cioè non è del tutto scemata la li-
bertà morale.
Nel § 2 dell'art. 62 si aggiunge che la pena sarebbe scon-
tata in una casa di custodia. Sarebbe del pari anzi più ne-
cessario che i folli delinquenti considerati nell'art. 61 a ga-
rantia loro e della società, e per cura , non per pena, fossero
custoditi nei manicomii criminali , di cui noi alienisti abbiamo
tanto parlato che sorgessero in Italia, o per ora in una par-
ticolare sezione dei manicomii. Lasciati in libertà i folli de-
linquenti sono spesso naturalmente ricaduti in novelli delitti.
La società ha dritto di essere garentita da tanto pericolo.
Dopo avere sottomesse siffatte osservazioni al criterio di
tanti sapienti giureconsulti , se lo credono giusto ed oppor-
tuno potranno essi rendere più espliciti e precisi i concetti
degh articoli notati facendovi entrare l'idea indispensabile di
alienazione mentale (1), nella quale comprendendosi uno stato
(1) Questa osservazione è stata ritenuta: ecco come l'art. 6l , di-
venuto ora 59, è stato emendato : —
Art. 59. Non è imputabile di reato colui che , nel momento in cui
commise il fatto era in istato di follia, o per qualunque causa non ave-
va la coscienza di delinquere: ovvero vi fu costretto da una forza alla
quale non potè resistere.
— 76 —
morboso del cervello, si disordina e si ecclissa naturalmente
la condizione della libertà morale.
Mi arbitro in fine di fare una semplice osservazione al
§ 3 dell'art. 64 nel quale si dice che non diminuisce la pena
se V uhbriachessa è stata contratta per commettere un reato
o per procurarsi una scusa. — L'ubbriaco è un delirante tem-
poraneo, ed il delirio prende sempre la forma di quelle fa-
coltà cerebrali che vengono più specificatamente disordinate.
Laonde non sembra possibile che un individuo che corre il
delirio acuto possa conservare la stessa serie d' idee per le
quali prima si determinava a voler delinquere. Ed è un fatto
che r ubbriaco muta temporaneamente la corrente delle sue
idee , le emozioni e gì' impulsi , perchè muta lo stato delle
funzioni del cervello: in vero l'uomo di natura cupo e triste
nella ubbriachezza può divenire loquace, ridente, benevolo;
al contrario 1' uomo allegro , piange e si dispera. Né credo
che fossevi mai stato caso che un individuo nel vero stato
di ubbriachezza avesse messo in effetto le precedenti sue idee
criminose. Ciò è una semplice osservazione, che non abbiasi
come fatta, ove credasi giusto di punire l' intenzione !
A queste mie poche considerazioni aggiungo quattro la-
voretti stampati , che forse spiegano meglio quello che ho
detto; cioè Sulla procedura dei giudisii pienali e civili per
riconoscere r alienazione mentale; La legge e la follia ra-
gionante ; La prolusione al corso di medicina legale ; Ed
un caso di uxoricidio.
Vi unisco ancora un mio Parere frenologico su di alcuni
giustiziati, perchè vi si rivelano le facoltà nel più alto grado
di vizio per delinquere, ed in un individuo giustiziato nello
stato di demenza , del quale il cranio ne mostra gì' indizii.
Dott. B. G, MIRAGLIA.
osseuvazioivi
su DI ALCUNI ARTICOLI DEL SECONDO LIBRO DEL PROGETTO
DEL CODICE PENALE
A Sua Ecc."' il Ministro di Grafia e Giustizia
( Comm. ;P. S. MANCINI )
Avendomi TE. V. onorato con lettera officiale affinchè
io esponessi il mio parere sul Secondo Libro del Progetto
del Codice Penale, in quanto riguarda la freniatria e la me-
dicina legale, e poiché favorevolmente fu accolto quello che
diedi al 1° libro (1), mi arbitro di sottoporre al sapiente giu-
dizio dell' E. V. alcune osservazioni generali sul Titolo XII U-'e " ^'^^^'^^^"'^
e specialmente sulla premeditazione, su lo stato dell' animo
nel determinarsi a delinquere a cui si lega il grado di mal-
(1) Neil' accusare ricevuta di un esemplare del Progetto del Codice
penale (libro 1** ) con l'ampia Relazione ministeriale che lo precede ,
non che il Sunto dei pareri j aggiungeva io al Ministro Guardasigilli ,
che le osservazioni da me portate agli art, 61 e 62 sono state pienamente /v *^ /^ Ay»-'_^
da lui riconosciute ragionevoli, quando nell'emendamento dell'art. 61 At'^/j^-*'
( ora 59 ) vi si è aggiunto la parola follia , poiché dopo questa parola in ^ ~
cui si comprendono tutte le forme di alienazioni mentali ragionanti^ alle ,^ ^^Àt^^^^'^^'^
quali per lo più si lega anche la coscienza della criminosità dell' atto ,
risulta qual conseguenza logica l'aggiunto concetto: o per qualunque l* <- yy^i^'^
causa non aveva la coscienza di delinquere. /; ^/ //L
Per questo l'art. 62 (ora 60) rimane come corollario inappuntabile /
nella sua applicazione in certi casi che possono considerarsi compresi lV
nell'art. 59 precedente.
Gli articoli adunque 59 e 60 del libro 1° del nuovo Codice penale ,
ponendo veramente in armonia la legge ed il concetto della follia , rag-
giungono il santo scopo desiderato della giustizia. Così che noi alienisti
possiamo essere lieti del perfezionamento portato alla legislazione pe-
nale degli alienati in Italia.
a^ f
— 78 —
vagita dell'atto, e su le offese personali producenti 1' aliena-
zione mentale. Queste osservazioni rendendo più determinati
i gradi di colpabilità richiamano più esatta l'applicazione dei
gradi di pena. O ^
Nell'art. 372. (1) (Libro 2°) in cui si definisce la. pr e-
meditasione, e nei suoi due emendamenti, non ritrovo chiara
i' 3^0 cS^]^'^^^ libertà dell'arbitrio, eh' è condizione indispensabile per la
(^ serenità dello spirito nella determinazione di un atto.
ì'y ^' Io non oso formolare in questo senso l'articolo, ma sot-
topongo al dotto ed elevato criterio dell' E. V. le seguenti
considerazioni.
<|o-|^*'^ Un atto conseguenza della consultazione di sé stesso, di
un calcolo della ragione, della riflessione dicesi atio preme-
ditato : la premeditazione adunque suppone una volontà di-
retta da una ragione ponderata e riflessiva , e per cui una
serenità d'animo immune da agitazione. Ma può in vero con-
siderarsi non agitato un animo che si determina a misfare?
Chi spinge , trascina la ragione calcolatrice ponderata della
riflessione ad una determinazione criminosa?
Per divenire a svolgere il concetto vero della premedi-
tazione, ed a dimostrare insieme che la colpabihtà dell'atto
aumenta per quanto è minore la tendenza impulsiva brutale,
e viceversa , ciò che fa apparire erroneo e crudele l' emen-
(1) Art. 372 ((del Progetto) Art. 372 (Emendamento della
Sotto-Co in missione ).
L'omicidio è premeditato, quan- L'omicidio è premeditato, quando
do il colpevole ha fermato, prima il colpevole , ha prima dell'azione
dell' azione, il disegno di uccidere, formato il disegno di uccidere e de-
benchè sia diretto contro una perso- liberatamente ne ha preparato Vese-
na non determinata o l'esecuzione dizione, benché il disegno sia diret-
debba dipendere da qualche circo- to ecc. ( Emendamento del Senatore
stanza 0 condizione. De Falco).
— L'omicidio è premeditato quan-
- V , . J J^ do il colpevole ha formato /rc(irfa-
f' 1 fJ irfVu^ir* ry^//i*^^< ,*>iiw ?ne/t^e prima dell'azione ecc. (come
i^ ' ^ ^ ^ ^^ ^^ /-^J^^^"^*^^ nel Progetto)— (Emendamento del
ec^^j/^ f^"^ i «J > <- ^ X^J^ Consigliere CawomVoj.
(lamento n.° 3" dell'art. 373 (1) , mi piace riassumere e ri- ^oi-'v-^^
produrre quello che esposi nei miei lavori. ^ o^»-^
Se r uso di quelle facoltà mentali che sono la sorgente c^^ "^
dei diritti e delle passioni e dei doveri conduce alla virti^i , t^.."^^^"^
l'abuso di esse è l'origine dei difetti, dei vizii e delle colpe, ^^^T^ ^^"^
indizio che tutte le facoltà umane sono buone e che intem- , y^^
peranti non per morbo, ma per allettamento d'una inclina- ;^ "" '^
zione che una volontà proclive rende pii^i o meno malvagia X^^^'^ t^^^'^
spingono ad azioni che offendono. la legge fondata sul senso ^ ,j^
morale e di giustizia percui criminose. Lo spirito eccitato da '
una tendenza intemperante se la combatte e vince nella lotta J^ CSJ*^^*'^^<
si costituisce nella virtù, ma se la secónda per maggiore al- ^
lettamento o per propria debolezza si rende più o meno vi- J^'^"^ -^'^^^h^
zioso e colpevole. Per la qual cosa è facile intendere che la /^ ^^^^ ùp''
virtù è maggiormente meritoria per quanto è più violenta la *^ ^ y,
tentazione che si combatte; ed è massima la colpa in ragione ^-^ '
che questa tentazione è debole ed è forte lo spirito che la ^^^.^ / •
seconda. Principio morale che spiega la varietà delle virtù ,y
e dei vizii, dei debiti e delle colpe, e quindi i diversi gradi A'^??*'^
della colpabilità e punibilità o impunibilità delle azioni umane.
Su questa massima moralmente giusta perchè fondata su
la natura dell' uomo si regge' il criterio del legislatore e del
giudice. Laonde disconoscesi questa massima quando non si
ha cognizione del cuore umano, così che si fa strazio della
legge a danno della giustizia. Quanta sapienza deve abbrac-
ciare la mente e quanta coscienza il cuore del magistrato !
Eppure la conoscenza dell' importanza della legislazione cri
minale in intimo ed indispensabile legame colla fisiologia e-
la psicologia non è forse generalmente avvertita dai migliori
giureconsulti e specialmente dai civilisti.
(1) Art. 373. kn. '^1^ [Emendamento]
§ 1. L'omicidio volontario è pu- (Identico fino al n.° 2 compreso),
nito con la reclusione per 20 anni. 3° quando è commesso senza al-
§2. La pena dell'omicidio volon- tra causa che per impulso di una
tario è la reclusione da 20 a 25 anni: brutale malvagità ecc.
1° quando ec.
2° quando ec.
— 80 —
La determinazione colla propria volontà ad un atto sup-
pone che l'indivìduo sia fisicamente libero, cioè die l' animo
non sia né modificato né spinto ad un'azione da interni im-
pulsi che hanno origine nell' esagerata funzione degli organi
per cui essa manifesta ed esercita le sue facoltà. Ma la vo-
lontà è r attributo più eminente delle potenze intellettuali spe-
cialmente delle riflessive; e poiché per mezzo di esse lo spi-
rito ha questo potere di operare ne sono tutte le altre potenze
temperate e dirette. Intanto sì sublime grado di manifestarsi
delle superiori forze della mente non svolgendosi ed eserci-
tandosi che secondo la più o meno energia di queste, la vo-
lontà non sta tutta nell' ente che vuole ma pure in parte in
un atto di facoltà di cui la manifestazione e 1' esercizio stanno
in una funzione materiale organica; condizione indispensa-
bile da cui dipende la più o meno energia di esse forze men-
tali e quindi i varii gradi di attività e di potenza dei loro
attributi. Per la qual cosa la volontà può essere energica ,
debole, vacillante.
La libertà del volere adunque non è senza confine ; e
quindi ha gradi , i quali perchè variabili rendono non solo
più o meno energica la natura delle facoltà superiori , ma
pure r impeto delle inferiori forze istintive: così che la libera
volontà diventa precaria in ragione che vien mossa dall' agi-
tazione degl'interni impulsi.
Rappresentata così la volontà come il più eminente atto
dello spirito del quale atto parte sta in una funzione mate-
riale , le determinazioni dell' animo ad agire sono effetti di
cotale volontà. Quindi lo stato di esso è da riguardarsi se-
condo che lo spirito ne resta offeso e disgustato, l'agitazione
che ne sorge muove quella precaria volontà che può trasci-
nare alla massima delle colpe, specialmente se a tali interni
si aggiungono gli esterni motivi, come provocazioni, ai quali
tanto la legge si attiene.
L' animo adunque nel determinarsi al delinquere è da
considerarsi in una morale agitazione, eh' è maggiore secon-
do che più sia lieve il motivo esteriore che abbia spinto una
volontà facile a passare in azione per eccitabilità degli or-
gani che la muove; sebbene l'enormità di questo motivo pos-
— 81 —
sa sovente eccitare e rendere determinata una volontà debole
e vacillante.
L'esame del motivo dell'agitazione che eccita, spinge,
trascina l' individuo a delinquere è la più interessante inda-
gine che conduce il magistrato a determinare il grado di col-
pabilità per applicare con giustizia la pena che con ampiezza
di confine la legge deve stabilire.
Con tal logico criterio come potrebbe andare il § 1° del-
l'art. 373 che stabihsce una pena fissa? Una legge che mette
pena siffatta è barbara e punisce o troppo o troppo poco.
Ombre tali non debbono macchiare il nuovo Codice penale
del Regno d'Italia.
E da notare di non confondere la volontà con la fer- {» 4»>^*
me^^«. Questa ultima è un sentimento ; quella è il più su-
blime attributo delle facoltà intellettuali. La fermezza eccita
le altre potenze dell'anima, pure la volontà, fino a divenire
ostinazione , ed esclude la ragione perchè non ne dipende ; ;
mentre la volontà n' è 1' attributo , ne dipende e costituisce
la libertà delle sue determinazioni , poiché non solo eccita
ma tempera e dirige tutte le forze mentali.
Eppure la castigatrice censura delle azioni umane ha
mai distinto questi due stati dell'animo, cioè quando è agitato
dall' emozione impulsiva della fermezza che trascina al vizio
ed alla colpa, o pure da emozioni motrici della volontà? Di-
stinzione che renderebbe utile ed indulgente la legge.
Corollario delle suddette considerazioni sorge il cono-
scere e fissare i gradi della colpabilità quando essa dipende
dalla volontà naturalmente a tante variazioni soggetta.
Escluso ogni motivo o tentazione interna a delinquere ,
quanto più lieve è il motivo provocatore tanto più cresce la
malvagità della colpa. Al contrario , è l' individuo meno ca-
pace d' imputazione per quanto V interno impulso ha trasci-
nato la volontà inchinevole al misfare , ciò che- logicamente
contraddice, come ho notato , il n.° 3° dell' art. 373 ; o che
massima ne sia stata l' esteriore occasione.
Sono generalmente rifiutati questi principii perchè credesi
impossibile il riconoscere i gradi di agitazione dell'animo per
impulso interno , e che il magistrato ha presente ben altri
- 82 —
motivi per determinarli e secondare il fine della giustizia.
Ma non perchè un magistrato non si crede atto a ravvisare
neir individuo agitato la vera causa della colpa , non esiste
siffatta causa ed i variati suoi effetti. Anzi la legge che ri-
mette al criterio del giudice la convinzione della reità dello
accusato dà a divedere fiducia su la sapienza e la morale di
lui affinchè non punisca o troppo o troppo poco.
L'art. 378 che dichiara colpevole chiunque, volontaria-
mente , ma senza intenzione di uccidere , cagiona con qua-
lunque messo una perturbasione alla mente altrui; e negli
articoli seguenti si punisce secondo i gradi di durata di que-
sta pertubazione mentale ; farebbe contemplare che sta alla
volontà di chiunque di usare mezzi di far uscire pazzo un
individuo. Le cause sì morali che fisiche della pazzia non
stanno a disposizione di chicchessia , meno che non fosse
una educazione malvagia propagata ad arte per fare folli ed
idioti, arte ben conosciuta e sempre messa in pratica dalla
furba setta di Loiola. Per ciò 1' art. 378 starebbe bene ; ma
non s' è veduto mai , come mai non si vedrà punito uno di
innumerevoli facitori di masse di pazzi e d' idioti artificiali.
E se r alienazione mentale avviene per causa accidentale ,
come poterla esclusivamente attribuire a chi questa abbia
messo in uso? Le cause morali violenti e recenti non sono
che motivi i quali sfuggono fino all' alienista più esperimen-
tato. Le cause fisiche come le lesioni violenti al capo sono
da contemplarsi solo quando i fenomeni di perturbazione
mentale sono conseguenza o sono comparsi insieme a feno-
meni fisici , come avvallamento o frattura delle ossa crani-
che, paralisie, balbuzie, commozioni cerebrali ec.
Sebbene le cause della follia sieno sempre discutibili, io
ho sempre contemplato che la legge dovrebbe punire il col-
pevole dello storpio della ragione. Le cause violenti diretta-
mente sul cervello sono molto probabili a produrre la paz-
zia, specialmente nei predisposti; e nel Museo patologico del
Manicomio di Aversa conservai dei cranii profondamente lesi,
in modo che le violenze esterne avevano dato luogo ad en-
cefalitide , e quindi a permanente disordine mentale. Inoltre
agli emendamenti n.° 2° e n.** 3° pei quali si diminuirebbe la
— 83 —
pena se V alienaziane prodotta è stata di breve durata , os-
servo che allora la follia ha potuto essere un accesso che
ordinariamente si ripete , sicché prendesi per guarigione il
periodo di calma; oltre a che è da pensare che guai per chi
ha sofferto un accesso di follia specialmente per lesione mo-
dificatrice dell' organo cerebrale.
Fo tali osservazioni su le cagioni della follia, perchè per
le morali specialmente l'art. 378 potrebbe coprire molte si-
mulazioni a danno dell' accusato, e viceversa.
Queste osservazioni mi richiamano alla mente quello che
sempre ho ripetuto sul poco valore che deve tenersi del con-
vincimento morale con cui il giudice è chiamato a giudicare.
Il convincimento morale che dev'essere l'espressione della
propria intelligenza, senza nozione di scienze naturali e psi-
cologiche non diventa che una semplice emozione. Ed il giu-
dice che giudica con la semplice emozione non intenderà la
premeditazione , né i gradi di colpabilità e di penalità , e
molto meno le cause produttrici i perturbamenti mentali.
Ecco perchè la legge in certe materie dev' essere espli-
cita e determinante, o molto generale lasciando cosi latitu-
dine al dotto magistrato di ricorrere in simili casi ai prin-
cipii di diritto e di giurisprudenza, ed essere illuminato dai
pareri di esperimentati medici , che non debbonsi così con
troppa leggerezza rifiutare.
Nel formolare i su notati articoli , Y alto ingegno della
E. V. considererà come meglio crede le brevi osservazioni
che ho avuto l' onore di sottoporle.
Napoli 14 agosto 1877. -
DelV E. V. divotissimo servitore
Dott. B. G. MlRAGLlA.
N. B. Queste osservazioni sul primo e sul secondo libro
del progetto del nuovo codice penale del Regno d'Italia, sono
pubblicate nel Bollettino del manicomio Fleurent 1866 e 1867;
e riassunte trai documenti che seguono il medesimo codice.
SULLA PROCEDURA MI GIUDIZI! CRIMIMLI E CIVILI
PER RICONOSCERE
L' ALIE^AZIOiE MENTALE
, OSSERVAZIONI MEDICO-PSICOLOGICHE-LEGALI (D
La questione più importante clie presenta la medicina
legale si è quella di riconoscere in quaì rapporti si ritrova
l'alienazione mentale e ciascuna delle sue forme rispetto alle
leggi.
Lo studio della follia ha fatto grandi progressi: ha sta-
bilito consistere questa in un disordine delle facoltà psichiche
per pervertimento delle funzioni di organi materiali , e del
quale è l'individuo nell'impossibilità di avvedersi: queste fa-
coltà possono alterarsi in parte rimanendo nella integrità le
altre.
Da tutto ciò eh' è esperienza di fatti in concordanza di
ragion logica, ne deriva la spiegazione di quanto continua-
mente osserviamo , cioè che si può esser folle ed apparen-
temente si ragiona, mentre si può essere nella integrità di
mente e sragionare e, far falsi giudizii (2).
Ma le leggi , sebbene ogni dì riformate , non han fatta
un passo innanzi in quanto alle relazioni che debbono avere
coi progressi scientifici e pratici della medicina mentale. Esse
credono che là pazzia consistesse sempre nel pervertimento
o nell'abolizione delle facoltà intellettive e quindi negli sra-
(1) V. a pag. 66 e seg., la lettera del Mancini su questo lavoro
pubblicato nel 1870 , e che pare avesse avuto qualche influenza su la
riforma del nuovo codice penale.
(2) Miraglta, Trattato di Frenologia applicata alla medicina, alla
giurisprudenza ec. Voi. 2, cap. IV.
— 85 —
gionamenti e nella perdita totale della coscienza delle proprie
azioni ; perchè non sanno che le facoltà mentali non sono
comprese solo dalle forze intellettive per mezzo delle quali
esclusivamente si giudica e si ragiona , ma pure dai senti-
menti morali e dalle tendenze che quali facoltà di rapporto
diventano i più fecondi elementi delle operazioni dello spi-
rito, ed i più energici motori delle azioni umane.
Tanto deplorabile errore legislativo che fa del magistrato
un perito psicologo ed alienista, dichiarandolo cosi scienti-
ficamente competente, produce per lo più che già il giudice
se ne reputa in coscienza capace. Per questo la legge, men-
tre vuole che si tuteli l' innocenza , ricercandola pure nello
accusato e che non risultata si va più certo all'indagine della
colpa , conduce poi nei giudizii penali e civili in quanto al
riconoscimento dello stato delle facoltà mentali, in isbagli
funesti.
Un altro errore non meno grave nel foro penale e civile
è r aver voluto costituire la convinzione morale del giudice
quale base precipua dei giudizii.
Ma con la convinzione morale nell'amministrazione della
giustizia il magistrato non giungerà mai a quella conoscenza
delle scienze mediche e naturali che il solo perito può svol-
gere e porre sotto il vero punto di vista onde chiarire i fatti
e rendere giusta l'applicazione della legge. Il celebre giure-
consulto Mittermajer dichiara erronea la legge che estende
r applicazione dell' elastico principio del convincimento mo-
rale fino a porre da parte i mezzi più retti e cauti di rico-
noscimento dei fatti che il solo concorso di periti medici può
verificare ; e deplora il danno che certo deriva alla legisla-
zione quando nelle riforme dei codici non si tiene dietro ai
progressi delle scienze mediche e naturali (1).
Il dotto regio Procuratore Pellegrini con argomenti lo-
gici e stringenti espone che il giudice ubbidendo ad una con-
vinzione puramente morale e quindi indefinita ed astratta, è
facile cadere nel fantastico, nel capriccioso, nell'arbitrario,
nel tirannico ; così che per uscirne è costretto a ricorrere
(1) Mittermajer, Die Nachtbeile derVernuchtassigung desStudiums.
— 86 —
alle osservazioni e pareri dì periti conoscitori di una dottrina
a lui ignota (1).
Per questo un gran numero di condannati va subito a
popolare i manicomii: il patibolo ha troncato più di una testa
di pazzi: al contrario molti astuti malfattori ritenuti per de-
menti ritornano ad affliggere la società. Molti pazzi non in-
terdetti e lasciati in libertà perchè sentenziati da un semplice,,
sterile ed inconcludente interrogatorio , producono grandi
sventure uccidendo sé stessi e gli altri, incendiando, e la-
sciando nella miseria i figliuoli ; ed all' opposto viene inter-
detto un sano di mente perchè l'interrogatorio lo ha svelato
né ragionante né un'aquila d'ingegno. La follia ragionante
adunque da un lato , e la saviezza che sragiona dall' altro ,
sono facili ad ingannare la coscienza del magistrato.
Noi deploriamo gli antichi pregiudizii che con tutte le
forme legali mandarono alla tortura ed al rogo uno stermi-
nato numero di monomaniaci ; come se nei tempi attuali ,
tempi detti di civiltà e di sapienza, una serie di pregiudizii
da quelli non dissimili non formassero la credenza generale
e non dominassero incarnati in certi elastici precetti legi-
slativi.
In vero però non dobbiamo tacere che nel codice di pro-
cedura penale si rimette al giudizio dei periti ove sorgesse
dubbio sullo stato di mente dell' imputato (2). Ma non pos-
siamo fare a meno di osservare che il codice penale ritenendo
e sanzionando solamente per follia il furore maniaco , o lo
sragionamento, e la perdita della coscienza e di ogni facoltà,
e quindi del libero arbitrio, confondendo questo con la libertà
morale, e rimettendosi per soprappiù al solito convincimento
morale col discendere il perito alla qualità di testimone, scio-
(1) Leltera al dot. Creseimbeni sul Commentario L' Uomo e i Codi-
ci ; 1861.
(2) Art. 236... Se nasce dubbio sullo stato di mente dell'imputato,
si assumerà il giudizio dei periti, e questi riferiranno sulla natura e sul
grado della malattia , della quale risulta affetto determinandone possi-
bilmente la data e la influenza che avesse potuto esercitare sulle azioni
di lui.
». 87 ~
glie il legame che dovrebbe essere tra la legge e la follia.
Così che il perito che non ritrova siffatte volute esigenze urta
nel criterio prestabilito del magistrato, e specialmente quando
questo perito che non è veramente specialista non lo persua-
de e convince.
. Il codice civile nel? indagare lo stato mentale dell' indi-
viduo ammette solo l'interrogatorio del magistrato, come se
questi venisse così creato capace nei giudizii civili ed inca-
pace nei giudizii penali; e come se la follia che nei fatti cri-
minali ha bisogno dei periti speciali per essere riconosciuta,
nei giudizii civili poi al contrario si mostrasse di tutt' altro
aspetto da essere sufficiente un semplice interrogatorio che
/ spesso non cade su 1' oggetto delirante del folle, o che que-
( sti con grande astuzia lo dissimula. Un principio fallace adun-
que informa le due leggi che in siffatto modo sempre più si
allontanano dallo stesso fine a cui debbono tendere , e che
inoltre sono la sorgente di tante lamentate conseguenze funeste.
Ma pure il magistrato nei dubbii di follia invece di fer-
marsi ad un ingannevole interrogatorio perchè la legge non
ha espresso una sanzione rispetto al parere di medici spe-
ciali , potrebbe per la scoverta del vero supplire col pro-
prio criterio dove quella tace e con 1' analogia di altri pre-
cetti altrove dalla legge stessa stabiliti nelle disposizioni della
interpetrazione dei suoi articoli. Esplicito e chiaro è l'art. 8
del codice civile: — Qualora una controversia non sì possa
decidere con una precisa disposizione di legge, si avrà ri-
guardo alle disposizioni che regolano casi simili o materie
analoghe: ove il caso rimanga tuttavia dubbio, si deciderà
secondo i pr incipit di dritto.
Pare adunque che il silenzio della legge lungi di restrìn-
gere lascia vasto campo al criterio del magistrato di non
trascurare tutte le prove possibili per la scoperta del vero;
e specialmente quella dei periti nei dubbi di follia, eh' è la
più interessante nel trarre da un inganno funesto il criterio
del giudice, il quale agendo altrimenti darebbe mostra di non
volere la ricerca del vero (1).
(1) Dice al proposito l' illustre Bonacossa : — « In un pubblico
— 88 —
Quando la legge ha bisogno d' interpetrazioni e dì ricor-
rere per analogie alle disposizioni generali, ha d'uopo di
esphcite riforme.
Quanto adunque sia indispensabile il giudizio di medici
veramente speciali nel dubbio di alienazione mentale lo di-
mostrano innumerevoli fatti, che dovrebbero destare l'atten-
zione dei legislatori in tanto progresso di civiltà. Noi che
per tanti anni abbiamo come medico e direttore del più co-
spicuo manicomio d'Italia vissuto in mezzo ai pazzi, potrem-
mo attestarlo con un gran numero di casi; ma ne sceglie-
remo alcuni tra i nostri e tra quelli registrati da illustri
alienisti per rendere più chiaro il nostro assunto che tende
come un reclamo alla riforma della legge che la società
richiede.
In una recente statistica di Wifigtrinier, medico delle pri-
gioni di Bouen, rilevasi che fra 202 prigioneri, 4 morirono pri-
ma di essere condannati, e 176 furono dai giudici riconosciuti
alienati in seguito del parere dei medici. Degli 82 condannati
senza o centra il parere dei medici, 6 furono per delitti cri-
minali ; e di questi uno dopo di essere stato pazzo in galera
rimase stupido; un altro rimase pazzo a Brest; il terzo si
uccise; il quarto morì in un manicomio; il quinto discese al-
l'ultimo grado di demenza; il sèsto non ebbe tempo a chia-
rirsi, che venne tosto giustiziato. Gli altri 76. vennero con-
dannati a pene correzionali; e di questi, 36 doverono traspor-
tarsi dalle prigioni ai manicomi, uno morì in breve, e la
« dibattimento seguito avanti alla Corte di Assisie di Torino, cui do-
« vetti assistere per dare il mio parere sullo stato mentale di un im-
« putato di duplice omicidio , vcnivami dal signor Procuratore del
« Re fatta un'opposizione, che, non lo dissimulo, giungevami così
« inaspettata e recavami tanta sorpresa da farmi quasi per un istante
« sembrare di trovarmi non più al cospetto di un venerando magi-
« strato nel Santuario della giustizia, dove supremo, unico scopo e
« religioso dovere di tutti ha da essere la scoperta del vero per tutte
« le oneste ed eque vie possibili, ma fra litiganti per interessi per-
« sonali e privati » — Bonacossa, Quesiti sulla Procedura di alcuni
casi di perizia medico-legale riflettente lo stato mentale ec, pag. 3 —
Torino 1863.
— 89 —
maggior parte degli altri espiarono la pena tra' pazzi (1).
Boileau de Castelnati, medico in capo delle prigioni di
Nimes, scriveva nel 1852 che i 1200 condannati sottoposti
alla sua osservazione durante 25 anni, avevano presentato
in gran numero una pressione notabile del libero arbitrio (2) .
Il giureconsulto Fitzroy Kelly, divenuto poi giudice della
corona, nel 1864 in un grande meeting che aveva convocato
a Londra, proclamò che durante gli ultimi 64 anni erano stati
appiccati 60 alienati. Ed alla medesima epoca il dott. Madden
dimostrò che undici alienati furono condannati a morte, dei
quali otto furono giustiziati, e tre graziati ma reclusi (3).
Durante un comitato, istituito dal parlamento inglese per
fare una inchiesta su la pena di morte. Lord Sydney Godol-
phin , incaricato della sorveglianza di un asilo , depose che
più alienati di mente erano stati giustiziati.
L'illustre giureconsulto Mittermajer che per più di 40
anni occupossi di alienazione mentale , avendo riconosciuto
di esservi una proporzione notabile di pazzi tra gli accusati
ed i condannati, non esita a dire che l'esame di quest'indi-
vidui non è stato mai fatto con molto senno, poiché è incon-
testabile per lui che più di uno tra questi è stato alienato
prima, durante, e dopo il giudizio.
Feci osservare al Mittermajer varii anni or sono quando
visitò il manicomio di Aversa molti detenuti giudicabili e
condannati che malgrado i segni visibili della loro malattia
erano stati, perchè ragionavano, ritenuti per rei. Nell'ospi-
zio di Aversa nella mia lunga pratica vi ho notato 6 ad 8
detenuti in ogni 100 pazzi: deplorabile cifra quando accre-
sciuta da quella di alienati giudicabili e condannati che igno-
rati ingombrano le prigioni I (4) .
(1) Ann. d'hyg. et de med. leg., t. XLVIII, p. 369' et t.XLIX,
p. 138.
(2) Boileau de Castelnau , De l' epilepsie dans ses raports avec
l'aliénation mentale, 1852.
(3) Madden, Sur l'aliénation mentale et la responsabilitè crirni-
nelle des insensès, p. 13 et 17. Londres, 1864.
(4) In una visita fatta al penitenziario di Volterra, in ottobre 1879,
— 90 —
A. M. incolpato di ferita e di omicidio premeditato in
persona del giudice 0, fu condannato a morte perchè ragio-
nava e perchè era stata ritenuta come impertinenza e non
follia la credenza dell'accusato di essere perseguitato dalla
vittima dalla quale reputavasi avvelenato in ogni giorno nel
cibo che veniva da lui rovesciato per essere esaminato dai
farmacisti. Spedito poi nell' ospizio di Aversa, fu da noi ri-
conosciuto pazzo I per delirio di persecuzione ; e vi è morto
due anni or sono nella piena demenza (1).
Un giovine che uccise la propria madre fu due volte con-
dannato a morte ; ma 1' esperimento nell' Ospizio di Aversa
lo dichiarò invaso da monomania omicida
Molti alienati che per interdizione civile in seguito d'in-
terrogatorio furono dichiarati savii, andarono poi a finire nei
manicomii. Ne noteremo più appresso qualche caso.
Se volessimo riferire più fatti simili a quelli or ora in-
dicati, osservati sì nella nostra lunga pratica che degli altri,
scriveremmo un volume; ma crediamo sufficiente quanto ab-
biamo sopra notato per confermare che il voler giudicare
dello stato di mente di un individuo vi fa d' uopo altro che
un interrogatorio. Per essere logici bisogna che veramente
specialisti con replicate osservazioni si facciano a giudicare
dello stato mentale, e non coloro che il meno ne sanno.
Intanto per potere ben intendere quanto sia assurdo il
poter giudicare della infermità della mente chi non sia pro-
fondamente instrutto in questi studii per divenirne compe-
tente, e come la legge possa considerarsi veramente in rap-
porto con la follia, accenniamo brevemente cosa sia la paz-
zia. Imperocché senza questa nozione la legge sarà cieca sì
nel tutelare l' innocenza che nel vibrare la sua spada.
il dott. P. Grilli, distinto medico del manicomio di Firenze, vi ha rin-
venuto fra 351 reclusi , distinti in 253 a tempo e 98 a vita , 44 , cioè 31
a tempo e 13 a vita , alienati di mente; oltre a 5 in osservazione come
sospetti di pazzia! [Archivio italiano per le malatlie mentati, ecc. i879.)
(1) La storia di questo caso è riportata nel Giornale medico-storico-
statistico che noi in quell'epoca scrivevamo. Voi. 1 , pag. 200 a 208.
Aversa, 1843.
— 91 --
Coi semplici principii di una buona metafìsica e con un
criterio sufficientemente logico , ognuno può riconoscere la
seguente divisione delle facoltà mentali, che spiega facilmente
la loro manifestazione si nello stato normale che nello stato
morboso.
Tutte le facoltà dello spirito possono ridursi a due grandi
serie, cioè le facoltà ìntellettioe e le facoltà ajfeitwe.
Le prime comprendono le facoltà percettioe per mezzo
delle quali si ha conoscenza dell' esistenza e delle qualità
degli oggetti esterni ; e le facoltà riflessive che producono
le idee dei rapporti astratti, e che essendo così la sorgente
dell' analisi e della sintesi costituiscono la ragione.
Le facoltà affettive comprendono i sentimenti o facoltà
morali , e le tendenze o istinti : per mezzo dei sentimenti
morali lo spirito ha emozioni , e per mezzo delle tendenze
ha inclinazioni speciali ed impulsi.
È perciò facile intendere che lo spirito per mezzo delle
facoltà intellettive ha idee, giudica e ragiona; e per mezzo
delle facoltà affettive ha emozioni , ed inclinazioni ed im-
pulsioni.
È facile pure comprendere che queste due serie di fa-
coltà, sebbene per la loro natura sieno distinte ed indipen-
denti una dall' altra , purtuttavia le intellettive possono es-
sere di eccitamento alle affettive, e queste di elemento alle
operazioni delle prime.
Or non vi è logica che potesse affernlare che tutte que-
ste potenze dell' anima e dello spirito per potersi svolgere ,
manifestare ed esercitare non han bisogno di funzioni nor-
mali di materiali condizioni indispensabili.
Tutte queste facoltà, essendo l'una indipendente dall'altra
possono disordinarsi fino ad abolirsi complessivamente o
parzialmente. Ed il disordine di tutte o in parte delle facoltà
è la manifestazione chiara di una modificazione materiale in
tutto 0 in parte del loro organo eh' è il cervello.
Ammalandosi adunque le facoltà intellettive si ha incoe-
renza d'idee, si sragiona e si fanno falsi giudizii. Nel disor-
dine delle facoltà affettive lo spirito ha em.ozioni dolorose
;U'
— 92 —
ed impulsioni irresistibili ed incorrigibili, ed il ragionamento
ha r apparenza di una esatta ragione.
I folli affetti in alcuna delle facoltà morali o sentimenti
sono spesso talmente astuti da dissimulare fino il disordine
del loro stato mentale.
Abbiamo notato nella nòstra pratica che i folli per di-
sordine delle facoltà affettive sono in numero grandissimo a
fronte di quelli delle facoltà intellettuali (1). Sicché ognuno
comprende che la follia attaccando nel maggior numero dei
casi le facoltà affettive, si manifesta più negli atti, che nella
incoerenza d'idee; più nelle azioni strane che negli sragio-
namenti. Anzi l'ahenato nei sentimenti fa premessa dei suoi
giudizii il senso esagorato, e sfila un certo ragionamento da
ingannare chi non è psicologo ed alienista.
Da ciò rilevasi quanto s' illude colui che vuol ritrovare
la pazzia sempre negli sragionamenti, e la saviezza e la in-
tegrità di mente nei ragionamenti, rilevati da uno sterile in-
terrogatorio specialmente fatto da chi è incompetente per
deficienza di nozioni esatte di psichiatria; e tanto più quando
questi profani credono che gli atti o azioni umane sieno sem-
pre determinate dalla ragione (2). Or quando coloro che in-
terpetrano la legge in termini ristretti perchè ad essi dà fa-
coltà di giudicare lo stato di mente di un individuo da un
vacuo interrogatorio, se ne credono competenti e capaci , e
respingono ogni altra prova che infine la legge stessa vuole
che si esperimentasse (3) , allora ogni discussione con essi
è inutile. Ma pure noi vogliamo tentarla producendo fatti
inconcussi affinchè potesse essere di qualche lume se non
a colui che crede trincerarsi nella misura del sqo sapere e
del suo convincimento morale, ma bensì ai legislatori nella
riforma dei codici dalla civiltà ora tanto reclamata.
Ammessa una metodica classificazione delle facoltà, ed
in conseguenza una uniforme classificazione dei loro disor-
(1) Mtraglia, Annali fren. ital. Voi. 1 , 2, 3, 4, 5, 6. Ricerche sta-
tistiche alla tav. II> III, IV e XVI in ciascun volume.
(2) Miraglia, Annali fren. ital. Voi. 1, pag. 113 e seg
(3) V. art. 3 di Proc. civile, riportato più sopra a pag. 87.
— 93 —
dini, è facile comprendere che quando la malattia invade le
facoltà affettive rimanendo intatte le facoltà intellettuali , e
pure quando di queste ultime se ne disordina qualcuna re-
stando le altre nella loro integrità , la memoria , V intelletto
e tutti gli altri attributi o modi di essere delle forze sane
si presentano nella loro normalità. Così che coloro che vo-
gliono ritrovare la pazzia sempre nella mancanza di memo-
ria e della conoscenza, e nella incoerenza d'idee, non hanno
alcuna idea di psicologìa e di fisiologia del cervello e quindi
molto meno dell' origine e della proteiforme manifestazione
della pazzia. Secondo il peregrino ragionamento di costoro
sarebbe del pari cieco ( mentre non lo è ) chi è sordo ; o
pure il sordo non sarebbe tale perchè vede bene.
A coloro che sostengono di non esservi alienazione men-
tale senza perdita completa della memoria e dell' inteUigenza,
o meglio di esservi integrità mentale quando vi è intelligenza
e memoria , rispondiamo con le idee di Erskine , che sono
tanto interessanti per la ragione dell' epoca in cui le profes-
sava (1800); che tale follia non ha mai esistita. Egli aggiunge:
« In tutte le cause relative agli alienati, che hanno occupato
« la sala di Westminster, comunque fossero state complicate ,
« questi malati hanno non solamente dato prova di memo-
« ria , come io conosco , han mostrato la conoscenza e le
« rimembranze più perfette dei loro rapporti reciproci gli uni
« verso gli altri, dei loro atti e degli avvenimenti della loro
« vita, ma sono stati ancora generalmente rimarchevoli per
« la loro sottigliezza e finezza. I loro ragionamenti sono stati
« raramente in difetto. La malattia consiste nei concepimenti
« deliranti del pensiero (delusioni) di cui tutte le deduzioni
« sorte dal loro disordine mentale , sono basate su di una
« credenza conseguente alla realità delle loro impressioni
« alterate » (1).
Le lesioni che non invadono le facoltà intellettive ma
bensì le affettive in modo che gli atti strani non impediscono
un regolare apparente esercizio delle prime, dan luogo alla
(1) Charle Bucknit , Unsoundness of mind in Relation to criminal
a$ts, p. 49. London, 1854.
— 94 —
follia ragionante (Esquirol), mania seiiza delirio fPinelJ,
follia di azione (Brierre de Boismont). Questi malati sono
il flagello delle loro famiglie , essi vi mettono i disordini ,
sono malefici, denigrano oggi quello che ieri lodavano, sono
doppii, bugiardi, pericolosi. Laonde per conoscere tali folli
detti ragionanti, sì abili ad inporre ai visitatori di passag-
gio, osserva il Nestore degli alienisti francesi Brierre de Boi-
smont , fa d' uopo vivere con essi , di osservarli giorno e not-
te, e scrivere un giornale quotidiano delle loro parole e dei
loro atti (1).
Gli affetti di pazzia ragionante non solo rispondono bene
alle domande da sembrare in senno, di una fina rimembran-
za e normali nella volontà, nel libero arbitrio, ma scrivono
in modo da non dare alcun sospetto dello stato infermo della
loro mente. Nel manicomio di Aversa non ha guari vi morì
di alienazione mentale il signor R., il quale malgrado la sua
follia ragionante, tradusse dall' inglese un volume con molta
accuratezza e rettitudine, e noi ne possediamo il manoscritto.
Chi non conosce i folli ai quali noi facemmo recitare sui teatri
di Napoli e di Caserta e tragedie deli' Astigiano e commedie
con meraviglia del pubblico e dei dotti? (2). Uno di essi il
sig. F Persio ha scritto prose e poesie pure estemporanea-
mente da sembrare il più savio ed uno dei più sani ingegni
del mondo : e nel giornale V Indipendente di Napoli ve ne
sono riportate alcune belhssime.
A torto dunque si presentano gì' interrogatorii e le let-
tere scritte da tali folli come prove incontestabili della in-
tegrità di mente (3). L'errore sorge che su fatti di osserva-
zione fa d' uopo studiarli con senno e per lungo tempo , e
che quelli che ne parlano e ne giudicano non ne sono per
nulla conoscenti.
Tali alienati di mente ragionanti e lucidi , avvedendosi
(1) A. Brierre de Boismont, De la responsabilité legale des aliénés,
pag. 31. Paris, 1863.
(2) La Presse di Parigi, 8, 9, 10 luglio 18G3; e molti giornali di
Napoli.
(3) Miraglia, Annali fren. ital. Voi. 2, p. 174.
— 95 —
di essere trattenuti e dello scopo di un interrogatorio , di-
ventano sorprendentemente dissimulatori. Un tal S. accortosi
che r interrogatorio che subiva innanzi al tribunale di Napoli
era per interdirlo dai diritti civili, celò il suo delirio fino a
negare l'idea fissa che lo dominava cioè di credere che la
propria moglie era la madre. Su tanta dissimulazione il ma-
gistrato che aveva sempre a sé innanzi i retti ragionamenti
del folle non ammise l' interdizione. Ma dopo poco tempo sì
fu costretti di recluderlo nel manicomio di Aversa dove per
la demenza paralitica sopraggiunta, finì di vivere.
Potremmo aggiungere moltissimi altri casi di dissimu-
lazione della follia , osservati dagli altri e da noi ; ma cre-
diamo utile conchiudere con le parole del primo avvocato
generale Merville pronunziate innanzi ad una delle prime
Corti supreme di Francia , quella di Lione , in caso di una
domanda d' interdizione di un tal Flechet. Egli così si espri-
me: « La follia ragionante o lucida non si mostra general-
« mente né col furore, né collo sragionamento; per iscovrirla,
(( i medici stessi hanno qualche volta bisogno di jsm mesi ,
« di più anni di un esame attento , e lo studio n' é tanto
« pili difficile per quanto il maniaco sa , in generale, dissi-
(( mulare molto abilmente la lesione intellettuale di cui è
« affetto.
(( La scienza é ricca su questo punto di osservazioni
« interessanti, e non potrassi, sensa fare prova di una sira-
« na fatuità, rifiutare la testimonianza di uomini specialisti,
(^ allorché trattasi di esaminare dei fenomeni intellettuali che
« sono stati 1' oggetto degli studi e dei lavori di tutta la loro
« vita. E bene! Tutt'i medici alienisti lo hanno confermato,
« vi hanno dei folli che sono folli nelle loro azioni e non
« nelle loro parole , i quali rispondono molto ragionevolmente
« a tutte le quistioni che loro s' indirizzano , si esprimono
« con lucidezza , conservano un' apparenza di ragione fin
« nelle loro concezioni deliranti. È pei loro antecedenti piut-
« tosto che per la loro conversazione che apprendesi che
« sono pazzi. Si sono veduti dei maniaci affetti di una follia
« ben caratterizzata , poiché erano chiusi nei manicomii ,
« mantenere senza sforzi una discussione seria , e presen-
- 96 —
« tare con vera acutezza di spirito ragionamenti solidi e lo-
ft gici. Il folle lucido sa spesso dissimulare la follia meglio
« che noi saprà fare 1' avvocato più abile e più ingegnoso. »
Cotali malati sono sovente, come dicemmo, contradittori
nelle loro idee, furbi, bugiardi, calunniatori, macchinatori
di complotti, e malgrado la mancanza del senso morale e
del pervertimento dei sentimenti più naturali, parlano per più
ore con esatti ragionamenti agli estranei, sostengono con
tutta l'apparenza della ragione l'interrogatorio dei magistrati,
e che intanto sono incapaci di guidare le loro azioni.
In una ricerca medie 9 legale di taU folU bisogna che lo
esame sia attento di accertarsi in prima se l' individuo si ^
stato altre volte folle, perchè allora la presunzione della fol-
liVpuò dar ragione dello stato presente della mente (1). E
specialmente nei casi di dissimulazione il medico non deve
dar giudizio in un istante , se il- magistrato si crede di po-
terlo fare con una semplice interrogazione. Nel manicomio
di Aversa abbiamo sovente dovuto tenere in osservazione
per molti mesi per indagare l'alienazione di certi individui.
E quando siamo stati invitati dalla giustizia a dire il nostro
parere, pure dopo di essere stati presenti a tutta la pubblica
discussione , abbiamo chiesto 1' esperimento per potere ben
determinare lo stato di mente dell'individuo; né mai ci siamo
pentiti di queste cautele.
Scrive il Renaudin che nell' Ospizio di Stephansfeld fu
ricoverato un vecchio che più volte aveva tentato il suicidio;
concentrato e riservato sembrava normale nei suoi ragiona-
menti, sebbene non avesse dissimulato il suo male. Un av-
vocato visitando l'Asilo nel ragionare con costui restò illuso
da sì ingannevoli apparenze. Accusò la sequestrazione per
arbitraria ; fu fatta una inchiesta giudiziaria , e apparendo
neir interrogatorio intera lucidità , il giudice , non valutando
le osservazioni del medico, ordinò 1' uscita del malato , che
poche ore dopo si appiccò (2). Ecco gli effetti dell' intterro-
gaterio del magistrato che si eleva a psicologo alienista.
(1) Marc. Ann. d'Ig. pubi, e med. leg. T. 2, p. 277.
(2( Ann. mèdico-psycologiques, 1847 p. 249.
— 97 —
La dissimulazione è messa in opera dai pazzi, tra i' al-
tro, dalla speranza di uscire dal manicomio e dal proponi-
mento di effettuare qualche loro intenzione , specialmente
quando sonvi persone che li istigano a dissimulare. « Un
» alienato , dice Brierre de Boismont , recluso in un Asilo
» inglese e trattato da una guardia duramente, giurò di ven-
» dicarsene. E per riuscire nel disegno cangiò di maniere ,
» divenne sommesso e serviziato, e così bene ingannò colui
» che stimava suo nemico che ne fu impiegato nei lavori
» interni della casa. Un giorno sottrasse un coltello di cu-
» Cina e studiosamente lo nascose. Alcun tempo dopo, men-
» tre la guardia che più non ne difìfldava, gli passa vicino,
» lo trapassa col coltello e 1' uccide. Ad Haslam, che lo vidi
» poi nel manicomio di Bethlem , dove fu trasportato , non
» palesò alcun rammarico, ma vera soddisfazione dell' ope-
» rato. Morì in fine in piena alienazione. Può quindi affer-
» marsi che l' opinione , la quale presume che gli alienati
» non sappiano dissimulare, è un solenne errore (1). »
Nel manicomio di Marsiglia nel gennaio del 1866 , due
alienati epilettici si concertarono per uccidere due serventi.
Attesero quando uno degli agenti era solo , vi si gettarono
sopra e lo uccisero : la stessa sorte subì un altro servente
ch'era corso in aiuto del compagno (2).
Un uomo di Brissous, affetto di delirio di persecuzione,
era stato condotto all' asilo di Baionna per essere ulterior-
mente trasferito in un manicomio. Egli divenne sì tranquillo
e ragionevole in apparenza , che sul rapporto del medico ,
fu sospesa la sua sequestrazione. Essendo così in libertà lo
sventurato il 2 novembre si condusse armato di un ascia
nel podere lavorato del signor Handarroque, e dopo di avere
rovesciato a colpi d'ascia la barriera di legno si avanza con
l'arma alzata contro di lui. Colpito da timore e per difendersi
Hondarroque prende un legno, ferisce il folle che cade morto
ai suoi piedi (3).
(1) Brierre de Boismont, Ann. d'Ig. pubi leg. Aprile 1865.
(2) Ann. fren. ital. Voi. IV. p. 175.
(3) Messager de Bayonne, 1864,
7
Se è difficile scovrire la pazzia in mezzo ai ragionamenti
ed alla lucidità, non meno difficile è sorprendere la simula-
zione. Secondo il precettò giuridico della sufficienza dell'in-
terrogatorio del magistrato per riconoscere lo stato di mente
di un individuo, il malvagio dotato di grande astuzia sarebbe
giudicato pazzo pei fìnti sragionamenti che certo senza ripe-
tute esperienze eseguite da persone speciali non possono es-
sere valutati dal criterio insciente del giudice.
Non essendo nostra intenzione di parlare di tutte le for-
me di pazzia che presentano ragionamenti (i ragionamenti non
sono la ragione), cioè delle follie parziali che mostrano in-
tegrità nella massima parte delle facoltà mentali, ci limitia-
mo di accennare qualche cosa su di una specie di alienazione
parziale di uno dei più belli sentimenti morali, specie di follia
che si presenta generalmente più di quel che si crede, e che
inganna facilmente il medico se non è veramente alienista
filosofo e pratico.
Un sentimento morale che ci porta alla previdenza e che
noi chiamiamo precauzione ammalandosi ed esagerandosi
produce il dubbio, la paura, il sospetto di tutte le cose. Gl'in-
dividui affetti in questo senso non solo temono ed abborri-
scono chi gli usa pure delle dimostrazioni benevoli e di amore;
ma le allucinazioni, che ordinariamente sono il corredo di
tali forme di alienazioni, li spingono ad atti pericolosi ; e per
questo i loro ragionamenti fondati su le loro allucinazioni
ingannano sovente i più accorti.
Questo senso turbato esagerato per le triste allucinazioni
sino alla disperazione spinge al suicidio ed all'omicidio (1).
Ecco perchè i suicidi, di cui non si conoscono le allucinazioni
ma bensì i ragionamenti , sono creduti savii ; e tanto più
quando hanno scritto lettere e testamenti prima di darsi la
morte (2).
Tal forma di pazzia viene appellata dagli alienisti lipe-
menia Ma è da notare che per lo più coloro che ne sono
(1) Miraglia, Trattato di Frenologia applicata ec, Voi, 2, pag, 147
alla pag. 157.
(2) Miraglia, Ann. fren., Voi. 2, pag. 174.
— 99 —
affetti se presentano l'integrità della intelligenza, questa si è
mostrata sovente debole né molto sviluppata ; sebbene l' astu-
zia si sia esercitata in tutta la sua sottigliezza. Nelle donne
r amore dei figli esagerato nelle parole si è dimostrato nei
fatti in una avversione ad essi fatale, od in una dubbiosa in-
differenza , e tanto più quando l' istinto della maternità non
si è dimostrato il più energico tra le sue tendenze (1).
Se volessimo fare una nota di suicidi lipemaniaci che
presentavano l'apparenza della più netta lucidità, e delie ma-
dri che dimostrando affetto straordinario pei figli e poi li han-
no uccisi, e dei folli allucinati, maldicenti, traditori, vacillanti
che sono creduti savii per la loro apparente ragionevolezza,
scriveremmo un grosso volume. Per lo che ci restringiamo a
ripetere un fatto il più recente.
Varii di simili alienati nel manicomio di Aversa sono stati
rilevati dalle proprie famiglie perchè scorgevansi in essi esatti
ragionamenti; ma alcuni consumarono il suicidio appena usci-
ti, ed il resto dopo poco tempo si fu costretto di recluderli
novellamente. Una signora qualche mese fa venne ricoverata
neir Ospizio di Capodichino perchè invasa da delirio di perse-
cezione e di avvelenamento contro il proprio marito; il quale
ad istanza dei parenti di lei fu costretto a ritirarla in casa.
A nostre premure le fu posta attorno un' assistente; ma un
giorno l' inferma, delusa la guardia, si precipitò dal 5° appar-
tamento rimanendo all' istante cadavere sul lastrico.
Per venire ad un esatto giudizio dello stato di mente di
un individuo nelle lunghe e ripetute osservazioni fa d' uopo
indagare le cause ed i fenomeni sì fisici che morali che han-
no dato origine e die accompagnano la pazzia.
Ci restringiamo ad accennare della eredità, come una
delle cause effiicienti delle malattie cerebrali : per tutt' altro
potendosi riscontrare nelle opere d' illustri alienisti e nelle
nostre (2), non essendo lo scopo di questo scritto che di di-
mostrare quanto sia fallace il voler ravvisare la pazzia in un
(1) Miraglia, Trattato di Frenologia applicata alla medicina, alla
giurisprudenza ec. Voi. 1, pag. 165 alla p. 171.
(2) Miraglia, Ivi, Voi. 2, 105 alla pag. 128,
— 100 —
semplice interrogatorio, e poi fatto da persone che non sanno
cosa sia. il pazzo e la pazzia; e il reclamare su questo punto
di freniatria ferense la riforma del codice penale e civile.
É certamente che non si eredita un buono o cattivo spi-
rito, ma sì bene una buona o cattiva organizzazione. Or se
le facoltà per manifestarsi ed esercitarsi hanno d' uopo di
funzioni materiali organiche , hanno queste, quali condizioni
indispensabili, grande e necessaria influenza su la manife-
stazione e su l'esercizio di quelle. Per lo che la pazzia es-
sendo un fenomeno naturale di un disordine delle funzioni
cerebrali, un cervello per eredità innormalmente organizzato,
dispone naturalmente a certe sue speciali alterazioni. Noi ab-
biamo dimostrato nelle nostre opere (1) che un simile cervello
se non porta seco necessariamente la pazzia, tenendo però
insita la disposizione, fin la più lieve cagione interiore o ester-
na quella malattia può svolgere piuttosto che un' altra.
Per siffatta organizzazione può avverarsi che pei genitori
non offrendosi alcun motivo non si svolge l' alienazione men-
tale, che nei figli poi appare in tutta la sua forma. Nel ma-
nicomio dì Aversa varii folli vi han contato gli avi, i zii, e
fratelli e sorelle; per dirne qualcuno, è notevole, come il citato
F. Persio che ha avuto un fratello demente, ed ha una cu-
gina nel medesimo manicomio, è figlio di padre morto pazzo.
Vi esistono due fratelli dei quali uno immagina di essere Giu-
seppe Garibaldi e V altro Vittorio Emmanuele. Vi dimorano
da molti anni due fratelli F, dei quali una sorella è reclusa
nell'Ospizio privato di Capodichlno, ed un' altra vi fu ricove-
rata 10 anni or sono. Tali follie sono incurabih, perchè fondate
su di una viziata organizzazione se sono faciU alle tregue,
per tanto sono facili a riaccendersi alle più lievi occasioni
o motivi. E per le donne specialmente nel periodo deha me-
struazione, della gravidanza, del puerperio, della lattazione
si vedono tuttodì ritornare i replicati parosismi di follia.
Nei dubbii della pazzia adunque la disposizione eredita-
ria e specialmente quando già individui della medesima di-
scendenza come fratelli e sorelle sieno già state sorprese da
(1) hiy voi. 2, pag. 124, 125.
— 101 —
alienazione mentale, deve pesar molto sul criterio del medico
neir escludere ogni dubbio.
Come in tutti gli altri morbi, più specificatamente nella
pazzia , che rappresenta la lesione dell' ammirabile organo
delle facoltà, l'eredità vi dispone più facilmente, secondo alcuni
autori per f e secondo altri peri. Nell'Ospizio di Aversa, seb-
bene i folli vi pervenissero sprovvisti di notizie, pur tuttavia
sì per quelli che vi han dimorato e quelli che vi dimorano ,
e per le notizie da noi particolarmente raccolte, la follia per
causa ereditaria vi è in numero non scarso. Nella nostra
pratica privata vi abbiamo scorto una proporzione notevole.
In tali casi di disposizione ereditaria, per le relazioni
anatomiche e fisiologiche che esistono tre gli organi sessuali
ed il cervello (1), possono le loro funzioni eccitarsi a vicenda
fino a svolgersi la pazzia, e specialmente nella donna atteso
l'utero che può trovarsi in diverso stato di funzione (2).
Nel tempo dei mestrui e nella gravidanza, come pure e
forse più spesso nel puerperio e nella lattazione forzata, si
scorge frequente il disordine delle funzioni cerebrali, e spe-
cialmente, come abbiam detto, in quelle donne che vi sono
disposte per eredità o per viziata organizzazione cerebrale.
Chi ha la pratica di queste malattie non ha dovuto al raro
scorgere simili casi. Noi li abbiamo osservati più di tutto
nel periodo del puerperio sì nel manicomio di Aversa che
nelle cure private in una proporzione non lieve.
In queste circostanze uno dei fenomeni che accompa-
gnano la pazzia nel puerperio è la diminuzione o sparizione
totale del latte; fenomeno scambiato pure dai medici, che non
hanno osservato mai pazzi , con la causa della follia ; sic-
ché l'allattamento forzato ha aumentato il male. L'alienazio-
ne del puerperio in questi casi la quale si prolunga con lo
allattamento fu da Esquirol osservata in | nelle case private
ed in i^ nella Salpètrière; da Erbach in ^^; da Weill in j'- ;
e da Webster in f^. Esquirol fa a tale proposito una impor-
(1) Henle, Anatomia generale, voi. 2, pag. 198. — Miraglia, Trat-
tato di frenologia citato, voi. 1, pag. 146 e pag. 392 e seg.
(2) Miraglia, Ivi.
— 102 —
tante osservazione, che le madri invase da follia nel periodo
del puerperio e dell'allattamento portano per lo più tendenze
a distruggere la prole. Oh quante infanticide erano state
sorprese da alienazione mentale ! Molti fatti si riscontrano
nelle opere dei psichiatri.
La follia ragionante ha i suoi fenomeni fisici e morali,
che se non sono intesi dall'imperito e dal fatuo, si appale-
sano chiari alle indagini dell' alienista pratico e filosofo, per-
chè questi solo formatosi il concetto vero della pazzia e di
ogni sua forma e specie sa come quella sorprendere.
Noi conveniamo con l'illustre Brierre de Boìsmo/it che
stabilisce questa forma di alienazione mentale nel contrasto
eh' esiste fra i discorsi e le azioni di tali malati , poiché a
scritti sensati e coerenze di idee, specialmente quando essi
si trovano alla presenza di chi non li abbia avuto in lunga
pratica, corrispondono azioni eccentriche senza disegno , e
per lo più pericolose. In fatti i falsi ragionanti , mentitori ,
calunniatori , maligni in ogni loro operazione debbono rite-
nersi , aggiunge il dotto alienista francese , come i flagelli
delle famiglie e dei manicomii.
Per distinguere questi alienati dai sani di mente bisogna
rintracciare i caratteri ad essi inerenti, dei quali i più d'im-
portanza e costanti sonc: — l'indifferenza e l'irreprensibilità
delle loro azioni criminose e calunniose : l' egoismo e l' indiffe-
renza dei mali altrui: la mancanza di attaccamento, di affetto,
e di benevolenza; e strana o ninna idea del giusto e dell'ingiu-
sto: l'impossibilità di giungere alle cose stabili: la facilità ad
accogliere maligni suggerimenti tanto analoghi alle loro viziate
tendenze ; ed in moltissimi casi una sebbene lieve imbecillità.
Per questi singolari alienati è specialmente richiesta l'in-
terdizione e la reclusione. Essendo le loro azioni guidate da
impulsi interiori in modo che la ragione vi si adatta e vi eleva
giudizii da ingannare ognuno, e potendo quest'infermi dive-
nire pericolosi, si rende indispensabile l' isolamento.
L'isolamento ha doppio scopo, cioè quello di raggiungere
il trattamento curativo, allontanando un cervello turbato dai
tumulti della società, e per la sua ed altrui sicurezza. A tutto
questo ha dritto l' infermo stesso.
— 103 —
L'isolamento adunque in una casa di salute o manicomio
eh' è la condizione indispensabile ed il mezzo principale del
trattamento curativo e della sicurezza, comprende la reclu-
sione dell'ammalato. Per essere legale questa sequestrazio-
ne dell' individuo dovrebbe essere disposta dall' autorità giu-
diziaria e non amministrativa , ma in seguito di attestato
medico fatto dagli specialisti. Così ancora dovrebbe essere
ordinata 1' uscita del guarito a vista del rapporto dei medici
locali. La tutela della libertà individuale si deve al potere
giudiziario e non all' amministrativo.
L' interdizione civile dopo la perizia medica o dopo la
reclusione legale del folle riconosciuta indispensabile, è una
conseguenza naturale.
Se così si praticasse , non si vedrebbero ancora tante
anomalie, tanti abusi, tanti errori funesti.
Non è nostra intenzione di trattare qui questioni sì im-
portanii, che però saranno oggetto di nostro speciale lavoro:
solo è all'uopo notare che la perizia di specialisti per rico-
noscere l'alienazione meniale è la prova indispensabile nei
giudizii penali e civili , e che l' interrogatorio che la legge
legalizza nel potere del magistrato come di un perito di fisio-
logia e patologia mentale, è un insulto alla giustizia ed alla
buona logica.
Fino a tanto che la perizia dello specialista non sarà
legalizzata riguardandosi come perizia e non come semplice
parere o testimonianza alla discrezione di un convincimento
morale del magistrato inconscio di fisiologia e patologia del
cervello, il malvagio sarà dichiarato infelice demente, ed il
folle appiccato, o ritornato a flagellare la famiglia e la società
con le sue strane e pericolose azioni ed i suoi ingannevoli
ragionamenti.
Laonde facciam voti che i legislatori nella riforma dei
codici volgano la loro attenzione su di un argomento di tanto
interesse (1).
(1) Si vegga la nota a pag. 67 e le pag. 65 e seg.
MATRICIDIO PER LIPEMANIi ASCETICA
( Lello neir Accademia Ponlaniaua , tornala de' 4 setiembre 1859
ed estratto dal Rendiconto) (i).
Un caso atrocissimo e miserando avveniva la notte del
dì 25 maggio di questo anno in Frattamaggiore paese cinque
miglia presso Napoli: — il figlio che uccide la propria madre
ottagenaria mentre questa dormiva. Il savio magistrato non
ritrovando la vera causa patente che abbia potuto spingere
quest' uomo a si inaudito misfatto sospettò della mente del
matricida: sicché interrogò il nostro parere e del prof. Bar-
barisi: e noi esaminato il fatto nel processo ed osservato con
ogni diligenza il delinquente, ottenemmo ragioni di dichia-
rarlo folle.
La freniatria forense che più studiata e conosciuta do-
vrebbe essere sì da ogni giurisperito che da ogni medico ,
spiega splendidamente fatti che altrimenti sarebbero proble-
matici. Per lo che credo interessante neh' esporre questo
caso singolare di notare di quanto lume è alla giustizia la
conoscenza della fisiologia e patologia del cervello fondate
sui principii di una sana filosofia.
Raffaele del Prete di anni 36, di teiT'peramento bilioso-
linfatico , d' inteiligenza limitatissima , di carattere piuttosto
malinconico, predominato da sentimenti ascetici e da una co-
scienza dubbiosa di poter fare il male, era reputato d'indole
buona e devota, rispettoso ed amante della propria genitrice
ottagenaria. Cadde ammalato: fece voto di raccogliere monete
(1) Riportato dalla Gazzetta dei Tribunali, anno XIV, n.**1379;
dalla Gazzetta medica italiana ( Stati Sardi ) An. X, n.® 39 ; dall'Omni-
bus, 4 febbraio 18C0. — Alessandro Dumas ne pubblicò un sunto nella
Preste di Parigi dei 6 gennaio 1863.
— 105 —
per far dir messe. Ne raccolse per due o tre messe , e le
diede ad un eremita per farle celebrare. Ei narra, che riferito
ciò al suo confessore, questi lo sgridò dicendogli di essere
dannato per aver dato il danaro delle messe all' eremita. A
ciò il Del Prete divenne cogitabondo ; non uscì più di casa;
e ritenendo verità la sua dannazione non baciò più le im-
magini sante. La madre lo esortava ad uscire; gli era sem-
pre all' orecchio onde riprenda il suo mestiere per vivere.
Ciò lo irritava, dicendo pure di aver dei debiti e di non aver
più credito. Una notte si alza dal letto e con una grossa
mazza percuote più volte la madre nel capo mentre dormiva.
Il fratello di lui si sveglia al rumore del colpi , accende il
lume e vede la madre sul letto immersa nel proprio sangue,
e l'uccisore in piedi che dice essere la genitrice caduta; ed
esce fuori a chiamar gente : e ritornato con altre persone
rinvenne il Raffaele estatico, nella quale posizione per qual-
che ora rimase accanto al cadavere materno. Arrestato ed
interrogato disse , che il demonio fin dal giorno innanzi gli
era sempre all' orecchio spingendolo a percuotere la madre;
e che la notte , addormitosi il fratello , dovette obbedire a
tale tentazione.
In prigione mostrossi ora indifferente ed ora agitato in
modo che una volta si avventò ad un ragazzo ; ed altra volta
urlando e facendo mosse da disperato rimase molte ore sotto
un tavolato.
Interrogato da noi disse, che il demonio lo ha trascinato
ad uccidere la propria genitrice: che il demonio gli si pre-
senta in varie bruttissime forme sì al lume del giorno che
nelle tenebre , e che anzi ora lo ha dentro le viscere ; che
Iddio non ci tolga i lumi ! eh' egli è trascinato a fare tutto
quello che il demonio gì' impone. Lettagli l'autopsia del ca-
davere materno, ne udì la lettura con indifferenza. Da tutt'i
nostri discorsi col detenuto fu facile rilevare in lui l'idea pre-
dominante di essere invaso e trascinato dal demonio, ed una
costernazione di aver dovuto uccidere la madre che lo rim-
proverava dei suoi modi, mentre ei tanto l'amava: ma più di
tutto la dovette uccidere non potendo più resistere alla volontà
del demonio: conosceva di aver fatto un atroce delitto, ne sa
— 106 —
la pena; ma il maggior suo crucio è il demonio eh' è già in
possesso del suo corpo.
Esaminato il suo fisico, osservammo gli occhi scintillanti
coir alboginea di colore giallognolo : flsonomia subitterica e
contratta: addome tumido, e fegato ingorgato; polso turgido
e duro: il camminare restìo e barcollante; sguardo ora so-
spettoso, ed ora balordo.
I rappresentanti anatomici delle facoltà cerebrali corri-
spondono esattamente alla sua torpida e limitata intelligenza
ed a qualche sentimento esaltato, ed a qualche istinto facile
a divenire impulso impetuoso. Imperocché la fronte stanza
delle facoltà intellettuali è molto stretta , con elevazione alla
sommità dell' osso frontale, indizio di benevolenza e venera-
zione. Ma tutta la parte posteriore e laterale del capo predo-
mina grandemente su le parti anteriori ; sicché é da carat-
terizzarsi costui r uomo degT istinti e facile ad agitarsi e po-
co educabile e corrigibile.
Ora esposte tali osservazioni è d' uopo rinvenire i motivi
per cui questo individuo determinossi a delinquere , onde
riconoscere il suo stato in tale determinazione, e cosi poter
con facile e chiara induzione divenire a stabilir la massima
delle colpe o delle sventure.
A tre classi riduconsi le nostre facoltà :
1° GV istinti che producono impulsi ma non idee né giu-
dizii.
2° I sentimenti, non atti a produrre idee né giudizii, ma
solo emozioni.
3" Le facoltà intellettuali, che producono idee, giudizii e
ragionamenti, e che possono dirigere, eccitare, e moderare
gì' istinti ed i sentimenti che costituiscono le facoltà affettive.
Or ammessa siffatta classificazione naturale dello facoltà è fa-
cile comprendere come pel prodominio di ciascuna di esse su
le altre bassi più o meno acutezza d'intelletto; e che per la
natura di esse facoltà è più facile che gli impulsi e le emo-
zioni, prodotti di facoltà affettive, abbiano impero su le in-
tellettuali, che queste su quelle. Anzi lo intellettuali all'im-
peto di quelle spesso si adattano.
Gli elementi alle facoltà intellettuali per cui esse ope-
— 107 ~>
rano, giudicano e ragionano non solo vengono dalle sensazio-
ni, ma pure dalle impressioni interiori prodotte dalle facoltà
affettive; sicché le premesse dei nostri giuétizii non solo stan-
no fuori ma pure dentro di noi. Per cui i nostri giudizii non
solo sono secondo le condizioni esteriori ma più secondo le
condizioni interne degli organi. // ,
Intanto ognun sa che il cervello è l'organo produttore '^ Cl'"""'
delle facoltà mentali, ed insieme condizione indispensabile ^ i» &n'^"^
per le loro operazioni. Ciò conduce a spiegare, che un pre- j^C- ~"
dominio di funzioni esaltate di questi organi rende predomi- t.'^ Jì^j^^^
nanti, o strane o intemperanti le azioni delle facoltà. <^^'^ jtf-^'"
Premessa tale condizione su lo stato normale delle diffe- f\^i^^^
renti serie di facoltà cerebrali, è facile comprendere che nello
stato morboso esse possono alterarsi separatamente, come < a ^^/,
che sono indipendenti 1' una dalle altre. Per questo si scorge/^. ^^^Um
che possonsi presentare disordini nelle funzioni cerebrali ri- /^
guardo all' affezione di alcune facoltà, ed in riguardo alle altre
sane formarsi rettamente le proprie operazioni.
Or ritenendo le diverse classi di sopra notate delle no-
stre facoltà mentali, ammalandosi queste si hanno i seguenti
disordini della mente.
1° Nelle affezioni delle facoltà riflessive e percettive, che
costituiscono le facoltà intellettuali, si hano incoerenze d' idee ,
e si formano falsi giudizii e si sragiona.
2° Nel disordine dei sentimenti si hanno emozioni do-
lorosissime e strane.
3° Nel pervertimento degl' istinti si producono impulsi
irresistibiti ed incorrigibili.
Per la qual cosa si può esser folle sragionando ed aven-
do incoerenze d' idee senza emozioni dolorose ed impulsi
irresistibili ; e per la stessa ragione si può esser folle pre-
sentando alterazioni nei sentimenti e negl'istinti, ma insieme
si giudica e si ragiona. Però in questo stato i giudizii han
conseguenze strane come le strane promesse le quali ultime
sono fondate nell'emozioni e negl'impulsi interiori. Cioè tali
folli giudicano a modo loro.
La follia adunque non sempre è fondata sugli sragiona-
— 108 —
menti : ma sempre in quella impossibilità che ha l' individuo
di ravvisare lo stato della sua malattia e di dirigere le sue
azioni.
Ritenuto ancora l' assioma fisiologico , che il cervello
opera su gli elementi che le facoltà sue stesse gli presen-
tano ; le sue operazioni sono esatte quando sono normali le
impressioni che dagli organi gli vengono, ed al contrario so-
no turbate e strane quando tali impressioni sono effetti di
funzioni materiali morbose.
Queste considerazioni conducono a stabilire, che V abuso
delle nosire facoltà per calcolo della ragione e per volontà
deliberata esenti da ostacoli spinge ad atti viziosi e colpe-
voli; e che V abuso di esse per morbo, cioè per impressioni
incorrigibili delle alterate funzioni degli organi cerebrali che
sono gU organi delle facoltà, trascina ad atti che lo indivìduo
crede buoni; e se mai ne ravvisa la malvagità non può fare
a meno di consumarli atteso una forza interna irresistibile
che ve lo trascina.
Dobbiamo ancora porre a calcolo i motivi che ponendo
in azione le nostre facoltà, vengono gli atti umani determina-
ti. Sicché due motivi possono agire su le nostre facoltà; le
impressioni che ci vengono dagli organi dei sensi; e quelle che
si producono dagh organi interni. Ma la reazione di esse su
tali differenti impressioni può essere più o meno energica ;
perlochè la misura delle azioni umane è da calcolarsi più su
r energia delle facoltà reagenti che sul valore delle impres-
sioni. E la colpabilità cresce in ragione che son lievi i moti-
vi, e diminuisce all'aumentar di questi; in modo che può giun-
gersi sino air incolpabilità quando questi motivi, specialmen-
te gl'interiori, sono insuperabili e talmente predominanti da
trascinare la ragione od ecclissarla.
Potendo dunque essere più o meno attive le occasioni o
motivi che spingono alla colpa, è d'uopo che la giustizia nel
calcolar questi, consideri Vuomo agitato nel determinarsi a
delinquere più che l'enormità della colpa medesima : la quale
enormità vien da sé stessa a rappresentarsi in un alto libe-
ro a delinquere.
- 109 -^
Abbiamo creduto indispensabile il ricordare a noi stessi
tali considerazioni filosofìche-flsiologiche, onde divenire a ri-
conoscere Io stato della mente dell' imputato Raffaele Del
Prete.
Il matricidio è un misfatto sì atroce, che la scure del
carnefice sarebbe poca pena al laceratore delle viscere ma-
terne ; ma sarebbe pure la massima delle sventure se ca-
desse sul collo di colui la cui mente disordinata lo fé di-
scendere al di sotto dei bruti.
Qual motivo adunque spinse il Del Prete a colpa sì
atroce ?
Niun motivo esterno rileviamo dal processo : solo i lie-
vi rimproveri della madre , che voleva farlo uscire di casa
onde ritornare al lavoro ; e le parole del confessore di aver
fatto male di avere dato all'eremita le messe, per cui era
dannato. Motivi sì lievi non reggono a fronte dell' enormità
della colpa , malgrado si considerino scintille che produsse-
ro grande incendio : la scintilla che cade sul suolo non pro-
duce quello che avverrebbe cadendo su la polvere. Indaghia-
mo adunque nell'interno i veri motivi della dolorosa agita-
zione dell' animo di Del Prete.
Costui di coscienza scrupolosa e divota , amante della
genitrice ottagenaria , reputato docile ed onesto : di tempe-
ramento malinconico ; fu facile quindi a quella tristezza do-
lorosa per cui ogni impressione viene esagerata. Per la qual
cosa un sentimento rehgioso ed una coscienza scrupolosa
non diretti che da una limitatissima intelligenza non educata,
tramutaronsi stranamente in disperazione e terrore rehgioso,
ed in una doppia coscienza lottante tra il bene ed il male.
Tale stato noi alienisti appelliamo lipemania ascetica, che
trasmodando in disperazione per allucizioni fantastiche può
trascinare alle più triste e miserande conseguenze. E in
vero Del Prete sorpreso da allucinazioni dirette al senso della
vista e dell' udito vedeva e udiva il demonio: non aveva più
volontà poiché da questo credevasi invaso e che vedeva in
stranissime forme. La confessione di Del Prete di aver do-
vuto uccidere la madre per imposizione del demonio è fatta
con taie semplicità di aver lottato colla propria coscienza,
— ilo —
che dimostra quanto la sua ragione ha soccombuto ali* in-
terno impeto di una fatale allucinazione !
Gli atti quindi anteriori al misfatto dì Del Prete (almeno
di non pochi giorni ) dimostrarono la lipemania ascetica ,
che poi accompagnata da allucinazioni fé eh' ei si credesse
invaso dal demonio; e sotto T impulso di questo stato mor-
boso fu consumato il misfatto. Ma noi oltre a qualunque
ragione , ritrovammo ancora la cagion materiale della fol-
lia del Del Prele. Imperocché lo rinvenimmo con fenomeni
fisici d' infermità , come di sopra abbiamo notato; fenomeni
che non possono essere per la loro natura di recente data.
E la follia non é che un fenomeno che ha la vera sua prima
causa nei disordini funzionali degli organi cerebrali per fisiche
modificazioni. È un fatto, che tutti gli alienisti e noi nelle no-
stre opere abbiam notato che la lipemania ascetica con allu-
cinazioni ha per fenomeno costante le visioni fantastiche , e
che eccitata da motivi esterni veri od immaginari! spinge al-
l'omicidio ed al suicidio (1) ; per lo che la monomania omici-
da é costituita dall' esaltamento infrenabile del senso distrut-
tore eccitato da altro senso interiore infermo (2); come nel
Del Prete lo è stato dal sentimento ascetico stranamente am-
malato. Per la qual cosa in lui per un senso morale suffi-
cientemente sviluppato si é osservata quella lotta interna che
lo ripugnava ed insieme lo trascinava al male , e che noi ap-
pelliamo doppia cosciensu, fenomeno morboso di tali specie
di alienazioni che conduce l'infermo alla disperazione e quindi
ad atti i più strani e feroci (3).
Ci si potrebbe presentare il dubbio: ma questi fenomeni
di folha che presentò il Del Prete potrebbero essere simulati
onde evitare la pena*?
Lfintelligenza di Del Prete era talmente limitata da non
essere atta a fingere una specie di monomania la quale ha
fenomeni cosi singolari e costanti che la malizia più accorta
(1) Mìraglia, Trattato di Frenologia, voi. II, pag. 86, 158.
(2) hi. Pag. 155 e seg.
(3) Ivi. Vot. I, pag. 238, 369. Voi. 2« pag. 85 e 86.
- Ili -
non potrebbe fìngere senza che sia spinta da morbo. E poi
gli atti anteriori al misfatto rilevati dal processo dimostrano
la lipemania ascetica preesistente: gli atti posteriori ne fa-
rono le consegnenze. Grandi sproporzioni tra il suo carat-
tere naturale d'indole buona e l'enormità della colpa senza
esteriori motivi, non possono escludere l'idea di una alle-'
nazione mentale per fisico morbo eli' era già apparente. Inol-
tre il Del Prete formava i suoi giudizii esatti su premesse
strane che gli venivano dalle interne emozioni esagerate :
così che dovremmo dire piuttosto un folle che finge la ra-
gione che un sano di mente che finge la pazzia: stranissimo
sofisma che lotta coi fatti e colla induzione ragionevole.
Riconosciuto così il Del Prete affetto da lipemania asce-
tica con allucinazioni e tendenze distruttrici sì prima e nel-
r atto del matricidio che durante le nostre osservazioni, ag-
giungemmo essere ancora un altro patente indizio di tali
disordini mentali la fìsica infermità di cui egli era oppresso.
Imperocché chi non sa le relazioni anatomiche e fisiologiche
ch'esistono tra il cervello organo della vita morale ed intel-
lettuale cogli organi della vita fìsica? Questa malattia fìsica
adurque di Del Prete fu un altro indizio che determina la
natura della sna follia. E possiamo ancor dire per la nostra
lunga esperienza, che tale specie di pazzia avendo la prima
origine nelle disposizioni cerebrali (come abbiam notato es-
sere nella forma del capo di Del Prete) ^ ed essendo stata
svolta da alcuni motivi tra' quaU questa fisica ed apparente
malattia, è di diffìcile per non dire impossibile guarigione (1).
Pericolosissima forma di alienazione mentale di cui l'acutezza
del delirio , che potrebbe ad ogni istante togliere l' infermo
di vita, può manifestarsi al più Keve motivo, e il più delle
volte coir omicidio, e pure col suicidio.
Signori , fino a tanto che si crederà la follia un morbo
di un ente astratto , spesso avverrà che le azioni perchè
conseguenti si riterranno sempre colpevoli , e le colpe-
(1) In fatti il Dd Prete morì dopo poco tempo nel manicomio
di Aversa. L'autopsia presentò guasti cerebrali, ed ingorgo iafiam-
matorio nel fegato.
^ 112 —
voli figlie di demenza. Anzi è da aggiungersi che la pazzia
per sé stessa non è morbo ma un singolare fenomeno delle
più tremende e speciali affezioni dol cervello ; è una mani-
festazione disordinata delle turbate funzioni dell' ammirabile
organo delle facoltà per modiflcazioni morbose avvenute in
questo organo o in alcune delle sue parti.
Oh quante volte i grandi malfattori sono dementi ! —
■■"g* O ^»i"wi
I PAZZI CONDAMATI AI LAVORI FORZAII.
In tutt' i miei lavori sì di fisiologia che di patologia mentale r^^ , .
in rapporto alle leggi, da circa trent'anni ho esposto che i p^^7
gradi di colpabilità si misurano dai gradi d'irresistibilità, del-' i^.y^J'^^
l'impulso; ma che questa irresistibilità dell'impulso resa in-
correggibile determina la pazzia. Oltre di questa irresistibili- S h ^j^
tà incorreggibile nella pazzia, è da conoscersi che molte voi- J /(-t^
te, senza questo impulso può incorrersi alla determinazione a
delinquere per un errore di giudizio di cui la premessa è falsa
perchè sta in una funzione morbosa di un cervello guasto.
Senza tali nozioni di una vera filosofia delle facoltà, per
la r;uale può riconoscersi l'origine della determinazione degli
atti umani, pare impossibile stabilire i gradi di colpabilità,
ed impossibile riconoscere l' impunibilità nei casi d' irresisti-
bilità incorreggibile.
Eppure oggi si va talmente alzando la voce su la facilità,
che si dice avere gli avvocati, di porre innanzi in ogni delitto
di sangue l' impulso irresistibile, che sembrerebbe che già i
giurati mandassero liberi un gran numero di furbi delinquenti;
mentre si vede essere anzi l' opposto, poiché rifiutando non
solo ogni grado d' irresistibilità, ma fino la irresistibilità in-
corregibile dei pazzi, ne sono ora di questi pieni gli ergastoli.
Deplorandosi l' aumento dei delitti si crede arrestarli con
la severità delle pene, senza avvedersi che senza andare alle '
indagini delle cause dei delitti, nelle quali cause non è so-
vente la volontà libera del colpevole, 1' acerbità delle pene
non solo inferocisce i costumi nella maggior luce di civiltà,
ma viene con grande leggerezza confuso il pazzo con l' as-
sassino ed il malfattore col pazzo.
Non essendo qui il caso di ricordare le cagioni dell'aumento
dei delitti e delle follie, avendone tante volte parlato, e che
8
— 114 —
forse farà d' uopo qui ritornarvi, mi dispiace notare che negli
stessi medici è sorta la tendenza del criminalista perpetuo,
mentre la legge a mitigare in quest' ultimo l' abitudine di voler
sempre ritrovare in tutto delitti, lo ha messo pure in giudizii
civili.
E queste sono le cagioni per cui le perizie mediche non
vengono apprezzate dai magistrati se non quando il perito si
adatta ai concetti prestabiliti della loro mente; e perchè il
magistrato è andato ora sempre più rifiutando le cagioni at-
tenuanti messe innanzi dalla difesa. Non avendo giusta idea
dei motivi interni per cui 1' uomo si spinge a dihnquere, ne
credono 1' unica causa nelle circostanze accidentali fuori del-
l' individuo, poiché è facile senza alcuna fatica mentale fer-
marsi su questi motivi esterni. Ecco perchè non sapendo mi-
surare i gradi d' irresistibilità dell' impulso, rigettano questi
gradi per fermarsi all'irresistibilità incorreggibile delle paz-
zie istintive, che neanche in queste sanno vedere quando non
ne sanno scorgere la gradazione per cui vi si giunge; come
del pari quando non sanno riconoscere la causa del misfare
in un errore di giudizio svolto da un cervello malato, o per la
malvagia educazione od ingrata natura male organizzato. lEd
ecco perchè si punisce o troppo o troppo poco, ma sventu-
ratamente, per lo più si punisce troppo, anzi l' innocente ed
il folle vanno a trovare la morte negli ergastoli.
Dopo tante altre ragioni che potrei esporre, ripeto di non
essere causa dell' aumento dei delitti l' indulgenza delle pene
per cui esser d' uopo inferocire con nuove leggi di rigori estre-
mi, perchè ognun sa quanto 1' accrescere leggi è aumentar
delitti; ma bensì che si cercasse di educare ed istruire se-
condo la natura delle facoltà, solo mezzo per rendere le leggi
e le pene correttrici ed emendatrici.
Ho voluto ciò premettere, onde riferire la spaventevole cifra
dei pazzi condannati da che il magistrato non solo rifiuta i
gradi d' irresistibilità nei delitti, ma pure la irresistibilità in-
correggibile nella pazzia, perchè non sa ravvisarla tanto più
quando vede i pazzi ragionare.
Il dott. Pietro Grilli, distinto medico del manicomio di Fi-
renze, ha pubblicato neh' Archivio italiano per le matattie
— 115 —
nervose j di aver rinvenuto in una sua visita dello scorso mese
di ottobre nel penitenziario di Volterra fra 351 reclusi, distinti
in 253 a tempo e 98 a vita; 44, cioè 31 a tempo e 13 a vi-
ta, alienati di mente, oltre a 5 in osservazione come sospetti
di pazzia. Questi circa 50 pazzi si sono dovuto rinchiudere ,
ciascuno in una piccola cella: essi sono maniaci, monoma-
niaci, lipemaniaci, dementi nello stato più miserando, che
avrebbero avuto bisogno di cura ; ed il governo resta ora
imbarazzato cosa farne.
Di ogni 100 adunque che si mandano ai lavori forzati a
vita ed a tempo, 14 sono pazzi! La cifra n' è spaventevole
tra migliaia di condannati ! Se si va di questa corsa in Italia
si possono abolire i manicomi ed aprire pei pazzi gli ergasto-
li ! e se si continuasse ad ergere il patibolo ?
Ecco le funeste conseguenze del rifiuto ostinato dell' im-
pulso irresistibile !
Fu ventilato al Parlamento intorno ai manicomi criminali.
Si fosse creduto di potervi supplire i penitenziari e gli er-
gastoli ?
( Dal giornale 11 Progresso, num. del 4 die. 1879 ),
N. B. Il Mangione che con agguato feri in Roma il Sindaco di Napoli,
malgrado la perizia medica che dichiarava pazzo fu condannato a sette
anni. Ma qualche mese dopo si fu costretto a rinchiuderlo nel manico-
mio di Roma — Giugno i880.
U LEGGE E l MANIGOMII CRIMINALI.
L*-'
% I
v
Cosa sono questi manicomii criminali di cui tanto si parlai
due parole contraddittorie che svegliano l'idea storta non
solo di demenza capace di crimine, ma di un asilo-prigione
e non ospedale, di un mezzo di garantire la società dai pazzi
pericolosi come se fossero assassini.
Da molto tempo ho predicato, e forse pria degli altri, della
custodia dei pazzi quale condizione di cura per essi ed in-
sieme di garantia per essi stessi e per gli altri, servendomi
pure qualche volta, e per essere inteso, del termine mani-
comio criminale; ma scorgendo che nelle Accademie e nel
Congressi e dagli alienisti in Italia ed in Francia se n'è
molto discorso senza condurre a positivo risultato , perchè
la legge saviamente non vuole che il delinquente dichiarato
folle dal potere giudiziario fosse mandato alla reclusione tem-
poranea o perpetua, bisogna che prendasi una via più retta
per giungere ai mezzi più facili della utilità dello scopo.
Ho detto altre volte che il progresso su la struttura ed
organizzazione dei manicomii segue il progresso degli studi
della medicina mentale, perchè gli asili dovendo essere un
indispensabile istrumento di cura e di riordinamento di quei
cervelli turbati, e di sicurezza , debbono per questi rappre-
sentare un nuovo mondo. Ammetto che per un lato oggi
i manicomii sono giunti per la loro costruzione ad essere
splendide casine; ma bisogna desiderare che per gli altri lati
raggiungano lo scopo completo del vero trattamento medico
della follia. Ad ottenere ciò disgraziatamente siamo molto
lontani, atteso che gli studiosi di sì difficili dottrine non po-
tendosi , o meglio non volendosi , sbarazzare di quelle idee
metafìsiche apprese per creare uno spirito e facoltà astratte,
subbiettivamente operanti e non rappresentanti gli attributi
— 117 -
0 modi di essere di funzioni di organi speciali, rifiutando di
riconoscere che la natura nelle sue manifestazioni viventi le
svolge e le esercita nelle funzioni dei diversi organi cere-
brali. Ecco come fino a tanto che la mente umana, perchè
senza alcuna sua fatica si acquieta a ritenere come reali le
sue stesse astrazioni , non si avrà mai una buona filosofia
delle facoltà umane , e quindi una esatta nozione dei suoi
disordini sì nello stato di vizio che nello stato di morbo.
^ A stabilire bene lo scopo della custodia dei pazzi perico-
^ losi , anzi di tutt' i pazzi , in armonia della legge , bisogna
intendersi rettamente nel comprendere quel grande fenomeno
di disordini delle funzioni cerebrali che si chiama pazzia. '
Su questo tema , da me trattato tante volte , spero ritor-
nare in appresso , ma per ora mi basta di manifestare la
mia sorpresa e di chiunque è veramente filosofo, di sentire
ancora declamare di doversi trattare lo studio della pazzia
/> colla psicologia (1); ciò che indica veramente di aversi strana
idea delle funzioni del cervello e quindi dei loro disordini.
Ma lasciamo questa psicologia, la quale non è affatto la fisio-
logia del cervello , ai metafisici , e ai teologi , ed a coloro
che vagheggiano un' anima ed uno spirito ed ogni facoltà
astratta quali enti o personaggi , che , come altre volte ho
detto (2), vanno passeggiando nel cerebro, l'organizzano e
ne dominano le funzioni!
/y Coloro che creano una definizione della follia neW amma-
larsi dell' intelligenza , degli affetti delle emozioni , da cui
fan sorgere le azioni^ e per cui deducono stare essa in una
alterazione nella legge elementare dei fenomeni psichici ,
che innestano in un bastardo connubio coi fenomeni vitali
dell'organismo nel senso più ampio (3) (galimatias), non
sanno che le astrazioni , le generalità non indicano nulla , e
sfuggono ad ogni definizione ; per lo che essi non mostrano
di avere che idea la più volgare della pazzia.
/ . (l) Il giornale II Piccolo, n.° del 3 febbraio 1889.
(2) Miraglia , Prolusione al corso di medicina mentale , pag. 6 e se-
guenti; anno 1873 — e negli altri suoi precedenti, e posteriori lavori.
(3) Il giornale II Piccolo, n.° del 3 febbraio 1880.
— 118 —
Intanto mi permetto di ripetere che io lasciando , come
sempre ho lasciato , la psiche e tutte le altre astrazioni ai
voli dei credenti delle funzioni in massa del cervello , che
ne fanno un servitore umilissimo , e fermandomi a quello
che la natura presenta nelle funzioni di sì ammirabile or-
gano, per lo che credendo di essere logico ho evitato sem-
pre di definire la follia , che ha manifestazioni infinite par-
ziali e complesse; ed ho cercato sempre di dimostrare chC]
essa consiste nel non potersi V uomo che n' è affetto avve-
dere del proprio stato (1).
L'idea storta e volgare adunque che da taluni si propaga]
della pazzia, non può sbarbicarsi dal loro cervello , perchè
non hanno essi la virtù di tornare indietro e cominciar da
capo, rifiutando i loro errori, che per grave sventura s' in-
carnano nel cervello agli studiosi. Studiar la pazzia senza
conoscere le funzioni, del cervello e delle sue parti nello
stato normale e la sua struttura, e senza conoscere lo svol-
gersi e r esercitarsi delle facoltà dell' uomo e degli anima-
li , secondo le speciali condizioni materiali assegnate dalla
natura stessa, ha prodotto e produce ancora che ognuno già
credesi fisiologo ed alienista ; e tanto più perchè infatuito del-
le solite idee di psicologia , va trovando le sue astrazioni
negli spaccamenti del cervello che squarta in ogni senso co-
me una forma di cacio , per tirarne in fine da ogni cellula
quello che già prestabilito nella sua immaginazione voleva
ritrovare, cioè I'idea: — tutto questo ha cacciato fuori quel
caro vocabolo ideazione, che farebbe andare in estasi Vi-
deologo e lo psicologo.
Avvedendosi siffatti psicologi-fisiologi-alienisti, che i-loro
concepimenti urtano nei principii della fisiologia del cervello,
creata da Gali, principii tratti dalle osservazioni clie la na-
tura a tutti prasenta , per darsi 1' aria di conoscerla la cri-
ticano , cioè riproducono alcune delle viete e volgari obbie-
zioni fatte al grande fisiologo alemanno, perchè non lo hanno
studiato nelle opere, ma nei suoi critici o meglio nell'avere
(1) Miraglia. Trattato di frenologia applicata ecc. Voi. 2 , pag. 74 —
Napoli 1853.
— 119 —
inteso dire. Ciò cliiaramente lo dimostra quando essi dicono
che Gali cercava fondare un sistema d'ideologia^ ansi di psi-
coloyia in connubio colie diverse parti del cervello (1), men-
tre se veramente lo avessero studiato avrebbero appreso che
prima Gali indagò le facoltà, le tendenze, i caratteri, le at-
titudini industriali dell' uomo e degli animali nelle loro ma-
nifestazioni per poi andare rintracciando le condizioni ma-
teriali per cui quelle si svolgono ed esercitano ; ciò che lo
condusse alla scoperta della vera struttura del cervello e del
sistema nervoso; da cui poi ne han fatto base ai loro lavori
i più grandi anatomisti, fisiologi, e patologi (2). E dopo tutto
questo hanno il coraggio di dichiarare la scienza di Gali un
fossile su cui gli sciensiati del mondo (che secondo questi
nuovi dotti erano tanti cretini) han camminato (3), e che ora
credono dare essi a questo fossile il vero indirizzo ; perchè
ignorano quanto i principii di questa dottrina sono utili nelle
loro applicazioni ad ogni ramo dello scibile ed al perfezio-
namento della società; ed ignorano ancora che medici distinti
lavorano alla ricerca delle localizzazioni cerebrali. Però que-
sti ultimi hanno sbagliata la via , quando credono di ricer-
care la sede delle facoltà traforando cranii d' animali vivi
per eccitare coli' elettricità limitatamente questa o quella cir-
convoluzione, o mutilandola, come se queste circonvoluzioni
fossero organi staccati uno dall' altro , e non si comunicas-
sero tra loro tutte le stimolazioni possibili. Prove peggiori
di queste non vi sono nella ricerca delle funzioni del cervello:
lo studio della patologia nelle indagini delle lesioni parziali
del cervello e quello della fisiologia ed anatomia comparata
offrono i mighori indizii ; la natura presenta negU animali
una rnutilazione di parti del loro cervello in armonia delle
loro facoltà e delle loro tendenze.
Questi avversarli di una dottrina che non conoscono (sem-
pre ho ciò sostenuto e sostengo ) sono pure di malafede ,
(l) Il giornale 11 Piccolo, n.« del 3 febbraio 1880.
(2) Froriep, Viellers, Laeder , Soemmering, Reil, Brussais "padre e
figlio , Brierre de Boismont, Rostan, ecc. ecc.
(3) Il giornale // Ficcalo , n.« del 3 febbraio 1880.
— 120 —
perchè dovrebbero sapere almeno essere questa dottrina ap -
plicata dai più dotti uomini del mondo; meno se questi se-
condo essi non fossero degli imbecilli , e sebbene lo fosse
poco in Italia, essi la dicono morta; ma perchè poi tanto la
combattono ? I ciechi soli non la vedono eh' è pure viva in
Italia. Mi limito per brevità all' Italia.
Se l'Italia non ha musei frenologici grandiosi come quelli
della Gran Bretagna e di America, sono d' ammirarsi quello
di Milano, dove si conta una sezione di teste di condannati
e giustiziati; quello della R. Accademia di medicina di Torino
già nel 1877 ampliato di 30 teste di giustiziati e carnefici, ed
ora di altre teste di grandi malfattori. A Genova, a Firenze,
a Modena fioriscono gabinetti, etnologici e frenologici: non
parlo di questo di Napoli poiché è rimasto nelle dieci teste
di giustiziati che io danai nel 1869 al Barbarsi nel Museo di
anatomia normale della R. Universtià. E dovrebbero ancora
sapere che l' Istituto lombardo di scienze e lettere dà in ogni
anno un premio di L. 2000 su tema frenologico : premii fon-
dati dal Fossati collega di Gali. (1)
La Società di biologia di Parigi ha discusso per tre anni,
quasi in ciascuna tornata (1873-74-75) su molte quistioni che
rafforzano la dottrina di Gali, e le discussioni pur tuttora vi
continuano. A Baston in America, dove Spurzheim, collega
di Gali fé' progredire la scienza e fu eretto alla sua memoria
un magnifico monumento, si pubblicano gli Annali frenolo-
gici; ed a Nev^-Iork, da più di mezzo secolo, V American
Phrènological Journal , del quale è già uscito oltre al 60.'
volume (2).
Sembra da questo rapido cenno fatto su la fisiologia del
(1) 11 premio del 1878, venne aggiudicato al dott. F. Lussana, pro-
fessore di fisiologia nella R. Università di Padova — Il premio pel 1879
di L. 3000 è sul tema: La storta del progresso dell' anatomia e della
fisiologia del cervello nel secolo corrente, con particolare riguardo alla
dottrina di Gali — L'altro premio pel 1880 è di L. 2000.
(2) Miraglia. Il progresso della fisiologia del cervello e la nuova filoso-
fia. Dove è ricordato le Accademie, le cattedre, i dotti, e quanto si è
pubblicato intorno a questa scienza.
— 121 —
cervello, che io avessi deviato dal tema sui manicomii crimi-
nali. Per due ragioni mi vi sono fermato alquanto, non per-
chè meritassero discussione le sempre ripetute filastrocche
degli avversarli della fisiologia del cervello, ma per dire che
senza conoscenza di questa dottrina non v' è buona filosofia,
né legislazione retta, né educazione ed istruzioni proficue, né
norme utili di qualunque studio, specialmente della medicina;
ed in secondo perchè la nozione su le funzioni del cervello
che si manifestano nelle tendenze e nei sentimenti che costi-
tuiscono le facoltà affettive^ e nelle facoltà percettive e rifles-
sive che costituiscono le facoltà intellettuali^ può dar ragione
che la malattia o disordine di una o piiì di queste forze non
è che la manifestazione di modificazioni materiali di uno o
pili degli apparecchi cerebrali corrispondenti.
La follia adunque, qual fenomeno conseguente di modifica-
zioni morbose avvenute in tutto o in parte del cervello, si
mostra nei disordini delle facoltà affettive ed in quelli delle
intellettuali, ed isolatamente o complesse. Questi ordini di fa-
coltà non li abbiamo creati noi, li mostra la natura nell'uomo
e negli animali, e con questi principii si spiegano nello stato
dì morbo del cervello gli impulsi incorrigibili, le emozioni
dolorose, le allucinazioni, gli errori di giudizio per premesse
false sorte da morbose creazioni del cerebro stesso. Or con
un cervello non pii^i in armonia di funzioni col mondo esterno,
non possono aversi che strane ed irregolari azioni più o me-
no pericolose.
Il primo mezzo adunque di curare e trattare questi cervelli
malati, o per educazione malvagia o qualunque altra causa
stranamente organizzati, è solo il manicomio quando questo
è costruito e disposto nelle sue parti secondo le condizioni
che si richiedono per creare a quei cervelli strani un nuovo
mondo.
Il manicomio così è un mezzo opportuno che si presta a
tutte le cure di cui han bisogno le diverse classi di follia.
Infatti una delle sezioni più importanti in questi Asili, che
già per sé stessi sono Case di sicurezza, sono quelle che si
addicono a quei pazzi non solo pericolosi, ma che già han
commesso delitti e misfatti.
f-i*
— 122 —
Or perchè chiedere stabilimenti particolari per soli pazzi
delinquenti giudicabili e condannati, e così riunirne una gran
massa in un Ospizio, che per questo prende l' aspetto di un
ergastolo, a danno della mente stessa degh infelici reclusi,
dell' affetto delle loro famiglie, degli interessi dello Stato, e
del decoro della società, se i manicomii ordinarli possono
raggiungere lo stesso scopo, ovviando a sì enermi inconve-
nienti ? Non son fatti i manicomii si per curare e più per
costodire gli alienati pericolosi ?
Stabilendo in ciascun manicomio pubblico una sezione par-
ticolare dei folli pericolosi e delinquenti si otterrebbe princi-
palmente lo scopo della sicurezza e del trattamento.
^ . . Ii^ Europa ed in America i folli dehnquenti sono custoditi
per lo più nei manicomii pubblici. Per citarne un esempio pei
soli impulsi sanguinarli, nell'Asilo di Utica in America dal 1843
al 1875 furono reclusi cinquantotto alienati omicidi e sessan-
ysTN-A- ■* tasette alienati che avevano commesso tentativi di omicidio ,
Hxfl^^* ^^^^ ^^^ media di 4 ammissioni per anno. Il numero delle
ìr*^ « " vittime soccombute è stato di 68; molti altri sono stati grave-
'- ^*' mente feriti (1).
Nel manicomio di Aversa da molti anni stabilii una sezione
di detenuti (2), avvertita e notata da Brierre de Boismont (3),
nella quale erano coi folli pericolosi i delinquenti giudicabili
e giudicati pazzi e quelli che nel corso dell' espiazione della
pena incorrevano nella follia.
Un delinquente giudicato di aver commesso il delitto nella
pazzia, rientra nella categoria degl' infelici che han bisogno
di cura e custodia fino a che, s' è possibile, guarisca, o che
sia divenuto demente innocuo. Allora il Magistrato invece di
rilasciarlo, dovrebbe consegnarlo al potere amministrativo
con la deliberazione di custodirsi in un manicomio, restan-
done sempre informato il potere giudiziario in caso di gua-
rigione; come lo dovrebbe essere pure per ogni alienato si
neir ammissione che nell' uscita dall' Ospizio.
(1) Dott. Gray, daW American Journal Insanily, an. 1875.
(2) Mlraglia, Annali frenopatici italiani, dal 186) al J868.
(3) Annales médico-psychologiques de Paris; mars, 1809.
^>.*v^
— 123 —
Affinchè tutto questo fosse attuabile col più grande utile
scopo, dovrebbe interessarsene una legge sui manicomii e ...4^/^
sui pazzi, di cui l'Italia manca affatto, sebbene il ministero
dell' interno lo avesse tentato con due progetti, che fu meglio
fallissero, tanto erano storpii e bastardi (1). — Le Commissio-
ni amministrative nei manicomii dovrebbero finalmente spa-
rire, come più non esistono nei manicomii della Francia e
di tutte le nazioni civili. I! solo medico veramente alienista
conosce i bisogni dei pazzi, e che per questi può e sa con-
vertire a mezzi di trattamento i mezzi materiali amministra-
' tivi; per lo che è il solo che ne deve avere l'indirizzo (2).
Ecco come il Direttore medico-amministratore in Francia è
pure Ufficiale pubblico, e quindi dipendente dai Prefetti e dai
Procuratori generali.
Senza una legge adunque in Italia sui manicomii e sui folli,
nella quale siano compresi principalmente i precetti delle Di-
/ rezioni mediche-amministrative dipendenti dai Prefetti e dal
1 potere giudiziario, la questione, tra tante altre del pari im-
portanti, della reclusione dei folli delinquenti resterà sempre
indecisa o male applicata. Sicché intorno a sì interessante
i argomento l'Italia dovrebbe porsi a livello della Francia, della
Germania, della Svizzera e di tutte le altre civili nazioni.
Intanto fino a che non si prendano espedienti migliori, per-
chè i 49 pazzi condannati ai laVori forzati a tempo ed a vita
'■ che si trovano segregati a parte fra i 351 reclusi nel peniten-
ziario di Volterra, e pei quali il Governo trovasi in grave im-
barazzo, come già notai in un articolo del 4 dicembre scorso
del Progresso intitolato I pazzi condannati ai lavori forzati,
( Si vegga pia sopra ) non s'inviano ai manicomii delle pro-
prie Provincie ? Così questi infelici fruirebbero delle cure op-
portune, che indarno potrebbero sperare nelle celle peni-
tenziarie ?
(1) Le mie osservazioni a questi progetti furono inseriti nel Bollettino
del manicomio Fleurent, an. 1875 e 1878, e nel Giornale Roma capitale,
ed ora in questo libro.
(2) Miraglia. Le amministrazioni dei manicomii, 1869 — Gli Annali
frenopatici italiani, an. 1867, pag. 166 e seg.
u^
— 124 —
Perchè del pari non cominciasi a praticare per gli altri
alienati che si trovano sparsi nelle prigioni ed ergastoli del
Regno? Altrimenti ritenendosi per sani di mente quei folli che
vanno a terminare la pena, questi ritornerebbero nella società
per ricadere nei primieri eccessi, come frequentemente av-
viene.
Conchiudo con un esempio — Il famoso Calisto Grandi ,
r uccisore dei fanciulli, condannato, malgrado il parere degli
alienisti, ai lavori forzati a tempo, e che ora è recluso nella
cella da pazzo nel Penitenziario di Volterra, quando termi-
nerà il suo tempo di pena, tornerà nella società. Allora, o
madri, nascondete i vostri bambini, perchè sarà uscito co-
lui che vivi li seppellisce.
( Dal giornale 11 Progresso, n.» dei 24 e 25 febbraio 1880 )
Li CLINICHE PER LE MiLiTTIE DELLA MENTE
« Una clinica a compimento degli studi sen2a prece-
denti insegnamenti opportuni, è un aborto. »
MtRAGLiA, Prolusione al corso di medicina
mentale, p. 13. — 1875.
Questo che io diceva nel 1873, ripetizione di quanto aveva
già manifestato più anni prima, si mantiene ancora in Italia
ed altrove. L'Italia ha varie di queste cliniche nei manicomii,
le quali per lo più , sì perchè lontane dalle Università , si
perchè non precedute dagli studii tecnici preliminari , nulla
0 poco producono.
Sarebbe lo stesso di far cominciare ai giovani gli studii
di ogni ramo di medicina , pure della medicina operatoria ,
dalla clinica , eh' è l' esperienza di quanto si è arricchita la
mente dei giovani di anatomia, fisiologia e patologie speciali.
Ordinariamente rispondono, che nelle cattedre universita-
rie di queste ultime dottrine si parla di anatomia, fisiologia
e patologia del cervello e del sistema nervoso. Se il dirne
qualche cosa di passaggio ed in generale cioè che il cervel-
lo è l'organo delle facoltà, non è fare apprendere la strut-
tura del cervello come organo delle diverse forze mentali ,
che ne costituiscono le funzioni speciali , né è fare appren-
dere che senza nozioni precise dello stato normale di queste
diverse forze , che tanto si legano alle condizioni sane del
sistema cerebrale , è impossibile averne alcuna idea nello
stato patologico.
Or molto più senza avere appreso si speciali elementi fon-
damentali , le cliniche ne' manicomii sono una irrisione per
la gioventù medica; e le cattedre universitarie che affermano
trattare del cervello e del sistema nervoso nelle manifesta-
— 126 —
zioni delle facoltà della mente sì sane che morbose, non sono
r espressione della verità, perchè inoltre, delle cento lezioni
che ciascun professore espone ne' sette mesi dell'anno, non
potrebbe darne al cervello che quattro o cinque, mentre tutte
le cento non basterebbero a compiere corso sì diffìcile e
speciale.
La cattedra dì medicina legale pure si arroga di trattare
della fisiologia e patologia della mente ;, come se ne avesse
il tempo , e come se il cervello dei giovani medici e legali
avessero già la nozione e la pratica dei pazzi.
So per esperienza che giovani molto istruiti e pure medici
distinti, perchè abituati alle idee metafìsiche di astratte facol-
tà, e che quindi la pazzia sia per essi un disordine della vo-
lontà, della memoria, dello spirito in modo da ritenerli quali
enti dominatori del corpo, ne fanno un bastardo e volgare
concetto; sicché innanzi ad un infermo di alienazione restano
sbalorditi, e non ritrovano che quello che avevano prestabilito
nella loro mente. Taccio di coloro che già creduti alienisti,
parlano di sostanza grigia, dei talami ottici, di circonvoluzioni
senza avere mai veduto un cervello, e senza che avessero
un vero concetto filosofico di ciascuna delle facoltà mentali
e dei loro particolari attributi o modi di essere o manifesta-
zioni proprie.
Ognun vede adunque quanto studio di anatomìa e fisiologia
del cervello, come organo delle facoltà in concordanza di una
sana filosofia, è indispensabile alla nozione delle malattie
della mente.
Intanto posso aggiungere di aver notato una volta (1), che
nel corso da me fatto sulla pazzia nel 1863 per incarico mi-
nisteriale, in questa R. Università ad una numerosa ed intel-
ligente gioventù, avida di apprendere sì importante branca
di sapienza medica, mi avvidi bentosto delle difficoltà che
s' incontravano di ottenere lo scopo completo , imperocché
nello esporre il fatto clinico era d' uopo di rimontare ad an-
tecedenti di fisiologia e patologia mentale, studio non lieve
(1) Annali frenopatici Hai. voi 2, pag. 68 — 1864,
^ 127 ^
ed ignoralo dai giovani (1). E vero che dalla esperienza sorge /
la teorica; ma questa stabilita deve precedere nella pratica:
e ciò è in tutte le discipline. Inoltre dovendo in ogni clinica
lezione svolgere intiero in prima ed insieme il fatto fisiologico
e patologico, è produrre confusione nella mente degli studiosi.
Negli altri corsi privati, non di clinica, ma di medicina men-
tale, ho fatto sempre precedere estesi preliminari intorno alla
struttura anatomica del cervello ed alle sue funzioni. Questo
sistema d' istruzione logico com' è quello della natura nella
manifestazione delle forze istintive, morali ed intellettuali del-
l' uomo, può rendere chiaro nello spirito degli studiosi il con-
cetto vero della pazzia, e quindi una buona classificazione
delle follie, senza della quale nozione il fatto clinico si rende
inesplicabile.
Lo studio quindi della medicina mentale non sta nella sola
ed anticipata osservazione pratica che n' è bensì il compimen-
to. Per la qual cosa ripeto il mio antico voto, cioè che il
governo che ha già istituito le cliniche delle malattie della
mente nei manicomii, affinchè queste divenissero utile e vero
compimento dello insegnamento medico, crei la cattedra spe-
ciale di medicina mentale, comprendendo in essa lo studio
della fisiologia e patologia del cervello quale organo delle
facoltà affettive ed intellettuali dell' uomo, e destinarla come
una delle basi piia solide della medicina legale e di ogni altro
ramo delle mediche discipline.
Solo in questo modo il governo può rendere obbhgatorio
questo studio, e far parte degli esami universitarii.
La Francia già ha pensato a rendere utili le cliniche delle 's^-tv-vu..
malattie mentali. La Camera ad iniziativa parlamentare del
deputato Clemenceau inscrisse finalmente nel bilancio del
1877 la somma di fr. 13,000 per una cattedra di medicina
mentale alla FacoUà medica di Parigi (2).
(1) Nel 1862 aveva già fatto nella medesima Università un corso su le
funzioni del cervello e di ciascuna sua parte. Sicché solo quei giovani
che avevan assistito a questo corso fruirono delle lezioni del secondo
anno.
(2) Gasette des Hopiteaux, 1877.
Nelle Università dell' impero alemanno nel primo semestre
del 1879 si sono fatti quarantatre corsi di freniatria e di ma-
lattie nervose. (1)
Ci pensi il nostro governo, perchè l' Italia che fu la prima
negli studii della pazzia e nella istituzione dei manicomii,
non deve in ciò restare indietro alle altre nazioni civili.
( Dal giornale 11 Progresso n.° 26 aprile 1880).
(1) Jnnales mèd. psychologiques de Paris, Mai, 1879.
UN RARO CASO DI DEMONOMANIA SUDDIETTIVA.
( Dal Giornale della B. Accademia di medicina di Torino,
Fase, del 10 febbraio 1870).
V. Liuzzi — Demonomaniaco,
Veniva accolto nel manicomio di Aversa ai 6 febbraio 1853,
perchè affetto di monomania religiosa, un tal Vincenzo Liuzzi
di Martina in Terra d' Otranto , dell' età di anni 37 , ed aveva
servito nella gendarmeria.
Neil' Ospedale dov' era stato prima condotto quando fu sor-
preso dalla malattia, mostrò tendenze suicide, per lo che in
un accesso di delirio lipemaniaco si precipitò dal letto con la
testa in giù riportando sì grave ferita da presentarsene ancora
le vaste e profonde tracce sul cranio. Nel manicomio l'asce-
tismo religioso andò mano mano a tramutarsi in una singo-
lare demonomania.
Una sorella di costui morì già affetta di mania religiosa.
Manifestasi la demonomania ordinariamente col credersi
l'individuo invaso dal demonio che sente annidato in qualche
parte del suo corpo ; per lo che paure di essere dannato e
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di bruciare nel fuoco eterno formano la disperazione da spin-
gere l'infelice fino al suicidio, all'omicidio ed a tutte le tri-
ste azioni.
Ma nel Liuzzi tal follia, che va nella classe delle melanconie
perchè ne son colpiti taluni sentimenti morali, si mostra in
una strana e singolare forma da non averne mai osservata
simile nella mia lunga pratica, né credo che simile alienazio-
ne mentale si ritrovi in altro manicomio.
Egli non dice di avere un diavolo nel corpo, ma che l' io
suhhiettioo dei metafisici, che guida le membra di Vincenzo
Liuzsi è il diavolo Asmodeo'. Il corpo vive per potenza di
questo spirito infernale che ne ha il dominio ; così del pari
le gambe camminano, la bocca parla ec; in somma quando
egli dice io o noi ciò eh' è sempre, accompagna Vio o il noi
con un gesto adattando due dita di una mano a foggia di
corna che accosta alla fronte; e sovente nel parlare, s'intende
che parla il diavolo, si volta col capo da un lato e rimpro-
vera lo spirito Vincenzo Liuzzi che forse opporglisi ardisce.
Il suo ragionamento è il seguente: Tutti gì' innumerevoli
spiriti infernali hanno invaso l'intiero mondo creato, cioè es-
seri inanimati ed animati; le nubi, il mare, la luce, la tem-
pesta non sono che ammassi dei suoi colleghi in azione. Essi
demoni sono il male, il fuoco , l'inferno. Ogni uomo , ogni
animale tiene un diavolo nel cervello. Questo spirito maligno
fa. la posta all' anima; quando esso la sopraffa ne prende
il luogo e dassi a guidare il corpo. Gh uomini, egli dice,
ai quali è avvenuto questo fatto sono dai così detti savi ap-
pellati pazzi ; ma per lui sono diavoli ai quali devesi ogni
sragionamento ed ogni strana azione di quelli ; e se ogni
pazzo afferma di essere tale e non sa di essere diavolo si è
che il demonio si burla ancora dell' anima di lui e degli
astanti. E se egli dice di sapere essere pazzo ed un gran pazzo,
lo è perchè egli, Asmodeo, demonio sommo, impera su quel
corpo come sopra i suoi colleghi.
Nei primi tempi in cui giunse al manicomio era pericolo-
so per sé. Delusa un giorno la vigilanza delle guardie , e
sottratta una sottile corda clie unse col grasso della carne
si appiccò al vano della porta carrese dello stabilimento. Ri-
— 131 —
trovato così quasi estinto fu coi mezzi opportuni ritornato in
vita; e successe tale delirio furioso da doversi contenere per
molti giorni.
In seguito si vide che il diavolo era docilissimo ed ubbi-
diente allorché si lasciava libero per quanto era possibile e
per quanto gli si mostrava fiducia non urtando le sue idee
orgoghose.
Guidare il delirio dei pazzi rendendoli innocui , e tramu-
tare il disordine della loro mente in una certa ragionevo-
lezza è uno dei grandi scopi dell'alienista che si consacra al
trattamento di quest' infelici. Ma non ardisca credere che ciò
possa fare chi non sa l'origine e l'esercizio delle facoltà uma-
ne in tante combinazioni infinite nello stato normale per po-
terle sorprendere e domare nello stato morboso. Chi non è
veramente versato nello studio delle facoltà mentali come
manifestazioni delle funzioni del cervello non sarà mai alie-
nista.
Verso la fine del 1860 quando presi la direzione del mani-
comio di Aversa , che dopo nove anni lasciai, ritrovai que-
st' uomo come V ho descritto. Di tanto in tanto il cronico
delirio demonomaniaco si acutizzava in modo da dover co-
stui rimanere chiuso per molti giorni onde non avvenisse
qualche disastro; e si rinchiudeva da sé stesso perché av-
vertiva il suo stato di pericolo.
In questo periodo delirante egli diavolo diceva di lottare
col Vincenzo Liuzzi di cui sfacelava gl'interni organi: mal-
grado il freddo più rigido specialmente la notte si rotolava
nudo sul pavimento: non dormiva affatto: si alimentava di
poco latte e qualche farinaceo, rifiutando tutto. Cessata que-
sta lotta interna, usciva dalla sua stanzetta scarno e torvo,
ritornando ad essere diavolo docile ed atto al lavoro.
Mi avvidi facilmente che questo tigre pericoloso guidato
con grande accorgimento, e trattato come un amico diveni-
va un agnellino da potersi condurre per un orecchio. Infatti
mi si era talmente affezionato che obbedivami in tutto, pure
di ritirarsi all' ora stabilita quando il suo stato permetteva
che io lo facessi uscire per la città: ciò che gli era stato per-
messo ancora dai miei predecessori. Però debbo dire che
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fin nel delirio acuto costui faceva grandi sforzi per contenersi
alla mia presenza,, finendo col farmi segno di allontanarmi
perchè il diavolo, egli aggiungeva, è sempre un grande as-
sassino.
Ancora nel 1862 e 1863 quando io dettava nella R. Uni-
versità degli studi di Napoli i corsi di fisiologia del cervello
e di medicina mentale, lo conduceva meco: e nel discor-
rere un giorno della demonomania, mi fermai su quel raro
caso che appellai suhhiettiva; e gU uditori sentirono pure
dalla bocca ài Asmodeo come egh era diavolo detto da noi
pazzo.
Egli ebbe parte nelle rappresentazioni drammatiche che
dai folli del manicomio di Aversa feci dare in Napoli nei tea-
tri del Fondo e del Giardino d'inverno nel 1863 e nel R. Tea-
tro di Caserta. Nel dramma II Cittadino di Gand special-
mente fece la parte dell' uomo che con la spada uccide il
conte Vargas. Questo fatto destò l'attenzione di Alessandro
Dumas che assisteva alla rappresentazione, e che parlonne
nella Presse di Parigi (7, 8, 9 giugno 1863),
Nel 1865 il Liussi ebbe una lunga tregua ; per cui fecesi
che si secondasse il suo desiderio di ritornare in patria; ma
dopo qualche mese, cioè ai 29 settembre rientrò nel mani-
comio: e gli accessi acuti riapparvero con maggiore intensi-
tà per quanto le tregue si dimostrassero innocue e tranquille
rimanendo un docile demonio.
Da due anni in qua notai che nel discorrere con lui, quando
egli non poteva contrapporre cosa ai miei stringenti ragiona-
menti sulla sua entità di demonio, diveniva furente senza di-
mostrarlo, se non che sudava profusamente pure nei giorni
freddissimi, e si allontanava, perchè forse era tentato a qual-
che eccesso.
Quando sentiva tempeste e saette , pure nella notte , di-
rigeva imprecazioni alle nubi , ed avrebbe voluto immede-
simarsi in esse ed in tutti quegli spaventevoli fenomeni, che
egli riteneva per legioni di diavoli.
Bisogna che noti qualche breve tratto dei dialoghi che so-
vente io aveva con lui, onde meglio si scorga la singolarità
. di questa demonomania suhhiettiva ragionante.
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D. Cosa sei venuto a fare su la terra tu che sei diavolo
Asmodeo ?
R. Non sono venuto su la terra; la terra, il cielo , l'uni-
verso sono cosa nostra, sono l'inferno: l'inferno siamo noi.
D. Dov' eri prima d'invadere il corpo di Yincenzo Liussiì'
R. Non posso rispondere. Il diavolo sta per tutto : io sono
chi sono: sono come Dio.
D. Riconosci Dio come tuo Signore ?
R. Sì, perchè siamo l'opera sua: l'opera pel male. Senza di noi
Dio che sarebbe su la terra e nell'universo? Egli ci disse:
Satana, tu adorerai il tuo Signore?
D. Perciò forse da qualche tempo in qua ti veggo entrare
in chiesa, ciò che prima non facevi, e cantare coi tuoi com-
pagni le lodi e la gloria di Dio. Dio ed il diavolo uniti è una
contraddizione.
R. Ciò vi dimostra quanto noi siamo assassini per ingan-
nare il genere umano. Ci prostriamo a Lui per riderci di
voi tutti.
D. Perchè una volta ti precipitasti in giù riportando grave
ferita sul cranio; e poi qui t'impiccasti ?
R. Allora io non sapeva ch'era io. Ora che lo so perchè l'ani-
ma del Vincenzo mi ha lasciato libero llmpero del suo corpo,
io lo ho fatto tacere, e per mezzo della mia potenza lo tor-
mento e lo sfacelo per saziarmene così lungamente.
D. Ma veggo che tu spesso mentre discorri, ti volgi a lato
e dirigi altrove, senza che vi fosse alcuno, la parola?
R. Il Vincenzo nel mio cervello, nel cantuccio dove io l'ho
sprofondato, fa segni di disapprovazione ; ed io gì' impongo
di tacere e lo schiaccio.
D. Asmodeo è maschio o femmina ?
R. Il corpo è maschio o femmina ; ma noi siamo quello
che vogliamo. E senza di noi non vi sarebbe la generazione
di tutti gli esseri. Lasciamo questi discorsi perchè voglio
porre in iscritto chi siamo noi.
In fatti, un giorno, circa due anni fa, mi presentò un fo-
glio, che conservo autografo , scritto senza nesso e col lin-
guaggio del volgo ; ma che spiega in modo strano l'essenza
sua di essere diavolo, ed i poteri di Dio ed i suoi.
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Eppure quest'uomo che così ragiona a modo suo, e che
sì ferì ed impiccossi, e sebbene dominato da un delirio fìsso
e tranquillo di credersi il demonio in persona, delirio che
sovente si rende acuto e pericoloso presentando nel fisico
gravi alterazioni, quest' uomo, io diceva, che pure ha avuto
una sorella morta pazza, fu creduto per ignoranza e peggio
per malizia , il più savio del mondo, perchè gli si scorge
una grande astuzia , confondendo così la manifestazione na-
turale di una tendenza con- un calcolo della ragione ! Chi
crede che questa infermità sia sempre determinata dagli sra-
gionamenti non è né medico né frenologo.
In prima Liuzzi erasi dato a lavorare l'osso col bulino. Ora
da qualche anno stava tutto occupato a calcolare numeri per
ritrovare quelli del lotto. La memoria dei numeri erasi svolta
in modo sorprendente : sapeva e sa egli a mente tutte le estra-
zioni del lotto dal 1800 fin ora non solo, ma ripete secondo
le interrogazioni che gli si fanno e pure in ordine inverso i
cinque numeri di ciascuna di dette estrazioni. E ciò è per
lui una delle prove di credersi diavolo^, a cui Dio ha tolto il
potere di sapere certi futuri , come 1' uscita dei numeri del
lotto.
Nella primavera di questo anno 1869 aveva Asmodeo sof-
ferto un lungo delirio acuto però meno intenso delle altre
volte: vi si era accompagnata una lieve ma ostinata diarrea;
usò mezzi terapeutici e meno rigore nel vitto. Nel mese di
luglio ristabilitosi da quell' accesso, cominciò a nutrirsi nel
fisico, accusando però delle sofferenze , e chiedendo il vitto
da infermo , che infine non mangiava intero, gustando solo
pasta scaldata ed arrosto di carne.
Era pericoloso contrastare questo desiderio innocente di
Asmodeo. In luglio medesimo un giorno nel ricevere a pran-
zo la pasta di forma diversa della solita non mangiò, e gridò
per tutto il resto della giornata in modo da assordare lo
stabilimento; divenne un demonio che stentossi a calmare.
Dopo un paio di settimane mi avvidi che passeggiava tor-
vo e muto come quando incominciava ad essere invaso dal
dehrio acuto. Lo interrogai e mi rispose con voce cupa e
gesto violento: il portinaio mi ha vietato di passeggiare come
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al solito fuori dell' atrio a Me che sono Io. Allora lo con-
dussi meco, passeggiò con me fuori l'atrio, ma sempre fiero.
La mattina seguente sembrò tranquillo: accusò di non sen-
tirsi bene e prese un leggiero purgante : ripetè la sua parte
nel concerto di una nuova rappresentazione nel Teatro del
manicomio e nel concerto del ballo.
L' imprudenza del medico V. allora ammesso al servìzio
del manicomio, figlia non so se più di paurosa servilità o
d'ignoranza, produsse una catastrofe. Costui, alla mia insa-
puta, gli tolse il vitto da infermo, come se i folli deliranti,
perchè non giacenti nelle infermerie non dovessero essere
trattati da malati.
Al pranzo adunque il Liuzzi nel vedersi presentare una
minestra di frutta invece della pasta scaldata, la respinse e
non mangiò. Rimasto solo avviossi in un dormitorio al 2°
piano ov' erano 25 lelti , die fuoco ai pagliericci e si allon-
tanò. Le fiamme all' istante si propagarono , e limitate da
grandi sforzi si estinsero dopo aver distrutto in due ore pic-
cola parte di quella sezione, però senza il danno di alcun pazzo.
Il Liuzzi restava indifferente a tutto quel trambusto, ed un
alienato rivelò che colui era stato da lui veduto uscire dal
luogo dell' incendio.
Quegli divenuto così pericoloso fu custodito e contenuto nel
letto; ma dopo alcuni istanti, svolgendo una forza gigantesca,
lacerò il giubetto che lo frenava ed uscito dal letto lo fece a
pezzi. Il demonio orgoglioso del suo potere e della sua forza,
diede con una non curanza quelle spranche rotte di ferro ai
custodi dal finestrino della stanza, e si fece ricollocare in un
altro letto.
Nella mattina seguente mi presentai a lui: la sua fìsono-
mia era molto alterata; gli occhi scintillanti; ora piangeva ed
ora pronunziava p^oledì sdegno con gesti violenti.
Perchè, gli diceva io, per una inezia hai prodotto tanto guasto?
Rispondeva: — Non sapete voi che Noi siamo i più grandi
assassini del mondo? Noi siamo il male: Dio non ce ne chiede
conto perchè lo permette.
Gli dissi:— Tu sei digiuno dall' altra sera; bisogna che ora
mangi.
_ 136 —
Mi rispose : A mezzo giorno mangerò pasta scaldata ed
arrosto. Questo corpo non bisogna trattarlo che così ; ora
che ne sono in possesso nessuno può vietarlo a me che sono
chi sono.
Per maggior cautela disposi che fosse passato nella casa
succursale; obbedì senza far resistenza.
Per tutto quel giorno non volle neanche prendere cibo, né
per tutta la settimana appresso: fu d'uopo tenerlo contenuto
e sorvegliato: malgrado digiuno sì prolungato i polsi si man-
tennero alti , e mostrava forza eccedente. Questo accesso
di delirio fu più acuto delle altre volte: vi fu d'uopo di con-
tenerlo con mezzi di sicurezza. Al decimo giorno si potette
divenire al sanguisugio ed a qualche purgante.
Or questo uomo infelice che, per mezzi opportuni usati di
guidare la sua mente turbata, si era reso docile e tollerante
del suo stato , è ora divenuto, dopo questo fatto, pericolo-
sissimo. Il tigre addomestichito ha assaporato il sangue.
Il diavolo inorgoglito della sua possanza è rientrato nel suo
carattere infernale: or non bisogna più fidarsene. Il suicidio,
Tomicidio e l'incendio possono essere ora le conseguenze na-
turali dei suoi accessi deliranti non solo, ma pure del suo cro-
nico stato di demonomania, perchè l'orgoglio, la distruzione,
l'astuzia sono i motori di tutt' i suoi giudizi coperti dall' in-
sidia di apparente ragionevolezza; dalla quale resta di certo
ingannato il pseudo-alienista , che formatasi un' idea in ba-
rocco della follia , perchè simile idea avrà pure della fisio-
logia del cervello, o meglio non ne avrà alcuna, non sa al-
tro che gettare a manca ed a dritta stranissime sentenze (1).
La demonomanìa suhbiettiva adunque è nel Liuzzi in una
manifestazione continua di delirio ragionante cronico , che
per qualunque motivo interno o esterno, diviene acuto con
incorrigibili impulsioni interiori.
(1) Ho saputo che già al Livzzi gli si permette ora di mangiare
^\<^- — ^ h^'^' quel che vuole. Sta rinchiuso nella casa succursale: è divenuto mala-
\ liccio e malinconico... Ecco che ne han fatto di quell'infelice a cui
^^{\ si era da me resa inconsapevole la sua sventura. — In seguito, passati
alcuni anni, fu ritirato in famiglia dove morì;
— 137 —
Sebbene in questa forma di alienazione mentale non sta il
caso in cui si mostra un' apparente saviezza tra un accesso
e l'altro di delirio; pur tuttavia è utile che io ripeta quel che
accennai altra volta intorno alla non responsabilità dei pazzi
pure se agissero negl' immaginati lucidi intervalli, od in tut-
t'altro eh' è estraneo a quanto riguarda il loro delirio parziale
e limitato.
» Da qualche tempo si va discutendo, io diceva, su la re-
sponsabilità parziale dei folli. Noi alieni di svolgere il nostro
parere su tali concetti, perchè ci sembrano assurdi, non ci ^Y^
hmitiamo che ad esporre una semplice osservazione. La re-
sponsabilità parziale vorrebbe ammettersi o in quelle manie '
per disordine di una o poche facoltà limitate con integrità
delle altre , o pure che presentano intervalli di pienezza di
mente. In ambo queste circostanze si pensa che le facoltà sane,
sebbene le meno eccitate, potessero dominare le malate che
tali sono per incorrigibilità naturali , come se in simili cir-
costanze l'azione intemperante delle facoltà affettive non rac-
chiudesse gli elementi inevitabili o premesse di ogni lavoro
e giudizio delle facoltà sane: concepimento assurdo ! Inoltre
il più lieve motivo è sufficiente a sovreccitare una facoltà
turbata; e ciò si connette col secondo caso, cioè, che ogni
forza disordinata della mente, rientrata in una tregua non at-
tende che una occasione qualunque di eccitamento pure il
più lieve per ritornare nell' impeto. Fino a tanto diesi vorrà
credere con una falsa metafìsica che tutte le classi di fa-
coltà mentali producono idee e giudizi, e non si vorrà rite-
nere il fatto della natura, che per mezzo delle facoltà intellet-
tuali si hanno idee , si giudica e si ragiona, e per mezzo
delle facoltà affettive non si hanno che emozioni ed impul-
sioni, per cui, neir evento di disordine delle prime si sragio-
na , ed in quello delle seconde si hanno emozioni dolorose
ed impeti irresistibih, non si raggiungerà mai il concetto vero
della pazzia, si scambia il fenomeno per la causa, e si pren-
dono per intervalli lucidi le tregue che per lo più avvengo-
no tra gli accessi di un delirio. » (1)
(1) Annali frenopatici ilaliani, Voi. 3, p: 83, 84. Aversa, 1865.
f/:i^
— 138 —
Un uomo di civile condizione a nome A. M. credeva di es-
"sere avvelenato ora da questo ora da quello. Nelle ore dopo
il pranzo sforzavasi a vomitare il cibo che portava ai far-
macisti affinchè vi trovassero il veleno. Un giorno, fa la po-
sta al capo urbano del paese e gli tira un colpo di fucile che
lo ferisce alla gamba; qualche tempo dopo, entra con molta
astuzia nella casa del giudice O., e lo uccide di coltello. L'abo-
lita Gran Corte Criminale di Catanzaro considerando e rite-
nendo per segni impertinenti quella credenza di avvelena-
mento , quel rovesciare il cibo e quello importunare i far-
macisti per esaminarlo, e per saviezza gl'ingannevoli e stra-
ni ragionamenti dell' omcida A. M., lo condannò del capo.
Ma non ritenuta la sentenza dalla Suprema Corte di giustizia,
fu il delinguente inviato nel manicomio di Aversa, dove, da
me riconosciuto affetto di monomania omicida per delirio di
persecuzione e di avvelenamento e con interne allucinazioni,
qualche anno fa è morto nella piena demenza. Nel Giornale
medico-storico statistico del manicomio di Aversa che in
queir epoca io scriveva (1843, voi. 1" pag. 200 a 208) notai la
storia di quella fatale monomania omicida ragionante.
Un tal Raffaele Del Prete nel 1860 uccise la propria ma-
dre, perchè, egli diceva, essa non voleva credere che il diavo-
lo annidasse nel suo cervello (1). Conveniva di avere commes-
so sì enorme delitto; ma come potea resistere, ripeteva, al
demonio che continuamente gì' imponeva dicendo: uccidi tua
madre che non vuol credere che io sto nel tuo corpo? Udito
neir istruzione del processo il mio parere e del prof. G. Bar-
barisi che stabiliva nel Del Prete la demonomania che con-
trastata trascinava irresistibilmente a delinquere, fu inviato
nel manicomio di Aversa , dove uno o due anni dopo morì
rinvenendosi neir antopsia profonde lesioni cerebrali. Quelle
ragioni che il Del Prete sentiva suggerite dal diavolo per
cui fu trascinato ad uccidere la propria madre, eh' egli ado-
rava, sarebbero mai state ritenute per segni impertinenti f
Quella monografia da me scritta ed inserita nei giornali ita-
liani fu riassunta nella Presse di Parigi (6, 7, 8 giugno 1863).
(1) Ved. pag. 104.
— 139 —
Qualche anno scorso due grandi manicomi , uno in Eu-
ropa (1) e l' altro in America , furono distrutti dalle fiamme
con la morte di sei persone, per l'opera di due impertinenti
alienati !
Ed il Liuzzi che certo non ragiona meglio del M. e Del
Prete e degli altri folli incendiari, anzi non ha dato mai segno
di sospensione del suo delirio parziale, sarebbe stato secondo
la Gran Corte di Catanzaro e secondo coloro che non sanno
cosa sia follia ritenuto veramente per un impertinente nel
precipitarsi, nell'impiccarsi, nell' incendiare, insomma nel cre-
dersi egli stesso un diavolo ragionante e grandemente mal-
vagio !
(1) L' Ospizio di Montreciel-souS'Laon (Aisne)
LE INCONCLUDENZE DEI DETRATTORI DELLi FRENOLOGIA
(Dal Bollettino, an. 1876, p. 18).
Se mai foste attaccati violentemente,
lasciate dire !
Fossati , Discorso per V inaugurazione
del Gabinetto frenologico nelMuseo
civico di Milano, pag. 21. — 1865.
Le discussioni su questioni intorno alle funzioni del cer-
vello, che quasi in ciascuna tornata della Sccietà di biologìa
di Parigi per tre anni (1) hanno avuto luogo, sebbene trat-
tate con principii che versano, ma troppo, sulle astrazioni,
e perchè per questa via han creduto di andare rafforzando
molte parti della dottrina di Gali , hanno urtato i nervi di
qualche avversario della frenologia.
Nella Eevue des deux mondes (fase, di gen." di questo an.
1876) il sìg. Carlo Richet con un articoletto di rivista scien-
tifica, si fa innanzi per combattere questa dottrina ; ma in-
vece se ne esce per una facile scappatoia, quando si limita
a dire che la frenologia e la craniscopia essendo ipotetiche,
false e quindi morte secondo lui , non meritano discussio-
ne (ed intanto si discute da più di 70 anni ) (2); ma solo per-
chè alcuni fisiologi, egli aggiunge, vogliono riconoscere se-
condo Gali le facoltà intellettuali risiedere in certe parti ce-
rebrali , egli cerca fare delle osservazioni. Senza seguire le
sue parole, che non dicono nulla perchè senza provare non
(1) V. Comptes-rendus de la Societè de biologiey anni 1873-74-75.
(2) La frenologia ha fatto grandi progressi in ottantadue città in In-
ghilterra (V. Machnishy An Introduction To Phrenology).
Tra le cattedre di frenologia notiamo quelle nella Università di Gla-
sgow e l'altra a Manheim in Alemagna.
Per dimostrare come progrediscono gli studi della frenologia nel
nuovo Mondo, si è pubblicato a New-Jork il cinquantatreesimo Volu-
me deir American Phrenenological Journal.
— 141 —
si riducono che a negare, riflettiamo soltanto , che pare di
non avere il Richet letto Gali che nei suoi detrattori, quando
non ci ha fatto capire quale idea abbiasi egli formato della
frenologia, delle facoltà mentah, di sensazione, di percezio-
ne, di forze morali, di istinti, di attitudine industriale, di co-
scienza, ecc. ecc., e quando vorrebbe che il cervello agen-
do, a suo criterio, in massa nelle funzioni mentah, fosse
atto tanto a svolgere l' istinto della generazione che la fa-
coltà dell' analisi e della sintesi , l'istinto alimentizio che il
senso dei colori, o quello dei toni, o quello dei numeri, fa-
coltà tanto diverse tra loro, e che la natura mostra a tutti.
Pel Richet sarebbe egualmente il senso acustico atto insieme
alle funzioni della vista e del gusto e dell' odorato, rifiutan-
do così la massima che a funzioni differenti (e le facoltà
mentali che sono diverse, ed alcune anche contrarie tra loro,
si legano a funzioni cerebrali ) sono indispensabili apparec-
chi differenti.
Intanto dopo questa promessa di discutere su le forze del-
l'intelligenza, devia ad entra a parlare dì anatomia del cer-
vello per dire il vieto errore , che tutto il sistema nervoso
extra-craniano ha l'origine ed esce dal cervello medesimo,
fermandosi a discorrere con concetto di una induzione tutta
propria e peregrina delle funzioni del sistema nervoso mo-
tore e di quello senziente , come se le funzioni o forze mo-
trici e senzienti fossero la medesima cosa delle facoltà men-
tali, e come se gli apparecchi motori e sensiferi fossero pure
stati destinati insieme allo svolgimento ed alla manifesta-
zione delle facoltà della mente.
Insomma invitiamo il signor Richet a studiare la grande
opera anatomica di Gali, che egli tanto loda, e gli altri la-
vori di Gali stesso, Spurzheim, Combe , Broussais fino alle
opere di Fossati, per accertarsi che quella è sorta dall'esa-
me delle facoltà umane che la natura a tutti presenta, e non
la frenologia come egli dice ipotetica conseguenza di quella.
In vero è ciò questione di logica, imperoccliè una funzione
fisiologica apparente guida facilmente alla ricerca del suo
organo; e non l'anatomia conduce alla ricerca dalla funzio-
ne ignota. In fatti le idee di Gali su le origini e la differenza
— 142 —
delle facoltà umane, e che formarono la nuova filosofìa della
mente, e poi la disperazione degli antifrenologi, lo condussero
a svelgere la struttura del cervello. E la frenologia non è ri-
posta nella struttura di quest' organo, se ha la sua base più
sohda nelle funzioni di esso organo e di ciascuna sua parte.
Il Richet nega , senza provarlo s' intende , che le facoltà 1
mentali sieno più energiche in ragione del volume e della]
massa del cervello e delle sue parti, così che per lui tanto
è la fronte schiacciata di un'idiota o di una scimia che quella ;
enorme ed elevata di Galileo, di Cartesio, di Napoleone, di
Gali , ecc. E si fa forte della idea storta che Napoleone 1*]
aveva della frenologia, e dei frenologi che chiamava psyco-]
logues, perchè ne ripete il concetto di credere che Gali avesse
ammesso l'organo del furto, l'organo dell' omicidio. Il furto
e l'omicidio sono le conseguenze viziose dell' abuso di al-
cuni istinti; né Gali , né i frenologi han] mai sognato di lo-j
calizzare gli abusi delle facoltà o ciascuno suo modo di esse-
re o attribiìAto. Questi antifrenelogi mentre avversano la loca-
lizzazione delle facoltà fondamentali della mente, ponendo in-
nanzi una sognata azione in massa del cervello, organo com-
plicatissimo di speciali apparecchi, vanno poi in cerca di or-
gani alla intelligenza, alla volontà, alla memoria, alla perce-
zione ec. attributi generali di ciascuna forza primaria della
mente, impossibile ricerca, contraddizione cieca ed assurda.
Nei tempi di Gali e di Spurzheim gli antiorganologisti cer-
cavano respingere le funzioni parziali del cervello, facendo
vivisezioni di uccelli e galline sopra vivisezioni; attualmente
si vogliono provare con queste. Vi è gran differenza tra il
cervello della gallina e quello dell' uomo. Questi illogici e
crudeli esperimenti danno appicco agli avversarii della fre-
nologia di ridestarsi trionfanti. Qui il Richet ha ragione; ma
se prendesse la vera via dì combatterli, senza avvedersene
andrebbe dritto a riconoscere che la frenologia non é fon-
data su ipotesi ma su i fatti più manifesti della natura ; e
che bisogna essere provvisto di buoni organi cerebrali, cioè
di energico spirito d'induzione per poterli svolgere ed ap-
prezzare; lo che pare che mancasse agli avversarii delle dot-
trine frenologiche.
— 143 —
La dottrina delle funzioni del cervello, su la quale si fonda
la filosofia delle facoltà umane, non si offende al non credo
dei giornali , perchè non è scienza da giornali , i quali col
gracidar loro se appagano le masse , basta alla scienza lo
studio dei pochi bene organizzati.
Che il Richet sia ritornato alle più leggiere obbiezioni an-
tiche , e che non ha giusta idea della frenologia non solo,
ma pure di una buona filosofia delle facoltà della mente, lo
provano le sue conchiusioni , che in fine non si riducono
che a certe modeste credenze, cioè che bisogna contentarsi
di sapere che nelle circonvoluzioni^ sono sue magistrali pa-
role , si lavar ano il pensiero e V intelligenza, come se fino
dalla più remota antichità si fosse creduto che si pensa con
la pancia e non col cervello. Ma noi vorremmo apprendere
dal Richet, cosa è il pensiero^ cosa è V intelligenza 'ì Poi-
ché egli dice che il pensiero è disseminato nelle circonvo-
luzioni, ne crede forse un personaggio che va passeggiando
nel cervello !
Le nostre conchiusioni sono le seguenti.
« I detrattori della Frenologia la vilipendono e spesso be-
(( stemmiano per dispensarsi dall' esaminare (1).
« Notomizzare frenelogicamente le bestie tutte , vedere le
» relazioni degli organi colla sostanza cerbrale , degli or-
» gani con tutt' i sintomi componenti la vita; cercarne negli
» animali che cranio non hanno altri indizii simili delle abi-
» tudini loro; da questi dedurre nell' uomo stesso indizii nuo-
» vi, secondo i quali da altre parti del corpo si vengono a
» conoscere le disposizioni di lui : esaminare con osserva-
» zioni e con esperienze l' effetto di ciascuno agente da sé,
» poi gli effetti composti di due agenti ad un tempo, poi di
» tre , poi di sei , poi di tutti ; le vergini osservazioni con
» l'esperienze meditate confermare, far di sola una scienza
» parecchie, le altre recare a questa una: — ecco lavori che
» saranno di sicura immortalità coronati » (2).
(1) Cantu, Storia Universale, T. X, pag. 687, Torino, 3. Edizione.
(2) Tommaseo, Studii filosofici, Voi. 1, parte 2. pag. 162.
su LE CELLULE SENSITIVE E MOTORIE DEL CERVELLO
(Dal Bollettino, anno 1877, p. 16 ).
Il Brown-Sequard, reduce in Inghilterra dopo lunga assenza
tenne a Dublino tre conferenze su l'anastesia, suTamaurosi
e suir afasia come effetti di malattie del cervello, ed attacca
la dottrina su la localizzazione delle funzioni cerebrali fon-
dandosi su osservazioni cliniche ed esperimenti su gli ani-
mali; e stabilisce che per tutto il cervello esistono cellule
nervose sensitive e motorie , congiunte mediante fibre ner-
vose.
I concetti di questo illustre clinico inglese partono da certi
principii da lui prestabihti, e che noi non ammettiamo; cioè
che le funzioni cerebrali si hmitassero alle senzienti ed alle
motrici, non sapendo noi come poi egli fa sorgere le facoltà
della mente , che certo non sono né le forze motrici né le
sensitive. Se queste ultime forze han le loro cellule speciali,
perché non averle le psichiche o mentali ? Ciò che ci fareb-
be credere che il Sequard, acquietandosi alle condizioni ma-
teriali per le sensazioni ed i movimenti volontarii, le rifiu-
terebbe per le manifestazioni mentali, o perchè le ritenesse
come forze subbiettive dello spirito, o perchè reputasse cri-
terio sufficiente per farle sorgere come attributi delle sen-
sazioni e delle forze motorie.
Per mezzo degli esperimenti degli animali , che sono
le peggiori prove per la fisiologia del sistema nervoso e
specialmente del cervello come organo delle facoltà della
mente , egli conferma i suoi concetti che crede porre in
armonia con le cliniche osservazioni, e stabilisce la localiz-
zazione delle forze senzienti e motorie in cellule speciali;
cioè, adunque contraddicendosi, localizza due generalità, ciò
che non conchiude nulla. Imperocché non potrà mai cono-
scere perchè le cellule atte ad irritarsi allo stimolo dei raggi
luminosi, non sono sensitive alle impressioni di certi agenti,
/^v». ^H't^ / «'C?-
•^KiÀ'
— 145 ~
per le quali sono atte altre cellule , come pei suoni e per
gli odori. Sicché non bisogna confondere in prima la sensi-
bilità organica che appartiene a tutto il sistema nervoso si
della vita fìsica che animale con la sensazione, né poi que-
sta, cornee abbiam detto^ con le facoltà mentali.
Egli non ci parla della struttura anatomica del cervello,
di cui le fibre midollari, cioè le motrici e le senzienti ven-
gono dalla midolla allungata che ha nel centro la sostanza
grigia, e le fibre addette alle funzioni mentali sorgono dalla
sostanza grigia periferica delle circonvoluzioni , portandosi
queste a formare nel cervello il corpo calloso , e nel cer-
velletto lo strato basilare superficiale della protuberanza anu-
lare. Ciò che dimostra che ogni circonvoluzione é composta
di questi tre ordini di fibre e di cellule. E tutto ciò si de-
sume dal fatto che la natura quando ha d'uopo di accrescere
la sostanza nervosa bianca aumenta la sostanza grigia che
n'è la matrice. Come per es. i corpi sz^na?;^ che sono i gran-
di gangli superiori del cervello, ed i talami ottici, così detti
impropriamente perchè niente han che fare coi nervi ottici,
e che sono i grandi gangli inferiori del cervello, racchiudo-
no grossi nuclei di sostauza grigia la quale accresce in vasta
proporzione la massa nervosa bianca.
Nessuno può negare adunque che ogni circonvoluzione ce-
rebrale è composta di tre elementi materiali primitivi e dif-
ferenti tra loro, cioè di cellule e fibre sensitive, motorie, e
di facoltà di percepire ; ciò che armonizza col determinare
il carattere essenziale degli animali. Imperocché in quanto
a questa ultima proprietà, le fibre o cellule sensitive , che
noi diremmo meglio sensi/ere, resterebbero senza scopo ove
senz' altra forza superiore legata ancora ad elemento mate-
riale, non esistesse con la facoltà eminente di percepire o
"di coscienza.
In fatti una sensazione non percepita non sarebbe sensa-
zione : rimarrebbe una semplice irritazione inconsciente. E
queste irritazioni che possono comunicarsi per tutte le dif-
ferenti parti del sistema nervoso e specialmente di quelle
dell' encefalo sono state e sono sempre scambiate dai fisio-
logi nelle vivisezioni degli animali per sensazioni,
10
— 146 —
Se r irritazione non è la sensazione , e se la sensazione
non è che la percezione o coscienza dell' irritazione ; e se
la natura ha concesso a funzioni differenti, apparecchi ma-
teriali differenti , le forze mentali e quelle senzienti e mo-
trici suppongono elementi materiali diversi: e la struttura del
cervello lo dimostra.
Intanto non potendo in queste semplici osservazioni svol-
gere sì vasto problema, conchiudiamo col convenire col Se-
quard che tutte le parti cerebrali hanno fibre e cellule sen-
sifere e motorie, aggiungendovi noi quelle addette allo svol-
gimento ed alla manifestazione delle facoltà mentali , come
abbiamo dimostrato ripetutamente nei nostri lavori, in uno
dei quali noi cosi dicemmo :
« Dal corso che ho accennato dei principali fascicoli ner-
» vosi che ne compongono la massa encefalica , è facile in-
» tendere come dessa è da riguardarsi qual membrana fibrosa
» che ripiegandosi nei varii suoi punti sopra sé stessa dà luo-
» go internamente ai ventricoli ed esternamente alle circon-
» voluzioni.
» Le circonvoluzioni che sono in complesso dei rovescia-
» menti dei fascicoli fibrosi stanno in confronto col più e me-
» no svilupro delle loro origini. Cosi la somma ed il volume
» delle circonvoluzioni degli emisferi del cervello sono in pa-
» ragone con lo svolgimento delle prominenze piramidali
y> anteriori e colla quantità della sostanza grigia da cui di-
)) pende l'accrescimento delle fibre che da essa nascendo van-
» no da un emisfero all' altro ; — ed il cervelletto con quello
» delle piramidi posteriori e della proturberanza cerebrale
» eh' è il risultamento delle fibre provenienti dalla sostanza
» corticale delle sue laminette
» Considerate adunque le circonvoluzioni come prodotti dei
» varii espandimenti dei fascicoli piramidali della midolla al-
» lungata ed insieme delle fibre che sorgono dalla sostanza
» grigia e quindi la massa encefalica come aggregato di sif-
» fatti espandimenti rovesciati , o circonvoluzioni , queste deb-
» bono essere assolutamente addette a funzioni speciali
)> Queste fibre ( terzo ordine secondo noi ) che hanno ori-
» gine nel perimetro del medesimo cervello, non presentan-
— 147 —
» do comunicazione diretta colle fibre del sistema periferico,
» ma una relazione indiretta mediante la sostanza grigia, deb-
» bono essere addette a funzioni esclusive ed indipendenti. È
» contribuendo ancora all' accrescimento più o meno consi-
» derevole delle circonvoluzioni sì del cervello che del cer-
)) velletto, io penso che per esse si eseguono le funzion
» mentali (1). »
(1) Mm\Gu\ — Trattalo di frenologia applicata, voi. 1 , pag. 66 , 57 , 69
Napoli 1852.
FISIOLOGIA E PATOLOGI! DEL CERVELLO.
L'anatomie, la physiologie et la pathologie sont
intimement lièes, et l'on ne peut comprendre le
dérangement des fonctions sans les connaìtre dans
V état de sante.
(Spurzheim, Observalions sur la folle, pag. V.)
Non mai si è scritto e si va scrivendo su la pazzia quanto
ora. Pure medici clie non lian veduto e studiato un folle ,
accattando qua e là idee e concetti che li adattano a quelli
volgari che essi si han fatto di anima e spirito e di facoltà
mentali, ne discorrono a lungo e stampano lunghe pagine.
Ma perchè questi medici non possono darsi l'aria di sapere
di medicina mentale senza avere veduto un pazzo , quando
scorgono che anche medici che studiano i pazzi nei manicomii
adattano le loro osservazioni alle loro preconcette e simili
idee metafisiche ?
Diciamo questo perchè vorremmo, che malgrado tanti studi
stentatamente fecondi che si van facendo su 1' alienazione
mentale avessero un migliore indirizzo, per non costringere
la mente umana ad andar ritrovando in mezzo ad un labe-
rinto la vera via che conduce alla nozione esatta del terri-
bile morbo.
È facile comprendere che per avere cognizione esatta della
pazzia, bisogna essere provvisto di nozioni precise delle fa-
coltà mentali nello stato fisiologico e delle condizioni mate-
riali che le fanno svolgere, manifestare ed esercitare indivi-
dualmente ed in complesso , per non confondere ciascuna
delle facoltà affettive con le intellettive e queste con quelle;
e quindi sapere la struttura del cervello, organo delle facoltà,
cioè organo complesso come la natura ci presenta all' os-
servazione.
Le localizzazioni speciali nel cervello vanno ora ricono-
sciute nel volere spiegare i centri delle funzioni motrici e sen-
zienti. Però dei mezzi ed esperimenti di cui si servono^ pre-
— 149 —
feriscono le fallaci vivisezioni e l'elettricità, che sono, spe-
cialmente per la ricerca delle manifestazioni psichiche le
peggiori prove per giungere allo scopo , quando la natura
ci offre mezzi più chiari e retti quali sono le mutilazioni che
essa fa nel determinare le specie degli animah, e le lesioni
parziali delle facoltà e delle parti cerebrali nel!' uomo, cioè
1' anatomia comparata e patologica in rapporto ad una esatta
nozione delle funzioni speciali e generali della mente.
Ognun sa che le facoltà mentali non sono le senzienti né
le motrici, sicché se a queste due ultime la natura ha asse-
gnato condizioni materiali e speciah, condizioni diverse alle
prime ha dovuto destinare. Coloro che per mezzo delle vi-
visezioni e r elettricità vanno in traccia dei centri nervosi
per cui han luogo la sensibilità e le forze motrici, indarno
vorrebbero determinare o negare le singole facoltà mentali;
tanto più che di tutte queste fan confusione, e specialmente
delle primitive e fondamentali forze della mente con le astratte
facoltà o attributi loro. Il falso connubio di astratte funzioni
mentali con localizzazioni di centri per esse, o al contrario
lo svolgimento di facoltà individuali con una immaginata
funzione in massa del cervello, conducono al medesimo ri-
sultato, cioè ad errori per cui la mente umana va da sistemi
in sistemi contrarli alle manifestazioni della natura.
Le localizzazioni cerebrali non sono ricerche moderne: gli
antichi andavano in traccia di un trono dell'anima e di un
organo a ciascuna delle facoltà astratte, le quali essendo gli
attributi o modi di essere di alcune speciali facoltà fonda-
mentali rendevano contraddittoria ed impossibile siffatta ri-
cerca. I moderni piegando finalmente alla osservazione delle
diverse e singole facoltà mentali primitive , ma che classi-
ficano secondo le astrazioni metafìsiche, credono così di avere
dato un vero indirizzo ai principii della fisiologia del cervello
stabiliti da Gali, degnandosi concedere appena all'immortale
alemanno un elogio di un indizio generale delle facoltà in-
tellettuali nei lobi anteriori del cervello, e delle facoltà affet-
tive nei lobi posteriori e nella base ! Essi hanno sbagliata la
via; però senza accorgersi, non potendo creare una natura a
modo proprio, van confermando essere il cervello un coni-
— 150 —
plesso di apparecchi per cui han luogo le diverse facoltà
della mente. Questa confusione d'idee clie arresta ed ingar-
buglia il progresso della fisiologia e patologia del cervello,
ha origine principalmente, noi sempre ripetiamo, dal perchè
si vuole far sorgere la fisiologia dall' anatomia, cioè si vuole
andare in cerca della funzione di un organo invece di ritro-
vare r organo o la condizione materiale ad una funzione fi-
siologica manifesta.
Sebbene queste osservazioni fossero state svolte nella no-
stra opera, vi ritorneremo da tanto in tanto , per ricordare
che non vi è studio e nozione di medicina mentale , senza
sapere ad una ad una le facoltà fondamentali della mente e
le condizioni materiali per cui esse han luogo, e secondo i
precetti di una buona filosofia.
Senza siffatte cognizioni speciali , cioè di anatomia cere-
brale e del sistema nervoso , e delle loro funzioni , nello
stato fisiologico, per poterle ravvisare rettamente nello stato
patologico , non v' è diagnosi della pazzia e quindi né cura
né trattamento. Ricordino adunque, come han sempre ricor-
dato, i nostri colleghi ai giovani ch'essi guidano negli studi
di medicina mentale, che questo vasto ramo della medicina
è indispensabile pel sapere medico e che non s' ottiene senza
un retto studio dell' anatomia e fisiologia del cervello e del
sistema nervoso e di una buona filosofìa.
( Bollettino, anno 4879, pag. 4. )
OSSERVAZIOaiì
Sul progetto di Regolamento per il servigio dei manicomìi e
dei mentecatti in applicazione della legge dei 20 marzo 1865
CAlin.Ae C).
Dopo le manifestazioni continue sul bisogno di una legge
sui maniaci in Italia, ne uscì finalmente nel 1875 un progetto
inviato dal Ministro dell'Interno alle Deputazioni provinciali
per sentirne il parere.
V Archivio italiano pubblicò nelle sue pagine, con osser-
vazioni sennate degli alienisti Bonjìgli, Biffi e Verga , que-
sto progetto di regolamento, e la Società freniatrica italiana
tenne apposite sedute a novembre e dicembre 1875, nelle
quali furono adottate molte osservazioni, alle quali noi ade-
rimmo. Intanto questo progetto che tanto si fece aspettare,
va forse ad essere presentato al Parlamento ; ed il Congres-
so freniatrico che dal 24 al 29 di questo mese va a tenersi
in Aversa potrebbe dire, come siamo certi che dirà, la sua
ultima parola. E noi che già prima avevamo fatto su 1' og-
getto alcune generali considerazioni (1), le ripetiamo, seb-
bene dopo le serie osservazioni dei lodati nostri colleghi
poco a noi resterebbe a dire; e le ripetiamo tanto più che
pare non essere stati gli alienisti e i medici per nulla con-
sultati in sì importante e speciale faccenda, salvo se, dopo,
qualche Deputazione provinciale , come quella di Milano ,
avesse inteso degli alienisti, poco interessando al Ministero
'che il regolamento, che esso dice pel servizio dei manicomi
e dei mentecatti, mentre di ciò per nulla s'incarica, sia
fatto da un alienista o da un canonico o da un capitano di
artiglieria. Ci si perdoni questa ruvidezza, perchè avvezzi
ad attaccare di fronte senza gentilezza 1' errore dovunque si
trova, non sappiamo essere ossequiosi.
(1) Bollettino del manicomio privato — Fleurent, trini, di luglio 1875.
— 152 —
In una parola può dirsi, che quel progetto , invertendo
l'ordine e confondendo la parte statutaria con la parte rego-
lamentare, fa della questione di trattamento e di tutela dei -
pazzi e di sicurezza dei cittadini una questione finanziera ed 1
economica. Così che quando vuole per incidente entrare nei
mezzi di tutela incaglia e si avviluppa nelle imposizioni di
economia, uscendone con limitare la reclusione dei pazzi ai
deliranti clamorosi e pericolosi, escludendone gì' incurabili,
gT imbecilli, i malinconici ed i tranquilli. Insomma credendo
innocui tutti questi, vuole, invocando il sistema di Gheel che
sieno affidati a persone private. Ma chi osa asserire che il
pazzo tranquillissimo e pauroso di offendere non sia perico-
loso? Potremmo notare un lungo catalogo di catastrofi pro-
dotte da tali innocentissimi innocui ! Che idea barocca del si-
stema di Gheel !
Il sistema dell' ammissione nel manicomio è vessatorio e
N . , ifvv^'' sì ingarbugliato che è nocevole alla malattia abbandonata
'' (JL-^ per molti giorni alla sua ferocia, e non garentisce la libertà
A if^^"^ ' . individuale ; anzi tutela la non risponsabilità a danno dei folli
^({^'^"'^^ ^^ ® dell'economia, poiché in ragione che vien distesa la sorve-
J^"'%. glianza sperperandola, diminuisce la libertà d'azione e quindi
^*"''*^ cessa la responsabilità di coloro a cui i pazzi vengono affidati.
La sorveglianza inoltre concessa all' arbitrio dei Prefetti,
delle Deputazioni provinciali, dei Consigli sanitarii ecc. fin
sui trattamenti medici e su quanto riguarda il congegno fre-
niatrico, a beneficio della cura dei pazzi in massa ed in par-
ticolare, ed il progresso della scienza, poiché rende troppo
accessibili ai pungoli della indiscreta e pettoruta ignoranza
la mente turbata del folle ed i gelosi recessi di questa scienza
difficile, ci dà dritto a dire: perché a tanta roba non si è
aggiunto un consiglio di canonici, di militari, di musici e
simili tecnici ?
Dei medici ispettori generali non se ne parla affatto ! Forse
che noi dobbiamo fare la scimia f ci si risponderebbe. — ■ E
^^jic»-^^ dei certificati medici? Si preferisce l'asserzione di due vicini!
La legge del 1838 sui maniaci in Francia, iniziata fin dal
1816 e progettata poi nel 1837, era stata oggetto di lunghe d'i-
cus sioni nello due Camere e di cinque rapporti in più ses-
C
.S
— 153 —
sioni, e poi fino al 1859 migliorata. Lo stesso fu delle leggi
in Germania, in Inghilterra, in Isvizzera, in America. Solo
in Italia si vuole congegnare una legge, nella quale assolu-
tamente si scorge un fatale antagonismo tra essa e la follia,
invece di rannodare gli anelli che indissolubili tra loro deb-
bono esistere. Una legge tutrice sui maniaci, sorta senza la
speciale nozione e guida della scienza nella quale stanno i
precetti del servizio medico ed amministsativo, onde i ma-
nicomi ed i trattamenti raggiungano lo scopo della loro de-,
stinazione, non sappiamo cosa sia.
Malgrado di essere noi certi che si predica al deserto ,
perchè ne abbiamo 1' esperienza confortata specialmente dal
fatto dell'attuale progetto uscito evitando ogni intervento della
scienza e della pratica speciale, continuando a discutere gli
alienisti ampiamente su le questioni più vitali dei manicomi i
in Italia in rapporto ad una legge che tuteli veramente la
libertà individuale e la esistenza del pazzo coi mezzi di sicu-
rezza e di trattamento, e garentendo così la vita dei cittadini
e la pubblica beneficenza^ è da sperarsi nell' avvenire.
Informato adunque quel progetto ministeriale in falsi con-
cetti, noi slimiamo che il miglior mezzo d'illuminare la mente
del legislatore sia quello di portare, uscendo dalle transazioci,
un progetto di legge formolato da uomini tecnici, via bre-
vissima per giungere allo scopo vero, invece di andare qua
e là suggerendo modificazioni a taluni di quelli articoli di
regolamento, che l'Italia meglio continuasse a non avere, se
aver lo dovesse come quello proposto tanto erroneo e strano
a fronte di quelli della Francia, del Belgio, della Svizzera ,
della Germania e della America. Noi ripetiamo che tutto ciò
è già voce gittata al vento, perchè forse quel progetto vuoisi
che sia, tanto più che le prove ad esso favorevoli si sono
fatte riuscire in alcuni manicomii italiani , cioè col creare
amministrazioni interne predominanti su le mediche Direzioni,
che si è voluto che fossero ossequiosi e docili infermieri,
ritrocedendo cosi di un secolo dal progresso in cui sono
giunte tutte le nazioni civili. Ma la freniatria in ciò dettò le
sue norme, perchè, se non udite dai presenti, saranno certo
scuola di progresso adottata dal senno dei venturi.
.^c. .
J lU u
ctG f^
v"».^—-*-
/e.
Cc*^^
— 154 —
Un progetto di legge pel servizio dei manicomii e dei pazzi
deve elevarsi su solide basi, considerando in esso principal-
mente: — a chi si spetta la spesa del mantenimento dei folli
poveri: — come il servizio amministrativo può] divenire mezzo
di trattamento, ed a chi per ottenersi ciò doversi l' indirizzo
dei mezzi amministrativi interni; come pure a chi devesi il
diritto di reclusione dei mentecatti e della sorveglianza; e se
i Prefetti ed i Consigli o Deputazioni provinciali sono nel di-
ritto della sorveglianza di tutt' i rami -che interessano la or-
ganizzazione materiale della costruzione delle Case, e delle
regole dell' interno servizio, e fin dei concetti tecnici pel pro-
gresso della scienza; o pure questo diritto dev'essere limi-
tato alla sorveglianza amministrativa del denaro ch'essi sono
in obbligo di dare pel mantenimento dei mentecatti, riservan-
dosi ai medici Ispettori generali la sorveglianza di tutfi rami
di sì complicato servizio ? — chi dev' essere 1' autorità unica
del manicomio ? — Sezione interessante della legge deve
versare sul modo e dove debbonsi accolgliere i folli delin-
quenti. — In somma far rilevare in questo progetto quanto
il progresso della scienza e della pratica ha stabilito finora
in concordanza delle buone regole di amministrazione con
r esigenze della interna organizzazione medica e disciphnare,
per potere così determinare i precetti generali per la costru-
zione ed organizzazione dei manicomii, e per le Direzioni
mediche-amministrative, concetto unico su cui debbono essere
informate le diverse Sezioni e Titoli della legge.
(Bollettino, luglio 1875, e Roma colpitale, 13 settembre 1877 )
m ALTRO PROGETTO DI LEGGE INTORNO ài PAZZI ED AI MAMCOMIl
IN ITALIA-
La moltiplicità di Statuti organici per decreto reale che i
manicomii d' Italia si ebbero regalati dalle rispettive Deputa- ^f^^^"
zioni provinciali, e nei quali la questione medica e di cura e ^ ,^«<7/""
di trattamento pei pazzi sparisce in quella predominante dì ' \S^^'
amministrazione e di economia, sicché il manicomio diviene /
un reclusorio, han governato e governano ancora questi asili
tanto speciali. Dopo tanti reclami degli alienisti per una legge
uniforme sui pazzi ed i manicomii, come già posseggono le
nazioni civih, ne uscì finalmente un Progetto di 81 articoli
nel 1874 e dal ministero dell' Interno inviato alle Deputazioni
provinciali per parere. Non sappiamo cosa queste avessero
osservato in sì speciale materia che certo non poteva essere
a loro conoscenza. Gli ahenisti vi fecero sennate osservazioni
su molti articoli, osservazioni che non potevano sicuramente
correggere e riformare ì principii già errati su cui quel pro-
getto informavasi. Emendare qua e là gli articoli, e lasciar
correre la mancanza o erroneità dei principii fondamentali
della legge, è rendere questa senza utilità pratica per non
dire più ingarbugliata e funesta. Le osservazioni nostre (1) si
limitarono sui principii fondamentali che informar debbono
tali statuti, poiché quel progetto per la mancanza di essi,
malgrado un lusso di articoli, non solo confondeva la parte
statutaria con la regolamentare, ma trascurava le più im-
portanti serie per le quali si costituisce la vera organizza-
zione di ospizii di pazzi, che non sono per nulla da confon-
dersi con gli Ospedali comuni. In somma era chiaro scorgere
che quel Progetto di. Regolamento era stato formolato da non
tecnici non solo, ma da uomini che non avevano avuto ne-
(1) Si legga il Bollettino del manicomio privato-Fleurent, num. di lu-
glio 1875 ; e Roma Capitale, 13 settembre 1877. (Qui a pag. 151 ).
— 156 —
anche il minimo desiderio di conoscere quanto intorno a
questa materia è in progresso nelle altre nazioni.
Pare adunque che quel Progetto di Regolamento sia andato
a monte, quando già il Ministero dell' Interno invece presentò
alla Camera dei Deputati, nella tornata dei 22 novembre 1877
un altro Progetto di legge intorno ai pazzi ed ai manicomii.
In questo nuovo progetto di 20 articoli, parrebbe di essersi
fatto un passo innanzi, se non si mostrasse da sé di essersi
incagliato negli stessi errori del primo Progetto^ quando non
vi si indica per nulla alcuna delle principali regole che deb-
bono stabilire la organizzazione completa dell' Ospizio. In
vero in questa legge non vi si tratta che solo del modo come
vengono autorizzati i manicomii pubblici e privati, poco cu-
randosi se sieno un mostruoso S. Francesco Sales o un lurido
Ospizio dell'Arco, e con quali regole vi verrebbero accolti
i mentecatti, e quindi della loro entrata e della loro uscita;
come sarebbe regolata la sorveglianza sui manicomii e sui
pazzi : le disposizioni transitorie formano la quarta parte del
totale di questa legge progettata !
Essendo inutile di fare qualche osservazione sui singoli
articoli di questo nuovo Progetto, ci fermeremo alquanto su
quello che non sappiamo come vi si sia trascurato del
tutto avendone esso dovuto essere la parte principale e più
importante; mancanza che fa parere quei 20 articoli un in-
concludente moncone di legge.
La scienza e la pratica hanno stabilito che la organizza-
zione di un manicomio non è, per la sua singolarità, che la
realizzazione dei precetti della medicina mentale. Sicché senza
precedenti nozioni esatte della follia sarà sempre impossibile
assegnare norme di cura e di trattamento; è per questo che
il manicomio potendo divenire un nuovo mondo come fa utile
che sia per un cervello malato, è da ritenersi qual vero istru-
mento di cura e di guarigione. Ecco come una legge che
dev' essere la regolatrice dell' applicazione di tutt' i mezzi ma-
teriali della cotanto speciale organizzazione dei manicomii,
fallirà sempre ove non saprà far convergere tutti questi mezzi
materiali a mezzi utili di cura e di trattamento.
Per lo che una siffatta legge dovendo stabilire norme affin-
— 157 —
che si speciali ospizii raggiungessero completamente lo scopo
della loro destinazione, è d' uopo che in prima detti i precetti
generali che fermano le condizioni riguardanti la formazione
dell'ospizio; cioè prescrivendo la situazione, il luogo, il ter-
reno, r acqua e quanto già ha imposto la scienza e la pra-
tica, e non lasciare alla cocciutagine dell' inscienza, per non
dire della furba malizia, di spendere ingenti somme per ele-
vare strane costruzioni o rattoppare vecchie e cadenti fabri-
che senza ottenere che danni e perdite di spese.
È indispensabile adunque che la legge fìssi le norme ge-
nerali per tutto ciò che riguarda la costruzione dei manicomi!
che dev' essere dalle fandamenta con le condizioni favorevoli
allo scopo della sua destinazione, perchè essa costruzione,
di una singolarità tutta propria, deve armonizzare con l'intera
organizzazione del servizio nel quale va compreso il colloca-
mento determinato delle diverse classi dei malati, pei quali i
bisogni richiedono condizioni assolutamente speciali. Per que-
ste ragioni la legge imponendo che la costruzione del manico-
mio sia più l'opera del medico che dell'architetto, ordinerà che
i progetti architettonici sorgessero assolutamente su le norme
di un precedente programma medico e per pubblico concorso.
Negli ospedali dei pazzi ove tutto influisce sulla mente gua-
sta di siffatti malati, facendo che i mezzi amministrativi non
abbiano l' indirizzo nel criterio medico, anzi tenendo questo
come un mezzo secondario e staccato, la legge fisserebbe
uno scopo falso e dannevole, che non è quello della desti-
nazione del manicomio. Sicché lo scopo vero non si ottiene
che determinando nelle mediche Direzioni l' indirizzo utile ed
indispensabile dei mezzi economici ed amministrativi, gran
mezzo per la realizzazione dei precetti della medicina men-
tale e del fine della beneficenza pubblica. Per questo la sola
direzione medica dev' essere 1' autorità unica in un manico-
mio, nella quale va naturalmente compreso l'indirizzo dei
mezzi amministrativi ed economici. In quasi tutti i manicomii
del mondo, meno in Italia! le direzioni mediche sono ammi-
nistrative. (1) Anzi se i manicomii itahani non hanno beni
1) Miraglia. Le amministrazioni dei manicomii. Si vegga in seguito.
— 158 —
patrimoniali, ma sono a vitto giornaliero mantenuti dalle pro-
vinole, a che servono questi collegi amministrativi di mar-
chesi, di baroni, di duchi, se non a far altro che impastoiare
la medica direzione, ed ingarbugliare 1' esecuzione dello sta-
bilito in bilancio, a cui basterebbe un economo stipendiato
e risponsabile ? Dal medico sono conosciuti i bisogni dei paz-
zi, e quanto riguarda la loro assistenza e sicurezza, laonde
il non dare piena e libera azione all' autorità medica è sce-
marne laresponsabihtà; e per questo è che in un manicomio
vi dev'essere un capo e niente più di un capo; sentenza
dell' immortale Esquirol.
Per tali considerazioni la legge e non il regolamento interno
deve stabilire la nomina, le attribuzioni ed i doveri dei me-
dici direttori, degli altri sanitarii e degli impiegati ammini-
strativi. L' ammissione de' medici Ispettori generali , e due
sarebbero sufficienti in Italia, renderebbe facile ed utile la
soveglianza sui manicomii , lasciando all' Amministrazione
superiore la sorveglianza del buono uso dei mezzi materiali
amministrativi ed economici. Stabiliti così i medici Ispettori
generali, i manicomii dipenderebbero direttamente dei Prefetti
e non dalle Deputazioni provinciali; emendamento utile che
si porterebbe ancora alla legge comunale e provinciale.
La sezione nei manicomii pei folli dehnquenti dovrebbe es-
sere una delle principali vedute della legge. Noi divergendo
dalle idee dei nostri colleghi , ci siamo da molto tempo dimo-
strati alieni di erigere queste case, che direbbero criminali, in
due 0 tre in Italia, perchè diverrebbero prigioni nei quali i re-
clusi per le distanze si vedrebbero abbandonate [dalle proprie
famiglie. Conservando i manicomii una sezione a parte con
servizio speciale, come facemmo noi in Aversa (1), vi guada-
gnerebbe la economia e la mente dei poveri pazzi, e pure le
famighe che li considererebbero in un Ospedale e non in un
ospizio criminale. Il parlamente pare che volesse interessar-
(1) Il nestore degli alienisti francesi Briérre de Boismont osserva ne-
gli Annali medico-psicologici di Parigi (marzo iSOO) di aver marcato
nel nostro Programma di un manicomio una speciale Sezione pei dete-
nuti folli. — E si vegga qui sopra a pag. 116.
— 159 —
sene; e sarebbe meglio stabilire ciò nella legge sui mania-
ci. Nel primo libro del nuovo codice penale si è già deter-
minato della custodia dei folli deliquenti; ciò che per conse-
guenza sarebbe da sanzionarsi nelle sezioni speciali dei ri-
spettivi manicomii.
La mancanza di quanto abbiam notato in questo nuovo
Progetto di legge sui manicomii, ci dispensa di fare osser-
vazioni sui singoli articoli di essa, di cui gli emendamenti
avrebbero ragione sufficiente solo in quei principii fondamen-
tali che mettere debbono in concordanza la legge e la follia.
( Bollettino, 1 ottobre ; e Roma Capitale, 2 settembre 1878 )
LA LEGGE DEGLI ìllUkìl
Due progetti di legge pei manicomii e per gli alienati in Italia
fecero capolino pochi anni or sono dal Ministero dell' Inter-
no (1) ; e che per le loro inconcludenze fu bene porsi nel di-
menticatoio. Intanto una tal legge è realmente di urgenza per
quanto è importante il trattamento dei pazzi e la sicurezza
dei cittadini. Tre quarti dei folli vanno vagando, ed i tribu-
nali e le corti di assise non pochi ne condannano; perchè
invero ancora i più dei medici, sebbene si credessero alieni-
sti, non han mai avuto 1' opportunità degli studi pratici del-
l' alienazione mentale, per cui di questa hanno idea volgare,
non differente da quella dei giudici.
Su questa ignoranza a riguardo dei manicomii i pregiudizi!
del pubblico sono fondati, i quali ognora sussisteranno ove
una legge non contenga delle misure per allontanare la pri-
ma e cosi fare sorgere una confidenza su le funzioni della
legge stessa. Ma perchè non guardare almeno quello che in-
torno a ciò fanno le altre nazioni ?
In Inghilterra il 12 febbraio 1877 fu incaricata dalla Ca-
mera dei Comuni una numerosissima Commissione per esa-
minare il funzionare della legge su gli alienati nel Regno U-
nito; essa era stata emanata nel 1845. Il rapporto fattone for-
ma mi volume di 582 pagine contenente 11,642 questioni con
le risposte che vi sono state fatte (2).
Vi ritroviamo molte cose prese dalle leggi americane intor-
no agli alienati e da quella francese del 1838. É utile notare
un articolo rilevato dalla legge di New-York: cioè che un me-
dico segnatario di un certificato di alienazione mentale, è ob-
bligato di provare per mezzo di un attestato del Consiglio me-
dico di avere studiato praticamente la follia , e che eserciti
tale professione almeno da tre anni.
(1) Bollettino^ an. 1875, pag. 53, ed anno 1878, pag. iOO ; e qui sopra.
(2) Le menial science ( 4" trimestre 1878 )
— 161 —
In Italia, al contrario ! ogni medico ha il privilegio di di-
chiararsi ahenista e di fare qualunque certificato! Se lo fa-
cesse di una pazzia clamorosa che chiunque può riconosce-
re, sia; ma vedere certificati di medici, che sebbene dottis-
simi, non solo non sanno cosa sia un pazzo e la pazzia, ma
neanche se il cervello sta nel cranio o nella pancia, e dàn pa-
reri nelle Corti di assise su gli atti dei delinquenti, è molto
deplorevole !
Nelle leggi inglesi inoltre, nei pubblici manicomii se si am-
mettono pazzi pensionarli, la sezione che li accoglie è total-
mente dall' ospizio separata, e se ne mandano non pochi ai
manicomii privati. Anzi in questo progetto ultimo si vuole
invece che s' incoraggino i privati manicomii.
In Italia la legge comunale e provinciale dei 20 marzo 1865,
(art. 172 n*^ 6; e 174, n° 10.) vuole che i pazzi sieno mante-
nuti a spese della provincia, e non di una speculazione su
le pensioni dei folli agiati.
Se il tenere questi ultimi nei pubblici ospizi si potesse tol-
lerare, lo sarebbe quando vi fosse ampiezza di locah ecce-
denti e separazione completa, ed anzi con Case separate; seb-
bene la pubblica amministrazione non eviterebbe la taccia di
mantenere i poveri col danaro risecato dalla pensione che per
lo più Dio sa come le famighe possono pagare pei loro cari
infelici dementi. Il manicomio privato autorizzato, tutelato e
sorvegliato dalla legge, ed organizzato secondo i precetti della
medicina mentale, ha il vantaggio di non essere i pazzi che
sono della classe agiata e civile accanto alle grandi masse di
poveri. Ed invero noi che riteniamo i folli non essere auto-
mi , sappiamo per lunga esperienza che essi non si offendono
alla vista dei loro compagni di sventura, ma quando si veg-
gono vicini a quelli numerosi del volgo.
Siffatta quistione e molte altre saranno da trattarsi vera-
mente in una legge pei manicomii e per gli alienati. Ma quan-
do il governo vorrà pensarvi seriamente?
{Bollettino ec. ; Anno 1881, pag. 33.)
11
I MAMGOMII DELLA PROYIMU DI NAPOLI
I^reamlbolo
C'est dans ma nature de prendre le bien ou je le irouve,
et d'attaquer toujours de fronte le prejugé et l'erreur.
Gall. Sur les fonctions de cerveau, etc, T. V, p. 498.
Sono già dieci anni che la nobile Provincia di Napoli chiede
e reclama di avere un Asilo per gli alienati di mente, mal-
grado che si fosse più volte annunziato al pubblico che al-
meno i folli maschi si traslocherebbero subito dai covili della
Madonna dell'Arco all'aspettato Ospizio modello 3i S. Fran-
cesco Sales. Queste minacce di promesso passaggio, fin dal-
l'agosto 1877, spesso ripetute si ripeteranno, perchè gli
ostacoli preveduli e che assolutamente vi si oppongono, fanno
forse ora verificare quanto si è errato fin dai principii.
Quando noi fìa dal 1871 per l'Ospizio della Madonna del-
l'Arco (1), e poi dal 1874 pel S. Francesco Sales (2) espo-
nemmo le nostre osservazioni , fu indirizzato,, al Consiglio
della Provincia una memoria in cui si strombettava essere
un gioiello l'Ospizio dell'Arco (3), e fu gridato nel gior-
nale il Piccolo (4), che per S. Francesco Sales ingannava-
mo i galantuomini con le franche e ragionevoli critiche no.
stre, ed insultavamo l'onorevole Consiglio provinciale, come
se il Consiglio vi fosse per rifiutare qualunque osservazione
e come se un cittadino non avesse il diritto di censurare lo
(1) Miraglia. Il nuovo manicomio provinciale di Napoli , 1871, Letto
nell'Accademia Pontaniana, adunanza dei 27 agosto 1871; e pubblicato
nel giornale la Libertà , num. 224 , 24'^, 24G, 248 del 1871.
(2) Il giornale Roma, num del 19 febbraio 1874; ed altri giornali.
(3) Archivio italiano, ecc. 1872, pag. 47.
(4) Il Piccolo, num. del 5 agosto 1874.
— 163 —
sprecamento della pecunia, ed il medico il dovere di mani-
festare la sua opinione in fatti nei quali può essere un poco
speciale e competente, sebbene in quanto alla trasformazione
impossibile della fabricaccia del Sales in manicomio non fosse
stata mai questione per lo più che di senso comune.
Del giudizio dell'Accademia medico -chirurgica di Napoli,
uniforme al nostro parere, nel 1874, non si volle tener con-
to , anzi si ebbe il coraggio di dire che questo giudizio era
stato vinto (1).
Dobbiamo dire con lode però che non pochi consiglieri
provinciali alzarono la voce contro progetti si dissennati, e
deplorammo l'insipiente parere dell'incompetente Consiglio
sanitario, sotto il cui usbergo si coprirono i fautori del Sales
ponendo ancora innanzi sempre la tenuità della spesa, nella
quale nascondevasi una diecina di milioncini (2).
Aspettammo che le verità da noi dette venissero a pre-
sentarsi ; ed ora i nostri amici vedendo che le nostre pre-
visioni si vanno verificando, ci danno a colpa di non rialzare
la voce onde , s' è possibile , fare aprire gli occhi a quelli
che non sanno o che non vogliono vedere. Se dovessimo
parlare non potremmo che ripetere quello che abbiamo sem-
pre detto, cioè che la costruzione di un manicomio non solo
è più l'opera del vero alienista che dell'architetto, ma che
deve armonizzare con l'organizzazione del servizio ed a ciò
non si giunge senza una mente dotata invero delle nozioni
della follia e della pratica dei trattamenti. In somma non
bisogna illudersi, che a raggiungere l'intento è sempre im-
possibile trasformare in un Asilo di pazzi una fabbrica vec-
chia destinata ad altro uso. Si facciano, abbiamo sempre
detto e sempre lo ripeteremo, i manicomii pubblici di pianta
(1) Suppa. Progetto ecc., pag. 4.
(2) Secondo il progetto dell'Architetto Suppa a pag. 16, sarebbero
L. 6,378,496.91— Pei dieci milioni si vegga la tornata del Consiglio pro-
vinciale dei 26 agosto 1878.
— 164 —
secondo i precetti della medicina mentale, se non voglionsi
perdere enormi spese non solo, ma se vuoisi che tali Case
raggiungano il vero scopo della loro destinazione.
Se le massime fondate sui principii dellajfreniatria e spar-
se nei nostri lavori pubblicati pel corso di più di 35 anni,
le abbiamo poste innanzi a scongiurare errori tanto funesti,
non lo abbiamo fatto , poco importandoci di avere destato
r ira di chiunque non ha altra ragione di opporre , che
pel santo fine affinchè la Provincia di Napoli cercasse di avere
un manicomio e non una gabbia di malti, in cui certo va
trasformandosi il fabbricato di S. Francesco Sales , e che
cosi resterebbe , come alira volta dicemmo , la formida-
bile protesta degli alienisti! (1)
Quindi invece di ripetere quello che abbiamo detto, e sa-
rebbe una ripetÌ2Ìone il voler dire più oltre sul Sales , è
molto utile riprodurre lutto quello che pubblicammo; e nelle
note che aggiungiamo si scorgerà chiaro come la luce del
giorno che disgraziatamente non ci siamo ingannati nelle no-
stre previsioni.
Marzo 4881.
(1) Resoconto degli Atti della R. Accademia medico-chirurgica di Na-
poli. Tomo XVin, 1874; pag. 84.
i. (*)
IL NUOVO MANICOMIO PROVINCIALE DI NAPOLI
NELLA MADONNA DELL' ARCO
(Letto neW Accademia Pontaniana ; adunanza dei 27 agosto 1871 ).
Bisogna essere prima medico per amministrare convene-
volmente uno stabilimento di alienati.
RENAUDiN, Vommentaires médico-administratifs.'—
Paris, 1862.
Nelle nostre ricerche alle statistiche del manicomio di Aversa
per l'anno 1867 ripetevamo quello che le tante volte fin dal 1845
nel Congresso scientifico di Napoh dicemmo intorno alla ne-
cessità di far sorgere i manicomii provinciali, e che qui ripro-
duciamo, cioè : — « I Consigli provinciali potrebbero un po-
« chino pensare pure ai pazzi. I consorzii tra ogni due o tre „^ ^fii'
« Provincie farebbero in breve sorgere altri quattro o cinque
« manicomii in queste provincie napolitane, sollevando così .
« altre due o tre migliaia d'infelici dementi che vagando non
« possono che andare incontro ai patimenti ed alla morte. La
« legge vuole che i Consigli provinciali pensassero al mante-
« nimento dei folli; e questi han quindi diritto ad essere tute-
« lati e curati.
« Ai modi facili di tutelarli e curarli le provincie sono nel
« dovere di provvedervi con far sorgere novelle Case di ri-
« coverò. » (1)
Nel Consiglio provinciale di Napoli nelle sue riunioni del
novembre 1869 si parlò di ritirare dal manicomio di Aversa
i pazzi della provincia collocandoli in un proprio Ospizio. I
pareri nelle sedute del 1870 non furono uniformi; ma in ogni
(*) Le note con l'asterisco * sono aggiunte nell' anno 1881.
(1) Annali frenopatici italiani, voi. VI, pag. 29. Aversa 1868.
— 166 —
modo deliberatosi di far sorgere il proprio manicomio, si scel-
se, non sappiamo con qual criterio e quali studii precedenti,
il locale nel paesetto La Madonna dell' Arco , dieci o dodici
chilometri distante da Napoli ; ed al 1 aprile dì questo anno
1871 vi furono rinchiusi circa 200 pazzi.
Ma la provincia ha ottenuto l'intento? È vero che quel lo-
cale è provvisorio ( provvisorio indefinito ) (*) ; ma noi cre-
diamo che se si continua come si è cominciato, la provincia
di Napoli non avrà mai un manicomio che possa raggiungere
lo scopo della sua destinazione. Infatti sbucciata così quella
Casa non divenne che una Babele : dopo circa quattro mesi
di caos tutto si scioglie per cominciar da capo e non riuscirvi
meglio.
Dove sta la principal causa di tanto disordine ? Si scorge
chiara nel Regolam.ento , che dimostra l' ignoranza assoluta
fin delle pii^i superficiali cose che riguardano la instituzione
e la organizzazione dei manicomii: Regolamento già appro-
vato dalla Deputazione provinciale, e che noi avemmo l'op-
portunità di leggere.
Bisogna fare un pò di storia.
Nella seduta adunque dei 20 febbraio ultimo il ConsigUo
provinciale credette discutere diffinitivamente questa difficile
questione, sicché la discussione fu trattata come la possono
vedere uomini, che, sebbene per tutt' altro rispettabilissimi,
non possono essere che perfettamente ignari della materia (1) ;
cioè si trattò, come al solito in simili faccende, dell'economia
finanziera come scopo e non come mezzo dell' organizzazione
ed andamento dell'Asilo quale stabilimento speciale sanitario.
La questione di ordinamento dell' Ospizio, che in tutto mette
capo alle nozioni scientifiche e pratiche di medicina menta-
le, non può essere certo valutata e compresa dai profani ,
(*) Finora, 1881, sono già scorsi dieci anni!!!
(1) Questo concetto espresso nel discorso che leggemmo nell'aper-
tura della Clinica delle malattie mentali nelT Università di Napoli nel
1863, urtando i nervi di certuni, si ebbe 1' onore della censura speciale
del Ministro dell' Interno. Ed abbiamo così appreso che le Deputazioni
provinciali sono erette pure a collegi di psichiatri!
— 167 —
sieno questi pure medici. Generalmente in tali controversie
succede che se è facile scorgere gli errori, si crede che que-
sti possano combattersi proponendo altri errori. Noi leggem-
mo un sunto del discorso pronunziato in quella seduta dal
cons. avv. Mezzacapo il quale nel voler dimostrare i gravi
danni che ne avverrebbero ponendo in alio quella sciagu-
rata proposta di passare i pazzi cosi precipitosamente nel
locale alla Madonna dell' Arco^, ha fatto che i suoi ragiona-
menti non persuasero il Consiglio, anzi questo si rese più
tenace nei suoi propositi, quando vide in quei ragionamenti
errori che fecero credere verità i propri.
Quando per erronee informazioni, puntello a concetti strani,
molti credonsi scienti di tutto, di tutto credono poter parlare
e discutere, non sorprende se cosi alla carlona si discorre di
Asili di pazzi da chiunque non è versato in freniatria e quindi
molto meno sa di organizzazione e d'instituzione di manico-
mii: e le verità che per caso possono dirsi restano avvolte
nei vortici degli errori. Per lo che dobbiamo confessare la do-
lorosa verità di non essersi intesi per tanto difficile argo-
mento alienisti che sieno a conoscenza del progresso della
dottrina delle malattie mentali, e specialmente di dettare nor-
me per la costruzione architettonica tanto singolare di un
Ospizio di pazzi, e gli opportuni precetti di un regolamento
statutario e del difficile servizio interno; e n'è prova eloquente
r attuale ordinamento dei manicomii di Aversa e della Ma-
donna dell' Arco.
Essendo la costruzione apposita architettonica della Casa il
principale strumento di cura e guarigione di quell'infelici che
ricovera, ciò dimostra che senza un programma medico e
secondo certe condizioni opportune, il quale potesse essere
di guida alla costruzione sì speciale di un Asilo di folli , si
anderà incontro ad errori per cui sciupando ingenti somme
non si raggiungerà alcun utile scopo.
Il discorso adunque dell' onorevole cons. Mezzacapo, do-
ve condanna il Consiglio che corse a precipizio nel ritirare
da Aversa i pazzi della provincia collocandoli in un locale a
pigione come in una locanda e come se gli alienati di mente
si potessero bene rinchiudere come un branco di pecore , dice
— 168 —
cose giustissima (*). Ma sarebbe stato meglio se avesse sa-
puto suggerire provvedimenti clie avessero potuto rendere suf-
ficientemente adatto un lungo provvisorio collocamento dei folli
( e ne avrebbero avuto il tempo di un anno ) e così dire ra-
gioni migliori e non erronee come quelle che ha notate per
correggere le determinazioni del Consiglio nell' allogare nel lo-
cale della Madonna dell' Arco 200 pazzi circa, e noi aggiun-
giamo, senza che preventivamente si fosse esaminato se quel
locale era suscettibile di un'approssimativa distribuzione ar-
chitettonica sì per rendere facile il servizio di trattamento e
di sorveglianza , che per rendere possibilmente di qualche
utile la separazione delle specie e delle classi degli alienati.
L'Italia conta 30 manicomii oltre a sette Case succursa-
li (1). Di questi uno solo con due case ausiliarie in Aversa
accoghe i pazzi ora di 15 provinole napolitano ; le quali per
ricoverare almeno gran parte dei quattro o cinque mila folli
che vanno vagando, dovrebbero tenere per lo meno cinque o
sei manicomii. In vero al manicomio di Aversa per le grandi
distanze non pervengono che pochi dementi, e Dio sa in quale
stato, dalle lontane Provincie, mentre il terzo circa di rico-
verati appartiene alla Provincia di Terra di Lavoro. Noi, ripe-
tiamo, abbiam sempre con la stampa fin dal 1843 deplorato
r abbandono di siffatti infelici alla ferocia del morbo, per le
vie e nelle prigioni , a spettacolo della più grande sventura
della umanità.
Napoli adunque darebbe 1' esempio con far sorgere il pro-
prio manicomio. Ma come ha cominciato e disfacendo per eri-
gere su le stesse guaste fondamenta, sbaglierà tutto e perderà
le spese. In prima avrebbe dovuto ritrovare un vasto locale
suscettibile di separazioni almeno in generale, cioè per di-
mora della notte , per le sale di trattenimento e di lavoro ,
e per passeggio e lavoro ad aria libera ; adattandosi alla me-
(*) In quei locali, in cui Dio sa come stavano 200 pazzi, ora ve ne
sono ammonticati più di 650! È un putrido briilicume!
(1) Sono sorti due novelli manicomii a Parma ed a Macerata; un ter-
zo va ad elevarsi a Novara dalle fondamenta , un quarto a Pavia; ed al-
tri sono in progetto.
— 169 —
glio per la separazione delle classi di alienazioni ; né è da
tralasciarsi i numerosi accessorìi che richiede una Casa dì
pazzi , che è molto lontana da paragonarsi ad un ospedale
comune. Non sappiamo se il locale della Madonna dell'Arco
almeno in parte queste condizioni offrisse , essendo ciò tol-
lerabile per una temporanea dimora, sebbene questa non po-
tesse essere meno di tre o quattro anni, dovendo poi i pazzi
essere collocati in una Casa che dovrebbe sorgere di pian-
ta, e non andare ad una riforma impossibile di quello stesso
fabbricato (che noi sappiamo che si pensava acquistare), o
di altro locale qualunque, se si vuole ottenere lo scopo della
sua destinazione.
Il far sorgere i manicomii provinciali in queste regioni na-
politane è una necessità umanitaria. Per lo che la provin-
cia di Napoli se eleverà dalle fundamenta il proprio Ospi-
zio, sola ed unica condizione per ottenere un vero manicomio,
deve pensare seriamente a quel che fa.
Intanto bisogna rettificare quello che il cons. Mezzacapo
disse sul manicomio di Aversa, perchè non possono essere
buone ragioni le erronee informazioni alle quali appigliossi,
quando esortava il Consiglio di far rimanere i pazzi ancora
in Aversa avendo, secondo lui, in quell'Asilo ora fatto pro-
gresso 1' assistenza e la scienza. Debbo credere che 1' egre-
gio Mezzacapo ciò avesse detto per celia, mentre il Consi-
glio lo avesse ritenuto sul serio, quando il Regolamento ap-
provato non è nei principii che lo informano che una imi-
tazione funesta dell'ultimo ibrido Statuto regolamentare del
manicomio di Aversa.
Noi qui non intendiamo fare la censura di chicchessia , né
la storia dell' Ospizio aversano, perchè già questa ultima sta
nei nostri scritti dati in luce, e che sarà da noi pii!i ampia-
mente trattata ed a suo tempo pubblicata ; però qui ci limi-
tiamo a fare qualche osservazione, affinchè la Rappresentan-
za provinciale di Napoli non inciampi da errori in errori ,
copiando , forse alla insaputa, gli spropositi dell'attuale re-
golamento che ha cacciato T Ospizio di Aversa ad un secolo
addietro.
In prima si crede che un Commissario straordinario non
— 170 —
medico , non alienista , ignaro affatto di facende manicomiali j
e di pazzia , e quel eh' è più interessante, dei bisogni degli '
alienati, e ben atto a creare ragioni per potere esso esiste-
re (1), abbia potuto apportare, come asserisce il cons. Mez-
zacapo , grandi miglioramenti e molti all' Ospizio di Aver-
sa, al quale mancano, come sempre abbiam deplorato con la
stampa e coi rapporti ufficiali , tutte le condizioni di ogni na-
tura per potersi dire un manicomio. Quel Commissario adun-
que sig. Evandro Caravaggio consigliere di Prefettura pro-
pose insieme alla scelta della Deputazione provinciale di Ca-
serta due progetti di statuto organico, uno contrario all'altro,
seguito ciascuno da un regolamento interno, e preceduti da un
libello famoso ch'egli certo per celia insidiosa chiama storia.
L'offerta di questo duplice statuto dimostra un concetto ba-
stardo di materie che si vuol far credere di conoscere ; e la
Deputazione provinciale di Terra di Lavoro adagiandovisi,
ne scelse uno che propose all' approvazione sovrana !
Siffatto Statuto organico quindi con regio decreto di maggio
1870 approvato, è ibrido, quando tra l'altro, all'opposto di
quello che si pratica nei rinomati manicomii del mondo, la
direzione medica che dovrebbe essere amministrativa nel
senso dell' indirizzo dei mezzi materiali e morali per farh
convergere al trattamento degli ahenati , dei quali il solo
medico può riconoscere e valutare i bisogni, è stata ridotta
all' ufficio di un infermiere ossequioso ed umilissimo subor-
(1) Cominciò costui col fare strombattare nel giornale II Pungolo di
Napoli, che pei 700 pazzi poveri l'Ospizio di Aversa non aveva che 300
piatti. Menzogna. In prima è da osservare, che sì pei non capaci refet-
torii , sì per essere i folli divisi in (re classi, per cui essi mangiar deb-
bono in ciascuna casa separati in tre sezioni ed in tre ore diverse nel
medesimo refettorio, non sarebbero stati necessarii 700 piatti. Pur tut-
tavia calcolando che mangiassero 300 alla volta, per due pietanze, in
agosto 1869 esistevano in servizio 568 scodelle e 586 piatti di stagno ,
in totale 1126.
Non sappiamo poi comprendere quale fosse stata la ragione medica
di far fare ai pazzi la colazione a mezzogiorno ed il pranzo alla sera.
Questa è la gran riforma portata dal K. Commissario alla digestione
dei poveri pazzi ; e vi si è continuato !
— 171 —
dinato. Questo errore enorme è il cardine di tutti gli altri
errori dì cui quello Statuto è un fascio. Il regolamento in-
terno poi che n' è sorto , manifesta con le norme per un
servizio di pazzi eh' è tanto difficile e complicato e che ha
formato e formerà sempre lo studio più serio dei psichiatri,
eia disperazione dei profani, non si possono dettare né da
Cujacei né da Puffendorfì. Intanto nel manicomio di Aversa
da due anni, possiamo affermarlo, non vi è direzione medica,
malgrado che temporaneamente fosse stata affidata ad un
vecchio medico interno , e non ostante che la Deputazione
provinciale avesse indarno fin dai 18 settembre 1870 promul-
gato il concorso a quella piazza (1) ; e quando in ciascuna
delle tre Case è stato tutto abbandonato alla nota sapienza
del medico rispettivo, e tutto sotto l'incubo di un capo non
medico, detto Segretario Generale rappresentante una Com-
missione Amministrativa : superfetazione che paralizza ed
impastoia ogni atto della Direzione sanitaria. E di questa
negazione completa di ogni principio d' instituzione di Asili
dì pazzi , di cui il Prefetto e la Deputazione di Caserta
potrebbero alfine persuadersi di far sempre cattiva prova ,
come ora la han fatta, la Deputazione provinciale di Napoli
ha dovuto ora deplorarne la copia nell'Ospizio della Madon-
na dell'Arco.
In una parola, Statuti organici simili informati a falsi prin-
cipìi han ricacciato, lo ripetiamo, la Casa di Aversa ad un
(1) Secondo il Programma di questo concorso la Commissione tecnica
esaminatrice sarebbe composta di tre specialisti distinti e più di un fi-
siologo, di un anatomo-patologo , di un clinico chirurgo operatore e di
mi clinico medico, come se si potesse essere ^specialista disiinto in fre-
niatrìa senza essere fisiologo, anatomo-palologo e clinico medico, e
come se non lo si potrebbe essere senza che si fosse chirurgo operato-
re. Se Io specialista è al certo frenologo, lo sono tutti questi altri? Pec-
cato che a tutta questa roba non si è unito il chimico, l'ostetrico, il
magnetizzatore te! — Noi potremmo comprendere lo scopo di questo
modello di Commissione esarhinatrice !
Ma noi pensiamo che questo programma è fatto per evitare il concor-
so, poiché già forse tiensi qualche Beniamino in petto.
— 172 —
secolo indietro, ed han fatto che quella della Madonna del-
l'Arco sia un aborto.
L' onorevole Mezzacapo , come ragione di far rimanere [
pazzi ancora in Aversa, affermava essere ora in quell'Ospi-
zio i dementi curati ed assistiti con mezzi suggeriti dalla
scienza. Non vogliamo entrare in questo ginepraio. Solo bi-
sogna notare una ingenuità, dalla quale forse l'egregio con-
sigliere ha ricavato il vantato progresso , e che si legge in
un opuscolo di un nuovo medico di quello Stabilimento
manicomico , ( sono parole testuali dell' opuscolo ) dedicato
a quel Commissario straordinario , cioè che ora ivi si gua-
risce il 20 per °2o ciò che non avveniva prima. Menzogna
solennìssima ! Nel solito buUettino ufiìciale della Prefettura
di Caserta ove si legge il movimento dei pazzi del manico-
mio di Aversa, vengono compresi con ingenua sbadataggine
come guariti i folli usciti non guariti. Eppure queste due
cifre unite insieme non formerebbero che il 16 per %. Da
quel bollettino a cui certo sono rimesse le notizie del mo-
vimento mensile che avviene in quell' Ospizio , quel medico
rileva il vantato numero di guariti ! In quell'Asilo per le tante
ragioni ripetutamente dette nelle nostre ricerche statistiche
di tanti anni, non può guarire che il 10 o 12 per °/o- Invero
nel 1869 , epoca alla quale queir opuscolo si riferisce , tra
esistenti al 1° gennaio ed entrati nel corso di queir anno
1869, che insieme sommano alla cifra di 1263 non guarirono
che 127, cioè il 10 e non il 20 per °/o ; e 77 perchè richiesti
dai parenti uscirono non guariti e taluni di questi peggio-
rati (1).
Brierre de Boìsmont nestore degli alienisti della Francia,
e Motet segretario della rinomata Società medico-psicologica
di Parigi , che in tempo della nostra direzione visitarono e
studiarono il manicomio di Aversa , han pubblicato il con-
trario di quello che per erronee informazioni riferisce l'egre-
gio consigliere Mezzacapo. Anzi il Motet qual relatore di una
(1) Si vegga la nostra Statistica del manicomio di Aversa, dal 1813 a
lutto il 1869 , wqW Archivio italiano per le malattie nervose ec. , Anno
Vili. Milano, 1871.
— 173 —
commissione composta con gì' illustri Trelat e Legrand de
Sanile , lo dice a quella sapiente Società nella tornata dei
28 maggio 18G6, cioè che in quell'epoca lo stabilimento era
invero in progresso. Se la freniatria e tutt' altro che vi si
lega abbia nel manicomio di Aversa attualmente fatto pro-
gresso, come vorrebbe far credere il consigliere Mezzacapo,
lo rivelano le brevi seguenti notizie, che respingono lo sciupio
che troppo volentieri si fa delle nobili parole progresso e
scienza.
Il giornale delle malattie mentali da noi pubblicato, e che
nel 1843 precedette gli altri che in Europa vennero dopo, si
è estinto col nostro ultimo sesto volume degli Annali freno-
patici nel die. 1868, e sappiamo che le molte copie che ne
lasciammo sono state distrutte :
La statistica con le sue ricerche scientifiche, allora scritte
esclusivamente da noi, non è più uscita :
Il museo palologico da noi iniziato ed ampliato con 118
cranii e teste frenologicamente classificati e molte imbalsa-
mate, dei quali si legge il catalogo descrittivo nei volumi dei
nostri Annali frenopatici , non è pii!i andato innanzi (*) , ed
in modo che pure varii cranii che noi nel 1869 lasciammo
in preparazione furono mandati al cimitero. Anzi deploriamo
un vandalismo , che ci sorprende come il Prefetto e la De-
putazione provinciale di Caserta guardino con occhio inge-
nuo. A 7 luglio 1865 morì un folle dell' età di 93 anni. Luigi
Pellegrini , superstite dei 400 che pervennero in Aversa nel
1813 dall' Ospedale degl' Incurabili di Napoli. Egli credeva
di essere il Padre del padre eterno, l'imperatore del mondo,
monomania ambiziosa ed orgogliosa rivelata ancora dalla
singolare forma e mostruosa altezza del sincipite posteriore
del capo. Eccone la fotografia.
(') Sono già scorsi il anni e quel museo non è aumentato di un cranio i
— 174 —
Quel cadavere noi imbalsamammo, rendendolo incorruttibile
e duro come il legno, e fece parte di quel museo per circa
sei anni attirando 1' attenzione dei dotti, sì per la riuscita
perfetta della imbalsamazione che per la specialità del caso;
se ne legge la storia negli Annali frenopatici, Voi. 3, pag. 58
e seg. Ora quel raro e forse unico pezzo patologico dopo
essere stato abbandonato in una stanzaccia in fondo al giar-
dino, è stato mandato al camposanto! E tutte le teste sono
state cacciate in cantina! e le fotografie delle teste e cranii
dei folli viventi , distrutte ! Come possono quel Prefetto e
la Deputazione ciò nascondere a sé stessi? Però noi ritrovan-
doci tre sole copie di buon numero di quelle fotografie, le
abbiamo unite ai sei volumi degli Annali che contengono il
catalogo descrittivo di quel Museo. Di questi tre esemplari,
uno lo abbiamo donato alla Biblioteca della R. Accademia
di Medicina di Torino, un altro alla Biblioteca nazionale di
Napoli, ed il terzo lo abbiamo ritenuto presso di noi, e che
qui la dotta Accademia può osservare.
Quasi distrutto è 1' Opifìcio delle tele, poiché pochi telai,
invece di 40 che furono fino ad agosto 1869, appena ora sono
in opera, ed in un locale umido.
Il Teatro costruito dagli stessi alienati nel 1863 e sul quale
essi spesso recitavano, per dare come han dato, rappresen-
— 175 —
tazioni di Tragedie, e commedie nei grandi teatri di Napoli
ed in quelli di Caserta, e delle quali certo molti delle SS. LL.
che ci ascoltano sono stati spettatori, è ora abbandonato ai
topi. Fu tentato nel 1870 un concerto trai pazzi, ma non potè
andare avanti e fallì. (1) Allora l' egregio commissario Cara-
vaggio, non sapendo essere stato questo nostro tentativo sì
bene riuscito (2), imitato in Francia, in Germania, in Italia
e dovunque, e nulla conoscendo di questo mezzo morale di
trattamento, vituperò nel suo libello famoso le recitazioni
fatte eseguire da noi, facendo così come la volpe che non
potendo raggiungere 1' uva esclamò eh' era acerba.
II grande registro, da noi stabilito per gli elementi della
statistica, contenente circa 50 categorie, tra le quali le indi-
cazioni delle misure della potenza mentale relativa al volume
del cervello e queste confrontate alle facoltà lese, e che noi
notavamo (ne possediamo l'originale scritto di propria ma-
no) (*) non è stato più continuato (3); né lo poteva essere
da quei medici, ai quali quelle categorie fanno venire le tra-
veggole (4), come le produssero alla famosa Commessione
tecnica (5). Né la statistica, dopo l'ultima nostra del 1868,
è più comparsa, come dicemmo; e se uscirà non compren-
derà , Siam certi , che sterili quadri numerici su volgari e
comuni categorie che non possono dare elementi a ricerche
(1) Ci coiDpiaciamo come l'esimio dottor Livi direttore-medico del
manicomio di Siena, abbia ora dato un concerto musicale dei pazzi, a
benefìcio dei malati scrofolosi.
(2) Si vegga La Presse dì Parigi dei 6, 7, 8 giugno 1863; e nel voi.
degli Annali frenopatici.
(*) Il commissario Caravaggio nascose quel grande registro, creden-
do forse che fosse amministrativo ; ma non sapeva che quello era la
copia; e l' originale era presso di noi.
(3) Il mudulo di quel registro si vede in varii dei nostri lavori pubblica-
ti fin dal 1846; e nel voi. Vi dtgli Annali frenopatici, pag. 88,^89, 90.
(4) Annali frenopatici, Voi. V. della pag. 59 alla pag. 64; e Voi. VI
della pag. 19 alla pagina 35.
(5) Miratila. Osservazioni al rapporto della Commissione tecnica
nominata per riferire sullo stato del morotrofio di Aversa, pag. 51 e
seg. Aversa, 1869.
— 176 —
scientifiche (*). Del pari non è più continuato a notarsi in
uno speciale Registro per le infermerie, da noi iniziato (1),
se la infermità fìsica sopraggiunta all' alienato fosse acciden-
tale o pure esito di follia: distinzione importantissima, onde
poter calcolare la influenza delle varie malattie sulla pazzia,
e le loro relazioni con le specie di essa; ed essere di guida
all'autopsia in caso di morte; ed anatomizzare il cervello
come organo delle facoltà e non tagliarlo come una forma
di cacio ! (**)
Dopo tutta questa distruzione , non ci avrebbe fatto ma-
raviglia se il busto di Giov. M/ Linguiti, primo direttore di
quel manicomio, e per fama di dotto e pietoso ricordato da
tutti, e con gran lode dall'immortale Esquirol, da noi nel 8
maggio 1866 fatto innalzare, avesse il Caravaggio fatto ab-
battere , quando nel citato suo libello famoso , per condan-
nare questa nostra opera , crede vituperare la memoria di
(■) E ciò si è già verificato.
(1) Annali frenopatici, Voi. IV, pag. 142 e 143.
(*') li Dottor Tamasia in una visita fatta a! manicomio di Aversa, pub-
blicò nella Gazzetta del Frenocomio di Reggio d'Emilia (1879) le im-
pressioni che in quell'Ospizio ha ricevuto dalia musica e dal canto dei
pazzi, ma più di tutto dalla mente poetica del folle Felice Persio, come
se in queir Asilo, fosse tutto questo, di cui ora non v'è che un'ombra,
una creazione recente. Le poesie del folle Persio , furono pubblicate
neW Indipendente del 1862; ed egli fu sempre il protogonista nelle recita-
zioni drammatiche da noi fatte eseguire dai pazzi di Aversa nei teatri di
Napoli e di Caserta : e di ciò largamente parlò A. Dumas nella Presse di
Parigi dei 6, 7ed8 giugno 1863. E lo stesso Dumas, e i giornali di Napoli,
di Milano , del Belgio ec. ne riferirono lo scopo e le ragioni scientifiche
che ci permisero portare l'occupazione mentale dei pazzi a quell'al-
tezza, a cui difficilmente più giungeranno.
La notabilità che il Tamasia vi scorse ancora fu il Registro per la
infermeria. Ma al prof. Tamasia non dissero che quel registro, che non
sappiamo ora com'è congegnato, fu da noi istituito, come rilevasi dai
volumi degli Annali frenopatici da noi scritti in quell'epoca, registro
che ora han fatto risorgere dopo un silenzio ed abbandono di nove anni.
È un malvezzo e vanità meschina il presentare come fatti recenti gli
antichi, che veramente destarono allora grande interesse.
— 177 —
quel sapiente. Fortuna, che non sono più i tempi degli Ero-
strato ! (1)
Ma veniamo a qualche nota per la parte amministrativa.
L'onorevole consigUere Mezzacapo dice che per 50 anni il ma-
nicomio di Aversa ha ricevuto per la retta giornaliera di un
pazzo povero una lira e sei centesimi. Se non è lo sbaglio di
un zero di più, nulla è più erroneo di tutto questo. Egli avreb-
be dovuto sapere che questa retta di lire 1,06, all' esposizione
del nostro parere (2), cominciò dal 1° gennaio 186G ; mentre
dal 1829 a tutto il 1865 il manicomio con un numero di folli
sempre crescente si era sostenuto con la somma fìssa an-
nuale di L. 191,245.22; sicché la retta per ciascun folle nel
1865 non era che di centesimi settanta a settantacinque. È
vero che sotto la nostra direzione V amministrazione introitò
dal pensionato 60 a 70 mila lire all' anno (3) e delle quali il
supero s' invertiva a benefìcio dei poveri, e che ora i pensio-
narli sono molto diminuiti; ma pure è vero che nel 1861 e
1862, tra l'altro, si dovettero pagare molte migliaia di lire
per debiti precedenti, oltre alla mancanza di L. 9,984 verifi-
catasi per partite d'introiti estinti.
Ma pure è d' avvertire che varii dei manicomii d'Italia non
ricevono che meno di una lira e mezzo al giorno, e non più
come crede 1' onor. Mezzacapo. A Torino l'Asilo si sostiene
con L. 1,25 ad individuo; il manicomio maschile a Venezia
con L. 1,35; e quello di Milano con L. 1,45 (4). E questi tre
(1) Il busto di Linguiti fu eretto da noi nel manicomio di Aversa, e
ne leggemmo il discorso inaugurale, pubblicato nel voi. IV dei nostri
Annali freii., quando a Parigi si ergeva quello ad Esquirol in Charen-
ton. Il dott. Zani medico — direttore del manicomio di Reggio di Emilia,
a grande sua lode, elevò ultimamente in quell'Ospizio il busto di uno
dei suoi predecessori, cioè del benemerito dott. Galloni.
(2) Annali frenopatici, voi. V, pag. 21, 22.
(3) V. Annali Frenopatici.
(4) Nell'Ospizio di St-Jean a Bruxelles L. 1,50
di Louvain » 1,15
di Sirlemont [uomini) ...... » 1,10
diThielt » 1,15
del grand-Béguinage (rfonne) .... » 1,—
la
— 178 —
stabilimenti sono assai meglio in tutto provveduti del mani-
comio di Aversa , che ora riceve L. 150 ad individuo, e di
cui il manicomio alla Madonna dell'Arco aspira ad essere
una copia fedele in tutto , anzi un folle vi costa due lire ! I
loro regolamenti lo dimostrano.
Laonde facendo noi voti che la provincia di Napoli pensasse
meglio al collocamento ed all' assistenza dei pazzi , non in-
golfandosi negli errori in cui si è caduto per poi cominciar
da capo e perdere le spese, si prendano in seria considera-
zione le seguenti osservazioni fondate su la scienza e su la
esperienza.
Non potendo un locale qualunque presentare le condizioni
che richiede la natura speciale di un manicomio , malgrado
tutte le modificazioni che vi si potessero portare, molto meno
potendolo offrire il locale della Madoana dell' Arco, dove fin
r acqua vi e scarsa, si pensi seriamente ad un locale prov-
visorio, quando si conosce che dev' essere non per cinque
o sei mesi, ma bensì per lo meno per tre o quattro anni.
Questo locale provvisorio non sia lontano da Napoli per le
molte ragioni, tra le quali quella della istruzione dei medici
su r ahenazione mentale, e che la brevità ora non ci permette
neanche di accennare: si organizzi alla meglio per le opportu-
ne separazioni secondo i precetti della medicina mentale , che
non bisogna scambiare con gli ossequiosi suggerimenti di certi
faccendieri, che sono da per tutto. E per ottenere ciò si faccia
subito uno Statuto organico, seguito da un opportuno rego-
lamento interno; e che sieno al paro del progresso attuale
della istituzione dei manicomi! ; e ciò dev' essere esclusiva-
Neil' Ospizio d'Alost (wommi) » 1, —
di Velsique-Ruddershove (rfonne) . . . » 1, —
di Nitiove » 1, —
di Liege » 1,09
d'Ans-et Glain, le Liege » » 1,30
di St. Marguerite, a Liege » 1,50
In Francia nei manicomi del dipartimento della Senna . » 1,50
Nel manicomio di Bassens presso Chambéry .... » 1,50
Nell'Ospizio di Vernaies presso Ginevra » 1,20
— 179 —
mente l' opera di un alienista, al quale sia dato pel suo spe-
ciale sapere e per la pratica di conoscere e valutare i bisogni
dei pazzi e tutto quanto occorre per le dipendenze ed i rap-
porti tra il personale di assistenza ed i malati, ed altre con-
dizioni di trattamento.
Dopo lo Statuto e regolamento del manicomio di Milano
e dopo quello recentissimo dell' ospizio di Macerata inaugu-
rato a 3 dello scorso luglio , non che dopo il regolamento
amministrativo dell' Ospizio di Firenze che ne corregge l' in-
completo statuto: statuti e regolamenti formolati da sommi
psichiatri e che raggiungono lo scopo vero della medicina
mentale, è doloroso per noi vedere, in tanto progresso , un
regolamento per l'Asilo alla Madonna dell'Arco, da non potere
ottener l'approvazione pure del pii^i docile alienista, tanto è
scorbio mostruoso.
Il principio informatore degli statuti organici di Milano e
Macerata spicca, com'è in tutt' i buoni del mondo, nella di-
rezione medica investita dall' amministrazione interna nel
senso dell' indirizzo dei mezzi materiali economici al tratta-
mento dei folli, e di essere 1' autorità unica nello stabilimento.
Neil' ospizio di Milano, compresa la stupenda sua casa suc-
cursale a Mombello, è destinato un medico-chirurgo per più
di ogni 100 pazzi; — nel grande Asilo di Firenze compresa
la sua casa ausiliaria a Castel-Pulci, che accolgono circa 700
ahenati, non vi sono oltre del direttore-medico e del suo aiu-
tante che tre medici aggiunti ed un soprannumerario : — al
magnifico stabilimento di Macerata, nel quale quella Provincia
ha profuso spese non lievi, e che per ora non accoglie che
200 alienati , presede indipendente un Medico-direttore al
quale si è dato un medico aiuto. Nella Casa della Madonna
dell' Arco, vedremo come il prodigato numero dei medici non
ha esempio.
Lo statuto organico e regolamento disciplinare per l'Asi-
lo di Macerata sono opera dell' illustre alienista G. Giro-
lami , Medico-direttore del manicomio di Roma ; e siamo
lieti di offrirlo come modello alla Deputazione provinciale
di Napoli per lo Statuto da farsi per l'Ospizio della Ma-
donna dell' Arco che non accoglie un numero maggiore di
— 180 —
folli (1). Ma pare che l'orgoglio facile ad offendersi non fa
mai sentire la voce di chicchessia : invero la Deputazione
provinciale dì Caserta fu sorda non solo alla nostra proposta
che facevamo di ritenere il nostro progetto di regolamento,
che la legge c'imponeva di fare, o di accogliere modificando
il regolamento del manicomio di Milano (*) per lo Stabilimento
(1) L'esimio Girolami inaugurò con splendido discorso il manicomio
di Macerata. Questo discorso oltre di essere la storia del sorto Ospizio,
che grandemente forma f elogio di quella benemerita Rappresentanza
provinciale, che non risparmiò zelo e spese per raggiungere scopo tanto
nobile ed umanitario, quel discorso, ripetiamo, è il chiaro svolgimento
delle ragioni tecniche di ciascuno art. di quello statuto e regolamento
interno da lui con tanta perizia forraolali.
(*) Alla Commissione amministrativa negli Ospizii milanesi fu sosti-
tuita la sola Direzione medica-amministrativa col concorso di economi
risponsabili e stipendiati; e noi restammo soddisfatti essere state in Mi-
lano attuate sì utili proposte. Ecco cume il prof, cav Romolo Grillini
relatore della commissione che formò quel regolamento, in cui spicca
la Direzione medica-amministrativa, aggiunge in un articolo su gli Ospi-
zii di beneficenza le seguenti linee: —
« Il regolamento dei manicomii provinciali di Milano debitamente ap-
« provato dalla Regia Prefettura , è ora in piena esecuzione. Avendo
« speso assai tempo e fatica intorno di questo lavoro , qual Relatore
« della Commissione presso il Consiglio Provinciale, ci gode l'animo
« nel constatare come il regolamento in discorso abbia incontrato la
« piena approvazione di quel giudice autorevole e competente eh' è il
« sig. prof. cav. Miraglia Direttore del Manicomio di Aversa. In un
« articolo sulla organizzazione dei manicomii in Italia inserito negli j4n-
« nati frenopatici ( An. V. voi. V. ), dopo aver deplorata la mancanza
« di una legge in Italia , e fatto sentire il bisogno di un ordinamento
« uniforme dei 38 Ospizii che ricoverano un gran numero di alienati ,
« il prof. Miraglia dichiara che fra gli statuti organici sanzionati dal
« 1863 a tutto il 1867 in Italia il Regolamento che più di tulli raggiunge
a quasi completamente lo scopo della in^tituzione di sì singolari ospizii e
« della scienza, è quello dei manicomii di Milano. » ( Annali Universali
di medicina di Milano, 1868, pag. 185. )
Ma si mantiene a Milano questo Regolamento nell'attuale baraonda
di amministrazioni dispotiche che vogliono Direzioni mediche serve
umilissime? Ne dubitiamo.
— 181 —
di Aversa, ma accolse in controsenso, come abbiam detto,
quello del Caravaggio , incompatibile con ogni buon senso
d' instituzione e servizio di pazzi.
Abbiamo citato gli statuti e regolamenti che governano con
lode universale gli Ospizii di Milano e Macerata, e lo schema
di regolamento interno del dotto alienista Bini, antico medico-
direttore del manicomio di Firenze, che con la estensione
con cui svolge i precetti dello statuto, ne corregge le ambi-
guità, nelle quali si cade quando vuol darsi pur la minima
ingerenza alla amministrazione sulla medica direzione ; affin-
chè si scorga nel confronto che nessun buon principio informa
il regolamento del manicomio della provincia di Napoli, e
del quale 1' applicazione ha prodotto in men di quattro mesi
il caos.
In questo regolamento adunque il ramo medico, che non
si vuole affatto che fosse di alienisti è separato per soprappiù
dall'amministrazione non solo, ma è talmente dipendente da
un capo non medico detto Ispettore-economo, che pure il
servizio personale di assistenza, tanto mutabile in un mani-
comio da un momento all' altro, dipende da questo capo che
alla sua volta ancora attender deve la venia della Deputazione
provinciale. Intanto per 180 pazzi, secondo le prescrizioni
del regolamento si nominarono dieci medici e due chirurghi;
e si cercò un Comitato direttivo di tre medici, che da nessuno
accettato , fu temporaneamente rappresentato da quattro di
quei dieci medici, dei quali ciascuno funzionò da Direttore di
un mese! e dei quali tutti infine nessuno risiedeva nel ma-
nicomio , nuova Babele !
In tutti gli Asili dei pazzi, è riconosciuto, come abbiamo
detto, un solo medico alienista per ogni 100 folli: nel mani-
comio provinciale alla Madonna dell' Arco al contrario se si
vogliono per lo stesso numero di ogni 100 alienati 7 1/2 me-
dico, oh! certo la pazzia in questo Ospizio sarà fugata da un
battaghone di sanitari, sostituendo così al sapere la massa.
Questo regolamento vuole che si accogliessero solo i pazzi
pericolosi, come se chi è privo di mente non porta sempre
con sé il pericolo; sicché tramuta il manicomio eh' e l'istru-
mento principale di cura, in un luogo di sola custodia. Ma
^ 182 —
la legge vuole che i folli non pericolosi pure fossero curati,
quando gli art. 172 n. 6, e 174 n. 10 di essa legge comunale
e provinciale dei 20 marzo 1865 impongono che fosse dovere
delle Provincie il mantenimento dei folli; e non sapremmo
comprendere come una Nota del Ministro dell' Interno inter-
petrò che i citati articoli intendessero che i manicomii non
debbono accogliere che i mentecatti pericolosi, sostituendo
così la questione economica alla questione di trattamento ed
insieme di sicurezza. La Deputazione provinciale ne distese
il limite scambiando un atto doveroso di beneficenza con una
imposizione di economia; ed è ciò tanto più da deplorarsi,
quanto essa stabilendo quali sieno le follie pericolose e non
joericolose (ma chi ardirebbe asserirlo?), respinge dall' Ospi-
zio tra r altro i melanconici o lipemaniaci come innocui, non
sapendo che questi sono i veri ed i più pericolosi. Tolti così
i lipemaniaci, i dementi, gli allucinati ed altre specie di folli
nei suoi regolamenti notati, brameremmo sapere qual men-
tecatto rimane per custodirsi e curarsi ?
Questo regolamento adunque, storpio aborto della citata
Ministeriale dell* Interno, come riverbero del fatuo Statuto di
Aversa, se non fosse da deplorarsi per la serietà dell'argo-
mento, e per le inconcludenze che ha prodotto nella sua
applicazione, sarebbe veramente bernesco. Come poi infine
vi è garentita la libertà individuale dei pazzi sì nella ammis-
sione che nella uscita di essi è un insulto alla scienza ed al
dritto del cittadino.
In questo regolamento adunque è da riconoscersi la causa
principale dell' ordinamento anomalo dell' Ospizio alla Madon-
na dell' Arco; primo caso di un manicomio che si sfascia nei
primi quattro mesi di vita (*)
(*) Era stato già letto nella seduta dei 27 agosto 1871 all'Accademia
Pontaniana questo scritto quando leggemmo nei giornali la tempestosa
discussione dei 5 settembre nel Consiglio provinciale. Ecco come in
quella seduta l'onorevole consigliere Nicotera si esprimeva:
« Nicotera, dopo aver letto la parte della relazione fatta dalla Deputa-
zione provinciale intorno al manicomio dice: . . . Quanto poi all'ordi-
namento, che sistema si è tenuto per regolare il servizio medico? Un
— 183 —
Il senno del Consiglio provinciale non permetterà certo, che
così si arresti l'opera sua tanto sublime ed umanitaria nel
concetto primitivo di avere un proprio manicomio che deve
esser modello.
I poveri pazzi intanto reclamano il trattamento. Un medico-
direttore e due medici da risedere assolutamente nell'ospizio,
vi si chiamino per concorso o per nota fama di essere ve-
ramente alienisti. Alla direzione medica del nuovo manico-
mio di Macerata aperto, come abbiamo detto, ai 3 luglio scor-
so, è stato chiamato il dottor Tonino antico e distinto medico
alienista dell'ospizio di Torino, e dotto scrittore in medicina
mentale. Pel manicomio di Pesaro e pel nuovo di Parma,
come pure certo sarà per quelli che anderanno ad aprirsi a
Novara ed a Pavia, sono chiamati al concorso per la dire-
zione medica uomini che abbiano prestato il loro servizio di
Direttore-medico o di medico per più tempo in qualche ma-
nicomio , e che sieno noti per lavori pubblicati in frenia-
tria. Del pari è per lo stesso manicomio di Aversa, sebbene
nessuno siasi presentato al concorso da un anno promulga-
sistema tutto diverso da quello che la logica e l'uso han dimostrato do-
vere lenere, il sistema delle nomine ad ufficii speciali senza concorso.
« Ma, oltre 1' ordinamento sanitario, un ordinamento amministrativo
si è dovuto creare, ed anche in questo ha sbagliato la Deputazione
provinciale. Non tardarono a cominciare le divergenze e le recrimina-
zioni tra impiegati amministrativi ed ufficiali sanitarii, in conseguenza
delle quali fu sciolto il comitato medico, e fu mandato a sostenere il
manicomio una celebrità medica che di alienistica non s'intende e che
non ha creduto necessaria la sua permanenza nell' ospedale ....
« Nicotera ritorna a discutere .... e soggiunge: il tempo vi sarebbe
stato pel concorso. Due mesi decorsero da che il consiglio si determinò
a ritirare i matti a quello che !ì ritirò in effetto ; ed in due mesi si sa-
rebbe fatto altro che concorso. Una celebrità è stata mandata nel mani-
comio, ripeto, ma non un alienista, ne uno che vi dimori ; e noti il con-
sigliere Sorrentino che i matii richiedono cure in ogni momento
« Il Consigliere Sandvnato .... dice di aver pensato sempre la Com-
missione a fare il meglio degl'infermi, e se sbaglio fece fu l'affidarsi a
medici che « mentivano nell' opinione pubblica un merito che non han-
«no. » ec. ec. (Il Piccolo, num. del 6 settembre 1871. )
— 184 —
io. Ottimo provvedimento, quando si conosce che chiamando
a sì importante ufficio uomini non allenisti , non vi sarebbe
alcuna ragione di non collocarvi un canonico, un colonnello
od un barone.
Il Direttore medico sia indipendente e risponsabile, ed ab-
bia l'indirizzo amministrativo, avendo la Deputazione provin-
ciale r autorità tutoria ed ammìnistratrice superiore e di sor-
veglianza. Un economo risponsabile dipenda dal direttore me-
dico. Questo principio è l'unico che deve informare un buo-
no statuto organico pel servizio dei pazzi , e che pone nella
direzione medica il centro di movimento e di vita da cui si
attende il benessere degli alienati ed il perfetto andamento del-
l'Asilo (1).
Si pensi fermamente per un programma medico, che de-
v' essere di guida al progetto architettonico pel manicomio
che sorger deve dalle fondamenta; ed il progetto architetto-
nico è da farsi per concorso. Questa è la norma per cono-
scere le spese d' impianto da porsi nei bilanci della Provin-
cia. Qui cessiamo di accennare altro , sapendo pur troppo
quanto le questioni da risolversi sono numerose e diffìcili, e
che non mai saranno sciolte fino a che si crederà di potersi
provvedere per un manicomio come se questo fosse un Ospe-
dale o luogo pio ordinario.
Nessun fine di pretensione, ma solo scientifico ed umani-
tario ci fa dire queste parole; perchè infine dopo tanti anni
di esperienze e di lavori pubblicati non male accolti dai dotti
su la organizzazione dei manicomii e su la pazzia, ci credia-
mo nel dovere di fare alcune osservazioni. Il Consiglio pro-
vinciale di Napoli ha troppo senno per non considerare la
gravità della questione.
E sia di esempio la spesa fatta in Aversa nel 1855 di lire
191,187.39 per un quartiere non compiuto all'ospizio centrale
elevato senza programma medico , e su inconsiderate econo-
mie, sebbene l'esimio architetto N. Stassano avesse usato tutto
il valore del suo ingegno; oltre a lire 12,708,77 per rattop-
pare la casa ausiliaria maschile : spese che andarono tutte
(1) Miraglia.Le amministrazioni dei manicomii — Caserta 1869.
— 185 —
perdute , come dimostrammo nel nostro Programma di un
manicomio modello^ nel 1861.
Questo esempio può essere di grande ammaestramento ,
quando pure si sa che in Aversa per essersi rattoppati sem-
pre alla meglio conventi e prigioni, credendo così creare un
manicomio , non si è raggiunto mai lo scopo , non ostante
le ingenti spese prodigate fin dal 1813; e con le quali si sa-
rebbe elevata una casa di pianta.
Laonde noi lodando nella sapienza del Consiglio provinciale
di Napoli, siamo certi che esso svolgerà tutto il suo senno
in tutto che deve formare la costruzione speciale e l'orga-
nizzazione sanitaria ed amministsativa di un manicomio, sic-
ché operando secondo il progresso attuale della scienza, farà
sorgere veramente il proprio Ospizio, dal quale le altre Pro-
vincie si aspettano glorioso esempio e modello.
( Dal giornale La Libertà, nutn. 242, 244, 246, 248, settembre 1871).
UN NUOVO MANICOMIO PROVINCIALE DI NAPOLI
IN SAN FRANCESCO SALES.
( Giornale Roma, 19 febbraio 1874^. )
( Riceviamo dall' egregio professore Miraglia la seguente
lettera, che pubblichiamo a solo scopo di mettere sotto gli
occhi di coloro che si sianno occupando del manicomio
provinciale le gravi osservazioni di uno dei più competenti
uomini che abbia Napoli.
Il Consiglio provinciale non ha nulla ancora deliberato in
proposito: si badi dunque a quello che è per farsi, per non
pentirsene poi. )
Quando lessi nei giornali che il locale di S. Francesco Sales
sarebbe stato addetto a raccogliere i folli della Provincia di
Napoli , già da tre anni rinchiusi in una sconcia casa nel
villaggio detto della Madonna dell' Arco , ed alla quale per
le inutili e non lievi spese fatte si volle appiccicare il nome
di manicomio, reputai che ciò, essendo una strana ripetizione
del primo errore , fosse stato detto per celia. Imperoccliè
chi non sa che essendo una costruzione speciale architetto-
nica della casa la prima condizione indispensabile per la
cura dell'alienazione mentale debbono siffatti asili costruirsi
di pianta ed in seguito di programma fatto da alienisti pra-
tici, se vuoisi ottenere lo scopo e non perdere le spese*? In
Italia per essersi fino a pochi anni fa, per lo più voluto per
false credenze economiche, come se la formazione e la or-
ganizzazione di un ospizio sì singolare fosse questione finan-
ziaria e non di cura e di sicurezza, ridurre locali impossi-
bili a manicomio, non si hanno in generale asili veramente
sì speciali, ma bensì semplici ricoveri che diventano spesso
funesti sì per l'indole dei malati, che per la condizione di
prigione che si è costretti di dare all' ospizio non opportu-
— 187 —
namente potuto ridursi per la tutela e sicurezza dei ricove-
rati, e pei trattamenti.
Il locale di S. Francesco Sales, appena riducibile per una
meno pessima caserma, è del tutto inadattabile ad una casa
di pazzi. Esso è un fastellone di quattro piani, oltre del pian
terreno, ed ai quali si ascende per alcune scale strette, erte
e pericolose; che ove si credesse renderle sicure vestendole
di graticole di ferro , diverrebbero gabbie ridicole pure alla
mente degli stessi alienati.
Questo vasto fabbricato non si compone che di alcuni stan-
zoni inutili pei pazzi ; molti corridoi per lo piìi con volte
basse e sparpagliati , come lo sono qua e là altre stanze.
Non vi è giardino non solo che sia sufficiente alla cultura
cui dovrebbero addirsi i folli, ma neanche pel loro tratteni-
mento e passeggio, tanto più che mancano vicine campagne.
E questo piccolo terreno circondato da case abitate e da un
precipizio da un lato, diverrebbe un pozzo ove volesse cir-
cuirsi di alte mura.
Insomma questa casa in mezzo all' abitato ed ai rumori,
sconcio serio che contraddice il precetto dell'isolamento nel
quale è la calma di un cervello stranamente funzionante al-
l' azione degli oggetti esterni; senza alcuna veduta piacevole,
senza terreno coltivabile , senza acqua abbondante , ed im-
possibile ad ottenere le condizioni che si richiedono per lo
accennato isolamento , e per le distribuzioni opportune ed
indispensabili dei quartieri secondo le clas&i dello stato so-
ciale ed insieme delle specie di follia dei reclusi, non sarà
mai affatto un manicomio.
Intanto il fabbricato è in gran parte cadente e puntellalo
da centinaia dì grosse travi , e si dice averlo la Provincia
comprato per lire trecentomila (*); e che ora si sta pensando
alle spese per riattarlo e ridurlo, come immaginano, a ma-
nicomio. Le spese certo saranno enormi. Ma quali studi tec-
nici opportuni sono stati fatti per dar luogo ad un programma
medico, e così poter conoscere se, secondo i principi di esso
programma, eh' esser deve la realizzazione dei precetti della
(*) Fu acquistato per lire 420,000.
— 188 ~
medicina mentale , fosse qualche quartiere di quel locale
riducibile per ottenere almeno in parte lo scopo a cui deve
essere destinata una casa di pazzi ? I manicomi non sbuc-
ciano come i funghi , sì se debbono farsi di pianta , sì se ,
alla men triste , vi si potesse ridurre un buon locale con
non molte spese. E per questo da per tutto studi lunghi e
pratici fatti da alienisti sommi , studi da cui deve sorgere
un buon programma medico, debbono dettare le norme pei
progetti architettonici ; ma ciò riuscirebbe impossibile per
S. Francesco Sales , quando , come ho detto , V attuale sua
sconcia struttura si oppone ad ogni riforma necessaria al-
meno per le condizioni principali di cura e di sicurezza; anzi
nello stato in cui ora trovasi quel fabbricato bisognerebbe
spendere più centinaia di migliaia di lire , per ottener poi
non solo niente , ma un fatto di regresso deplorabile , ed a
danno dei miseri pazzi.
Ma più di tutto chi non sa che a quell' altezza non lieve
sul livello del mare le malattie nervose e specialmente le
cerebrali vi troverebbero un funesto alimento, come già ve
lo ritrovano le malattie del sistema circolatorio sanguigno ,
malattie ambo tanto ligate tra loro per le influenze recipro-
che tra questi due sistemi. Anzi sappiamo che fin da molto
tempo in S. Francesco Sales non furono mai accolte donne
malate di cuore, atteso che sollecitamente vi perivano. E vi
si voghono ora recludere i pazzi ?
Alzai la voce quando 200 folli della Provincia si colloca-
rono nei pessimi locah alla Madonna dell'Arco. Riconosciuto
infine T errore si vuole dopo tre anni ripetere lo stesso fallo,
per poi in seguito ricominciar da capo. E dissi inoltre in un
mio lavoro (1), che il Ministero dovrebbe guardare non con
occhio ingenuo come si spende il danaro della Provincia.
Ed in fatto di manicomio, che per la sua struttura speciale
. si vogliono tanti studi di pratici alienisti per risolvere diffi-
cili questioni, è singolare, perchè la Provincia dà il danaro,
che i suoi consiglieri si arroghino la pretensione di essere
già sapienti di una dottrina dai cui principi ineluttabili di-
(1) Il nuovo manicomio provinciale di Napoli, 1871.
— 189 —
pende la opportuna struttura architettonica ed organizzazione
di una casa che per la influenza che deve avere su la mente
dei rinchiusi ne costituisce la principale ed indispensabile
condizione del trattamento curativo, della vigilanza, e della
economia; studi ad essi totalmente ignoti.
Dopo la riforma architettonica dei manicomii di Roma, di
Bologna , di Pesaro , di Parma , e dopo gli ospizi sorti di
pianta a Mombello succursale della Senavra di Milano , ed
a Macerata, e dopo quello grandioso che sta sorgendo dalle
fondamenta a Novara , e del quale già posseggo le piante ,
che si additano come modelli e che costarono annosi studi
di pratici alienisti; e dopo gli studi che da più anni si stanno
facendo a Milano per far sorgere il manicomio centrale da
sostituirsi alla orribile Senavra, è deplorabile che in Napoli,
dove veramente si potrebbe far sorgere dalle fondamenta un
ospizio modello, si pensa senza ripetuti ed opportuni studi,
a rattoppare case , che si ha il coraggio di appellare ma-
nicomii.
Si faccia quindi per erigere un ospizio di folli un program-
ma medico elaborato secondo i precetti della scienza, e che
sarebbe colpa violare nei progressi attuali di medicina men-
tale. Si pubblichi un concorso pel migUore progetto archi-
tettonico che raggiunga lo scopo del programma; e vedrassi
che la spesa sarà meno di quella che andrebbe pel rattop-
pamento dell'inutile S. Francesco Sales.
Io so che si predica al deserto. Non ho voluto qui che
accennare appena allo sbaglio che va a compiersi se quello
strano fabbricato si destinerà a raccogliere i pazzi , sì per
là parte di trattamento e di sicurezza che di economia; im-
perocché è megho dire, come farò un' altra volta, le condi-
zioni che si richiedono affinchè un ospizio dei più miseri
malati raggiunga lo scopo della sua speciale destinazione ,
per comprendersi che non bisogna così alla carlona buttar
via ingenti somme senza sapere quello che deve farsi.
Dott. B. G. MlRAGLIA.
UN MANICOMIO IN NAPOLI.
( Giornale V Omnibus, 46 aprile i874^)
(Sul manicomio che s'intende istituire in Napoli nel lo-
cale di S. Francesco Sales in via Salvator Rosa pubblichiamo
con piacere una lettera che ci vien diretta dal chiaro pro-
fessore cav. Miraglia : )
Napoli 15 aprile 1874.
Lessi nel Piccolo del di 20 del mese scorso di marzo che
la Commissione per la formazione di un manicomio in Napoli
aveva offerto 340,000 lire (*) all'Albergo dei poveri per l'ediflzio
di San Francesco Sales; ed ove questa offerta non fosse stata
accettata, si sarebbe proposta al Consiglio la costruzione di
un nuovo edifìzio ad uso di manicomio, per la quale si ban-
direbbe un concorso.
Ed ora che all' oggetto va a convocarsi il Consiglio pro-
vinciale , sembra che l'Albergo dei poveri avesse accettato
la proposta della Commissione, perchè quando avrebbe esso
potuto più afferrare sì bella occasione per togliersi dalle
spalle quelle sconce e guaste fabbriche per le quali si sono
perdute tante spese?
Però scorgendo che ove non fosse stata accettata quella
proposla si sarebbe pensato alla costruzione di un nuovo
edifìzio , è da sperare nel senno del Consìglio provinciale
nei rigettare quella funesta proposta per dar luogo al pro-
getto di far sorgere il manicomio dalle fondamenta.
Intanto osservo che un concorso per la costruzione archi-
tettonica di una Casa di pazzi senza precedenza di uno stu-
diato programma medico, sarebbe qui la smania di far sor-
gere un Ospizio cotanto speciale a controsenso dei principii
(*) Come abbiamo notato a pag. 187 si pagarono 420,000 lire.
— 191 —
freniatrici che hanno già stabihto: La costruzione di un ma-
nicomio deve essere meno V opera di un architetto che la
realizzazione dei principii della medicina mentale. (Falret,
visite à V établissement d' aliènés, p. 42),
In somma si faccia uno studiato programma medico e si
pubbliclii, in prima per sentire le osservazioni degli alienisti
e poi per presentarlo al concorso degli architetti , affinchè
potessero offrire un progetto architettonico secondo i prin-
cipii del pubblicato programma medico.
È da sperare che il Consiglio provinciale ci penserà seria-
mente; e per questo credo utile di trascrivere quello che su
la notata mia lettera intorno al nuovo manicomio provin-
ciale di Napjoli a San Francesco Sales han manifestato al-
cuni dotti e sperimentati alienisti.
I dottori A. Verga e S. Biffi nel riprodurre quella lettera
neWArchivio delle malattie nervose che si pubblica in Mi-
lano (fase, di marzo 1874) dicono : sotto questo titolo tro-
viamo nel Roma ( 19 febbraio ) giornale del mattino che si
stampa in Napoli , una lettera del prof. B. G, Miraglia ,
eh' è valida protesta contro un progetto dissennato.
E scrivevami al proposito il Nestore degli alienisti itahani
dottor Gio. Stef. Bonacossa Direttore del manicomio di To-
rino ai 26 febbraio ultimo. « Ho letto il vostro articolo un
« nuovo manicomio ec.
« Non conosco la località dove si tratta stabilire questo
« spedale; ma dalle notizie che avete date e del luogo e del
« fabbricato, che si vorrebbe destinare a tale uso, e per la
« stima che ben meritate su di simili materie, non posso a
« meno di convenire nella vostra sentenza. — L'è veramente
« una trista fatalità per noi italiani cultori della medicina
« psicologica di vedere sempre conculcati i principii che si
« dovrebbero seguire in tali occorrenze, e siano posti in non
« cale per lo più nel nostro paese i nostri voti , non sola-
« mente per la formazione di manicomii, sebbene ancora per
« la sanzione delle leggi da tanto tempo incessantemente ed
« ognora invano domandate. Il perchè dispero oramai che
« sieno per riuscire vani tutt' i nostri conati sotto ogni rap-
« porto.
— 192 —
« L' andazzo di trascurare i consìgli della scienza medica
« ed il falso concetto che hanno i legislatori, i giudici ed i
« giurisperiti della capacità loro a pronunziare perfetto giu-
« dizio su quanto è di competenza della medicina , non ha
« mai potuto essere emendato ! »
È da far voti che il Consiglio provinciale pensi che un
pentimento non farebbe poi riacquistare le spese perdute.
Dottor B. G. Miragli A.
IV.
(Giornale 11 Pungolo, / agosto i87i)
(Attesa la gravità delle questioni che si collegano all'im-j
pianto di un manicomio a S. Francesco Sales e l'interesse
non lieve che vi à la città e la provincia di Napoli, pubbli- j
chiamo anche la seguente lettera dell' egregio prof. Miraglia,
giudice certo competentissimo in una controversia come
questa : )
Napoli 31 luglio 1874.
(*) Senza divagare nella questione — tutta praticai
e scientifica sebbene non possa essere trattata estesamente
nei giornali, dov'è facile che la discussione diventi disputa]
inutile — giova che il pubblico ne conosca l' importanza nei]
temi principali che sono i seguenti:
1. Quali sono le condizioni che la scienza e la pratica hanno!
stabilito di essere indispensabili per la costruzione speciale
ed organizzazione di una Casa destinata alla cura, tratta-
mento e sicurezza dei pazzi ?
2. Essendo queste condizioni molteplici, speciali e di di-
versa natura, permettano che un locale qualunque, malgrado
(*) Riproduciamo qui la parte della lettera che più interessa lai
questione del manicomio.
— 193 —
le riduzioni più ampie possibili, potesse essere ridotto a rag-
giungere almeno in parte le condizioni imposte dalla scienza;
e cosi armonizzare la organizzazione interna del servizio pel
trattamento e per la sicurezza con la costruzione tutta sin-
golare architettonica della Casa ?
3. Un fastellone di quattro piani oltre il quinto al pianter-
reno, tanto contrario ai precetti del trattamento, della vigi-
lanza e della sicurezza, può essere atto alla trasformazione
di un Ospizio sì speciale, che non bisogna paragonare per
nulla con un Ospedale comune ?
4.. Le massime freniatriche vogliono che una casa di pazzi
debba stare in mezzo o fuori 1' abitato ? E quale luogo è da
preferirsi?
5. I manicomi defflnitivi per raggiungere il fine della loro
destinazione, permettono la scelta di un locale trasformabile
pur solo in parte, o che sieno eretti dalle fondamenta?
6. La questione della costruzione ed organizzazione di un
manicomio è questione esclusiva finanziera ed economica,
oppure questione di cura, di trattamento e di sicurezza, nella
quale là prima viene naturalmente compresa ed assorbita ?
E così tante altre questioni speciali di distribuzione interna
architettonica che marciano di pari passo con V organizza-
zione interna di un facile e non ingarbugliato servizio di trat-
tamento e di vigilanza. Nelle quali cose tutte consiste vera-
mente r economia.
Dopo la risoluzione di questi quesiti si scorgerà chiaro se
il locale di S. Francesco Sales si presterà all' applicazione
almeno di alcune delle condizioni volute dai precetti della
medicina mentale. — Per me sono certo che non ne raggiun-
gerà una.
Intanto domenica, 26 di questo spirante mese, nella nostra
R. Accademia medico-chirurgica il prof. Sebastiano de Luca
propose che 1' Accademia trattasse la questione del manico-
mio a S. Francesco Sales. Dopo la discussione se doveva
prendere in considerazione siffatta proposta, nella quale pre-
sero parte in contrario i socii Fede e Pasquale, ed in favore
i socii De Orecchio, De Sanctis ed il sottoscritto, la proposta '
De Luca fu ammessa a maggioranza di voti 17 sopra quattro
13
— 194 —
contrarli. Sicché nella tornata di agosto comincerà la discus-
sione su r oggetto.
Per la qual cosa sarà molto autorevole la sentenza di
questo rispettabile Corpo Accademico. '
Dottor B. G. MlRAGLIA.
É importante porre innanzi al nostro discorso sul mani-
comio a S. Francesco Sales, quanto se ne disse nell'Acca-
demia medico-chirurgica di Napoli, e far seguire il rapporto
della Commissione e la decisione dell'Accademia (i).
TORNATA ORDINARIA DEL 26 LUGLIO 1874.
Presidenza del Prof. €av. Jacolucci.
Sunto degli atti verbali.
Il socio Be Luca Sebastiano, prende la parola per fare la seguente
mozione. Poiché, come si dice, trattasi d'istituire in Napoli un mani-
comio provinciale nello Stabilimento di S. Francesco Sales per lo quale
vi sono state delle opinioni diverse per la località, sito, esposizione ec.
crede l'Accademia doversene, e potersene ingerire, sempre in riguardo
alla scienza, ed alla umanità, e dare all'uopo un suo parere?
Il Presidente, consultato all'uopo il nostro Statuto, il quale ammette
la discussione di tutto ciò , che riguarda la Clinica Medica in generale,
ne fa la corrispondente proposta. ^
Il socio Miraglia ha la parola, e dice, ch'egli ha dimostrato colla
stampa le sue idee contrarie ad un manicomio a S. Francesco Sales,
perchè ritiene indispensabile per la sua esatta istituzione la precedenza
d'un progetto tecnico , e tale a ben corrispondere a quanto all'uopo
bisogna, e ricorda, che senza progetto architettonico, e corrispondente
(1) Resoconto delle Adunanze e dei Lavori della Reale Accademia medico-
chirurgica di Napoli. Tomo XXVIII, — 1874.
— 195 —
programma non possa istituirsi un manicomio da servire agli alienati ,
ed alla scienza.
Il socio de Crecchio espone , che per tale importante discussione ,
crede doversi fissare una giornata apposita, e poiché il nostro socio
Buonomo è appunto l'iniziatore del manicomio anzidetto, stima neces-
sario, che vi sia presente, e ne prenda parte.
Il socio Fede opina^ che l'Accademia, secondo lui, non debba inge-
rirsi di tale argomento, il quale potrebbe condurre a questioni che non
appartengono al Consesso. E nel caso affermativo, stima anch' egli col
de Crecchio di aggiornarsi la discussione per esservi presente il socio
Buonomo.
Il socio de Sanctis, crede che l'Accademia possa bene occuparsi di
tale argomento , perchè si tratta di discutere su principii limitati alla
scienza alienistica, e come tali non esservi precisa necessità della pre-
senza del Buonomo.
Il Presidente vuol mettere ai voti la proposta De Luca per sapere se
l'Adunanza intenda o pur no accettarla.
Il socio de Crecchio ripiglia la parola per dire, che senza venire ai
voti su tale materia, basta, a suo modo di vedere, che si fissi un giorno
per la discussione.
Il socio De Luca Sebastiano , dice , che ove si voglia appoggiare dai
Socii la sua proposta, non rimane, che stabilirne la discussione.
Il socio Pasquale, ha la parola per dire, che trattandosi d'un affare
per cui TAccademia non è stata richiesta, e toccando nella discussione
interessi materiali e morali della provincia, non pare, che l'adunanza
debba secondo lui, ingerirsi. E ove si voglia, crede necessario che si
venga ai voti.
Il socio Miraglia stima opportuno e giusto, che il corpo Accademico
s'interessi d'una questione puramente scientifica per la sua applica-
zione all'umanità sofferente.
Il socio Fede, appoggia il parere del socio Pasquale, che cioè l'Ac-
cademia non debba impegnarsi a tale riguardo per non discendere ad
affari puramente materiali, e di genere non scientifico.
L'adunanza chiede la votazione sulla proposta De Luca.
Il Presidente la pone ai voti.
I convenuti in numero legale 1' accettano a maggioranza di voti.
II Presidente rimette la discussione nella prossima riunione.
TORNATA ORDINARIA DEL 30 AGOSTO 1874.
Presidenza del Comm. Senatore Tommasi.
Sunto degli atti verbali.
Il Presidente apre la discussione su la proposta del socio De Luca
Sebastiano, relativa allo Stabilimento di S. Francesco Sales prescelto
per la istituzione d'un manicomio provinciale
11 proponente De Luca prende la parola per dichiarare che nella sua
proposta non intende di fare questione personale, ma unicamente di
presentare un argomento relativo alla scienza per la istituzione di un
manicomio.
Il socio De Sanctis ha la parola, e ricorda in prima, che male a pro-
posito s'invocano come autorevoli e tecnici i pareri de' Membri del
Consiglio di Sanità provinciale, e degli Architetti per la edificazione di
un manicomio moderno in S. Francesco Sales. Difatti quel Consiglio di
Sanità dette un parere favorevole a maggioranza di uno , il quale es-
sendo il solo un pò tecnico, confessava di aver votato senza alcuna co-
gnizione della cosa, ma solo per riguardo a persone. Gli altri votanti
erano Avvocati, ed un Chimico. Non doversi tener conto del parere de-
gli Architetti, perchè questi purché si edifichi, dicon lutto possibile,
brigandosi poco o nulla del tecnicismo , e dei folli. Molto meno poi po-
teva essere tecnico ed autorevole un tal voto emesso dal Consiglio pro-
vinciale ; poiché per compiere un'affare non dette ascolto alla relazione
contraria del Consigliere Fusco , ed alle gravi parole del Consigliere
Galletti. Entra poi nell'argomento, e nella questione più generale, cioè,
se le alture sieno favorevoli alla igiene de' folli. Per unanime consen-
timento si afTerma oggi, che ciò sia sfavorevole, anzi il socio Buonomo
à questa sentenza non oppone ragionamenti che valgano a provare, che
le alture siano favorevoli , od almeno indifferenti , e nei suoi scritti in
risposta al Prof. Tommasi, cerca piuttosto dimostrare, che S. Francesco
Sales non sia un'altura, servendosi di tre argomenti. Il primo è che
S. Martino, il Vomere, ed Antignano siano più alti di S. Francesco
Sales; al che De Sanctis oppone, che non perchè il Vesuvio è più alto
dell'Eremitaggio, e della Specola Vesuviana, lo eremitaggio, e la Spe-
cola non sono alture, tutto essendo relativo in questo mondo. — S.Fran-
— 197 —
Cesco è meno alto di soli due metri dalla Specola di Capodimonte! —
In secondo luogo il Buonomo chiama in soccorso la Svizzera, che gli
oppositori di S. Francesco Sales vorrebbero condannare a non avere
manicomio; ma de Sanctis dice, che se la Svizzera ha altissimi monti,
ha perciò profonde valli, e tra queste, e quelle cime vi sono certamente
punti intermedi relativi sempre. Il 3.** argomento del Buonomo è, che
alla strada Salute la medicina vecchia, e la nuova han mandato sempre
i malati ; ma si risponde, che non vi furono mai mandati i folli, i quali
vi peggiorarono. Segno è dunque, che nella via Salute, già più bassa di
S. Francesco, si sono distinte sempre malattie da malattie.
Il 2." argomento è pure essenziale, che cioè S. Francesco stia entro
l'abitato, lontano da strada ferrata, in contiguità con un'Ospedale, con
strade pubbliche, ed edifizì. Contro questo fatto evidente si allegano
manicomi entro le Città, senza pensare all'epoca in cui furono costruiti!
Il 3.° è la mancanza di terreno libero , essendo oggi convenuto , che
per ogni cento folli vi vogliono due ettari di terreno ( 6 moggia ) , e
S. Francesco non ne ha neppure un decimo.
Il 4.® è l'acqua , che De Sanctis crede scarsa per darne da 100 a 150
litri al giorno per ogni folle, compreso tutto , eccetto le latrine, e la
lavanda della biancheria , e dimostra questa scarsità dall'esempio del
vicino Ospedale Clinico, dove si credeva essere acqua inesauribile, e
dopo pochi mesi, per 200 inferrai appena, si dovettero spendere 40mila
lire dalla Provincia per iscavare un cunicolo di 93 metri, e portarvi
r acqua dal Carmignano ; cunicolo che dovrebb' essere di 130 metri per
S. Francesco Sales. Accenna infine all'Edificio di 4 piani, dannoso ai
folli; che , anche ridotto, non sarà sufficiente a fare degli alienati di
mente, e loro categorie una perfetta e razionale separazione. Lascia le
altre cose più minute ed interne al socio alienista Miraglia.
Il socio Miraglia avuta la parola, legge un lungo discorso nel quale
ponendo tutte le condizioni, che oggi la Scienza richiede per la istitu-
zione di un manicomio modello, esamina in seguito se queste condizioni
possonsi rinvenire in S. Francesco Sales; e conchiude, che non vi ha
nessuna delle condizioni volute. — ( Segue il discorso del Miraglia. )
— 198 —
IL NUOVO MamiCOMIO PROVINCIALE DI NAPOLI NELL'EDIFICIO DI
S. Francesco Sales , ed i principii fondamentali per la
COSTRUZIONE ED ORGANIZZAZIONE DEGLI OSPIZII DEI FOLLI.
Avendo quest'Accademia Medico -Chirurgica determinato |
nella tornata dei 26 di luglio scorso di trattare scientifica-
mente la questione su le condizioni che si richiedono per ot-
tenersi un manicomio per la Provincia di Napoli che sia atto
secondo le esigenze della Freniatria, ora tanto in progresso,
a raggiungere il fine della sua destinazione , mi credo nel-
r obbligo di sottoporre al criterio di tanto illustre Consesso
alcuni precetti che già ora tutti gli alienisti ammettono come
elementi indispensabili per la costruzione ed organizzazione
di Asili cotanto singolari, e che ho creduto vedere confermati
nei miei lunghi anni di esperienza. .
Il Consiglio provinciale di Napoli ha approvato che sì adat- i
tasse a manicomio l'edifìcio di S. Francesco Sales, costruito
già per altra destinazione, e situato nella parte più elevata |
di questa città, e che fu unito all'Amministrazione dell' Al- j
bergo dei poveri nel 1816.
Nella medesima tornata, ricorderete, o signori, che io dis-
si, che non bisognava entrare per nulla su le ragioni della
deliberazione ora inappellabile del prelodato Consiglio pro-
vinciale; ma di determinare le condizioni che già la Frenia-
tria impone per ottenere un manicomio, e che il violarle sa-
rebbe colpa per la scienza di non averne notati gli errori ;
tanto più che Napoli per la sua Provincia ha dritto di avere
un Asilo di alienati che non sia inferiore ad alcuno dei mi-
ghori Ospizii, perchè ne ha i mezzi tutti.
Se r edifìcio di S. Francesco Sales con le sue trasforma-
zioni promesse non contraddirà tali condizioni, tanto meglio
per r Amministrazione della provincia che non avrà a la-
mentare di aver perdute le spese. Ma io noi credo.
Per veder ciò non vi vuole che il buon senso di confronto
trai principii che vado esponendo e la loro applicazione.
— 199 —
Per la qual cosa io non farò altro che esporre le principali
massime indispensabili e norme da seguirsi nella fondazione,
costruzione ed organizzazione dei manicomii, già applicate
nella erezione del maggior numero degli Ospizii del mondo,
e che in Italia vanno già ora mano mano attuandosi
I.
Isolamento. — Situazione e scelta del luogo.
Una Casa che deve accogliere malati nelle facoltà della
mente, i quali hanno dritto al trattamento ed alla sicurezza,
deve rappresentare la realizzazione dei precetti della medi-
cina mentale.
Per lo che prima di venire al mio determinato assunto è
indispensabile di accennare ad un concetto chiaro e generale
della pazzia, di cui il principale istrumento di cura e di gua-
rigione è la Casa appositamente costruita ed organizzata,
nella quale debbono dimorare quei disgraziati; e senza di
cui è un' arditezza strana parlare di manicomii. La oppor-
tuna costruzione architettonica della Casa è per me l' unica
condizione di reprimere e riordinare le turbate facoltà cere-
brali ed esercitare le sane, importante mezzo favorevole al-
l' applicazione dei trattamenti fisici e morali. Sicché ove ciò
mancasse fallirebbe lo scopo per cui tali Asili sono destinati.
Il cervello è 1' organo per cui si svolgono , si manifestano
e si esercitano le sue facoltà. Questo cervello in contatto ed
in relazione col mondo esteriore per mezzo dei sensi che vi
trasportano impressioni eccitatrici , è un organo in attività
perennemente operante su quelle stimolazioni, imperocché è
sempre attivo ciò che reagisce.
Or disordinate in tutto o in parte le funzioni speciali del-
l'encefalo nelle manifestazioni intellettuali, morali ed istintive,
n' é logica conseguenza che quanto sul cervello agisce dal
mondo esteriore, non può che determinare quest' organo e
funzionare stranamente cioè secondo il suo stato material-
mente modificato. Per la qual cosa il più importante mezzo
— 200 —
di fare che il cervello riposi e sia con norme tutte speciali
guidato nelle sue funzioni in modo che quanto è fuori di sé,
diventi un nuovo mondo di elementi riordinatori delle sue
sensazioni trasformate ed operazioni pervettite, si è quello
di allontanare dai suoi sensi quanto può essere divenuto
stimolo soverchiante e doloroso su di esso reso morbosa-'
mente eccitabile ; ed alimentare così le sensazioni che sol-
levino, ricreino l'animo dell'infermo; vero mezzo è tutto
questo di esercitare con regole apposite le superstiti facoltà
sane per reprimere e riordinare le malate. Né vale il porre
innanzi il cervello dei dementi paralitici come organo inec-
citabile, perchè anzi questi sono i più soggetti ad andare in-
contro agli accessi maniaci, indizio di facile irritabilità della
loro fibra cerebrale. E poi questi alienati nelle nostre Pro-
vincie non sono che il 5 o 6 per ogni 100 foUi.
Lo scopo di siffatto ed indispensabile isolamento viene
compreso in una speciale costruzione architettonica ed orga-
nizzazione della Casa che deve accogliere tali malati. Né
questa principale condizione può ottenersi, e per la quale
possono raggiungersi le altre del pari importanti, ove questa
Casa non sia situata lungi dai rumori, e per dire in una
parola, fuori dei luoghi abitati, in silenziose vaste ed amene
campagne. •
Ad ottenere quindi lo scopo più speciale di occupare le
facoltà sane per reprimere e riodinare le malate, non s' in-
tende che i folli fossero reclusi in maniera da vedersi sempre
attorno mura di prigioni ed innumerevoli inferriate, e privi
di ogni comunanza sociale; .ma di aver luoghi di passeggio,
di diporto, di occupazioni, di giardinaggio e di coltivazione
nel proprio vasto recinto, nella quiete e nella calma.
É quindi molto logico considerare che una Casa di pazzi
in mezzo ai rumori dell' abitato è molto più che riprovevole;
e tutti gli ahenisti lo hanno condannato.
In quanto alla situazione tutti gli alienisti convengono sulla
scelta del luogo, che dev' essere inclinato ed a poca e non
grande distanza dalla città, ottenendosi in tal modo sì la
calma e la quiete dei malati, che la facihtà del servizio e
dello avviamento amministrativo. Difeso dai venti del nord
™. 201 —
e dalla umidità che le colline troppo vicine e superiori gli
addosserebbero sopra, il terreno asciuttò pel piano inclinato
in cui sorge il fabbricato, con vedute ridenti e variate, acque
abbondanti, e campagne spaziose per passeggio, e per sito
ortivo e da coltivare, deve avere i limiti al di là di questi
recinti per la calma e quiete maggiore.
Nel perimetro delle grandi città potrebbero esservi luoghi
che raggiungessero tali condizioni pei giardini estesi che
rendono un terreno segregato dall' abitato : allora sarebbe
da conciliarsi la situazione dell' Ospizio con certe esigenze;
come è stato a Bologna ed a Roma, ed a qualche altro ma-
nicomio d'Italia, unendo al vecchio fabbriche nuove; e come
lo è stato a Parigi pel nuovo Ospizio clinico che se lo è dentro
la città, presenta l' isolamento opportuno pei vasti giardini
che lo circondano, e per tutte le condizioni favorevoli cui ha
dato luogo 1' elevazione dalle fondamenta.
Dice Esquirol, seguito da tutti i psichiatri, che un mani-
comio deve essere situato al di fuori e non lungi da una
città, e sopra un terreno assai vasto esposto a levante ed
alcun poco inclinato di maniera che il pendio del suolo lo
renda libero dalla umidità.
Parchappe stabilisce che « un luogo mediocremente ele-
» vato, un pendìo dolcemente inclinato, realizzano come ter-
» reno di assetto le condizioni più favorevoli per la fonda-
» zione di un manicomio; mentre le magnifiche vedute che
» potessero offrire gli Stabilimenti collocati su terreno elevato
» si fanno pagare a caro prezzo per le intemperie dell'aria
» e penuria di acqua. Il terreno deve fornire per sé stesso
» un' abbondante quantità di acqua potabile » (1).
In vero è noto come nei terreni elevati non può che ad
immensa profondità ritrovarsi acqua sorgiva e scarsa, sic-
ché si é costretto di raccogliere l'acqua piovana nelle cisterne
dalle tettoie del fabbricato, le quali pure avessero l'estensione
maggiore non potranno mai raccogliere acqua sufficiente pei
bisogni moltiplici ed incessanti di un manicomio. Altro che
(1) Parchappe, Des principes a suivre dans la fondation et la cpn-
structions des Asiles des Aliénés» pag. 186.
— 202 -
cisterne ed un pozzo profondo vi vogliono per somministrare
r acqua in un simile stabilimento di 400 a 600 pazzi, sebbe-
ne lo potesse essere bastevole per ogni altro Ospizio comune,
al quale per nulla è quello da paragonarsi. In fatti pei nu-
merosi bagni giornalieri, per le lavanderie, e per gli opifìzii
in un manicomio l' acqua deve consumarsi oltre che decupla
di quella di un Ospedale comune o di un reclusorio. Jacobi
vorrebbe al minimo 92 litri, e Conolly 185 litri di acqua per
persona, esclusa quella per uso degli Opiflcii.
Il buon senso d' ogni medico riconosce nei luoghi relativa-
mente elevati, per le ragioni ricordate da Parchappe, un
alimento facile a danno delle malattie nervose e specialmente
del sistema circolatorio sanguigno che tanto viene impegnato
nelle malattie cerebrali, e che forse n' è la causa prima.
Tutti gli alienisti convenendo su la scelta del luogo per la
fondazione di un manicomio, sono del pari di accordo per
lo spazio necessario di un terreno di recinto proporzionato
al numero dei malati reclusi.
Da 10 a 20 ettari di terreno viene accordato secondo il
numero dei 200 a 600 pazzi. (1).
Per notare qualche esempio della situazione e spazio di
terreno assegnato ad un manicomio, è utile ricordare che i
due grandi manicomi! di Londra, cioè quello di Colney Hatch
di più di 1000 folli (2) e 1' altro di Surrey di oltre 400 (3),
sono posti in una amena e grande pianura asciutta ed iso-
lata del tutto da luoghi abitati, ed hanno le occupazioni cam-
pestri ed industriali. Altri tre stabilimenti sono del pari si-
tuati fuori Londra ed in mezzo a vasti terreni. Nelle stesse
condizioni sono il quasi recente Asilo di Lincoln ossia Lin-
coln Countij Asylum, che contiene 1000 pazzi, ed è situato
al fianco sud-ovest di una collina presso la città (4), e special-
mente quello della Contea di lark a Clifton. Lo stesso è negli
Ospizi! di Edimburgo, di Glascov, Dumfries, Rainhill presso
(1) L'ettaro è pari a 10,000 metri quadrati, cioè circa a 14 moggia
legali.
(2) Ora 1200 folli.
(3) Attualmente ne ricovera 900.
(4) Curchod, De aliènation mental etc. p. 13.
»- 203 —
Liverpool sebbene mancassero delle aspirazioni odierne (1).
Con le stesse condizioni favorevoli sono situati tutti gli
Asili di Germania; e sono specialmente da notarsi quelli di
Siegburg {Direttore Jacohi)^ di Eichberg nel Ducato di Nas-
sau sulla sinistra riva del Reno, d'IUenau, di Halle, e l'asilo
incantevole di Sacsemberg nel Meklenburg-Schvv^erin.
Tra gli Ospizii della Francia che quasi tutti sono nelle
condizioni volute dalla scienza, specialmente quello di S. An-
na ed altri due ora sorti a Parigi, mi piace notare il magni-
fico Asilo di Quatre-Mares a Ruen per 400 ed ora più alienati
sorto sul programma di Parchappe, perchè è speciale pel
concetto dell' armonia dell' organizzazione interna col modo
di costruzione dei diversi quartieri, concetto preferibile a
quello delle altre nazioni. Ancora uno dei mighori tipi è il
manicomio di Marsiglia eh' è 1300 metri lontano dalla città
ed ha terreno per giardinaggio e coltivazione per 600 alienati,
ed è a fabbricati disseminati. Lo stesso è il manicomio di
Auxere eh' è a poca distanza dalla città, e può considerarsi
come modello.
Il manicomio di Vienna, di cui posseggo la pianta, e che
qui presento, ha 12 giardini.
« Il S. Benedetto di Pesaro, dice il Girolami, situato all'ovest
» e fuori della città fu nel 1828 che fu cominciato occupando
» un piccolo convento, e poi ingrandito. Ha il vantaggio di
'*'* essere isolato con variate belle vedute. Ha un parchetto ove
» sono alborati viali, compartimenti e praterie ad ortaglie e
» giardinaggio, ad aiuole fiorite, ampio suolo battuto ec. (2) ».
Il nuovo manicomio di Bologna non è dentro la città, ma
fuori, verso la strada ferrata.
Palermo ha pure il suo manicomio fuori 1' abitato.
Il manicomio provinciale di Bergamo sorge solitario e mo-
numentale nel centro di una vasta tenuta, a pie dei colli, nelle
vallate di Astino (3); ed ha 216 litri di acqua per persona.
(1) Girolami, Opere, voi. I, pag. 83.
(2) Girolami j Opere, Voi. 1.
(3) Sulla riforma del manicomio di Bergamo, Relezione della Com-
missione ece.
— 204 —
Il nuovo Ospizio di Macerata che è costato un milione e
dì cui qui presento la bella pianta, è perfettamente isolato
e dista dalla città metri 1,024,50; ed è a due piani, ed ha
vasti terreni. Anche pel quartiere dei pensionarli totalmente
separato è aggiunto uno spazio di orticoltura di metri qua-
drati 5060. Ha sei conserve di acqua alimentata da cinque
trombe aspiranti (1).
Cesso dagli esempii perchè potrei accennare a tutti gli
Ospizii veramente modelli della Svizzera, del Belgio, della
Russia , dell' America, i quali se restano per la naturale si-
tuazione geografica dei luoghi molto alti sul livello del mare
lontano, non sono certo collocati in cima ai monti, ma nelle
falde delle colline ricche di acqua e poco elevate dalle vaste
pianure e ridenti vallate che le circondano, sul livello delle
quali debbono relativamente considerarsi (2). Cosi per es. è
da riguardarsi il maestoso e vasto manicomio di Macerata,
di sopra indicato, che se è posto sopra un colle elevato di
m. 320,02 sul livello del mare, è di poca altura su le pia-
nure che gli sono a piedi. Per lo che mi limito a trascrivere
la seguente tavola sinottica di un certo numero di manicomii
stranieri, che prova l' importanza di cingere i manicomii di
vasto terreno secondo la popolazione di ciascuno di essi (*).
(1) Girolami, Relazione, p. 6, 7.
(2) Le suddette condizioni ritenute da tutti gli alienisti sono state
poste per leggi da alcuni governi, come nel Belgio:
Chap. I. Art. 1. Les établissements affectés au traitement et à la gar-
de des aliénés doivent réunir les conditions suivantes.
l. Situation et locaux salubres, bien aórés, accessibles à la lumiere et
au soleil, et pour les nouvelles constructions, sites à la campagne dans
la proximité d'une ville, ou tout au moins espace suffisant pour y établir
une exploitalion agricole ou horticole à la quelle puissent étre occupés
les aliénés [Loi des i8 juin 1850 pour le Belgique).
(*) Negli Stati Uniti di America nelle Regole con le quali debbono essere
costruiti i manicomii, vi si notano i seguenti articoli :
« 1." — Tutti gli Asili per gli alienati debbono essese costruiti alla
« campagna, almeno a due miglia da una grande città.
« 2.® — Ogni Asilo per gli alienati, qualunque sia il numero dei suoi
« malati, non deve aver meno di 50 acri {quasi 25 ettari) di terreno per
— 205 —
Francia
Senna Inferiore .
Vandea . , . ,
Basso Beno . . .
Sarte . . . , .
JnghilteiTa
Middlesex . . .
Surrey . . . .
Middlesex . . .
Yorkshire . . .
Scozia
Irlanda
Leinster .
Connaugh
Germania
Prussia ......
Ducato di Nassau. . .
Gran Ducato di Bade. .
Stati Uniti d' America
Nuova Jork, . . . .
Nuova Hampshire. . .
Pensilvania
Maine. ......
0 S P IZII
Quatre-Mares
Napoleone .
Stephansfeld.
Mans . . .
Colney-Hafch
Surrey . .
Hanwell . .
Wakfield. .
Glasgow . .
Edimburgo .
Mariborong .
Ballinastoe .
Halle. . ,
Eichberg
Illenau . .
Utica . . .
Concord . .
Filadelfia .
Augusta . .
ETTARI
MALATI
37
380
32
200
23
430
20
220
48
1004
39
400
22
1000
22
420
3l
330
28
330
9
104
9
130
41
400
38
200
34
410
S4
470
49
120
44
130
20
120
« servire da giardino e di luogo per passeggio. Ogni Ospizio dello Stato
* contenente 200 malati o più dovrà possedere almeno 100 acri { 50
« ettari) di terreno.
« ^.^ — Sarà necessario di assicurare i mezzi di elevare per giorno
" 10,000 galloni [quasi 450 ellolilri) d'acqua nelle riserve per alimen-
« tare i diversi quartieri sino ai loro piani superiori ( cioè 27S litri
« d'' acqua al giorno per individuo. »)
— 206 —
IL
Forma e divisioni dello stabilimento in piani e quartieri.
La principale condizione per la costruzione di un manico-
mio sta neir armonia ed appropriate disposizioni delle parti,
le quali nelle loro diverse attribuzioni debbono concorrere
a soddisfare ad uno scopo unico, qual' è il benessere dei
malati (1). Cioè la costruzione di un manicomio che dev'es-
sere r opera più dei precetti della medicina mentale che del-
l' architetto, se non armanizza con T organizzazione interna
del servizio, eh' è di una singolarità tutta propria, con le
esigenze dei bisogni dei malati, diverrà un Ospizio carcera-
rio. Questa tendenza funesta di far ritornare i manicomii a
carceri e prigioni in Italia, turpemente contraria ai precetti
della scienza ed a quanto si pratica nelle altre nazioni civili,
si scorge nella invasione di un concetto fìnanziero e di eco-
nomia, imperante nei varii e non uniformi regolamenti ma-
nicomiali, sul concetto di cura e di sicurezza. E ciò sarà
oggetto di altra mia scrittura.
Intanto gli Ospizii dei pazzi hanno progredito nella rego-
larità della loro costruzione ed organizzazione seguendo il
progresso della freniatrìa. In vero dai tempi di Pinel ed
Esquirol e di Desportes la questione dei manicomii cominciò
ad avere propriamente la più alta importanza; sicché ini-
ziossi una vera trasformazione delle Case dei pazzi da pri-
gioni e quartieri di Ospedali comuni in Ospedali di una spe-
cialità tutta propria; e ciò entrò nel dominio della legge e
della beneficenza pubblica. Clii considera il rapporto di Esqui-
rol del 1818 che diresse al Governo su lo stato dei pazzi
raccolti nelle prigioni e nelle orribili Case, raccapriccia; ma
si solleva nel sapere che in Napoli fin dal 1813 il Linguiti
organizzava in Aversa le Case dei matti ponendo in pratica
se non le opportune costruzioni, almeno i trattamenti uma-
nitarii e di cura proclamati da Pinel ed Esquirol, ed accolti
(1) Girolami, Opere, yoI. I, pag. 70.
— 207 —
poi dalla legge del 1838 in Francia. Già prima di tutti Chia-
rugi nel S. Bonifacio a Firenze proclamava il trattamento
dei pazzi.
Prima di accennare i precetti della scienza che vogliono
certe condizioni speciali ed innegabili nella costruzione degli
Asili dei folli, è da ricordare che dopo tanti non lievi errori,
per cui nelle due Americhe, in Inghilterra, nel Belgio, in
Germanica e specialmente in Francia si sono fatte prove e
riprove e costruzioni e demolizioni prima di ordinare i pre-
senti manicomii, che dopo tanti esempii chi si ostinasse nella
via dell' errore non può che cadere sotto le autorevoli disap-
provazioni degli alienisti (1).
Le case dei matti adunque debbono considerarsi in due
grandi e pricipali scompartimenti in armonia colla stazione
degli alienati, cioè in dimora della notte ed in dimora del
giorno. E ciascuno di questi due grandi scompartimenti vien
diviso in quartieri secondo le classi e le categorie dei malati.
E tutto questo dev' essere per ciascuno dei due sessi, total-
mente separato 1' uno dall' altro.
Il primo scompartimento per dimora della notte potrebbe
essere contenuto in due piani o meglio in uno, ed il secondo
per dimora del giorno nel pianterreno, cioè per le sale di
lavoro ed occupazioni e trattenimento pei quali potrebbe es-
sere occupata pure porzione del primo piano, ove il secondo
fosse sufficiente per dimora della notte.
Tutti gli alienisti francesi hanno introdotto come elemento
essenziale per l'abitazione dei pazzi due soli piani, ed Esqui-
rol un solo a pianterreno; trai quali primi si distinguono
gli illustri Ferrus, Scip. Pinel, Brierre de Boismont, Bottez,
Girard e tanti altri rinomati. Gli stabilimenti a tre piani non
sono che eccezioni in Francia (2). Nell'America, in Inghil-
terra, in Alemagna, in Italia sono molti Ospizii a tre piani,
alcuni a quattro, ed uno a cinque in Wakefled, e ciò è com-
parativamente alla costituzione dei quartieri che trovavans^
(1) Girolami, Opere, I, pag. 71.
(2) Parchappe, Des Principes a suivre dans le fondation et la con»
struction des Asiles des aliénés, pag. 186.
— 208 —
già fondati. Allora per la soprapposizione dei quartieri non
può essere che promiscua per le diverse classi la dimora
del giorno e della notte ed incompleta la separazione delle
sezioni. Questo inconveniente è però compensato in parte
dal vantaggio che offre il vasto spazio di terreno che recinge
questi Stabilimenti.
« Gli stabilimenti, dice V immortale Esquirol, nei quali gli
« alienati sono allogati nel primo o secondo o terzo piano
« offrono numerosi e gravi inconvenienti » (1); e ne nota un
gran numero. Esquirol modificò poi il suo sistema dei ma-
nicomii a pianterreno aggiungendovi un solo piano; e ne
diede 1' esempio a Charenton. Jacobi nel suo progetto d' Asilo
assegna per dimora agli alienati agitati gli edificii ad un
piano; per gii alienati tranquilli a due piani.
L'inglese ConoUy, tanto rinomato nella Gran Bretagna e
fuori, è di avviso che non è affatto senza gravi inconvenienti
ammettere nel? Asilo di alienati le costruzioni elevate più di
due piani. « Il terzo piano, egli aggiunge, offre le difficoltà
« di accesso e di sortita dei malati: — è inevitabilmente ne-
« gletto : — si oppone ad una buona classificazione e ad una
<( convenevole sorveglianza : — seconda 1' affastellamento di
« un troppo gran numero di malati nel medesimo spazio di
« terreno: — rende la ventilazione più difficile, e diminuisce
« la salubrità dello stabilimento » (*). Ed in vero questo im-
barazzo aumenta specialmente quando dovendo accogliere in
sì affastellati quartieri i due sessi, la separazione di essi si
rende difficile ed incompleta, come ogni rispettiva divisione
delle classi e categorie dei malati.
Qui cade opportuno notare che a Novara è compiuto un
grandioso manicomio sorto dalle fondamenta per 350 alienati
fuori la porta Genova. Esso è prossimo ad aprirsi : è costato
(1) Memolre au Ministre , 1818.
(*) Queste parole di Gonolly, come quelle degli altri autori citati^
sembrano scritte appositamente a condanna del S. Francesco Sales, che
nientemeno, come vedrassi, è formato di tre piani su di un così detto
piano matto il quale è sopra un alto pian-terreno.
— 209 —
un milione, cioè 2875 lire a piazza (1). Nella facciata ha due
piani sul pianterreno, ed in alcuni scompartimenti ha un solo
piano. Presenta sei quartieri separati oltre il gran quadrato
del centro che potrebbe essere diviso per quattro grandi se-
zioni, tutti intersecati e suddivisi da quattordici corti interne.
Questo magnifico stabilimento compresi i passeggi chiusi, i
giardini , i boschetti , la fattoria, ha un area di circa 60,000
metri quadrati cioè sei ettari (2). Ne presento qui la pianta
icnografica, che voi, o signori, potrete scorgere accostarsi
alla forma della pianta del mio programma pubblicato nel
1861, e che pure qui unisco.
Qui non intendo di esporre un programma medico da ser-
vire di norma all' architetto sul modo della costruzione del-
l'edificio che deve fare risaltare la relazione che la scienza
e la pratica voghono che passi tra l'ediflzio stesso e la sua
destinazione; ma di accennare ai principi generah che sono
indispensabili da seguirsi nella costruzione dei manicomi, che
pure il più debole buon senso non può non riconoscere.
Quindi la divisione dei quartieri deve essere dettata dalle
norme che stabiliscono una esatta classificazione dei malati
e del loro numero. Siccliè riflettendo al parere degli auto-
revoli psichiatri intorno alla classificazione degli alienati per
quartieri assolutamente distinti, queste divisioni possono ri-
dursi alle seguenti categorie, più o meno modificate che ri-
chiedono completa separazione: cioè, maniaci agitati, furiosi,
malinconici , pericolosi , monomaniaci , dementi , luridi, im-
(1) A Direttore ne fu già nominato il dott. Todi attualmente al Mani-
comio di Vercelli; ed a Vice-direttore il dott. Grazianetti.
E stato pure nominato il Consiglio di Ammistrazione , che essendo di
persone rispettabilissime, ma non istrutte della materia, che voglia pon-
derare le dilTicoltà della sua missione, e con maturità e saviezza valutare
i precetti delle discipline freniatriche e le esperienze dei dotti e pratici
allenisti, affinchè per essi il nuovo Manicomio novarese sia reso modello
non solo per la struttura architettonica e per la organizzazione interna
conforme ai dettati della scienza ora tanto in progresso; ma per additare
come gli espedienti amministrativi si rendano mezzi di cura e di tratta-
mento, ciò eh' è il raggiungere il benessere dei pazzi.
(2) Archivio ital. 1872, pag. 60.
14
— 210 —
becilli ed idioti, epilettici, tranquilli, fanciulli, infermerie. Un
quartiere totalmente a parte è indispensabile pei folli detenuti ;
ed un altro del tutto fuori del fabbricato pei pensionar! . Ed
a proposito di questi ultimi, dice 1' autorevole Conolly come
regola, di non ammettere nel medesimo manicomio indigenti
e pensionar!; e dove ciò si volesse stabilire, com' è a Glasgow,
si diano le abitazioni completamente separate. (*)
Il numero alcerto di una categoria di malati non è eguale
a quello dell' altra ; percui il quartiere rispettivo ne avrà la
capacità proporzionata; e più quando un manicomio può essere
limitato ad accogliere poche categorie e specie di folli.
La cifra delle categorie degli alienati è determinata dalla
cifra totale di essi rispetto alla popolazione della provincia.
Esquirol ritenne per l'Italia un alienato in ogni 3000 abitanti:
i miei studii e le mie ricerche mi han condotto a potere sta-
bilire su di ogni 1500 abitanti un folle; e pare che gli alienisti
non vi abbiano disconvenuto. Sicché per la Provincia di Na-
poli potrebbe stabilirsi una cifra di poco più di 500 matti.
Essendo lo scopo della destinazione dei quartieri la sepa-
razione effettiva delle diverse categorie dei malati, ne sorge
assoluta la conseguenza, che ciascun quartiere sia costituito
in modo che la popolazione alla quale è destinato vi trovi
tutt' i mezzi di abitazione, di occupazioni e di esercizi, di si-
curezza; per cui i dormitori, le celle, le sale di lavoro, di
trattenimento, i luoghi per passeggio coperto ed all'aria libera,
la sala dei bagni, il refettorio ec. debbono essere per ciascun
quartiere.
Né è qui da trasandare una osservazione importantissima
(*) In Inghilterra il 12 febbraio 1877 fa incaricata dalla Camera dei
Comuni una numerosa Commissione per esaminare il funzionare della
legge su gli alienati nel Regno Unito. [Le mental sclence, /." trimestre
i878). In quel rapporto tra le imperlanti notizie rileviamo, che per le
leggi inglesi, nei pubblici manicomi se si ammettono pazzi pensionar!,
la sezione che li accoglie è totalmente dall'Ospizio separata, e se ne
mandano non pochi ai manicomi privati. Anzi in questo progetto ultimo
si vuole invece che s'incoraggino i privati manicomi. \
Pel quartiere del pensionato in S. Francesco Sales si vegga l'ulti-!
ma pagina.
— 211 —
intorno al volume d' aria necessario nei luoghi dì dimora della
notte. Sono da stabilirsi 28 metri cubi d'aria per ciascun in-
dividuo in luogo chiuso'; così i dormitori e le stanze per la
notte debbono per 500 folli contenere non meno dì 14,000
metri cubi d'aria.
I diversi elementi che entrano nella costituzione del servìzio
generale e speciale medico ed amministrativo dello stabili-
mento accennano certamente ad una parte separata del fab-
bricato; sicché debbono bene valutarsi nella costruzione e
situazione di questa parte le relazioni reciproche che sono
indispensabili trai quartieri degli alienati ed il servizio ge-
nerale.
Non dovendo qui, come ho detto, proporre un Programma,
non ho discorso dei sistemi francesi, alemanni, inglesi, ame-
ricani e misti , perchè ho notato pel mio assunto degli
elementi nei quali quei sistemi s' incontrano, e che la scienza
e la pratica ne han fatto principi assoluti ed ineluttabili da
seguirsi assolutamente nella formazione degli Ospizi dei pazzi.
Da tutto questo è chiaro dedurre , che un fabbricato qua-
lunque costruito per tutt' altra destinazione che a contenere
ahenati di mente potrebbe per certe trasformazioni pure
possibili divenire un tollerabile manicomio malgrado mancasse
una delle condizioni accennate; però dove avesse le condizioni
della situazione opportuna e non la distribuzione armonica
dei quartieri, o viceversa, sarebbe una impossibilità assoluta
rivoltare la vecchia fabbrica in sei od otto quartieri pei maschi
ed altrettanti per le femmine, e ciascuno per la distribuzione
prefissa.
Quindi non resta allorché vuoisi un manicomio che deter-
minarsi alla scelta del luogo per farlo sorgere dalle fonda-
menta.
Sì gli alienisti che ogni altro medico e chiunque abbia buon
senso non può ora non ammettere che manicomi dì pianta.
Il mio Programma di un manicomio pubblicato nel 1849 e
poi ampliato e riprodotto nel 1861 contiene lo scopo di un
sistema italiano. E permettete, o signori, che io accenni i miei
principi per mezzo delle parole dì autorevoli alienisti. E se
oso innanzi a voi citare qualche risultato delle mie esperienze,
— 212 —
non crediate che io lo faccia per vanità od orgoglio ; ma
perchè mi è stata sempre fìtta in capo la massima del nostro
illustre Borrelli (LallebasqueJ nella sua Ititrodu.zione alla
Ulosqfìa naturale: cioè, « è senza dubbio un gran merito di
« rendere sua la esperienza, la meditazione ed i lumi di tutt'i
« tempi; ma mi parve sempre biasimevole il non profittare dei
« propri ». (1) Nel rapporto sui miei lavori alla Società medico-
psicologica di Parigi, Motet illustre psichiatro riferisce {Sessio-
ne dei 26 maggio 1866). «Uno dei più importanti lavori del
« dottor Miraglia data dal 18G1, che ha per titolo: Program-
« ma di un manicomio modello; questo lavoro coscienzioso,
« frutto di lunghi anni d'esperienza, merita di essere segna-
« lato; indipendentemente dalla parte architettonica propri a-
« mente detta , contiene ancora una esposizione delle sue
« dottrine mediche: sotto questo titolo esso presenta un dop-
« pio interesse ».
Il Nestore degh alienisti francesi Brierre de Boismont os-
serva negli Annali medico-psicologici dì Parigi {marzo 1869):
« Noi abbiamo avuto occasione di segnalare nella nostra
« prima memoria su gli Asili d'Itaha (1830) i grandi incon-
« venienti del manicomio di Aversa; ed è per rimediarvi che i
« il dott. Miraglia ha fatto un Progetto di Asilo. Il piano i
« generale è soddisfacentissimo; noi vi abbiamo marcato una
« sezione speciale pei detenuti folli. Egli pone per principio
« che neir interesse dell' igiene, i dormitori non debbono con-
ce tenere più di 16 letti e qualche volta meno ancora ».
Scrivevami l'amico e collega di Gali, il dott. Fossati, au-
torità importantissima: « Parigi, 26 febbraio 1862. Mio pre-
« giatis. dott. Miraglia. Ho letto attentamente il vostro Pro-
(1) Il Bonacossa uno dei più illustri ed autorevoli psichiatri italiani
nei suoi Frammenti di lezioni teoriche di medicina "psicologica (1870), a
pag. 38 « colloca tra gli scritti su cui devesi rivolgere T attenzione per-
« che versano sui provvedimenti opportuni per le diverse qualità dei
« mentecatti, e sulle maniere di costruire, dirigere ed amministrare i
« manicomi, quelli di Pinel Scip; di Parchappe, di Girard, di Gianelli,
R di Casiiglioni, di Miraglia, di Conolly, e delle Commissioni speciali
« del Belgio e di Parigi »,
— 213 —
In gramma , e vi trovai con mia soddisfazione ottimi avver-
i « timenti pratici, molte osservazioni giuste, opportune, inte-
! (( ressanti, le quali provano la vostra esperienza nell'arte di
, « dirigere i manicomi, e come sappiate far camminare insieme
« la scienza con la pratica )>,
Lo stesso Fossati scriveva ali' egregio architetto N. Stassano
che aveva eseguito il Progetto architettonico sul mio Pro-
gramma: « Pregiatis. signor Stassano. Nella lettera che scrissi ,
« verso la fine di febbraio al signor Direttore Miraglia ,. mi
« compiacqui fare un cenno della sua persona per lodare
« sinceramente il suo piano architettonico per un manicomio
« tal quale l'osservai inciso nel Programma stesso del signor
« Miraglia... Un Ospizio di alienati dev'essere, secondo me,
« intieramente nuovo, costruito su d' un vasto terreno, espo-
« sto convenevolmente, e nelle condizioni volute per un simile
« stabilimento. Col riadattare vecchie costruzioni ed aggiun-
« gervene delle nuove si rischia sempre di fare cose imper-
« fette e poco soddisfacenti pel servizio medico e per l'arte
« architettonica ».
Né si creda che i soli alienisti e medici vogliono che i ma-
nicomi sorgessero di pianta, ma pure ne son convinti i profani
però provvisti di buon senso. Senza andare ai ConsigU pro-
vinciali di Milano , 4i Macerata , di Bologna , di Parma , di
Novara , di Roma, di Pesaro^, che han fatto già sorgere ospizi
di pianta in tutto o in parte, è utile ricordare nella Relazione
del Prefetto al Consiglio provinciale di Caserta, nella Sessione
del 1866, intorno al manicomio di Aversa, ciò che dovrebbe
essere di ammaestramento alle altre Provincie , le seguenti
parole : » In rapporto agli edifici, e particolarmente la Casa
(f muliebre, non solo si è disposto, ma trovasi già eseguito
« un progetto generale pel completamento della Casa princi-
« pale della Maddalena, di quella di S. Agostino, e perchè
« una nuova Casa muliebre sorgesse dalle fondamenta; e tutt'i
« relativi lavori già sono nell'esame dell'Officio tecnico. Tali
« progetti sono stati elevati alla base di relativi Programmi
« medici fatti dal cav. dott. Miraglia, Direttore del manicomio,
« espressamente da noi a ciò invitato, onde i lumi della scien-
te za fossero serviti di presidio all' arte ; e possiamo sin da
— 214 —
« oggi assicurare che ogni classe di malati avrà la sua divi-
« sione e quartiere separati ; che vi saranno giardini , pas
« seggiate in portici coperti, e viali; e che specialmente p^
« la casa muliebre situata in amena campagna lungi dì
« l'abbitato, sorgerà modello, secondo i più recenti trovati
« e tali da conciliare economia nelle spese di costruzione'
« ed un risparmio avvenire per le minori spese di sorve^
« glianza. »
Ed in prova di ciò nella Casa centrale del Manicomio dì
Aversa si continua il nuovo fabbricato dall'Architetto N. Stas-I
sano secondo il progetto architettonico da lui elevato sul mio|
Programma.
Convengo essere indubitato che la Provincia cui la legge
impone il mantenimento dei pazzi non deve non pensare aliai
economia. Ma certo chi ha buon senso sa , che 1' economia;
non sta che nell' ottenere lo scopo vero di quello che s' inten-
de fare; cioè di andare di pari passo nella duplice questione
economica e medica; e non fare di una questione di cura e
trattamento una imperante ed esclusiva questione finanziera:
ed economica. E poiché le condizioni indispensabili per far
sorgere un manicomio sono collegate ai mezzi economici in
maniera che oggi il servizio generale dell' Ospizio non è che
medico -amministrativo , non importando che non lo sia in
Aversa ed in Napoli , un programma medico per la costru-
zione ed organizzazione di un manicomio non può separarsi
da quello amministrativo. Ecco perchè sarà utile di toccare
di volo questa seconda parte che unita alla prima ne rafforza
i precetti, ne svolge l'utilità, e diventa il vero mezzo del be-
nessere dei malati: e tutto questo é già entrato nel dominio
della medicina mentale.
III.
Spese di fonda.:sione pei manicomi.
La questione delle spese occorrenti per l'elevazione di un
manicomio diventa impossibile ad essere risoluta ove vogliasi
considerare in una maniera generale , e senza che ne sia
— 215 —
guida un programma medico che ne fìssi gli elementi nella
loro applicazione pratica ; così che essa entra nel dominio
deir architettura medico -freniatrica.
Però ponendo a calcolo le varie condizioni che si presen-
tano nel carattere architettonico della costruzione, nella na-
tura e nel prezzo dei materiali di costruzione , nella natura
e situazione del terreno di assetto e di quello che lo circonda,
nella più o meno elevazione dell'edificio che comprende la
più 0 meno grossezza delle mura; e tutto secondo le condi-
zioni particolari del paese , si può giungere ad. un risultato
effettivo. Né è da trascurarsi il considerare che a norma che
il numero dei malati sorpassa i 200 a 600, diminuisce rela-
tivamente la spesa di fondazione neir aver riguardo al pre-
fisso numero dei quartieri ; e più perchè minora la spesa
ventura del personale di servizio e di assistenza , relativo al
numero dei pazzi.
Senza svolgere le ragioni delle varietà delle spese che si
presentano nei diversi paesi, e che ognuno può considerare
da sé, é utile che mi fermi sui fatti che già possono dimo-
strare una certezza nel fissare le spese approssimative per
la fondazione di un manicomio. Ed è da notare che se la
Francia più delle altre nazioni presenta un esempio di con-
dizioni soddisfacenti che permettono di calcolare per ciascu-
na piazza di alienati la spesa di costruzione da lire 1681
a 2857; in Italia, e specialmente nella Provincia di Napoli,
sono da ottenersi risultati economici più favorevoli : né è da
presentarsi come pretesto di enormità di spesa alcuni Ospizii
stranieri, come i tre Asili ora sorti a Parigi che accolgono
1840 foUi, e che sono costati 23 milioni di franchi; il nuovo
manicomio di Vienna (1840) che per 400 alienati ha subito
la spesa di tre milioni di fiorini, e quello di Zurigo per 250
pazzi tre milioni di lire. Io sono alieno dì questo spreco di
lusso di ornamenti e di comodità che aggravano tanto le
Amministrazioni; sfarzo che mal si addice alla istituzione
delle Opere pie, e molto più all'indole dei malati che lo Sta-
bilimento deve accogliere. Però non posso condannare la
Provincia di Venezia che ha speso pel nuovo manicomio mu-
liebre 2,200,000 lire, perché ha dato alla vastità del fabbri-
216
cato quello che non poteva dare ad ottenere un grande spazio
di terreno. (*)
Esquirol valuta il costo di ogni piazza da lire 1000 a 1250.
Desportes, lire 2,000.
La Commissione Belga ha stimato 1' esecuzione di un Asilo
di 400 folli pei due sessi una spesa totale di 700,000 lire,
cioè lire 1750 per piazza.
Una valutazione di studii che è stata fatta dall'Ammini-
strazione dei manicomii di Parigi, ha portato, ritenendo pure
le spese d'inopportuno lusso, il costo della piazza a 3,333 lire.
La seguente Tavola nota le spese di costruzione dei prin-
cipali manicomii stranieri, nel loro totale, e per ciascuna
piazza.
NUMERO
S P E
S E
delle
TOTALE
per ciascuna
piazze
per costruzione
piazza
Inghilten^a
Wakelfield
Hanwell
Surrey
304
600
360
980,000
1,931,000
1,686,675
3,255
3,219
4,683
Stati Uniti d' America
Ohio
Butler
350
130
763,000
411,630
2,183
3,189
Alemagna
Halle : . .
Illenaii *
400
410
730,000
1,230,000
1,875
3,049
Francia
IVapoleou.Vaadei
Le Maas
Wiort
200
200
220
220
380
330
360,000
383.000
370,000
480,000
809,oon
1,000,000
1,809
1,928
1,081
2,181
2,129
1,800
Rodez
Quatremares
Auxere
(*) Eppure il fabbricato di questo manicomio muliebre a Venezia
nell'isola di S. Clemenle occupa 30.000 metri quadrati (3 ettari) di
suolo, e 60,000 metri quadrati (G ettari) di terreno coltivabile e per
passeggio.
— 217 —
Il terreno da aggiungersi indispensabile si è convenuto in
seguito dell' esperienza, che nella spesa potrebbe essere da
100 a 200 lire a piazza.
Da questa esposizione di fatti pratici sorge da sé la con-
seguenza, che r adattamento a manicomio di una fabbrica
sorta per tutt' altra destinazione, oltre di essere impossibile
a raggiungere lo scopo, pel tentativo delle trasformazioni e
demolendo e ricostruendo, richiede una spesa se non mag-
giore almeno eguale, e sia pure poco minore, che se 1' edi-
ficio si elevasse dalle fondamenta. Potrei riferire molti esem-
pii, ma è sufficiente il limitarsi ai due seguenti, pur troppo
a tutti noti. Dal 1813 fin ora per le Case di Aversa, prigioni
antiche e vecchi conventi , si è speso , e senza ottenere lo
scopo, tanto danaro da superare quello che sarebbe stato
bisognevole per farle di pianta. In vero il nuovo quartiere
anteriore di quell'Ospizio centrale, che accoglie 150 alienati
oltre 12 o 15 pensionarli adattabili in dodici duplici stanze,
contenendo pure a pianterreno gli ufficii di Amministrazione,
è composto di due piani sul pianterreno, e che io non ho
mai approvato per la sconcezza della costruzione e posizione
inopportuna; ed al quale feci apportare dall'ingegno dello
stesso architetto N. Stassano una possibile modificazione; è
costato con tutte le sue grosse mura e profondissime fon-
damenta, già così fatte perchè pensavasi di elevarvi il terzo
piano, lire 246,382,00, cioè 1521 lire a piazza (1); molto
meno di quello che si è sciupato per le fabbriche vecchie,
che io ho sempre detto di non cessare, malgrado questo
sciupio di danaro, di rappresentare covili da bestie (2)
Ecco il secondo esempio : — Si è voluto affermare , come
rilevasi nella discussione del Consiglio provinciale di-Napoli
dei 16 giugno di questo anno 1874, che nei progetti archi-
tettonici per S. Francesco Sales già fatti, 1' acquisto di esso
locale, la riattazione del cadente vecchio e la riforma di ri-
duzione non oltrepasserebbero la spesa di 900,000 lire, cioè
(1) Mìraglia, Programma di un manicomio modello, pag. 118.
Aversa, 1861.
(2) Miraglia. Ivi, appendice a questo programma, ed altri lavori.
— 218 —
lire 1800 a piazza per 500 folli, cifra oltre che sufficiente
per erigere un manicomio dalle fondamenta; mentre potrei
dimostrare che per S. Francesco Sales verrebbe ingoiata la
somma di circa 2,000,000, cioè 4,000 lire a piazza, e senza
ottenere lo scopo. (*)
In somma un manicomiio eretto dalle fondamenta per la
Provincia di Napoli, volendosi essere molto largo di conces-
sioni, non costerebbe che 2,000 lire a piazza, cioè 1,000,000
pel totale di 500 folli; ed altre 200,000 lire se gli alienati
si volessero portare al numero di 600: cifra eguale e forse
minore di quella che assorbirebbe la riduzione dell' impos-
sibile edificio di S. Francesco Sales. E dove pure costasse
1,500,000 hre, cioè 3,000 lire a piazza, eh' è poco più del
nuovo magnifico Asilo di Novara ( pag. 209 ) è sempre da
preferirsi, perchè uno Ospizio sorto di pianta è la vera rea-
lizzazione del fine del trattamento profìcuo dei pazzi e della
economia. E la Provincia di Napoli ne ha i mezzi più di
altra Provincia italiana, dove pei manicomii hanno speso
due e tre miUoni.
Quindi preferire un fabbricato che al certo, in qualunque
maniera vogliasi considerare, non raggiungerebbe nulla di
quello che offrirebbe un edifìcio eretto dalle fondamenta, è
violare i precetti dell' economia, è tradire lo scopo della be-
neficenza pubbhca, è segnare un regresso che ritornerebbe
i folh alle prigioni.
IV.
Applicasione negativa dei principii suindicati alla induzione
delV edificio di S. Francesco Sales a manicomio della Pro-
vincia di Najjoli.
Dopo tutto questo che ho sì rapidamente esposto, non resta
che descrivere sommariamente il fabbricato di S. Francesco
(*) Il manicomio di Auxerre in Francia ritenuto come modello da
tutti gli alienisti per 300 pazzi è costato lire 1,000,000, cioè 1,800 lire
a piazza; e S. Francesco Sales. che non sorgendo dalle fondamenta si
ha il coraggio di appellare modello, costeret)be assai più di lire 10,630
per ogni piazza ! Si vegga la nota 2 a pag. 163,
— 219 —
Sales e la sua situazione per vedere se sia suscettìbile a tra-
sformarsi in manicomio; osservando che dove lo fosse stato
creduto, è stato d' uopo o di rinnegare i precetti fin più ovvii
della scienza, ovvero ostinarsi a mutare i fatti con 1' asserire
che quell'edifìcio ne presenta tutte le condizioni favorevoli;
ed in questo modo si può essere bene logico in conseguenza.
Io vi presento, o signori, la pianta topografica del fabbri-
cato di S. Francesco Sales. Essa è limitata in tutte le sue
parti esterne; poco importando la conoscenza delle parti in-
teriori , perchè tutto 1' esterno è troppo eloquente per dimo-
strare l' impossibilità di qualunque opportuna distribuzione
interna ; imperocché questa topografia si presenta troppo
chiara negazione dei principii scientifici e pratici di sopra
accennati.
Linea di fabbricati
Strada Infrascata
Nord — est
Sud — ovest
Edificio di S. Francesco Sales
A sinistra della parte più erta della strada Salvator Rosa
(Infrascata) è situato l'edifìcio di S. Francesco Sales. L'al-
tezza del pianterreno di questo fabbricato sul livello del mare
risultata da diverse osservazioni barometriche è di metri 123;
— 220 —
ed in fatti, le pressioni barometriche, osservate contempora-
neamente su la R. Specola e sopra S. Francesco Sales a dì
25 agosto di quest'anno 1874, ore 9 a. m., sono state le
seguenti :
Stazione di S. Francesco Sales
Baroni. Mill. 754,6
Term. Cent. 23,3
Gabinetto Meteorologico
751,8
23,0
Il Gabinetto della R. Specola, eh' è la parte più alta dell'Os-
servatorio, é elevato sul mare metri 149,28. Così aggiun-
gendo all' edificio di S. Francesco Sales V altezza propria di
metri 24, esso non è che uno o due metri meno elevato
dell' altissima Specola.
Questa grossa fabbrica ha la forma di un parallelogrammo
con un solo cortile in mezzo, X; e con prolungamento molto
stretto nel lato sud-est. — Il fronte a h dell' edifìcio verso la
strada (nord-est) è della lunghezza di circa metri 122, e si
eleva per circa metri 24; e si compone del pian-terreno ,
d' un piano matto e di tre piani superiori ; e ciascuno di essi
contiene 27 finestre, cioè 108 tutta la facciata. Questo lato
nord-est del fabbricato è preceduto di una spianata g h h a
della larghezza di circa 9 metri a livello della strada, e che
quindi ha di fronte una lunga linea di torreggianti palazzi l m.
La prima parte del fabbricato nella rivolta b e { sud-est )
è molto stretta e non ha luci: — la 2.* parte rientrante d e
esposta egualmente a sud-est , ha delle luci , e si eleva di
due piani superiori sul piano matto e su quello terreno.
Il lato poi nord-ovest afe preceduto da un piccolo portico
n o, ed ha una spianata g i della larghezza di circa 11 me-
tri : — contiene 9 finestre cioè 36 nella facciata, e si eleva
alla medesima altezza di quello di fronte alla strada. Non
così quello al sud-ovest / e, che ha due piani superiori oltre
il piano matto ed il terreno, a cui rimane a scarpa uno stretto
passaggio / k sostenuto da un pilone che s'innalza per circa
metri 21 dal fondo alieno fcottoposto , coltivato a scaloni ,
— 221 —
ciò che dà l'aspetto di uno sconcio burrone (*). Questo lato
parallelo a quello di fronte della via , n' è più corto ed ha
18 luci, cioè in tutta la facciata 54 finestre.
L'interno dell'unico cortile ha molte finestre corrispondenti
ed ha delle logge.
Sicché questo edificio nelle finestre esterne sarebbe mu-
nito di 220 formidabili inferriate , funesta e raccapricciante
vista ai riguardanti, sì di dentro che di fuori, e delle quali
108 a fronte della via e di una linea di alti palazzi, e che
per evitare il doloroso spettacolo dei folli, dovrebbero queste
finestre essere, come già lo sono elevate dai pavimenti , a
danno dell' igiene e del sollievo di quelle menti turbate. Ed
aggiungendovi le non poche inferriate nell' interno del cor-
tile (**), altro che prigione diverrebbe l'edifìcio. E tutto questo
si farebbe quando gli alienisti tutti convengono che se intie-
ramente nei manicomii non possono evitarsi le inferriate ,
come del tutto mancano nel grandioso Ospizio d' Illenau ed
in molti altri, come in varii di quelli della Svizzera (1), che
sieno almeno nel più scarso numero e lontane per quanto è
possibile dalla vista dei malati, i quali altrimenti avrebbero
sempre presenti gli istrumenti della loro reclusione. Anche
per questo si vogUono manicomii ad un piano o al più due
sul pianterreno; oltre a che si eviterebbe la enorme spesa
di centinaia di cancelli di ferro.
Il lato adunque nord-est eh' è il più esteso ed elevato del-
l'edificio, subirebbe i rumori di una strada in mezzo all'abi-
tato; e quella strada è una delle più popolate di Napoli e
specialmente pel volgo baccante e buontempone che corre
in quei paesetti vicini; né sarebbe da quella linea di palazzi
che gli sta di contro garantito dagli aridi venti boreali, che
(*) Questo terreno ora accomodato alla meglio, non è più di mezzo
ettaro ! ed è circondato di palazzi, sicché il circuito di alte mura non lo
toglierebbe alla vista troppo vicina dei curiosi.
(**) Già finora una delle logge che affacciano al cortile è stata munita,
come diremo, di una immensa graticola di novanta quintali di ferro!
(1) L'Ospizio di Waldan presso Berna ha tutte le finestre senza in-
ferriate. Del pari sono quelli di Prefargier, e di Yernaies a Ginevra,
— 222 —
si sa quanto in Napoli dominano da nord a nord-est da
aprile a settembre. -— Il lato nord-ovest è sottoposto alla
collina di S. Elmo , la quale come un incubo rovescia su
r edificio di S. Francesco Sales non solo 1' umidità propria,
ma di rimbalzo anche quella che essa arresta dai venti au-
strali. In fatti questi venti australi che dal sud al sud-ovest
sono dominanti da ottobre ad aprile, ed ai quali sono esposti
gli altri due lati del fabbricato, sogliono apportare la calda
e noiosa umidità e le piogge, di cui è tanto molesta l' influen-
za nelle abitazioni ricinte e chiuse. Ad oriente, a cui dovreb-
bero essere esposti i manicomii, S. Francesco Sales non ha
che r angolo h verso lo stretto lato che non ha luci. Per la
qual cosa non credo che finora siavi stato medico che abbia
potuto consigliare ad un infermo di cervello e del sistema
nervoso e circolatorio sanguigno la ventosa stazione di S.Fran-
cesco Sales o della Specola (*).
(*) Neil* ospedale della Cesarea situato al fianco sud-est del S. Fran-
cesco Sales, i prof. Capobianco e Gennaro Marini, già addetti a quella
clinica, mi assicurarono, che fino dal 1831 vietarono che si ammettessero
infermi acuti o cronici di malattie nervose e del sistema sanguigno, e
specialmente de! cervello e del cuore, perchè siffatti malati certo vi
peggioravano, e taluni vi morirono subito. E ciò lo avvevano avvertito
pure gli infermieri.
Intanto si crede di essere stata risoluta la questione dell'an'a quan-
do si sono portati dall'Arco all'Ospedale Gesummaria, ch'è meno alto
del Sales, alcuni pazzi , di cui qualcuno si è ritenuto guarito e qualche
altro migliorato. Sebbene ciò sia un esperimento che non indica nulla ,
ove non soddisfacesse i semplicioni , siamo rimasti sorpresi nel leggere
in una Belazione del 1880. pag. 15 le seguente linee: — « Il Fedele
« famiglia di pazzi con delirio sistematizzato e presso che imbecillito,
« inutile ad ogni occupazione all'Arco: nel Gesummaria sereno ed
« ilare, capace di una certa conversazione; raccontando diversi e piccoli
« aneddoti della sua prima vita, si accomoda da se il letto : mi domanda
« imbecillescamente di volere sposare qualche inserviente del Gesum-
« maria... « — E si conchiude che se questo antico ospite dell' Arco
ET esse una famiglia, si sarebbe potuto dare per migliorato.
Noi su questo miglioramento del sessagenario Fedele, con la nostra
solita franchezza, non crediamo affatto, anzi essere peggiorato, perchè
tutto quello che dicesi di lui, lo presentava nella sua annosa dimora
— 223 —
L' isolamento adunque per S. Francesco Sales è impos-
sibile , e la situazione è inopportuna tanto pii^i che non
nel rr.anicoraio di Aversa e meno imbecillescamente. Costui è un imbe-
cille per cattiva organizzazione del capo, e che da tanto in tanto era
sorpreso da accessi lipemaiiiaci o maniaci inoffensivi, perchè si presen-
lava ora triste ed ora ilare; non permetteva che alcuno rifacesse il suo
letto; le sue saccocce erano sempre piene di oggetti che credeva biso-
gnargli; a tavola si presentava un'ora prima per occupare sempre lo
stesso posto , e se non si era sollecito a togliere il piatto lo leccava dicen-
do essere uso di famiglia; nelle conversazioni che tenevansi il giorno e
la sera nella sala. Fedele era la lepidezza dello scemo raccontando le
vanità della sua vita in Napoli, che si riducevano ad essere capo di ra-
gazzi baccanti che lo seguivano, poiché egli con la pipa in bocca ed il
bastone alzatone credeva essere un generale. Neil' Ospizio di Aversa
noi gli permettevamo di uscire per la campagna; allora egli volgevasi
da tanto in tanto per vedere se noi ammiravamo il suo andare da guap-
po. Ad ogni donna che incontrava diceva, senza fermarsi, che senza
dodici mila docati di dote non l'avrebbe sposata. Ritiratosi voleva as-
solutamente venire a domandarci se si era condoìlo bene. In questo
moda guappesco facemmo fare nell'aprile del 1861 il suo ritratto intero
in fotografia, di cui presentiamo qui una copia in incisione. Essendo la
fotografia un pò scolorata, il ritratto è riuscito un poco più giovine di
quello cls'era pure or son venti anni.
— 224 —
può ottenere 10 a 20 ettari di terreno, e che sia fuori dal-
l' abitato.
Costui ha avuto due sorelle pazze nel manicomio Fleurent a Capodi-
chino, delle quali una, simile di aspetto e di mente al fratello, vi dimora
del 13 gennaio 1863 ( cioè da 18 anni) , ed è ora dell'età di 69 anni;
l'altra a nome Anna Maria dal 1854 al 1871 vi fu ammessa per tre volte,
uscendone sempre non guarita; venendo accolta nell'Ospizio dell'Arco.
Un altro fratello a nome Raffaele ha dimorato nel manicomio stesso
d' Aversa, del pari sceme ed allucinato dal 19 agosto 1850, e ve lo la-
sciammo a settembre 1869 { num. 86 del Registro ).
Ma non si creda che questo Francesco Fedele sia un arnese di mani-
comio di una diecina di anni.
Noi abbiamo detto a nota della pag. 176 che possediamo l'originale
del grande Registro del manicomio di Aversa, dal quale ricaviamo pel
Francesco Fedele le seguenti notizie- — Egli fu accolto nelT Ospizio
aversano a 24 giugno 1843, nell'età di 21 anno, aflfetto da imbecillità
con accessi maniaci di cui le cause si ritennero nella organizzaziene e
nella vita dissipata, e ne uscì nel medesimo stato a 22 luglio 1846. Vi
fu riammesso a 29 luglio 1854, e vi rimase fino al 1872 epoca in cui
passò al manicomio dell'Arco, ove attualmente ritrovasi. Eccone la
craniagrafia notata nel n. 39 del citato Registro. Ed intanto facciamo
osservare che noi non diamo alcun valore alla craniometria, ove non
fosse che per valutare il volume delle circonvoluzioni cerebrali quali
mezzi di manifestazioni delle singole facoltà fondamentali della mente,
e quale una delle ragioni per riconoscerne il grado morboso.
Circonferenza del cranio alla base 560
Arco superiore dalla radice del naso all' occipite Sdìj
» da nu foro acnsfico all' altro 5S0
Curva dal foro austico all' individualità ( radice del naso ) . . ISO
» alla benevolenza (innanzi alla fontanella) 1J55
» alla fermezza (sincìpite anteriore) . . 190
» alla fitogenitura (alla sutura lambdoidea
nella parte superiore dell'occipitale )• 130
» alla spina occipitale 12r>
Diametro della filogenitura all' individualità 170
» tra le distruttività ( regione temporale ed inferiore pa-
rietale, cioè 'immediatamente sopra il meato uditorio) 130
» tra le secr-etivilà ( l)orclo inferiore dei parietali in dire-
zione del angolo sfenaidale) ........ 133
» fra le costruttività ( al di sopra della sutura sfeno-
temporale) ■,,.,... U.'ì
— 225 —
L' acqua dovendo attingersi da un profondissimo pozzo e
dp, una cisterna non può essere sufficiente pei moltiplici; é,d
incessanti bisogni del manicomio (1). " . •
Circoscrìtti in uno spazio limitato tre e quattro piani sul
pianterreno, rientranti in un solo cortile, è impossibile una
distribuzione architettonica opportuna dei quartieri e delle
sezioni, che debbono avere i relativi isolamenti; condizione
vitale per una Casa di pazzi, e che non ammette questione
alcuna: per lo che la esecuzione del servizio medico e di
vigilanza sarebbe ineseguibile, malgrado si concedesse un
aumento di personale; salvo se si volessero sei od otto car-
ceri ermeticamente chiusi per ciascuno scompartimento dei
due, sessi; o tenere i matti a masse come branche di pecore.
Ma lo sconcio principale della costruzione di questo fab-
bricato si è un piano matto sul pian-terreno , sicché il pri-
mo piano da abitarsi diventa altissimo, e così in seguito gli
altri piani superiori. Ed è da notare che il regolamento per
questa provincia di Napoli non permette di accogUersi che i
soli folli pericolosi!, sebbene mettesse frai tranquilli i/(pe-
maniaci pericolosissimi, escludendone l'ammissione!
Intanto si è detto di non avere bisogno di vasto terreno
il nuovo manicomio perchè le popolazioni meridionali non
sono agricole, mentre colui medesimo che questo afferma
censurò lo Stabilimento di Aversa di non avere ammessa la
coltivazione dei campì. È comodo questo adagiarsi secondo
le circostanze! Malgrado ciò molti, contadini entrano pazzi
Diametro tra le circospezioni (regione superiore posteriore, late-
rale dei parietali ). . . , ... . . . , . 140
» tra le combattività ( angolo posteriore inferiore o mastoì-
deo dei parietali) . ........... 140
Dopo tutto questo siamo soddisfatti di confessarci asini per non sape-
re noi ricostruire il cervello di un seoii-idiota come di non sapere tra-
sformare un impossibile è vecchio fabbricato a manicomio!
(1) 11 Manicomio di Aversa per le tre Case e per 800 folli, oltre a
due grandi cisterne ha undici pozzi pochissimo profondi (metri 24) a
tre dei quali sono le trombe idrauliche; eppure può dirsi non avere $he
acqua appena sufficiente. .
15
— 226 —
nell' Ospizio. Anzi se si dovesse argomentare dal numuro
dei contadini che vengono accolti nel manicomio, sarebbe
da accertare di essere il paese non poco agricolo.
In vero rilevasi dalle statistiche del manicomio di Aversa
da me radatte, che dal 1860 a tutto il 1867 tra gli accolti
ed insieme le posizioni annue si è ottenuto il seguente nu-
mero di contadini a fronte della cifra totale in ciascun anno,
cioè il 20 circa per 100 : cifra non lieve quando si considera
che nessuna altra arte o professione ha presentato un nume-
ro relativamente eguale non molto inferiore di folli.
CONTADINI
FOLLI ACCOLTI
ed esistenti in ciascun anno
ANNI
- — -««a ^ -_«-*=-
——«a.. ^ .-«»
*.— ^
UOM.
DON.
TOT.
UOM.
DON.
TOT.
1860 61-62
16J>
165
330
1217
646
1863
1863
115
136
251
7"48
376
1121
1864
152
169
321
842
2-7
1269
186^
143
130
273
864
391
1255
1866
i47
123
270
885
383
1268
1867
Tot.
167
121
287
870
387
12i7
887
844
1733
5426
2610
8086
Dopo tutto ciò si resterà sorpreso in sentire che io non
mai ho approvato tra noi la colonizzazione dei pazzi, E questo
lo manifestai fin dal 1845 nel Concresso scientifico di Napoli
e poi nei miei lavori; e non per la ragione di ritenere tra
noi ima popolazione poco agricola; ma perchè accogliendosi
nei nostri manicomii per lo più malati acuti e pericolosi, e
non avendo cretini ; e perchè l' occupazione della vanga e
della zappa nel nostro clima non sarebbe per essi un mezzo
di cura, non potrebbe estesamente ottenersi la coltivazione
dei campi. Ciò non toglie che io non avessi propugnato il
largo giardinaggio, ed il bisogno di vasto terreno sì per
questo che pei lavori all' aria libera , per passeggio, e per
giardini da ricreare lo spirito dei dementi, ed a classi sepa-
rate. Né il terreno che si concede di recinto dei manicomii
deve servire pei coloni soltanto. Pure nei quartieri o Ospizii
— 227 —
pei folli agiati vi fa d'uopo di terreno per giardinaggio, com'è
per es: e come ho accennato, nel manicomio di Macerata
(pag. 46 ). La provincia di Napoli dà folli in maggior nu-
mero da questa città, sicché è scarso il numero dei contadi-
ni; ma ciò non toglie che i folli non coltivatori non debbano
occuparsi nella coltura dei fiori ed aver altra occupazione in
mezzo all'aria campestre (1).
Qui fo sosta , perchè farei onta , o signori , al vostro illu-
minato criterio nel valutare i confronti tra tutto quello che
presenta il progettato manicomio e i principii della medicina
mentale confermati dalla esperienza. I fatti sono incontrasta-
bili , e manifestati in gran parte ancora da molti dell' ono-
revole Consiglio provinciale ; sicché quei galantuomini dei
psichiatri italiani miei antichi amici, han troppo senno per
potersi credere ingannati, come si avrebbe voluto far ventilare.
Quindi conchiudo che la Provincia di Napoli nell' antico
edifìcio di S. Francesco Sales, malgrado le più accurate tra-
sformazioni possibili, non avrà mai un manicomio difflnitivo
con le condizioni che si richiedono dalla scienza e dalla pra-
tica; e malgrado vi spendesse la somma che basterebbe per
la costruzione di un vero Ospizio dalle fondamenta.
Per la qual cosa .un Programma medico per un manicomio
da elevarsi dalle fondamenta, opportunamente studiato, e
pubblicato come norma a concorso del miglior Pregetto ar-
chitettonico che ne avesse raggiunto i precetti, avrebbe fatto
ottenere alla nobile Provincia di Napoli un manicomio a suo
decoro e della scienza, a durevole sempre progressiva ven-
tura economia, ed ad utile esempio per le altre Provincie.
E per questo, o illustri colleghi, non resta che il rammarico
di non potere sperare che 1' Ospizio di S. Francesco Sales
non divenisse la formidabile protesta degli aUenisti !
( 11 breve discorso che dopo pronunzia il socio Buonomo noi lo rias-
(1) Il Direttore del Manicomio di Macerata Giovanni Tonino, mi fa
noto che quel Consiglio Provinciale a sue istanze ha decretato ai 27
luglio ultimo (1874) l'acquisto di altro terreno per impiantare in quel-
l'Ospizio la colonia agricola.
— 228 —
sumiamo in poche paròle, cioè: che S. Francesco Saìes avendo (ulte le
condizioni ciie impone la scienza diverrà certo un buon manicomio, sì
pel silo specialmente che per Taria, per l'acqua, e che forti mura lo
renderebbero isolato. )
Il Presidente, non essendovi altri a chiedere la parola, riassume bre-
vemente la discussione, e dice essersi trattato l'argomento in questione
tanto per la parte scentlfica che lo riguard?, quanto per la parte di ap-
plicazione ci locale prescelto, ma clie essendovi molte particolarità, che
da taluni si affermano, e da altri si negano, così crede necessario, c'ie
si nomini una Commissione, la quale avesse il mandato di assodare i
fatti in S. Franceco Salis, e riferire.
Il socio Pasquale ha la parola per dire, ch'egli non può ammettere
una Commissione, la quale, secondo lui, potrebbe riuscire come peri-
zia, e questa non è stata richiesta.
11 socio De Sanctis crede, che essendosi fatta la discussione suU' ar-
gomento troppo tardi, non reputa necessaria la Commissione proposta,
poiché ciascuno avrà avuto interesse di osservare il locale, ed all'Acca-
demia basta secondo il suo modo di vedere, rendere di pubblica ragione
la discussione tenuta.
11 socio Vizioli appoggia l'avviso del Presidente, e desidera che 1' Ac-
cademia non solo pubblichi la discussione, ma anche un suo parere
suir argomento.
11 socio Buonomo dice, che all' uopo non ha esposto idee, e pareri,
ma fatti secondo lui accertati, quindi non abbisognanti di verifica,
quantunque lasci a tutti la facoltà di ravvisarli.
Il socio de Martini, uniformandosi all'avviso del Presidente, propone
una Commissione col mandato di prendere conoscenza, e verificare i
fatti materiali inerenti al fabbricato di S. Francesco Sales, e riferire.
Il Presidente, annuendo l'Adunanza, nomina la detta Commissione nei
socii Jacolucci, De Martini, De Luca Sebastiano, De Sanctis, Vizioli,
Pasquale^ e Fede,
TORNATA ORDINARIA DEL 20 SETTEMBRE 1874
Presidenza del Comm. Senatore Tommasi.
Sunto degli atti verbali
11 processo verbale della tornata precedente nel quale vien riportata
ia discussione tenuta sul Manicomio provinciale a stabilirsi in S. Fran=
Cesco Sales, è letto, ed approvato.
Il Socio Buonomo dice voler la parola per ribattere con evidenti di-
mostrazioni le osservazioni esposte dal socio Miraglia.
li Presidente richiama ciò che disse sul proposito nel precedente ver-
bale, e conchinde che la discussione è già chiusa.
Il Socio Vizioli qual relatore della Commissione deputata pel S. Fran-
cesco Sales, invitato, dà lettura del Rapporto come segue: —
1 sottoscritti componenti la Commissione incaricata per visitare lo
Stabilimento del S. Francesco Sales onde osservare talune condizioni
di fatto, opportune per l' impianto di un manicomio Provinciale, vi
espongono oggi per mip mezzo il risultamenlo delle loro indagini.
Si recarono, dopo una preliminare riunione tenuta in questa nostra
Sala di Adunanze per procedere con un programma in detta visita al
S, Francesco Sales nel dì 9 corrente, ed ivi furono cortesemente rice-
vuti dal signor Segretario Generale del R. Albergo, avv. Verratti, e
dair Architetto signor Graus , i quali furono dal Governo del luogo
messi a nostra disposizione per fornirci quelle notizie e quei lumi di
cui potevamo aver bisogno. Nel medesimo tempo e per lo stesso scopo
di fornirci un aiuto per misure e calcoli tecnici, alcuni dei sottoscritti
avevano seco loro recato l'architetto signor Eduardo Scarampi; e quan-
to or ora verrò esponendo intorno a misure e cifre, fu tutto rilevato
alla nostra presenza dai lodali due Architetti.
Comincio dall' esporre quanto osservammo: 1 ° intorno alTedificio — •
2." intorno ali acqua — 3." intorno alla campagna annessa allo Stabili-
mento — 4° intorno ai venti che vi dominano. — Altre inchieste, come
quelle p. e. sull' altezza dal livello del mare, sulla salubrità del sito ce.
riguardano fatti già noti per altre ricerche, le quali, come è facile ad
Intendere, non potevano essere oggetto d'indagini nella nostra visita.
— 230 —
y. Edificio. Si accede all'edificio medesimo dalla via Salvator Rosa
per mezzo di un viale messo a giardino, largo circa metri dieci e lungo
quanto il prospetto principale del fabbricato verso settentrione. Nel ba-
samento dell'edifìcio si riscontrano due oidini di finestre, le inferiori
quasi a livello del piano del detto viale-giardino e che corrispondono
ad altrettanti ambienti con ingresso dal portico dell' unico cortile che
andrò a descrivere, le altre superiori ad un primo piano ammezzato,
detto nel nostro dialetto piano matto. Superiormente al detto basamento
si trovano altri tre piani. Di tutti si farà menzione nel descrivere lo
interno dello Stabilimento. Il prospetto verso il lato settentrionale ha
figura grandiosa e discrete linee architettoniche tanto da dare all'edifi-
cio sembianza dì un pubblico Stabilinìento. Questo grandioso prospetto
ha nel mezzo due lesioni che dall'ultimo piano discendono fino al piano
matto. lesioi\i, a giudizio degli Arciutetti, non pericolose ma risentite.
L' istesso prospetto ha di fronte i palazzi che formano il lato meridio-
nale della strada Salvator Rosa, i quali vi fanno una non interrotta
linea di caseggiati, pressoché tutti di quattro piani; e la distanza massi-
ma da essi ed il prospetto del S Francesco Sales è di circa 20 metri.
Il fabbricato del S. Francesco Sales liga con le fabbriche appartenenti
all'Ospedale della Cesarea nel lato orientale, mentre quello all'occidente
corrisponde non solo verso il prolungamento del già detto viale-giardino
ma verso una porzione della campagna annessa all' edifìcio, larga circa
metri 30, cui seguono le case che continuano il lato settentrionale della
TÌa Salvator Rosa. Finalmente il Iato meridionale dell' edificio corri-
sponde all' aperta campagna.
La pianta icnografica del S. Francesco Sales presenta un rettangolo
largo mei ri 55, 70 e lungo metri 89, non che un' altra parte aggiunta,
che è quella che confina coli' Ospedale della Cesarea, della lunghezza di
metri 32 per 10 di larghezza : questa parte è puntellata con grossi travi
in tutti i quattro piani nelle mura di divisione e nelle volte per lesioni
pericolose che la rendono inaccessibile (*). Con questa parte aggiunta
il prospetto principale dell' edifizio, quale si osserva da chi transita per
la via Salvator Rosa, raggiunge la lunghezza di metri 121.
Nel mezzo dell'or detto rettangolo vi ha un unico cortile tenuto a
giardino, di metri 52 di lunghezza per 30 di larghezza con maestoso por-
tico che lo circonda. D'intorno al portico, ( incominciando la descrizio-
ne della parte interna dell'edificio e propriamente dal lato corrispondente
alla facciata principale ), vi sono delle camere, la maggior parte di li-
(') Quésta parie rimane ancora puiilollaia 1
-=- 231 ~
vello inferiore di un metro, tanto dal piano del portico che da quello
esterno del viale giardino; ed è perciò che le finestre trovansi in alto e
toccano il piano del giardino colle loro ginelle. Superiormente a queste
camere si accede al piano detto ammezzato o matto, che si compone di
un lungo corridojo, largo metri 20, 40, ed alto nella sommità della volta
a botte, metri 2, 90, con finestre verso il prospetto principale, di figura
quadrata e di metro 1, 25 per ogni lato.
Da queste finestre si ha la vista delle abitazioni di rincontro, ed esse
distano dalla strada Salvator Rosa per la sola larghezza del detto viale-
giardino, cioè metri dieci. L' altra parte del piano matto è formata da
varie stanze, pressoché quadrate, di larghezza metri 3, 45, coperte da
volta a vela ed aventi la medesima altezza del corridojo, con finestre
simili alle precedenti e corrispondenti al di sotto del portico interno. Dei
tre piani superiori all' ammezzato, i due più bassi presentano la mede-
sima distribuzione, salvo però che la larghezza va aumendando di circa
centim. 30 a 40 per ogni piano e V altezza è di metri 4, 30. L' ultimo
piano però, per tutta la lunghezza del portico, contiene il solo corridojo,
senza le camere attigue; le quali nel secondo e terzo piano, come nel-
l'ammezzato, sporgono nel cortile. In ognuno di questi piani la vista
della strada e delle case di rincontro, dalle finestre de' corridoi si va
facendo sempre più aperta a misura che si sale in alto. (*)
Degli altri tre lati dell' edificio, quello confinante coli' Ospedale della
Cesarea ha nel pianterreho la Chiesa ed un solo piano superiore, com-
posto di cinque stanzoni, che presentano però delle gravi lesioni antiche
e recenti. Il lato di mezzogiorno ha nel pianterreno il Refettorio lungo
palmi 746, pari a metri 197 e largo palmi 31, pari a mitri 8,23, diviso
in due ambienti per mezzo di pilastri. Tanto gli archi che i pilatri sono
puntellati da complete intravaiure per gravi lesioni, le quali non inte-
ressano le mura di cinta, salvo all' esterno, ove osservansi delle lesioni
capillari in varii punti. In questo lato vi è pure un piano matto e due
piani superiori, formato ognuno da due cameroni, uno verso il cortile,
r altro verso mezzogiorno. Il lato a ponente dell' edificio è di tre piani,
oltre il piano matto che però non si estende in tutto il laio, essendovi
invece de' magazzini al pianterreno piuttosto alti. Questo lato ha nel
mezzo una grande scala eli marmo, di 108 scalini [**), e due piani sono
formati ciascuno da tre stanzette ed un camerone, e l'ultimo da un solo
camerone.
(') Ecco r isolanienlo predicalo !
('*) Che deliziosa altezza per un ricovero di matti!
— 232 —
2. Jcqua^ Nel S. Francesco Sales vi è una sorgente naturale di acqua,
potabile, la quale si attinge da un pozzo molto piofondo (*) vi è acqua
piovana che si raccoglie dai lastrici ; infine in una grande cisterna con-
fluisce l'acqua che iu tempo di pioggia abbondante scorre dai viali della
campagna annessa.
L" acqua sorgiva è presso a poco della quantità di quattro botti al
giorno, secondo che ci ha airerniato il pozzajo del locale. Una esperien-
za più esatta e concludente sarebbe stata quella di vuotare la sorgente
per quindi valularre di quanto il serbatojo si riempiva nel corso delle
24 ore; ma ciò non potè fare la vostra Commissione in quel giorno della
sua visita. Quest'acqua sorgiva, secondo come ci hanno asserito le don-
ne più vecchie del luogo, non è mancata mai; però nel!' anno 1861 dal
12 agosto fino ai 31 ottobre è mancata l'acqua da una delle altre cister-
ne, tanto che si fu costretti a comprarla. La famiglia delle ricoverate in
quel luogo era allora di 1600 persone (*').
L' acqua piovana può essere valutata nella sua quantità, come è na-
turale, dall' area dello Stabilimento, e tenendo calcolo della media an-
nuale, della medesima acqua, e si può fare ascendere a circa 5000
metri cubici.
3. Campagna annessa. La campagna che è attualmente annessa allo
Stabilimento è sita una parte al lato ponente e l'altra a mezzogiorno.
Poiché quest'ultimo lato che abbiam detto corrispondere all'aperta
campagna, è così formato: dall'angolo tra oriente e mezzogiorno, an-
golo assicurato da un grosso pilone alto circa 23 metri fino alla metà
del lato a mezzogiorno, vi è una terrazza, cui inferiormente corrisponde
la cucina, la rimanente metà è di campagna Sotto la terrazza si trova
un terreno coltivato non di proprietà dello Stabiiimente, che si continua
colla campagna annessa a questo, ma di cui è divisa mercè un rialto: la
differenza di livello tra luna e l'altra parte del terreno è di circa 20
metri. Il terreno coltivato, appartenente allo Stabilimento è di circa 6
moggia, frastagliato e diviso a scaloni (***) ed è quasi tutto in pendio da
(*) Il pozzo è della profondila di meUn 108; sicché nei locale sotterraneo al
conile si è dovuto collocare una macchina ori/.zonialt' a vapore con due caldaie
delli* forza di 16 cavalli. Il pozzo non dà che quattro bdili di acqua a! giorno !
Si spendono più diecine di migliaia dì lire per ottenere quattro butti d' acqua
al giorno! '
(**) Non orano 1600 malati. Un manicomio ha bisogno del decuplo di quantità
di acqua di qualunque ahro stabilimento; si rileggi per questo quello notato
a pag. 201, 202, 205, 225.
{"•) Si legga 187, 220, 221.
— 233 ~
formare come una collinetta all' angolo tra mezziorno e ponente. Al di
sopra di questa collinetta trovasi la Villa Majo che ha taluni belli fab-
blicati, e da cui la proprietà di'llo Stabilimento è divisa per mezzodì
una strada, fì.in<'h(>gg!ata da muro piuttosto jirande. In basso alla colli-
netta segue non in'errotta la campagna per lungo tratto, non però di
proprietà dello Stabilimento, e sempre in grande pendio da dover essere
coltivata a scaloni.
4. Venti, l venti che possono dominare nell' Edifìcio di S. Francesco
Sales sono quelli che vengono dal Golfo di Napoli, poiché lo Stabili-
mento non è riparato da tutta quella porzione di terra ferma che di lon-
tano si estende tra Sorrento, Caslellammare e tutta la montagna vesu-
viana. È riparato però l'edificio dai venti tanto a mezzogiorno che a
settentrione dalla collina di S. Elmo che insensibilmente si prolunga
nel Vomero, che è soprastante al S Francesco Sales. Dippiìi è questo
edficio nel lato settentrionale protetto in parte dai venti, tanto dalle
abitazioni vicine che dalla non lontana collina dell' Arenella.
Signori
La vostra Commissione ha ricevuto il mandato di indagare alcuni
elementi di fatti che trovansi ora nello edificio del S. Francesco Sales,
Essa è stata unanime nel rilevarli nel modo come finora ho avuto l'ono-
re di esporre, e, fedele all' incarico ricevuto, si astiene dal fare apprez-
zamenti se possa essere detto locale trasformata in Manicomio, lascian-
do all'Accademia intera di pronunziarsi intorno a ciò nel modo che la
sua saggezza crederà più equo ed opportuno.
Ebkico Jacolucci
Antonio de Mirtini
T, Livm DE Sanctis
S. DE Luca
G. A. Pasquale
Francesco Fede
Francesco Vizioli relatore.
11 Socio Miraglia dice, che nel Rapporto si è parlato del fabbricato di
S. Francesco Sales, ma non si è dato un giudizio.
Il Socio de Sanclis espone, che la Commissione ha avuto solo II
mandato di osservare, descrivere il locale, e tutt' altro riserbàado alTAc-
cademia il giudizio.
— 234 --
Il Socio BuoDomo ripiglia, che l'Edificio ha tre piani, e adduce l'esem-
pio del Manicomio di S. Clemente in Venezia che anche ha 3 piani, ed
in ciascuno una categoria di folli, ed è addetto alle sole Donne. Dice,
che in S. Francesco si può abbandonare il 3." piano, e che tutto il resto
sia sufficiente per racchiudere i folli.
Il Presidente interrompe la discussione, dichiarandola chiusa.
Il socio Fede prese-nta, e legge il seguente ordine del giorno, il quale
viene appoggiato dai socii Martino, Buonomo, e Nolarianni.
( Questo lungo ordine del giorno in 7 articoli, nel quale il prof. Fedo
( sebbene come membro della Commessione avesse ritenuto tutto quel
ben di Dio notato nel rapporio ) conchiude che l'accademia dia il suo
parere favorevole alla trasformazione del S. Francesco in ottimo mani-
comio, non fu votato. )
Il Presidente propone all' Adiiiia.ua il se^uoiite ordine del giorno,
« Udita la discussione tenuta nella tornata del 30 agosto di quest'anno,
* udito il rapporto della commessione all'uopo deputata, e la storia dei
« fatti, deliberi l'adunanza se crede, o pur no acconcio, e adatto il sito
« ove giace S. Francesco Sales, e l'edificio a diventare un vero Manico-
« mio, giusta le esigenze della scienza.
L' adunanza accetta il sudeito ordine del giorno, e si passa alla vota-
zione segreta. Il risultato del bussolo a maggioranza è negativo, cioè
de' 22 votanti, voti 13 negativi, e 9 afTermativi.
CONCHIUSiONE
Dopo tutta questa esposizione ed osservazioni nostre non
ci fermiamo clie ad un solo dilemma di confronto, cioè o i
principii, le massime e le condizioni riconosciute dalla scien-
za e dalla esperienza per la costruzione ed organizzazione
dei manicomii sono false, o il S. Francesco Sales raggiunge
in tutto od in gran parte le condizioni vere. La questione in
ciò è di buon senso, sicché ognuno può verificare che la sola
cocciutagine vorrebbe che le ragioni più logiche si adattas-
sero agli errori ed inconcludenze più funeste.
La conchiusione nostra, fermandoci solo a qualche osser-
vazione più principale, è la seguente: —
Verso la fine di marzo scorso (1881) ci si diede l'oppor-
tunità di visitare il Sales. In verità rimanemmo soddisfatti
— 235 —
jche quello che si è fatto finora e stato compiuto con preci-
Isione ed anzi con un certo lusso, come il lucido delle mura,
le porte con le sue speciali serrature, le bagnuole sebbene
pochissime, i cessi , i ventilatoi ed altre cose indispensabili
pei malati; e ciò ha dovuto costare molt' arte e pecunia molta,
[tanto più che si è voluto e si continua a volere abbellire e
vestire un mostro; divenendo così inutile il ben fatto quando
un mostro non può restare che sempre mostro. Peccato di
sciupar tanto per cose ottime che assolutamente rende inutili
la mostruosità del locale!
Intanto questa soddisfazione del ben fatto disparve del tutto
allo sbalordimento in cui e' immerse il molto pessimo che
vedemmo e che qui notiamo in parte.
In prima sì sa che ancora per più della metà del fabbricato
nulla si è fatto, cioè V intiero quartiere per le donne, il refet-
torio, la cucina che forse verrebbe in quella parte che con-
fina con r ospedale della Cesarea ed è lunga 32 metri e eh' è
ancora puntellata per tutt'i quattro piani; così era nel 1874 (1);
e sarebbe meglio abbatterla.
Alcune lunghe logge affacciano nell' unico cortile ( X della
pianta ). In una di queste logge immettono le stanze dei pen-
sionarli ( una stansetia ad individuo (2) ) , delle quali cia-
scuna ha la porta d' ingresso nel lungo corridoio che corri-
sponde, con finestre situate più metri sopra il pavimento,
alla strada Salvator Rosa. Questa loggia della lunghezza di
52 metri è stata munita a custodia di quei reclusi, di un im-
menso cancello graticolato del peso di novanta quintali di
ferro ! Sicché i pazzi che passeggeranno nel cortile avranno
il doloroso ed insieme ridicolo spettacolo dei loro nobili com-
pagni dietro quella immensa gabbia, e viceversa ; e se le altre
(1) V. pag. 187, 230.
(2) La separazione del pensionarli sarebbe assolutamente impossibile,
perchè non sapremmo dove si anderebbero a pescare luoghi del tutto a
parte per refettorii, per giardini, per sale di occupazione, di trattenimen-
to, ecc., meno se a tutto questo s'intende far supplire il lungo e chiuso
corridoio che precede le stanze, e che permette di sentire i rumori della
strada Salvator Rosa.
-. 236 —
logge in prospettiva avranno, come pare che debbono avere,
le medesime graticole spaventose, l' ergastolo di S. Stefano
presenta sul Sales il vantaggio di avere le simili logge senza;
cancelli.
I poveri malati adunque , ai quali per siffatte condizioni
locali non possono imporsi che divisioni e classificazioni illcij
sorie, non hanno a passeggiare che nel cortile-pozzo dovi
agisce la rumorosa macchina idraulica a doppia caldaia
vapore della forza di 16 cavalli (1), nelle logge graticolate'
e neir unico microscopico giardino coram populi.
Ci sorpresero veramente due grandi dormitorii uno su L'altro^^
con sei grosse colonne di ferro ciascuno, le quali in due file
perpendicolarmente le inferiori di sostegno alle superiori pog-
giano sopra sei pilastri di fabbrica nel sotterraneo. Sopra
sbranche di ferro sostenute da queste colonne poggiano i
pavimenti. Che avverebbe se una colonna od un pilastro ce-
desse alquanto all' immenso peso ?
Queste colonne di ferro che invitano i malati a spaccarvisi
il cranio , ed alle quali possono per caso urtarvi col capo,
hanno a tre metri circa dal pavimento un orlo rilevato che
offrirebbe al folle 1' occasione di appiccarvisi , con qualche
striscia che strapperebbe dal lenzuolo.
Uno di questi cameroni, l' inferiore, in cui un poco di lu-
ce ed aria entra dalla porta d'ingresso e dall' unica finestra
eh' è a livello del soffitto, tiene da una estremità all'altra un
largo solco, che si copre con pezzi di legno, e che ci si
disse servire per lo scolo delle orine dei dementi paraliti-
ci. Poveri dementi! Sono essi forse cavalU da collocarsi nelle
stalle ?
Oltre le due notate caldaie nel cortile ih mezzo ai pazzi,
sta trai pilastri del sotterraneo collocata una altra caldaia a
vapore della forza di 12 cavalli, dalla quale partono i tubi
caloriferi per lo stabilimento. Tanta imprudenza rasenta con
la stoltezza quando il dubbio di un pericolo non ha fatto ri-
flettere che siffatte caldaie avrebbero dovuto essere collocate
(1) V. pag. 225, 232.
, V ■• - _ 237 — .
almeno trenta o quaranta metri fuori lo stabilimento. Ma at-
torno a S. Francesco Sales non sono che abitazioni.
Se si è contenti, comincino pure a trasferire i pazzi nella
parte abitabile del nuovo Stabilimento comunque essa sia ,
invece di farli continuare ad imputridire nell'Arco... — Beati
i contentoni ! Ma certo non lo saranno i miseri dementi, né
un pubblico che non vuol essere ingannato quando dice :
« spendete pure venti miUoni, ma date alla più misera classe
della umanità un ricovero che sia un manicomio vero stru-
mento di cura e di guarigione, e non una gabbia-prigione ».
L4 STATISTICA DEI MUNICIPII
{Dal giornale II Pungolo, 15 genn. 4881)
\\\\\\*\\\v\*\\
Più volte si è tentato da per tutto una discussione su la
statistica riguardo alle cause della mortalità, che dovrebbe'
essere uniforme almeno per quanto è possibile nei paesi
civili; ma le difficoltà moltissime per ottenerla fan deviare I
da ogni tentativo. Malgrado ciò è sempre utile ritornare su;
queste difficoltà, tanto più ora che il Governo ha voluto fi-
nalmente che i Munipipii avessero un solo modulo almeno]
per le cause delle morti, sul quale sono invitati i medici a^
segnarle, indicando ancora la prima malattia che ha dato
luogo all' esito finale.
Sebbene ciò sia qualche cosa per cui potesse rimontarsi
all' indagine delle cagioni delle malattie, sarebbe meglio che
a queste ultime si andasse più porgendo speciali ricerche ,
per confortare lo scopo dell' igiene e rendere questa vera-
mente utile.
La statistica è impresa molto difficile, non per coprire di
cifre numeriche le tavole stabilite, ma per ben determinare
le indicazioni su cui debbono cadere le raccolte di queste
cifre, le quali allora solo possono essere elementi a ricerche
Induttive di pratica utilità.
Senza questi dati non solo non bisogna dare molta impor-
tanza alla statistica, ma tenere certo di non ottenere che
fallaci risultamenti.
Bisognerebbe adunque occuparsi, prima di tutto, dì stabi-
lire gli elementi su cui le tavole numeriche debbono fondarsi,
e sono molti di natura assai diversi e di diffìcile determina-
— 239 —
zione. Ciò dovrebbe essere uniforme per tutt'i paesi per ot-
tenere possibilmente le vere induzioni. Pretendere questa uni-
formità per ora pare impossibile.
Se dovessi entrare a dire su le inesattezze delle indicazioni
dell'età, delle professioni, dei modi di vivere, dello stato
cosmo-tellurico delle regioni, delle cause delle malattie e
degli esiti finali per cui si muore, sicché spiccano erronei i
confronti, avrei ragioni di dire: abolite la statistica; e se
non fosse la certezza che gli studii su questa e sui modi di
ottenerla esatta guideranno allo scopo desiderato.
Intanto ecco qualche osservazione generale, su cui chiamo
r attenzione degli statisti e dei municipii.
Nel calcolo della mortalità di un paese in confronto a quella
di un altro, diceva un celebre geografo statista ad un mio
dottissimo amico a Parigi, il solo dato vero e positivo sarebbe
che su mille nati si dovrebbero trovare mille morti, a meno
che non sieno alcuni montati direttamente in cielo, come
dicesi di essere avvenuto a Mosè, ad Elia, all' evangehsta dì
Patmo e ad altri. Può succedere che un numero di abitanti
abbia emigrato all' estero o che altri sieno entrati provenienti
da altri paesi; ma allora non si tratta più della mortalità di
quel dato luogo. Il solo calcolo utile intorno a questo oggetto
è di sapere dove si vìve più lungo tempo, e dove si muore
più presto. — Non mai si giungerà a questo utile scopo senza
stabihre l'uniformità su tutti gli elementi determinati e po-
sitivi ; e che son moltephci e difficili più di quello che si
crede.
Se si confronta, per esempio, la tavola dei morti secondo
r età coi nati dell' anno, e con le cifre delle posizioni delle
altre età, delle professioni, delle malattie, ecc. spicca subito
l'erroneità del calcolo, quando si considera che i morti del-
l' età di un anno non valgono a fronte dei nati dell' anno ,
perchè di questi varii sono andati a vivere o morire in altri
luoghi; ed i morti della medesima età non sono tutti del pro-
prio luogo; così è lo stesso delle altre condizioni.
Le cifre numeriche sono molto eloquenti quando rappre-
sentano gli elementi veri, altrimenti dan luogo ad errori ed
errori.
— 240 —
Se si è cominciato ad eliminare possibilmente qualcuno d|
questi errori, si spingano gli studii ad eliminare gli altrij
senza di che questo passo fatto innanzi sarànon solo inutile
ma potrebbe essere causa più grave d'ingarbugliare sempi
più le induzioni statistiche.
Dott. Biagio G. Miragua.
ULIEBIORI CONSiDEBAIlOM MEiOLOGICHl SUL CBiMO DI ALESSANDRO VOLTA
Les académies doiveni élre absolument libres.
Voltaire, Ouvres, pag. 70.
Nell'adunanza dei 30 novembre 1879 della illustre Accademia
medico-chirurgica di Napoli, di cui mi pregio di far parte e
come socio onorario e come socio ordinario da più di 26 anni,
lessi brevi mie considerazioni sul cranio di Alessandro Volta
rettificando alcune osservazioni del dottor Lombroso (1).
Innanzi tutto debbo dichiarare che con quello scritto non
intesi fare un completo esame frenologico sul Volta, ma bensì
di dire quanto bisognava allo scopo di alcune mie rettificazioni
di indizii anatomici, e ciò credetti sufficiente pel savio crite-
rio di un consesso di dotti; sicché qualunque fosse stato il
mio giudizio sul grande fisico, questo giudìzio , non conside-
rate le circostanze né distesi ed applicati quei miei brevis-
simi cenni ad induzioni più elevate , non ha potuto sembrare
che monco ed oscuro; ma non mai da meritare rifiuti e pro-
teste, che possono partire da equivoci che ordinariamente sor-
gono dal non essersi bene intesi nei termini.
Neil' adunanza dei 25 gennaio di questo anno 1880, promisi
che avrei fatto delle osservazioni e confronti tra quello eh' è
notato nei verbali e quello che sta nel mio scritto ed insie-
me in una pagina del Cantù da me citata. Or essendo que-
sta mia promessa nel verbale suddetto approvato dall'Adu-
nanza divenuta per me un dovere di mantenerla, e credendo
poi la presidenza di non comunicare queste mie osservazioni
direttamente all'Accademia per non eccitare _po^em?c/ie, co-
me se alcuni avessero il privilegio di dire quello che voglio-
no, ed altri non il diritto dì rispondere con tutte le conve-
(1) Si vegga pag, 48 e seg.
— 242 —
nienze accademiche, adempio iì mio obbligo pubblicando qui
questo scritto come seguito al primo sul Volta; e rispettando
io tutte le opinioni dell' Accademia pure contrarie al mio pa-
rere qualunque esso si fosse, cercherò su questo parere di
spiegarmi meglio. Ma però non posso accettare nulla di quello
eh' è inesattezza di riassunti e d' interpetrazioni di alcuni rispet-
tabili socii , sì per togliere a questa inesattezza queir aria
d'insinuazione che i malevoli potrebbero attribuirle percor-
rere a giudizii prestabiliti, sì perchè si riversano, come se
fosse per mia cagione su di un illustre storico, poco impor-
tando che questi fosse il lodatore del Sillabo (1), mi veggo
nel dovere di rettificare quelle inesattezze, ringraziando nello
stesso tempo l'^Accademia che obbhgandomi a questa rispo-
sta (2), mi ha fatto completare il parere frenologico che dò
su Alessandro Volta.
La lettura adunque di quelle mie considerazioni , e più il
riassunto fattone poi dal nostro egregio segretario prof. Tito
Livio de Sanctis nel verbale della seduta seguente, destaro-
no, particolarmente ad alcuni distinti socii , che non udita la
memoria al riassunto si fermarono, una specie d'indignazione
come se io insieme al Gantù avessimo dichiarato Volta un^ma-
nuale meccanico senza pensiero filosofico (' espressione nel
verbale).
Non vt fu discussione alcuna, ma su di un incidente, estra-
neo totalmente ai concetti ed allo scopo limitato del mio scritto
una breve disputa, ed io fo distinzione tra discussione e di-
sputa, che finì col farsi apporre a piedi di siffatta mia me-
moria una nota, che nessuno aveva diritto di porre quando
già tutto era notato nel verbale. Imperocché invece di discu-
tere, si lascia (questa è la nota) al Lombroso la libertà di
rispondere alla critica che gli vienfatta^ e si protesta alta-
mente contro il concetto ed il giudisio che il Miraglia dà del
Volta studiandone il cranio, e che l'Accademia riconosce nel
sommo Comasco una delle più grandi glorie italiane , senza
(1) Canili, Gli ultimi Treni' anni, pag. 100.
(2) Resoconto delle Adunanze e dei lavori della R, Accademia medico-
chirurgica di Napoli, adunanza di genn. 1880.
— 243 —
farsi imporre dal Canta e dalle sue storie. Il redattore (1).
Ripeto, che chi legge questa nota può credere che io ed il
Cantù avessimo dichiarato il Volta un ingegno volgare, e che
la scoperta che fece della pila non fosse stata da noi ritenuta
suprema e prodotto di un ingegno elevato ed osservatore; e
resterà sorpreso come tutto il mondo che legge da un terzo
di secolo in nove edizioni della Storia universale , già pure
tradotta in varie lingue, quella pagina del Cantù (2) ciie su-
blima tanto l'immortale ingegno del Voha, e che io trascrissi
per confortare i miei studìi, non vi ha mal scorto quello che
ora alcuni distinti socn dell' Accademia credono vedervi ! E so-
stengo che le parole della disputa, che non si riducono che
a semplici affermazioni o negazioni , senza ragionamenti e
prove, non smuovono alcuna linea del mio dettato nella me-
moria (3), tanto che se io cito il Cantù che trai sommi pone
il Volta, non può diversamente interpetrarsi il mio concetto ;
ed in ogni modo ritengo che le osservazioni ragionate dell'A-C-
caderaia mi avrebbero certamente illuminato.
Sicché, non posso non permettermi che io rifiuti recisamen-
te siffatta nota apposta a piedi del mio scritto, perchè essa
non riguarda alcuno dei miei concetti dì fisiologia cerebrale,
e perchè le osservazioni che sono costretto a fare con tutto
il rispetto ai dotti miei sociì, dimostreranno che io non vo-
ghe esser cagione di nn loro rimprovero verso il Cantù.
L'illustre prof. Lombroso pubblicò nel giornale delia R. Ac-
cademia di medicina di Torino nel 1878 un suo studio etnolo-
gico sul cranio di A. Volta, ne prese tutte le misure e ne notò
le prominenze e le depressioni ed altre numerose condizio-
ni. Or sebbene V etnologia, come l'indica il vocabolo, sia pure
(1) Resoconto delle Adunanze e dei lavori della R. Accademia medico-
chirurgica di Napoli, anno 1879, pag. 239.
(2) Cantù y Storia universale. Tomo Xì, pag. 612. Ottava edizione
torinese.
(3) Miraglia. Sul cranio di Alessandro Volta, — Resoconto della R.
Accademia ,raed. chir. di Napoli, anno 1879, pag. 225 e seg. — GìoT'
naie internazionale delle scienze mediche, 1879, pag. 1208 e seg. —
Bolleltino del manicomio Fleurent, 1879 pag. 128 e seg.
— 244 —
diretta a riconoscere gl'indìzi dei caratteri, delle tendenze e
delle facoltà dell'uomo, per comprendere l'orìgine delle stirpi
e la storia dei popoli, il Lombroso fermossì alle generalità
confrontando il cranio di Volta a quello di Dante, di Petrar-
ca, dì Fusinari, di Foscolo , di Byron, ecc. per dimostrare il
talento in generale e non altro, perchè ognuno sa la varietà
di forma di queste teste nelle diverse parti tra loro, e i di-
versi talenti , caratteri e disposizioni che mostrarono si illu-
stri uomini. E conchiuse con molto acume che il cranio di
Volta si accosta al tipo comasco e meglio al romano. Intanto
il Lombroso volle notare che questo cranio presentava in op-
posizione alle localizzazioni fisiologiche del cervello una larga
prominenza suU' osso temporale da uscire fuori la linea del-
l'osso zigomatico, e dove i frenologi pongono secondo lui 1' or-
gano del farto e della rissa , mentre Volta era benevolo e
possedeva tutte le qualità morali e presentava ancora tutta
la regione inferiore della fronte larga e sporgente, e depres-
sa la regione posteriore al disopra dei processi mastoidei.
Lo scopo della mia memoria fu di dimostrare che il Lom-
broso nel notare il rilievo all'osso temporale e la sporgenza
della regione frontale inferiore su la superiore , aveva anzi
fatto senza avvedersene ( e queste sono le migliori prove)
la craniascopia di Volta, notando così i rappresentanti ana-
tomici delle facoltà che ne distìnsero il talento ed il caratte-
re morale. Imperocché non è vero che i frenologi han ripo-
sto r organo che gli antilocalizzatori chiamano del furto ed
insieme della rissa , mentre avrebbero dovuto dire della pro-
prietà 0 acquisto , nell' osso temporale , ma bensì nella parte
anteriore-ìnferiore del l'osso parietale (n° 8 della Jig.), e
quello dell'istinto della propria difesa, che questi chiamano
della rissa, nella parte parietale al di sopra della prominenza
mastoidea (n" 5 della Jig.). Nel rilievo alla parte anteriore del-
l'osso temporale (n° 9 della flg.) al contrario i frenologi vi
han riposto quella parte cerebrale eh' è la condizione mate-
riale per cui si mostra la qualità fondamentale del senso
della meccanica, e nella parte posteriore-inferiore del parie-
tale l'istinto della propria difesa: il primo nel Volta molto
sviluppato , ed il secondo depresso.
245
Qui ne riproduco le figure.
Cranio di Alessandro Volta
■A'yi^ .'-."Ti;.*
Per fare vedere clie ciò non era una mia invenzione ripor-
tai quello che avevano notato Gali, Fossati ed io stesso molti
anni fa.
Notati cosi gl'indizi cranioscopici, accennai che le facoltà
nostre predominanti per l'attività ancora energica combinata
di altre facoltà specialmente delle intellettuali, dan luogo al
talento che prende una direzione speciale ; e per questo il
Volta fu dotato di grande spirito di osservazione ; sicché po-
trebbe dirsi che senza il senso della meccanica non sarebbe
egli giunto alla scoperta suprema della pila. Lo spiegherò più
tardi quanto cercherò di dimostrare che senza uno sviluppato
ed energico senso della meccanica non possono svolgersi op-
portunamente le altre facoltà predominanti dirette a scopo e
scoperte sublimi. Noi per senso della meccanica non inten-
diamo una semplice attitudine alla costruzione, come per ta-
lento meccanico non è da prendersi una facilità alla costru-
zione materiale, perchè conoscesi pur troppo che uno prov-
visto del senso della tattilità esegue bene ciò che il talento
meccanico altrui gli dà a costruire senza che l'esecutore spes-
so sappia quello che fa; e viceversa ingegni dotati del più
elevato talento meccanico, perchè privi della tattihtà, non san-
no piegare un foglio di carta. Ma di ciò più tardi.
Questo è il fedele e vero riassunto della mia memoria, che
ho creduto illustrare con principii fisiologici; e non posso ac-
cettare quello del redattore che per la forse troppo concisio-
— 246 —
ne nulla dice di tutto questo, e mi fa dire qua e là delle pro-
posizioni che isolate e staccate , rendono alla inversa il sen-
so e lo scopo della memoria. La mia memoria è negli Atti
dell' Accademia , sicché ognuno può farne il confronto ; per-
chè tra l'altro vedrà come il redattore dice che la maggior
parte del mio scritto sia una continua citazione dei miei la-
vori (1); in ogni modo mi piace ricordare una stupenda mas-
sima del nostro Pasquale Borrelli ( Lallebasque) : è senza dub-
bio un gran merito di render sua la esperienza , la me-
ditazione ed i lumi di tutti tempi; ma mi parve sempre
biasimevole di non profittare deiproprii (2). — E vedrà pure,
colui che vorrà fare il confronto in qua! modo mi si fa por-
re il cranio del Volta accanto al cranio di una ladra e di un
sicario, oltre a che si nomina la grande Opera anatomica di
Gali con parole che sanno di una certa causticità derisoria.
Sicché mi arbitro di dire che siffatto spigolare può fare ca-
dere in equivoci che possono far correre a giudizii inesatti.
E per questo se si è nel diritto di non accettare e di prote-
stare contro la opinione mia qualunque essa siasi , che cer-
to io non ho pretensione d' imporla a chicchessia ,. del pari
mi veggo io nel dovere di respingere inesattezze siffatte.
Le osservazioni notate nella mia memoria già il Lombro-
so le conosceva; perché un anno dopo la pubblicazione dei
suoi studii sul cranio di Volta, in una mia risposta ad una
sua lettera che dirigevami intorno alla mente del famoso
Passannante, gli faceva notare gli errori da lui presi nel-
r indicare nei cranio dell' immortale comasco le localizzazioni
celebrali secondo i frenologi; sicché gli chiedeva che se io
avessi errato mi correggesse. In risposta mandommi un esem-
plare dell'estratto del suo lavoro sul cranio di Volta su la cui
prima pagina leggo del suo poco interpetrabile carattere : —
Air III. Miraglia UÀ. che sarà felice di una sua critica, e
che divide tutte le sue idee ecc.
(1) Dov'è questa continua citazione delle mie opere? Dovendo notare
fattiy ho quattro volte indicato la pagina di uno o due miei lavori insiè-
me a quelli di Gali e Fossati.
(2) Lallebasque, Introduzione alla filosofìa naturale del pensiero.
— 247 ~
Laonde ponendo in confronto tra loro gì' indizii anatomici
espressi nel bel cranio di Volta pel calcolo di probabilità delle
facoltà che dan ragione del suo talento , del suo ingegno os-
servatore e del suo carattere benevolo e docile, volli andare
ricercando quello che si era detto di lui e delle sue ;opere ;
onde veder di rafforzare e di spiegare le ragioni di quel ta-
lento scopritore; e così ravvicinare le analogie di tali indizii
con quello che ce ne dice la storia.
Intanto negli atti verbali dell' adunanza dei 14 novembre
1879 alle osservazioni che io feci al processo verbale, sfug-
gite alla nota solerzia dell' egregio segretario e quindi non
segnate, aggiungeva che né io né il Cantù potevamo negare
al Volta il gran talento che lo portò alla costruzione della
pila, detta da noi scoperta suprema, che ha dato luogo à
tante applicazioni dell' elettricità, e senza negargli uno spirito
filosofico, di cui se fosse stato privo non sarebbe giunto alla
gloriosa scoperta, e che se fosse stato elevato ad esattezza
matematica^ avrebbe nell' applicazione preceduto gli altri il-
lustri.
Se questi concetti fossero stati da me male espressi, o per
la troppa concisione del dire male interpetrati dai socii, spero
di spiegarmi meglio in questo scritto; sicché allora non farà
più ombra la pagina del Cantù che per precipitazione di giu-
dizio non fu bene interpetrata.
Mi sì fa dire ancora, tra l'altro due volte, di prìncipii
freniatrici (vocabolo che io non mai ho segnato nello scritto)
come se avessi parlato del cranio di un pazzo; e mi si fa
qui pure ripetere di non avere avuto Volta mai pensiero filo-
sofico.
Passo oltre alle parole dei socii Buonomo, de Orecchio ed
Albini che senza argomentazioni non accettarono le conclu-
sioni del Miraglia; né avrei mai la pretensione che l'accet-
tassero; come certo essi non hanno quella che io alla loro
mi adattassi. Il prof, de Crocchio non ne aveva inteso la
memoria. Ed insieme conchiusero facendo eco alle parole
del socio Vizioli, che V accademia non può accettare il giu-
dizio di uno storico e letterato, sia pure eminente, in casi
di storia naturale, di fisica e di chimica, perchè V accade-
— 248 —
mìa che è un tribunale supremo, ne può emetteree un giu-
cli;2io più competente.
Qui mi permetto di fare di volo una osservazioncella. Il
Cantù parla di Volta e dell' elettricità non come fisico e chi-
mico, ma come storico, cioè ha presentato quello che ha^
raccolto dai documenti, lasciando ai chimici ed ai fisici le
quistioni della natura dell'elettricità e dei modi della sua]
applicazione. Con siffatte argomentazioni degli onorevoli socii'
il celebre Carlo Botta perchè medico non avrebbe potuto del
pari scrivere i classici volumi della Storia delle guerre della
indipendenza d' America, egli italiano che ha scritto pure
la stupenda Storia d' Italia.
Mi fermo però su quello che avevano detto antecedente-
mente i socii prof. Tommasi e Vizioh. Convengo col primo,
che dice quasi quello che io aveva esposto, meno che crede
di avere io dichiarato Volta un volgare meccanico; m.a biso-
gna svolgerne i concetti come cercherò di fare più appres-
so. A quello che disse il socio Vizioli, riguardando special-
mente il Cantù, bisogna che io prima' risponda per rettifi-
carne le idee.
Dice adunque il socio Vizioli, « che s' è vero che 1' acca-
« demia non sia responsabile delle opinioni particolari dei
« suoi socii, pure non si deve accettare in cose naturali il
« giudizio di un letterato o di uno storicO;, come il Cantù il
quale afferma che per 30 anni dopo la scoperta della pila,
« Volta nulla più fece. Questo giudizio non può passare senza
« una protesta, perchè il Volta non solo produsse molte jmb-
« blicazioni scientifiche, ma illustrò grandemente il suo tro-
« vato e dopo la scoperta della pila destò tanto entusiasmo
« che nominato membro dell' Istituto di Francia, Napoleone 1**
« ( allora 1° Console ) volle per omaggio al Volta assistere
« in piedi ad una lettura che questi faceva. Il Vizioli ciò
« afferma non perchè voglia ricordare i tanti noti lavori
« del Volta dopo la scoperta della pila, ma per protestare
« contro le conclusioni del Miraglia, e molto più del Cantù ».
Il socio Vizioli sì distinto nella teorica e nella pratica del-
l' applicazione della elettricità, è sicuro di quello che ha detto
Cantù ? è sicuro di quello che egli afferma ?
— 249 —
Mi permetta se io per un momento diventi un poco stori co
sottoponendogli alcune mie noterelle.
Volta nel moltiplicare le sue osservazioni per dimostrare
che il fluido animale, che così Galvani pretendeva che fosse,
non era che l'elettricità comune (1), ebbe l'occasione di giun-
gere alla scoperta della pila ( 1794 ), che il Cantù appella
lo strumento più poderoso dell'analisi chimica; ed aggiunse,
che il Volta sopravisse treni' anni alla sua scoperta (2) sen-
^a né aggiungere ne applicarla; intanto che Bitter, Carliste^
Davy la usarono a decomporre V acqua, dal eguale fatto re-
stava incoata, V analisi chimica (3).
Il Cantù qui non dice che Volta avesse o non scritto dopo
'la sua grande scoperta; ma che né aggiunge né applicò la
pila, ciò che altri fecero, come Davy, ed io aggiungo nel
1801. E penso che si possono scrivere volumi senza insieme
far molto progredire ed applicare le proprie migliori idee
precedenti , atteso le circostanze e le condizioni dell' epoca
in cui si trova il periodo del progresso dello spirito umano,
non che il concorso di speciali facoltà mentali più o meno
energicamente sviluppate. Ciò nulla toglie alla gloria di Volta,
perchè senza la pila chi sa quanti altri secoli avrebbero do-
vuto scorrere per giungere, per es., alla telegrafia elettrica
già vaticinata con esperimenti da Watson (1746), 43 anni
prima della pila, e preveduta anzi nel 1736 dal Grey.
Il Volta adunque dal 1769 fino alla scoperta della pila che
fu nel 1794, che destò tanto entusiasmo, scrisse molte lettere
e memorie; e quando il 1* Console Napoleone che allora
gloriavasi di essere membro dell' Istituto di Francia udiva
spiegare in quell'Ateneo il meccanismo della pila dallo stesso
Volta, ed all' impiedi e colla testa scoperta, è da notare che
(1) Questo principio o fuoco che anima la natura rimonta fino ad
Empodocle. Ricordo di aver letto in Voltaire: — Gli spiriti che si
crede scorrere rapidamente nei nervi sono probabilmente un fuoco sottile,
e che sia l' agente universale in natura. Le scoverte recenti han dimo-
strato che ciò è il fluido elettrico che si modifica in mille maniere.
(2) Volta morì nel 1826 dell'età di 81 anno.
(3) Cantù, Storia Universale, Tomo XI, pag. 612: Ottava edizione
torinese.
— 250 —
ciò fu nel 1801 epoca in cui già il gran fisico aveva raggiunto
r altezza della sua gloria. Ma dal 1796 al 1808 scrisse a
sbalzi, pure memorie e lettere che se nulla o poco aggiun-
sero allo svolgimento del suo immenso trovato furono di
stimolo ai dotti che fin da queir epoca stessa svolsero e ra-
pidamente applicarono l' elettricità. Dal 1808 fino al 1826,
epoca della sua morte, nulla più produsse.
Tutti questi lavori di Volta, già pubblicati nei giornali e
nelle raccolte periodiche di quei tempi furono riuniti nel 1816
in una collezione in tre tomi, edizione unica e sola che, per
quanto sappia, non fu più mai riprodotta. Un piccolo volume
di aggiunte stampate a Pesaro nel 1834 fu prodotto da Igna-
zio Montanari : esso è una raccolta di lettere di quelle epo-
che stesse, che non oltrepassano il 1808 ed alcune ilj 1810.
Io credo indispensabile riprodurne qui in nota il catalogo e
le date rispettive. (1)
(1) Collezione delle opere del Cavaliere Conte Alessandro Volta pa-
trizio Comasco, ecc. — Firenze, nella Stamperia di Guglielmo Piatti,
1816. — Tomi tre in voi. 5, in 8°.
TOMO 1. — PARTE I.
De vi attractiva Ignis Electricis, 1769.
Novus ac simplicissimus electricorum tentaminum apparatus, etc 1769.
Lettera su l' Elettroforo perpetuo, 1775-76.
Sopra la capacità dei Conduttori elettrici. Lettere al sig. De Sousure,
1778.
Del Conduttore. — Memoria letta alla Società II. di Londra, 1782.
TOMO I. — PARTE II.
Della meteorologia elettrica, lettere nove dirette al prof. Liethenberg,
1787-88.
Sopra la grandine, Memoria, 1806.
Sopra l'aurora boreale, 1791.
Memoria sulla maniera di far servire V elettrometro-atmosferico por-
tatile ad uso d' Igrometro, ecc. 1790.
Sul periodo dei temporali, e sul vento freddissimo, 1790.
TOMO II. — PARTE I.
Sopra r elettricità animale. Lettera, 1792.
Memoria prima e seconda sopra 1' elettricità animale, 1792.
Account of some Discoveries made of Bologna With Experi mente
and observations on them. In two Letters to M. Tiberius Cavallo. —
F, R. S., 1792.
Nuota osservazioni sulla Elettricità animale, 1792.
i
— 251 —
Questo catalogo dei lavori del gran fisico con le rispettive
date delle pubblicazioni indicano che veramente il Volta dopo
la scoperta della pila, scrisse non molte cose, che parago-
nate ai rapidi e grandi progressi del suo trovato , spiegano
Observationum circa Electricitatera animalem, 1792.
Memoria terza sopra l'Elettricità animale compresa in una lettera al
sig. Giovanni Aldini, 1792.
Nuova memoria suU' Elettricità animale esposta in tre lettere al sig.
Anton Maria Vassalli, 1794.
TOMO li. — PARTE JI.
Dell' Elettricità eccitata dal contatto dei Conduttori dissimili. Lettere
tre al prof. Greu. 1796.
On the Electrìcity exciled by the mere contact of Conducting sub-
stances of differeut Kinds, 1800.
Sopra alcuni fenomeni chimici ottenuti col nuovo apparecchio. Let-
tera al prof. Brugnatelli, 1802.
Sopra gli Elettrometri. Lettera a S. C. De Metherie, 1801.
Sulla identità del fluido elettrico col fluido Galvanico, Memoria, 1801.
Reponse aux observations de Nichalson sur mathéorie, 1801,
Sopra sperienze ed osservazioni da intraprendersi sulle Torpedini.
Lettera al prof. Configliachi, 1805
Sopra alcuni fenomeni chimici, 1802.
Sopra r applicazione dell'Elettricità ai sordi-muti. Lettera al prof.
Brugnatelli, 1802.
Estratto di un naanoscritto sull' insussistenza della genesi del Glorino
e dell'alcali nell'scqua sottoposta all'azione degli Elettromotori,
1806.
TOMO III.
Lettere sette al P. Carlo Gius. Campi sull' aria infiammabile nativa
delle paludi, 1776-77.
Lettere tre al sig. Marchese Francesco Castelli sulla costruzione d' un
moschetto e d'una pistola ad aria infiammabile, 1777.
Lettera al sig. Dottor Giuseppe Priestely sopra un nuovo Eudiome-
tro, 1777.
Descrizione sopra i fuochi dei terreni e delle fontane ardenti in ge-
nerale, e sopra quella di Pietra-Mala in particolare, 1777.
Appendice a detta memoria ove parlasi particolarmente dei fuochi ar-
denti di Velleja, 1777.
Lettera al Dottor AttiUo Zuccagni responsiva ad altra di esso sopra
un ignivomo, 1807^
Osservazioni sul fosforo d' orina, 1778,
Memoria sulla uniforme dilatazione dell' aria per ogni grado di ca-
lore, ecc., 1778.
Poscritto di una lettera al prof. Vassalli, 179i.
Compendio di una lettera al sig. L. Brugnatelli, 1788.
_ 252 —
che già la pila era divenuta il gran motore delle venture
scoperte.
Il dir questo è forse adombrare la gloria del fisico im-
mortale? è forse spostarlo dal luogo eminente in cui la sto-
ria lo ha collocato?
Cantù per questo non poteva non proclamare supremo il
grande ingegno del Volta dandogli il posto sublime assegna-
togli dalla storia nelle condizioni dei tempi; sicché parlò,
ripeto, come storico e non come fisico e chimico quando se-
gnò epoche e giudizii in seguito d' ineluttabili documenti.
Quindi non è lecito a chicchesia di dichiarare menditore uno
storico quando non possono presentarsi documenti in contra-
rio, e tanto più quando gli si fa dire cose che non ha detto.
Per lo che la protesta che io non ritengo dell'Accademia,
ma degli oppositori che parlarono, non è fondata che su
d'un equivoco.
Parecchi hanno scritto intorno alla vita di Alessandro Vol-
ta, dei quali al certo Cantù si è servito, e fra i quali mi piace
qui in nota segnarne alcuni, clie non dubito che al nostro
distinto socio Vizioli non sieno a conoscenza, sebbene non
fossero tutti divulgati (1),
Eccomi alle parole del prof. Tommasi, riasunte dal segre-
LETTERE INEDITE DI ALESSANDRO VOLTA
Pesaro, dalla tipografia Nobili, i83i, in 8^.
A Milord Cooper. Lettera 1, 1770.
A D. Marsilio Londriani. Lettere 20, 1770.
Al Can. Angelo Bellani. Lettere 12, 1804-10.
Al cav. Giuseppe Gioeni. Lettera 1, 1790.
Al Dott. Francesco Mocchetti. Lettera 1, 179.4,
A Michele Araldi. Lettera 1, 1808.
A Domenico Paoli. Lettera 1, 1808.
Al Can. Serafino Volta. Lettera 1, 1781.
A D," Teresa Peregrini sua moglie. Lettere 3, 1801-1809.
A suo fratello D. Luigi Volta. Lettere 15, 1782-1801.
(1) Arago : Eloge de Volta. — Getler: Physikalisches ÌVerterbuch,
ait Gahanisme. — Fesclier: Gesch der physik, to. Vili — Zuccaia:
Elogio storico di Alessandro Volta; Bergamo, 1827. — Bianchi di Ble-
sio: Vita del Conte Yolla; Corno, 1833, — Tipaldi: Biografia degli
italiani illustri, To. IX. —-Monti: Storia di Como.
l
— 2S3 —
tarlo. Il prof. Tomraasi non aveva udita la lettura del mìo
scritto.
« Il presidente prof Tommasi, chiedendo venia al Miraglia,
« dice di comprendere l'ingegno meccanico di chi, per es.,
« costruisce una macchina da cucire, in chi il primo costruì
« la macchina a vapore, ma se il Volta, seguendo i principii
« della fìsica e della chimica, si elevò alle ardite dottrine e
« giunse alla costruzione della pila e fondò tutta la elettri-
« cita dinamica, non si può negargli ingegno elevato ed un
« genio tra i pochi che l'umanità annovera ».
Qui la questione prende un' altra direzione, ed è degna di
essere svolta e spiegata.
In prima dovendo io comunicare ad una Accademia di dotti
le mie osservazioni, accennai di volo ai principii che guida-
rono le mie induzioni sui rappresentanti anatomici del cranio
del Volta in armonia con le facoltà cerebrali, fidando che
l'Accademia, invece di andare invocando dal Lombroso una
risposta alle mie esservazioni, avesse supplito a distendere
le mie idee appena accennate, tanto piià che io non mi limitai
che ad alcune esperienze di fatti, che ognuno avrebbe potuto
verificare.
Forse questa fiducia che mi deviò dallo svolgere ampia-
mente i miei concetti fu la causa di tutti gli equivoci.
Ecco ora a spegarmi meglio.
Il prof. Tommasi conosce più di me che le nostre facoltà
non tutte si svolgono e si manifestano con la medesima atti-
vità ed energia: il talento, l'ingegno, il genio sono costituiti dal
predominio di una di esse, che secondo eh' è combinata all' a-
zione del pari predominante delle altre si svolge e si modifica
in maniere infinite e prende una speciale direzione.
Uno degli esempii più splendidi di risultati di queste com-
binazioni delle facoltà è il senso della meccanica. Questo
senso che ha la prima qualità fondamentale nella tendenza
0 attitudine alla costruzione non diventerebbe una qualità
elevata operativa senza l' influenza e la direzione di altre
forze mentali superiori egualmente predominanti, ma invece
si arresterebbe alla sola attitudine a costruire , purché pure
vi sia unito un certo senso della tattilità. Sicché non è logico
_ 254 —
voler confondere il manuale lavoratore della macchina da
cucire con 1' americano Howe, che ne fé sorgere 1' ammira-
bile congegno dalla sua idea creatrice di elevatezza mate-
matica combinata al più potente senso meccanico ; il costrut-
tore di una macchina a vapore con Fulton (1) che inventò
la navigazione per la forza del vapore ; i manuali esecutori
con r ingegnere e 1' architetto.
Per potere adunque apprezzare i risultati di tali combina-
zioni e direzioni bisogna ricordare le tendenze e lo scopo
a cui le diverse nostre facoltà sono dalla natura destinate.
Se gl'istinti ed i sentimenti^ che costituiscono le facoltà
qff'ettwe, non producono che solo impulsi ed emozioni ed
attitudini, ognuno sa che noi per mezzo delle facoltà percet-
tive prendiamo conoscenza della esistefiza, delle qualità de-
gli oggetti esterni e delle loro relazioni: — per mezzo delle
facoltà riflessive che sono la sorgente dell' analisi e della
sintesi ci eleviamo alle relazioni astratte delle cose.
Sicché considerando la natura delle facoltà Intellettuali co-
stituite dalle percettive e dalle riflessive, è facile intendere
che da queste dipende la direzione particolare di ciascuna
delle tendenze nostre le quali così si nobilitano e prendono
una forma che caratterizza la umanità. Per questo il prodotto
di tali tendenze sarà più grande in ragione dell' energia delle
facoltà percettive e molto più delle riflessive con cui sono
in attività combinate. Tal che l'attitudine alla costruzione
senza il concorso delle facoltà intellettuali non darà mai il
senso della meccanica, come queste senza la prima non ne
daranno il talento e le sue varietà.
Qualche esempio spiegherà meglio come il senso della
(1) Fulton morì a Parigi nel 1828. Il celebre scultore Houdon, che
ayeva modellato la testa di G. G. Rousseau, scolpì quella di Fulton.
I rappresentanti anatomici del cranio di Fulton mostrano:
Fronte sfuggente
Senso della meccanica forle
Località id.
Circospezione id.
Fermezza id.
Calcolo debole.
— 255 ~
meccanica si modifica e prende una direzione particolare
secondo la facoltà intellettuale con cui è combinato in atti-
vità, dal quale scambievole concorso sorgono certi speciali
tallenti.
I frenologi per tipo del grande sviluppo dell' istinto costrut-
tore elevato a senso della meccanica {fig., n." 9), che com-
binato a grande sviluppo delle facoltà percettive e riflessive
diede uno dei piia grandi ingegni, presentano la testa del
celebre Monge (1). Egli fondò la scuola politecnica, inventò
la geometria descrittiva che conduce dalle linee alle costru-
zioni grafiche, e si elevò fino a creare la meccanica celeste.
Qui ne riproduco la forma della testa; dove la magnifica
fronte tutta elevata, larga e sporgente, specialmente nella
regione superiore, porta l' impronta del genio più elevato a
potenza filosofica di esattezza matematica.
E forse onta per Monge il segnare come tipo nella sua
testa il senso della meccanica^ e di tutti quei grandi che
vado qui nominando ?
Lagrangia che appUcò le matematiche atutt'i proplemi di
meccanica, introdusse nella meccanica celeste la funzione
detta perturbatrice.
Laplace che dimostrò la meccanica celeste, ridusse l'àrti-
(1) Possali. Manuel pratique de Phrénologie, etc. ( n, 9 Construc-
tivitè) pag. 301. — Paris, 1845.
- 256 —
flcio dei cieli a semplice soluzione di un gran problema di
meccanica. E l'astronomo Bouvard, morto nel 1845, provvi-
sto del più forte senso del calcolo, facoltà percettiva, sebbene
fosse per tutt' altro mediocre , fece per Laplace tutt' i calcoli
necessarii alla dimostrazione dei grandi problemi della mec-
canica celeste.
Lalande completò il sistema perfettamente matematico e
dinamico del meccanismo celeste.
Ma questi sommi ed altri erano stati preceduti da Galileo
Galilei che pel primo pose i veri principii della scienza mec-
canica trattando della statica e della dinamica nella Nuova
scienza; e molto al suo teorema dell'equilibrio dei pesi di-
suguali e delle velocità virtuali va la meccanica debitrice. Ed
avendo avuto conoscenza di essersi trovato un istrumento che
ingrandiva gli oggetti, svolgendo egli ed applicando per mezzo
delle sue energiche facoltà intellettuali superiori il suo attivo
senso meccanico, inventò il teloscopio e scoprì le meraviglie
del cielo. Ed Herschell inventò i catadiottrici (1).
Questi sommi dotati delle più energiche facoltà superiori
e specialmente delle potenze riflessive, origine del più ele-
vato spirito filosofico che raggiunge 1' esattezza matematica,
si distinguono per la larghezza ed elevazione della fronte
specialmente nella parte superiore- anteriore, e per un forte
senso della meccanica.
Lo stesso si scorge nella testa di David celebre astronomo
e meccanico , in quella del barone Dray inventore di un nuo-
vo sistema di calcolo, ed in Lindner ingegnere per gl'isrumenti
di matematica.
È degradare adunque l' ingegno di Volta se io rilevo nel
suo cranio gì' indizii di un forte senso della meccanica che
unito a queUi di un attivo spirito osservatore, lo portò alla
scoperta della pila?
Volta con la fronte larga e sporgente più nella regione
inferiore che in quella superiore mostrò così indizii organici
di un forte spirito di osservazione, per la qual cosa si ma.
(1) Applicazione della Catottrica (riflessione della luce) insieme e
della Diottrica (rifrazione della luce).
- 257 ~
nìfestò fisico eminente non rigoroso matematico e la sco-
perta della pila lo condusse a stabilire i principii dell' elet-
tricità dinamica^ cioè la meccanica dello svolgersi e dei mo-
vimenti dell'elettricità (1). Così come Monge matematico, per
le singolari facoltà, specialmente di quelle del calcolo, del-
l' estensione che dà i rapporti dello spazio , e delle riflessive,
creò la meccanica celeste; Volta fisico, per mezzo delle sue
particolari forze mentali percettive, cioè di quelle dei rapporti
dei fenomeni delle cose cioè delle realità, stabilì la teorica
della meccanica dell' elettricità. Ecco come in questi illustri
il forte senso della meccanica prese diversa direzione a norma
del concorso di facoltà speciali superiori diverse in essi do-
minanti.
Questo esempio potrebbe estendersi a mille altri; e mi piace
aggiungere che senza un forte senso della meccanica com-
binato a quelle distinte facoltà percettive delle /orme, dei cO''
lori e della tattilità potentemente predominanti non vi sareb-
bero stati né Raffaello né Michelangelo. E così del pari non
vi sarebbero state le divine armonie e melodie elevate a con-
cetti matematici senza le facoltà del calcolo e della meccanica
in azione combinata del senso dei toni che dà il talento crea-
tore dei concenti musicali; mentre il senso della meccanica
con energico senso della tattilità ed un certo senso dei toni
dà il costruttore d'istrumenti di musica , e con una forte ten-
denza ad apprezzare il tempo ed il ritmo i più grandi ese-
cutori musicali, come il celebre violinista Paganini, ed i pia-
nisti Thalberg, Lillo, ecc. ; mentre al contrario Bellini, Mer-
cadante, Petrella e tanti altri genii dell' armonia deboli nella
tattilità non sapevano eseguire sul piano una sola delle loro
creazioni ; e Beethoven divenuto sordo completamente creava
nel suo cervello le musiche più melodiose del mondo, che
notava su la carta; e Mercadante cieco dettava le sue crea-
zioni a chi le scriveva con l'inchiostro. Solo Rossini che riu-
niva nel suo voluminoso cervello tutte le analoghe facoltà del
genio musicale al senso della meccanica e della tattilità, fu
(1) La dinamica è costituita da due parti , cioè la meccanica del
movimento, e la statica o leggi dell" equilibrio.
17
— 2:ss —
il più grande compositore di musica dove predomina la più
ricca e sublime strumentazione, e fu un celebre suonatore.
Il senso della meccanica elevato e diretto dalle diverse fa-
coltà intellettuali più o meno energiche e secondo la loro na-
tura rende la mente umana potente creatrice delle arti e delle
scienze. Ecco come per queste infinite combinazioni delle di-
verse facoltà cerebrali è avvenuto e continua il progresso
dello spirito umano ; ed ecco perchè si è andato dalla ca-
panna alla costruzione del sontuoso palagio e del sublime
tempio ; dal fantoccio al Mosè di Michelangelo ; dal carro
alla fulminea locomitiva ; dal canotto al vascello che corre gli
oceani per la forza del vapore, e forse col tempo per la po-
tenza dell'elettrico; dalla boccia di Leida alla pila che fissa,
dirige ed applica 1' elettricità per cui non v'è tempo né spa-
zio; e dalla pila alla telegrafìa elettrica di Wheatston inven-
tata nel 1837 in Inghilterra, fino ai telegrafi di Caselli e d'Ar-
lincourt che danno sedici parole in ogni minuto secondo, e
quelli del Cowper che stampano e disegnano alla distanza di
800 chilometri; ed alla teoria chimica della pila dal Faraday
nel 1841, che trovava in fine la illuminazione elettrica; e
chi sa a quanti utili applicazioni e progressi il tempo, le di-
verse condizioni di speciali circostanze, ed il concorso di al-
tre scoperte han riservato la pila.
Ecco come ritrovando analogie tra i rappresentanti anato-
mici delle facoltà cerebrah predominanti nel cranio di Volta
e la storia delle sue scoperte che han portato l'umanità a
sempre più nuovi progressi, possiamo noi tutti confermarvi
uno di quelli speciali ingegni induttivi nelle osservazioni di
pratica utilità, e che la natura crea al raro su la faccia della
terra.
PARERE FRENOLOGICO SO Vl.KEHO BELLINI
( Conferenza pronunziata a dì i 5 gennaio 1882 nel Circolo Filologico,
e ripetala a 26 dello stesso mese nel Collegio di Musica a S. Pietro
a Maiella ).
Bellini si nasce, non si diviene.
Rossini, Lettera.
Nel Collegio di musica a S. Pietro a Majella esiste un busto
in marmo di Vincenzo Bellini nella cui fronte si rappresenta
la negazione del talento della musica perchè l' indizio orga-
nico n' è ivi perfettamente depresso. Allora dissi all' illustre
Florimo, amico e compagno del Bellini , che se quel busto
veramente rassomigliasse nel capo il sommo catanese, avrei
io rinunziato alla fisiologia degli organi cerebrali; ma se poi
al contrario quella fronte non ricordasse quella dell' origi-
nale;, erasi fatto bene di scriversi sotto, Bellini, essendo
indifferente pel volgo se il talento ed il genio stanno nella
fronte o nella pancia; e gli scultori ed i pittori che non cu-
rano la forma della testa perchè non ne sanno le ragioni,
tradiscono la natura; e dandosi l'aria di esprimere la vita, le
passioni, i sentimenti nelle linee della faccia, guastano tutto ,
perchè non conoscono che invece le diverse espressioni della
fìsonomia sono la mimica o manifestazione viva dei differenti
organi cerebrali in azione, dei quali la localizzazione è loro
ignota. Mentre gli scultori e pittori di genio, per intuito co-
piano veramente la natura com' è, non come altri credono
che dovrebbe essere.
Intanto Florimo, a cui Napoli deve la più ricca raccolta
degli originali dei lavori di musica dei sommi autori special-
mente italiani o megho napoletani e delle più remote epoche;
e di uno splendido museo dei loro ritratti, che le fatiche e
le ricerche incessanti di lui per più di mezzo secolo potevano
— 2è0-
rendere una gloria napoletana, il Florimo, ripeto , diemmi
a leggere la biografia eh' egli ha distesa del suo amico Bel-
lini, e la storia dei nostri masicisti itahani, e mi fé dono di
una maschera tratta dalla forma che il celebre scultore Dan-
tan figlio a Parigi aveva fatto il giorno dopo la morte di Bel-
lini; forma che ora è nel suddetto museo. Alla vista di quel-
la maschera re^ai sommamente e lietamente sorpreso nello
scorgervi tutte le condizioni materiali che svolsero il genio
di quel divinizzatore deha melodia, e specialmente dell' ap-
parente organo fondamentale della musica, prominente oltre
il naturale su la regione esterna dell' arco sopracigliare ,
come si scorge in tutti gli eminenti musicisti. Allora escla-
mai : abbattete quella testa di marmo che insulta la natura
creatrice sempre immutabile dei genii nelle felici organiz-
zazioni.
Nella maschera che qui presento, le prominenze della bella
fronte, e che vi ho segnate, si scorgono in concordanza tale
con quello che il Florimo medesimo scrisse nella biografia
del suo dilettissimo amico, e con quanto avvertì l' immortale
Rossini, che solo questo fatto, sebbene altri innumerevoli la
scienza ne possedesse, sarebbe bastante a rovesciare tutte
le utopie dei metafisici e dei psicologi, ed ancora di un gran
numero di fisiologi, che facendo dell' anima, dello spirito e
di tutte le astrazioni della mente umana, tanti enti o perso-
naggi dominatori ed organizzatori dell' encefalo, sono trasci-
nati a far questo funzionare in massa nelle funzioni mentali.
Or prima che venga all' esame fisiologico dell' armonica e
magnifica fronte del genio che tanto divinizzò la melodia, fa
d'uopo che io accenni rapidamente per quanto è possibile,
su l'origine delle nostre facoltà mentali, e dei loro gradi di
azione, non che dei loro modi di essere o attributi astratti
e complessi, pei quali ultimi si crede di andare in cerca di
organi, come se fosse logico localizzare le astrazioni invece
delle forze fondamentali che le dàn luogo.
Tutti questi cultori della centralizzazione in massa di tutte
le facoltà, per cui si adagiano comodamente ad individualiz-
zare l'anima, lo spirito, la memoria , l' intelletto , l'attenzio-
ne, la volontà, la sensazione, ecc., fin volendole ripesca-
— 261 —
re nella organizzazione con certi esami che dicono speri-
mentali, non spiegheranno mai coi loro cento mila volumi
e ripetizioni infinite di esperimenti illogici, le diverse attitu-
dini industriah, i caratteri, i talenti, i genii, le virtù, i vizii
e fino la pazzia.
I fisiologi in grandissimo numero non potendosi staccare
dalle metafisicherie che individualizzano le astrazioni, vanno
naturalmente cercando nella organizzazione il mezzo mate-
riale per cui esse si manifestano. Ma non potendo in seguito
più negare i risultati fallaci delle loro ricerche, hanno ora
invertito le indagini, sicché vogliono sapere a quale funzione
è addetto un organo, e si arrovellano a volerlo conoscere
usando le peggiori prove che sono le vivisezioni degli animali
e 1" elettricità, per la ricerca ancora della cellula^ dei bateri ,
dei microbi, ecc. che han gettato il caos nella scienza ali-
mentando così l'ignoranza e l'errore nella mente dell'uomo.
Questo duplice errore^ fecondo di menzogne, aberrazioni
ed illusioni, e che quindi fa ritrocedere non progredire la
scienza, cesserà di formare la disperazione del maggior nu-
mero di ogni sorta di scienziati solo quando, rifiutate le uto-
pie metafisiche e ritornati alla purezza del criterio e dell'ana-
lisi dei fatti che la natura ci offre nella loro sempHcità, si
stabilirà 1' elemento fondamentale di ciascuno istinto, quello
di ciascun sentimento e quello di ciascuna delle facoltà in-
tellettuali, perchè allora sarà facile andare in traccia della
condizione materiale di cui quell' elemento rappresenta la
funzione speciale e primitiva.
Seguendo come la natura ci presenta nell' uomo e negli
animali tutte quelle forze che li mettono in relazione col
mondo esterno, nessuno può rifiutare la seguente eh' è la
più semplice e facile classificazione delle facoltà cerebrali
che costituiscono la umanità ed i loro sublimi e variati ef-
fetti ; eccola :
Facoltà affettive, per mezzo delle quali si hanno, cioè
impulsi per mezzo di ciascuno degl' istinti, ed emozioni per
mezzo di ciascuno dei sentimenti. Le quali due serie di fa-
coltà non producono né idee, né giudizii, né ragionamenti: —
Facoltà intellettive, per mezzo delle quali si formano idee,
— 262 —
giudizii e ragionamenti; cioè si lia per mezzo delie facoltà
percettive conoscenza degli oggetti esterni e delle loro rela-
:;ioni; e per mezzo delle facoltà riflessive quali sorgenti del-
l' analisi e della sintesi, cioè della ragione, si producono idee
di relazione astratta delle cose.
Se tutte queste facoltà sono differenti, ed indipendenti una
dall' altra, e talune pure contrarie tra loro, non possono esse
svolgersi, modificarsi, e mostrarsi in diversi gradi, che per
mezzo di condizioni materiali differenti assolutamente; come
sono del pari i sensi, e tutte le altre funzioni del sistema
della vita fisica. Questo logico concetto è in armonia perfetta
con la struttura anatomica del sistema cerebrale, sensorio
e nervoso.
Per tante ragioni adunque il cervello non essendo che un
complesso di più apparecchi distinti, ciascuno di essi ha fun-
zione speciale e propria; e poiché la potenza e 1' attività
sono in ragione del volume e della più che perfetta sh^uttura
dell' organo, un maggior volume alcerto ha seco funzione
del pari predominante, e specialmente quando altre facoltà
energiche alla prima si associano. Chi non sa esservi uo-
mini e fin fanciulli forti in una o poche facoltà, e deboli in
altre, anzi mancanti affatto ? E per questo P educazione e
r istruzione non creeranno o perfezioneranno mai facoltà che
non si hanno o che sono deboli, mentre altre potenti pos-
sono, ad una semplice occasione, svolgersi sino a giungere
al culmine del perfezionamento. La Fontaine divenne poeta
a 22 anni nell' udire un' ode di Malerbe. Vittorio Alfieri non
sarebbe divenuto mai un matematico quando non potè capire
cosa fosse il triangolo equilatero.
Chi non conosce ad una ad una le diverse facoltà fonda-
mentali della mente^ e la vera struttura del cervello e di cia-
scuna sua parte nelle quali quelle hanno l'origine, non potrà
mai capire che il cranio che sul cervello si modella ne ma-
nifesta la topografia; e gl'ignoranti e più i maliziosi credono
e vorrebbero far credere che ì frenologi ripongono la mag-
giore importanza nella cranlscopia. Niente affatto di tutto que-
sto: nelle diverse regioni e punti del cranio noi facciamo cor-
rispondere i lobi e le circonvoluzioni sottoposte ; e poiché ,
— 263 —
ripeto, il cranio sì modella sul cervello, in esso noi possia-
mo far corrispondere e segnare i rappresentanti anatomici
degli organi sottoposti e delle facoltà.
Or Ire circostanze ci fanno scorgere sul cranio l'indizio che
il volume di una circonvoluzione sottoposta sia pii^i o meno
grande e quindi più o meno energica la sua funzione; cioè; — ■
la prominenza cranica corrispondente che naturalmente vi si
è modellata; — la larghezza o distanza relativa tra gli orga-
ni gemelli nei due emisferi; — la distanza tra essi e l'orecchio.
Queste tre condizioni che per valutare il volume di un orga-
no e la sua potenza non fa d'uopo riguardarle nel confronto
tra organo ed organo fin nello stesso cervello, debbono con-
siderarsi nelle proporzioni relative tra ognuno dì essi e la
propina orìgine ; e per questo può intendersi come una di
tali condizioni non può mancar mai nello svolgimento ed eser-
cizio energico della facoltà. — Esposi altra volta la ragione
anatomica di queste condizioni. (1) — • Ciò spiega che pure
con un piccolo cervello possono alcune sue parti limitate
voluminose ed attive nelle loro speciali funzioni , svolgere
una prevalenza di facoltà tra la debolezza delle altre.
Credo che sia sufficiente questo rapidissimo preambolo per
dire che una facoltà energicamente sviluppata rappresenta l'e-
lemento primitivo e fondamentale di un ingegno , di un ta-
lento , e fin di un genio. Questo ingegno , questo talento e
questo genio ordinariamente, secondo che nei varii individui
una 0 più altre facoltà del pari energiche vi si associano e
vi concorrono, prendono una diversa direzione. Sicché è im-
possibile che gì' ingegni, i talenti ed i genii prendessero una
eguale e simile indole o carattere, perchè la natura non crea
né facoltà identiche nel grado della loro potenza, nò identiche
condizioni organiche, né pari esterne circostanze. Ecco perchè
talento, genio speciale si nasce, non si forma, né si diviene,
hi una conferenza che nel maggio del 1878 io dissi sul ta-
lento della musica dimostrai che per aversi un genio musi-
cale non basta l'energia del solo senso del rapporto dei toni^
perchè questo come elemento primitivo della musica per svol-
ti) MiRAGLiA, Traitato di Frenologia applicala, voi, ], pag. G9, 138, 379, 422.
— 264 —
gersi e costituirsi ha d'uopo del concorso di altre facoltà del
pari energiche; e poiché sono entrato nel tema di esporre le
ragioni di quel genio singolare della melodia che fu il Bellini,,
nella organizzazione cerebrale, che tanto armonica volle la na--
tura concedergli, debbo notare che il senso del rapporto dei
toni è una facoltà percettiva e dà la più o meno altezza o
grossezza o gradazione dei suoni ; e poiché le facoltà percet-
tive producono soddisfazione ma non emozione, l'espressione
musicale agente col concorso dell'azione di una facoltà aj^et-
tiva specialmente un sentimento , produce le diverse melo-
die, e si eleva all'altezza del sentimento che si commuove e
fa commuovere. Questo concetto non è stato da alcuno finora
avvertito. — L'altra facoltà percettiva, altro e non meno im-
portante elemento della musica , è il senso del tempo, che,
misuratore della successione degli atti , dà la durata, sic-
ché abbraccia le regole del ritmo e dell'armonia^ indispen-
sabile elemento per qualunque compositore ed esecutore di
musica. Queste due energiche facoltà, ma primitivamente pre-
dominante una su l'altra, danno la varietà del talento e del
genio musicale; per lo che il senso dei toni diventa l'elemento
della melodia, e quello del tempo delVarrnonia, ambo costi-
tuenti il talento della musica. — In queste due grandi serie
primordiali si comprendono tutt'i grandi e piccoli musicisti
del mondo.
Nella prima serie primeggiano Scarlatti, Pergolesi, Paisiel-
lo. Bellini, che per dir così, melodiarono l'armonia; e nell'al-
tra l'inarrivabile sommo Rossini, che sì arditamente e gran-
demente armonizzò la melodia.
Ed ecco ancora come il talento della musica unito in azio-
ne al senso religioso, ha prodotto il genio di Palestrina, del
Pergolesi; unito allo spirito d'indipendenza ed allo istinto della
propria difesa, le musiche guerriere; unito all'istinto erotico,
la riprovevole Bella Elena , e la libertina figlia di Madama
Angot : — unito al più potente senso della Benevolen:2a, ge-
neratore dello spirito di pietà, il divino Bellini; ed a molte
, sublimi facoltà cerebrali le ardite, grandiose, potenti, inebrianti
musiche dello straordinario genio dell' immortale Rossini.
Nacque Vincenzo Bellini in Catania, ai 3 novembre 1801,
— 265 —
e mori a Parigi ai 23 settembre 1835 , nell' età di circa 34
anni. Nella breve vita musicale di otto o nove anni scrisse
i dieci grandi lavori che fecero il giro del mondo : e chi non
sa quante lagrime e quante commozioni pietose destarono
quelle note melanconiche e sublimemente melodiose ! e di al-
tre musiche minori, giunte a 46, fecondo fu il suo genio. Il
comm. F. Florimo, che ne fu l'intimo amico e compagno nel
nostro collegio di musica, e pel corso di quella rapida esi-
stenza, ne ha scritto, debbo ripetere, la biografìa con sem-
plicità e veridicità somma, sicché chiaro vi si scorge il ca-
rattere , l'ingegno e gli atti mentali di quel genio, che non
può farsi a meno di non riscontrarne l'origine nella splen-
dida organizzazione del capo. Questa biografia confortata da
documenti irrefragabili, svela ancora come la morte del som-
mo siciliano fu barbara. Qui non posso trasandare di dire
qualche parola sopra sì funesto avvenimento, che menò tanto
rumore da per ogni dove, e che ora fa d'uopo che interessi
gli animi gentili ed insieme i cultori della scienza.
Reduce "dai trionfi di Londra, dimorava Bellini , nel settem-
bre del 1835, nella villa Puteaux presso Parigi. Il signore e
madama Lewis vi abitavano del pari ; e di lui si dimostra-
vano amici. Conosciutosi che Bellini vi era infermo di dissen-
teria passata poi ad enteritede, il Barone Aymé d'Aquino mi-
nistro plenipotenziario di Francia e Mercadante , vi si reca-
rono più volte; ma con loro sorpresa, dal portiere non fu-
rono fatti passare per l'ordine che ne aveva avuto. Portatisi
in casa di Lablache si parlò d'informare di questo sequestro
il Procuratore del Re, perchè la Lewis era stata riconosciuta
per madamigella Olivier. Due giorni dopo volle lo stesso ba-
rone d'Aymé ritornarvi, e con maraviglia trovò il cortile sen-
za persona alcuna. I Lewis si erano allontanati ; ed egli in-
trodottosi nelle stanze del Bellini, lo rinvenne freddo cada-
vere sul letto: sopragiunto il portiere gU disse, che l'itaha-
no era morto alle ore 5 della sera precedente (1).
(1) Il barone d'Aymé d'Aquino ritrovandosi di passaggio per Napoli inviò al
Florimo le seguenti notizie che aveva registrale nel settembre 1835, su la ma-
jaitia e la morte di Bellini. ( Biografia, pag. 61 ).
— 266 —
Le voci di veleno corse per Parigi , spìnsero il Re Luigi
Filippo ad imporne una inchiesta. Furono da quel cadavere
estratti i visceri per 1' esame , e tolto pure il cervello , che |
più poi non si rinvenne ; e vuoisi che questo esame fu nega- ■
tivo ; come se non si potesse uccidere un uomo col seque- .1
strarlo ed abbandonandolo alla ferocia del morbo. E di Bel-
lini i medici curanti non erano stati che i Lewis !
Paris septembre 1835.
« Le il. — Le bruit court que Bellini est malade à Puteaux (où je vi ces
jours-ci). Je le iroiive au lit. Il a, me dit, une legère dyssenterie, et qu'il ne
tarderait pas à revenir à Paris. A ce moment parail Mad. Lewis, que je connais-
saìs sous le nom de M.lle Olivier. Elle gron je avec aigreur le malade, en disant
qu'il faut un repos absolu. Le reproche ra'élant eviderament adressé, je prends
congé. Je raccont ma visite a raon onde Carafa et k tous nos amis.
« Le 12. — Je relourne à Puteaux. A traverà la griUe de la maison le jardi-
nier se mentre, mais la consigne est donnée. On ne rcQois personne.
« Le 13. — J'y retourne avec Mercadante; méaae consigne.
« Le 14. — Carafa se fait passer pour médccin de la Cour. Il pervieni jusqu'a
Bellini qu'il trouve au lit.
« Le 22. — Ces jours-ci personne n'ayant pu voir Bellini, le méconlentement
de ces amis éclate, ce soir, chez Lablache. On parie ménie de faire intervenir
e Procureur du Roi,...
« Le 23. — Ayant à aller passer la journée a Rueil chez ma belle-soeur, je
pars a cheval de bonné heure. Au pont du Courbevoie je m'arrète a Puteaux.
Le jardiuier esc toujours inflexible. Dans la journée un orage éponvaniable éclate,
et a 5 heurs dix minutes environ, tont trampé pur la pluie buttante, je frappe
k la maison de M.r Lewis. Pas de répons. Je pousse la grillo et elle cède.
Après avoir attaché mou cheval , je penetro dans la maison qui parait complé-
lement abandonnée. Je trouve Bellini sur le lit serablant endormi ..mas sa main
est glacée. Je ne puis croir à Taffreuse verilé.... Le jardinier renlre et me rac-
conle che le signor Bellini a rendu le dernier soupir à 5 heures, et que M.r
et Madame Lewis , élant partis pour Paris, il avait dù sortir pour appeler le
mond et avoir des cierges ... Affolé , éperdu , je me rends en toute hàle chez
Lablache, rue des trois frères, d'où la fatale nouvolle se répant dans Paris. Le
soir jc rencontre, chez le general Manhès avec Donna Sofìa. Nous sommes tous
consternés. Survient Giulio Alary. Il nous indique une louchanie melodie, dont Ga-
rofalini vieni de composer le paroles:
Piangi Catania misera,
E tcco pianga il mondo.,.
Aymé d'Aquino.
- 267 —
Macellato cosi quel corpo fa creduto d' imbalsamarlo , e
venne sepolto in un mausoleo per cura di Rossini. Disperso
il cervello, già stanza di quel sublime genio, venne conser-
vato il cuore in un vaso di piombo , come se il cuore non
stasse nell' encefalo.
La salma di Bellini fu nel settembre del 1877 trionfalmente
restituita alla sua nativa Catania. Riapertosi il feretro per
rimbalsamarsi i resti di quella salma, il prof. Cesare Fede-
rici eh' ebbe il campo di studiarne il capo , segnò 1' altezza
del corpo di metri 1,79, la circonferenza del cranio in mill.
550, spettandone, egli dice^ 290 alla parte posteriore, e 260
alla parte anteriore, con un diametro antero-posteriore della
testa in mill. 195; ed il trasverso, cioè la larghessa maggiore
in mill. 155, senza dire se questa larghessa maggiore si fosse
presentata nella base o nella parte media o superiore, ed an-
cora se anteriormente o posteriormente . Tutte queste misure
in fisiologia del cervello non dicono mai nulla , se non che
in generale il volume di quest'organo ; che solo potrebbero
avere qualche valore quando si sa apprezzare l'altezza della
regione superiore del capo, ed il predominio di una regione
intiera su le altre; e notare massimamente le prominenze e
le depressioni craniche che rappresentano il volume grande
0 minimo degli organi cerebrali sottoposti, e così poterne dei
primi valutare la potenza o l'attività, e dei secondi la debo-
lezza.
La maschera che qui vedete , o signori, non rappresenta
disgraziatamente che la faccia e la fronte; mancando il resto
del cranio nel quale si accoglie la maggior parte della massa
del cervello ; e mi sorprende come Dantan celebre scultore
a Parigi, come il maggior numero degli scultori e pittori, lo
ripeto e lo ripeterò sempre, non sanno che la natura ha stam-
pato nella forma della testa i tipi di tutte le manifestazioni
che voglionsi rappresentare ; e che non bisogna trascurare
la mimica della fìsonomia ch'è la viva espressione degli or-
gani mentali in azione. Ma essi che non sanno l'organologia,
improvvisando certi busti e certi ritratti fanno come certi alie-
nisti che vogliono parlare di pazzia senza avere veduto mal
un cervello non solo, ma fin senza avere nozione delle sin-
_ 2€S ~-
gole facoltà umane , improvvisano tipi ridevoli di alienazio-
ne mentale.
Intanto io so che il dott. Fossati, italiano, collega ed amico
di Gali creatore della fisiologia del cervello, e poscia mae-
stro ed amico mio, conosceva Bellini; sicché egh qual Pre-
sidente della Società frenologica di Parigi ne fece un cenno
frenologico nella seduta di ottobre 1835 ; cioè pochi giorni
dopo la morte del sommo catanese, e vi aveva ritrovato nel
cranio molto sviluppati gli organi sottoposti della musica e
della Benevolenza, e depressi quelli del tempo e della mec-
canica.
Considerazioni sì sfavorevoli adunque non mai permisero
un esame completo fisiologico su la testa di BeUiui. Io quindi
mi sforzerò alla meglio di darvi un parere frenologico, ma^
grado che questa maschera sia limitata alla sola fronte, per-
chè in vero gli organi che svolsero quel genio ivi risedono.
I rappresentanti anatomici d'istinti e di sentimenti che ven-
gono segnati nelle regioni craniche mancanti, ne saranno per
intuito riconosciuti in confronto delle notizie biografiche , e
desunti dalle condizioni di questa medesima magnifica fron-
te, nella quale ho notati i numeri secondo che trovansi sta-
biliti sul tipo della testa frenologica , e che qui vado a se-
gnare col rispettivo grado di manifestazioni più o meno po-
tente dell' organo corrispondente.
L' arco che misura 1' osso frontale in altezza , cioè dalla
radice del naso alla fontanella dei fanciulli è di mill. 170 ,
e quello della base cioè da un meato uditorio all'altro, scor-
rendo per la radice del naso, è di mill. 275; ed il diametro
frontale tra le due estremità esterne dei sopracigli è di mill.
120; diametro che da ragione della grandezza degli organi
gemelli; e ciò indica la più bella ed armonica organi zzione
della regione anteriore e superiore del cervello che costitui-
sce r umanità e la varietà dei genii e dei talenti.
Ecco i gradi di potenza degU organi rappresentati nella
fronte di Bellini. Senza queste seguenti osservazioni le pre-
cedenti misure non direbbero nulla di speciale.
269 —
Denominazioni degli organi
-e delle facoltà fondamentali.
Grado e valore delle facoltà.
^ — Alimentività ....... moderato
? — Equilibrio i(j.
9. — Costruttività. . . . . ... meno che moderato
15 — Benevolenza, o sorgente della pie-
tà, sensibilità, ecc grandissimo
14. — Venerazione. ....... piuttosto grande
17. — Speranza più che moderato
18. — Maravjgliosità- -. . grande
19. — Idealità', poesia ...... id.
20. — Gaiezza meno che moderato
21. — Imitazione più che moderato
A'— Visione . grande
22. —Individualità' id.
23. — Conflgurazione moderato
2<5. — Estensione id.
23. — Peso e resistenza id.
26. — Colore ......... id.
27. — Località grande
28. — Calcolo più che grande
29. — Ordine id.
50. — Eventualità più che moderato
31. — Tempo {elemento dell'armonia) . . moderato
52, — ToNo( elemento della melodia) mu-
sica grandissimo
Z— Tattilità ......... meno che moderato
53. — Linguaggio moderato
34 — {l>omT^aLì:az\Qne[sorgente della sintesi). piuttosto grande
53. — Causalità [sorgente dell'analisi). . più che moderato.
I rappresentanti anatomici adunque sì predominanti che in
difetto di speciali facoltà cerebrali , che si palesano siffatta-
mente nella magnifica ed armonica fronte di Bellini, spiega-
no la singolarità del suo genio musicale, che produsse quelle
angehche melodie clie fecero e faranno il giro del mondo ,
perchè il cuore umano come tutte le passioni che lo muovo-
no saranno sempre le stesse.
Per comprendere bene 1' armonia e la concordanza eh' e-
sistevano trai predominii organici apparenti e le loro funzio-
ni , per cui in questi fissavasi il centro dell'azione menta-
— àto —
le da cui sorgeva potente e dominatore il genio del Belli-
ni, accennerò di questi predominii individualmente, come pure
delle depressioni craniche indizio di deboli funzioni; sicché,
o voi gentili è dotti che mi ascoltate, vi persuaderete che in-
gegno , talento , genio si nasce non per un potente spirito ,
clie lasciamo ai psicologi ed agli ignari delle funzioni del cer-
vello, ma bensì per una speciale ed armonica organizzazio-
ne , di cui al Bellini , come a tutt' i genii , f u , e sarà pro-
diga la natura. I genii non sorgono a volontà.
La facoltà di apprezzare le sensazioni acustiche e di creare
ì rapporti dei totii^ e nel qual rapporto dei gradi sonori sta
la melodia, è l'elemento primordiale della musica, elemento
che solo senza il concorso di altre facoltà ed assolutamente
di quella del tempo, che, come ho detto, dà il ritmo e l'ar-
monia, e senza una ben retta educazione ed istruzione op-
portuna, non produrrebbe che un cantore di- campagna , un
facile riproduttore di suoni melodiosi ed armoniosi: lo stesso
avviene per tutte le altre singole facoltà cerebrali.
Questo indizio organico è manifesto in Bellini a forma di
piramide su 1' estremità esterna doli' arco sopracigliare, più
nel destro che nel sinistro, che vien segnato sulla mascheri
- 271 -
col numero 32. Sotto vi si scorgono prominenti quelli del cal-
colo, n.° 28, e AqW ordine , n.° 29, le cui funzioni potenti
tanto concorrono alla nozione dei partimenti e del contro-
punto, e senza di cui non v'è grande compositore in musi-
ca. Un diametro di mill. 120 tra questi indizii cerebrali e ge-
meUi in Bellini , ne accresce la maggiore potenza.
Al di sopra dell' organo della musica si scorge sufficien-
temente largo e prominente quello àelVidealità o poesia, se-
gnato col n.° 19, per le cui funzioni la mente corre al bello
ideale , al magnifico , al sublime, alle creazioni poetiche.
Ma più di tutto in Bellini si scorge magnificamente svilup-
pato su la regione elevata ed anteriore della fronte il rappre-
sentante anatomico per cui si svolge il senso della Benevolen-
za, n.° 13. Per questa bella facoltà s' ispira il sentimento della
pietà , che unito a quello della musica fìssa le melodie an-
geliche del dolore, della carità, della compassione, della di-
sperazione , in somma in quelle note mahnconiche, che pii!i
dolci vestite con la voce che coi suoni degl' istrumenti, fan
palpitare ì cuori gentili come i più duri, e trarre lagrime di
gioia e di dolore. La voce degl'istrumenti non è che una pal-
lida imitazione della voce umana.
Nella linea mediana anteriore al di sotto della benevolenza
si scorge sufficientemente sviluppato e largo il duplice or-
gano detto della comparazione che genera la sintesi, num. 34
facoltà riflessiva che produce il talento di persuadere, e pel
quale tanto i nostri sentimenti ed idee si trasfondono nelle
altrui menti. Le musiche di Bellini hanno questa potenza.
L' altra facoltà del pari predominante si mostra in un in-
dizio organico suffìcientemente sviluppato alla radice del naso
in corrispondenza del seno frontale, num. 22; e pel quale
si ha la memoria dei nomi, dei segni, ecc. — Per questa
facoltà unita alle altre potenti in Bellini il Florimo, come un
frenologo, ne spiega la mente, dicendo nella sua biografìa:
— « Trai sommi della scuola napoletana egli amava lommelli,
« ed il melodico Paisiello; ma simpatizzava col Pergolesi,
« di cui imparò tutte le opere a memoria; e piangeva quando
« ne suonava lo Stabat, ch'egli ch.id.msiy a poe?na del dolore. »
Ecco le facoltà energiche che concorrenti a quella predo-
.minante della .musica crearono il genio potente -e;- speciale
di Bellini.. La predisposizione vi si era manifestata fln0_ dalla
.prima fanciullezza., quando, come dice il bio§;.rafo ,> aveva
appeena un anno,, ed ogni canto che udiva in casa p per le
.strade lo rallegrava; a 16 mesi imparò a memoria;-con gra-
zia infantile un' arietta di Fioravanti, che il padre gii accom-
pagnava; né mai si dipartiva da lui quando suonava il cern-
balo. E fin dai primi anni fu attO' allo studio dei partimentt
e del contropunto. Di Haydn e Mozzart, che fissarono la sua
prima attenzione, era stato lo stesso.
Se Sila facoltà potante dalla benevolenza deve Bellini i suoi
eminenti pregi dei sentimenti, delle note melanconiche, com-
passionevoli e tenere, l'azione veramente drammatica e spon-
tanea si -deve al concorso della facoltà della j^oesia, che in-
sieme r idea :ed il sentimento vestivano, di espressioni vocali
e melodiose,. Per. questo Belhni unificava musica e poesia,
e per lo spirito., sintetico in lui sufficientemente attivo voleva
il' dramma, e .non mai musicava poesie strane e sciocche.
Egli diceva : « datemi' bugna, poesia ed io vi darò buona
musica ». ,
A .questa potente ragione, di fermarsi il suo genio più nel
. canto che -nel suono degli istrumenti, o meglio di seguire
le proprie ispirazioni melodiche, .deve aggiungersi quella del
non molto sviluppo in lui dell'.organo del tempo, num. 31,
per cui, come ho ricordato, si conosce e si apprezza la suc-
; cessione degli atti e. la durata -neWa. quale si modella il ritmo
musicale, eh' è l'elemento per ì\ arm.onia ; e per questo il
.ritinp.eV armonia nelle sue- comi^osìzìom, fin le melodiche,
nontrattanendolo le regole. del contrapunto, si crederono (1)
poco sviluppate e di corta durata. Ciò fu tenuto come difetto
per Bellini ; ma io, non come musicista, che non conosco
una nota musicale, ma come fisiologo, posso fare qualche
; osservazione.
^r .'Questo voluto difetto non è tale quando si considera che
, if .non energipo sviluppo della facoltà che dà il ritmo e l'ar-
•jHiohia,, non era eccitato per la depressione apparente della
(1) Verl-vert.. Paris, 16 ottobre 18513.
— 273 —
costruttività o meccanica, num. 9, che predominante, com'è
in Rossini, concorre alla richezza della istramentazione, che
infatti non era sì grandiosa in Bellini. La sola armonia sì col
canto che con gli istrumenti soddisfa la mente, ma non com-
muove quanto la melodia. Sicché i tipi delle angeliche melo-
die di Bellini, con maggiore istrumentazione e misure ritmiche
da far prevalere un'armonia da compasso, sarebbero spa-
riti divenendo musiche diverse. Insomma Bellini non sarebbe
stato Bellini. — Scrive Rossini al suo amico Santocanale, che
ritenendo nei Puritani una migliore musica strumentale, dice
di raccomandare quotidianamente a Bellini di non lasciarsi
troppo sedurre dalle armonie tedesche e di contare sempre
sulla sua felice organizzasione per le melodie semplici e
piene di un eXfetto vero.
Chi ardirebbe non inchinarsi a tanto vera e sublime mas-
sima del genio di Rossini , rinnegherebbe il genio italiano ,
maestro sempre inarrivabile della melodia e dell' armonia !
Ecco come nelle opere del genio non bisogna fare confron-
ti: ogni genio è per sé stesso.
hi quanto all'altro difetto che gli si vuole attribuire, cioè
di essere ancora le sue frasi melodiche non troppo svilup-
pate e di corta, durata, posso osservare che in questa rapi-
dità di troncare un'idea, un sentimento che aveva prodotto il
massimo dell'emozione, deha pietà, della compassione, del
dolore, non era arte o errore in Bellini, ma natura che face-
va passare da un' emozione all' altra, perché volendosi pro-
lungare la prima, questa si affìevohsce fino a fare sparire
r effetto desiderato. Questo non è solo nella musica, ma pure
nella poesia, nella drammatica, neh' oratoria.
Neil' esaminare la testa di Bellini ho voluto far noto il suo
genio nella- sua organizzazione come l'ha fatta la sapiente na-
tura, e non come vorrebbe che fosse la fantasia umana.
Bellini non doveva essere un forte suonatore, perché de-
presso si rinviene l'organo della meccanica, num. 9, e quello
dalla tattilità, Z; invero era poco destro, come ho notato,
pure nel riprodurre sul piano le proprie composizioni. In
Rossini, in Thalberg, e massim.amente in Paganini forti e pro-
18
minenti si scorgono questi indizii organici di cui il secondo
dà la finezza di toccare l' istrumento.
Malgrado le regioni craniche mancanti nella maschera, dalle
notizie biografiche puossi dedurre la potenza di alcune forze
mentali appartenenti alle facoltà affettive, e desumersi insie-
me dall'altezza dell'osso frontale e dal lungo diametro fronte-
occipitale, sicché le parti cerebrali della regione lungo la li-
nea mediana essere dovevano molto sviluppate, da produr-
re energiche facoltà affettive.
Il senso delia. ferme;s2a, per cui la volontà si rende immu-
tabile nel credere facili le cose pii^i difficili doveva essere suffi-
cientemente forte in Bellini, che con tanta costanza portò a fi-
ne le sue classiche produzioni. Questa condizione anatomica
corrisponde sul vertice del cranio alla linea mediana gemello
organo nei due emisferi cerebrali.
Nel sincipite posteriore si segnano, uno accanto all' altro ,
due parti cerebrali per cui si svolgono i più belli e sublimi
sentimenti, cioè quello della stima di sé sorgente dello spirito
d'indipendenza, e quello dell' approbatioità o amore di appro-
vazione che svolge il forte amor della gloria, ambo motori
delle più grandi imprese. In Bellini questo secondo doveva es-
sere più forte ed attivo del primo, e che concorse a rèndere
più potente il suo genio creatore.
Doveva ancora essere in lui molto sviluppata quella regione
cerebrale che corrisponde alla parte posteriore dell'osso pa-
rietale per la quale si svolge Yaj^esiomvità, origine dell'attac-
camento amichevole. N' è prova, oltre del lungo diametro
fronte-occipitale , 1' amicizia costante che in tutt' i suoi atti
mostrò al suo affettuoso e simpatico compagno della gioven-
tù, fino che vicino a morire non stavano nel suo labro, che
i nomi della madre e dell'amico Florimo.
Qui mi arresto, perchè non presentando la maschera, come
più volte sono stato costretto a ripetere , che la sola parte
anteriore del cranio, ho dovuto su questa regione hmitare
le mie osservazioni fisiologiche, tanto più che ivi risedonoj
quelle condizioni materiali per cui si svolse in Bellini quel
singolare genio musicale che sublimò tanto la melodia, inimiJ
— 27S —
tabile per le tante condizioni di cai gli fu prodiga la natura,
e per le circostanze opportune dei tempi.
. Cambiate queste ultime, si pretenderebbe ora che ad esse
sempre mutabili si adattassero le melodie belliniane e le ros-
siniane armonie, le quali, per la natura del genio che a quelle
piegare non puote, resteranno eterne come il cuore umano.
La meteora attuale passerà con gli uomini che, abbagUati
da questo fatuo chiarore, chiamano vecchia la luce del sole.
Le scuole di Rossini e di Bellini, cioè dell'armonia inarrivabile
per la ricchezza della istrumentazione , e della melodia che
divinizza la parola immedesimanndosi nella voce per scen-
dere diritta al cuore, staranno sempre maestre in questa ter-
ra che
«
« il mar circonda e 1' alpi. »
Ammiriamo, rispettiamo i grandi genii musicali della Ger-
mania, della Francia, dell' Inghilterra^ di tutto il mondo in
somma. Ma i da Palestrina, i Pergolesi, i lommeUi, gli Scar-
latti, i Paisiello, i Rossini, i Donizzetti, i Bellini, i Mercadan-
te, ì Verdi, e tanti innumerevoli sommi non nascono che in
questa terra dei Vulcani e dell'eterna primavera, l'Italia!
PARERE FRENOLOGICO
Sul cranio di GIUDITTA GUfiSTAHIACGHIA,di suo padre ed altri com-
plici, grandi delinquenti giustiziati in Napoli, in aprile 1800
(Lello nell'Accademia Ponlaniana: Adunanze dei 6 luglio e 24 agosto 183G. )
all'odierno principe delle scienze
GIOVANNI A. FOSSATI
italiano
presidente della società frenologica di PARIGI
QUESTO LIBRO SUO
nuovo PEGNO DI RIVERENZA ED AFFETTO^
IL DOTTOR B. G. MIRAGLTA
OFFRE E CONSACRA
FIDANDO CHE GLI ARCANI DEL CERBERO
GIÀ DUCE IL GALL
PIÙ' STUDIATI E DISCOPERTI
PROFITTASSERO PIU' SEMPRE ALLA CIVILE COMUNANZA
SOTTO COTANTO AUSPICIO
(1856)
§ I.
iWoxioiit j>i'eSiMiiiiari.
Evocare dall' obblio dei secoli passati la memoria delle virtù
e dei vizii degli uomini, la prima ad esemplare imitazione
di tutti e la seconda a tristo esempio ed emendamento dei
malvagi, fa sempre l'utile mandato della storia, di questa
maestra della vita. Ma lo indagare l' origine delle facoltà
umane, delle attitudini industriali, dei talenti, dei genii, dei
sentiuienti, delle passioni, dell'intelletto, della ragione: l'in-
dagare la sorgente dei diritti e dei doveri, delle virtù e dei
vizii e delle colpe; lo spiegare le condizioni della organizza-
— 277 —
zione per cui han luogo le manifestazioni dell' anima e dello
spinto, è stato e sarà sempre l' interessante obbietto della
scienza. Per essa si conosce che le facoltà nostre e quindi
tutto quello eh' è il naturale effetto del loro esercizio si ma-
ni festano in diverso grado in tutti gli uomini, perchè sempre
ineguali si presentano le interiori condizioni per le quali esse
facoltà si svolgono e si esercitano. Ecco perchè ancora per
queste condizioni i gradi di passioni , di affezioni , di senti-
menti, di ragione, di volontà, di libertà morale non sono
eguali in tutti gli uomini, e quindi ancora ineguali i gradi
di colpabilità delle azioni loro. La scienza adunque calco-
lando le ragioni della varia energia delle facoltà e dei diversi
gradi della libertà morale , nel valutare e confrontare le diffe-
renti e modificate organizzazioni degli enti, viene a stabilire,
che se la manifestazione , l' energia e 1' esercìzio di tutte le
potenze dello spirito stanno in certe condizioni indispensabili
della organizzazione più, che nei motivi esterni perchè questi
non agirebbero senza di quelle, del pari può giungere la
scienza a misurare il valore dei loro naturali effetti cioè
delle azioni umane.
È a conoscenza di tutti che il cervello è 1' organo delle
facoltà della mente, e che la mente non opera che per mezzo
di queste su tutte le impressioni che vengono dall' esterno
e dagli organi interni ed agiscono su di essa. Se queste fa-
coltà sono diverse e differenti ed alcune contrarie tra loro,
gli agenti che le eccitano sebbene gli stessi ed eguali non
possono produrre che effetti diversi e contrarli, perchè la
natura della facoltà operatrice e non il motivo eccitatore
determina colali effetti. Poiché i motivi quali si sieno possono
muovere, cioè allettare, eccitare, rendere proclive la volontà
a dati atti in proporzione delle condizioni della organizza-
zione, in modo che se noi siamo sempre consapevoli dell'atto
che poniamo, il potere che conserviamo di non porlo può
essere più o meno energico. Questo fatto così naturalmente
uniforme alle leggi di relazione e rapporto, ch'esistono tra
le facoltà e lo scopo delle loro funzioni , cioè tra le opera-
zioni delle facoltà mediante 1' azione dei loro organi e le ec-
citazioni esteriori, dimostra ancora che a facoltà diverse
— 278 —
debbono corrispondere funzióni di apparecchi materiali pure
diverse (1). Così che se lo spirito vede per mezzo dell'oc-
chio , sente per mezzo dell' apparato acustico , del pari ha
il sentimento della maternità per mezzo di un pecuhare ap-
parecchio organico, quello della benevolenza mediante un
altra parte cerebrale, giudica per particolari organi, ha l'atti-
tudine industriale per mezzo dì altre parti ecc. Or tutti questi
apparecchi o organi compongono il cervello , il quale certa-
mente dal fatto anatomico viene confermato non essere un
organo unico ed omogeneo, come immaginano che sia coloro
che traviati da false induzioni, senza avere studiato e neanche
forse veduto questo ammirabile organo complesso, vanno in
traccia di un apparecchio unico e generale per consegnarlo
alle generali funzioni della mente. Quando non si conosce
che le operazioni dell' ente hanno gli elementi primitivi nelle
peculiari funzioni del cervello, vassi acconciamente vagando 1
pei campi delle generalità le quali in fine nulla conchiudono'
e nulla spiegano isolatamente per loro stesse. Ma le leggi, i
della natura non si tramutano ai fantastici traviamenti me-i
tafìsici, poiché non vi è filosofìa né morale che non abbia i
i suoi principii in queste leggi, cioè che non ne sia la legit-
tima emanazione , sicché nel decidere delle qualità morali i
delle azioni umane non abbia per verità certa doversi riguar-
dare e tener conto dello stato ed influenza dell' organizza-
zione. E chi disconosce queste leggi degli organi in azione ,
onde lo spirito abbia in questa i motivi di operare e quindi
di esercitare il bene ed il male, si scandalizza e trema di
vedere la mente umana traboccare in una trista fatalità ;
senza accorgersi che questo scandalo dell' ignoranza ( di-
sprezzando io lo scandalo effetto di pervicace malizia) trascina
veramente l'uomo ad una fatale necessità, imperocché poten-
do lo spirito essere, come vorrebbesi che fosse (2), subbiet-
iwamente buono o malvagio, si sottrarrebbe dalla correzione
(1) MiRAGLiA. Trattato di Frenologia applicata ecc. Voi. 1°, lib. 1".
cap. 3».
(2) Rendiconlo dell'Accademia medico-chirurgica di Napoli, 1853.
Tomo VI. pag. 12 e 13.
— 279 —
e da tLitt' i mezzi umani di perfezionamento, i quali è im-
possibile che direttamente agir possano su di esso se prima
non lian modificato le condizioni materiali degli organi per
cui le sue potenze si manifestano e si esercitano. Se lo svol-
gimento e l'esercizio delle facoltà stanno nella indispensabile
condizione degli organi, T operar dello spirito non può oltre-
passare i limiti , il grado e le modificazioni di queste facol-
tà, sicché esso operando secondo la natura di queste, opera
secondo le leggi dell' organizzazione, nelle funzioni di cui
stanno le forze sue primitive. E la morale veramente fondata
sui principii dettati dal Creatore nella formazione del cuore
umano e' insegna che lo spirito percepisce, giudica, ragiona,
vuole secondo le impressioni che dalle funzioni degli organi
•interni delle sue facoltà fondamentali gli vengono presentate :
il che fece solennemente dire, a quiete delle divote coscienze,
che questa legge della natura non viene smentita neanche
quando la mente erra e cade in peccato (1).
Ecco i principii naturali su cui è basata e lo scopo a cui
tende la frenologia. Essa lascia all' acume della sana filosofia
le indagini su la natura delle facoltà, indagini sempre dispe-
rate ed impossibili se nelle manifestazioni di esse facoltà si
esclude la condizione delle funzioni corporee. Ha questa dot-
trina posto i suoi limiti tra le manifestazioni della natura,
limiti vasti; è felice la mente delF uomo se un tempo potesse
raggiungerli. E volgendo essa dottrina i suoi sguardi su le
condizioni materiali indispensabili affinchè si svolgano e si
esercitino le forze della mente, cerca spiegare come queste
condizioni corporee cioè le funzioni degli organi servono le
umane potenze.
Dopo la rapida esposizione di questi principii generali,
credo di potere esporre in massime ancora brevi e generali
tutto quello di cui è ora in possesso la fisiologia del cervello,
affinchè lo scopo della mia comunicazione frenologica si ren-
da chiaro ed incontrastabile, ed offra così alla scienza una
novella e splendida prova della sua verità.
(l) S. Thom. Summa prim. Secundae pari, quaes. VI, pag. 71.
Tom 111, Edit. Neap.
— 280 —
Sono le facoltà primitive e fondamentali della mente diffe-
renti e spesso talune contrarie tra loro sicché 1' una è indi-
pendente dall' altra.
I varii modi di azione di esse facoltà fondamentali costi-
tuiscono le facoltà generali o attributi: e queste possono
considerarsi come operazioni dello spirito su di elementi
primitivi.
Questi elementi primitivi che sono le forze fondamentali
o facoltà originarie della mente, stanno parte in questa che
pensa ed opera e parte in certe funzioni speciali delle diffe-
renti parti del cerebro.
Per mezzo di queste funzioni si manifestano e si esercitano
le differenti forze dell'anima e dello spirito, così che ne sono
la condizione indispensabile.
Se tali funzioni ne sono la condizione indispensabile, non
può stare 1' energia e l' esercizio attivo delle facoltà che nella
energia e nell'attività delle funzioni de' proprii organi.
Se è legge della natura corporea che la potenza o energia
sta nella massa, non può 1' organizzazione dei corpi sottrarsi
da questa legge universale; per lo che la energia delle fun-
zioni degli organi sta nel volume di questi e quindi vi sta
la potenza delle facoltà cerebrali (2).
Or potendo lo spirito per mezzo della volontà eccitare le
facoltà sue e quindi insieme le funzioni dei loro organi , pos-
sono ancora viceversa questi organi colle loro funzioni ec-
citare lo spirito; per lo che nel potere ch'esso ha di accogliere
o rifiutare le impressioni che da quelle riceve consiste il
libero arbitrio. Da ciò ognuno può comprendere che più è
energica razione delle funzioni degli organi su lo spirito più
la libertà morale diviene precaria.
Da ciò ancora puossi facilmente intendere che l' azione
degli organi delle facoltà è il più imponente motivo per cui
l'uomo si determina ad operare. E per questo le azioni uma-
ne sono principalmente determinate dall' energia predomi-
nante delle facoltà, la quale, come si è detto, sta nel vo-
li) Miraglia. — Trsittalo di frenologia appi. Voi. I, libro 2° pag.
378 e seg.
lume e nell' attività dei proprii orgami. Sicché 1' uomo che
si determina ad agire senza che siavi spinto] da un interno
motivo, è da considerarsi come più libero clie se vi si de-
terminasse per una interna eccitazione (1). Su questo prin-
cipio sono da calcolarsi i gradi del merito e della colpabilità.
Dopo che la frenologia ha cercato svolgere e determinare
ciascuna delle forze fondamentali della mente dopo di essere
ancora divenuta a stabilire non essere il cervello un organo
unico ed omogeneo, ma un complesso di più organi, ha
ricercato la qualità fondamentale di ciascuno di questi organi,
per la quale han luogo i modi di essere e di manifestarsi
della facoltà. E considerando lo scopo medesimo a cui varie
facoltà tendono, e la natura delle impressioni che per mezzo
di esse lo spirito riceve , ha la scienza classificato le facoltà
e i loro organi ; e se ciò essa ha ardito di fare, lo ha fatto
non per dividere ciò che la natura non divide, ma per ac-
conciarlo alla, capacità dello intendimento umano. Questi or-
gani sono rappresentati dalle prominenze del cranio che la
natura modella sul cervello.
Ecco la divisione generale di queste facoltà e le loro rap-
presentazioni anatomiche nelle regioni del cranio (2).
Gli Istinti producono impulsioni ed han sede nelle parli
laterali e posteriori del cervello.
I Sentimenti o facoltà morali producono emozioni ed han
sede nella regione superiore del capo.
Le suddette facoltà che si dicono affettive non producono idee.
Le facoltà perceitive producono idee, e per mezzo di esse
lo spirito percepisce V esistenza e le qualità dei corpi. Esse
han sede nella parte anteriore-ìnferiore della fronte.
Le facoltà riflessive producono idee astratte e di rapporto,
ed han sede nella parte anteriore-superiore della fronte; per
mezzo di esse lo spirito giudica e ragiona, e dirige tutte le
altre facoltà.
Queste due ultime serie di facoltà costituiscono le facoltà
intellettive.
(1) S. Thomas, i^ e 2** part. q 73, art. 6 ad 2.
(2) Miraglia, Trattato di frenologia appi; tutto il 2" libro.
— 282 —
Può l'uomo abusare di tutte queste facoltà o per ecci-
tazione dell' energia di esse a causa di voluminosi organi
rispettivi, o per eccitazioni esteriori che agiscono su gli or-
gani e su le facoltà. Esso può resistere più al secondo motivo
che al primo, così che la libertà .dell' arbitrio diminuisce più
in ragione del motivo interiore che dell'esterna eccitazione.
Stabiliti questi principii su le facoltà umane clie grande-
mente armonizzano colle leggi della organizzazione , a tre
categorie può ridursi la classificazione degh uomini secondo
il predominio delle serie di facoltà. Cioè, 1° La classe degli
uomini in cui predominano gli istinti su le facoltà morali
ed intellettuali : questa classe è la più numerosa ; e in vero
quelli che presentano la regione laterale e posteriore del
cranio ( condizione che armonizza colla preponderanza degli
istinti) sono nel massimo numero. — 2" La classe degli uo-
mini in cui gli istinti e le facoltà intellettuali sono in equi-
librio, ciò che viene rappresentato da equilibrio di volume
tra la regione laterale e posteriore con quella superiore ed
anteriore del cranio; questa classe è assai meno numerosa
della prima: — 3° La classe degli uomini in cui le facoltà
intellettuali e morali predominano su gli istinti, ciò che vien
manifesto dalla preponderanza di volume degli organi situati
nella regione di tutta la fronte: questa classe è la minima
di numero nel genere umano.
La prima di queste tre classi ( poste sempre eguali le cir-
costanze esteriori) produce gli uomini; degli istinti, sensuali,
impetuosi|, dominati più dal senso che dalla ragione, poco
educabili', facili a delinquere : in essi è l' infimo grado di
libertà morale. Ma se questo, sforzando la sua debolezza lotta
contro sì predominanti tendenze fino a vincerle e soffocarle,
si raggiunge il massimo della virtù e del merito, mentre se
vi soccombe , il minimo grado di colpa e di demerito si è
da considerare come il naturale effetto della debolezza di fa-
coltà superiori a fronte d' intemperanti tendenze. Questi uo-
mini che nella soddisfazione delle loro predominanti impul-
sioni rientrano nel proprio carattere naturale non son capaci
né di vero pentimento nò di vero rimorso.
L' equilibrio tra gli istinti e le facoltà superiori che costi-
— 283 —
tuisce la seconda classe degli uomini , produce maggior po-
tenza a dominar le tendenze e quindi più estensione nei gra-
di della libertà morale. I motivi interiori a delinquere diven-
tano meno attivi nella lotta con facoltà superiori di eguale e-
nergia: quindi meno merito hassi nelF esercizio della virtù,
e maggior grado di colpabilità nel delinquere. Le azioni di
sifTatti uomini sono estremamente modificate secondo le cir-
costanze che più 0 meno muovono le differenti facoltà, così
che ora le tendenze ed ora le facoltà superiori sono sover-
chiane^ e si vive tra colpe e rimorsi. Questa classe di uomini
rappresenta la contraddizione dello spirito umano.
Il soverchiare delle facoltà morali ed intellettuali , special-
mente di queste ultime, produce il genio, il talento , l'educa-
bilità facile, la ragione. Per mezzo di esse la mente ha il
potere di dirigere le inclinazioni e di reprimerne 1' abuso; e
così raggiunge il massimo grado di libertà morale. La virtù
di quest'individui ha poco merito, come i vizìi e le colpe
sono degne di maggior demerito e di più severa punizione,
perchè non ritrovandosi dentro di sé né motivo né tentazio-^
ne da combattere, essi naturalmente fanno poco uso del li-
bero arbitrio e della volontà nell' esercitare il bene, e ne abu-
sano col fare il male.
Intanto a confermare tutto questo che sì brevemente ho
accennato, aggiungo il fatto costante che quasi tutt' i delin-
quenti appartengono alla prima categoria degli uomini, vale
a dire, di coloro che hanno predominanti le tendenze e i loro
organi rappresentati da una grande estensione delle parti
laterali e posteriori del cranio. E limitandomi ad una classe
di essi, cioè di quelli uomini che si spingono al sangue, al-
l'.omicidio, pascendo 1' animo loro di ferocia tale da dimo-
strare di appartenere alla bestia più che all' uomo, ci addita
1' esperienza che 1' organizzazione di siffatti individui spiega
il loro carattere naturale: — cioè in tutt'i colpevoli di ferocia,
di crudeltà e di omicidii la regione cranica un polhce sopra
il meato uditorio in ambo i lati, compresa dalla parte squa-
mosa temporale e dalla porzione inferiore dei parietali al di
sopra dell' apofisi mastoidea , si osserva molto prominente
ed a segmento di sfera; ed il diametro tra queste due regioni
— 284 —
è sempre relativamente molto esteso ; mostrandosi sovente il
foro ocustico più basso dell'ordinario: e ciò maggiormente
dimostra l'estensione della parte cerebrale che ivi corrispon-
de. Questa parte o circonvoluzione cerebrale eh' e la più
esterna del lobo medio è l' organo della distruttività (1) ,
cioè di quella propensione a distruggere per la propria con-
servazione, e che l'uomo per mezzo delle facoltà superiori
può dirigere e reprimere, e può, rendendosi colpevole, abu-
sarne.
L' istinto distruttore come ogni altra forza della mente può
modificarsi ancora per influenza delle funzioni degli organi
delle altre facoltà; e ciò spiega la varietà delle azioni umane
tendenti al medesimo scopo (2).
Eccomi, 0 illustri Accademici, dopo di aver toccato di volo
alcune massime fondate sui naturali principii della fisiologia
del cervello, giunto all'esposizione di un fatto di cui le in-
dagini frenologiche formano l'oggetto di questa mia comu-
nicazione. Un misfatto atrocissimo consumato nei primi mesi
di questo secolo da una donna e dai suoi complici, che versò
il terrore e lo spavento nell' animo e nel cuore di tutti gli
uomini, e che ora in udirlo fa rabbrividire di orrore ogni
petto, io vado il più brevemente che potrò a narrare. Le
azioni di sì famigerati malfattori possono da ognuno ricono-
scersi come effetti delle loro tendenze predominanti e non
represse, anzi secondate dalle superiori facoltà: e queste
tendenze predominanti desunte dalla storia miseranda del
fatto si scorge essere state- talmente in armonia coi rappre-
sentanti anatomici nei loro cranii, tristi avanzi del patibolo,
e che ora io pongo innanzi al vostro sguardo, che dalla forma
di questi cranii si sarebbe potuto senza difficoltà argomentare
le loro inclinazioni malvage a qual fine tendenti, e che spinte
dalla più o meno lieve circostanza, ad insulto del senso mo-
rale e della ragione, un gran misfatto ne doveva essere,
come avvenne, la fatai conseguenza.
(1) Miraglia. Trattato di frenologia appi, voi. i", pag. 101 e sog.
Atl. Tav. Vili.
(2) hi pag. 197 e seg.
— 28o —
Nel fine del 1855, dovendosi riformare le vecche mura di
Castel Capuano , ne vennero tolte le teste di varii delinquenti
giustiziati, che per tanti lustri tra gli sterpi, le erbe ed il
calcinaccio vi erano rimasti appesi ad oltraggio della uma-
nità ed a pompa della giustizia divenuta carnefice. Essendomi
state da quell'autorità donate le studiai, e sorpresemi la
vista di questi Granii quando la loro conformazione dimostrava
essere appartenuti ad individui guidati nelle loro azioni dalle
tendenze della bestia.
I primi quattro cranii che ora vi stanno dinanzi formano
1' oggetto di questa memoria, perchè appartenuti ad individui
complicati nel medesimo misfatto.
La storia che fo precedere all' esame cranioscopico ed, alle
considerazioni frenologiche è stata ricavata dal processo in
cinque volumi che sta nel!' Archivio criminale dell' abolita
Vicaria, segnato, n° 6154, Fascio 340.
§ n.
Il ££Sitto.
Una fanciulla nata in Terlizzi nella Puglia da poveri geni-
tori, non giunta ancora all'età di dieci anni, formava V atten-
zione di chi la conosceva per la malizia e la ferocia del suo
carattere. Era la sua più dilettevole occupazione lo straziare
gli uccelli, i gattini ed ogni animaletto: né fu capace di ap-
prendere una idea religiosa né qualche arte del suo sesso.
Questa fu l' infanzia di Giuditta Guastamacchia.
Trascorsa così l'adolescenza, cresceva Giuditta bella nella
persona: i lineamenti della sua fisonomia erano amabili, gli
occhi brillanti; ma lo sguardo altero e prosuntuoso rivelava
un animo facile a secondare l' imapeto di sfrenate tendenze.
L' amore che si eleva a sentimento nelle belle anime, di-
venta impulsione bestiale nei cuori per corrotta natura per-
versi. Abbandonatasi così ella ai lascivi desiderii, predilesse
trai varii suoi amanti un tal Stefano d' Aniello suo lontano
congiunto, giovine prete di sfrontati costumi.
II padre di lei, nominato Nicola j invano cercò reprimerà
— 286 —
le fresche della figlia: intanto gli riuscì di maritarla ad un
notaio di nome Francesco Rubino^ il quale perduto nei vizii
assentiva agli adulterii della moglie col prediletto amante.
11 misero padre usò riprensioni ad ambedue; ma questi in-
sultandone il dolore con amare risposte, continuavano nella
stessa via, fino a che il marito fuggito per commessi debiti
in Roma vi morì nello Ospedale di S. Spirito. Cosi, Giuditta
ritornata libera abbandonossi ad ogni più rotta libidine: ciò
che ridusse il padre ad allontanarsi da Terlizzi abitando altro
paese, credendo sottrarsi al disonore. Ma il grido delle in-
fami lascivie della figlia che col U Aniello apertamente con-
viveva, lo perseguitava dovunque; e tentata indarno ogni
altra via che potesse condurla al ravvedimento, ricorse ai
mezzi dell' autorità. Però il D' Aniello prevedendo il gran
danno che gli si apparecchiava dal fulminare del suo Dioce-
sano, si recò di nascosto in Napoli, dove la insofferente Già-
ditta dopo quattro mesi lo raggiunse.
Saputa la fuga della figlia, il padre corse in Napoli, e dopo
molti affanni ritrovatane la traccia, l' accusò al giudice, il
quale chiamatala al suo cospetto le rinnovellò gli ammoni-
menti ed i rimproveri del genitore a lei presente. Ma fu im-
mensa la sorpresa del magistrato nello scorgere la finzione
e la freddezza di quella figlia impudente, che disse non cono-
scere quell'uomo, e se qualche volta avevalo veduto era stato
per apprendere che quegli era un francese. Inorridito il giu-
dice a sì malvagia risposta, che racchiudeva una orrenda
iniquità; cioè la denunzia del proprio genitore col rovesciargli
addosso in quei tempi la severità delle leggi, la respinse nella
prigione di S. Maria Agnone, facendola dopo alcuni giorni rin-
chiudere nel Conservatorio di S. Antonio alla Vicaria.
Separata Giuditta dal suo amante, che tutto il dì aggira-
vasi attorno alle mura del Convento, piangeva lagrime di
rabbia. Il rigore e la sorveglianza impedirono ogni loro ten-
tativo di fuga : così che guidati dalla disperazione concerta-
rono gli amanti un estremo mezzo che li avrebbe sottratti
al rigore che li divideva: vi si appigliarono; e questo fn
causa della loro rovina.
Aveva il D' Aniello un nipote chiamato Leonardo Altamu-
- 28T —
m, dì anni 16, bello di persona, ma povero e per fatalità
abborrente del lavoro e dissipatore. Costai adescato dalla
dote promessa dal zio, n'ebbe Giuditta in moglie. E così que-
sta ebbe la seconda volta marito a velo delle sue libidini.
Accortosi intanto Altamura della rete in cui era caduto, e
disgustato di vedere 1' amante al fianco della moglie, le rim-
proverò il proprio disonore. Irritata Giuditta venne alle con-
tese e segnò nell'animo suo l'odio e la morte del marito :
parlonne con fermo proponimento al drudo; ma questi di
lei meno feroce suggeriva espedienti meno crudeli, come di
avvolgere il nipote in qualche delitto politico da condurlo al-
l'esilio o alla prigione. Ciò non soddisfaceva il carattere di
Gm(iiY^<2 libidinosa ancora di sangue: essa vagheggiava il ve-
leno, il precipitarlo dall'alto, lo strangolarlo flnanco negli atti
consacrati all' amore.
In tante incertezze e svariati proponimenti vagarono per
quattro anni^ cioè dal 1796 al 1800, non perchè la ferocia
delia donna rallentasse di un poco, ma perchè il marito fatto
meno querulo dal danaro del zio e dal timore, finse di ac-
conciarsi al proprio vituperio.
Infrattanto un altro nemico aggiungevasi ai danni dell'in-
felice Altamura. Il padre di Giuditta, ristretto in carcere a
Napoli per alcuni suoi debiti, piativa presso la figlia ed il
drudo onde lo avessero sollevato dalla miseria. L'astuta cop-
pia profittando della debolezza di un vecchio di 66 anni, che
tanto aveva riprovato 1' abbominevole condotta della figlia,
pagò i debiti per la liberazione di lui. Questo vecchio sven-
turato sedotto dai lamenti bugiardi di Giuditta , che luì in-
colpava di ogni sua disgrazia, la compianse veramente; ed
offeso l'amor paterno dai vizii abbominevoli che la figlia con
tanta malizia apponeva al marito, fu trascinato nel reo di-
segno della uccisione di costui.
Stavano così le cose trai dubbn e le incertezze, quando
collegatosi un novello individuo per fatalità alla combriccola,
acceleravasi la catastrofe di un enorme delitto. Pietro de Sari-
doli, di 25 anni , chirurgo , ammesso ai favori di Giuditta ,
destò la gelosia del marito e dell' amante: ma la donna per-
— 288 —
versa non curandosi del marito usò tante strane malizie in
conciliare tra loro questi due suoi amanti che il de Sandoli
divenne familiare di quella casa, ed entrò facilmente a co-
spirare alla morte di Altamura. Questo giovine chirurgo ,
non si sa se più stupido che feroce, era uno di quelli che
nascono ad oltraggio della natura ed a preda del patibolo
tanto vagheggiato in quei tempi.
Rilevasi con orrore dalle loro medesime confessioni gli
espedienti che a vicenda presceglievano e rifiutavano per la
perdizione delV Altamura. Il loro animo crudele, non per
sminuita ferità di proponimento, ma per proprio timore nel-
1' esecuzione dì morte, vacillava. Ma la scellerata Giuditta
disprezzando la viltà de' suoi complici risolveva che per prezzo
si trovasse un sicario, a cui essa per la esecuzione sarebbesi
unita; e fu subito questo parere approvato e secondato, per-
chè il chirurgo andava già per rinvenire un tal uomo, quando
il padre di lei ne assunse l' impegno offrendo all' uopo una
sua antica conoscenza, un tal Michele Sorbo di Cirignola,
giovane di 22 anni esperto in queste faccende di sangue, di
cui erasene con gran disinteresse moltissime volte macchiato.
Correva già il padre il giorno dopo verso la Cirignola ,
ancora sua patria, quando nelle vicinanze di Napoli incontrò
lì Sorbo che per caso vi si recava. All'invito costui si offerse
come se andasse a festa. Fu accolto in casa tra il contento e le
carezze di Giuditta, e la stupida e sospettosa indifferenza
del marito. Il parere del sicario fu di strangolarlo: tutti vi si
appigliarono; e l'iniqua moglie ne mostrò la più pazza gioia.
Le circostanze che accompagnarono l' assassinio manife-
stano quanta fredda ferocia investiva l'animo di questa donna,
forse senza esempio nella storia dei delitti di sangue.
Giuditta, il padre ed il sicario presero l'impegno dell'ese-
cuzione non essendo d' uopo di esservi presenti lo zio ed il
chirurgo, che sarebbero comparsi dopo, secondo il concertato.
Nella sera destinata all'opera nefanda Giuditta mandò fuori
di casa il marito a procurare qualche cibo per cena, onde
cosi aver V agio di disporre nell' assenza di lui 1' occorrente.
Poste quattro sedie attorno al fuoco fece in modo che quella
— 289 —
cui doveva occupare la vittima fosse facilmente al primo urto
rovesciata. Il sicario ricevuta una sottile corda dalle mani del
padre la unse di sego e la dispose a nodo scorsoio.
Ritornato a mezz'ora di notte VAltamura, si assise senza
alcun sospetto nella sedia rimasta vuota, ed accoglieva le
insolite carezze della perfida moglie oltremodo ilare e con-
tenta. Alzossi il sicario in questo frattempo, e con uno stra-
tagemma situossi alle spalle della vittima: ed il gettargli il
laccio attorno al collo e rovesciarlo supino fu un punto solo.
Lo sventurato con sforzi inauditi cercava lottare col car-
nefice ; ma Giuditta gli si avventò sopra puntellandogli le
ginocchia sul ventre e fermandogli le convulse mani ed i piedi
sul suolo; ed il padre finì di strozzarlo a calci su la gola.
All'avviso già convenuto di Giuditta accorsero il U Aniello
ed il chirurgo. Il primo alla vista del livido cadavere del
nipote die qualche segno di disapprovazione. Il chirurgo ma-
nifestò come gli altri una stupida soddisfazione. Ma Giuditta
era la più contenta e si mostrò la più intrepida e la più
affaccendata nell' orrendo macello che fu fatto delle membra
del marito.
Il cadavere fu posto in un grande recipiente di legno addet-
to alla fattura del pane e detto dal volgo martora; ed il chi-
rurgo ne dissecò le braccia, le gambe, le cosce ed il capo ;
ed apertone il ventre ne tolse i visceri che ripose in certi
larghi vasi di creta.
Giuditta pasciuta ma sempre digiuna di tanta strage av-
ventossi alla testa staccata, ed acceso il fuoco la pose a bol-
lire lungamente in una caldaia più a soddisfazione della sua
insaziabile libidine di ferocia che per renderla non ricono-
scibile. Erasi antecedentemente convenuto che le membra
sarebbero state disperse per la città: per lo che il padre ed
il sicario nascoste in panni le gambe e le cosce andarono a
gettarle nella cloaca di S. Angelo a Nido. Ritornati, il sicario
ricevè dalle mani di Giuditta l'involto sanguinoso contenente
le braccia, ed uscì solo per andare a gettarle in luogo più
lontano.
Intanto l' iniqua donna intenta alla bollizione della testa
del marito già decorticata e scomposta, la tolse dalla caldaia
19
— 290 —
e cosi soddisfatta pasceva l'anima feroce di quella vista ri-
buttante ; e benché passato molto tempo , pazientemente
aspettava che fosse il sicario ritornato. Ma fattala i complici
accorta del ritardo del ritorno di costui, cominciarono a pal-
pitare, eccetto Giuditta che loro dava coraggio.
Incontrato il sicario nella strada di S. Catarina Spina Co-
rona da una pattuglia di Polizia avevasi lasciato cadere da
sotto il ferraiuolo l'involto che conteneva le braccia mutilate;
e Scorte le vestimenta di lui lorde di recente sangue fu im-
mantinente arrestato.
L' ora delle tenebre rapidamente scorreva, e con essa pa-
reva dileguarsi la speranza del ritorno del sicario. Il timore
di essere già scovertì, ma non il rimorso, entrò nell'animo
loro; quindi affrettaronsi a far disparire le tracce del mi-
sfatto. Il padre ed il chirurgo fatti due involti delle interiora
e del resto del corpo andarono a spargerle verso la strada
Pignasecca. Essi tornarono prestamente, e Giuditta accom-
pagnata dal padre, uscì con la testa del marito ascosa nel
grembiale ed andò a gettarla nel largo di Montecal vario.
Comparsa la luce del giorno fu scorto un cane rodere un te-
schio umano, e subito si seppe che membra mutilate erano an-
cora sparse alla Pignasecca ed alla cloaca di S. Angelo a Nido.
La città compresa di orrore tumultuava, quando la giu-
stizia scoperse e raggiunse gli autori: di sì nefando delitto,
i quali spontaneamente il confessarono.
Le confessioni dei rei, specialmente quella dì Giuditta si
leggono così uniformi e precise, che tutte le circostanze nella
consumazione dell'assassinio da essi svelate, dimostrano
r innata ferità del loro cuore. Nessun rimorso, nessun pen-
timento, nessuna discolpa che avesse potuto attenuare la gra-
vezza della loro iniquità traspare in tali loro confessioni, ma
bensì una stupida indifferenza. Anzi più in quella di Giuditta
si scorge la soddisfazione più ributtante di un' anima truce
ad errore della natura oltraggiata.
Imponeva la legge di quei tempi, che rapidamente si pro-
cedesse nei giudizii de' delitti enormi. La terribile sentenza
del dì 16 aprile 1800 condannò i delinquenti ad essere tra-
scinati per le vie ed a morir su lo forche , e ad essere le
— 291 —
teste affisse alle mura della Vicaria. Solo D' Amelio scampò
alla morte, poiché fa condannato ad essere rinchiuso per
tutta la sua vita nella fossa della Favignana.
Tutti subirono la morte con intrepida rassegnazione (1).
Giuditta aveva 32 anni.
La stessa sera dell'esecuzione, coli' ordine medesimo come
furono giustiziati, si videro in gabbie di ferro appese alle
mura di Castel Capuano le teste di Giuditta, del padre, del
chirurgo e del sicario.
§ m.
Considerazioni frcnologiclie.
Questo fatto tremendo, unico forse nella storia dei delitti
per le circostanze che lo accompagnarono e per la preme-
ditazione lunga e tenace dì tanti anni, offre alla scienza utili
considerazioni intorno alla origine delle azioni umane, le
quali diventano colpa della più severa punizione quando lo
spirito vi si immerge a soddisfazione di perverse tendenze.
Le circostanze esteriori in questo inaudito assassinio furono
teuui , ma divennero la scintilla che cadde su la polvere com-
pressa. Individui ad ogni benché lieve motivo feroci, non
educati, non dovevano essere che facili a delinquere. E in
vero, l'istinto distruttore esagerato per natura, non corretto
o depresso dalla educazione, anzi dalla ragione secondato,
dominò lo spirito di quegi' individui. Grande ostinazione e
tenacità, astuzia bestiale , precauzione o previdenza balorda,
niun senso morale e quindi incapacità di rimorso, dimostrano
una premeditazione effetto più della tendenza dell' astuzia
che del calcolo della ragione.
Ho detto di sopra che la maggior parte dei dehnquenti ap-
partiene a quella classe degli uomini che hanno la regione
laterale e posteriore predominante in volume sul resto del
capo: cioè gli organi degh istinti su quelli delle facoltà mo-
rah ed intellettuali. In questi quattro cranii il fatto è unifor-
(1) 11 luogo del supplizio fu il Largo delle Pigne (ora Piarza Cavour).
— 292 —
memnte verificato. E l'organo della cUstmttwità è cosi
ampio e sporgente nel cranio di Giuditta che un siffatto or
gano relatiyamente voluminoso non l'ho in altri io rinvenuto
ne la craniologia degli omicidi e crudeli ne ha finora un
simile registrato.
Intanto, affine di ravvisar meglio le proporzioni relative
di questi quattro cranii, premetto qui le proporzioni tìpiche
e normah della testa di diverse razze umane, rilevate da un
gran numero di esperienze. Le varietà dell' indole e del ca-
rattere di queste razze corrispondono perfettamente colle dif-
ferenti conformazioni del cerebro e del cranio. La tavola
sinottica è tratta dal Giornale frenologico di Edimburgo,
n 5, 1824; e si è ritenuta la misura in pollici inglesi che
sono un poco meno dei polUci francesi,
«lisma «lei cranio delle razze
~ 293 —
Le misure che seguono indicano lo sviluppo del cranio e
degli organi cerebrali dei quattro delinquenti giustiziati og-
getto di questa memoria.
l^oliiitie generale della testa
( Veggansi le figure i, ^, J, i).
Fig.
Circonferenza passando per l'organo àeWindivi-
dualità alla radice del naso
Arco superiore dalla croce occipitale alla radice
del naso
Arco superiore dal condotto acustico all'altro. .
Dal foro auricolare alla spina occipitale . . .
alla fìlagenilura ....
alla individualità ....
alla fermezza
alla benevolenza . , , .
Dalla filogeniiura alla individualità . , . .
Dalla distruttività alla distruttività ....
Dalla secretività alla secretività ......
Dalla combattività alla combattività
IdaW acquisività s.\V acquisività
Dalla circospezione alia circospezione ... .
Dalla costruttivxtà alla ccstruttivUà
Elevazione della regione degli istinti, cioè dal
foro auricolare all' estremità superiore della
acquisività
Elevazione della regione dei sentimenti al di
sopra AeW acqui sività
Elevazione al dì sopra della causalità . . . .
Elevazione della regione delle facoltà intellettive
presa dalla radice del naso
Elevazione della regione delle facoltà riflessive.
Giuditta
pol.lin.
18,
10,10
11, 2
3, 6
4,
3, 9
4, 6
4, 7
3, 7
5, 3
3,
4, 2
4. 8
4, 6
3,10
il Padre
Il Chi-
rura
poi. ]in. pol.liu.
18.10 19,
3, 4
» 7
» 2
1, 4
>> 8
II, 3
11, 8
3, 8
4, 1
4,
i>,
■^,
6. 3
4, 9
4, 8
4,
4, 7
4, 6
4,
3,4
» IO
» 2
I, S
» lo
11, 9
12, 4
3, 9
3, 6
4, 3
3,
4,10
6, 3
3, 4
4,
4, 9
4,10
4, 8
4,
» 6
» 2
1,8
» 9
4
11 sicario
poi. lin.
18,
IO, 9
11,
3, 8
3, 8
3, 8
4, 9
4, 7
6, 2
5, 4
5, 3
4, 8
4, 7
4,10
3, 7
» Il
» 2
1, 3
» 8
Rilevasi facilmente da siffatte dimensioni generali quanto
la regione laterale e posteriore del cranio la quale rappre-
senta gli istinti animali predomini su le regioni superiore
ed anteriore che sono indizii dei sentimenti morali e delle
facoltà intellettive; imperocché la distanza dal foro aurico-
lare alla croce dell'occipite è più estesa o appena eguale a
quella dal detto foro alla radice del naso, ed il diametro
fra le tempie è quasi eguale a quello dalla fronte all' occi-
pite: mostruosa conformazione se si hanno presenti le di-
mensioni naturali del cranio delle diverse razze qui sopra
— 294 —
indicate, specialmente del cranio europeo {vedi flg. ); poi-
ché fìnanco la testa del Caraibo, che indica il tipo della fero-
cia, non presenta sì largo diametro delle tempie a fronte
di quello antero-posteriore (cioè poi. 5 6/8 su poli. 7 2/8),
sebbene sia molto grande rimpetto a quello delle altre
razze, specialmente del Negro ( poli. 5 su poli. 7 4/8 ),
in cui è rara la crudeltà. Una simile larghezza straor-
dinaria delle tempie indicante un mostruoso volume del-
l'organo della distruzione è stata ognora rinvenuta negli
uomini crudeli e sanguinarli, ma forse non da paragonarsi
relativamente alla distanza straordinaria che si osserva tra
le tempie del cranio di Giuditta. La Frenologia a prova del-
l'organo della distruzione ha registrato un immenso numero
di fatti che ancora tutto dì dimostra la storia delle ferocie
degli uomini in tal modo organizzati, così che nelle colle-
zioni delle Società frenologiche, specialmente di quelle di
Edimburgo e di Parigi, conservasi un gran numero di cranii,
0 in modeUi, di famigerati delinquenti che per feroci mi-
sfatti di sangue han salito il patibolo, e nei quali l'organo
della distruzione o solo o unito ad altri di perverse tendenze
vedesi oltremodo sviluppato.
Spiegazione della figura.
PiC. I. il
CRANIO TIPO DI RAZZA EUROPEA.
Onde maggiormente apprezzare le considerazioni sui quat-
tro cranii dei giustiziati è al certo interessante argomento
una succinta indica/ione dell'apparenza esteriore degli or-
— 293 ~
gani cerebrali e delle loro qualità fondamentali non che del
loro uso e del loro abuso. Questa indicazione esplicativa è
riassunta dal 2.° libro del mio Trattato di Frenologia.
Ognuno scorgerà certamente la deviazione di forma dei
quattro crani da quella normale del cranio tipo; e così di
leggieri può argomentare qual pessimo spirito abitava quelle
teste deformi (1).
Denominazione degli
oryani e delle facoltà.
Emanazioni primilive o facoltà fondamentali.
FACOLTÀ' AFFETTIVE.
Istinti.
A Alimentitjta'.
Uso
K. BlOFlLIA.
Uso:
? Equilibrio (2)
Uso :
1. Amvtivita'.
Uso:
2. FlLOGENlTURA.
Uso:
3. A GITATI vita'.
Uso :
^. Affezioniyita'.
Uso:
S. Combattività'.
Uso .
6. Distruttività'.
Uso
7. Secketiyita'.
Uso.
8, Acquisivtta'
Uso .
Propensione per la scelta degli alimenti. — Abuso:
Ghiottoneria, Adoraci (à.
Attaccamento alla vita. — Abuso : Inerzia.
Tendenza all'equilibrio fisico e morale. — Abuco:
Equilìbrio strano e difficile.
Istinto venereo, istinto della propagazione. — Abuso:
Libertinaggio.
Amor della prole, attaccamento pei bambini — Alu-
so: Inclinazione a guastare i fanciulli colle predi-
lezioni.
Attaccamento ai luoghi. — Abuso : Avversione a viag-
giare.
Attaccamento amichevole. — Abuso; Affezione per
cose e persone spregevoli.
• Istinto della propria difesa e della proprietà — Abuso:
Tendenza alla rissa, temerità
.•Tendenza ad uccidere per nutrirsi, tendenza, a di-
struggere ciò eh' è nocevole. — Abuso : Vendetta,
crudeltà, assassinio, desiderio di tormentare, ecc.
: Tendenza a dissimulare. È il primo elemento della
prudenza. — Abuso: Astuzia, fraudolenza, ipocrisia,
tradimento, calunnia, ecc.
: Tendenza alla provigione, all' acquisto. Senso della
proprietà. — Abuso : Furto, avarizia, usura, ecc.
(1), Anima eliam pessima melior in opiimo corpore. S. August. De Civiiate
Dei, lib. IV.
(2) Miraglia, Tvaltato di Frenologia appi. V. I, pag. 133 fi spg.
— 296 -.
9. CosTRUTTiviTA' VsQ : SeDso della industria, della costruzione, della mec-
canica. — Abuso : Costruzione di oggeJii per recar
nocumento od inganno al genere umano.
Sentimenti o facoltà morali.
10. Stima d> se. Uso :
U. Approbativita'. Uso:
12. Circospezione. Uso:
13. Benevolenza. Uso:
14. Venerazione. Uso :
15.
Fermezza.
Uso :
16.
Coscienziosità'.
Uso:
17.
Speranza.
Uso
18. Maravigliosita'. Uso
19.
Idealità'.
Uso .
20.
Gaiezza.
Uso:
21.
Imitazione.
Uso
X.
Visione (1).
Uso
Sentimento della dignità personale, spirito d' i/uli-
pendenza. — Abuso; Orgoglio, arroganza, amore di
dominio.
Desiderio dell'altrui stima, vaghezza di lode. — Abu-
so : Vanità, ambizione, civetteria, gelosia, invidia.
Precauzione, dubbio,. Dona la prudenza. — Abuso:
Irresolutezza, sospetto, scoramento, disperazione.
Dontà. É il primo elemento della carità. — Abuso :
Indulgenza dannosa per le voglie ed i capricci altrui ,
prodigalità.
Sentimento di venerare ciò eh' è comprensibile ed
incomprensibile. — Abuso: Abbietta reverenza a cose
e persone indegne, fanatismo e terrore snperstizioso,
idolatria.
Fermezza di carattere, perseveranza — Abuso : Osti-
nazione, tenacità nel male.
Coscienza di sé stesso, di Dio, del prossimo. Dà il
sentimento della giustizia. — Abuso: Strano eccesso
nel pentimento, nel rimorso, nel condannare sé slesso.
■ É lo elemento della speranza e della fede. — Abuso ;
Credulità di conseguire ciò che ardentemente si
desidera.
: Desiderio di cose incomprensibili, nuove, straordina-
rie. — Abuso: Insensato stupore, credenza ai presen-
timenti, alla magia, alle inspirazioni.
> Talento poetico, o di creazioni sentimentali, facoltà
della induzione. — Abuso : Stravaganza ed assurdo
entusiasmo.
Bello spirito, talento della satira, spirito caustico. —
Abuso: Satira mordace, calunnia, durezza e modi
sconvenevoli.
: Talento d' imitare e riprodurre tutto. — Abuso: Imi-
tazione riprovevole di difetti, di sconcezze, ecc.
: Facoltà di creare le immagini dei corpi e delle loro
proprietà. — Abuso: Richiamo continuo d'immagini
strane, spaventevoli, asceticlie, erotiche. Paura delle
tenebre.
(1; Miraglia. Trall.ilo <li ftcnologi;! appi. Vd. 1. pii',', 276 f scg.
^ m -»-
FACOLTÀ' IINTELLETTIVE.
22. Individualità'. Uso
23. CONFIGDRAZIONE. Vso
24. Estensione.
Uso .
25.Peso, e resistenza. Uso .
26 Colore.
Uso
27. Località'.
Uso
28. Calcolo.
Uso
29. Ordine.
Uso
50. Eventualità'.
Uso
31. Tempo.
Uso
32. Tono.
33. Linguaggio
Uso
Uso
Facoltà percettive.
Seuso d'individualizzare, a cui si lega la memoria
dei nomi sostantivi concreti. — Abuso: Personifica-
zione e divisione fino all'infinito degli oggetti.
: Senso della forma, a cui si lega la memoria delle
forme, dei segni , ecc. — Abuso : Minuziosa^ ricerca
delle forme.
Senso dei rapporti dello spazio. Spi rito geometrico. —
Abuso : Dà una idea esagerata delle distanze e l' in-
capacità a calcolarle.
Senso dei rapporti delle gravità e delle resistenze
dei corpi. — Abuso: Dà i giuocatori di prestigio e
tutta la serie infinita dei saltiuvbanchi.
Senso della conoscenza dei colori ; dà il talento della
pittura. — Abuso : Dà la predilezione, le esagerazioni
e le dissonanze di un solo colore.
Senso dei rapporti locali: dà la memoria dei luo-
ghi. — Abuso : Spinge all' emigrazione, genera ì gi-
rovaghi.
■ Attitudine al calcolo ed alle matematiche. — Abuso:
Ingenera la stucchevolezza a voler tutto sottoporre
a cifre numeriche.
■ Senso delle simetrie. — Abuso : Monotonia nella
disposizione delle cose, e nel parlare e nel gestire.
Dà la memoria degli eventi, dei fatti ; educabilità. —
Abuso : Preoccupazione penosa degli avvenimenti.
Indocilità.
: Senso dei rapporti del tempo : dà V elemento del
ritmo musicale. — Abuso : Richiamo ed appello con-
tinuo ai tempi passati i previdenza in pensar sempre
air avvenire.
r Senso dei rapporti dei toni ; dà il talento della mn-
sica. — Abuso : Produce intolleranza dei disaccordi,
e delle dissonanze.
Attitudine ad apprendere le lingne. — Abuso : Lo-
quacità, cicaleccio ecc.
34. Comparazione.
3S, Causalità'.
Facoltà riflessive. — Elementi della ragione»
Uso : Sagacità comparativa : talento delle analogie .' pro«
duce quello di persuadere. — Abuso : Espressioni
continue di metafore parabole, analogie, ecc.
Uso : Penetrazione metafisica : dà la scienza di ravvisare
1 rapporti tra le cause e gli effetti — Abuso : Pro-
duce r inesattezza ed oscurità dei giudizii.
— 298 —
Fig. 1.
Cranio di Giuditta Guastamacchia.
a iik
Queste quattro teste esposte per 56 anni al sole, alla piog-
gia ed alla polvere presentarono, quando furono tolte dalle
gabbie, una crosta dura di terra che accuratamente tolsi. Il
colore delle ossa è oscuro.
Le condizioni generali anatomiche del cranio di Giuditta-
confermano essere questo appartenuto ad un individuo fra i
30 ed i 35 anni, imperocché la sottigliezza delie ossa, lei
suture non disparse, anzi facili a disarticolarsi, lo stato d'in-,
tegrità dei denti, sono condizioni che ordinariamente non si |
rinvengono dopo questa età. Inoltre la piccolezza della fac-
cia, la breve larghezza dell'arcata dentaria, e massime lai
gran distanza tra il foro acustico e la parte superiore del-
l'osso occipitale nella quale corrisponde l'organo della flloge-
nitura circa mezzo pollice sporgente in fuori, conferma es-
sere la testa quella di una donna.
Dalle dimensioni generali del cranio di questa donna si
ottiene, come di sopra ho accennato, che le parti posteriori
e laterali sono predominanti in volume su le superiori ed
anteriori; cioè le tendenze animali sono soverchianti sui sen-
timenti morali e le facoltà intellettive; cosi che da queste
ultime quelle non contrabilanciate, anzi deviate dallo scopo
morale a cui la ragione mediante il potere della volontà
avrebbe potuto dirigerle, trascinarono l'individuo a soddi-
sfarle ad ogni costo.
— 299 —
E confrontata questa conformazione a quella del cranio
dei più famosi malfattori non se ne ravvisa una più viziosa. —
Mostrasi nel Museo di Versailles una testa che dicevasi es-
sere stata della famigerata Marchesa di BrinvilUers avvele-
natrice del genitore, dei fratelli, della sorella e di altri infe-
lici. Ma il signor Leroì, osservando che BrinvilUers deca-
pitata nel 1676, fu in seguito bruciata e le ceneri sparse al
vento, rinvenne essere quella testa della famosa madama
Tiquet carnefice del marito, e di quella non meno malvagia,
e che fu decapitata nel 1699 (1). La conformazione della testa
di questa donna, e specialmente il mostruoso sviluppo del-
l'organo della distruzione, non raggiunge quella del cranio
di Giuditta. Imperocché in M.* Tiquet il cranio che presenta
tra le due distruttività un diametro di 5 poi. e 9 lin. su di
una circonferenza alla sua base di 20 poi. e 20 lin. (condi-
zioni di una testa piuttosto grande), cede al paragone rela-
tivo di quello che osservasi nel cranio di Giuditta, cioè tra
le distruttività un diametro di 5 poi. e 3 lin. su di una cir-
conferenza alla sua base di 18 poi. (condizioni di una pic-
cola testa che va accostandosi all'idiozia (2).
Il predominio dell' istinto distruttore come di tutte le altre
tendenze animali viene maggiormente ad esagerarsi quando
si considera che in questo cranio, a foggia di quello della
belva, la fronte oltremodo bassa e la regione superiore mo-
struosamente depressa e schiacciata indicano una quasi de-
ficienza delle sublimi forze intellettive e dei nobili sentimenti
morali.
Intanto l'esame in particolare degli organi sviluppati, non
che di quelli molto depressi nel cranio di Giuditta, dimostra
il rapporto tra essi organi e le azioni di lei consegnate nel
processo.
(1) Journal de la Socielé phséìtologiqiie de Vari?, S année, p. S23.
(2) Miraglia. — Trattalo di frcnoloijia. Voi. I, jiug. 45 e sog., e voi, 2."
pau;, 48 e 115.
^ 300 —
Tra gli Istinti.
1. Amatività. Grandissima.
La storia delle libidini dì Giuditta prova lo sfrenato abuso
di questa tendenza in armonia con un cervelletto oltremodo
sviluppato.
». Filogeeiìtura. Grandissima.
Nel processo non rilevasi Tesercizio di sì bella facoltà, la
quale non si manifestò forse o per mancanza di opportuni
motivi, 0 perchè la mente era altrove trascinata dalla intem-
peranza d'istinti brutali.
5. Ccmbattivìtà. Grande.
La temerità ad affrontare i pericoli in cui fanno incorrere
i delitti distinse questa donna trai suoi complici. L'intrepi-
dezza ch'essa mostrò nel volere aver parte alla consuma-
zione dell'assassinio coincide col grande sviluppo dell'organo
della combattività. - \
©. Bìstfuttìvità. Grandissima.
Una perversa inclinazione ad uccidere per deliziarsi si ma-
nifestò fin dalla sua fanciullezza nell'incessante smania di
straziare animali. Tutti gli atti della sua vita non furono che
di collera, d'ira e di vendetta. Non soddisfatta la sua mal-
vagia tendenza dall'omicidio, la saziava col macello del ca-
davere. La bollizione della testa del marito pasceva la sua
feroce libidine. Il mostruoso organo della distruttività è in
perfetta coincidenza colle atroci ed inaudite azioni effetti della
sua indole sanguinaria..
— 301 —
^. Secretiviià. Grande.
• L'astuzia, la doppiezza, la menzogna, e la calunnia furono
da lei messe in opera contro il padre ed il marito. La scal-
trezza con cui persuase il genitore in apporre i suoi falli e
le sue colpe al marito, e nel riconciliare tra loro i due amanti,
attirando tutti all'omicidio, è confermata da un sufficiente
sviluppe dell'organo della secretività.
Tra i Sentimenti.
10. Intima di sé. Piuttosto grande.
L'orgoglio, il disprezzo, l'egoismo, il dominare sui suo
complici distinsero il carattere di lei.
18. Circospezione. Grande.
Tutte le precauzioni che furono prese prima e dopo del-
l'omicidio onde nascondere il delitto furono l'effetto dell'azione
dell'organo della circospezione ; la quale non guidata da fa-
coltà superiori non può mai elevarsi a quella previdenza di-
retta dal calcolo della ragione. In vero, gli espedienti presi
da Giuditta non avevano che della stolta precauzione.
la. Fermezza. Grandissima.
Non si osservò nei complici tanta ostinazione e tenacità
nel male quanto in Giuditta. L'inflessibile suo proponimento
a delinquere le fece forse disprezzare il patibolo. L'organo
più che elevato è di una larghezza straordinaria.
Tutti gii altri organi sono piccoli, e sono da notarsi quelli
della venerazione 14, e della benevolenza 13, i quali non mo-
strano alcuno indizio di sviluppo, poiché la regione cranica
sotto di cui essi corrispondono, lungi dal presentare alcun
rilievo, è mostruosamente depressa. Ecco perchè Giuditta
aborrente del culto religioso non he apprese mai i precetti.
— 302 ~
La mancanza quasi dell'organo della benevolenza la rese in-
chinevole a fare il male ed incapace di fare il bene : la pietà
e la dolcezza furono estranee al suo cuore; e quindi la fe-
rocia e la crudeltà infrenabili dovevano essere l'effetto del-
l' intemperante istinto distruttore non contrabilanciato e de-
presso dai nobili sentimenti morali la venerazione e la be-
nevolenza in lei quasi per nulla sviluppati. La deficienza di
quest'ultima produce la mancanza di pentimento e di rimor-
so; imperocché comprendendo questa bella facoltà la co-
scienza del giusto e dell' ingiusto non puossi senza di essa
aver sentimento di doveri e di giustizia.
Un capo adunque così viziosamente organizzato non può
essere che l'indizio di tendenze malvage e feroci, e di cui
uno spirito non educato può fatalmente abusare,
Fig. 2.
Cranio di Nicola Guastamacchia , padre di Giuditda.
Fu costui uno di quegli uomini che vivono tra virtù e vizi,
cioè con uno spirito debole che facihuente si piega alle cir-
costanze e che agisce ed opera secondo che viene mosso da
motivi a vicenda contrari. In vero, egli nei primi tempi con-
dannò i vizi di Giuditta^ usò tutt' 1 mezzi di condurla alla
virtù, reputava il suo onore vituperato ed abbandonoUa a so
stessa fuggendo lontano da lei. Ma, in seguito crescendo l'età
e sopraggiungendo la miseria e la prigionia, si riaccese l'amor
paterno e pianse ai fìnti lamenti della figlia che a luì attri-
— 303 —
'buiva tanta sventura. Ingannato così uno spirito facile a ce-
Idere alle astuzie di una bugiarda pietà, fu trascinato al mi-
sfatto. Misero lui, e più iniquo, perchè avendo dentro di sé
meno tentazioni malvage,, anzi più sviluppati possedendo i
sentimenti morali, un tempo da lui esercitati a difesa del-
l'onore, non seppe reprìmere impulsioni di cui i motivi di
eccitazione più che nell'interno nell'esterne ritrovavansi ! Nato
a poter essere virtuoso divenne malfattore e maggiormente
degno di pena, ove in queste contraddizioni il dubbio della
imbecillità senile non lo rendesse degno di misericordia. Ecco
come la giustizia in mano agU uomini armati della scure del
carnefice può divenire due volte assassino!
Tra azioni siffatte e la forma del suo cranio sta un'armo-
nia perfetta.
Non esiste di questo cranio che la metà destra. La dop-
piezza delle ossa è oltre a tre linee, e specialmente nell'osso
frontale che fa sorgere il dubbio dell' imbecillità senile per
atrofìzzazione dei lobi anteriori del cervello : la quasi spa-
rizione delle suture già molto estesa, sebbene facili a disar-
ticolarsi perchè rese fragili dal lungo tempo e dalle intem-
perie ; la innormale spessezza dell'osso occipitale con quasi
appianamento delle sue fosse effetto di atrofìzzazione del cer-
velletto ; il riempimento degli alveoli per denti in vita caduti
per età, danno ragione di credere essere questo cranio ap-
partenuto ad un individuo tra ì 60 ed i 70 anni. Inoltre, l'ar-
cata dentaria molto estesa e la grandezza della faccia, non
che qualche estensione relativa nei lobi anteriori, mostrano
la testa di un uomo.
La linea che si eleva dal foro acustico fa scorgere un me-
diocre sviluppo delle parti anteriori del cervello sebbene sieno
soverchiate del volume delle parti posteriori; e le regioni ce-
rebrali al di sopra della linea circolare BC, che rappresen-
tano i sentimenti morali, sono abbastanza sviluppate, quan-
tunque la base ed i lati dell'encefalo sedi delle tendenze ani-
mali sieno oltremodo larghi ed estesi.
Intanto sorgono grandissimi gli organi della filogenitura 2,
della distruttività 6, della secretività 7, deìV acquisività 8:
grandi la combattività 5 , la circospezione 12 , la stima di
— 30i —
sé 10: di mediocre grandezza la ferme :s sa 15, la- venerazio-
ne 14, la benevolenza 13, la coscienziosità IQ : tutti gli altri
organi sono piuttosto piccoli meno alcuni delle percezioni
che presentano l' indizio di uno sviluppo normale. Con sif-
fatta organizzazione il non saper essere virtuoso è una colpa
la quale agevola a maggiori vizii e delitti; ciò che nell'età
senile, e specialmente quando gli atti della lunga vita passata
sono stati intemerati , fa sorgere gigante il dubbio della
demenza.
Fig. 3.
Cranio di Pietro de Sandoli.
a iLk
Le ossa della faccia mancano in questo cranio, il quale
per la niuna ossificazione delle suture, per la larghezza del-
l'occipite, per la compattezza elastica delle ossa sebbene al-
quanto doppie, è da presumersi essere stato quello di un
giovine tra i 25 e 30 anni.
La conformazione viziosa di questa testa è rimarchevole
per la vastità delle parti dell'encefalo riposte dietro la linea
GO che si eleva dal foro acustico: l'altezza e la largliezz;i
di taluni organi delle tendenze mostruosamente vi primeg-
giano come Vamatività 1, la distruzione 6, \si secrctività 7,
(! la fermezza 15. Tutta la regione anteriore è piccola e de-
])rcssa, massime gli organi della venerazione 14, e della.
hcneoolenza 13. La stolta ferocia di costui nel macellare fred-
damente il cadavere della vittima, l'ostinazione a delinquere
~ 305 —
e le libidini che furono il motivo della sua rovina, sono fa-
cilmente dalla forma viziosa, ributtante di questo cranio
spiegate.
Fig. 4.
Cranio del sicario Michele Sorbo.
Gr ;/A
Questo cranio è mostruosamente vizioso. L'enorme esten-
sione della regione animale, e la piccolezza e la depressione
di quella dei sentimenti e delle facoltà intellettive sono in-
dizio di uno spirito brutalmente feroce. Le azioni di mi in-
dividuo che si spinge al delitto solo per deliziarsi del male,
meritano l'attenzione del moralista e del magistrato. Ma sven-
turatamente per troppo volersi andare in traccia dell'origine
della colpa nei motivi fuori dell'individuo si trascurano spesso
quelli veri che stanno in un interno viziato (1); e dandosi
così ad effetti straordinarii cause immaginarie ed impotenti
si dà alla legge invece dell'aspetto della giustizia quello del-
l'inutile atrocità (2).
Le condizioni di questo cranio indicano essere appartenuto
ad un giovine dai 20 ai 25 anni, sebbene le ossa si vedes-
sero doppie e pesanti.
Un breve esame particolare su gli organi sviluppati e su
(1) S. Matteo, X, 9,— S. Gregorio, Omelia HI, 10. — S. Pao/o, Epistola ai
Romani, VII, 19-21.
(2) Wjhiì utile quod crudele. Cic. de Oif. Ili, H.
20
Iv,,
— 306 —
quelli estremamente depressi di questo cranio, spiegherà fa-
cilmente la ragione della fredda malvagità senza scopo di
quest'uomo sanguinario.
Le dimensioni del cranio sono quasi simili a quelle della
testa di Giuditta; anzi la strettezza maggiore della fronte e
la estensione più grande della regione dietro le orecchie ad-
ditano la balordagine e la temerità.
Tra gli Istinti
5. Combattività. Grandissima.
''^tóinaJèfèia con cui questo giovine affrontava i pericoli , poi-
ché reo di varii delitti di sangue, e la facilità con cui acco-
glieva gl'inviti all'omicidio senza calcolare l'esito dello av-
venimento, dimostrano l'energia intemperante dell'organo
della combattività. Oltre a che questi organi gemelli si pre-
sentano oltremodo prominenti, la distanza tra essi dietro le
orecchie è straordinaria in maniera da dare a questa parte
del cranio una forma originale.
6. Distruttività. Grandissima.
L'estensione mostruosa di quest'organo nel proprio volume
rappresentato ancora dall'enorme diametro sopra le orecchie,
dà ragione dell'oscena sete di sangue di questo sicario, pro-
vetto in cotali atroci faccende all'età di 22 anni.
'S, Secretività. Grande.
La scaltrezza ed il tradimento con cui fu consumato l'as-
sassinio dimostrano una certa astuzia, la quale, non guidata
da facoltà superiori, non giunge mai a produrre la previden-
za. L'organo è sufficientemente sviluppato e forse più degli
altri tre cranii.
— 307 —
Tra i Sentimenti
it. Approl)atività. Grande.
Estesa è l'apparenza esteriore di quest'organo. Forse la
vanità e la velleità di parer fiero fu uno dei motivi eccita-
tori dell'istinto della distruzione già in costui naturalmente
atroce.
118. Circospezione. Grande.
A costui si dovettero le precauzioni prese onde cercar di
evitare i pericoli in cui il delitto lui e ì complici spingeva.
Lo spargere le membra del cadavere per la città furono di
quelle insensate cantele che non divennero che maggiormente
fatali. Eccitato dalla colpa questo sentimento della previdenza
a danno del senso morale e della ragione, tristi e dolorosi
mali ne sono la conseguenza.
15. Fermezza. Grandissima.
Appare quest'organo molto voluminoso. La pertinacia a
delinquere, che lo distinse, lo precipitava sempre più nei
dehtti.
Tutti gli altri organi sono piuttosto piccoli, specialmente
quelli nella regione della fronte. Ma più sono di apparenza
meno che normale anzi depresse la venerazione 14, e la be-
nevolenza 13. Niun sentimento del giusto, niun rimorso, niun
pentimento mosse lo spirito di questo malfattore. Solo sì no-
bili facoltà morali bene sviluppate possono far tacere e re-
primere le malvage tendenze, così che queste ultime si mo-
strano nella più intemperante libidine onde raggiungere la
loro soddisfazione in ragione che quelle sono più deboli e
depresse.
Da siffatte considerazioni sui rappresentanti anatomici dei
quattro cranii e la storia dei fatti, i quali cotanto armo-
nizzano tra loro, si deduce che individui in tal modo orga-
— 308 —
nizzati, i quali ad ogni lieve motivo sì spingono alla colpa!
ed al misfatto, manifestano il loro carattere naturale , coéì
che la soddisfazione della loro tendenza esclude il rimorso i
ed il pentimento. La mente di certi istrioni vanitosi di una
falsa sapienza, i quali mentre ardiscono di ammettere lo
spirito poter essere suhhiettwamev.te malvagio, lo credono
poi capace di rimorso (1), non potrà mai intendere che cosa
è la coscienza dei malfattori. Il convincimento vero o co-
scienza d ll'immoralità dell'atto criminoso produce il rimorso:
ma chi abusa di una tendenza per natura o per lunga abi-
tudine perversa, non può sentire tale convincimento, perchè
lo spìrito trascinato da una interna impulsione alla soddi-
sfazione di un atto criminoso è deviato lontano dal senso ■
di giustizia. Ed a svegliare un certo rimorso in questi cuori !
naturalmente feroci v'è d' uopo dì tali sforzi di morale e di
religione , che il pentimento che se ne potrebbe ottenere è i
pure il più delle volte precario , perchè riposto più in un '
calcolo di ragione che in un interno sentimento del giusto.
L'osservazione vera dei fatti conferma questo principio di
valutare la coscienza dei malfattori per indagare con meno
difficoltà l'origine della colpa: e se il rimorso in taluni fa-
migerati delinquenti è sorto dopo il delitto, è certo che
questo rimorso è stato precario, la coscienza ha taciuto, e
si è incorso in novella colpa; perocché quest'individui erario
quelli i quali se avevano tendenze triste, sviluppati avevano
del pari in equilibrio i sentimenti morali ; così che secondo
che da circostanze contrarie erano mosse ora le une ed ora
gli altri, ne sorgeva come naturale effetto ora la colpa ed
ora il pentimento. E sebbene da qualcheduno mi si dice in-
terrogassi veri malfattori per sentire da questi che la loro
calma e soddisfazione non è che il cruciante rimorso (2);
io, che amo l'indulgenza, posso affermare il contrario per
le ragioni induttive qui sopra accennate, e perchè ho stu-
diato il cuore dei veri delinquenti in tempo delle loro mi-
serie, ed ho ritrovato la massima del Sapiente, cioè che:
(1) Ucndiconto dell'Accademia medico-chirurgica di Napoli, T. VII, pag, 12, 15,
(2) Ivi, pag. 0, 21.
I
~ 309 —
l'anima del malfattore desidera il male, e non ha la com'
passione del suo prossimo (1).
Ecco come la Frenologia forense, sebbene ancora nella
sua infanzia, sì ripromette il perfezionamento del cuore uma-
; no. Per essa saranno ravvisati i gradi di colpabilità delle
[ azioni quali effetti d'individuo agitato: e la correzione e lo
emendamento saranno per questo il solo scopo della pena:
e così la giustizia nel punire abborrendo dalle inutili atro-
cità per correggere ed emendare, diviene l'attiva tutela del-
l'innocenza.
APPENDICE
UN GABINETTO CRANIOLOGICO
Nel Museo di Anatomia normale della R. Università di Napoli, e le dieci
teste di giustiziati donate dal dot. Miraglia a detta UniversHà.
Chi ha letto i cataloghi delle collezioni di crani nei Musei
di Milano e di Torino, da noi pubblicati (2) , e chi conosce
esservi in Italia altri gabinetti di antropologia ed etnologia ,
come a Genova, a Modena, a Firenze, può credere dal titolo
qui sopra posto, che in Napoli ve ne sia pure uno. Colle-
zioni di Crani e teste per lo studio della fisiologia e pato-
logia del cervello, vanno sempre più distendendosi nelle
Università, nelle Accademie e negli Ospedali delle grandi
città di Europa e di America; e noi con ripugnanza dob-
biamo confessare, che in Napoli non solo manca un simile
Gabinetto ; ma che essendo stato iniziato nella R. Università
degli studii, vi è ora rimasto in un colpevole obblio.
Il prof. Delle Chiaie, Direttore del Museo di Anatomia
normale e patologica della R. Università di Napoli cominciò
(1) Froverbii di Salomone, XXI, 10.
(2) V, Bolleiiiiio del privalo Manicomio a Capodichino, num. di aprile e mag-
gio 1876.
». 310 —
a raccogliere i cranii antichi formandone una serie, special-
mente di quelli di Pompei e di Sibari. Nel 1853 il dotto uomo]
mostravaci questa piccola raccolta; ed alle nostre manifei
stazioni che questo Gabinetto meritava di essere ingrandite
con collezioni di teste dei grandi genii, dei grandi delinquenti i
e dei crani dei folli, rammaricavasi di non averne i mezzi (1).
Capitate , come dicemmo , nelle nostre mani alcune teste
di giustiziati, dopo di averle studiate, e lettane una memoria
neir Accademia Pontaniana ( adunanze dei 6 luglio e 24 ago-
sto 1856 ) pensammo di farne dono al Museo di Anatomia}
normale della nostra R. Università con la certezza che se
ne fosse fatto un nucleo per una sezione craniologica, invian-
dole così nel 1869 al Barbarisi che di quel Museo aveva la
Direzione. Ma il Barbarisi poco dopo morì, e più nulla se
n' è fatto.
Ma perchè questa apatia ?
Se non si crede alla fisiologia del cervello, perchè qui,
come da per tutto, in certi cerveUi si fa della scienza unai
commoda questione di fede, si raccolgano almeno i cranii
sotto il punto di vista degli studn antropologici ed etnologici,
perchè esposta la brachiocefalia e dolicocefalia, generali in-
dizii di forme anatomiche per le generali manifestazioni delle
funzioni dell' encefalo, si fa da sé innanzi il concetto cranio-
logico e frenologico pel quale si determinano le speciali forze
0 facoltà della mente.
Si lesse nei giornali qualche anno fa, che il prof. Albini
stava studiando molti cranii rinvenuti a Pompei, e che il
Direttore del Museo Nazionale comm. Fiorelli gli aveva affi-
dati. Non se n' è saputo più niente. Intanto noi scrivemmo
al Fiorelli che avevamo pure noi interesse di studiare quei
cranii; ma ci si mandò a dire che quei cranii stavano a Pom-
pei dove potevamo recarci a vederh, come se vederli signifi-
casse studiarh. Vedemmo infatti molti cranii chiusi in iscaffali
in una stanza a Pompei. Ma perchè invece di tenerli qual
cimitero esposto ai curiosi, non si mandano al Museo dell'Uni-
versità dove può aversi 1' utile scopo di studiarh veramente ?
(1) MiRAGLiA, Trattalo di Frenologia applicala ecc. voi. I. pag. 412.
-= 311 —
Le collezioni dei craniì dei folli, unite ai gabinetti antro-
pologici , etnologici e frenologici in sezioni separate , o for-
mando Gabinetti a parte nei manicomii, non solamente dan
ragione e perfezionano la fisiologia del cervello come organo
delle facoltà, ma sono di grande soccorso allo studio della
medicina mentale; però non parli di follia, cioè di disordine
di ciascuna delle facoltà della mente colui che di queste non
sa la origine , la manifestazione e l' esercizio fisiologico in
speciali funzioni materiali.
Dei Musei patologici nei manicomi, ne parleremo altra volta.
Tornando ai dieci cranii che donammo al Museo di Napoli,
e dopo di aver riprodotto il nostro lavoro su le teste della
Giuditta Guastamacchia e suoi complici non sappiamo far
meglio che far qui seguire la nostra lettera e la risposta del
Barbarisi, ripetendole dal Giornale Roma che le pubblicò nel
num. 285 del 1869.
Al Direttore del Museo anatomico della R. Università
degli Studii di Napoli, prof. Gennaro Barbarisi.
« Come V. S. III. conosce, restavano appiccate da moltissimi anni alle vecchie
mura di Castelcapuano in Napoli varie teste di giustiziati, qual monumento
di barbarie di miseri tempi. Avendo io nel 1833 fatto premura di possederle,
a dicembre di quell' anno mi furono donate, lo rimasi sorpreso nel vedere in
quei cranii indizii di triste organizzazioni e di tendenze della bestia.
» Dopo di averle tenute per circa 14 anni presso di me, ho pensato che
bisogna osservarle per lo studio di tutti, ciò che non può meglio ottenersi che
dando ad esse un posticino nel Museo anatomico, che sotto la Direzione di V.
S. III. ho ammirato ora tanto bene organizzato e disposto. Esse sono, tra le
tante, unfi prova eloquente della verità, ai nostri tempi non più messa in dubbio
se non che dai ciechi nati , dell' organologia celebrale. Quindi a V. S. IH. le
mando per ornarne il Museo; e può essere certa che alla testa della Guasta-
ìivxcchia che primeggia tra esse, non arriva la mostruosità della testa della ce-
lebre Tiquet, carnefice del marito, decapitata nel 1699, e che mostrasi nel Museo
di Versailles.
» Quattro di queste teste appartennero ad individui autori di un enorme
inaudito misfatto di sangue. Essi furono ( W 1, Giuditta Guastamacchia i (N* 2,
Nicola Guastamacchia padre di lei; ( IS" 3, Pietro de Sandoli chirurgo; N" 4,
Michele Sorbo sicario, — Il marito di Giuditta Guastamacchia era stato dai
compiici, aiutati da lei, strangolato ; e le membra fatte a pezzi dal chirurgo
furono sparse per la città. La tenera moglie, bollitane la testa, deliziossi per
più óre a saziarne la vista e l' anima ferina.
— 312 —
» 11 numero qui indicato è quello segnato nei cranìi.
» Io vi ho fatto degli studii, e ne lessi un lavoro, come V. S. III. ricorda ,
nelle adunanze dei 6 luglio e 24 agosto 1856 all' Accademia Ponlauiana.
» Queste feste, frenologicamente studiate, dan ragione dell' atrocità del mi-
sfatto a cui spingevansi quelle quattro belve, e pel quale vennero appiccate su
le forche ai 17 aprile 1800 dopo di essere state trascinate per le vie di Napoli;
le teste per 56 anni rimasero appese in gabbia di ferro alle mure di Castelcapuano.
» Esse sono di color terreo-cinereo; mauca a ciascuna la mascella inferiore.
Della testa di Nicola Guastamacchia è solo la metà destra ed è di colore meno
oscuro. Quella di Giuditta è segnata frenologicamente ; sulle altre tre ho in*
dicato i rappresentanti anatomici relativamente più culminanti.
» Vi unisco un esemplare della cennata mia memoria dov' è notata la storia
dei loro delitti, ed il mio parere frenologico.
» L' illustre Alessandro Dumas vide questi cranii ; e dei primi quattro quanto
io gli riferiva espose nella Presse di Parigi ( 6, 7, 8 giugno 1863 ).
» Il quinto cranio è di enorme volume e peso, e manca della mascella in-
feriore. In esso sono indizii anatomici di essere appartenuto ad un uomo Aero
e rapace : invero alcune dita dalla mano destra troncata dal carnefice si rinvenuero
accanto al cranio. Di questo non trovai alcuna notizia nell' Archivio dì Castel -
capuano. E mi piace qui di chiamare su la mostruosità di tal cranio l'attenzione
dell'osservatore veramente filosofo e fisiologo.
» Tutta la regione posteriore e della base di sì enorme cranio , sede delle
parli cerebrali, per cui si manifestano gli istinti animali, ha contenuto quattro
quinti della massa del cervello. La fronte stretta e fuggente indietro non ha
potuto accogliere che piccolissimi e bassi lobi anteriori dell' encefalo ; così che
le nobili facoltà superiori non potevano presentare che limitatissime manifesta-
zioni in maniera che il soverchiare delle tendenze in guisa straordinaria, costi-
tuivano in queir individuo 1' uomo-belva. In vero la larghezza enorme di tutte
quelle parti posteriori e della base del cranio, in cui han sede Vamatività^ 1,
che non frenata spinge alla lussuria ; la combattività. 5, che esagerata tramuta
il coraggio in temerità; la distruttività., 6, che trascina alla ferocia, fan trista
mostra in quel cranio. Ma più di tutto vi primeggiano 1 rappresentanti anato-
mici dell' acqidsiviià, 8, il cui abuso spiuge al furto; della fermezza, lo, che
produce la ostinazione caparbia; e della stima di *è, 10, e AeW aiJprobatività,
li, per le quali lo spirito d'indipendenza diventa fiero orgoglio congiunto alla
vanità del mal fare.
» Con organi e facoltà cotanto esagerate e non temperate dalla benevolenza
e dalle facoltà superiori che si mostrano in indizii appena abbozzati nella fronte
di quel cranio, quell' uomo non ha dovuto smentire l' impulso della sua malau-
gurata organizzazione, rendendosi facile al furto, allo stupro, allo omicidio, ed
intollerante di chicchessia ha potuto elevarsi su gli altri malfattori divenendone
il terrore, la guida ed il capo.
» Delle altre cinque teste non rinvenni nelle gabbie che per lo più le ossa
della regione superiore ed in parte occipitale del cranio. Forse la vetustà, la
larghezza tra i ferri della gabbia, il vento e l'acqua, a cui furono esposte chi
sa per quanti anni, dispersero il resto che andava a frantumi. Non rinvencn-
dovisi ancora i numeri, non fu possibile tentare dì avere qualche notizia. Pure
— 313 —
le mando , perchè il presentare esse indizii di straordinario volume relativo
delle parti posteriori, e le sature tra le ossa facili a sciogliersi che accennano
alla giovane età degli individui, potrebbero essere oggetto di studio chimico
ancora per le metamorfosi subite da quelle ossa esposte forse per quasi un secolo
al sole ed alle intemperie.
» Ho scorto in codesto Museo alcune teste antichissime di Sibariti e di Pom-
peiani, non che di talune razze umane. Una collezione di cranii almeno in gesso ,
dei grandi genii e dei grandi scellerati renderebbe sempre più ricco codesto
splendido Museo. Mi auguro che mediante l'ingegno, lo zelo e l'operosità di
V. S. IH. queste poche teste di famigerati malfattori che mi pregio offrire in
dono al Museo diverranno un nucleo di una speciale sezione, che sempre più
estendendosi, diverrà degna del noljili studii della scienza della umanità.
» Spero in breve, ora che io fo stabile dimora in Napoli, dare cominciamento
a qualche corso di si nobile dottrina, e che V. S. III. mi sarà larga di favore
concedendomi di fare osservare ai miei uditori 1 cranii raccolti nel suo celebre
Museo.
D Gradisca ì sensi della stima del suo antico amico.
Napoli, 21 settembre «869.
Dott. B. G. Miragli A.
» Onorevole Collega Miraglia
(( Vi ringrazio di tutto cuore del dono che avete voluto fare al Gabinetto di
Anatomia normale di questa Università, alla mia Direzione affidato, dei dicci
Granii di giustiziati.
« Accetto il vostro consiglio di fare servire come nucleo di novella raccolta
di teste flsiologicamente mostruose — indizio anatomico di grandi vizii e di
grandi virtù — i cranii della Giuditta e Nicola Guastamacchia (suo padre), del
de Sandali e del Sorbo, complicati nello stesso reato di sangue, per cui furono
giustiziati qui in Napoli nell' aprile del 1800 , il cranio di un famigerato mal-
fattore ignoto, e gli altri cinque anche d' ignoti delinquenti, e che forse subi-
rono la pena capitale molto prima di queir epoca, e che per ben 13 e più lu-
stri han dato sulle mura di Castel Capuano orrendo spettacolo della ferocia di
quei tempi.
« Ben ricordo che quando questi cranii vi capitarono fra le mani , in mia
casa fu che li preparaste ed illustraste frenologicamente.
« Essi sono stati situati nel 1° scaffale a destra dell' entrata nel Gabinet-
to (1) — accanto ai cranii di Pompei e di altri scavi — e di quelli delle varie raz-
ze umane, nonché dei due cranii di Sarrasti o Teleboi, antichissimo popolo di
origine Pelasga od Osca che abitava lungo il Sarno, ed al quale il Virgilio ac-
ci) Il Prof. Barbarisi iu un quadro in grossi carallcri accanto ai deUi cranii pose in testa ad un
sunto della storia dei delinquenti la seguente epigrafe— Cranii di famosi delinquenti giudiziali in
Napoli e donali al Professore di anatomia normale Gennaro Barbarisi dall' illuslre frenologo dot.
B. G, Miraglia, percftè ne arricchisca il Gabinetto di anatomia da lui diretto.
I
— 314 —
ceuna — cantando uell' Eneide — Sarrastes populos et quae rigai aequora Sarnus.
» Ed acciocché una sì utile collezione rapidamente cresca , non mancherò di
officiare alle antorilà competenti perchè le teste dei grandi malfattori che muoiont
naturalmeuts nelle prigioni — una alla storia dei loro delitti — mi sieno con-
cesse ad oggetto dì stadio antropologico.
» A tal proposilo prego V. S. dì volermi raccomandare presso l' illustre
professore Fossati a Parigi, e molto più che egli serba di me tuttavia buona
ricordanza, acciocché attuasse il suo pensiero di non privare Napoli dei doni
del suo Gabìaetlo, non calcolando la distanza che ci separa stante la facilità
delle comunicazioni. — Vi prego aggiungere anche i miei affettuosi saluti pel
chiaro frenologo, ed i ringraziamenti (2).
» Finalmente non posso che elogiare il vostro Jjel proponimento dì volci
dettare lezioni sulla fisiologia cerebrale e frenopatie alla nostra gioventù medica,
la quale vi sarà grata di siffatta istruzione che colma una lacuua nel nostro
iusegnamento universitario, promettendovi da canto mio tutte quelle agevola-
zioni che potrò darvi afllnchè le vostre lezioni ritornur possano più proficue, n
Napoli, 28 settembre 1869.
Il Direttore del Gabinetto di anatomia normale
Gennabo Bakbarisi.
(2) Si vog','.! l;i Icllora XXI drl rosssli al tlol. IWiriiglia, dei 1. 'Muglio 18€0, nell'Api fndict de
Uollttllii/o del Mania mio a Capodich'iio. 187G.
— 315 ~
PARERE su lo stato mentale di Pasquale d' Antonio
accusato di omicidio, innanzi alla 1.^ Corte di Assisie
di Napoli.
Da qualche tempo si va discutendo su la responsabilità par-
ziale di folli. Noi alieni di svolgere il nostro parere su tali
concetti perchè ci sembrano assurdi, non ci limitiamo che
ad esporre una semplice osservazione. La responsabilità par-
ziale vorrebbe ammettersi o in quelle manie per disordine di
una o poche facoltà limitate con integrità delle altre, o pure
che presentano intervalli di pienezza di mente. In ambo que-
ste circostanze si pensa che le facoltà sane sebbene le meno
eccitate potessero dominare le malate che tali sono per in-
corrigibilità naturali, e come se in simili circostanze l'azione
intemperante delle facoltà affettive non racchiudesse gli ele-
menti inevitabili o premesse di ogni lavoro e giudizio della
facoltà sane; concepimento assurdo. Inoltre il più lieve mo-
tivo è sufficiente a sovreccitare una facoltà turbata; e ciò si
connette col secondo caso, cioè che ogni forza disordinata
della mente rientrata in una tregua non attende che una oc-
casione qualunque di eccitamento pure il piià lieve per ritor-
nare neir impeto. Fino a tanto che si vorrà credere con una
falsa metafìsica che tutte le specie di facoltà mentali produ-
cono idee e giudizii, e non si vorrà ritenere il fatto della natura
che lo spirito per mezzo delle facoltà intellettuali ha idee
giudica e ragiona, e per mezzo delle facoltà affettive non si
hanno che emozioni ed impulsioni, per cui nell'evento di
disordine delle prime si sragiona, ed in quello delle seconde
si hanno emozioni dolorose ed impeti irresistibili, non si
raggiungerà mai il concetto vero della pazzia, si scambia il
fenomeno per la causa, e si prendono per intervalli lucidi le
tregue che per lo più avvengono tra gli accessi di un delirio.
Da molto tempo noi abbiamo alzato la voce di misurare 1
gradi di colpabilità non solo da motivi esterni che spingono
alla colpa , ma pure e forse più dagl' interni che vi trasci-
— 316 —
nano (1). Di questo nostro concetto tanto uniforme alla natura
umana ci fu fatto rimprovero ed accusa di ateo e materia-
lista e di voler noi annientare la altrui vagheggiata idea dei
ceppi e del capestro.
Il misurare i gradi di colpabilità da motivi interni cioè da
certe modiflcezioni interiori degli organi e specialmente di
quelli alle cui funzioni si legano le forze della mente, è di
grande interesse per la giustizia correttiva e punitrice onde
applicare il proporzionato castigo. Se la saviezza della legge
ha indicato al criterio del giudice un'estensione di minimo
al massimo di punizione per un delitto, è perchè vuole che
si ritrovi nell' accusato pria della colpa l' innocenza o almeno
ogni circostanza attenuante;' ed il maggiore attenuante sta
nel considerare l' individuo agitato , cioè nel grado del motivo
interno che alla colpa spingevalo.
Or con nostro soddisfazione è avvenuto che la prima volta
nelle provincie napolitane la giustizia punitiva si appella alla
scienza per determinare dai motivi interni il valore ed il grado
di colpabilità dell'accusato. A 18 luglio 1865 fummo chiamati
innanzi alla l."" Corte di Assisie di Napoli per esporre il nostro
parere su lo stato di mente di Pasquale d' Antonio accusato
di omicidio volontario.
É utile adunque riprodurre l'esame della suriferita 1.* Corte
di Assisie.
Il fatto.
« Nelle ore pomeridiane dei 20 giugno 1864 Pasquale d' Antonio, di
anni 28, facchino, del comune di Resina, uccideva un individuo di
Napoli ritenuto per un certo Salvatore Romano soldato recentemente
congedato, nell' atto die costui interponevasi tra esso d'Antonio ed un
tal Fioravante. — Arrestato nella flagranza con l'arma feritrice tra le
mani intrise di sangue il d' Antonio rendevasi confesso e deduceva
che egli avendo ricevuto incarico da certe donne di trovare dei coni*
pratori di bachi da seta si era perciò recato in Rarra, ma che ritorna,
tono aveva trovato che le donne medesime avevanli già venduti a
(1) Miragliaf Trauato di frenologia applicata. Voi. 1." p. 25 e scg.
— 317 —
sensali Gennaro S. e Gaetano G. Che avendo a costoro domandato in-
vano i suoi diritti di sensarìa si era fortemente indispettito ed era
quindi, nell'intenzione di attaccare briga con quelli, andato a prov-
vedetesi di un coltello, quello che gli fu tolto , e poscia direttosi verso
il Caffè di Agostino C. alla strada Pagliano. Ivi avendo ritrovato il sensale
Gennaro S. suddetto, cercò di attaccare briga con lui e senza alcuna
provocazione lo prese con tutta la seggiola su cui sedeva , e così consi-
gliandolo la rabbia grandissima che gli aveva tolto 1' uso della ragione,
lo lanciò in mezzo alla strada. Al Gaetano G. poi che s'interpose
rampognandolo, lanciò contro una sedia, ciò che fece pure per la stessa
causa ad un altro individuo che per caso da ivi passava, ed alla stessa
sua madre ancora per fare che si ritirasse in casa facendola con una
forte spinta rotolare in mezzo la via. Fu allora che un tal Fioravante
lo afferrò pei capelli ed il Romano lo teneva fermo, mentre un terzo
individuo da lui non conosciuto gli dava in testa un colpo di seggiola,
pel quale trasportandosi egli totalmente si rivolgeva al detto Romano
e lo feriva col coltello di sopra menzionato. Simile dichiarazione resa
dall' imputato solo qualche ora dopo il commesso crimine e che nella
sostanza è da ritenersi genuina, dimostra chiaro come l'anormalità del
suo stato mentale durasse fin dal mattino, e che fosse non da rite-
nere meramente accidentale , ma effetto di qualche patologica e per-
manente condizione del suo cervello ecc. — Il giudice firmato C. Forte,
Pul)ì)lica discussione.
Il prof. Miraglia era stato invitato di presentarsi nel dì 18 luglio
1865 innanzi alla 1.^ Corte di Assisie di Napoli che trattava il giu-
dizio di Pasquale d' Antonio.
Il Presidente prima di ogni altro ha incaricato il suddetto professore
di osservare attentamente la persona dell'accusato, e di dirigergli delle
domande onde giudicare dello stato delle sue facoltà intellettuali.
Il prof. Miraglia dopo averlo attentamente osservato e dopo aver
tenuto discorso con lo stesso, ha risposto : —
Che r accusato presenta il capo con alquanto di depressione
della fronte e con predominio di volume di tutte le parti po-
steriori craniche, anzi la base del cervello in corrispondenza
delle ossa temporali ed occipitale si offrono di larghezza stra-
ordinaria , così che tali condizioni organiche rappresentano
r uomo degl' istinti che per difetto di educazione ancora, si
rende poco domabile dalla ragione. Ciò non costituisce follia,
— 318 —
ma dà valore a quelle condizioni materiali organiche che ren-
dono l'uomo più o meno vizioso, quando si abbandona agl'im-
peti delle sue tendenze, e più o meno virtuoso quando la ine-
ducata ragione con più o meno sforzi ne frena l' impulso. —
Or resta a conoscere se la facilità di costui agi' impeti ed alla
rissa sia domabile dalla ragione, o incorregibile perchè effetto
di morbo. Le azioni in disordine costituiscono certe classi di
follia, e sono le più triste, più che gli sragionamenti; sicché
l'udire i fatti nella pubblica discussione può far dare facilmente
parere esatto sullo stato dell' animo dell' imputato nel deter-
minarsi a delinquere.
Il Presidente ha disposto che il prof. Miraglia sia presente alla pub-
blica discussione, in esito della quale sarà richiesto del suo giudizio
sullo stato mentale dell' accusato.
Il prof. Miraglia ha preso posto in udienza.
Uditi i testimoni, che venivano rintuzzati con impeti selvaggi dal-
l'accusato, il Presidente invitò il dottore Miraglia di dare il suo giu-
dizio, che fu espresso nei seguenti termini: —
Neil' accusato i fatti uditi nella pubblica discussione sono
spiegati degl'indizii che presenta la sua organizzazione, la quale
non può che additare l' uomo delle soverchianti tendenze su
le facoltà superiori ; per lo che non può non vedersi in colui
che un vizio di mente per difetto di non bene sviluppate fa-
coltà intellettuah, e fondato sul predominio di azione intem-
perante di quelle parti cerebrali per cui dette tendenze si mar
nifestano e si esercitano. Per questa malaugurata condizione
costui eccitato è facile a prorompere in eccessi di ogni sorta :
la ragione allora sebbene debole non soccombe interamente,
ma vagheggia nel coadiuvarla l' eccitabihtà strana delle ten-
denze medesime. Cosi che dei suoi faUi devesi in buona parte
incolpare una viziata natura non corretta per sopra più dnl-
1* educazione. Ecco come un vìzio siffatto di mente non pru-
duce abolizione della coscienza, ma permette che la ragione
sebbene offuscata ravvisasse in un certo modo il valore mo-
rale delle azioni. Nell'accusato adunque non vi è follia secondo
l'art. 94 della legge (1), perchè in tal caso si osserverebbero
(1} Art. 94. — « Non vi è reato se l' imputalo nel tempo in cui V azione fu
— 319 —
tracce di fisico morbo del cervello , o viziosa completamente
0 in gran parte la organizzazione di quest' organo ; ma bensì
è da ritenersi che 1' accusato abbia vizio di mente che accenna
a gradi minori di colpabilità ed al quale viene in soccorso
la saviezza della legge neh' art. 95 (1) ed il criterio indulgente
del magistrato nel considerare le limitate condizioni della
umana natura , di cui il libero arbitrio e la libertà morale sono
pur troppo ristretti.
Il procuratore generale del Re cav. d' Egidio, con splendido discorso
nel ritenere il vizio di mente interpetrato secondo i precetti della fisio-
logia del cervello chiese il minimo della pena per l' accusato.
{Sentenza
La 1.* Corte di Assisìe Straordinaria del Circolo di Napoli ecc.
Udita e letta la dicliiarazione dei Giurati per efletto della quale Pa-
squale d' Antonio , è stato dichiarato colpevole di aver nella sera del
20 giugno 1864 tolto volontariamente la vita a Salvatore Romano vi-
brando contro costui tre colpi di arma di punta e taglio che produssero
ferite per efl'etto delle quali e per solo loro natura derivò la morte del
Romano, ma in uno stato di vizio di mente di natura tale che senza ren-
dere non imputabile l'azione ne scema la responsabilità morale.
Uditi altresì in pubblica udienza il Pubblico Ministero rappresentato
dal cav. Luigi d' Egidio nelle sue requisitorie , non che nei mezzi di
difesa il difensore e 1' accusato, i quali hanno avuto ultimi la parola.
Considerando che il fatto ritenuto costante dai Giurati a carico del-
l' accusato presente Pasquale d' Antonio costituisce il reato di omicidio
volontario con la modificazione ipotizzata dall' art. 95, Cod. pen.
Considerando che facendo la più accurata estimazione così di tutte
le circostanze e le particolarità del successo venute chiare dal pubblico
dibattimento come della intensità del vizio di mente che accenna a
gradi minori di colpabilità la giustizia e la ragione consigliano nella
latitudime della pena di fermarsi al quinto grado del carcere e non ap-
« eseguita, trovavasi in isiato di privazione di mente permanente o transitoria de.
« rivante da qualunque causa ; ovvero vi fu tratto da una forza alla quale non
> potè resistere. » Cod. pen.
(l) Art. 9S. — « Allorché il vizio di mente, o la forza non si riconoscessero
« tali da rendere non imputabile l'azione, i giudici applicheranno all'imputalo
« secondo le circostanze dei casi la pena estensibile anche ad anni venti. » Vod. pen'
— 320 —
plicarlo nel massimo, e computare il lungo carcere preventivo sofferto
dall' accusato.
Considerando che le spese del procedimento sono a carico dol con-
dannato.
Visti, letti, ed applicati gli art. 522, 95, 56, Cod. pen. e 550,
Cod. proc.
Condanna
Pasquale d' Antonio di Francesco, di anni 28, bracciale, di Resina
alla pena del carcere per la durata di anni due, ed ordina che il car-
cere preventivo sofferto dal condannato sia computato nella pena ora
imposta pel reato ecc. |
Oggi 18 del mese di luglio 1865.
I magistrati adunque nei giudizii penali invocano il parere
del medico alienista su Io stato di mente dell' accusato ; e per-
chè nei giudizii d' interdizione civile di mentecatti essi rifiu-
tando ogni intervento dell' alienista sono poi tutto ad un tratto
divenuti sapienti in sì difficile materia ? Tra il codice di pror
cedura penale e quello di procedura civile è si chiara una
contraddizione di principii, che fa dubitare della retta sapienza
che informar deve la scienza della giurisprudenza. Questa
parte di procedura civile ha d' uopo di totale riforma che
solo può togliere lo scandolo di un errore legislativo che pare
che autorizzi l' imperito di giudicare su lo stato di mente di i
un cittadino il quale così vede un attentato all' esercizio dei i
suoi diritti civili.
B. MlRAGLIA.
( Annali frenopatici italiani^ 111, p. 85. )
I
— 321 —
GIUDIZIO intorno allo stato presente delle facoltà mentali
del cav. Salvatore Ferilli, emesso da' Professori G. Albini,
G. Barbarisi, L. di Grecchio, a Vill anova, e B. Mira-
glia relatore.
Al Presidente del Comitato medico di Napoli
cav. Fr. Prudente, Senatore del Regno.
Sig. Presidente
Pregiandoci noi qui sottoscritti, Professori della R. Univer-
sità degli Studii, di riscontrare al suo foglio dei 16 dello scorso
mese, num. 149, col quale l'onorevole Comitato medico na-
politano c'incaricava di osservare e certificare lo stato men-
tale del dottor Salvatore Ferilli, le denotiamo quanto le no-
stre attente indagini di circa un mese ci hanno offerto di rav-
visare in ordine a sì delicato obbietto.
Il dottor Salvatore Ferilli fu ritirato in ottobre dell' anno
scorso 1862 dal servizio di funzionante Medico capo di ma-
rina, perchè dichiarato affetto da grave sordità e notevole
indebolimento delle facoltà mentali.
Dai documenti trasmessici dall'onorevole Comitato medico
abbiamo rilevato in parte di essi che nessuna perizia medico-
legale e di minuta osservazione in affare sì diffìcile si è pra-
ticata; ma bensì da semplici informazioni si è conchiuso di
esistere la grave sordità ed il notevole indebolimento delle
facoltà mentali.
Però siffatta asserzione è pienamente contraddetta dall'espo-
sto nel resto dei documenti; cioè da un certificato autorevole
del Capitano di Vascello signor Rodriquez del 1.° maggio ul-
timo scorso , che afferma essere stato il Ferilli sempre bene
nel fisico e nel morale, e se negli ultimi anni ha presentato
Sevissima sordità all'orecchio sinistro, ha continuato a pre-
stare il servigio di medico e chirurgo fino all' anno passato
1862 in cui funzionava da Medico cajco. -Inoltre il Contro-
21
— 322 —
Ammiraglio del personale dirigeva un Ufflzio'dei 2 ottobre 1862
al Ferini, che dar doveva la consegno, provvisoria delle sue
funzioni che eoa grande sua soddisfazione aveva fino allora
disimpegnate. — Ed il Comando generale del Dipartimento ma-
rittimo meridionale riferiva al Comitato medico con nota del
febbraio di questo anno, di avere inviata al Ministro della Ma-
rina una domanda di costui che querelavasi di essere stato
messo a riposo, e di averla accompagnata col rapporto del
Comandante del personale, il quale tesseva le loùì per le pro-
digiose cure di questo distinto medico la di cui uscita dal
Corpo suddetto produceva una perdita positiva ^ aggiungendo
che sotto la. di lui direzione nella qualità di Medico capo di
questo dipartimento il servizio procedette con tutta saggezza,
giustizia e regolarità. Ma continua la Nota del prefato Co-
mando che il sig. Ministro, sentito il Consiglio superiore di
sanità marittima, questo disse di essere convinto della infer-
mità mentale di FerilU; ma per noi, in affari sì malagevoli
non basta senza esame un semplice convincimento per lan-
ciare su di un individuo il nome di una malattia degradante
che gli annulla in società 1' esercizio dei diritti civili.
Dai documenti notati adunque, ripetiamo, rilevasi non es-
servi stata nessuna ragione medica ed esperimentale che
avesse determinato un infermo stato di mente del dottor Fe-
rini. Anzi, al contrario, i rapporti e certificati delle autorità
competenti e superiori di questo medico, le quali continua-
mente lo avvicinavano, dimostrano la saviezza di costui e
r esatto adempimento dei suoi doveri sino all'epoca della sua
uscita dal Corpo. Dunque il dottor Ferilli, per prova dei do-
cumenti, non solo non ha presentato notevole indebolimento
delle facoltà mentali, ma si è condotto in modo da fare rav-
visare in lui la piena saviezza di tutti gli uomini sani e di
condotta illibata. Solo ha offerto una durezza di udito che
nulla ha che fare coli' esercizio delle forze della mente.
Prima di venire alle nostre osservazioni fatte sul dottor Fe-
rilli, ò d' uopo che brevemente svolgiamo il tema su le cause
che ordinariamente danno origine all'indebolimento delle po-
tenze mentali, sui suoi fenomeni fisico-morali, e su gli esiti
patologici che ne sogliono essere la conseguenza e la conco-
— 323 —
mitanza, onde poter divenire ad un facile e logico confronto
tra i precetti della scienza e i risultati che ci hanno offerto
le osservazioni sul Ferilli.
É ritenuto dai psicologi e dagli alienisti che le facoltà no-
stre sono naturalmente classificate in due ordini, cioè facoltà
intellettuali e facoltà affettive. Per mezzo delle prime lo spi-
rito ha idee, giudica, ragiona e vuole; e per mezzo delle se-
conde ha impulsioni ed emozioni. Così, quando per infermità
tali differenti forze della mente si disordinano, ne sorge che
turbate le prime, la incoerenza d' idee, gli sragionamenti ed
una volontà indeterminata ne sono i naturali effetti, come
tali pure ne sono gì' impulsi irresistibili ed incorrigibili per
disordine delie facoltà affettive.
Se un atto qualunque della mente nello stato normale,
sì per ragione psicologica, che fisiologica, parte sta nell'ente
che opera e parte in una condizione materiale funzionante,
ne viene per legittima conseguenza che ogni atto pervertito
delle facoltà non può ammettersi senza riconoscere insieme
una modificazione subbiettiva del loro organo eh' è il cervello
e delle sue funzioni.
A questo stato di disordine delle funzioni cerebrali è li-
gata adunque la follia e tutte le sue diverse apparenze.
Un esito ordinario del disordine delle facoltà è la parziale
0 completa abolizione di esse, ciò che costituisce la demen-
za, vai dire un avvenimento di esiti patologici cerebrali per
cui ogni funzione materiale è divenuta impossibile sì per la
manifestazione che per l'esercizio di ogni potenza dell'anima.
A questo passaggio fatale della demensa si corre in due
modi; o rapidamente, ed allora la morte per lo più è pros-
sima; 0 a gradi, cioè le facoltà mano mano s'indeboliscono
fin a deperire, e tale stato d'indebolimento stazionario o pro-
gressivo determina l' imbecillità.
Lo stato d'imbecillità e di demenza può ancora essere la
conseguenza di età inoltrata o di altre malattie del cervello,
come l'apoplessia, l'epilessia, l'idrocefalo cronico, l'arrestarsi
di sviluppo del cervello nella fanciullezza e tante altre cause
morbifiche che possono agire su l'organo dell'anima e dello
spirito.
— 324 —
I fenomeni fisici che accompagnano l' indebolimento note-
vole delle forze mentali sono una emaciazione lentamente pro-
gressiva 0 una tendenza alla pinguedine, una lassezza agli
arti inferiori Ano a divenire paralisia, incipiente balbuzie,
o difficoltà nel pronunziare e ritrovar la parola, o l' idea a
questa non corrisponde. Alcuni, o tutti di questi fenomeni
possono essere lievi nello indebolimento o imbecillità; sono
completi nella demenza.
Quando l' indebolimento delle facoltà mentali è avvenuto,
ogni attributo di queste forze primitive dell'anima pure per
conseguenza si debilitano sino a sparire: quindi la memo-
ria, l'intendimento, la percezione, l'attenzione, l'immagi-
nazione, il giudizio, ecc., che ne sono eminenti attributi, di-
ventano sì incoerenti e labili da essere facile di ravvisare l' im-
becillità ed ogni debolezza mentale da fenomeno cotanto ma-
nifesto.
Ora per le nostre osservazioni portate attentamente sul
dottor Ferini, ninno dei suddetti fenomeni fisici e morali ab-
biamo notato. Integrità perfetta delle forze superiori della
mente cioè delle facoltà intellettuali, così che le idee sono coe-
renti, i giudizii esatti, i ragionamenti torniti di logici concetti,
la volontà libera; e tutto ciò in grado di vigore normale; i
sentimenti e le tendenze che insieme costituiscono le facoltà
affettive si mostrano nella loro normalità, sicché le emozioni
sono come in tutti gli uomini nello stato sano. Ne vale il so-
fisma ove si volesse dire che l'indebolimento mentale potrebbe
da taluni vedersi reale e da altri efimero, perchè le permanenti
alterazioni cerebrali che accompagnano siffatto indebolimento
non possono ora esistere ed ora sparire per cui si sarebbe
costretto di ammettere l' assurdo che nel medesimo tempo il
cervello sia sano ed ammalato. Inoltre il Ferilli non è giunto
ancora alla vecchiaia, perchè appena conta la matura età di
anni 53.
Nessuno indizio di pervertimento della sensibilità interna
ed esterna, o di debolezza degli arti abbiamo notato, anzi vi-
gore nella sensibilità e nei movimenti volontari!, speditezza
nella pronunzia con giusta logica, connessione tra l' idea e
— 325 —
la parola, nutrizione rigogliosa, normalità in tutte le fun-
zioni della vita.
La voluta sordità non è che una durezza d' udito all'orec-
cLio sinistro, perchè il Ferilli ha ben risposto a tutt' i nostri
discorsi che seco lui abbiamo tenuto a voce non alta. E poi
nulla han che fare i sensi con la manifestazione delle forze
della mente.
Possiamo adunque conchiudere che il dottor Salvatore Fe-
rilli non solo è nella integrità dell'esercizio delle sue facoltà
mentah, e nella potenza normale di esse; ma non abbiamo
rinvenuto si dai documenti che teniamo sott'occhio che dallo
stato suo fisico-morale indizio alcuno di essere stato affetto
precedentemente da tanto speciale malore della mente che
costantemente lasciar suole tracce indelebili di fìsiche modi-
ficazioni (1).
Il voler dare a quest' uomo la caratteristica di essere notevol-
mente indebolito nelle facoltà mentali , cioè imbecille pure
nel primo grado, malattia sventuratamente degradante in so-
cietà, sarebbe un attentato contro l'esercizio dei diritti civili
di costui , se la scienza non fosse certa della tutela e prote-
zione che pel dottor Ferilli possono spiegare la saviezza del
Ministero e della Legge.
Napoli, giugno 1863.
G. Albini — Gennaro Barbarisi —
Luigi di Crecchio — Antonio Vil-
LANOVA — B. Miraglia relatore.
(Pagli AnìNali Frenopaiici italiani, Voi 1." pag. 85 e seg.).
(1) Il doli. Forilli Gonliniiò a godere tioridissima salale di corpo e di menle
per più di diciotto anni ed è morto nel 1881, nell'età di olire 70 anni, di malat-
tia fuor che di cervello.
— 326 -
PARERE su, lo stato di mente di Luigi de Maria
imputato di omicidio.
Il giudice del mandamento Vicaria in Napoli con ufficio
dei 20 luglio 1864 n.° 2823, invitava i medici Coluzzi, Mira-
glia e Saggese, onde riconoscere lo stato di mente di un in-
dividuo che pochi giorni prima commetteva un omicidio.
Rispondemmo all' invito dopo alcune osservazioni fatte col
seguente breve rapporto.
Napoli 1" agosto 1864.
Signore — Essendoci in seguito di suo avviso recati per tre volte
nelle prigioni di S. Francesco onde osservare il detenuto Luigi de
Maria, se mai presentasse disordini nelle facoltà mentali, siamo nel
caso di esporre il seguente parere: —
Luigi de Maria e un uomo di 48 anni, di carattere irritabile, perchè
di temperamento bilioso-nervoso ; e presenta indizii nella organizza-
zione del suo capo essere per natura inclinato all'ira, così che facile
ad azioni non lodevoli.
I suoi discorsi sono di esatti giudizii, poiché le conseguenze ne sono
come le premesse ; ma quesle premesse modificate o esagerale per
emozioni o impulsioni impetuose interiori non possono produrre che
illazioni del pari modificate. Ma tali emozioni ed impulsioni, attributi
delle facoltà affittivo, capaci in de Maria di produrre ad ogni motivo
effrtti criminosi, sono incorrigibili per morbo o domabili, benché con
grandi sforzi, dalla ragione ?
II de Maria (1) nel racconto dell'omicidio da lui commesso vi pone
tale ira e cinismo da mostrare una certa soddisfazione ed indifferenza,
indizii di una coscienza che dà un falso valore all' atto criminoso.
Inoltre fa premura di uscire con permesso dalla prigione per 15 giorni
per sistemare i suoi affari ; e parla del suo avvenire come se nulla
avesse fatto.
(I) (Costui era prete. Una sera nel Teatro S. Ferdinando, non togliendosi il
cappello ncir alzarsi la tela, n'era avvertito. In fine della rappresentazione, il
liclegato di polizia lo trattenne e lo mandava alla Questura ; quando fuori del
Teatro con un colpo di pistola, uccise la guardia che lo accompagnava.
— 327 —
In alcune sue lettere non sembra che vi sieno giudizii esatti: ed
in antecedenti della sua vita pare che vi sieno indizii di stranezze
commesse tali da far dubitare della sanità di sua mente.
Ora in prigione ove non ha motivi di agitarsi si conduce normal-
mente , e nei suoi discorsi è ragionevole, se non che pone entusiasmo
dov' entrano idee di uccisioni e vendette.
Considerando quindi che la follia non sempre consiste nelle incoe-
renze d' idee e sragionamenti, ma può essere per lo più determinata
dalla incorrigibilità di emozioni esagerate ed impulsi irrisistibili, sieno
pure di corta durata, per cui in queste ultime condizioni l'alienazione
mentale è indicata dalle azioni strane dell'individuo; e considerando
clìe ritroviamo una certa contraddizione tra lo stato attuale di ragio-
nevolezza e lo stato precedente impetuoso e forse infrenabile della
mente del de Maria, così che vi fa d'uopo di lunga e ponderata os-
servazione per potere con precisione indicare lo stato del suo animo
nel determinarsi a delinquere ; opiniamo che sia condotto nella Sala
di esperimento nel manicomio di Aversa dove ritrovansi i mezzi op-
portuni per tali osservazioni.
Dott. Colu~.zi, Saggese, Miraglia relatore.
Jiapporlo ,speciaìe dei dottor lìllraglia.
Aversa 9 giugno 1865.
Luigi de Maria a 15 luglio 1864 commetteva omicidio in persona
di una guardia di pubblica sicurezza; e per sospetto di alienazione
mentale sottoposto pochi giorni dopo alla osservazione mia e dei prof.
Coluzzi e Saggese nelle prigioni di S. Francesco in Napoli, mostrò
esagerazione nelle sue emozioni, sebbene una certa ragionevolezza
fosse apparsa nei suoi giudizii, come esponemmo nella dichiarazione
del dì 1" agosto dello st( sso anno; e poiché noi sappiamo che la follia
non sempre consiste Della incoerenza d'idee e negli sragionamenti,
!i;a per lo più ancora nel disordine delle facoltà affettive costituite
dai sentimenti e delle tendenze per le quali le azioni umane vengono
determinate; e poiché scorgemmo che il de Maria facile all'ira poneva
esagerata emozione irosa nei suoi racconti su l' omicidio da lui com-
messo; e poiché in ultimo da qualche fatto antecedente poteva argo-
mentarsi esser facile la sua mente a turbarsi ; opinammo che fosse
iiiviato nel manicomio di Aversa, onde una lunga osservazione avesse
_ 328 ~
potuto indicare Io stato dell' animo di colui nel determinarsi a delin-
quere, e così stabilire se gì' impeti a cai egli era facile, fossero stati
effetti di follia istantanea o permanente, o pure domabili dalla ragione.
La Facoltà medica del manicomio di Aversa, alla quale io come
Direttore lascio la libertà della propria opinione, riferì con rapporto
dei 22 genoaio 1863 di non aver presentato il giudicabile nel corso
dell'esperimento segno alcuno di pazzia.
Ora il magistrato con rogatoria dei 23 marzo di questo anno, nel ma-
nifestare che nel corso dell' istruzione campeggia l' idea di essere il de
Maria affetto di mania periodica, vuole che io esponessi un parere, se i
fatti precedenti all' omicidio avessero forza di far giudicare su lo stato
di mente dell' incolpato.
Per essere il de Maria uomo dedito al vino ed alle donne ; V avere
un giorno impugnato un coltello senza alcuna ragione contro il cugino
che avevalo trattato a tavola ; e poscia nelle ore vespertine essersi
recato alla chiesa per celebrar messa, i^iier cui percosse il sagrestano
che glielo impedì; l'aver tagliata la vigna di un suo germano, dicendo
di essere stata mal putata ; l' aver tirato un colpo di fucile ad un cane
senza ragione e nel centro dell' abitato ; ed entrando nel cortile di
un suo amico, lo chiamò e dicendo di avere il fucile non più atto a
far fuoco, gli tirò contro, e per fortuna fallì il colpo: sono tutte azioni
queste che fan giudicare essere dentro dell' individuo la causa o il
motivo che ve lo determinarono e non nel mondo esteriore : perchè
quando la cagione, fosse pure esteriore che determina l'animo alle
azioni è sproporzionata in modo da essere lieve o fin nessuna , ben
altrove cioè in certe modificazioni interne è da riconoscerne il molore:
e ciò è quel che veramente costituisce la pazzia. Quindi il de Maria
per quei fatti era folle ; impeti irresistibili ed incorregibili ad offen-
dere, sebbene di corta durata e senza delirio permanente possono
stabilire accessi di mania offensiva, la quale per motivi esteriori ac-
cresciuta diventa mania omicidia e suicida.
Le premesse dei nostri giudizii non pervengono allo spirito solo per
mezzo dei sensi del mondo esteriore, ma hanno ancora la origine nelle
facoltà affettive che non possono ne svolgersi ne manifestarsi che per
mezzo di funzioni cerebrali. Or certo un cervello turbato non può
presentare allo spirito che elementi di giudizii, i quali non possono
essere che falsi per la loro natura ma retti per la forma, cioè la con-
seguenza e come la premessa, sebbene questa sia erronea e non sog-
getta ad essere ravvisata tale dallo spirito medesimo. Ecco come nel
disordine dei sentimenii e delle tendenze vi può essere pazzia senza
incoerenza d' idee e senza delirio ; cioè emozioni ed impulsioni esa-
I
— 329 —
gerate ed incorregibili, alle quali anzi la ragione non solo soccombe
ma vien trascinata a secondarli.
Quest' individui facili ad esagerare ed essere sospettosi di tutto
quello che gli è attorno, isolati e resi estranei ad ogni motivo este-
riore di eccitarli restano ragionevoli indifferenti e tranquilli; esposti
agli eventi della società sono pericolosi, visionarli, dubbiosi e tendenti
alle offese: caratteri sono questi della mania omicida costituita vera-
mente su gì' impeti incorrigibili di predominante tendenza per modi-
ficazione di funzioni cerebrali, che se sfuggono alle indagini patologi-
che appaiono chiari all'occhio del filosofo che scorge quanto le de-
terminazioni dello spirito sieno soggette alle condizioni corporee della
umana natura.
Il de Maria pervenuto nel Manicomio, mostrò per più giorni una
esaltata immaginazione, perchè continuò nel narrare il fatto dell' omi-
cidio a porre una irosa soddisfazione: poi successe una calma indiffe-
rente; anzi dispiacevasi alquanto di avere commesso il delitto: esatto
nei ragionamenti. Le facoltà affettive si mostrarono normali , perchè
in un manicomio non v' è motivo di eccitarle. Ma ciò non toglie che
dalle azioni passate non possano argomentarsi le azioni avvenire. Per
lo che malgrado la ragionevolezza e la tranquillità, perchè recluso,
del de Maria, io opino, atteso i fatti precedenti che non possono essere
che effetti di un cervello turbato, ed atteso la sua indifferenza e calma
dopo un delitto, e perchè è lontano da motivi fino i più lievi ad ec-
citarlo , che il detto de Maria va incontro ad accessi , sebbene non
permanenti, di mania omicida senza delirio, quindi uomo pericoloso
nella società. — Dottor B. Miraglia.
La processura a carico di questo prete imputato di omi-
cidio ebbe l'esito seguente.
Con ordinanza del giudice istruttore del 14 agosto 1835,
furono inviati gli atti al Procuratore Generale.
La Sezione d'accusa con sentenza del 21 gennaio 1837,
rinviò r accusato alla Corte di Assise per essere giudicato
di omicidio volontario. Ma questa Corte straordinaria nel dì
1° febbraio 1867 dichiarava estinta l'azione penale per l'av-
venuta morte dell' accusato.
Ecco come un povero malato di cervello si trattiene per
30 mesi senza curarsi nelle prigioni , per poi con la morte
dare la più eloquente risposta al magistrato che si apparec-
chiava a mandarlo ai lavori forzati. A che serve adunque
— 330 —
voler sentire i medici, quando il magistrato medesimo si
crede il perito periziare ? É da sperare che il nuovo codice
penale, ed io sono certo, tutelerà queste vittime dell'infortunio.
MlRAGLIA.
I PAZZI condannati ai lavori forzati a vita.
In una dotta relazione dell' egregio nostro amico dott. Biffi
intorno allo stato delle facoltà mentali di Giuseppe Dossena
prima e dojjo il reato (1), leggiamo che questo disgraziato
in preda ai delirii di persecuzione , dopo di essersi per pa
recchi mesi lasciato in balia di se stesso uccide un innocent
cittadino. Malgrado il parere di medici del manicomio s
la pazzia dell' imputato fu costui condannato dalla Corte d*
Assisie di Lodi ai lavori forzati a vita. Intanto dopo la coi;
danna il medico carcerario riconosce trattarsi di un men'
tecatto, e cosi raccolti giudizialmente novelli e numerosi fattì'ij
si viene a scoprire e riconfermare che il detenuto era pazzo-
fin da alquanti mesi prima del reato. Così che dopo sedie
mesi di carcere, un Decreto reale àel 30 dicembre 1875, ri
parando il funesto errore del magistrato , ha accordato 1
grazia al Dossena, custodendosi però in un manicomio.
Un altro pazzo, tal Sebastiano Aresco, nei mesi scorsi
stato condannato dalle Assise di Siracusa ai lavori forj^ati
vita : egli aveva ucciso la moglie ficcandole uno spillone tralj
le coste. Due medici del manicomio rU Palermo, dove per un
mese dimorò in esperimento l' imputato, dichiararono infon
dato il dubbio della pazzia dell' uxoricida. Questa perizia era
legale, ed il nostro parere dato al valoroso avvocato] signof
Giaracà in seguito delle osservazioni da noi fatte sul proces
so e su la perizia, perchè non legale , non valse. La Corte
naturalmente emanò la terribile condanna. Non possediamo
la lunga lettera da noi scritta all'avvocato; ma il processo
ci sarà guida a dim.ostrare la più strana pazzia del tremendo
uxoricida, che se potè ingannare giurati , non possiamo coni
prendere come abbia iluso valenti medici.
(1) Archivio Hai. per le malattie nervose ccc, 1870, pag. 5 e scg.
~ 381 —
SU LO STATO di mente di Sebastiano Aresco da Melilli in
Sicilia , accusato di omicidio volontario con premedita-
zione in persona della propria moglie Emmanuela Àbra-
mo ; e condannato dalla Corte di Assise di Siracusa ai
lavori forcati a vita.
Osservazioni del dott. B. G. Miraglia
L' avvocato Francesco Giaracà di Siracusa ci fece perve-
nire una esatta relazione del processo contro V uxoricida Se-
bastiano Aresco, e la perizia dei medici di Palermo che di-
chiarava r assassinio consumato nella premeditazione e nella
integrità della mente. Ma noi avendo scorto nei fatti consa-
crati nel processo i fenomeni della più strana pazzia nello
Aresco, e nella perizia niun concetto che potesse accennare
alla sanità della mente di costui, facciam precedere alle no-
stre considerazioni la relazione e la perizia. E noi slam certi
che pure i non medici dotati di buon senso scorgeranno nel
solo confrontare , come un innocente può trascinare la ca-
tena dell' assassino. Né tralasciamo di fare qualche osserva-
zione sul processo.
I.
Reiasione.
In Melilli piccolo paese dei monti Iblei presso Siracusa ,
facendo il barbiere vivea Sebastiano Aresco di anni 34.
La sua bottega, come si usa nei piccoli paesi, serviva an-
che di merceria, ed era ivi la più frequentata.
Egli da dodici anni , aveva sposata certa Emmanuela A-
bramo, anch'essa da MeUlli, giovanissima, di forme avve-
nenti , d' illibati costumi , buona massaia e piena d' affetto
pel marito.
— 332 —
li
In quel paesello era l' Aresco notato per la sua stranezze!
di carattere. Singolarizzavasi per le stravaganze presso la
moglie. Egli amava la sua consorte , e del suo ,amore noi
può dubitarsi stanteccliè testimoni del processo fan fede che
tra i due conjugi si vivea in grande armonia : lo attesta L
stessa moglie che non sapea staccarsi dal marito ad onte
delle di lui eccentricità verso di lei e che anzi ricambiava!
con modi amorosi e placidi le stravaganze di lui. L'amore
di Aresco era stranissimo, singolare : ora manifestavasi coiii
modi aspri, grossolani, violenti, ora al contrario coi segiii
della più viva tenerezza : la vita di costui in dodici anni d|
matrimonio è una continua mobilità d' affetti opposti, un coi
trasto di sentimenti inesplicabile. Le stravaganze dello Ar'^
SCO erano oggetto di discorso nel suo piccolo paese e tiitt*!
testimoni a di lui carico, il fratello e la madre della moglie;!
querelanti / hanno svelato una serie di fatti di queir indoldl
bizzarra, che portasse l' impronta dell' aberrazione mentalei
di quest'infelice conjugicida. Ecco quanto costoro in varij
modi riferiscono.
Nel cuore dell' inverno l' Aresco bagnava la moglie ndl
modo più. capriccioso da destare 1' attenzione del vicinatòi
Mentre essa accudiva a sae faccende, a sorpresa le buttavall
una secchia d' acqua : la poveretta non poteva rischiarsi di
scuotere gli abiti inzuppati ma dovea rimanere ferma. Spessa
anche le imponeva di vestirsi a nuovo, la facea pettinare |
anzi la pettinava lui stesso : poi la facea situare in mezzoj
della stanza, le toglieva gli arnesi di lavoro, e dopo ur
istante che la contemplava , le lanciava un bacile d' acquài
senza che essa potesse dir parola (1). Qualche volta dav^||
di piglio alle forbici e le recideva i capelli : ne la poverettE
potea muoversi, ma bisognava che lasciasse fare.
(1) Circostanze riferite da' testi Milordo Francesco f. 8, l3, Ruffino Sebastiano
a f. 22, Francesco Tarallo a f. 50 ed aiiclie dalla madre dell' uccisa. Ectic
quanto dice Rosa Giardino a f. 20. « Quando Sebastiano Artsco dimorava nv
quartiere dove io sto, seviziava spesso la moglie, ora dandole schialJi, ora bui
andole acqua sulla testa, dopo che si uvea aggiustato i capelli che imponevi
di non mucversi , né quella polca arrischiarsi di scuotere gli abili che s' in
zuppavano d' acqua.
_ 333 —
Ecco ciò che riferisce Francesco Tarallo testimone a carico:
« L' Aresco si ritiene per poco sennato anzi per quasi matto
« e stranamente capriccioso giacché spesso per voce pub-
« bilca senza nessuna ragione recideva i capelU a detta sua
« moglie e dopo la bagnava buttandole dell' acqua sulla
« testa ».
Lo stesso fratello dell' uccisa riferiva alla giustìzia', che di
notte tempo 1' Aresco faceva levare la moglie, uscivano di
casa insieme, e al buio la conduceva al composanto ; ed ivi
la tratteneva per lunghe ore.
Ne solo limitavasi 1' Aresco a far subire alla moglie im-
provvise impressioni dell' acqua o di farle il taglio dei ca-
pelli, ma spesso trascorreva a produrle del dolore, anzi a
cavarle del sangue con quella freddezza di chi dà mano ad
opera innocua anzi affettuosa. Molte volte punzecchiava quella
povera donna ; spesso le facea dei tagli nella cute e special-
mente nelle orecchie, e continue graffiature nella testa. Ecco
ciò che dice Concetto Cutrale testimone dell' accusa : — •
« Quando i conjugi Aresco stavano vicino la mia casa presso
« la chiesa Madre m' avvidi più d' una volta che il marito
« seviziava sen:sa motivo alcuno la mentovata sua moglie
« ora pungendole col coltello la testa, ora una spalla, ora
« percuotendola e qualche volta le buttò dell'acqua addosso ».
Le punture e le ferite furono osservate dai periti sul ca-
davere della donna. Così sta detto nella perizia : « Nel corpo
« del cadavere vi si trovano le seguenti lesioni. Alcune graf-
« fiature ìioìi recenti nella parte posteriore del padiglione
« di ambe le orecchie ed un' altra piccola graffiatura non
« recente nella regione laterale sinistra del collo , non che
« una ferita non sanguinante (che fu la mortale).
Ed in altra perizia : « Facciamo osservare che avendo ta-
ce gliato i capeUi per fare la sezione del cranio , su diversi
« punti del cuojo capelluto abbiamo scorto tre cicatrici li-
« neari d' antica data derivanti certamente da ferite alla
« testa ».
Era cosa a tutti nota che lo Aresco nei momentanei ac-
cessi di stravaganze tormentasse anche in modo cruente la
povera moglie. Ma nessuno del paese, del vicinato, nessuno
— 334 —
degl' intimi dello Aresco potè mai spiegare la ragione dei}
costui strani trattamenti verso la moglie : onde ognuno ri-
tenea l' Aresco per cervello balzano, per matto, non sapendo]
trovare la cagione di quel suo contrasto di affetti verso di|
essa.
Ecco brevemente le circostanze della uccisione della sven-
turata donna.
Nei soliti suoi accessi fa notato che 1' Aresco esclamasse,
rivolgendosi alla moglie. Prima ti devo levare la roba, dopoi
la vita, indi mi farò monaco. Altra volta tua madre ti\
deve piangere morta.
Pubblicamente dimandava ad un prete quanto costasse ili
viaggio per Malta, ove dovea recarsi per compra di tabacco;
e la moglie presente a tali dimando dicea a quel prete di]
non credere alle stravaganze del marito. Notevole è la di-
chiarazione seguente della Carmela Morello. « In un giornol
« di venerdì , due o tre giorni prima dell' omicidio , entraij
« nella bottega di Aresco per comprare dell'olio e del pane::
« lì mi trattenni un poco come persona vicina , e intesi HI
« menzionato Aresco il quale diceva alla propria moglie che
« lì pure trovavasi, così: la roba sta finendo, finirai pureì
« tu, indi le aggiustò i capeUi e buttò ad essa sua moglie||
i( sulla testa un bacile pieno d' acqua. Indi entrarono per^
« sone che non so chi erano, comprarono un mellone e nj
« diedero una fetta al marito che ne buttò una metà contro*
« la moglie e la colpì nella bocca. Poi le disse di sedersii
« e quella infelice si pose a filare. Accortosi di ciò lo Are-f
« SCO, le tolse la rocca ed il fuso e le impose di stare lì se-
« duta senza lavorare. Indi fregandosi le mani le dicea: il/^-il
« niiluzza, ora mi Jazui monaco, ora mi fazzu santo. Al'
« legri ca Daminicaria Maniilussa, se Gesù Cristo voli, devii
« essere in mezzo alla casa (1). Così dicea piuttosto ridendo,
« ed io ritenendo quanto diceva uno scherzo, gli dissi : Giui
« sto questa Domenica dovete fare ciò ? E quello rispose :
(■1) Alaniiluzza, vezzeggiativo di Emmaniiela, s'intende Emmanueluccia, orai
mi fo monaco, ora mi fo santo. Allegri die Domenica, se Gesù Cristo vuoleA
Mmmamicluccia, devi essere in mnzo la casa.
— 335 —
((■ Se Gesù Cristo voli Dumenicaria. In ciò sentendo dissi ad
« Abramo : come potete resistere con un uomo di questa
« fatta ? ed essa risposemi : Figlia mia , ci vuole un pò di
\ pazienza ».
Tali manifestazioni verso la moglie , quelle parole incoe-
renti possono mai attribuirsi a mente che ragiona? Eppure
in base alla dichiarazione della Morello 1' accusa ha arguito
che r Aresco nella sua mente avesse premeditato quella
strage.
Tornando al fatto , come l' Aresco avea in modo bislacco
propalato , così operò. La mattina del 28 settembre 1873
quella povera donna si trovò distesa sul letto cadavere. Non
precedenti sdegni, non contrasti avean diviso la sera innanzi
gli animi dei due coniugi : furono anzi visti in piena armo-
nia sino alle ore due italiane dagli avventori che si erano
trattenuti nella bottega. Mezz' ora dopo transitando di là Se-
bastiano Rufìino sente i gemiti deir infelice donna e vede
1' Aresco che apre e chiude la porta, protendendo fuori la
testa quasi spiasse i movimenti di coloro che passavano.
Allora dovette avvenire che il marito ferì la moglie, la quale
dopo pochi intervalli se ne morì. L' arma adoperata fu uno
spillo con cui forse era uso 1' Aresco pungerla altra volta
come dicono i testimoni.
Il colpo fu. vibrato nella schiena e proprio sulla parte in-
feriore della regione dorsale destra, in prossimità della co-
lonna vertebrale, la ferita era penetrata nella cavità toracica
destra: la puntura questa volta fu mortale. Il ferimento dovè
avvenire di prima sera; dapoichè lo spillo fu immerso a
quella infelice mentre era ancor vestita, pria che andasse a
letto: furon trovati infatti il bustino ed il giubbetto di lei
perforati ed intrisi di sangue nella direzione della ferita. Fu
ferita di prima sera, per quanto attesta il Lastrine di aver
inteso i gemiti della Abramo.
Che seguì in quella camera durante l' intera notte ? Qua
è un mistero impenetrabile.
Certa cosa è che l' Aresco corse tosto a svestire l'uccìsa,
le lavò la ferita, le mise altra camicia, e poi la distese supina
sul letto: sotto la schiena le agglomerò un lenzuolo; le légo
- 336 —
ai piedi un corpetto o gilè d'uomo. I periti medici la dimane
trovarono il cadavere coi piedi legati.
Anche certa cosa è che tutta la notte l' Aresco si pose
dirottamente a piangere, come attestano le persone che di
là passavano, ed a gridare: Maniilussa miu, coma ti persia
Jìatu miu, e simili altre espressioni.
Quando la mattina i vicini accorsi alle sue grida, entrare- .,
no in sua casa lo trovarono piangendo, con una tazza d'acqua
calda in mano: la prima risposta alle dimando che gli si
fanno, è che sua moglie è morta di dolor di ventre: però
tutti quei notarono in lui una grande circospezione a non
fare vedere il cadavere : teneva d' occhio dei lenzuoli gettati
a terra: si che al Sindaco che è un distinto medico di quel
paese fece senso l'apparenza della casa scomposta: la po-
sizione dell'uccisa da' piedi legati, sì che e' ebbe a ricono-
scere in quella scena luttuosa 1' opera di un insano. Quel
medico conosceva le passate stranezze dell' Aresco, e per
lui fu opinione che costui avesse agito sotto l' impeto di una
perturbazione mentale.
I sospetti dell' uccisione corsero subito nell' animo degli
astanti, non perchè ritenevano l' Aresco malvagio, ma consi-
deravano le solite eccentricità di quel cervello. Già molta
gente si raccoglieva in sua casa; i parenti dell'uccisa anche
erano accorsi, insospettiti dell'uccisione: il fratello dell'in-
felice morta si era scagliato con percosse suU' Aresco. Allo-
ra comprende questi la sua mala posizione: apre il casso-
ne della bottega, dà in fretta di piglio a tutto ciò che gli ca-
pita, fa fagotto e fugge. Fuggì e se ne corse da un suo co-
gnato presso Catania, ove fu subito arrestato.
Nel suo interrogatorio si è mantenuto sempre negativo^ o
meglio ha risposto con parole inconcludenti, dicendo che
parecchi anni or sono si cercò di attentare airpnore di sua
moglie, e che e' non vi badò, malgrado che avrebbe avuto
motivo di adirarsi allora: che la sera dell'uccisione era
uscito di casa ad attingere acqua nel poz2o della piazza
vicina. Ritornando vide una folla di persone dinanzi la sua
casa, e intese che si diceva sua moglie esser morta di dO'
lore, e poi si dieeva uccisa. E' fuggi temendo Pira dei pa-
— 337 —
venti, che a lui addebitavano la morte della moglie. Ag-
giunse che sua moglie dovette, essere uccisa da persona che
pria ne abusò. Cosi continua ripetendo altre incoerenze.
S'istruì il processo, ma il giudice inquirente non si die
pensiero di accertare le condizioni mentali dell' Aresco. Ep-
pure tutt' i testimoni, che della materialità del fatto lo accu-
savano, essi stessi spontaneamente riferivano delle strava-
ganze dello Aresco: essi stessi lo giudicavano per uomo
stranamente capriccioso, di poco senno, ansi matto. L'istru-
zione venne fuorviata: il processo fu indirizzato con falsi
crJterii istruttorii. L' Aresco fu rinviato all'Assisie di Sira-
cusa, coir accusa di conjugicidio premeditato. Ma ciò che
non ha fatto il magistrato inquirente, ha creduto zelo di difesa
e di moralità far 1' avvocato adibito del patrocinio officioso
dell' Aresco. Si diresse 1' avvocato a persone ragguardevoli
di Melilli per ricercare il passato dell' Aresco e della sua
famiglia: il suo carattere, le circostanze del reato. Quelle
persone anch' esse spinte da un interesse d' umanità verso
un povero infelice, gli furoro cortesi del loro aiuto. Se il
giudice istruttore o il P. M. avessero avuto zelo di accer-
tare lo stato mentale dello Aresco, o se la difesa avesse
potuto disporre dei mezzi del P. M. allora certo infiniti ele-
menti si sarebbero raccolti ed il processo sarebbe andato
altrimenti.
II.
Fatti e circostanze rilevati dal processo.
Esposto fedelmente quanto si rileva dall'istruzione scritta^
brevemente ora rassegneremo fatti e circostanze da noi de-
dotte per attestare lo stato abnorme della mente nell' Aresco;
quali fatti e circostanze sono rassegnate da persone cospicue
di Melilli, dai due primi medici di quel paese.
Pria di tutto è da osservare, e ciò è importante, che man-
cava nello Aresco alcuna causa a delinquere. Non lucro,
non gelosia, non vendetta, non odio, non malvagità spingeva
r Aresco a consumare si orribile assassinio. Il Procuratore
22
— 338 —
Generale lia creduto che e' avesse potuto a ciò muoversi per
animo di lucro: ma questa è una supposizione contraria a
tutte le risultanze del processo. L' Aresco non potea nulla
sperare dall'uccisione della moglie; dacché tutto essi aveano
venduto, anche una cassetta proprietà di lei. Il denaro ri-
tratto della vendita fu dalla stessa moglie dato al marito. Que-
sta circostanza è attestata dalla madre dell'uccisa.
Né si dica che brutale malvagità d'animo avesse spinto
quell'uomo al truce misfatto. No. L' Aresco non sortì da na-
tura animo malvagio, feroce: ebbe natura eccentrica, bol-
lente: fu strano, stravagante; ma nessun fatto di cattiveria
gli si addebita: se moti improvisi spesso violenti lo spinge-
vano verso la moglie, erano tosto seguiti da momenti di af-
fettuosa calma.
Il Sindaco lo dice di buona condotta. Ed in fatti in 30 anni
di vita mai il suo nome andò accoppiato a quello del delitto.
Inutile parlare di altre cause, di altri moventi: il processo
non offre dato alcuno. Non rimarrebbe che almanaccare ipo-
tesi assurde , supposizioni incoerenti, come pare aver fatto i
periti medici di Palermo, e come a suo luogo diremo. Causa
a dehnquere seria, positiva che abbia sospinto l' Aresco alla
strage non ve ne ha: i testimoni dell'accusa, gente del paese,
vicini di casa, gli stessi parenti dell'uccisa, non han saputo
attribuire il fatto ad alcuna ragione : per essi certo é un mi-
stero la causa dell'avvenimento.
Avrebbe dovuto bastare questa sola circostanza a far na-
scere il sospetto che chi commise il fatto, agì nello accesso
di alterazione mentale.
Tale sospetto era grandemente avvalorato dalle serie dei
fatti riferiti da testimoni a carico e dalle circostanze dell' uc-
cisione.
Fin qui si è discorso del processo attingendo alle fonti del-
l'istruzione scritta. Ma ecco dei fatti e delle circostanze de-
dotte nelle posizioni a discolpa, comprovati da testimonianze
di somma fiducia.
o.) Le asprezze del marito verso la moglie erano alternate
da segni della più viva tenerezza: ora le si rivolgeva con
modi violenti, ora all'inversa con maniere affettuose; le une
• >. 339 —
-e le altre dimostrazioni avvicendava nello stesso momento
^enza che egli stesso sapesse rendersene ragione.
; Quando bagnava la moglie s' affrettava e' stesso ad asciu-
garla: quando la pungeva o la feriva correva egli stesso a
medicarla.
h) Saverio Zivillica egregio notaio di Melilli riferisce che
pochi giorni prima del triste avvenimento l'Aresco vendè
una casa presso il detto notaio ; gli fu consegnato il denaro
in polizze di banca. Costui appena l'ebbe nelle mani s'accostò
al lume per bruciarle, e fu il Notaio che glielo impedì.
e) I due primi medici dì Melilli fan fede che da più tempo
lo Aresco mostrava segni manifesti di un vìzio mentale.
d) Il signor Mario Milardo, medico pur esso dice che più
volte avvertiva lo Aresco di non continuare nelle sue strava-
ganze verso la moglie al che ei rispondeva che i suoi modi
violenti non procedevano da mar amimo: che egli ansi era
appa^sionatissimo della moglie, ma che spesso era assalito
da una specie di tentazione di ucciderla, senza che lui stes-
so sapesse rendersi ragione di tale istinto. Della guai cosa
egli mostratasi dolentissimo.
Il carattere dello Aresco, il suo temperamento, il passato
della sua famiglia son notevoli d' osservazione.
a) 11 carattere di queir uomo è contrassegnato da due qua-
lità spiccate: la leggerezza e la vanità. Fin da giovine fu
sempre mutabilissimo, impressionabile, frivolo, dissipatore.
r incorregibile sua vanità non lo lascia sin nelle carceri ,
e difatti d' innanzi alla gravità dell' uccusa, lui più che pen-
sare ai mezzi di difesa, badava al modo di comporsi in faccia
ai magistrati, a chiedere persino a' suoi difensori, se gli con-
veniva parlar gesticolando o nò: se i testimoni dovevano
posare intera la mano sul Vangelo o tenerla sospesa in aria
e simili frivolezze.
b) Il suo temperamento è nervoso : ha occhi vivi ed infos-
sati, statura piccolissima, membra poco sviluppate. É pallido,
scarno, ha voce ed atteggiamento piuttosto femminile. È lo-
quacissimo sino alla noia.
e) L' Aresco deriva da una famiglia nella quale la predi-
sposizione alla alienazione mentale è ereditaria. Alcuni testi-
^ 340 —
moni dicono che sua madre fosse morta pazza: moltissiini
vecchi asserivano che il nonno in un accesso di foUia uccise
anche la propria moglie. Certo è che la sorella dell' Aresco,
vivente, è d' intelletto così leggiero che la chiamano in paese
la matta.
Ora i periti di Palermo ad affermare nello Aresco piena
integi-ità mentale, pare che non posero attenzione alle cir-
costanze notate.
III.
La difesa e la perizia medica.
Neil' aprile dell' anno 1875 la causa dell' Aresco portavasi
d' innanzi alle Assisie di Siracusa.
Pei fatti serii , e positivi che la difesa ufficiosa sostenuta
splendidamente daireloquenza dell' Avv. Giaracà nel rassegnare
nelle posizioni a discolpa, onde dimostrare il vizio di mente
neir Aresco, rimase scossa oell' animo del P. Ministero la sua
ferma e cieca opinione della integrità mentale dell'accusato.
Per r accusa la situazione non era favorevole , mentre nel-
V animo dei giurati era penetrato il dubbio che nell' Aresco
vi fosse più un infelice che uno scellerato. Allora il P. Mi-
nistero cercò un espediente per sospendere il dibattimento,
ed invocò il parere de' medici periti; ciò che avrebbe dovuto
chiedersi durante il corso dell'istruzione.
Infatti la difesa considerando che nel pubblico dibattimento
i fatti che si sarebbero svolti avrebbero dati chiari elementi
al giudizio dei periti, comprese che altrimenti senza cogni'-
zione del processo non vi sarebbe stata perizia. Ma il P. M.
domandò che l' Aresco fosse tradotto in un Ospizio di Palermo,
ed ivi fosse dato il parere dei periti scelti dal Giudice Istrut-
tore ; ed uniforme a questa richiesta la Corte emise l' ordi-
nanza, così che r Aresco fu menato in Palermo; ed il Giudice
istruttore di là scelse tre medici per l'esame dell'accusato.
Senza la cognizione intera del processo e senza l'induzione
che poteva sorgere dallo svolgimento dei fatti nella pubblica
discussione, non poteva sorgere dalla mente dei periti, com'è
— 341 —
èorto, che un secondo atto di accusa, che qui trascriviamo
intero.
Perizia medica.
» ....Incaricati noi di questo esame, per lunga pratica che
abbiamo a trattar coi pazzi come medici addetti al ramo
sanitario di questo manicomio, siamo stati di unanime con-
sentimento nel pretendere ed abbiamo ottenuto che Sebastia-
no Aresco , lungo il periodo delle nostre esperienze fosse
trattenuto nel carcere surriferito e non tradotto nell'asilo
degh alienati, ove, venuto a scuola di simulazione, avrebbe
complicato e reso più difflcih i nostri giudizii. Là segui la
serie delle nostre disquisizioni che portammo a compimento
in un tempo abbastanza lungo con quella pacatezza di animo
e con queir accorgimento che si richiedono in simili casi, ed
oggi siamo in grado di poter riferire quanto appresso.
« Sebastiano Aresco, come abbiamo detto, è un'uomo su i
38 anni, basso e robusto della persona, di sana costituzione,
non soggetto a mal di nervi, né a malattie fìsiche di sorta
alcuna.
« Trasse origine da genitori sani e non mai sofferenti di
malattie cerebrali. L' alienazione mentale fu sempre estranea
alla sua famiglia, né egli ci riferisce alcuna sua sofferenza
nel passato che potesse riferirsi a questa malattia. Dotato
di mediocre intelligenza ed appena iniziato nelle lettere , egli
è di facile comprensione, stentato nel rendere le idee, accorto
nel dire, né mai cade in fallo. Alle molte e svariate interro-
gazioni che noi gli dirigiamo per sondare il suo morale, dà
risposte costantemente sennate e coerenti né traspare in tutti
i suoi ragionarìi alcuna idea morbosa fìssa, alcun disordine
parziale o generale della mente che accenni a foUia, né la
sua attitudine é quella di un uomo che volesse infingersi
pazzo. Noi r abbiamo chiesto di molti particolari riguardo
all' omicidio di Emmanuela Abramo, e gli abbiamo parlato
dei sospetti che cadono contro di lui come autore del reato,
ed egli se ne cava bellamente negando tutto, protestando la
sua innocenza e stando fermo nella inconcludente deposizione
— 342 —
da lui fatta nell' interrogatorio. La mia Manueluccia, segUe
a dire, ah com'era bella, com'era buona! E come avrei
avuto il coraggio di ammassarla ? Rabbrividisco a solo pen-
sarlo ! Io era andato in quella notte fuori della mia casa
per attinger acqua, ed appena tornato intesi dai vicini il
caso tristissimo avvenuto e tutto dolente e spaventato me
ne andai a casa di mia sorella. Io non so nulla del fatto
come successe.
« Ma, osservavamo noi : non apriste voi da dentro ai primi
venuti in casa vostra? non vi presentaste loro con una tazza
in mano per dar mostra di aver soccorso quella infelice,
che dicevate morta di dolore allo stomaco? Non faceste far-
dello di tutto il necessario prima di rendervi latitante? E
quei busti che si trovarono nascosti fra le masserizie, forati
nel dorso e fumanti ancora di sangue? Non rivelano essi
che l'autore del delitto poteva disporre a suo modo del tempo
per prendere le necessarie precauzioni onde il suo triste
operato rimanesse occulto? Poteva mai usare di questo ac-
corgimento un tale che penetrato nella vostra casa nel breve
istante che voi, come dite, usciste per attinger acqua, avesse
irrogato quella ferita? Appena consumato il delitto non sa-
rebbe egli fuggito non visto d'alcuno?
« A tutte queste domande egli rispondeva con parole ste-
reotipate: signori, io non so niente di tutto questo; so che
nel processo si dicono molte cose che m'incolpano, ma io
sono innocente. Sono i miei nemici che han deposto tutte
queste calunnie, gente cattiva, so che non ha coscienza, e
ve ne ha pur troppo nel mio paese. Ma voi altri signori
siete gente da bene, e mi dovete aiutare, toglietemi da que-
sto ginepraio, altrimenti son perduto. E così dicendo tra
supplichevole e commosso, le lacrime gli cadevano giù per
le guance, si atteggiava a dolore con maschera da Sereflno,
e ci guardava ansiosamente aspettando da noi una parola
d'incoraggiamento e di conforto. E gliene demmo, poiché
un' infelice, fosse anche malvaggio, merita sempre l'altrui
commiserazione; della qual cosa egli ci seppe il buongrado ,
e da quel momento gì' inspirammo fiducia a segno che una
volta che eravamo da soli a solo ci disse sotto voce: io sa-
~ 343 —
/)(?[?« che arrivato in Palermo doveva essere tradotto al-
l'ospedale dei passi; così mi disse una mia parente alla
partenza j e l'era stato detto da persona che potea saperlo.
Perchè non mi hanno condotto in quello stabilimento ? Egli
•è, rispondemmo, perchè questo espediente non è più ne-
cessario alla vostra causa; voi rimarrete qui senza il biso-
gno d'infingervi pazzo.
« Questo dialogo che abbiamo voluto riferire per filo e
per segno, mostra quali sieno le disposizioni d'animo del-
l' accusato, e come egli tenga tutt' ora fermo nell' assoluto
diniego di ogni fatto. In lui traspare una certa imperturba-
bilità di carattere, ha la coscienza non i rimorsi del delitto,
e il timore che la giustizia possa scoprire la verità e far
cadere su di lui la sua vindice spada, questo l' avviUsce, lo
prostra, 1' annienta, come ci fu dato più volte di osservare
mettendolo in contraddizione coi fatti consacrati nel processo.
(( A dirla breve, egli ha l'aria del delinquente, dell'uomo
malvagio che sente l'istinto della propria conservazione, non
mica il dovere di rispettare la vita altrui e far diritto agli
altri di potere esistere. In altri termini egli è un miserabile
inclinato a' reati di sangue , non un fuorviato di mente , e
questo risulta ben chiaro analizzandolo in tutte le sue azioni,
e mettendo in confronto il suo operato con quello che si os-
serva nella pazzia omicida.
« Noi distinguiamo tre forme di classi di alienazione men-
tale che possono spingere 1' uomo alla distruzione del suo
simile, la mania, la monomania o hpemania e la demenza.
« Quest' ultima la escludiamo perchè evidentemente non fa
al nostro caso.
« Sebastiano Aresco non è un demente e non ha potuto
commettere un reato per incapacità intellettiva.
« Rapporto alla mania o a quella forma psicopatica che
viene caratterizzata da delirio generale, da idee usuberantì,
tumultuose, incoerenti e da tendenza a nuocere ed a distrug-
gere con atti incoscienti, irriflessi, irrisistibili, noi, escludia-
mo quella a corso lento, la quale, il più ordinariamente pre-
ceduta da prodromi o sintomi precursori, è bastantemente
accentuata nel suo corso e contrasegnata da fenomeni assai
— 344 —
culminanti per potersi disconoscere. Quando essa esiste può
benissimo creare imbarazzi al medico legale pei casi di simu-
lazione più o meno perfetta, ma non può mai trarre in inganno
che non sia laddove abbia spiegato il suo quadro fenomenico.
Lo Aresco con certezza non era affetto da questo genere di
encefalopatia; egli non presentò mai né prima, né durante,
né dopo r assassinio alcun fenomeno che si potesse ad essa
riferire.
« Resterebbe a considerare la così detta mania transitoria
0 di rapido corso la dì cui durata può essere anche di poche
ore. Essa è facilmente riconoscibile ai caratteri stessi dell'ac-
cesso maniaco ordinario, il quale in questa varietà si dispiega
solo per un tempo brevissimo e nella sua completa forma,
dando luogo ugualmente ad atti di violenza cieca ed irresi-
stibile.
« Ma lo Aresco in quella notte fatale si mostrò ben cal-
colato, ben ponderato in tutte le sue azioni. Scelse un'arma
strettissima per nascondere meglio il suo malfare; rimosse
dal corpo dell' uccisa tutti gli oggetti, tutte le vestimenta che
portavano le tracce del reato; adagiò il cadavere alla supina
per ingannare meglio sulla causa della morte, e spiava fre-
quentemente se persona che passasse per la via potesse sen-
tire i lamenti della sua vittima. Tutto questo non porta affatto
alla idea dell' atto violento irresistibile, ma piuttosto ad una
convinzione di pacatezza di animo, di accorgimento e di ra-
gione che usati in quei momenti fatalissimi, fanno rabbrivi-
dire, mettono raccapriccio. E poi come accordare insieme
l'atto violento, subitaneo, infrenabile dell'accesso maniaco
colla premeditazione , coli' annunzio dato due o tre giorni
avanti a quella infelice, nella più perfetta tranquillità di spi-
rito : domenica tu sarai morta. Non sono questi i controse-
gni del libero operare con coscienza, i caratteri della mal-
vagità? Credo facile a chiunque avvedersene.
« Nella monomania, nella lipemania omicida, sia essa in-
tellettiva o mossa da un'idea delirante, effetto di falso ra-
ziocinio , sia istintiva , cioè determinata da cieco e fatale
impulso irresistibile ed incosciente, l' infermo, cessato il
furore del parosisrao è reintegrato nella sua tranquillità, è
pentito, raumiliato, piange l'operato male. Anche consumato
l'omicidio nel più perfetto secreto, l'ammalato candidamente
rivela tutto, non nega, non mendica scuse, non cerca pre-
testi, non finge, non procura d' ingannare gli altri e di
fuggire alla pena; chiede anzi la punizione del suo malfatto.
Egli ha potuto essere buono di condotta, ha potuto discen-
dere da parenti alienati o convulsionarii, ha forse sofferto
di malattie fìsiche o nervose che gli hanno alterato la co-
stituzione e la mente.
« Ma quali di tutte queste note caratteristiche della mo-
nomania omicida riconosciamo nello Aresco? Egli che mosse
al delitto da una idea interessata , lo acquisto di picciola
somma e l'odio per quella donna di cui si volea disfare?
Che cercò il mistero per consumare l'esecrando reato e ge-
losamente lo nascose e si adopera a tutt' uomo per coprirsi
innanzi alla leg'ge? Che scoperto nega tutto, scansa se stesso ,
altri incolpa, e riluttante alla pena prega , si raccomanda,
chiede ajuto perchè non l'ingojasse l'abisso che si scavò egli
stesso?
« Non sono queste invece le note della colpa e della mal-
vagità ?
« Noi lo crediamo fenuamente e forti della nostra con-
vinzione riassumiamo il nostro avviso di risposta ai due
quesiti proposti nei seguenti termini:
« Sebastiano Aresco non è e non è stato mai pazzo.
« Egli è responsabile delle sue azioni in faccia alla giLì-
stizia e nell'attuaUtà può venir giudicato. »
Palermo 1 Settembre 1875.
Rosario Gebbia relatore
Gaetano Costanzo
Bernardo Salemi.
La difesa sebbene profana alla scienza alienistica, se non
si arrogò di fare esame della perizia > fece però delle con-
siderazioni, che avrebbero dovuto scuotere la torpida mente
della Corte , e che qui notiamo perchè pongono in chiara
— 346 —
contraddizione la perizia coi fatti del processo, sui quali,
ultimi avrebbero dovuto i medici fondare il loro giudizio q\
non in base dell'atto di accusa e di uno o due inconcludenti
interrogatori!. Era giustamente per la difesa uno dei quesiti 3
principali la causa a delinquere. In ciò i periti moslrandoi
ignoranza dei fatti, crearono supposizioni incoerenti ed as-
surde. Imperocché secondo costoro il movente del reato nello
Aresco fu V espoliazione della moglie e V odio contro di
essa — Espoliazione di che cosa? La moglie nulla avea: una
casetta rimastale fu venduta da essa, ed il danaro che ella
ritrasse lo avea dato al marito ; ciò attesta la madre della
infelice uccisa.
Ma i periti non furono paghi di cotesta supposizione ca-
vata dal loro cervello, considerava la difesa, ed aggiunsero :
« o la espoliazione fu causa della uccisione, o la morte della
« moglie ed il possesso della somma sottratta faceva parte
« di un piano pur troppo delittuoso nel suo svolgimento
« eh' egli dovea mettere in esecuzione. Sarebbe logico sup-
« porre che 1' Aresco nel suo triste proposito avesse agito
« secondo il piano preconcetto di disfarsi della moglie che
« odiava , impossessarsi del danaro di essa , andare all' e-
« stero, sottrarsi al rigore della giustizia ed alle insistenze
« de' suoi creditori. »
Ma la difesa domandava, donde cavano i periti che nella
mente dell' Aresco vi fosse un piano ? Qual' era mai questo
piano ? Per quale ragione e' l'avea ideato ed effettuato? Dopo
la consumazione del reato l' Aresco operò in conseguenza
del suo piano ? Se nel suo disegno preconcetto e' era d' im-
possessarsi della somma e fuggire per V estero , la difesa
domanda, come va che uccisa la moglie di prima sera e' sia
rimasto tutta la notte nella stanza dinanzi la vittima? Perchè
non fuggi tosto ? Perchè fece fagotto la dimani quando i so-
spetti lo designavano autore della strage ?
Né si dica che e' cercasse di occultare il reato, simulando
che la moglie fosse morta di dolore. In tal caso, rifletteva
la difesa, come si accorda questo 7n'«/zo delittuoso nella sua
mente , questo disegno freddamente calcolato come dicono
i periti , con le bislacche propalazioni che e' faceva nel vi-
cinato di fare trovare la moglie morta in mezzo della stanza?
A che occultare un fatto che egli stesso prima avea annun-
ziato ?
Donde poi i periti hanno attinto che I' Aresco odiava la
moglie ? Dal processo invece risulta che se egli avea accessi
violenti contro di essa , pure dopo un istante mostravasi
buono ed affettuoso. Eterna contradizione nella vita dello
Aresco!
Ad escludere uno stato di allucinazione intellettiva , pare
che i periti avessero fondato il loro giudizio su' discorsi te-
huti con r accusato. Le sue risposte costantemente sennate
e coerenti , i suoi ragionamenti de' quali non traspare al-
cuna idea morbosa^ fissa, alcun disordine generale o par-
ziale^ hanno avuto gran peso nell' animo dei periti.
Pria d' ogni cosa osservò la difesa che T Aresco malgrado
che sapesse di trovarsi dinanzi a' periti, ed all' oggetto della
ispezione medica mandato in Palermo non simula alterazioni
mentali, come affermano gli stessi periti, non accusa ma-
lattia di nervi : anzi dichiara che V alienazione mentale è
stata estranea alla sua famiglia. Queste circostanze e' in-
ducono a dubitare vieppiù della perturbazione mentale nello
Aresco : al contrario pe' periti le dichiarazioni franche la
impertubabilità di carattere di chi potrebbe sperare simulan-
do, sono prove delle di lui integrità mentali !
Notò la difesa doversi censurare almeno di molta legge-
rezza i periti, quando da un semplice interrogatorio vogHono
giudicare delle facoltà mentali di un individuo ; ed aggiunse
non toccare ad essa dimostrare come i ragionamenti non
escludono la mania e che anzi le azioni strane malgrado ap-
parenti ragionamenti possono costituire spesso la follia*
Finalmente i periti han descritto alcune forme in cui mà-^
nifestasi la pazzia , per dirci che nessun carattere proprio
di tali forme di malattia riscontrasi nello Aresco.
Ponendo da parte qualunque indagine scientifica la difesa
avrebbe desiderato che i periti avessero tratto il loro giudizio
considerando le circostanze tutte del processo , studiando in-
timamente lo Aresco nei precedenti della sua vita e della sua
famiglia; perchè cosi formandosi giusti criteriì sì sarebbero
- 348 —
profondamente convinti clie quando l' Aresco consumò V uc-
cisione della moglie doveva trovarsi sotto 1' accesso di alie-
nazione mentale.
A queste considerazioni giudiziose della difesa facciamo
seguire le nostre osservazioni. Ma speriamo che i nostri
colleghi non si adonteranno della nostra severità. Essi si
sono ingannati nel voler credere ancora che la pazzia con-
sistesse sempre negli sragionamenti, e non più sovente ne-
gli atti strani di cui la cagione è da ritrovarsi più nell'in-
terno dell' individuo che fuori di lui. Queste credenze , alle
quali , perchè manifestate dai medici , si afferrano per ten-
denza naturale o fittizia i magistrati, che ancora sono domi-
nati dal famoso art. 95 del codice penale, che condanna il
mezzo pazzo volendo che il pazzo fosse un automa, sono il
colpo di grazia per le vittime che destinate ai manicomìi
vanno invece a trascinare la catena dell' assassino. Noi non
condanniamo i medici , ma vorremmo che questi in simili
faccende si facessero guidare da un convincimento morale
risultamento induttivo di sani precetti della scienza tanto in
progresso, e non da una emozione corriva.
Insomma noi rispettiamo il parere dei valenti colleghi ; ma
quando vediamo che questo parere , eh' è contraddetto dai
precetti della scienza e dalla logica dei fatti , è stato la causa
di una irreparabile sventura, ognuno è nel dovere di osser-
vare che la responsabilità non è della giustizia , ma di lui
che le guida il braccio a percuotere.
Noi pure potremmo ingannarci nelle nostre osservazioni;
ma allora o bisogna negare i fatti consacrati nel processo o
dichiarare falsi i precetti della scienza tanto in connessione
logica con la natura, lo svolgimento e 1' esercizio delle fa-
coltà umane.
IV.
Br^evi considerazioni.
Condannato l' Aresco, la difesa officiosa produsse ricorso
in Cassazione , ricorso che fu respinto , perchè senza che
persona ivi avesse assistito per interesse della causa, quella
— 349 —
Corte passò di sopra ai motivi più seri ed attendibili e con-
fermò r atroce verdetto ; di cui il tempo certo ne confermerà
r ingiustizia ; poiché quello ctie dal processo non si è voluto
rilevare cioè la pazzia , che i periti medici e la Corte non
vollero riconoscere perchè l' Aresco stesso protestava di non
essere pazzo, lo ha scorto ora, come siamo stati assicurati,
il senso comune nelle carceri di Siracusa dove 1' Aresco è
tenuto da tutt' i suoi concaptivi come matto per le di lui fre-
quenti stravaganze.
Ma veniamo alle nostre brevi considerazioni.
In prima i periti stimarono di esaminare l' Aresco non nel
Manicomio, perchè pensarono che ivi colui sarebbe venuto
a scuola di simulazione. Noi al contrario siamo stati sem-
pre di avviso che il simulatore si scovre veramente in mezzo
ai pazzi. Se l' Aresco avesse avuto idea di simulare la fol-
lia, lo avrebbe pure fatto fuori del manicomio, ma noi cre-
diamo che neanche ivi r avrebbe simulata, quando in pub-
blica discussione protestava contro i medici ed i testimoni
(^he lo asserivano matto, e dichiarava di essere sano di mente.
Gli stessi periti affermano Che l' Aresco loro assicurò di non
essere lui mai folle né 1' alienazione mentale avere affetto
alcuno della sua famiglia.
Domandiamo ai periti se nel Manicomio di Palermo V è
un pazzo che può dire di esser tale ? Essi sanno che la follia
consiste nel non potersi avvedere del proprio stato , e poi
credono ritenere la sanità di mente perchè costui afferma
ciò che non avverte. Ma ancora riflettiamo, che un alienato
che ha la coscienza dell'atto criminoso può fingere una follia
che non é la sua ; perché avendo la coscienza della malva-
gità dell' atto, e credendo questo atto per lui naturale e ra-
gionevole e non effetto di turbamento mentale, che non può
avvertire , può fìngere un' altra pazzia ; cioè dissimulare la
vera e simularne un' altra. Ciò è raro che avvenga, perchè
r alienato che delinque con coscienza di delinquere, è dissi-
mulatore sempre ; ma 1' esperto alienista neir esame degli
atti di lui scorge facilmente che ì mezzi adoperati per na-
scondere il misfatto sono frivoli, e che scovrono un' astuzia
balorda e non guidata dalla ragione ; così che la premedita-
— 350 —
zione del pazzo si svela nella sconnessione e nella leggie-
rezza di certi mezzi che non preservano, come è facilissimo
scorgere negli atti con cui 1' Aresco cercò nascondere il de-
litto.
Gli egregi periti affermano che per sondare il morale del-
l' Aresco, gli diressero molte e svariate interrogazioni, e dalle
risposte sennate e coerente ne conchiusero di non essere
colui pazzo né di esserlo mai stato. Ma noi da questi inter-
rogatorii non rileviamo nulla perchè non riuscirono i periti,
come non riusciranno mai, da semplici e volgari domande
ottenere risposte che potessero indicare malate quelle facoltà
le quali si sottraggono affatto ad ogni interrogatorio, perchè
di queste speciali facoltà dette affettive che non producono
né idee né giudizi! , possono solo rilevarsi i disordini negli
atti strani contraddetti dai raggionamenti prodotti dalle fa-
cultà intellettive rimaste integre. L'esame del processo e
di quanto si disse nella pubblica discussione avrebbe meglio
degl' interrogatorii illuminato i periti, poiché se il loro esame
fu portato su le facoltà intellettuali, quai mezzi avevano per
eccitare e porre in azione le facoltà affettive?
Per la qual cosa noi non abbiamo potuto dai concetti
della perizia conoscere se gli egregi medici di Palermo ri-
tengono il progresso fatto dalla freniatria e dalla legge su
le follie ragionanti. Pare che noi ritenessero quando desu-
mono da certi ragionamenti l' integrità della mente. Già noi
agi' interrogatorii dell' Aresco, nella sua insensibilità ed in-
differenza, nella coscienza fittizia, nell' attegiarsi al dolore
con maschera di Serafino, espressione dei periti, non ve-
diamo che la dissimulazione di un folle che ha la coscienza
dell' atto criminoso e che cerca di evitare una finzione cre-
dendo di essere al coperto pei mezzi da lui usati e ritenuti
impossibile a scovrirsi , sebbene frivoli e da lui stesso an-
tecedentemente rivelati, nel premeditato uxoricidio.
Nel 1861 in Spagna nella famosa causa Sagrerà, l'Acca-
demia di medicina e chirurgia di Valenza, interrogata dal
Magistrato, ritenne in questa Signora l' integrità della ra-
gione, perchè rispondeva ragionevolmente nei suoi interro-
gatorii e scriveva delle lettere sensate. Ma la Commissione
— 351 —
composta in seno della Società medico- psicologica di Parigi
dai celebri alienisti Legrand de Saulle, Loìsseaa, e Brierre
de Boismont relatore, ritenendo i principii che 1' Accademia
valenziana professa nelle sue risposte al magistrato, molto
lontani di essere di accordo con le osservazioni esatte e ri-
gorose di fatti di alienazione mentale studiati nei manicomii,
dichiara 1' Accademia Spagnuola ignorante tanto degli studi i
della pazzia di affermare di non avere questa mai osservato
neanche un folle nei manicomii, quando crede alla integrità
della mente perchè rispondesi ragionevolmente negl' interro-
gatorii, e si scrivono lettere sensate Cosi che la Sagrerà fu
dichiarata affetta di alienazione mentale ; ed annullata la sen-
tenza che aveva portato la condanna di sei persone.
Il primo Avvocato Generale Merville pronunziava in caso
(li una domanda d' interdizione, nella Corte di Lione, le se-
guenti solenni parole: — «Tutt'i medici alienisti hanno con-
» fermato che vi hanno dei folli che sono folli nelle loro
» azioni e non nelle loro parole, i quali rispondono molto
» ragionevolmente a tutte le questioni che loro s' indirizzano,
» si esprìmono con lucidezza, conservano un'apparenza di
» ragione fin nelle loro concezioni deliranti. È pei loro an-
)) tecedenti piuttosto che per la loro conversazione che ap-
» prendesi di esser pazzi. Si sono veduti dei maniaci affetti
» di una follia ben caratterizzata, poiché erano chiusi nei
» manicomii, mantenere senza sforzi uria discussione seria,
» e presentare con vera acutezza di spirito ragionamenti
» solidi e logici. Il folle lucido sa spesso dissimulare la follia
» meglio che noi saprà l'avvocato più abile e più ingegnoso ».
Dice Eskine — « In tutte le cause relative agli alienati, che
» hanno occupato la Sala di Westminster, comunque fossero
» stati complicati, questi malati hanno non solamemente dato
» prova di memoria , ma pure mostrato la coscienza e le ri-
» membranze più perfette dei loro rapporti reciproci gli uni
» verso gU altri, dei loro atti, e degli avvenimenti della loro
» vita; ma sono stati ancora generalmente rimarchevoli per
» la loro sottigliezza e finezza » (1).
(1) Carle Bucknet. V Ua-lsondness of m'iid in Relaliou tocriniinal acls, p. 40.
London, 1851.
— 332 —
Ecco come in una sentenza penale la Corte di Appello di
Napoli nella famosa causa Santoro rivela intorno alle follie
ragionanti: — «Gli interrogatori ed i colloqui possono far
» conoscere le manie con incoerenze d' idee e vizio di ragio-
» namento; ma le follie parziali, specialmente quando i fe-
» nomeni stanno nei disordini delle facoltà affettive, voglionsi
» vedere nella stranezza degli atti, malgrado 1' apparenza di
» ragione e di esatti giudizi » (1).
• Un rinomato Giornale psichiatrico d'Inghilterra (The Jour-
nal of mental Science^ voi. XVII, p. 438, London 1871) così
esclama: '■ — « Il dot. Miraglia ha scritto lungamente per di-
» mostrare che i ragionamenti, la coerenza nei discorsi, la
» integrità della memoria possono sussistere con la pazzia :
« bisogna sperare eh' egli nel convincere i giuristi italiani
» ed il pubblico sia più felice dì quello che noi lo siamo
» generalmente in Inghilterra».
Intanto i periti di Palermo invece di analizzare se i fatti
consacrati nel processo sieno effetti di mente sana o di mente
guasta, e come e per qual ragione quella mente siasi deter-
minata a delinquere, cioè se i motivi di delinquere stavano
fuori dell'individuo o in una creazione morbosa interna, fanno
i confronti degli atti notati nel processo con le contraddizioni
manifeste nei discorsi dell' accusato. Mentre in tutto questo
•ìioi potremmo dimostrare uno stato abnorme del cervello
dell' Aresco , ove non credessimo che ognuno possa fare tali
confronti, tanto sono chiare le inconcludenze dei concetti
della perizia e le strane risposte dell' accusato. Per la qual
cosa i periti ne fanno risultare, che 1' Aresco ha Varia del
delinquente , delV uomo malvagio che sente V istinto della
propria conservazione ^ egli è un misera.hile inclinato ai
reati di sangue, e ciò tanto più lo derivano dal confronto
eh' essi fanno dell' operato dell' uxoricida con certi fenomeni
della mania omicida, e di altro forme di pazzie impulsive,
che cercano escludere dall' Aresco.
Noi per dire il vero non conveniamo coi riveriti colleghi
sul concetto ch'essi descrivono delle manie impulsive omi-
(1) Miraglia. Prolusione al corso ili medicina meniale, pag. 22. Napoli, 1875.
— 353 —
cìde, come se solo in queste specie di follia da essi notate
il pazzo potesse essere spinto alla distruzione ed all'omi-
cidio; imperocché certo essi sanno che le forme di aliena-
zioni mentali pure le più semphci e credute innocue pos-
sono per errori di giudizio, di cui le premesse stanno in
certe idee false od emozioni strane, spingere alle più pe-
ricolose azioni, che per raggiungere le quali siffatti alienati
premeditano lungamente senza impulsi.
Noi non esaminiamo tutto quello che la perizia dice per-
chè dovremmo ricordare l'origine delle facoltà umane, per
poterne determinare l'esercizio nello stato normale o fìso-
logico, e così riconoscerlo nello stato di morbo; ma ci li-
mitiamo a dire, che la stranezza degli atti dello Aresco
effetti di errori di giudizi è confermata dai mezzi di esecu-
zione, poiché mentre egli giorni prima annunzia che avrebbe
uccisala moglie, cerca nascondere il reato preparando mezzi
che anzi più ne lo svelano autore; così che in tutto quello
in cui i periti rilevano la determinazione malvagia di un
sano di mente, vi rileviamo noi tutto quello che caratterizza
una di quelle pazzie nelle quaU le facoltà affettive sono di-
sordinate e divenute strane premesse ai concetti delle fa-
coltà intellettuah.
Laonde se i periti avessero esaminato la ragione vera per
cui l' Aresco divenne dehnqnente non avrebbero conchiuso
essere ì suoi atti le note della colpa e della tnalvagità e
che la causa dell'uccisione fu Vodio. Ma la causa di questo
odio i periti non hanno potuto ritrovare, perchè non l'hanno
voluta vedere nel cervello guasto dell' Aresco, tanto appa-
rente pure pei più semplici, in tutte le sue azioni ed in
tutte le sue parole, che ognuno può confrontare.
Per questo noi domanderemmo di apprendere qual'é VaiHa
del delinquente, deìVuomo malvagio che i periti ritrovarono
nell' Aresco ? Allora , Tiberio che secondo Svetonio aveva
nell'aspetto il dabbene; Claudio V aspetto e la presenza ve-
nerabile; Nerone il volto pia hello che graziato , avrebbero
dovuto contraddire la storia che mette quei mostri tra le
belve.
23
— 354 —
Il concliiudere che ancora per questo l'Aresco non è e
non è stato mai pazzo è un giudizio che ha dell'arditezza
che rivela una convinzione di emozione ma non l'esattezza
di un ragionamento. Perehè creare cose che nel processo
non si rivelano, ed immaginare una causa motrice del de-
linquere che nella mente dell' Aresco non ha mai esistito ,
come il credere di ereditare danaro che non esisteva? E se
queste idee fossero state vere nella mente dell' Aresco, non
avrebbero rappresentato un palese disordine cerebrale ? E
tutti gli atti precedenti all' uccisione , che per moltissimo
tempo divennero 1' osservazione di un pubblico che giudica
più dagli atti che dai ragionamenti, perchè non imposero nel
criterio dei periti e della Corte quelle ragioni potenti che
fanno giudicare della natura degli atti posteriori ?
Eppure noi vorremmo tentare di scovrire la scintilla che
spinse la già disordinata mente dell' Aresco ad uccidere la
moglie. Nei suoi interrogatori egli dice che nel rientrare in
casa nella notte fatale , coloro che uccisero la moglie ne
avevano prima abusato ; parole che si riattaccano con le
altre, in cui fa intendere non essersi incaricato quando un
tempo la moglie fu tentata. Queste idee di sospetto incarnate
in un cervello guasto, e già il processo lo rivela esserlo da
più tempo , produssero in un accesso lipemaniaco la cata-
strofe. In vero tutt' i preparativi degli atti prima, nel tempo
e dopo dell' uccisione lo dimostrano. Ma qual mente ragio-
nevole può credere che sia effetto di cervello sano la pre-
cauzione presa dall'uccisore , di presentarsi con una tazza
di acqua calda in mano agli spettatori accorsi piangendo e
dicendo essere la moglie morta di dolori di visceri, imma-
ginando così di nascondere la ferita e le vesti insanguinate;
e poi affermare negli interrogatori di essere stata da altri
violentata ed uccisa? In fine chi anaUzza e confronta tutti
gli atti e le parole dell' Aresco tra loro , non solo il vero
alienista vi scorge una strana pazzia, ma pure ognuno, pur-
ché non si faccia dominare dalla emozione.
Il progetto del nuovo Codice penale finalmente riconosce
che il folle ha coscienza degli atti e può ragionare, così che
_ 355 —
stabilisce non costituire i ragionamenti l' integrità delle fa-
coltà mentali ; ciò che vieterà di popolare gli ergastoli di
pazzi delinquenti.
In somma dai fatti ste^i notati dalla perizia oltre che ri-
levasi la strana follia dell' Aresco, noi non ritroviamo nulla
che dimostri la sanità di mente di costui quando non vi si
scorge queir esame psicologico che bisogna fare delle facoltà
della mente nello stato normale per poterne riconoscere lo
stato morboso, e quando non vi si scorge un concetto chiaro
di queste facoltà confondendole coi loro modi di essere o
attributi o megho, astrazioni. Le generalità non conchiudono
mai nulla ; e la giustizia in questi fatti vuole essere persuasa
da una logica troppo severa per non farsi dominare da quelle
emozioni corrive nel contemplare il delitto, trascurando troppo
le cause che spìngono o trascinano a delinquere , per potere
così misurare e stabilire i gradi di colpabilità : mezzo solo
di giungere a determinare la completa irresponsabilità,
I periti ancora avrebbero dovuto assicurarsi, se nella fa-
miglia dell' Aresco vi fossero stati mai affetti di malattie ner-
vose : se lo avessero fatto avrebbero saputo da molti testi-
moni che l'avo di lui uccise pure la moglie in un accesso
di pazzia, che la madre morì folle e che una sua sorella è
chiamata nel paese la matta.
Ripetiamo quello che abbiamo detto più sopra : se noi ci
siamo ingannati bisogna prima distruggere i fatti consacrati
nel processo , o che la scienza dica che il pazzo in tutt' i
casi è un automa.
— 356 —
RAPPORTO freniatrico legale su lo stato di mente di Pa-
squale Clausi Uxoricida, letto nella Beale Accademia Me-
dico-Chirurgica di Napoli.
(Adunanza dei 29 aprile 1875)
Il magistrato per decidere su lo stato dell' animo che si
determina a delinquere dovrebbe non essere ignaro di alcune
conoscenze per le quali si apprende che questo stato si mo-
difica secondo che le condizioni materiali degli organi, per
cui le facoltà umane han luogo e si esercitano , influiscono
su la loro manifestazione. Bisognerebbe per questo che si
ravvisassero i gradi di colpabilità più dai motivi interni che
trascinano a delinquere che dai motivi esterni che non so-
no che una semplice occasione eccitatrice dei primi. Né ciò
potrebbe ottenersi senza la nozione dell' origine delle facoltà
mentaU e dello stato normale nel loro esercizio al quale si
legano gli atti del pari normali, per potere così distinguere
questi atti più o meno criminosi da quelli che possono sor-
gere da interne condizioni morbose, eh' escludono la respon-
sabihtà.
Nello svolgere massime sì utili della freniatria forense per
r inviolato esercizio della giustizia, mi piace esporre un caso
di uxoricidio sul quale dal giudice fu chiesto il mio parere.
E sono lieto di annunziare che già il magistrato qui da al-
cuni anni, cerca illuminarsi alla luce della scienza, persua-
dendosi quanto la pazzia consiste più nelle azioni innormali
che negli sragionamenti. E nello stesso tempo io credo di
esporre il modo come queste perizie debbono dall' alienista
essere fatte.
Ecco il rapporto freniatrico-legale che rilasciai alla giusti-
zia ai 23 febbraio di questo anno 1875.
« Incaricato dal giudice istruttore signor Anselmi di dar
parere in seguito di osservazioni su lo stato di mente di Fa-
— 357 —
squale Clausi imputato di uxoricidio , così che studiato at-
tentamente il processo che rivela le azioni di lui e portate
le mie indagini accurate su l' individuo medesimo sono giunto
alle seguenti conclusioni.
« Non ripeto la storia minuta dei fatti perchè si scorge
chiara ed intera nel rapporto medico-legale che fu dal pro-
cesso con esattezza rilevato dai medici periti. Questi egregi
medici con molto senno han riconosciuto negli atti di Pa-
squale Clausi le conseguenze fatali degl'impulsi che per morbo
si sottraggono all' impero della ragione. Il magistrato certo
resta nel dubbio quando vede una contraddizione tra la ra-
gione e la follia in modo da non persuadersi come si può
esser pazzo ed insieme si ragiona.
a Qui è il fatto dell' imputato Clausi , perchè esaminando
gli atti di lui prima , in tempo e dopo il misfatto , è facile
riconoscere lo stato del suo animo nel determinarsi a de-
Unquere, e quali motivi produssero stato sì impulsivo.
« Pasquale Clausi d' indole buona , ma di mente balorda
e caparbia fu coniugato con tre figli. È un giornaliero ad--
detto alla coltura dei campi. Un paio d' anni prima di delin-
quere diventa incerto, dubbioso, pauroso, comincia a trascu-
rare il lavoro, fugge dalla casa e da un luogo in un altro ;
in tutti vede nemici che insidiano alla sua vita, pure se vede
muovere le messi nei campi vi crede nemici nascosti. Va
armato di pistola per paura dei nemici. Vaga per le cam-
pagne, e mancando dei mezzi di lavoro cade nella miseria.
La buona moglie sapendolo vagante perchè esaltato di mente
lo segue, lo assiste ed affronta le minacce del marito, che
infine vede nella moglie una infedeltà ed un amante di lei
in ognuno. Una volta la moglie cerca ricondurre il fuggitivo
in casa , ma il marito la segue ed irritato dalle premure
di lei che voleva trattenerlo le tirò un colpo di pistola alle
spalle e fuggì nel monte dove fu preso senza che facesse
resistenza dai soldati la mattina seguente.
« La moglie stessa di lui Fortunata Petito prima di mo-
rire racconta i precedenti atti di follia del marito ; e da tutti
i testimoni per tale viene costui riconosciuto per circa due
— 358
anni, cioè per pazzo, e fino il naisfatto preveduta conseguenza
della sua follia.
« Intanto Clausi agi' interrogatori o in risposte a persone
ora nega 1' uccisione della moglie, ora dice che tirò il colpo
per intimorirla perchè voleva farla ritornare in casa. L' apa-
tia , ma non ira, non soddisfazione, non rimorso, avvolge
1' animo dell' uxoricida.
« Esaminato nella prigione di Castelcapuano in Napoli ,
dove il Clausi dal carcere di Cosenza fu condotto, si è pre-
sentato alla osservazione nello stato di balorda indifferenza ;
il suo parlare non consiste che in risposte in monosillabe
alle domande che gli si fanno ; su le interrogazioni che ri-
guardano il suo misfatto e la morte della moglie, senza com-
mozione alcuna si limita a negare , dicendo non sapere se
dessa vive , e nell' udirne la morte o non crede o la sente
con apatia, — Nella stanza dove solo dimora sta per lo più
coricato in letto, presenta dubbio e sospetto nel ricevere l'a-
limento che spesso non tocca che freddo e dopo qualche
tempo, mentre ha molta fame per cui per lo più gli si dona
doppia razione, e dice che il pranzo glielo manda la moglie.
In tutto si mostra incerto pur nel mutarsi la camicia.
(c Prima di venire a dare ragione degli atti e dei discorsi
di questo imputato per poter giungere con deduzione logica
al parere su lo stato di mente di Pasquale Clausi, bisogna
che dica qualche cosa su le manifestazioni fisiologiche delle
diverse facoltà mentali per poterne conoscere con facilità lo
stato patologico.
« È da ricordare che le facoltà della mente, indipendenti
runa dall'altra, si distinguono in intellettive ed affettive',}
cioè per mezzo delle prime si hanno idee , si giudica e si t
ragiona, e per mezzo delle seconde che non producono né ]
idee né giudizi né ragionamenti si hanno emozioni ed impul-
sioni. Così che ammalandosi le prime, la incoerenza d'idee, j
i falsi giudizi , gli sragionamenti sono i fenomeni caratteri-
stici delle funzioni morbose delle parti del cervello per cui
quelle si manifestano ed esercitano ; ma disordinandosi le
seconde, cioè le facoltà affettive, le emozioni ed impulsioni
— 359 —
del pari manifestazioni fisiologiche di speciali parti del cer-
vello, si mostrano esagerate, dolorose, in impeti irresistibili
ed incorrigibili.
« Or ammalandosi le facoltà affettive costituite dai senti-
menti e dagl' istinti, e restando integre le facoltà intellettuali,
è facile intendere come in siffatto stato vi è follia impulsiva
congiunta ad emozioni esagerate e dolorose e ad allucina-
zioni , mentre la coerenza d' idee ed i ragionamenti si mo-
strano esatti. Anzi è da notare che quest' individui che for-
mano esatti i loro giudizi per tutto quello che riguarda l'e-
sercizio delle facoltà sane, del pari esatti li mostrano pure
quando versano su le facoltà malate ; imperocché è da con-
siderare che in questo secondo stato se i giudizi sono esat-
tamente logici perchè la conseguenza è come la premessa,
sono falsi in quanto che questa premessa è riposta in quella
strana emozione ed impulsione ed allucinazione sensoriale
che presenta la facoltà affettiva malata. E le facoltà affettive
sono i motori delle azioni umane ; così che è legge della
natura che le facoltà superiori dette intellettuali non possono
esercitarsi che secondo lo stato di quel che presentano alle
loro operazioni le facoltà afTettive.
« Stato siffatto delle manifestazioni psichiche indica una
speciale modificazione materiale del cervello, perchè sarebbe
la più illogica induzione fisiologica ammettere pervertimento
delle funzioni di un organo senza un mutamento materiale
di esso.
« Questo stato può essere generale e parziale, ed in vero
si scorgono nello stesso individuo molte facoltà sane mentre
le altre si mostrano nello stato infermo, ciò che costituisce
la immensa serie delle follie parziali. E di queste quelle che
comprendono le facoltà affettive con integrità delle facoltà
intellettuali , sono appellate follie ragionanti; aggiungendo
che le premesse dei giudizi di coloro che ne sono affetti
stanno nelle loro srane allucinazioni, sicché tali alienati si
dimostrano sempre nelle azioni strane e pericolose con ap-
parenza dei più sani ragionamenti.
« Le pazzie parziali e ragionanti adunque si palesano con
le azioni più strane e non con gh sragionamenti. Per lo che
— 360 —
gli sventurati che ne sono invasi sovente avvertono il male,
ma vi sono irresistibilmente trascinati.
(( Esposte rapidamente tali massime induttive freniatriche
è facile dar ragione degli atti criminosi di Pasquale CI ausi.
» In prima trovasi in costui una disposizione fatale orga-
nica alla pazzia cioè nell' asimetria del cranio che rappre-
senta la massa e la forma in tutto e in parti del cervello
che ivi si accoglie. I due emisferi di esso sono spostati cos
che uno di essi sporge meno in corrispondenza della goba
frontale. Le parti posteriori cerebrali sono molto predomi-
nanti in volume ed in larghezza su la regione frontale, per
cui quest' uomo considerato fisiologicamente è più 1' uomo
degl' istinti e delle fantasticherie su cui fonda tutt' i suoi giu-
dizi, che r uomo inteUigente e della ragione, nel quale i giu-
dizi sintetici ed analitici operanti in energia possono tempe-
rare e reprimere le soverchie facoUà affettive. In Clausi son
quindi deboli le facoltà intellettuali e la ragione da soccom-
bere all' impeto degli impulsi e dell' emozioni intemperanti.
Sicché potrebbe egh considerarsi in un permanente vizio di
mente per vizio di organizzazione dell' istrumento dello spi-
rito e delle sue facoltà , cioè con stato manifesto e conse-
guente di un certo grado d' imbecillità (1).
« Clausi adunque presentando anomalia nella forma e nella
massa del cervello da costituire un congenito vizio di mente
permanente, ed atteso questo stato di forma e di massa ce-
rebrale cioè di predominio delle parti posteriori e laterali
del cerebro , sedi delle facoltà affettive , su le anteriori per
le quali le facoltà superiori si svolgono e si esercitano , pre-
senta una naturale disposizione alla esagerazione e disordini
delle facoltà affettive ; cioè alle follie impulsive e di alluci-
(1) Esquirol e tuui gli alienisti misurano teste di pazzi e ne formarono e n«
l'ormano Gabinetti. Esquirol ne prestava al Fossati che servivaseue nei suoi corsi
di Frenologia. Su di 80 per 100 folli io ho ritrovato difformità della testa av-
vertite da Brierre de Boismont nel riassumere le mi? statistiche (Ann. med.
Psyc. de Paris, Mars. 1869J: Il Dott. Belhomme in un suo lavoro pubblicato
nel 1824, ricomparso con altre osservazioni nel 1845, notò 8G volte su 100 la
difTormiik del cranio più o meno rimarchevole. E lo ha ripetuto in altro suo
scritto nel 1875.
— 361 —
nazioni e tanto più speciali per quanto è manifesta la debo-
lezza delle facoltà intellettuali. Ed egli è in questo caso.
« In tutt' i fatti che il processo svolge intorno agli atti del-
l'uxoricida si scorgono incertezza, dubbio, sospetto, paure,
disperazione, allucinazioni fantastiche. Tutto ciò è il feno-
meno di un disordine funesto di un sentimento morale per
cui si costituisce la forma più pericolosa delle lipemanie ra-
gionanti.
« Bisogna spiegarlo perchè non può comprendersi lo stato
morboso di una facoltà della mente se non se ne conbsce
lo stato fisiologico nelle normali sue manifestazioni.,
« Tra le facoltà affettive uno dei più belli sentimenti è il
senso della precauzione, cioè quel senso che ci porta alla
previdenza. È questo senso più o meno energico negli uo-
mini; così vedesi chi non prevede nulla né pensa al domani,
altri previdenti fino a mostrarsi incerti e dubbiosi in tutto.
Or quando questo sentimento si disordina, l'esagerata incer-
tezza, il dubbio, il sospetto, la paura, la disperazione domi-
nano fino ad accecare lo spirito. Se a questo senso turbato
si uniscono le allucinazioni che sono eccitazioni sensifere
cerebrali trasportate nel mondo esteriore, gli atti più strani
e terribili ne sono la conseguenza. Secondo queste allucina-
zioni r individuo in tutto vede nero e tristo , ora si crede
disperato di dannarsi ed essere invaso dal demonio, ora
perseguitato ed avvelenato fino a credere nemici i suoi più
cari; teme la morte e se la dà, teme di essere ucciso ed
uccide; e spesso fa l'uno e l'altro.
« Questo stato di alienazione si appella lipemania con
delirio di persecuzione, così che secondo le circostanze in-
terne morbose, o di motivi esteriori i più lievi che per indole
della malattia il lipemanìaco scambia ed esagera, questi viene
spinto e trascinato ad atti strani e criminosi, anzi sovente
cruciato come un incubo dalla trista emozione dominante
pone la più grande astuzia a mettere in esecuzione i suoi
impulsi a delinquere.
« Siffatto stato lipemanìaco è sovente acuto che soprag-
giunge ad accessi ricorrenti'; anzi raggiunto lo scopo del loro
delirio si vedono costoro spesso tranquilli, indifferenti, sod-
— 362 —
disfatti, furbi e negano i loro crimini, percliè per lo più
riavutisi avvertono di aver fatto male o perchè credono di
non essere creduti di aver fatto bene, come la loro guasta
mente pensa. Essi sono facili a ricadere in novelli atti si-
mili ai primi ai più lievi motivi eccitatori del loro stato
morboso.
« Manifestandosi tali forme di pazzia, come ho detto, più
coi fatti che con gli sragionamenti , e questi atti ricono-
scendo il motivo in certe circostanze speciali della vita, av-
viene che il lipemaniaco ritrovandosi lontano ■ dagli eccita-
menti del mondo esterno, le sue cogitazioni malvage noti^f
possono passare in atto. Ecco perchè Clausi attualmente in
carcere non ritrovasi nelle circostanze di offendere, sebbene
subisse nella sua mente concentriche emozioni. Inoltre è da
sapersi che le follie delle facoltà affettive sono ordinariamente
nello stato cronico, stato che inganna perchè la calma, l'in-
certezza ed il dubbio non sono compresi come atti di pazzia
che quando han prodotto conseguenze clamorose e funeste;
ciò che costituisce il grado acuto della follia. Il delirio acuto
insomma sorprende ad intervalli il lipemaniaco come avviene
in questo uxoricida.
« Dopo tutto questo che si è accennato , eh' è la espres-
sione di quanto la scienza freniatrica e la esperienza inse-
gnano, è da ritenersi Pasquale Clausi prima, nel tempo e
dopo di delinquere nello stato di permanente vizio di mente
per anormale confermazione del cervello, con conseguente
manifestazione di un certo grado d' imbecilhtà, e con dispo-
sizione agli accessi acuti ricorrenti di lipemania ragionante
con delirio di persecuzione ed allucinazioni, ai quali giada
due anni è andato egli più volte incontro, e che ora subisce
nello stato cronico In uno di questi accessi acuti Clausi
uccise la moglie.
« Tal forma di alienazione mentale è incurabile, quantun-
que potesse presentare delle lunghe tregue tra i parossismi
acuti, che possono sempre manifestarsi con atti contro le
persone e contro sé stesso.
« Non è ozioso perciò di osservare che Pasquale Clausi
abbandonato nella società, potrebbe in un accesso acuto lipe-
»- 363 —
maniaco incorrere in azioni atroci e funeste; come spesso
in altri simili alienati è avvenuto. La Francia, la Germania,
la Svizzera ed altre nazioni hanno per qust' infelici degli
Ospizii appellati manicomii criminali^ ed alla fondazione dei
quali l'Italia, malgrado i clamori di noi tutti alienisti, non
pensa affatto. Come tutelare la vita dei cittadini dalle allu-
cinazioni pericolose e funeste di tali specie di pazzi! ».
In seguito di questo rapporto il Tribunale di Cosenza, in
Camera di consiglio, il 10 aprile 1875, fece ordinanza di non
esser luogo a procedimento perchè il Clausi affetto d'insania.
Fstratto dal Resoconto della R. Accademia Medico-Chirurgica di Napoli,
187S — Tomo XXIX.
— 364 —
PARERE freniatrico legale su lo stato di mente di Arcangelo
de Biase imputato di omicidio.
Pronunzialo dal Prof. B. G. Miraglia e raccolto nel pubblico dibattimenio
della Corte ordinaria di Assisie di Napoli a' 2S maggio 1877.
Prima che emetta il parere che son chiamato a dare, è
mestieri che faccia una dichiarazione. Io non sono qui venuto
per spirito diparte, né per sostenere una opinione; magli
studii e la lunga pratica mi danno la facoltà di dire la cosa
come la sento.
E poiché il primo quesito posto dalla difesa è la distin-
zione tra la follia come é intesa dal volgo e come dagli alie-
nisti, fa d' uopo che prima io dica in che consista la pazzia.
Ora per far questo è indispensabile che cominci dallo espor-
re come si svolgano le facoltà mentali, come si esercitino,
come si presentino nello stato di vizio e come nello stato
di morbo. Su tal riguardo per intenderci meglio é d' uopo con-
siderare le facoltà mentali non come subbiettivamente psi-
chiche, ma come manifestazioni psico-organiche. Allora voi
vedrete come la facoltà può divenir viziosa; quando, le con-
dizioni materiali malgrado normali, l'uomo ne abusa: e, le
facoltà mentali essendo diverse, potrete altresì vedere come
r una possa essere affetta e 1' altra no, nelle condizioni di
parziali affezioni degli apparecchi per cui si manifestano.
Anzi tutto mi si dovrà concedere che per poco l'aula della
giustizia diventi un archiginnasio. La prima questione è fon-
damentale. Le facoltà primitive della mente non sono la vo-
lontà, né l'intelletto, né la percezione: poiché queste sono
astratti e sublimi attributi o modi di essere delle sole fa-
coltà intellettuali, e non delle facoltà affettive. La memoriaq
— 36S —
per es., non è una: ve ne sono tante per quante sono le
facoltà percettive e riflessive che sole costituiscono le in-
tellettuali. Le facoltà affettive non hanno memoria né al-
cuna delle qualità che si spettano alle forze intellettive, per-
chè non sono producenti né idee , né giudizi! , ma bensì
emozioni ed impulsioni. Dividiamo adunque in classi tutte
le facoltà cerebrali:
1° Istinti. Sono quelli che non producono se non se im-
pulsioni.
2° Sentimenti. Producono soltanto emozioni.
Queste due serie di facoltà si appellano affettive, e sono
comuni con gU animali inferiori; ma non tutt'i sentimenti.
a-vengono poi le facoltà percettive, per mezzo delle
quali noi acquistiamo la conoscenza dei corpi, delle loro
qualità e relazioni tra loro. Molte di queste appartengono
agli animali.
4" Vi è ancora un'altra serie: le facoltà riflessive, pro-
prie air umanità, le quali si possono suddistinguere in due
categorie: —
a) facoltà del paragone,
b) facoltà delle causalità,
che costituiscono la sintesi e l'analisi, onde i giudizi sintetici
e i giudizii analitici.
Queste due ultime serie costituiscono le facoltà intellettuali.
È logico quindi dedurre:
Quando si ammalano gli istinti, non si hanno che impul-
sioni irresistibili.
Quando si ammalano i sentimenti, si hanno emozioni do-
lorose.
Quando si ammalano le facoltà intellettive, si hanno in-
coerenze di idee, falsi giudizii, falsi ragionamenti.
Vi sono così due grandi classi di follia: 1° folha delle
facoltà affettive; 2° follia delle facoltà intellettive. Come può
pretendersi adunque che un individuo colpito nelle facoltà af-
fettive assolutamente sragionasse? Egli ragiona, e ragiona
logicamente, perchè le conseguenze sono come le premesse,
sebbene queste ultime fossero false.
Per venire a questo avrei dovuto dirvi alcun che sul cer-
— 366 —
vello. Ne dirò forse in appresso per quanto basti un rapi-
do cenno.
È un fatto anatomico che i nervi dei cinque sensi non
sorgono o terminano in un punto comune, ma in diverse
parti del cervello, con questa legge prendendo origine o at-
traversando il midollo allungato in modo che dopo questo'
termine nel loro corso le loro fibre diventano conduttori.
Questo è fatto che accennerò meglio quando parlerò della
balbuzie e della paralisia e delle allucinazioni.
Ora posso venire ad un fatto su cui sono stato interro- \
gato: le allucinazioni. Che cosa esse sono? Prima osser- ;
vo che per avere un' idea esatta della follia, bisogna avere
un' idea giusta delle facoltà mentali e di ciascuna di esse se-
condo si presentano in natura.
Se le facoltà istintive ed i sentimenti o facoltà morali, sono
soverchianti alle facoltà superiori o per mal diretta educa-
zione, 0 per volume e quindi intemperante azione degli organi,
allora avviene che se l' individuo, dietro l' impulso delle fa-
coltà affettive, ha forza di reprimerle, è il virtuoso: Nulla
virtus sine labore. Al contrario le facoltà intellettuali sover-
chianti in azione au le affettive non dàn luogo a virtù, perchè
non si aveva dentro di se una tentazione da combattere.
Quindi se il primo erra ha minor demerito del secondo. Ma
quando la facoltà affettiva è talmente soverchiante , da di-
venire tenace e falsa premessa dei giudizii dell' individuo,
questi allora non può che crederla vera e del pari crede-
rà esatta la conseguenza che simile per legge di logica ne
sorge.
Ho detto che ciascun nervo sensorio finisce in una rela-
tiva parte cerebrale , così che rispetto a quest' ultima che
deve fecondare la impressione che vi produce non è che un
conduttore; ma lo spirito non avendo coscienza del suo or-
gano, poiché se r avesse su di esso percepirebbe e riterreb-
be la sensazione, la riporta fuori di sé; cosi che per que-
sta legge vede, sente l'oggetto nel luogo reale.
Ecco un esempio: —
Io veggo quel cappello. Il naio nervo ottico mediante una
sua azione tramula la stimolazione ricevuta in una immagine
— 367 —
la quale divenuta così una stimolazione speciale e trasportata
nel cervello non viene dallo spirito ivi avvertita e ritenuta,
perchè come abbiam detto, non avendo coscienza del proprio
organo non può che percepire l' immagine fuori di sé, cioè
nel luogo reale. Questa condizione fa avvertire che il cervello
e ciascuna delle sue parti non è mai passivo, perchè se
agisce in seguito di stimolazione è sempre esso attivo; e
quindi se percepisce la sensazione in sé ( la sensazione non
percepita non è sensazione ) ne riporta fuori di sé l' imma-
gine. Ciò pure stabilito, supponete, che per una modificazione
avvenuta in quella parte del cervello in cui al movimento
X legavasi la percezione dell' immagine del cappello, un og-
getto esterno diverso vi produca lo) stesso movimento X, lo
spirito non avverte l'impressione di questo oggetto, ma l'im-
magine del cappello, perchè essendosi percepito nell'X il cap-
pello , non può avvertirsi se questo X sia prodotto da questo
oggetto 0 da ogni altro. Anzi se pure una stimolazione inte-
riore producesse siffatto X, si vedrebbe fuori del cervello l'X
malgrado 1' assenza di qualunque oggetto. Quest' ultima con-
dizione spiega i sogni e le allucinazioni nella follia. Lo stes-
so può dirsi per gU altri sensi.
Ancora per la medesima legge si può considerare il cer-
vello per mezzo dei sensi in contatto perenne e reagente
col mondo esterno. Ma esso è pure in relazione anatomica
e fisiologica con altro mondo fuori di sé che sono gli organi
della vita fisica, per mezzo di comunicazioni nervee; per
cui vi si avverano i fenomeni medesimi, cioè che le impres-
sioni reagenti cerebrali si rappresentano in quelli organi della
vita fisica coi quali è esso in relazione.
Le allucinazioni che si avverano in queste seconde condi-
zioni io le appello allucinazioni interne, ed allucinasionì
esterne nelle prime condizioni del cervello in relazione col
mondo esteriore per mezzo dei sensi.
Le allucinazioni di qualunque natura sieno non possono
essere che effetti di morbo, perchè non si svolgono che in
manifestazioni deliranti specialmente delle facoltà affettive;
e che naturalmente allora credute verità sensoriali dallo spi-
ritò diventano logiche premesse ai lavori delle facoltà intel-
— 368 —
lettuali che corrono difllate a conseguenze che certo sono
false come le premesse, ritenute pure vere dallo spirito.
Ecco qualche esempio delle allucinazioni si interne che
esterne.
Un individuo ammalato in quelle parti cerebrali per cui si
manifesta io istinto alimentizio, per la stessa legge dell' in-
conscienza del cervello, tutto ciò che ivi avviene di abnorme
si avverte nei visceri addominali, organo esecutivo di quelle
funzioni, e quindi facendo di questa' sensazione morbosa
premessa dei suoi giudizii dirà di non avere visceri, di es-
sere avvelenato, ecc. ecc.
Il famoso A. M. immaginando di venire avvelenato dal suo
amico giudice 0. per le sofferenze viscerali, rappresentanze
dei patimenti del suo cervello malato, diventa lipemaniaco,
e con grande astuzia e premeditazione uccide il suo creduto
avvelenatore; si difende maravigliosamente innanzi al tribu-
nale in modo che per questo fa condannato del capo; ma poi
rinchiuso in Aversa vi finì di vivere dopo molti anni : era
affetto di lipemania omicida.
Prima del 1860 un tal Del P. d'indole pacifica, e che amava
la madre fino all' adorazione, fa voto di alcune messe ma-
nifestandolo ad un prete del suo paese. Dopo qualche tempo
il prete gli disse: avete portate le messe ì II Del P. rispòse
di avere pensato meglio poiché di quel danaro avevane fat-
to elemosina. L' imprudente prete gli scaraventò nel cer-
vello un Jìglio mio sei dannato. Questa scintilla bastò a de-
stare un incendio furioso nella mente del promettitore di
messe. Va in casa sua e lacera e distrugge tutte le imma-
gini dei santi che gremivano la sua stanza, e disse alla ma-
dre che il suo confessore avevagli detto di essere dannato ,
e che già sentiva avere il diavolo preso possesso del suo
corpo. Le persuasioni in contrario della madre ribadirono
maggiormente nel suo cervello quella idea delirante. In una
notte, mentre essa dormiva s'ebbe dal demonomaniaco spez-
zato il cranio da un colpo di grossa mazza. Arrestato nella
fuga, e da me e dal Professor Barbarisi esaminato, scor-
gemmo piena coscienza dell'atto criminoso nel matricida,
che diceva : so che merito di essere appiccato perchè appic-
— 369 —
cherete pure il diavolo : ma cosa io poteva fare quan do questo
diavolo che sta nel mio cervello mi diceva : uccidi tua ma-
dre perchè non cì'ede che io sto iti corpo a te. Sono adun-
que stato io'ì — Mori dopo un paio di anni nel mani'comio
di A versa.
Vediamo ora quale idea abbia il volgo della pazzia. Ma
non ci ha colpa il volgo solamente. Quel che mi meraviglia
è che il Codice vuole il pazzo un automa. 11 Codice suppo-
ne che è pazzo soltanto chi sragiona, chi non ha memoria
ecc. , e che mangia uomini, perchè limita la pazzia solo alle
facoltà intellettive o negl' impeti inconsci dei delirii acuti.
Non calcola l'alienazione delle facoltà affettive, distinte da
quelle delle facoltà intellettive e che possono essere pure
/■,omplicate tra loro, perchè questa classificazione è venuta
molto tardi. Non sappiamo che cosa farà il nuovo Codice
sulle follie ragionanti , sebbene mi avessero interrogato in-
sieme ad altri alienisti. Prima, il dire follia ragionante era
un enunciato contraddittorio, e qui un invenzione del dottor
Miraglia; ma ora pare che tale verità incominci a farsi ca-
pire. Il volgo adunque non ha idea della pazzia che quella
ch'era stata da esso consegnata al Codice ed alla maggior par-
te dei medici; ma gli alienisti, che si fanno guidare da una
buona filosofia, dicono che la pazzia è riposta nel disordine
di una o di più facoltà; sicché se si hanno falsi giudizi!, in-
coerenze d'idee, sragionamenti sono ammalate le facoltà in-
tellettive', viceversa, se si ragiona, e si hanno impulsioni
irresistibili od emozioni dolorose, sono allora ammalate le
affettive.
Le idee incarnate e ribadite nel cervello da una astratta
metafìsica che fa dello spirito un personaggio dominatore
degli organi in modo da escluderne fin l'influenza, non così
facilmente ne possono essere sbarbicate, Dovrebbesi aver la
virtù di cominciar da capo. Or come ottener ciò se non col-
le nuove generazioni ? Ecco perchè ancora V idea volgare
della follia continuerà a dominare le menti umane pure le
più erudite.
Dieci 0 dodici anni fa feci condurre molti pazzi a Napoli,
ove rapprGPeninrnp.o ni Tea;"] de! Fondo e del Giardino d'in-
^ ' ■ 24
— 3?0 —
verno il Bruto primo, il Saul, il Timoleone di Alfieri, comme-
die, ecc. Alessandro Dumas seppe da me come si fa in tali
casi. Mettete in azione le facoltà rimaste sane dei pazzi ed
otterrete l' intento ; ma se uscite da esse ! . . . .:ìM
Ora ritornando alle allucinazioni , queste , abbiam detto™
sono manifestazioni deliranti delie facoltà affettive più che
delle intellettive , e potendo essere , come lo sono sempre , ;
premesse dei giudizii dei folli, possono sospendersi, termi-
nare quando il fatto avvenuto ha prodotto la soddisfazione
del crucio delirante , ridestandosi però a novelli motivi ec-
citatori.
Per tutto questo ammesso che la follia sia un disordine
delle facoltà mentali, e poiché ciascuna di queste non solo
è diversa dall'altra, ma spesso qualcuna è all'altra contra-
ria, se ne può ammalare una o più, restando intatte le al-
tre. Così che, ripetiamo, se sono ammalate le facoltà affet-
tive, allora la premessa deve essere falsa nei giudizii con-
cepiti; anzi l'eccitazione di una facoltà qualunque può comu-
nicarsi ad una o più delle altre, ciò che dà ragione delle
varietà delle follie parziali sì nei diversi individui, che nel-
la stessa persona in diverse epoche.
Abbiamo il fatto del famoso De N. , condannato prima alla
pena di morte, e poi ricoverato ad Aversa , perchè ricono-
sciuto folle. Il zio prete ad 80 anni diceva la messa in ca-
sa, quando una mattina ebbe dal nipote dopo avere consu-
mata l'ostia tagliata la gola con un rasoio. Perchè dicevasi
che ragionava e ripeteva di avere ucciso lo zio per mandar-
lo in Paradiso, fu condannato del capo. Rimase moltissimi
anni nel Manicomio di Aversa nella calma per incorrere alla
demenza fatale.
Un prete, dopo essere stato al manicomio, divenne tran-
quillo e fu ricevuto in casa. Dopo qualche tempo ebbe qual-
che malattia viscerale. Udito dalla sorella che quei patimen-
ti erano forse effetti deWa, /attuila fattagU {ammaliamento) ^
immaginò di averla subita dal compare. Più volte si portò
da costui per essere sbarazzato da questa iettatura. Ma una
mattina credendosi che il compare non voleva fare siffatta
operazione, lo mandò a chiamare e come lo vide gli spro-
1
fondò il cranio con un pomo del letto che teneva in mano
e lo uccise. Fuggì, ma arrestato diceva di essere stato paz-
zo, ma che ora era guarito, ed aspettava la pena. La giu-
stizia ritenne di avere agito sotto l'impulso di allucinazione.
Un lipemaniaco , figlio di un medico , uscito dal Manico-
mio perchè creduto guarito, una mattina assisteva ad una
operazione che un oculista faceva a suo padre. Pensa di
ripetere egli 1' operazione , appostò il padre dietro la porta
della stanza, e quando questo era per uscire gli tirò un col-
po di coltello al ventre che lo rese cadavere. — Ritornò allo
ospizio dei pazzi; uscitone dopo pochi mesi feri gravemen-
te un fratello; ritornò al manicomio.
Un italiano molti anni fa a Parigi credeva che una signo-
rina che abitava rimpetto alla sua casa lo avesse ammalia-
to e che questo tormento non sarebbe finito che con la mor-
te dell' ammaliatrice. Attese quando la signorina si portava
al Teatro italiano , sah sul palco di lei e la uccise a colpi
di pugnale. Si arrese, e scrivendo di sua mano l' interroga-
torio disse il fatto dell' ammaliamento che riconoscendo es-
sere quella credenza pazzia ora n'era guarito, ed essere giu-
sto che ora subisse ogni pena. Come uomo pericoloso da
fare ripetere siffatte allucinazioni fu rinchiuso nel manicomio.
Mi ricordo adesso di una proposizione di Aristotile , auto-
re prediletto del Presidente. Nei libri di questo dotto della
antichità trovo la frase « / grandi delinquenti sono demen-
ti » — Dunque mi si dirà, non vi può essere tra, di essi lo
assassino ? Sì: ma , quando le cause dei grandi reati sono
talmente lievi da non trovare confronto con l'enormezza del-
l' azione stessa, allora io entro in sospetto. Il Cantani par-
lava di anelli che concatenano la ragione alla follia. Io non
l'ammetto, perchè quando dalla ragione si incorre nella paz-
zia , sia questa acuta o cronica , generale o parziale , si
precipita in un abisso. Non è d'ammettere quindi le mezze
pazzie e le mezze risponsabilità quando dalla ragione si
sprofonda neirabisso della follia.
Quando 1' individuo è affetto da alienazione delle facoltà
affettive, questa non si può riconoscere che negli atti; non
basta il solo interrogatorio, Ubo dimonstrato nelle mie opere.
— 372 —
Un folle credeva di essere presidente di Repubblica ; ma
aveva 1' accortezza di manifestarlo solo quando entrava in
confidenza con alcuno. Venne il Tribunale ad interrogarlo,
e r interrogatorio riuscì da savio. Perchè ? perchè esamina-
vano, per es. gli occhi e li trovavano sani, ma non pensa-
rono ad esaminare l'udito eh' era sordo.
Costui era invaso da una follia parziale per esagerazione
morbosa di mio dei più belli sentimenti ch'è la stima di sè,j
a cui nello stato normale si lega lo spirito d'indipendenza,:
la dignità personale. Coloro che sono provvisti sufficiente-
mente di questa facoltà morale non possono divenire lecca-^
zampe, né prostrano il capo al primo che gli pone il giogo!
sul collo. Ma quando siffatto sentimento diventa ammalato,!
l'esagerata brama di dominio, di potere senza meriti ed un|
orgoglio indomabile ne sono il fenomeno ordinario.
Intanto subito l'interrogatorio che fu esatto pei suoi ragio-
namenti , nel sentire che io riveriva il presidente del tribu-
nale appellandolo presidente ad alta voce, il pazzo se no
offese, corre a sedere tra il presidente ed il giudice con al-
terigia impetuosa, esclamando: che presidente e presidente,
il presidente son io. I giudici del tribunale si allontanarono
maravigliati.
Un individuo che ha dimorato pii^i di 18 anni nel manico-
mio di Aversa V. L. credeva che il suo spirito sopraffatto
dallo spirito diavolo Asmodeo, e così sprofondato in un can-
tuccio del cervello , esso diavolo aveva preso il dominio di
quel corpo. Diceva di essere il primo pazzo dello stabilimen-
to ; e quando voleva dissimulava la sua demonomania in
modo da sembrare 1' uomo pii^i accorto del mondo. Usciva
solo per la città; ritiravasi all'ora stabilita: gli feci salir la
cattedra alla università per spiegare come egli era diavolo.
Quando il delirio si acutizzava, ciò ch'era da tanto in tan-
to, diveniva pericolosissimo.
Una sua sorella morì matta nello stesso manicomio ; ed
egli era incorso nella pazzia per grave caduta sul capo. Una
volta si trovò nel manicomio appiccato e fu salvo a stento.
Ora dicesi essere morto in sua casa.
(Il dot, Miraglia accenna molti altri fatti).
— 373 —
Potrei presentarvi prose e poesie e lettere di pazzi che
sembrano scritte dai pii^i savii del mondo. Anzi posseggo
una quantità di sonetti di un lipemaniaco che firmavasi a
piedi dì ciascuno di essi P. lipemaniaco: P. folle ragionan-
te: P. monomaniaco suicida: P. allucinato ec. ec.
Mi domanderete come chiamate coteste allucinazioni ì Le
chiamo pervertimenti sensorii che sorgono dalle facoltà af-
fettive disordinate , siavi o no stimolazione esterna , su le
quali le facoltà intellettuali fanno le loro operazioni. Si chia-
mano follie ragionanti tutte le pazzie parziali delle facoltà
affettive per la esattezza dei giudizii che ne sorgono, perchè
se la premessa è falsa, la conseguenza, sebbene pure falsa,
è naturalmente logica.
Qualcuno qui ha parlato di Gali, in modo da dar sentore
di non averlo mai letto, quando dice che Gali parlasse del-
l'organo del furto e di quello della ferocia , attribuendo così
queste sue frottole al creatore della fisiologia del cerveho ;
e diceva tutto questo per darsi l'aria di conoscerlo. Dicano
tutto quello che vogliono gh oppositori della dottrina sulle
funzioni del cervello ora tanto in progresso (1) ; ma non
spiegheranno mai le follie parziali senza la conoscenza delle
singole facoltà cerebrali 1' una indipendente dall' altra , m a
tutte tendenti all'unità.
Gali dice delle follie ragionanti: I folli ragionanti sono quel-
li i quali ragionano non solo intorno al loro delirio e fuori
di essi , ma agiscono in conseguenza. In quei paesi dove
non intendono che sia la pazzia ragionante, li mandano ai
ferri o al patibolo : nei paesi civili , dove la s' intende , si
mandano al manicomio. Per me adunque si può esser paz-
zo e si ragiona. Ma mi si obbietta: tutti gli assassini son
dunque pazzi, secondo voi? No ; lo dite voi. Io qui parlo di
pazzia e non di vizio.
Sulla seconda questione della difesa, dico che una facoltà
si può ammalare e distendere la sua lesione ad un'altra; e
(l) 11 U. isUlulo Loiiibui-ilo di scienze e lellere ha già pubblicato tre temi
(ii irenoloijia secondo la dollrina di Gali, pel 1877, 1878 e 1879, col premi»
di L. 2000 Ciascuno.
— 374 —
cosi passandosi da una specie di pazzia ad un' altra non
solo, ma correndo da un grado all'altro si finisce con la de-
menza. Vi sono stati certi autori che accostano il genio al-
la pazzia. Il genio è l'esercizio, è la manifestazione più alta
delle facoltà intellettuali , esclusa ogni incoerenza d'idee e
falsi giudizii, carattere precipuo del disordine di queste po-
tenze superiori: ed inoltre se il genio non può essere la ma-
nifestazione più energica delle facoltà affettive, perchè que-
ste non svolgono né idee né giudizii, e quindi non può di-
venire conseguenza di facoltà nelle quali non riconosce la
origine, come si ardisce di dire che possono confondersi
genio e follia ? Vi è stato Tasso: ma non credo che Tasso
nel suo delirio lipemaniaco abbia scritto i divini suoi versi.
La sua Gerusalemme fu creata prima di andare a scontare
il suo infortunio nella cella dei delinquenti. Errore dei tempi!
I caratteri dell'allucinazione sono secondo la natura delle
facoltà affette riguardo ai sensi.
Un tale è affetto nel sentimento religioso: l'elemento della
facoltà di venerare sta in un senso interno ; sicché se que-
sto sentimento non è guidato dalle facoltà superiori, si va
all'adorazione sin d'idoli inetti. Si è detto che Dio creò l'uo-
mo ad immagine e similitudine sua ; ma pare invece che
l'uomo ad immagine e somiglianza sua si crea Dio: vera pro-
va dell'esistenza di un Essere supremo. I Romani se lo crea-
rono battagliero, i Greci ladro, i Beduini feroce. Ora se si
perverte questo sentimento, abbiamo diverse manie rehgiose.
Quando si ha falsa idea delle funzioni del cervello come
organo dello spirito e delle facoltà, si credono molte cose
essere sorte dal progresso della società, dall'educazione, ecc.
L'educazione e l' istruzione non creano nulla , perchè non
creano facoltà che non si hanno ; ma bensì perfezionano ,
svolgono, fecondano, reprimono le facoltà secondo che que-
ste sono più o meno energiche.
Ciò spiega che le disposizioni organiche alle facoltà sono
innate.
Che la società non crea nulla di nuovo nella mente uma-
na, poiché essa n'è il risultato, voglio dimostrarlo con un
latto che bene studiato correggerebbe molti errori delle leg-
— 375 —
gi civili e penali. Così a voi che siete legisti, a voi o lami-
nari del foro, chi ha detto mai che il matrimonio vien crea-
to dalla società ? Scorgendo 1' uomo che può abusare delle
proprie facoltà , forma la legge e legalizza 1' esercizio degli
istinti e dei sentimenti , nei diritti che han la sorgente nei
primi, e nei doveri che l'hanno nei secondi. Ne do un esem-
pio nel matrimonio. Che direte se io vi do fatti di mari-
taggio nei bruti, senza l'intervento del sindaco e del parroco?
Il maritaggio è determinato negli animali e pure nell' uo-
mo dall'istinto della fìlogenisia (amor della prole); ove que-
sto manca in uno dei due sessi non v' è maritaggio. Nel ca-
ne maschio non è questo istinto; esso non alleva i figli, va
quindi vagando e non si unisce ad una sola femmina. Al
contrario il lupo maschio alleva i figli , e si unisce ad una
sola femmina. Pel colombo, per la rondine è il maritag-
gio, poiché il maschio alleva pure i figh; ciò che non è del
gallo; ecc.
Or vengo al quesito che più interessa da vicino: VerecUtò.
nella pazzia.
È un fatto che i figli rassomighano nella loro organizza-
zione i genitori , e portano in essi la impronta della fami-
glia e dei loro antenati. E poiché le nostre facoltà non si
svolgono né si esercitano che mediante appositi organi ma-
teriali , sicché esse seguono le condizioni di questi, è facile
comprendere che dove questi mancano non v' è affatto fa-
coltà, eh' è il potere passato in atto mediante indispensabili
funzioni materiali.
La disposizione ereditaria adunque non consiste in ciò che
l'individuo eredita un buono o cattivo spirito, ma bensì una
buona o cattiva organizzazione. La disposizione non é un
germe : é 1' attitudine di un organa a funzionare a norma
della sua destinazione e secondo certe circostanze interne
ed esterne che agiscono su d'esso. Ciò può intendersi pure
con la medesima legge, dell'attitudine speciale che aver pos-
sono tutti gli organi ad incorrere in uno stato morboso.
In questo senso é da ritenersi la disposizione ereditaria
alla pazzia eh' è una malattia del cervello; lasciando fanta-
sticare ai psicologi puri ed ai teologi che ammettono la paz-
— 376 —
zia in una malattia subbiettiva dello spirito, sfuggendo alle
loro metafisicherie, clie essi così diventano materialisti più
dei materialisti, perchè credendo potere T anima per sé mo-
dificarsi ed ammalarsi, condizioni spettanti solo alla materia-,
la condannano a morire, annullando per conseguenza para-
diso, inferno e purgatorio, loro deliziosa creazione. Ed hanno
ragione in questa conseguenza per essi inconscia.
Se mi presentate una testa ben fatta e quella di un cretino
della Valle di Aosta, sapete che vi dirò? A dati eguali, que-
sta ha l'attitudine d'imparare in dieci anni neppure un h, e
quella in poco tempo da alfa ad omega.
Un figlio di padre tisico ha Pattitudine a divenir tale, e non
lo diverrà che qualora si presentino le circostanze interne o
esterne opportune.
Il parlare dell'eredità psicologicamente è una inconcludenza
che esclude l'organizzazione nello svolgimento e nell'eserci-
zio delle forze mentah.
È impossibile escludere nelle operazioni mentali le fun-
zioni materiali a cui quelle si legano: così che non volen-
dole considerare come atti psico-organici, confondono anima
e spirilo, volontà con la fermezza, il libero arbitrio con la
libertà morale; prendono la memoria come una facoltà unica
fondamentale senza sapere che essa è un attributo dì cia-
scuna delle forze intellettuali; ecco perchè v'è la memoria,
per es., dei colori, quella dei toni, quella dei nomi, quella dei
numeri, quella dei luoghi ec. e così delle altre facoltà astratte
della mente; ed ecco perchè scorgesi essere in uno più fe-
lice la memoria dei nomi, che quella dei numeri e vicever-
sa ec: e nella pazzia perdersi la memoria di una facoltà in-
tellettuale di cui essa è il modo di essere o attribuito, e ri-
manere nella piena integrità le altre memorie.
Il libero arbitrio sta nello scegliere ed accogliere come
buona una impressione che così viene allo spirito rappreseu-
lH(a dalle finizioni dei proprii organi, e rifiutarla come cat-
tiva, se così la impressione gli viene prodotta.
La libertà morale è il più elevato attributo del sentimento
del giusto e dell'ingiusto, e che conduce al convincimento
morale ; questo sentimento produce un senso di soddisfa-
H
— 377 —
zione 0 di disgusto, pel quale sorge la coscienza. Chi giu-
dica con questo senso solamente e senza che le potenze su-
periori intellettuali lo rendessero ragionevole, allora giudica
con una emozione. Questo senso nei folli può divenire (io/>
pia coscienza, non perchè ammalasi la coscienza, ma per-
chè si ammalano gli elementi onde essa risulta. Se un tale
è aumentato da un istinto feroce, che coscienza volete avere
in quello? Se le facoltà intellettuali non sono sufficientemente
bene sviluppate, qual coscienza logica, qual convincimento
morale, qual libertà morale potete scorgere intera ed incolume?
La disposizione ereditaria alla pazzia non uscendo per nulla
dalle leggi della natura degli organi, è confermata da lumi-
nosi fatti statistici. Tutti gli autori di freniatria vi convengo-
no ; ed io tra questi scelgo e vi porgo innanzi i seguenti ri-
sultati numerici, che fanno a* proposito nel nostro caso per
una detcrminata forma di pazzia, le lipemanie: — L'inglese
Stewart {Oii' Hereditary Iiisanity, London 1864), diceche
nelle varie forme di alienazioni sono le lipemanie piìi comu-
nemerite ereditarie, di cui 57 per 100; e si notarono 447 con-
giunti alienati dei quali erano: —
215 genitori
143 fratelli e sorelle
37 parenti remoti
34 cugini
18 zii.
Il Tigges (Geschisch und statistik der Westphal betref-
fend eie. 1868, Berlin) su 3115 alienati ritrova 880 ereditarli.
10 ho veduto fino a quattro e cinque folli in una famiglia
nello stesso tempo (ed al presente ne ho veduto tre, due so-
relle ed un fratello); e sebbene nei manicoraii non sempre
le notizie su ciò possono aversi, perchè le famiglie le nascon-
dono, pur tuttavia pure vi si scorge una cifra non lieve. Ed
in moltissimi casi i figli nella pazzia han preceduto i geni-
tori , così che se questi fossero prima morti, sarebbe ciò sfug-
gito all' attenzione dell' osservatore.
11 dot. Berti distinto alienista di Venezia ha pubblicato un
quadro genealogico di una famiglia per cinque o sei gene-
~ 378 —
razioni da formare un gran numero d'individui, dei quali un
terzo è stato pazzo. Mi piace presentarvelo.
Intanto è da osservare che se l' eredità dispone alla pazzia
come uno , se a questa condizione si unisce qualche altra
causa fìsica e morale, e specialmente le gravi malattie ce-
rebrali , le lesioni violenti al capo , lo spavento ecc. allora
oltre a che tali cause fossero per loro sfesse efficienti a pro-
durre la pazzia, rimanendo nello stato di disposizione, que-
sta viene a moltiplicarsi in intensità come il quadrato delle
distanze.
Dopo sì rapida esposizione delle facoltà umane secondo
si manifestano nello stato normale e nello stato di morbo,
si rende facile a dar ragione degli atti dell' imputato De Biase.
Ma per poterli confrontare con quello che ho detto per poi
venir così difilato al mio parere su le cagioni per cui il De
Biase si determinò a delinquere, è d' uopo porre innanzi un
rapido cenno delle azioni di lui fino alla consumazione del
delitto, riassunto dal processo e dal dibattimento.
De Biase di S. Antimo, è dell' età di anni 44 , di tempe-
ramento nervoso linfatico , di costituzione fìsica non robu-
sta; il capo è proporzionato alla persona; però presenta una
larghezza più tosto eccedente da un centro dell' osso parie-
tale all' altro in modo che tutta la regione posteriore late-
rale del capo predomina non lievemente su quella anteriore
e superiore: ciò che vale essere in quest' uomo le facoltà af-
fettive prevalenti su le intellettuali.
Egli ha servito nell' esercito e giunse in poco tempo per
la condotta sua non appuntabile a conquistarsi una meda-
glia di onore ed il grado di sergente. Insomma lo stato di
servizio militare non è che un elogio per costui.
Un giorno 1865 fu proditoriamente aggredito da
quattro persone e percosso a colpo di scure sul cranio, da
riportare una grave ferita con sensibile avvallamento dell'os-
so alla gobba parietale sinistro, e lieve ferite per arma ta-
gliente su r arco cigliare. Cadde tramortito ed i periti mi-
— 379 —
litari "vi riconobbero la commozione grave cerebrale con semi-
paralisia della lingua e del braccio sinistro atteso il contro-
colpo subito nella regione destra ed inferiore del cerebro. Egli
non sapeva che aveva un rivale in amore. Guarito della ferita
e delle paralisie dopo un mese, fu dichiarato atto al servizio.
Correva la fine del secondo mese dal giorno della ferita
riportata. Il De Biase perlustrava con una pattuglia fuori del
paese quando incontrò il suo feritore: gì' impose 1' arresto ;
gli legò le mani dietro il dorso e lo disarmò di un coltello.
Giunto in nn luogo boscoso , ordinò ai suoi di ligarlo coi
piedi ad un albero, lo fece bendare, e col coltello lo castrò
con arte chirurgica; poi ne lo mandò così mutilato dicendo-
gli: ora non farai più il geloso. Ritornò alla caserma, come
se nulla avesse fatto , fu messo in prigione e giudicato si
ebbe sette anni di relegazione che espiò.
Qui è da notare che il medico perito dell'evirazione, che
fu lo stesso che aveva giudicata la grave e pericolosa ferita
sul cranio del De Biase, richiamò l' attenzione del giudice su
lo stato di mente dell' autore dell' evirazione a causa della
lesione già da questi riportata. Savio e previdente avviso !
Di più nel corso del dibattimento nel tribunale di Salerno fu
elevata la quistione di pazzia , poi con leggerezza inqualifi-
cabile eliminata.
Non si conosce nulla degli atti del De Biase nei 7 anni
espiati nella relegazione. Ritornato in S. Antimo sua patria,
si vide il suo carattere mutato, turbolento, interessato, avido
di danaro. Un giorno che si accorse che un fabbricatore an-
dava lento nel lavoro minacciollo di precipitarlo giù. — Un
suo zio prete Giuseppe Papa avevagli procurato un impiego
nelle officine dei dazii ; ma il De Biase intollerante dopo
qualche mese lacerò i registri e si dimise dall' impiego. Mi-
nacciò un altro suo zio di morte.
Costui contava in famiglia quattro pazzi: — un pro-zio ma-
terno monaco fattosi malinconico, finì suicida precipitandosi
in un pozzo molti anni fa: — un fratello lipemaniaco credeva
non avere visceri, morì imbecille : — una sorella nel 1863
dimorò nel manicomio di Aversa, perchè affetta di lipemania
religiosa, e ne uscì non guarita. Un' ultima sorella divenuta
— 380 —
nel 1875 lìpemaniaca con accessi furenti di demonomania ,
si ebbe un affetto pietoso dal fratello De Biase^ sicché questi
un dì voleva assolutamente dalla bocca della malata cono-
scere la causa per cui essa era andata in pazzia. L' accu-
sato disse e sostiene che la sorella avevagli detto averle lo
zio prete susurrate seduttrici parole. Questa sorella fa rico-
verata nel manicomio della Madonna dell'Arco, dove ora pure
dimora. Intanto a questi detti o veri o creazione della pazza,
o del De Biase stesso , costui divenne in preda a sospetti.
Consigiiossi sul da fare su ciò ad un suo amico farmacista
Verde, che gli suggerì di denunziare al Vescovo di Aversa
10 zio, sebbene nulla ne avesse creduto atteso la nota mo-
rale del prete. De Biase corre dal Amicarlo del Vescovo in
Aversa e gli racconta l'insulto del zio. Ritorna in paese e
dice a qualcuno che avrebbe ucciso lo zio. Dopo tre o quattro
giorni fu visto passeggiare con costui: attraversarono luoghi
solitari!; rna entrando nell' abitato fu veduto da una ragazza
che il De Biase dopo di averle fatto segno col dito al labbro
di tacere, tolta una pistola la scaricò sul cranio dello zio
che cadde morto: tre mezze palle erano penetrate formando
una ferita triangolare per la parte posteriore del cranio ed
avevano distrutta una gran parte cerebellare e del cervello.
11 De Biase fuggì, prese una vettura e corse a Napoli; e la
mattina seguente si consegnò alla giustizia confessando il
suo delitto. Ciò avvenne ai 1875.
Intanto il de Biase nel suo interrogatorio dice che lo zio
nel lottare con lui caduto a terra cercava di cacciar fuori
dalla tasca sotto la veste pretile una pistola, che egli fu sol-
lecito a strappargli, e per difendersi gliela scaricò sul capo.
La perizia però dice che 1' arma fu scaricata a due o tre passi
di distanza e da dietro. La ragazza che fu presente alla uc-
cisione nota un fatto che dimostra la verità della sua pre-
senza, scartando tutte le altre inconcludenze; cioè che il sa-
cerdote Papa al colpo ricevuto girò attorno a sé stesso e
cadde. Dunque fu ferito all' inpiedi ; né la testimone cono-
sceva che le ferite al cervelletto producono il moto rolatufio
dell'individuo; disse adunque ])cr questo la vei'ilà: essa lioii
era allieva di fisiologia.
— 381 —
Questo riassunto di quello che già voi sapete, io ho diviso
in due periodi, cioè fino al giorno della ferita che il De Biase
ricevette al capo; e da quest' epoca fino al giorno dell' omi-
cidio.
Si vuol sapere se una ferita con avvallamento nell' osso
parietale come quella del De Biase, può influire sui disordini
mentali.
Le lesioni violenti sul capo sono tra le cause dirette della
follia e specialmente quando 1' individuo vi può essere atti-
rato per disposizione ereditaria.
La gravezza della ferita del De Biase vien dimostrata dai
fenomeni che si manifestarono fin dal momento di averla ri-
cevuta, comraozine cerebrale, paralisia della lingua con bal-
buzie e del braccio sinistro, avvallamento della gobba parie-
tale sinistra.
Se r osso al colpo si fosse rotto, sebbene per questo sa-
rebbesi considerato forse maggiore il pericolo di vita , non
sarebbe forse avvenuta né commozione ne controcolpo; ma
ciò verificatosi è avvenuto che superato il pericolo di vita
per le lesioni vinte alla base del cervello , sono rimaste
quelle conseguenze che accennano ad una grande disposi-
zione ai disordini funzionali del cervello.
Che le paralisie per le lesioni violenti sul capo sieno fatti
di molta importanza lo dimostrano la natura di quelle parti
offese che danno luogo a quelle. Il cervello in gran parte
sorge dal midollo allungato, malgrado ancora molti anatomi-
sti credessero il contrario perchè non seguono lo svolgimento
cui dispone la natura nel formarlo ; e perchè non considera-
no che. le fibre di questo midollo sorgono dalla loro interna
matrice che è sostanza grigia, e che l'altra gran parte del cer-
vello sorge dalla sostanza grigia delle circonvoluzioni e dei
gangli interni purè di grigia sostanza: — ciò che concorda
con le loro funzioni fisiologiche, perchè il midollo allungato
non manda a formare nel cervello che quella massa di fibre
che esclusivameote sono addette alla funzioni motrici ed alle
funzioni senzienti , funzioni che non sono affatte le facoltà
mentali. Se è logico considerare che a funzioni differenti fan
duopo condizioni materiali differenti, le funzioni mentali, che
- m^ -
non sono, come ho detto, né le funzioni motrici né le se'h'S
zienti, debbono essere certo svolte e manifestate da diverse
condizioni materiali rappresentate da quell' ordine di fibre
che dalla sostanza grigia delle circonvoluzioni cerebrali e ce-
rebellari sorgono a formare insieme il totale dell' encefalo.
Questo midollo allungato fa seguito a quattro grandi fasci
fibrosi detti colonne o piramidi, delle quali due, continuandosi
per la midolla spinale , sono pei movimenti volon tarli e due per
le funzioni sensoriali; sicché i nervi che escono dalle prime
sono per le funzioni motrici e si spandono nei muscoli, e quelli :
che sorgono dalle seconde sono addette alle funzioni senzienti.
Si dicono poi misti cioè di senso e di moto quei nervi che hanno ^
una radice nelle colonne pel moto e l'altra in quelle del sen-
so, e presentano la loro terminazione una nei muscoli e 1' al-
tra nelle papille che potrebbero dirsi sensifere. Così quando >
una lesione violenta sul capo giunge a produrre fenomeni gra-
vi come quelli delle paralisie, è segno che fin nella sorgente
di questi nervi è avvenuta una non men lieve modificazione
materiale morbosa. Ciò spiega le parahsie subite dal De Biase.
Il nervo grande ipoglosso, che detto nono paio e che mal-
grado con altro numero battezzassero, è nervo motore, per-
chè ha origine tra la colonna motrice e 1' oliva e si estende
ai muscoh della lingua, nel ioide, nelle glandolo sottoma-
sceliari ec. — E la prima porzione linguale del nervo glos-
so-faringeo, la quale proviene con una radice dalla piramide
posteriore, così che é nervo misto cioè di moto e di senso,
si divide poi nella lingua, estendendosi con le fibre motrici
pei muscoli di essa, e con le sensitive per le papille sensi-
fere ciò Che costituisce il senso del gusto. Fino a questa re-
gione adunque nel De Biase propagossi non heve lesione.
(Il prof. Cantani perito dell' accusa modificò il suo parer(>
col dubbio ; ma disse dover notare degli errori anatomiri
della struttura del cervello secondo il Miraglia, non ammet-
tendo che il cervello in parte sorga dalla midolla allungata
ma bensì questa essere il prolungamento di quello. Notò
ancora che il nervo grande ipoglosso è nervo del senso del
gusto e non di moto.
Il prof. Miraglia rispose che non era luogo di lare qui-
— 883 -.
stioni di anatomia, la quale vi era entrata come incidente;
e che a sua volta diceva che se il prof. Cantani, di cui egU
fa molta stima , vuol ritenere il cervello come la sorgente
del midollo allungato e del midollo spinale lo creda pure,
tanto più che siffatta idea volgare è ritenuta ancora da molti
anatomisti ; ma se dice poi che il nervo grande ipoglosso
sia nervo pel gusto e non pel moto , lo invita a provargli
che questo nervo non sorge presso la piramide addetta ai
movimenti volontarii , ma dalle colonne del senso .
Qui il prof. Miraglia espose fatti di lesioni violente al ca-
po seguite da follia).
Applicando tutto questo che ho detto al De Biase, io ritrovo
che il suo carattere non fu più quello che presentava prima
di essere stato percosso nel capo. Appena scorsi due mesi
produce 1' evirazione al suo rivale e ritorna al quartiere mi-
litare come se nulla avesse fatto. Io non mi acquieto alla
sentenza del Tribunale di Salerno che lo ritenne sano di
mente, tanto più che un delitto posteriore consumato in uno
accesso lipemaniaco della durata di pochi giorni, come ac-
cennerò, mi dà ragione di ritenere che quel!' atto dell' evira-
zione fu la conseguenza di una mente guasta in un cervello
ancora semi-malato. Insomma quello fu un primo atto di
alienazione mentale che soddisfatta, e poi ritenuto esso lon-
tano da novelle occasioni rimase nello stato di quiete pel
tempo dell' espiazione della pena. So alcuni casi di pazzi che
con tutta la freddezza possibile hanno operata la castrazione
ad altri ed a loro stessi; e ricordo che nel manicomio di
Aversa, forse più di venti anni fa, un alienato castrò con le
unghia e coi denti un demente, il quale pacatamente guar-
dava r operazione che il compagno gli faceva.
Ritornato adunque il De Biase in patria fu ritenuto stra-
vagante, incoerente; ora diceva bene di uno, ora ne diceva
male. Impiegato alla Dogana, senza ragione straccia i regi-
stri ed abbandona 1' ufficio : cerca di precipitare giù fabbri-
catori perchè lavoravano lentamente. Vuole sapere assolu-
tamente dalla sorella in delirio per qual causa era andata
in pazzia. Sente dalla malata che il zio dicevale brutte pa-
role. Ciò sia 0 non sia vero poco importa , perchè questi
detti o creazione del suo cervello o usciti dal labbro della
malata, bastarono ad incendiare la mente già disposta ren-_
dendo dolorosa e permanente una emozione che divenne idea
fissa tormentosa da spingerlo ad atti pericolosi. Cruciato da-^
questa idea di onore pericolante della sorella, cerca consi-
glio, ricorre al vicario onde richiamare lo zio al dovere, ma
l'idea avvolta in allucinazioni sensorie sempre più crescenti,
senza aspettare il risultato dei suoi ricorsi , alla più lieve
spinta si trascina ad uccidere il povero zio.
Sebbene avesse il de Biase poi conservato la coscienza di,
avere consumato un delitto, non se ne pente, perchè nnanco
adesso sembra che sia in quella indifferenza che suole se-
guire la soddisfazione di un delirio.
La precauzione presa di far segno ad una fanciulla, di non
dir nulla di quello che andava a fare, cioè a scaricare la
pistola sul cranio del zio, è precauzione dello stolto eh' è
dominato da una idea fìssa che gli toglie la volontà di po-
tere fare altrimenti, cioè di mandare quella feroce esecuzione
ad altro tempo: l'impulso era irresistibile ed incorrigibile;
r incubo dell'allucinazione sensoria dell'onore pericolato della
sorella mandò in fumo ragione, volontà, libero arbitrio.
Soddisfatto l'impulso irresistibile sottentra quella calma,
che nei folli non è pentimento ma astuzia, con cui credono
di potere dare ragione alle loro azioni criminose. In vero
parla di lotta, di arma strappata a chi voleva ucciderlo; mentre
non risulta dal dibattimento che 1' ucciso fosse uomo d' armi
anzi era un uomo irreprensibile. E poi, supposto ciò vero,
disarmato 1' avversario era cessato ogni dritto di difesa.
Da tutto questo che ho detto può rilevarsi che il de Biase
molto disposto a disordini della mente per 1' eredità quanto
maggiormente per la ferita grave ricevuta al capo, commise
l'omicidio in persona del zio sotto l'impero di un' alluci un-
zione lipemaniaca impulsiva clie era divenuta infrenabile,
idea fissa che cru.ciavalo da più giorni. Questo stato di lipc-
mania impulsiva è una delle follie ragionanti ch'esclude ogni
rlsponsabilità.
Cittadini Giurati, gli stessi periti dell' accusa senza avve-
dersene, tratti dalla foga di fare un novello atto di aoctisa,
- 385 —
dichiararono folle 11 de Biase. Lo vedrete ora che noto qual-
che osservazione su la loro perizia scritta.
Tutto l'esame dei medici periti che tennero l' imputato per
sei mesi circa sotto la loro osservazione, che poi per qual-
cuno di essi non si estese clie a due visite, e per l'altro a
cinque o sei, non si riduce che su l' interrogatorio fatto alla
loro presenza.
Da questo interrogatorio essi deducono, che il de Biase
é Vuomo il quale credendosi offeso nell'onore, sì vendica.
Così che senza saperne trovare la ragione scorgono in siffatta
credenza una cagione sufficiente al delinquere ; ma non sanno
trovare dove ebbe origine siffatta credenza. Essi ripetono che
il solo dato sicuro per giudicare sana la mente del de Biase
in tempo dell'omicidio, si è che questi crede lo zio oltraggia-
tore della sorella, poco importando come questa credenza
fosse sorta tenace nel suo cervello ; anzi incalzano dicendo
che il pensiero che il de Biase ha della colpa che lo zio
ha verso di lui non è delirio né allucinazione; ma che è
CONVINCIMENTO del fatto in vista del quale opera.
Si aggirano sempre nello stesso circolo vizioso, senza po-
tere trovare in altro la cagione percui il de Biase si spinse
a delinquere, che in una credenza e quindi in un convinci-
mento prodotto dallo stesso cervello del de Biase.
Siffatta perizia esclude ancora il delirio transitorio, perchè
credono essi medici che in questa ipotesi, eseguita la ven-
detta si ha r ABBATTIMENTO, la SMEMORATAGGINE, iUSOOima
iNCONSciENZA dell'operato, anzi si rimane sopra luogo quasi
alieno di quel che si è fatto.
Qui non rispondo, perchè apprendo veramente cose nuo-
ve! ma chi dice che il pazzo dopo di avere consumato il de-
litto rimane nello stato come credono che rimanesse gli alie-
nisti della perizia?
Essi non fanno conto né dei testimoni, né della forte di-
sposizione ereditaria che non ammettono nella pazzia, né
della premeditazione dei pazzi, che non conoscono; né della
lesione violenta del capo. In somma dalla perizia non ap-
prendo nulla.
Essi non potendo esaminare alcuna facoltà in azione; e
25
— 386 —
limitandosi al solo interrogatorio, han concliiuso che il de
Biase perchè ha memoria, racconta il fatto, si difende, ra-
giona non è pazzo come non è stato pazzo né nel tempo
dell' omicidio né prima, tanto più che mia sentenza del tri-
bunale lo avea dichiarato savio in un primo delitto. In questo
modo bisognerebbe mandare tutt' i monomaniaci ai lavori
forzati a vita!
Io al contrario riconoscendo dal lungo esame fatto di quanto
si é svolto in questo lungo dibattimento ritrovo la causa a
delinquere del de Biase, come più sopra è detto, in un'allu-
cinazione lipemaniaca produttrice d' idea fìssa, per cui viene
esclusa ogni risponsabiUtà.
Pare che mi si sia domandato in quale stato di mente ora
trovasi il de Biase? Ora è nello stato d'indifferenza, che
potrebbe sparire per ritornare negli accessi deliranti atteso
la facilissima sua disposizione organica ad ogni più lieve
motivo. Cosa dovrebbe farsi dunque di lui ? Nelle altre na-
zioni per questi infelici facih per morbo a delinquere si cu-
stodiscono in esperimento per lungo tempo in ospizii detti
manicomi! criminah. In Italia non vi sono, ma sperasi che
presto vi sorgano a garanzia della società e di siffatti infelici
medesimi. Non bisogna esporre un barile di polvere che può
esplodere ad ogni scintilla. Guardino adunque i Giurati e la
Corte di garentire la società e nello stesso tempo a non tra-
scurare le condizioni di un disgraziato.
~I Giurati con una sentenza di assoluzione mandarono a casa il de
Biase, non per aver commesso il delitto nel disordine mentale, ma
perchè, come egli solo diceva, mentre neanche cenno ne fosse stato
fatto nel pubblico dibattimento, aveva ucciso par essere nel diritto
di legittima difesa ! ! !
— 387 —
SUL TALENTO DELLA MUSICA
( CoDlcienza pronunziala il 12 maggio 1878, nella Filarmonica Bellini )
Una facoltà mentale, che si rivela in tutt' i popoli ed in
tutti i tempi, suscettibile di modificarsi e di perfezionarsi
fino a dare elemento ad una scienza, ad un'arte, anzi spesso
ad elevar questa a scienza, non può essere che la manife-
stazione di una disposizione innata. Né le disposizioni innate
sono sobbiettivamente psichiche, perchè non si nasce con
un buono o cattivo spirito, ma bensì con una buona o cat-
tiva organizzazione , sola condizione che spiega le varietà ,
e la più 0 meno energica potenza mentale fino a renderla
del tutto o non svolta o annientata. È facile quindi compren-
dere che ogni disposizione non essendo che l' attitudine di
una condizione materiale a svolgere la propria funzione as-
segnatale dalla natura, non vi può essere facoltà mentale,
che è il potere passato in atto, senza un suo organo proprio;
né questa facoltà, così divenuta manifestazione attiva della
propria funzione, può mostrarsi più o meno potente senza
una più o meno perfetta struttura dell' organo medesimo (1).
Non so se questo generale rapidissimo cenno su le innate
disposizioni organiche per la manifestazione delle differenti
facoltà umane sia stato sufficiente a poter far sorgere nel-
la vostra mente erudita il concetto , che non si nasce solo
poeta, e si fa 1' oratore , ma si nasce con la disposizione a
divenire quello di cui la facoltà è predominante ed energi-
camente svolta fino alla passione; la quale ultima non è che
r indizio della più potente attività continua della facoltà me-
desima. Però son certo che questo concetto fisiologico reste-
rà fermo nella vostra mente, per la spiegazione che vado a
fare su le condizioni che sono indispensabili , nello svolgi-
ci) Miraglia. Delle disposizioni innate, ecc. Prolusione al 5. corso di Fre-
nologia, 1874.
— 388 —
mento del talento della musica; e delle ragioni perchè, seb-
bene la musica sia divenuta un bisogno per le delìzie del no-
stro spìrito, e sebbene il gusto per essa siasi tanto genera-
lizzato, sì bene poi in pochi il genio musicale si rivela.
Per ora non posso, o signori, discorrere, come frenologo,
sul talento della musica con lo esporre i mezzi di coltivarlo
e perfezionarlo, e così superare le difficoltà per ben riuscire
nel porre in concordanza le felici organizzazioni col concorso
delle esterne circostanze necessarie. Quando ciò udirete, sa-
rete sorpresi del piccoHssimo numero di compositori ed ar-
tisti di merito in mezzo a tanta massa di persone che si
danno allo studio della musica: — e ciò sarà oggetto di un'al-
tra conferenza molto interessante per le norme che possono
stabihrsi rette nell'educazione preventiva e direzione da darsi
al talento musicale. Ad intendere quella è indispensabile che
ora io mi trattenga a dire come questo talento legato ad una
disposizione innata, cioè ad una condizione organica, e che
nello stato di natura non è che una semplice facoltà che si
rivela in tutt' i popoli e tanto, divinizzata, la civilizzazione ne
ha fatto un' arte ; e quest' arte seguendo il progresso della
civiltà moderna è giunta al più alto grado di perfezione : dirò
ancora quali sono queste condizioni organiche per le quali
si svolgono, si manifestano e si esercitano le facoltà fonda-
mentali di cui la potenza e l' energia costituiscono il talento
della musica fino a divenir genio.
Credesi generalmente che all' orecchio si deve il talento
della musica, si che per indicare un buono o cattivo com-
positore 0 cultore di musica dicesi un buono o cattivo orec-
chio. Questa credenza fu diffusa dai metafisici puri, i quali
credono spiegar tutto con le generalità che sono le loro idee
immaginose e prestabilite, mentre non spiegano nulla, anzi
producono un danno perché la maggior parte degli uomini
sono più facili di adattare il loro spirito alle generalità senza
faticar la mente, che alle idee di utilità pratica che vogliono
studii e fatiche. L' orecchio non è che l' istrumento che tra-
smette al cervello i suoni che raccoglie ; ma è il cervello che
li percepisce e li giudica, e che crea gli accordi e le melodie
che costituiscono la musica. Sicché per questo il talento della
I
musica non è mai in alcun rapporto colla finezza dell' orec-
chio. Il celebre Beethoven divenuto estremamente sordo molto
prima della vecchiezza continua a scrivere su di un porta-
foglio le note musicali che si presentavano al suo spirito.
. Quando egli ponevasi al piano, il suono che usciva da questo
istrumento non poteva giungere al suo orecchio per la sua
infermità, intanto percepiva quello che eseguiva col suo or-
gano interno cerebrale ed i movimenti dei suoi occhi ani-
mati indicavano V estasi e lo sviluppo delle idee melodiose.
Negli uccelli cantanti, il maschio e la femmina hanno egual-
mente il nervo acustico sviluppato e finissimo, ma non è che
il maschio che ordinariamente canta, perchè nel cervello di
questo v'ha una regione sviluppatissima, che non è per nulla
nel cervello della femmina. Però mi riservo dire tra breve
qualche cosa su la funzione del senso uditivo su cui la na-
tura ha voluto diffondere la più mirabile arte sua misteriosa,
enei quale si organizza l'elemento eccitatore esterno per la
funzione della facoltà superiore costituente il senso musicale
dell' armonia e della melodia.
Or se nel cervello sta la condizione materiale per cui si
svolgono quelle forze fondamentali che sono la base del ta-
lento della musica, quali sono queste condizioni e facoltà
primitive senza delle quali non v'ha grande genio musicale?
e sono esse sole sufficienti senza la combinazione di altre
facoltà energiche, e senza il concorso di condizioni esterne
a formare un grande compositore di musica, un gran can-
tante, un gran suonatore?
É indubitato, ripeto accennando ad altre ragioni che le no-
stre facoltà mentali, perchè diverse e spesso contrarie fra
loro si svolgono e si manifestano per mezzo di diverse parti
cerebrali, imperocché sarebbe assurdo dare ad uno stesso
organo nel medesimo tempo funzioni differenti. Le leggi delle
natura non sono create da certe metafisicherie: esse sono
sempre costanti. Se per l'acquisto della cognizione delle pro-
prietà della materia la natura ha dato apparecchi differenti
e speciali che sono i cinque sensi; perchè poi rinnegando
sé stessa, non avrebbe dovuto far lo stesso per le facoltà
mentali e pel cervello che in vero è un composto di tanti
— 390 —
ammirabili apparecchi? Io ho sempre lasciato ai metafìsici
e psicologi puri, che non conchiudono mai nulla pel" l'utilità
pratica delle nostre facoltà mentah, di farsi dello spirito un
personaggio che va passeggiando nel cervello, e che agisce
indipendentemente da quesf organo ; mentre veggo, e tutti lo
sanno, che una goccia di sangue esuberante nel cervello
manda a monte ogni facoltà ed ogni attitudine; anzi quando
veggo che mancando la condizione indispensabile o disposi-
zione energica organica, la volontà più ferma è impotente
non solo a creare il genio, ma anche a rendere viva ed attiva
la facoltà; percui non vi è massima pii^i volgare e sciocca
di quella che dice, volere è potere.
In somma qual'è questa potenza fondamentale, questa con-
dizione organica cerebrale elemento primitivo del talento della
musica '?
Un senso interno che non solo rende il nostro spirito sen-
sibile alla melodia, ma che può giudicare ed apprezzare il
rapporto trai suoni, e che può creare nel suo interno questi
rapporti, è la prima qualità che forma la base del talento
della musica, che verrebbe meglio detto come facoltà pri-
maria senso dei l'apporre dei ioni.
Questa facoltà di percepire i rapporti dei toni è indipen-
dente dalle altre facoltà cerebrali, quando può manifestarsi
energica e nei modi più variati malgrado la mancanza delle
altre potenze mentali, e viceversa nella sua massima fievo-
lezza o mancare affatto benché le forze più elevate della
mente sieno sviluppate e predominanti. Ciò è prova che de-
stinato en organo particolare nel cervello alla manifestazione
ed esercizio di questa facoltà, essa segue naturalmente la
energia della funzione del suo organo medesimo. E ciò spie-
ga ancora che precocemente questo senso può svilupparsi e
nel più alto grado nella fanciullezza prima che le altre po-
tenze apparissero, perchè la condizione organica addetta alia
sua funzione ha già raggiunto uno sviluppo preventivo. In fatti
Piccini, Mozart padre e figlio, Hatjdn ed altri già noti mo-
strarono fin dalla fanciullezza una grande passione per la
musica, od in breve il loro genio fece le maraviglie del mondo.
Non è qui opportuno di fare una descrizione anatomica e
— 391 —
fisiologica di quest' organo che con la sua funzione costitui-
$ce il primo elemento di percepire e di creare i concetti mu-
sicali; r ho fatta già più volte alla gioventù medica nelle mie
lezioni alla Università, alle Accademie e nei Congressi; ma
mi limito ad indicarne la sede nel cervello e nel cranio, che
la scienza ha già stabilito , e che nei grandi genii ognuno
può osservare molto sviluppato ed apparente. La sede a-
duiique dell' organo del senso dei rapporti dei toni è la
parte o circonvoluzione cerebrale che poggia su V angolo
esterno del piano orbitario, elevandosi e mostrandosi ester-
namente per più di un pollice in una prominenza a forma
di cono troncato immediatamente al di sopra dell' angolo e-
sterno di ciascuno occhio (n.'^ 32 della Jlg. (1)) ed allun-
gandosi molto verso le tempie; o pure elevandosi a forma di
piramide fino al mezzo di ciascun bordo esterno anteriore
della fronte. Questa duplice apparenza dell' organo fa che la
parte inferiore della fronte si presenta larga e quadrata. La
prima conformazione si osserva in Mozart ; la seconda in
Jomelli. Insomma questa prominenza in complesso è molto
rilevante nelle belle ed armoniche teste di Rossini, di Bel-
lini, di Donissetti, di Piccini, di Haydn, di Meyerbeer, di
Mercadante, di Petrella, di Verdi, e dei grandi compositori.
Gali non si è ingannato di ritrovare 1' organo più sviluppato
negli italiani, nei boemi e negli alemanni, che nei francesi
e negli spagnuoli.
Ma questa facoltà dei toni che dà la percezione della gra-
dazione e dei. rapporti dei suoni, sola in azione può costituire
il talento della musica? Vi è mi' altra facoltà, che è un altro
elemento fondamentale ausiliario a costituirlo, cioè quella dei
rapporti del tempo che dà la percezione degli intervalli ,
delle misure, del ritmo. Queste due facoltà elementi primi-
tivi del talento musicale, secondo che una predomina su l'al-
tra, formano due generali varietà di genio; cosi che se la
funzione dell' organo dei toni predomina su quello del tempo,
la melodia forma il carattere delle note musicali, ma se pre-
( ) Nella indicazione d>ii numeri rappresentai! li gT indisi analomici degli organi
cM-ebvaii sul cranio veggasi la fig. a pag. 294.
— 392 —
pondera il tempo vi si scorgono in preferenza le regole del|
ritmo e 1' armonia. È tanto indispensabile per la musica un '\
energico e perfetto senso del ritmo e delle misure, che ognu-
no si sarà accorto sovente, che malgrado un buon senso
musicale, mancando quello del tempo si confondono tutte le
misure nella esecuzione. E credo che di siffatti musicisti non
vi è penuria.
Al lato interno dell' organo dei toni si presenta nella fronte
quello dei rapporti del tempo in una prominenza allungata
in sopra (/^. 31 della Jig.) : e spesso questa si osserva in
un solo rilievo unita a quella dei toni in ciascun lato.
Oltre di questo carattere generale che informa il talento
della musica , la sua combinazione con le altre faeoltà ne
costituisce il gusto e 1' impronta propria particolare nella
varietà immensa delle composizioni musicali e delle esecu-
zioni istrumentali , come or ora verrò a notare. Però per
questo, ricordo di aver detto di far prima qualche cenno su
la destinazione dell' organo dell' udito , non come base del
talento della musica, che non lo è, ma come mezzo nel quale
si organizza 1' elemento eccitatore per la funzione delle fa-
coltà superiori del tempo e del tono.
Nel 1. voi. del mio Trattato di Frenologia, fo le seguenti
osservazioni :
« La struttura anatomica dell' organo dell' udito dà ragione
delle sue funzioni di trasmettere al cervello le impressioni
sonore ; così che 1' orecchio è pel senso della musica come
r occhio è per la pittura ; cioè una delle condizioni per cui
la facoltà superiore deve apprendere i rapporti dei suoni tra-
smessi. Per lo che le funzioni dell' organo dell' orecchio deb-
bono essere in armonia con le leggi fisiche delle vibrazioni
sonore dei corpi, e quindi suscettibili di quelle immense va-
riazioni che debbono formare l' elemento moltiplice all' eser-
cizio della facoltà superiore, sul quale essa fonda le sue crea-
zioni melodiose.
« Le fibre nervose sensitive e motrici che concorrono alla
azione del meccanismo dell' udito interno spiegano la ragione
delle diverse qualità sonore che s' imprimono in ispeciali
parti di un organo generale. Io per questo ritengo come sole
- 393 —
primarie qualità del suono il tempo ed il tono, che V appa-
recchio acustico è destinato a trasmettere distinte agli or-
gani del cervello, onde questi, ciascuno per sé, ne apprez-
zino le relazioni ed i rapporti. Ma dove si magnificano, si
modellano e si modificano siffatte qualità^ sonore, onde ven-
gano così variate trasmesse agli organi delle facoltà che ne
fanno elementi per le loro elevate funzioni ? L' eccitabilità
dell' apparato nervoso uditivo può spiegare tutta la moltipli-
cità dei fenomeni acustici. Ivi la seguen;:^a delle impressioni
di cui incessantemente 1' una segue prima che la precedente
si estingua , e le quali variano per gradi secondo la varietà
graduale delle vibrazioni , costituisce 1' elemento tempo. Il
tempo adunque si rappresenta nel nervo acustico per la forza
compressoria che vi s' imprime nel variar dei suoi gradi in
analogia di una speciale facoltà superiore che ne apprezza
e ne feconda le relazioni. E questa stessa forza compresso-
ria costituisce il tono, altra distinta qualità sonora, quando
nel variar per gradi accennando insieme alla rapidità di suc-
cessione dei suoi impulsi dà la distinzione della grossezza
od altezza del suono , distinzione percepita ed apprezzata
nei suoi rapporti da particolar facoltà della mente. Il tempo
può considerarsi per lo udito, come lo spazio per la vista;
ed il tono differisce dal suono come il colore dalla luce.
« La durata delle vibrazioni sonore sì nei loro gradi che
nelle loro successioni se può considerarsi come altra qua-
lità primaria del suono, è per me ancora un attributo o qua-
lità distinta del tempo. La intensità del pari che rappresenta
la gradazione specifica dell' altezza o grossezza dei suoni è
il peculiare attributo del tono. E per questo la concordanza
del tempo e del tono nella sensazione acustica costituisce il
ritmo musicale , che naturalmente vien fissato nella conso-
nanza della ritmica eccitabilità dell'apparato uditivo » (1).
Pare adunque dimostrato che per sentire l' emozione delle
armonie e melodie musicali, e per essere cultore dì musica
fino a renderne elevato il talento, è indispensabile che l'or-
gano dei toni {n. 32) pel primo sia convenevolmente svi-
ci) MiRAGLiA, Trattato di Frenologia, Voi. 1., pag. 539 e seg.
— 394 —
Juppato. Con disposizione contraria non solo si resta indif-j
ferente ed insensibile alle note musicali, ma vi si mostri
a\^'erso. Ma queste buone disposizioni non sono affatto suf-
ficienti senza una retta istruzione ed un esercizio convene-1
vole. É vero che l'istruzione non crea le facoltà, e non fa
nulla se queste sono deboli o mancano ; ma le svolge , U
dirige e le rende feconde quando i loro organi sono bene
sviluppati. Ciò è la ragione per cui nelle città dov' è l' istru-
zione musicale sorgono dei buoni musici: nelle campagn(
perchè questa manca, malgrado le più felici disposizioni na-
turali , esse sono perdute per 1' arte : al più non può dive-
nirsi che un buon cantante del villaggio. Eppure l' istruzione
e r esercizio non rendono nulla se non sono messi in opera
neir età convenevole, affinchè gli organi che debbono essere
messi in azione possano fortificarsi e modificarsi per rag-
giungere la perfezione della specie d' arte musicale a cui fan
tendere le condizioni che la natura vi ha assegnato.
Intanto le modificazioni più variate si vedono nel talento
della musica pel concorso dell' azione di altre facoltà. Per
questo concorso si fissano e rendono perfetti i diversi ge-
neri di musica.
Neil' esaminare quindi queste differenti modificazioni pel
concorso dell' azione delle altre facoltà, può farsi una delle
più semplici divisioni, cioè distinguersi i musici in compo-
sitori ed in esecutori ; e questi in cantanti ed istrumentisti.
Senza la conoscenza esatta delle facoltà speciali che concor-
rono a dare la giusta direzione ad un eccellente senso mu-
sicale e propriamunte a quel genere di musica a cui si è
disposto , r istruzione fallisce, come abbiam detto di dimo-
strare in altra conferenza.
Incomincio dagli strumentisti.
I suonatori d' istrumenli non solo debbono essere dotati
degli organi della musica e del tempo, ma pure di una grande
agilità dei muscoli sottomessi agli ordini della volontà ed
insieme e più della facoltà della tattilità {n. 25). In vero a
quest' ultimo senso , che dimostra la fina delicatezza nella
sensazione del tatto, è che deve l' artista la distinzione delle
differenze più impercettibili nelle vibrazioni dì ima corda o
— 395 —
Della resistenza di una molla d' istrumento ; e per questa fi-
nezza di sensazione egli varia e modifica fino all'infinito il
suono che tira dal suo istrumento. Doveva per questo essere
grande la delicatezza del tatto nei celebri suonatori come in
Ballìot, Paganini, Talberg, Lillo ed altri molti.
Di un' altra condizione per far variare considerevolmente
i suoni lian bisogno i suonatori di strumenti a vento ; cioè
di un torace ben conformato.
Con tutte queste buone condizioni si riesce a nulla se lo
istrumentista non sta in continuazione di esercizio ; perchè
i muscoli che si mantengono in quiete, perdono l' attitudine
ad eseguire con precisione e con rapidità gh ordini della vo-
lontà ', e la tattilità non esercitata si svolge torpida e grossa.
Lo strumentista che manca della facoltà della musica è un
semplice esecutore artificiale che esegue senza intenderlo
quello che gli si presenta, formando sovente la disperazione
dei maestri che battono la musica ; e di siffatti suonatori ve
ne sono molti, e le Signorie loro lo sanno.
La qualità principale di un capo d' orchestra sta principal-
mente nel far buon uso della facoltà del tempo di cui deve
essere fortemente dotato. Dev'essere ancora provvisto di
quella dei toni per guidare insieme alle misure i gradi dei
suoni. Osservate i compositori che battono l'orchestra, quanta
mimica e potenza mettono in tutt' i movimenti del loro corpo
e della loro fisonomia. Posso citare Mercadante e 1' esimio
Lauro Rossi.
io non sono né un compositore di musica, né un esecutore,
ma come fisiologo , per quel che ho detto, sono guidato a
fare un' osservazione , alla quale voi tutti di senso squisito
e di logica induttiva certo converrete nel considerare 1' at-
tuale metodo di molti di suonare il piano , elevando disgu-
stosamente le mani e le braccia e battendo sui tasti impe-
tuosamente. Come può andare di accordo questa violenta
commozione muscolare con la delicatezza della tattilità per
tirare dall' istrumento suoni melodiosi ed armoniosi ? Io non
intendo questa materia ; ma non posso rinnegare il principio
fisiologico tecnico ; anzi lo posso confortare con un detto che
ricordo di avere udito da un maestro celebre che molti di
— 396 —
voi avrete certo conosciuto, lo sventurato maestro Lillo. Egli
fu demente sotto la mia cura ; ed avendogli un giorno do-
mandato , mentre divinamente toccava il piano malgrado la
sua follia, perchè non muoveva quasi mai i pedali : mi fece
la risposta più savia del mondo, cioè che il piano ed il forte
veramente stavano nelle sue dita, perchè se quelli servivano
a smorzare o elevare i toni, con le dita ne regolava i gradi
e le misure. Ed in vero le sue dita correvano con la rapi-
dità dell' elettrico su la tastiera svolgendo angehche melo-
die, ma tenendo quasi immobili e fermi polsi e braccia. La i
tattilità adunque con la celerità della forza muscolare con-
centrandosi nelle dita si mostrano certo più squisite che quan-
do si disperdono per tutt' i muscoli delle braccia.
Nella danza che si esegue per mezzo della musica la con-
dizione principale dev' essere una felice azione muscolare ,
e vi deve più di tutto prevalere 1' azione del tempo. I dan-
zatori nella scena, se non sono dotati della facoltà della mi-,
mica (n. 21), e dell' equilibrio {seg. ?J per dare ai loro mo-
vimenti più energia, più agilità, più grazia, non saranno che
mediocri artisti. Per questo talento si sanno delle danze dei
greci e romani le meraviglie, tanto bene ora riprodotte dai
francesi.
Nei cantanti tutte le qualità sopracennate debbono insieme
concorrere, ciò che difficilmente e raramente avverasi; e per
questo sono in meno numero gli abili cantanti che gli stru-
mentisti. In fatti il cantante deve possedere in più alto grado
la facoltà dei rapporti dei toni e del tempo, ed insieme nei
muscoii tutta l'agilità e forza degli strumenti a fiato. Essendo
il laringe l'organo principale del cantante fa d'uopo che esso
sia bene organizzato, e che non produca alcuno ostacolo ad
una chiara e perfetta pronunzia. Il cantante che non pronun-
zia bene la parola, o cerca di esprimersi in una lingua stra-
niera, malgrado la sua bella voce, non solo dimostra di man-
care di gusto e di sentimento, ma converte il canto in un
solfeggio, perdendo inoltre il prestigio di far intendere il con-
cetto musicale.
La facoltà della mimica {n.° 21) dev'essere molto svilup-
pala ed esercitata nei cantanti drammatici, già dotati delle
— 397 —
buone qualità indispensabili della musica, condizione sola
per raggiungere un giusto merito. Tutte queste combinazioni
rendono rare tali celebrità. In vero, dove rinvenire così spes-
so delle belle espressioni del gusto più squisito musicale
unito ad un timbro sì armonioso di voce, e ad un vasto torace,
elle resero celebri Lablache, Fedor, Taccliinardi, Malibran,
Crisi, Rubini, Tamburini, Fraschini, Patti? In questi l'organo
della mimica è bene sviluppato, esso appare alla parte su-
periore anteriore e un poco laterale della testa. I cantori e
cantatrici dotati pure di bella voce e del talento della musi-
ca con insufficienza della facoltà della mimica, vi lasciano
ben freddi in un momento di ammirazione, sì che il loro
canto, non ispirato, rassomiglia piuttosto ad un suono di
strumento che agli accenti di un essere che sente e pensa.
Quando gli organi della musica insieme a quello della mimica
sono sviluppati come nella testa del Lablache, della Pasta,
della Malibran, della Grisi e d' altri celebri, le loro voci s'im-
possessano dei vostri sentimenti elevandoli fino all' estasi.
Il riconoscere ed il guidare il genere di canto a cui natu-
ralmente si è disposto, è ben difficile quando le norme della
speciale istruzione non sono fondate sulla nozione delle varie
qualità necessarie a poterle svolgere e convenevolmente eser-
citare fino a portarle alla perfezione.
Eccomi giunto a' compositori. Essi non han bisogno né di
agilità muscolare, né di un forte torace, né di una buona
voce ; ma bensì di una perfetta e speciale organizzazione ce-
rebrale, per mezzo delle cui funzioni sorgono i loro lavori.
Il senso della musica sebbene energico senza il concorso
attivo di altre facoltà intellettuali, non può elevarsi al di là
della composizione di un walzer, di una polka e di ben de-
boli armonie; ma unito al predominio dell'azione di speciale
facoltà superiori vi dà quel genere di composizioni musicali
maravigli ose, per cui vien fissata la natura del proprio genio.
I compositori di musica adunque oltre di un potente senso
dei rapporti dei toni e del tempo, debbono essere primamente
ed indispensabilmente dotati delle superiori forze mentali del
calcolo (n.° 28) e dell' ordine {n.° 29), e di un forte senso
deìV educabilità e perfettibilità {n. 22 e 30) per cui da essi
— 398 —
si crea e si apprende il contropunto. Queste forze speciali
della mente, che come tutte le altre fondamentali sì svolgono
per mezzo di singole partì cerebrali, si rappresentano nella
regione inferiore e media della fronte, così clie quelli nei
quali siffatte condizioni predominano, dimostrano facilità ad
istruirsi e ad istruire, si eccitano a continui lavori, ed alcuni
di questi si spingono a conoscere ed apprezzare quello che
han fatto gli altri prima di essi; per cui la loro musica
mostrando della scienza vi fa scorgere lo 'studio accanto al
genio, come in Weber, Mercadante, Lauro Rossi.
Questo senso dell' educabilità unito ad un precoce sviluppo
del senso musicale si svolge non raramente nei fanciulli ; e
quando non si sa profittare di questa felice manifestazione
preventiva della natura guidandola con norme di farvi con-
correre l'azione di altre facoltà, ma vi sì prodigano adula-
zioni, queste sono fatali al loro genio.
Il talento della musica nei compositori si presenta di ge-
nere differente non solo pel predominio dei rapporti dei toni,
0 di quello dei rap)porti del tempo come di sopra ho accen-
nato, ma veramente per la facoltà diversa superiore dalla
quale è sestenuto. In vero se sì esaminano le teste dei celebri
compositori che presentano molto sviluppato l' organo della
musica, differente forma si vede nel resto del loro capo,
cioè a ciascuno vi si rappresenta l' indizio organico d' un
predominio di facoltà diversa; ed in fatti a quest'ultima cor-
risponde il genere delle loro produzioni musicali.
Questa legge della combinazione e concorrenza delle fa-
coltà in azione, per cui in ogni genere di operazioni mentali
la varietà è conseguenza necessaria nello svolgimento dei
genii di qualunque speciC;, si osserva costantemente e facil-
mente nel talento della musica: ecco perchè la varietà delle
produzioni porta sempre l' impronta del proprio carattere.
Così, per es., se al genio musicale concorre un energico
senso della poesia Cn.° 19), o talento poetico pel quale la
mente corre rapida al bello, al magnifico, al sublime, al-
l'estetico, si hanno facili improvisazioni musicali specialmente
liriche, e drammatiche. Chi non conosce la facihtà di Doni-
zetti nelle sue cento musiche, di cui per molte egli scrisse
— 399 —
i versi ^^ Gii indizii anatomici manifesti nella sua bella e vasta
fronte sono in armonia col genere sublime delle sue produ-
zioni music a ìi.
Coloro per cui l'organizzazione della testa presenta ancora
il concorso di un forte senso religioso {n." 14), pel quale
la mente corre al rispetto delle cose buone e grandi, si oc-
cupano di preferenza di musiche di chiesa e di musiche
antiche.
Le facoltà affettive, per cui lo spirito può elevarsi dall' emo.
zione all' estasi , unite in predominio al senso del talento
musicale, danno musiche appassionate ed affettuose. E se
alcune speciali di esse come l' istinto della propria difesa
{n° 5), e l'elevato sentimento dello spirito d'indipendenza
{n." 10) dominano la mente del compositore, le musiche
guerriere che ne sorgono eccitano alla gloria, e dominano
gli impeti delle battaglie.
Se il compositore trascinato dal senso erotico {n° 1), non
sa elevarlo a sentimento delizioso dell' animo, ma è spinto
per natura ad abbassarlo fino a senso brutale, non può ti-
rare dal suo genio che le vituperevoli Belle E lene e le oscene
Figlie di madama Angot.
L'organo del senso della costruzione o delle arti { n. 9),
se è necessario pei buoni costruttori di strumenti musicah,
pei compositori produce che le loro musiche abbiano una
ricca istrumentazione; ciò che si osserva più neha organiz-
zazione deha testa di Rossini che in quella di Bellini.
Potrei citare molti esempii; ma mi limito a questi due
grandi genti che ho nominati. Ecco il collega di Gali, amico
mio e maestro, dott. Fossati, or ora tolto alla scienza dalla
morte, come dice di Bellini e Rossini da lui personalmente
conosciuti :
« Bellini , r autore del Pirata, deUa Sonnambula, della
Norma, che riunisce all'organo della musica {n.° 31 e 32)
l'organo della benevolenza (n." 13) eccessivamente svilup-
pato, fece sempre della musica espressiva, patetica, dram-
matica, ove r affetto, la pietà, la disperazione han bisogno
di un interpetre, e vi fece delle cose maravigliose. I suoni
amentevoli o passionati avranno già rimbombato nella sua
^ 400 —
anima prima eh' egli avesse potato pensare all' effetto che'
essi dovevano necessariamente produrre su gli altri. Per le
ragioni della sua organizzazione, io credo che le sue com-
posizioni si portarono sempre piuttosto sul canto e la me-
lodia che su la istrumentazione e 1' armonia.
« Io non dico che un motto per Rossini. La sua enorme
testa mostra che egli riunisce in sé tutti gli organi, tutte le
qualità per fare un genio straordinario. Lo sviluppo laterale-
anteriore della sua testa spiega la grande estensione ch'egli
ha dato alla musica istrumentale pel teatro. La facoltà del
linguaggio {n." 33) molto energica in lui, spiega coni' egU
abbia potuto applicare il suo talento alla lingua francese
senza mai mancare alla prosodia. Se la musica deve ancora
subire qualche riforma, io non so ammettere che lui che
sarebbe stato capace d'intraprenderla. Noi ritorneremo forse
un giorno alla semplicità dell' antica musica, che non esclu-
de i progressi che l' arte musicale ha fatto finora » .
Noi aggiungiamo che venendo dopo Rossini qualunque do-
tato di una pari felice organizzazione cerebrale, da questi
la musica potrà subire grande riforma. Ma Dio non crea
siffatti genii che in Italia; per cui a ragione esclamò degli
italiani l'astigiano poeta:
« Fervide, ardite itale menti
« D' ogni alta cosa insegnatori altrui. »
Prima di conchiudere sono portato a fare due gravi ec
interessanti osservazioni. In prima ognuno può persuadersi^]
che il talento della musica volendo molte condizioni di facoltà
superiori bene sviluppate ed educate per elevarsi a genio,
combinazioni ben diffìcili ad avverarsi spesso, la natura noi
è molto prodiga a creare i genii musicali; i quali diventano!
ancora più rari per la mancanza sovente delle condizionij
esterne necessarie e per la maldiretta e falsa istruziono del
senso musicale. E per questo ognuno da se può scorgerej
che per chiunque dotato del talento della musica è fatua cre-
denza di volere imitare per divenire un Bellini, un Rossini,
(1) Fossati, Queslions philosofiques, etc.
— 401 —
un Meyerbeer, un Auber, ecc., perchè per divenirlo si do-
vrebbe avere le medesime condizioni cerebrali , e la natura
non forma mai identiche organizzazioni. E dove vi fosse pure
la tendenza all'imitazione, questa spiega che il compositore
è dotato di varie di quelle condizioni cerebrali che lo spin-
gono à quel genere di musica che cerca imitare, perchè l'imi-
tazione non solo istruisce ma eccita il proprio genio; per
cui le sue composizioni se portano impronta di quel genere
non cessano di mostrare — la propria specialità del ca-
rattere. Però dove questa manca o è debole, il loro talento
non può dar luogo che a mediocri imitazioni. Or poiché que-
ste condizioni in natura sono diverse, il genio che ne sorge
segue la felice organizzazione propria. Ecco perchè i genii
che si succedono avendo la impronta del proprio carattere,
ed avendo sempre riguardo alla condizione dei tempi, non
sono da riguardarsi, né meno né più sublimi di quelli che
li hanno preceduto, o che li succederanno. La musica ha
progredito colla civiltà; ma ne ha seguito pure i vizii? Ne
tratterò in altra conferenza.
Spero che la seconda ed ultima osservazione che vado a
fare avrà la vostra indulgenza, o gentili che avete avuto la
pazienza di essermi stati cortesi di attenzione. Perchè del
pubblico che sente musica specialmente nei teatri, spesso
parte applaudisce fragorosamente, altra tace, ed altra senza
misericordia fischia ed urla al minimo incidente, ad un'inezia?
La critica e la censura delle composizioni ed esecuzioni
musicali per essere giuste, bisogna che si sia, oltre del ta-
lento della musica, dotato di energiche facoltà intellettuali,
specialmente della causalità {n° 35) e del paragone (n." 34),
elementi dell' analisi e della sintesi , vero spirito filosofico,
con concorrenza dello spirito caustico {n.° 20). Or di questi
ingegni si felicemente organizzati, che possono dare giusta
sentenza delle rappresentazioni musicali, sono ben pochi, e
le loro censure si leggono piuttosto scritte: dimostrandosi
nei teatri molto circospetti ed indulgenti. Il resto del pub-
blico, il quale certo non può avere la medesima sublime
organizione, della quale pur troppo la natura si mostra avara,
giudica solo con 1' emozione più o meno gradita prodottagli
26
— 402 —
dall'esecuzione musicale; e poiché questa parte del pubblico
per lo più alla ignoranza della diffìcile e divina arte unisce
un certo vano orgoglietto, applaudisce, ma più fischia per
imitazione, e cosi per darsi l' aria di conoscere quello che
0 mal sente o non intende. La moderata e ragionevole di-
sapprovazione, e l'indulgente incoraggiamento, in tutte le
produzioni dell' ingegno, dimostrano vivamente la serietà di
un pubblico civile, intelligente e sensibile.
É facile conchiudere adunque, che per divenire buon com-
positore e buono esecutore di musica, bisogna che dalla
natura siasi provvisto di una favorevole e speciale organiz-
zazione, la quale però senza una opportuna istruzione non
può produrre che povere mediocrità; mentre al contrario
con istruzione ben diretta e preventiva il genio musicale si
svolge in tutte le sue belle forme, e crea nella mente e nel
cuore umano con le sue melodie, sempre nuove angeliche
delizie di paradiso.
^K ^-vcit O ^ /a> y «^"^A C 7"^ l^L^*^^ ^^<^^^*^7 ii i^
— 40S
L'ASIMETRIA DEL CRANIO E DEL CERVELLO
^^Ti^S^Jg--^-
A pag. 356 e seguenti di questo volume fu riportato il
rapporto freniatrico legale su V. Clausi, estratto dagli Atti
di questa R. Accademia Medico-chirurgica (1) . A qualche os-
servazione (2) fatta sulla proposizione che 1' asimetria del
cranio e del cervello influisce sui disordini delle facoltà men-
tali, risposi allora che non credo si possa opporre, che un
organo qualunque e massimamente quello del sistema cere-
brale, che presenta nella sua forma e nella sua massa ano-
malie, S3 possa funzionare nello stato fisiologico non possa
non ritenersi come facile più degli altri normali a cadere in
uno stato di funzione pervertita; e si badi che io parlo di
disposizione e non di causa.
Ora desidero meglio spiegare il mio concetto.
Dico nel rapporto, che nel delinquente dì cui si discorre,
trovasi una disposizione ( non causa ) fatale alla pazzia ,
cioè nella asimetria del cranio che rappresenta la forma
e la massa in tutto ed in ciascuna sua j^aiHe del cervello
che ivi si accoglie. I due emisferi di esso sono spostati ,
sicché uno sporge meno in corrispondenza della gobba fron-
tale. Ma oltre di tanta asimetria fra i due emisferi notai
un'altra condizione materiale importantissima non solo di-
sponente alle disordinate funzioni del cervello in generale ,
ma a certe date forme di alienazioni, e che tanto bene con-
ferma quella del capo di questo sciagurato folle, e l'espe-
rienza d' innumerevoli altri fatti^ per lo che io aggiungeva :
— le piarti posteriori cerebrali sono inolio predominanti
in volume ed in larghezza su la regione frontale ; sicché
quesf uomo considerato fisiologicamente, è più V uomo degli
(1) Resoconto delie adunanze e dei lavori della R. Accademia medico-chirur-»
gica di Napoli, 1875, pag. 24.
(2) Ivi pag 102,
istinti e delle fantasticherie su cui fonda tutti i suoi giudizii
che r uomo intelligente e della ragione, ecc.
La maggior parte degli alienisti, per non dir tutti, pongono
gran valore in queste condizioni predisponenti.
In quella discussione si citò come tipo d' intelletto sublim
e di genio la testa asimetrica di Bichat, tacendo d' innume
revoli folli per asimetria del cranio. Ma non fu Bichat, copian
do Haller, uno dei primi che ammise disporre l' asimetria dell;
testa alla pazzia, ciò che fu combattuto da Spurzheim ? (Ij
Però non so se Bichat che morì giovanissimo (di anni 33
avrebbe con quel capo asimetrico potuto resistere a grano
sventure. E poiché torna molto a proposito piacemi qui ri
portare quanto già dissi al riguardo dell' asimetria del crani
in altra mia opera, e proprio sulla forma della testa com
causa della follia.
Suppongono gli antiorganologisti che i frenologi pretendon
ravvisare nella sola forma della testa la predisposizione ali
follia; e Pine! e Fodere (2) dal respingere siffatta supposi
zione, che ad essi pure appartiene, han citato ancora osser
vazioni di teste presso che simili di conformazione appai
tenenti ad uomini alienati ed a sani d' intelletto.
Intanto in sospetto della loro medesima opinione gli aliel
nisti e massime Esquirol, misurano le teste dei folh, e
fermano su la conformazione in generale del cranio. Quesl
supposizione, contraria ai principii della fisiologia del celi
vello, non si ritrova per niente negli scritti di tal dottrine'
Solo alcuni autori, tra i quali Haller e Bichat, considerane
come causa della pazzia l'ineguaglianza degli emisferi de
cervello. Ma Gali e Spurzheim, prima della osservazione d
Pinel e Fodere, già avevano ciò rifiutato, riferendo dei fati
di deformità della testa d'individui che invece di presentaf'
disposizione alla follia erano anzi dotati di talento straordi
nario. E Spurzheim cita al proposito la testa del medesim
Bichat. Io protrei notare varie osservazioni, ma mi limito
far noto che posseggo un cranio di donna, molto deforrrii
nei due lati, senza che costei avesse mai patito nell'intelletto
(1) Spurzlteim. Observations sur la folie, p. 164.
(2) Fodere. Dii delire, f. II § 345.
— 405 —
Noi consideriamo il cervello come una parte organica, e
quindi soggetto a tutte le condizioni degli altri organi. Or se
gli altri organi possono cadere ammalati qualunque sia la
loro conformazione , lo stesso può avvenire del cervello.
Intanto vi sono certe parti della macchina in taluni individui
che possono incorrere in speciali malattie : così certi polmoni
possono essere disposti alla tisi, e certi individui all' apoples-
I sia, ecc. ; del pari può dirsi che se certi cervelli sono più
disposti a cadere ammalati , certe conformazioni possono
disporre a particolari alienazioni. Né però per questo può
dirsi che quelli che hanno tale disposizione incorrano asso-
lutamente nella malattia, come quelli che non 1' hanno non
, vi possono inciampare.
' Intanto taluni pretendono di presentare fatti contrarli senza
avvedersi che questi loro fatti poco numerosi e che insieme
inon spiegano le loro supposizioni, sono per precipitata in-
i dazione male osservati, e che se sono stati notati con preci-
pitazione per nulla contraddicono i prìncipii della fisiologia
del cervello. Ecco come parla Spurzheim dei fatti da Esquirol
i raccolti col fine di essere opposti alle osservazioni dei fre-
nologi. « Pretendesi d'insinuare che la collezione dei busti e
« dei cranh che Esquirol ha fatto alla Salpetrière è in oppo-
M sisione colle nostre osservazioni. Il dott. Gali ed io ab-
« biamo veduto questa eccellente collezione; Esquirol ce l' ha
«mostrata colla sua compiacenza abituale. E giusto dire
« che tale collezione sorpassa tutto quello che in simile ge-
« nere siasi fatto finora, ed è da desiderare che facciasi altret-
« tanto in tutte le case dei folli. I dettagli sono preziosi, e
« meritano di essere comunicati al pubblico dal medesimo
« Esquirol. Dichiaro solamente che non abbiamo veduto né
« appreso niente che sia contrario ai principii della fisiologia
« e patologia del cervello. I busti degh individui che erano
:( stati affetti da alienazioni parziali presentano evidentemente
;< i segni che noi in tutti gli altri abbiamo rinvenuto. Così la
:( natura non fa eccezione alla Salpetrière, e chiunque desi-
dera contraddire le nostre osservazioni non deve inventare
supposizioni per poterle rifiutare. Se vuoisi osservare senza
prevenzione, ed imparare a conoscere le condizioni organi-
— 406 —
« che delle manifestazioni dell' anima e dello spirito e com
« parare il vero senso delle nostre asserzioni colla natura
« non si dirà più che le osservazioni fatte alla Salpetrièr(
« e le nostre sono esenzialmente differenti e contraddittorit
« le une colle altre » (1).
E Sparzheim aveva ragione. Esquirol antifrenologo misu
rava le teste dei folli e ne conservava i cranii, e li presen
tava ai frenologi per le loro lezioni. Così scrivevami il dott
Fossati allievo e collega di Gali a 27 ottobre 1866: — « Co
« nobbi Esquirol nel 1820: egli era medico alla Salpetrière
« ospizio per le donne ahenate; ma egli aveva inoltre um
« stabilimento suo particolare nella rtie de Buffon dove stav;
« di casa, che visitai con lui in questo tempo. Dopo la morti
« di Gali (1828), non potendo io più servirmi della sua col
« lezione, Esquirol m' imprestò alcuni cranii coi quali potè
« seguitare a fare i miei corsi di frenologia (2).
Or valutando l'applicazione della fisiologia del cervello alk
studio delle alienazioni mentali, non sarà negletta la confor
mazione della testa in generale ed in particolare nel rintrac
ciare la causa prima della follia. Su di ogni 100 menoma
niaci io ho rilevato 80 che offrivano grandi prominenze era
niche nella regione degli organi di cui le funzioni erano per
vertite.
Ed ecco ora come il Nestore degli alienisti francesi, Briern
de Boismont si esprime sulle mie ricerche statistiche del ma
nicomio di Aversa per 1' anno 1867. « L' autore diviene natii
« ralmente a ricercare i rapporti dello stato delle lesion
« delle facoltà col grado apparente degli organi cerebi*ali
« egli constata che in 109 hanno offerto il predominio di un;
« sola parte delle quattro regioni cerebrali, su 846 alienati
« e 737 quelle delle regioni combinate. In ambo i casi 1(
« regioni degli istinti e dei sentimenti, hanno grandementf
« prevalso. Questo predominio è stato principalmente rimar
(( cato negU istinti, ed al contrario molto meno nelle facolli
« riflessive » (3).
(1) Spurzheim. Observations sur la folie, p. 170.
(2) Bollettino] del manicomio .e CapodichiiioJ, 1875. Appendice' , Lettera de
doli. L, A Fossati al doli. Miraglia. Lettera n. XVL p, 85.
(3) Aunales mèdico-psjchologiques de Paris, mars 186».
- 407 —
Il dott. Belhomme in un suo lavoro pubblicato nel 1824
ricomparso con altre osservazioni nel 1845, nota 83 volte su
100 folli la deformità del cranio più o meno rimarchevole:
e lo ha ripetuto in altro suo scritto nel 1875. Ora io doman-
derei, su 100 cranii di forma asimetrica quante volte si è
trovato il normale esercizio delle facoltà cerebrali *? Invito
gli oppositori d' indicarmene una cifra se non rimarchevole,
almeno minima.
Infine tutti gli ahenisti, ritenendo influire la forma della
testa su la pazzia, ne misurano i diametri e le curve, e non
v' è manicomio che non abbia un gabinetto di cranii di folli.
Perchè conservarli se non vi si scorgesse una certa singola-
rità nella forma e nel volume, oltre delle lesioni che vi rin-
vengono ?
Mi piace conchiudere presentando le figure tratte dalle
fotografie di tre idioti e di otto teste di monomaniaci orgo-
ghosi: il sincipite posteriore del cranio di questi ultimi è di
una elevazione e larghezz^a straordinaria, per quanto è pic-
cola la regione frontale, e specialmente dei primi. Posseggo
il cranio di un suicida i cui centri delle ossa parietali sono
così sporgenti da sembrare due semiuova, con un diametro
fra essi di 16 centimetri, mentre la fronte bassissima non è
larga che di 9 centimetri. Sotto questa regione ( n. 12 della
figura ) corrispondono le circonvoluzioni cerebrali , per le
quali si manifesta, secondo i frenologi, il senso della precau-
zione, che pervertendosi diventa dubbio, sospetto , paura ,
incertezza, disperazione, ciò che costituisce la Hpemania sui
cida per causa di organizzazione viziosa e predisponente. Mi
servo di questo cranio nelle mie lezioni. Eccone la figura
tratta dalla fotografia.
— 408 —
Cranio di un suicida
Fi£. 1."
'^'/i.luj k_
Idiozia.
Fiff. 2.* e 3.'
Francesco Paolo Mesci dì Cliieti dì anni 14 fu accolto nel Manicomio di Avei-
sa ai 9 giugno 184!), e vi morì ai 14 marzo 1846. — La testa imbalsamata fa parte
di quel museo patologico al n." XI.
La circonferenza del cranio è di poli. 15, e poli. 2 l' altezza dell' osso frontale .
Michele Errico di Oria in Otranto, fu accclto nel manicomio di Aversa ai
29 ottobre 1844, e vi morì ai 18 dicembre 1845, La testa imbalsamata conser
vasi in quel Museo patologico al n.« XLL La circonferenza del cranio è di
cilici 13, e di pelici 2 1' altezza dell* osso frontale-
La testa d'un fratello di costui del pari idiota, di anni 20, fa parte del
medesimo museo a n.» XLU. La cavità sinistra del cranio e molto più granda
della destra ( Annali Fren. Mal., Voi. II pag. 147 ).
— 409 -
Fis. 4.
QuesL* duplice figtua rappresenta la mancanza totale della fronte. Questo
idiota a nome Salvatore d' Angelo di Montefalcione fu accolto nel manicomio
di Aversa ai 19 agosto 1864. Eia alto piedi 3 e poli. H, con circonferenza di
poli. IS alla base del cranio, e dell' età di anni 20. Morì dì cangrena a 2 dic-
embre 1863, ( Ann fren Mal., Voi. VI, pag. 86 )
Mano-mania orgogliosa con delirio di grandezza e di superiorità.
Fis. 5.
-l'C^NJ.
Luigi Pellegrino, nato uel settembre del 1772, dimorò per dieci anni nel
grande Ospedale degV Icurabili di Napoli ; ed aperto il manicomio di Aversa
nel maggio del 1813 , fu uno dei 400 folli che vi passarono e vi restò fino al
— 410 —
7 luglio 186S in cui morì di apoplessia, di età dì 93 anni. L' unico che nel
raanicomii del mondo a^bia dimorato negli Ospìzìi per 63 anni '. Egli era prete:
immaginava di essere imperatore del mondo, padre del padre eterno, e credeva
sempre di far leggi umane e divine: delirio di superiorità e di orgoglio che in
lui nianifestossi sino alla morte. — La curva dal foro acustico al sincipite po-
steriore largo ed elevato presentavasi di poli, 6, 8.
Dove si auderebbe a pescare la causa prima di questa singolare follia e di
quelle che in continuazione io noto, se non nella viziosa organizzazione del
cranio e del cervello, quando si visse vita sì lunga?
Il cadavere imbalsamato ha fatto parte di quel museo patologico Ano al 1871,
essendo stato poi mandato vandalicamente al cimitero. Sicché ora non è stalo
più quel museo accresciuto di un cranio, non rimanendovi che le 118 leste quasi
tutte da me preparate, e che io vi lasciai nel 1869, comprese quelle due o tre
teste, di cui i preti ora si servono a farne mostra nella chiesa per ricordare ai
fedeli la morte e l' inferno.
Fig. 6.
Padre Andrea di Montesano, sacerdote cappuccino, fu accolto nel manicomio
di Aversa , dell'eia di anni 34, ai 2S febbraio 1818. In corso di tanti anni della
sua dimora nel manicomio , ha sempre mostrato il delirio ambizioso di credersi
papa non solo, ma che Dio nella creazione dei cieli siasi servito della sua opera.
Egli robustoe sano di corpo mostra volere durare lunga vita. — La curva dal
foro acnslico al sincipite posteriore cjel cranio molto largo è dì poli. 6, 3.
— 411 —
Fig. 7.
0 i,0
Ruggiero Petrella fu accolto nel manicomio di Afersa ai 18 ottobre 1837
neir età di anni 31. Dominato da un ostinato spirito d' indipendenza crede tutti
inferiori a sé. Ora (1869) una certa debolezza nella facoltà e lieve incoerenza
d'idee lo accosta alla demenza. Tuttala regione sincipitale è straordinariamente
elevata, essendone la curva presa dal foro acustico di poli. 6.
Fig. 8.
Raffaele Stellato pervenne nel manicomio di Aversa ai 25 norembre 1845 ,
— 412 —
neir età di 41 anno. La sua festa presenta una di quelle organizzazioni viziose
per cui le facoltà cerebrali non possono svolgersi e manifestarsi che nel disor-
dine e nella esagerazione. La curva dal foro acustico al sincipite posteriore è
dell' enorme estensione di pollici 7 e mezzo. — Immagina di essere principe
reale e parla a tutti con alterezza ed insulto. Egli si firma: — « Raffaele Stel-
lato, Cavaliere di nascita, Duca di « Brindisi, Principe Borbone, Principe del
« Regno delle due Sicilie, figlio del fu Antonio Stellato e della fu Luigia Bor-
« bone Principessa Duchessa di Brindisi e Regina del Regno delle due Sicilie,
« consorte del fu Ferdinando 1 Borbone ; Arciduca di Spagna, di Castro, della
« Gran Toscana ecc. ecc. » {Annali fren. Hai. Voi. Ili, pag. 66).
Fig. 9.
Gennaro De Dominicis fu sorpreso da follia nel 1827 nell' età di anni 22; fu
accolto nel manicomio aversano ai 17 maggio 1839. Portava la testa alla ;
immaginava di essere ora Pietro Metastasio od altro scienziato e letterato, ora
generale e potente. Morì di antrace cangrenoso ai 31 maggio 1864. Il sincipite
posteriore del cranio è di una estensione rimarchevole essendone la curva, dal
foro acustico di poli. 6, 4. La testa imbalsamata fa parte di quel museo pato-
logico a n° Lll.
— 413 —
Fig. 10.
3C 4^
AO 4i
Gaetano Caracciolo del Sole nato in Napoli da nobili genitori fu accolto Del-
l'Ospizio Fleurent ai 13 agosto 1831, dell'età di 38 anni, evi morì di bronco-
polmonite cruposa, dopo di avervi dimorato 42 anni, agli 11 agosto 1873. Vi
pervenne affetto di monomania orgogliosa immaginando di essere Napoleone
Cristo o persona grande; e con incoerenza d'idee, sicché i suoi discorsi erano in-
comprensibili, malgrado che tutto intendesse e che fosse atto ad eseguire crua-
lunque servìzio.
La fronte era stretta, deprossa e fuggente in dietro ; e la curva dal foro acustico
al sincipite posteriore estremamente alfa e larga è di 17S mill. ( Bollettino del
Manicomio Fleurent^ anno 1876, pag. 118; Modulo n." 1 ).
Fiff. 11.
ao
Giuseppe Stigliano di Tolve in Basilicata, fin dalla fanciullezza presentò di-
sordini mentali , sicché sì fu costretto di recluderlo dell' età di 13 anni nel
Manicomio Fleurent a 10 dicembre 1867. presentando lipemania eoa frequent
— 414 —
accessi maniaci. Poiché migliorato alquanto fu dai parenti ritirato ai 28 marzo
del seguente anno 1863, Ma vi fu ricondotto agli il settembre 1873 con delirio
clamoroso che alternavasi con accessi lipemaniaoi. Morì di tabe cerebrale a l.«
novembre 1874. Tutta la regione superiore posteriose del capo predominava su
la regione anteriore. = ( Bollettino, ecc. anno 1877. pag. 107 ; Modulo. n.° HI)
Fig. 12.
La testa di cui presento le linee oltre quelle anomalie cbe possono ben valu-
tarsi di avere avuto molta influenza sul carattere dell' individuo, e quindi su
la specie della follia
Giovanni Aversa Spinelli fu di carattere irritabile e temperamento nervoso ;
celibe e militare, e senza potei'e assegnare la causa che diede origine alla sua
pazzìa, divenne risosso e didito ai ilguori ed alla venere; ed in quest' epoca
ebbe un duello per cui riportò ferita al capo, Intanto nello Stabilimento Fleu-
rcnt a 25 dicembre 1873, dell' età di 41 anno, presentò loquacità con allu-
cinazioni ed accessi furenti e tendenze offensive. Morì di bronco-polmonite agli
Il di febbraio del seguente anno 1876. La larghezza e sporgenza della parte
superiore posteriore, e trai temporali, dan ragione in questo cranio, delle tendenze
ad abusi istintivi, per cui poi della mania con impeti infrenabili ( Bollettino, eco.
anno 1878, pag. 152; Modulo, n.» IV).
Con tali forme di testa in fine se non si è disposto ad alie-
nazioni speciali ed alle idozie, io non saprei dove potrebbe
andare a ritrovarsi una disposizione manifesta più facile di
questa alla pazzia. E per questo negli studii e nelle indagini
di si terribile malattia del cervello non bisogna trascurare,
come non mai si è negletta, la conformazione della testa
in totalità e quella delle sue parti.
— 415 ^
IVOTA. del dottor Biagio G. Miraglia, intorno allaprio-
rità di alcune sue osservazioni di anatomia, Jìsiologia e
patologia del cervello.
I.
Nel Pìirenological Journal di Edimburgo, n. 35, 1846, il
celebre dottor Webster dice di aver rinvenuto in un gran nu-
mero di cervelli di folli gli esiti dell' infiltramento sieroso
bella pia meninge, sebbene non avesse indicato in quali spe-
cie di alienazioni mentali. Però prima di Webster io nel 1843
nel Giornale medico-storico-statistico del manicomio di Aver-
sa che io scriveva, giornale freniatrico che ha preceduto tut-
ti gli altri di simil natura che uscirono ed esistono in Eu-
ropa, specialmente in Italia aveva già pubblicato quando se-
gue . « Noi non sappiamo comprendere come malgrado tut-
« te le condizioni morbose , nelle quali ordinariamente il
« cervello dei dementi si trova , non siasi posta attenzione
« su r infiltramento sieroso della pia madre: infiltramento
« che talune volte mentisce il rammollimento della sostanza
« cerebrale, e quasi dovrebbe sempre riguardarsi qual posi-
« ti va cagione delle lesioni suddette. Benché malagevole sia
« il riconoscere 1' infiltramento sieroso della pia madre, al-
« quanta attenzione nella disecazione del cervello dei dementi
« agevola tale discoprimento. Intieramente tolta 1' aracnoi-
« de , si osserva la piameringe di colorito non normale e
« molto lucida ; ed in varie parti l' infìltrameno occupando
« la sostanza cerebrale a cui tale membrana si attacca , la-
« scia delle caverne generate da infiammazioni locali con per-
« dita della sostanza medesima ». ( Giornale-medico-st ori-
co-statistico, Voi. 1, pag. 193. Aversa 1843 ).
Intanto sono nel grado di riconfermare, che le posteriori
mie osservazioni per circa 30 anni su molte e molte centi-
naia di autopsie di cervelli di folli riferite nelle mie opere
mi han fatto determinare maggiormente di ritenere l' infiltra-
mento sieroso della pia meninge un esito fatale della demen-
za assai più che nelle forme di pazzia ; così io prima di We-
bster aveva posto attenzione su questo fatto importante di
patologia cerebrale, e pubbliaato fin dal 1843.
— 416 —
Osservazioni si numerose , elemento positivo ad induzioni
di analogia con le molteplici manifestazioni dei disordini delle
facoltà della mente, mi han fatto stabilire non essere la na-
tura delle lezioni che sj ritrovano nel cervello dei folli che
dà luogo e determina la forma e specie di alienazione men-
tale, ma bensì è la natura e la specie della facoltà lesa. La
natura ed il grado dell' alterazione materiale del cervello in
tutto ho in parte, che dà ragione dello stato delle funzioni
di quest' organo, non determina che solo lo stato ed il grado
di disordine di quelle facoltà , nella natura delle quali e ri-
posta la specie di follia, come ho detto. Cercherò di dimo-
strare in appositi lavori in continuazione di altri miei già
pubblicati, che 1' anatomia e patologia del cervello come or-
gano delle facoltà mentali, senza nozioni precise e profonde
di una buona filosofìa delle nostre facoltà, di cui la manife-
stazione e r esercizio han luogo nelle funzioni di un organo
che anatomicamente considerato in armonia della sua desti-
nazione non è organo unico ed omogeneo ma un complesso
ammirabile di apparecchi, che sfugge solo a chi si ha formato
una idea strana dell'anima, dello spirito e della mente, cioè
r idea d'un personaggio che passeggia a sua volontà nel ce-
rebro, in fatto di anatomia, fìsologia e patologia costui spac-
cherà il cervello a dritta ed a manca come una forma di cacio,
darà un valore bastardo alle lesioni che ritrova, dirà di non
averne rinvenuta alcuna, per poi conchiudere ad una subiet-
tiva alterazione dell' anima e dello spirito nella pazzia; con-
chiusione certo tanto antilogica quanto quella del miope che
pretende vedere con la lente del presbite : insomma si for-
merà una idea incomprensibile delle facoltà della mente e del-
la follia.
Dopo aver detto, ciò di passaggio, vengo a notare un altro
fatto di cui r osservaziQne prima è pure a me dovuta, anzi
in senso più esteso e preciso.
II.
I signori Frizsch e Hitzg credono di avere stabilito che la
convessità anteriore del cervello è motrice e la postieriore no:
— 417 —
e ciò han verificato con esperimenti di eccitazioni elettriche,
e vivisezioni. {Archio.f. Atiat. Phtjs. ond Wissens med. 1870).
Le osservazioni di questi autori non potevano che condurli
a ravvisare in generale ed in grosso nei lobi anteriori l'o-
rigine o sorgente delle funzioni motrici. Essi qui si sono
arrestati; ed han perduto di vista la fisiologia cerebrale in
una unicità di azione delle diverse forze mentali, senzienti
e motrici; ciò che io fino da molti anni or sono svolsi nel
seno dell'Accademia medico-chirurgica di Napoli, e che cosi
riassumo: — Essendo noto che tutte le fibre componenti in
gran parte il cervello addetto alle funzioni motrici e senzienti
sono né mobìli né sensibili fino all' incrociamento di esse
nel midollo allungato, ma bensì semplici conduttori, è natu-
rale che la volontà qual più elevato attributo delle facoltà
intellettuali, specialmente delle riflessive, che risiedono in
un ordine di fibre speciali nei lobi anteriori e quindi nella
sostanza grigia di questa regione , non può che da questi
e per questi spingere i suoi ordini; sicché essa volontà al-
lora agisce come lo stimolo più energico. Ecco perchè le
fibre motrici che formano ancora parte di ciascuna di tutte
le circonvoluzioni cerebrali e cerebellari non possono essere
che semplici conduttori di qualunque stimolo che partir puote
dai lobi anteriori. Intanto essi nelle loro osservazioni han
trascurato specialmente i corpi striati, o megho gangli su-
periori del cervello, ed il cervelletto nelle loro condizioni,
cioè i primi come apparecchi o nuclei raccoglitori ce/i^r^pe^t
dei movimenti volontarii , ed il secondo come regolatore
esecutivo di questi movimenti ad esso consegnati e cosi
divenuti centrifughi (1): e del pari non han posto mente ai
talami ottici, o meglio gangli inferiori del cervello o ap-
parecchi sensiferi. Limitandomi per ora a questa generalis-
sima osservazione, per riservarmi di trattare in p^i^uito (2)
sulla fallacia ed inconcludenza delle vivisezioni e dello ap-
(1) iMraglia, Tratiato di frenologia applicala ecc. voi. 1, pag. 68 — Na-
poli 18S3.
(2) Si vegga la mia conferenza falla poi a 5 seliembre 1882, coatro la vivi-
seiione, nella Società Zoofila napoletana.
27
— 418 —
plicazioni elettriche per riconoscere le speciali funzioni del
cervello come organo delle facoltà mentali, senzienti e motrici,
e che con beh altre osservazioni che ci offre la natura in ar-
monia di logiche induzioni possono queste facoltà riconoscersi
e determinarsi nelle loro origini e manifestazioni primitive,
torno alla esposizione della seconda parte di questa Nota.
Diciotto anni prima degli esperimenti di Frisch e Hitzg ,
cioè nel 1852 in una mia lunga memoria letta nell'adunanza
dei 27 settembre di quell'anno nell Accademia medico-chirurgi-
ca di Napoli, aveva già dimostrato con prove di ogni natura
partire dalle circonvoluzioni cerebrali la impulsione motrice,
e ne trascrivo qui alcune righe della suddetta mia memoria-
premiata e stampata negli Atti Accademici, non che del Rap-
porto della Commissione composta dai professori Vulpes, Sal-
vatore de Renzi e Barbarisi. Levo dalla memoria: — ■« Da quan-
to ho esposto posso conchiudere che nelle fibre encefaliche che
sono in connessione colle fibre motrici del sistema periferico si
opera la impulsione volitiva dei movimenti, e nelle fibre che
sono in comunicazione colle sensitive si compiono gli atti
operativi della sensazione ; e che per eseguirsi queste fun-
zioni non è indispensabile la totalità delV encefalo , essendo
esse già qualità generali di ciascuna sua parte. » {Rendi-
conto delV Accademia medico-chirurgica di Napoli, Voi. VI,
pag. 127; 1852),
Nel su citato rapporto della Commissione, dopo largo rias-
sunto della memoria, è da notarsi il seguente dettato: — « Il
« Gali considera le fibre che hanno origine nella sostanza
« grigia dell' encefalo come rafforzamenti alle fibre prove-
« nienti dalla midolla allungata, limitandosi ad assegnarle
« il medesimo carattere fisiologico. Il Miraglia ha spinto oltre
« le sue ricerche, offrendo un vasto campo al progresso della
« dottrina psicologica e fisiologica, quando distingue il ca*
« rattere fisiologico delle fibre che sorgono dalla sostanza
« grigia encefalica da quello delle fibre che si partono dalla
« midolla allungata , in quanto che le prime sono isolate
« e non oltrepassano il perimetro del cervello , mentre le
« seconde, sono in connessione di continuità colle fibre pe-
« riferiche, e quindi in relazione col mondo esteriore. Per lo
- 419 —
« che assegnando alle prime un carattere fisiologico specia-
« le, ed alle altre attribuendo le qualità generali, ogni cir-
« convoluzione viene ad essere un aggregato di siffatti tre
« ordini di fibre e dotata di una facoltà primitiva, non che
« degli attributi generali di sentire e di trasmettere le im-
« pulsioni motrici. »
« E più appresso nel rapporto si legge : — Di più avendo
« r autore osservato che le lesioni dei movimenti volontarii
« possono essere conseguenze di lesioni di ciascuna parte
« encefalica, e che sono più profonde in ragione che le al-
« terazioni si approssimano alla midolla allungata, stabilisce
« contro Fleurens, Magendìe ed altri moderni, che la facoltà
« dei movimenti non appartiene solo al cervelletto, ma è un
« attributo generale ed intrinseco di ciascuna parte di tutto
« r encefalo. »
E più oltre : — « Da tutto r esposto 1' autore conchiude ,
« che in ogni circonvoluzione per mezzo delle fibre conver-
« genti della sostanza grigia si svolge una facoltà speciale
« e primitiva della mente, e che per mezzo delle fibre che
« sono in connessione colle fibre motrici e senzienti del si-
« stema periferico si compiono gli atti operativi della sen-
« sazione e dei movimenti volontari. » {Rendiconto dell'Ae-
di, cademia medico-chirurgica di Napoli. Volume IV, fase.
« IV, 1852.)
E conchiudo che tutto questo è ampiamente svolto nel 1.
libro del mio Trattato di Frenologia applicata, ecc., pub-
bUcato nel 1853, ed in altri miei lavori.
Napoli, settembre 1873.
{Giornale della R. Accademia di medicina di Torino, Serie 3. Voi. 14
pag. 353 e seg. )
DELLE
Disposmom mun o coivoizionii FREmoioGicHE
INDISPENSABILI PER GLI STUDII DELLA FISIOLOGIA DEL CERVELLO
come di ogni altra scienza, letteratura ed arte
PROLUSIONE al te^-zo corso di frenologia pronunciata
ai2i dicembre 1873
C'est dans ma nature de prendre le bien
ou je le trouve, et d' attaquer toujours
de front le prèjugé et l'erreur.
Gall, Sur les fonctions de cerveau^ etc
T. V. p. 49.
L'attività ed il moTimento che in questa seconda metà del
secolo XIX si operano nello spirito umano sono la espressione
di quella impulsione novella che il soffio della natura infonde
nell'intelletto degli uomini onde questo slanciandosi in tutte le
direzioni, abbracci quanto gli è dato comprendere, e si elevi
alla dignità che lo distingue e gli appartiene , e corra così
prodigiosamente la via del progresso. L'agitazione incessante
dei popoli e l' inquietudine delle menti distinte indicano un
malessere generale che avrà termine quando una buona orga-
nizzazione sociale sarà compresa nella sollecita soddisfazione
dei bisogni morali dei popoli : febbre morale e politica che
non è che un bisogno di giustizia.
Ma verrà questo tempo nel quale non si avrà nella terra
che un solo popolo ed una sola legge? Era novella e sospi-
rata per l'umanità in cui il talento, il genio , l'intelletto , la
sapienza avran parte della direzione suprema dei pubblici affa-
ri ? Vedendo pur troppo come le forme di governo, di legisla-
zione, di religione, di commercio, di educazione e d'istruzio-
ne , d' industria ecc. cangiano sovente , e si trasformano e
cercano di stabilirsi su basi novelle, è da predirsi un per-
fezionamento finale dell' umanità per quanto il consentono le
condizioni della sua natura. Ma raggiunto questo dopo tante
^ 421 —
lotte, vi si manterrà stabile e perenne ? E come raggiungere
ciò, se l'organizzazione dell'uomo non può sottrarsi alle in-
numerevoli condizioni fìsiche e morali che la modificano ?
Tra gU ostacoli che si oppongono all' andamento del pro-
gresso ed alla riforma delle istituzioni sociali sono principal-
mente l'interesse materiale o personale dei diversi membri
della società, interesse che il mal governo dei nostri giorni
cerca sventuratamente di eccitare e far prevalere sui senti-
menti morali : sono ancora l'ignoranza e la falsa o mal diretta
educazione , sorgente di malvage passioni , di egoismo , di
pregiudizi , e di dispotismo che crea la schiavitù e spinge una
parte di uomini ad opprimere l'altra : e l'altro , e forse più
potente ostacolo , perchè sostenuto dai precedenti , è la forza
dell' abitudine che cangia, modifica ed altera l'uso delle mi-
gliori nostre facoltà naturali, il giudizio e la ragione.
L^intelligenza adunque più vasta per le migliori disposizio»
ni naturali di una perfetta organizzazione del cervello, intral-
ciata e mal diretta in mezzo a sì funesti ostacoli , invece di
tendere allo scopo della natura diviene ingombra di pregiudizii
e cade in una semiidiozia o follia artificiale. Ed al contrario
è da intendersi che le più perfette istituzioni d' istruzione ed
educazione se correggono, modificano, perfezionano le facoltà
nostre, non creeranno mai un talento od un genio, né mora-
lizzeranno lo spirito umano dove le disposizioni naturali man-
cano o sono deboli.
Intanto per la tendenza dello spirito umano a migliorare
e progredire, uomini ben costituiti ed intelligenti si sono sem-
pre posti all' opera, e più ora vi si mettono per ricostituire
1' edificio del novello ordine sociale; però tutti quelli che pos-
sono trovarsi e per talento e per posizione di esercitare qual-
che influenza su gli uomini come legislatori, uomini di stato,
moralisti, istitutori, propongono il proprio piano e mezzi diffe-
renti. E per questo qualunque sia la capacità, di ciascuno in-
dividuo , neir applicazione delle sue idee o esita , o cangia
dì opinione, e niente o male intraprende. E ciò avviene, perchè
taluni servendosi delle antiche istituzioni , ed insieme delle
nuove senza comprenderne e considerarne l' andamento pro-
gressivo subito, e scorgendo per questo che le parti che pre-
tendono unire non si corrispondono, si arrestano, anzi ritro-
cedono a fronte di ostacoli sì insormantabili. Altri riformatori
non scorgendo a loro innanzi che precipizio e disordine, cer-
cano evitarli volendo, non importando come, che si ritornasse
alle antiche forme, senza riflettere, che il genere umano non
ritrocede mai essendo impossibile che riesista ciò eh' è stato.
Altri, al contrario, e questi sono i più e le maggiori pastoie
al cammino del progresso, non gettando neanche uno sguardo
al passato, anzi rifiutandolo , credono rifar tutto in fondo e
da capo , come se la natura umana fosse stata cangiata di
un colpo, ed avesse l' uomo perduto delle facoltà acquistandone
delle novelle, e senza avvertire che l'uomo ha avuto , ha ed
avrà, come ha avuto ed avrà sempre, due occhi, un naso,
ed una bocca, le stesse facoltà, se può modificarle, perfezio-
narle ed ampliarne i nuovi prodotti , cioè farle tendere allo
scopo a cui sono state dalla natura destinate.
La perturbazione e la confusione adunque di opinioni e di
principii è il risultato di tanta diversità di tendenze. E cosi
da per tutto si deviano i mezzi di stabilire le idee di giusto
e di libertà e di fecondarle nel cuore dell' uomo ; ed ecco
perchè, per es., in un paese si fa una legge per ogni minimo
avvenimento , ed in un altro si paralizza lo spirito umano
tra le balorde, paurose o furbe censure e la prigione ; quasi
da per tutto l'uomo uccide il suo simile senza motivo e senza
ragione: e nelle guerre gli uomini divenuti al di sotto di belve
e pecore sono condotti al macello come un vile gregge; ed
essi air ombra di una legge che hanno creato per legalizzare
il più mostruoso assassinio , dandogli il crudo nome di pena
di morte , che né emenda né corregge ; ad i quali indarno
cercano sotto la maschera di una toga soffogare la coscienza
umana, diventano giudici e carnefici. Ed a che dire delle lotte
sempre rinascenti e spesso feroci e sanguinose tra le stesse
forme di una religione , nella quale 1' uomo a suo modo si
crea Dio o almeno mandato da lui ì Ecco come da per tutto
confusione d' idee, agitazione ed incertezza degli spiriti non
solamente nella parte politica e rehgiosa , ma ora e più di
tutto nelle opinioni puramente scientifiche. In vero le vecchie
e le nuove dottrine si fanno scambievolmente la guerra. Così,
— 423 —
per es. , ia medicina si è veduto e si vede battere in breccia
contro una dottrina fisiologica sorta gigante da osservazioni
induttive, per dar luogo ad una vuota fisiologia delle funzioni
in massa degli organi, facile via per vagare nei vuoti ed oscu-
ri campi dell' astratto , e così all'omiopatia , all'idroterapia ed
a mille stravaganze. Una pratica ed esperienza sottratta al
lavoro dell' induzione, ma in connubio di precedenti metafi-
sicherie, creazioni d'immaginazione guasta, fa sbucciare certi
sistemi di medicina , per cader tosto e dar luogo ad altri
^simili. In filosofia non si contempla, come pel passato, che
lotte alterne trai diversi sistemi, per ristabilire poi quelli di
Aristotile e Platone, ed in fine novellamente riflut-arli e farsi
dai settari un amalgama dei diversi sistemi alemanni per far
sorgere la più vacua confusione a cui si è dato il nome di
eccletismo. E la frenologia o fisiologia del cervello, al dir del
Tommaseo, feconda di scienze assai, anzi base della scienza
dello spirito dagli indizi dei corpi, sta ancora a fronte agli
attacchi di avversarli , formidabili non per la potenza del
loro genio o perchè essi fossero della parte ael vero , ma
perchè occupano cariche pubbliche, e non capaci della virtù
di cominciar da capo, coltivano vecchie idee volgari comuni
agi' inscienti eh' è il più gran numero, e tanto più son mo-
lesti, che non potendo usare la ragione, si servono dell'in-
trigo per nuocere a coloro che li smascherano col propagare
la luce della verità. A ciò devesi che non pochi perchè ar-
rampicatisi a certe posizioni sociali credono già di essere
divenuti scienziati, letterati, artisti e quel che vogliono : pa-
rassito veramente funesto alla sapienza , alla morale ed al
progresso. ^
Ognuno è persuaso che ad evitare tanta confusione ed a
ricostituire 1' edifizio novello morale e politico della società
fa d' uopo ricercare i principii proprii ad ottenerne lo scopo
in quella filosofia che fa conoscere la natura vera e la sor-
gente delle tendenze e delle facoltà umane, e che indicando
le cause diverse che esercitano un' influenza più o meno po-
tente su le medesime facoltà, mette su la buona via gli studi
pei quali veramente sorge lo scienziato, il letterato e 1' ar-
^ Cl'^/ ' -^ v<J) e »^'^ a%^ A /^ (o. ^ .jp>^K^^ /CJ>. <^^^^ i ' '^^^ J
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— 424 —
tista, e quindi il moralista, il legislatore, il medico, il ma-
gistrato ecc.
Da questo breve preliminare è facile intendere che buona
filosofia è solo quella sui cui principii si fondano le norme
per fecondare, guidare, perfezionare le tendenze e le facoltà
nostre secondo lo scopo della natura ; diritta e sola via per
raggiungere il perfezionamento sociale pel quale 1' uomo é-
nato ed al quale sempre tende. Ora la istruzione e 1' edu-
cazione fecondate sui principii di questa filosofìa per la quale
le facoltà sono intese essenzialmente dipendenti dalla orga-
nizzazione, sarebbero infruttuose e produttrici di effetti con-
trarli e funesti allo scopo, se esse non riconoscessero nelle
condizioni materiali organiche le disposizioni innate delle fa-
coltà, cioè le condizioni materiali indispensabili del loro svol-
gimento, esercizio e potenza, per potere veramente dirigerle
e perfezionarle.
Ordinariamente si crede che il cervello sia un istrumento più
o meno acconcio alla manifestazione delle facoltà dell' anima,
e nulla più; e che questa anima indipendente secondo essi dal-
l' organizzazione ha insiti sempre in sé l' intelletto, la volontà,
la memoria, la immaginazione, ecc., come se essa fosse un
personaggio libero dominatore dell' istrumento materiale e
quelle fossero sue subbiettive qualità fondamentali. Questi parti
di fantasia origini di tanti bizzarri sistemi metafisici cadenti
sempre per dar luogo ad altri più strani , ingarbugliano ed
ar(P.e,stano sempre più le tendenze al progresso dello spirito
up[;ian9,^,j:^I;9],,yplentieri lasceremmo alla immaginazione guasta
e,.CQj:ro,t^,^r[f9fì?i? naaliziosa dei metafisici puri e dei teologi
i concetti che essi si han fatto di anima, di facoltà , d' intellet-
tp,,,,di, \;p,(9||f^,vf^Vì^?fc^^Pi^;?l^À^'^'Pi'i ^® ^^^^^ fosse che tali loro
(?Qi|9g^iirnj^jL]ijt,i ;(r^^fwes^i ,9f^4PC^rn{a%J9^lle menti umane le al-
^P^(WW%^i^f^M^ WMhi''\^rrpdi\^^^'^}m\ ^a loro asse-
— 425 —
tendenze , le facoltà morali ed intellettuali non potendosi cer-
tamente svolgere ed esercitare che per mezzo di condizioni
materiali indispensabili che sono il cervello ed il sistema ner-
voso che ne dipende e vi è in relazione, ne sorge la conse-
guenza logica, che la indispensabile organizzazione cerebrale
si in tutto quest'organo che in ciascuna delle sue parti co-
stituisce la disjjosi^ione innata alla speciale manifestazione
di ciascuna sua potenza, disposizione che naturalmente è ine-
rente alla più o meno normale, e più o meno energica fun-
zione dell' organo. La disposizione innata adunque è l'attitu-
dine di un organo alla sua speciale funzione che si svolge e
passa in atto^al compimento normale dello sviluppo di siffatto
apparecchio.
Passata in atto la tendenza dell'organo a funzionare, la ma-
nifestazione che ne sorge segue le leggi non solo della na-
tura e dei gradi di attività dell'organo medesimo, ma insie-
me degli analoghi agenti esterni che lo eccitano all'azione e lo
modificano. Così che un organo che modifica la sua unzione
all'azione d' interne od esterne condizioni speciaU sopra di es-
so , a quest' azione non risponderebbe se inerente a sé non
slv esse quella innata disposizione o tendenza a manifestarsi
in tutt"" ì proprii atti funzionali pei quali lo ha costituito la
natura.
Essendo adunque negli organi innate le disposizioni perchè
inerenti a speciali strutture di essi, una dottrina che accoglie
questo principio ineluttabile di legge della organizzazione, può
formare la solida base di una filosofìa vera la quale ricono-
scendo la origine e la manifestazione dellle facoltà nelle con-
dizioni materiali che le fanno esistere e correre alla loro sod-
disfazione, raggiunge lo scopo della natura che è il perfezio-
namento e progresso della umanità.
Ecco su quali basi è fondata la frenologia di cui in Napoli
andiamo a fare un terzo corso, non essendo stati mai noi pre-
ceduti da alcuno ; dottrina che si gU orbi che non possono
vederla , che i vanitosi che credono avversarla , non poten-
dola combattere, la deturpano per darsi Y apparenza di co-
noscerla; dottrina, dicevamo, che ha fatto in 50 anni progressi
itali che non han fatto le altre scienze in più secoli. Essa ha
— 426 —
influito immensamente sul perfezionamento delle istituzioni so-
ciali sebbene i molti che se ne sono serviti, ma spesso gua-
standola, lo nascondessero per darsi 1' aria d'innovatori.
Le funzioni del cervello e di ciascuna sua parte come or-
gano dell' anima, dello spirito e delle facoltà mentali formano
r oggetto della frenologia, e ciò sarà svolto ampiamente nelle
nostre lezioni ed in applicazione ai diversi rami dello scibile.
Ci si permetta ora di limitarci a qualche massima per rende-
re chiare le idee di questo nostro preliminare. Per la freno-
logia conosciuto che le facoltà della mente sono varie, diffe-
renti e talune contrarie tra loro, e l'una indipendente dall'al-
ra, pos-sono esse dividersi, secondo la loro manifestazione -
in fondamentali ed in astratte; le quali ultime non sarebbero
da considerarsi veramente come facoltà ma che sono modi di
essere o attributi comuni a più facoltà primarie e fondamenta-
li, o risultamenti dell'azione complessiva di più di questi. E
questa fisiologia del cervello lega alla funzione di questi or,
gani r origine e la manifestazione della qualità fondamentale
di ogni potenza della mente , escludendo la localizzazione
delle facoltà astratte , come i metafìsici mascherati da fisio-
logi , e questi gonfi di metafisicherie , hanno fin qui fatto.
Ed a confermare principii cotanto splendidamente stabiliti dalla
induzione sorta dalle osservazioni che la natura presenta sui
fatti che si svolgono dalle operazioni della mente umana , con-
corre la struttura anatomica del cervello e del sistema nervo-
so. Il cervello non è organo unico ed omogeneo agente in
massa nelle funzioni mentali, come ancora si ha da molti
contro il fatto la cocciutaggine di credere, ma un complesso
di più apparecchi ammirabili in ciascuno dei quali corrisponde
una disposizione particolare a funzione propria; cosi la mas-
sima che a funzioni e facoltà differenti debbono corrispon-
dere apparecchi materiali differenti, e che un istrumento non
può avere insieme manifestazioni funzionali moltiplici e spes-
so contrarie e differenti, spiega la natura e la varietà delle
potenze facoltative secondo le condizioni dei propri apparec-
chi. E ciò costituisce la varietà delle disposizioni alla ma-
nifestazione più o meno energica ed all' esercizio più o me-
no attivo di ciascuna di tutte le facoltà e loro risultati. Per
— 427 —
questo si spiega come si può essere disposto più all' eserci-
zio di una facoltà clie dell' altra qualora 1' indizio organico
corrispondente della prima sia meglio sviluppato e più attivo
dell' altro.
Ecco, o signori , come per una via corta ma retta siamo
giunti alla spiegazione del nostro assunto. Intanto le dispo-
sizioni di cui abbiam parlato non debbono sottrarsi né essere
rascurate nel dirigerle e perfezionarle, scopo precipuo dell' i-
struzione e dell' educazione. Non sapendo riconoscere né va-
lutare le felici disposizioni dei talenti e dei geni rivelate an-
ticipatamente in certi indizi particolari organici, oh, quante
menti sono avvolte nelle idiozie o spinte in intemperanti esa-
gerazioni ; sebbene sovente si vedesse che malgrado la re-
pressione 0 deviamento in cui si é tenuta la innata tenden-
za, questa sbarazzandosi di tutte le pastoie , e seguendo il
suo impulso irresistibile per le felici condizioni della orga-
nizzazione , si é visto il talento ed il genio per sé svolgersi
ed elevarsi.
Ora avvertite queste disposizioni o condizioni frenologiche,
possono le istituzioni della educazione e della istruzione, mes-
se nella novella via, anticipatamente menare la mente del-
l'individuo pel sentiero che largo la natura avevagli assegna-
to. Così che la conoscenza di queste norme é indispensabile
per gli studi di ogni natura per quanto vi sono indispensa-
bili le disposizioni naturali.
Intanto deviato lo spirito umano per la mancanza della
valutazione della propria tendenza, che non è quella eh' esso
vorrebbe che avesse, si arroga sovente, per raggiungere certi
fini, l'aspetto d' un sapiente, falsa luce ad ingannare le mol-
titudini insipienti. Ecco come spesso si vede sbucciar come
funghi scienziati, letterati, artisti, senza che vi fossero nati
ad esserlo, ma perchè solo atti a saper fare; crittogame della
società !
.Per questi principii adunque tanto uniformi alla natura non
si nasce solo poeta, ma si nasce pure e si diviene oratore,
matematico , astronomo , pittore , filosofo , medico , frenolo-
go ecc., quando le speciali ed opportune disposizioni organi-
che non sono né deboli né mancano.
— 428 —
Essendo infine queste disposizioni indispensabili per poter
r uomo avviarsi in quegli studii pei quali la natura lo ha se-
gnato, sarà discorso nelle lezioni che anderemo ad impren-
dere di ciascuna di queste disposizioni, e come si riconosco-
no per esercitarle e guidarle allo svolgimento ed alla mani-
festazione energica del proprio talento. Intanto non possiamo
mai fare a meno di delinearne qualcuno , limitandoci a se-
gnare le condizioni che vi vogliono per divenire frenologo.
e per sorgere filosofo.
Bisogna premettere che quando le condizioni materiali so-
no molto deboli o mancano per lo sviluppo e 1' energica ma-
nifestazione della facoltà, ne succede allora la qualità nega-
tiva, che si rappresenta non solo nella mancanza di essa fa-
coltà ma tìqW avversione. Così, la mancanza dell' istinto della
propria difesa, origine del coraggio, ha per qualità negativa
\3. paura', la mancanza della stima di sé su cui si fonda la
dignità personale e io spirito d' indipendenza, ha per qualità-
negativa una abbietta umiltà per cui si prostra il collo al pri-
mo audace che vi pone sopra il piede, e si fa idoli degli uo-
mini inetti e feroci : ed alla deficienza di una o più facoltà
intellettuali, come di quelle della matematica , dello spirito
filosofico, della musica, della poesia, della pittura, è naturale
conseguenza l'avversione per un esercizio di tali facoltà che
non si hanno.
Il primo segno adunque per riconoscere ia mancanza delle
disposizioni naturali si è la manifestazione della qualità ne-
gativa in una costante avversione in mezzo a tutte le circo-
stanze opportune di eccitamenti.
Ordinariamente ciascuna delle diverse scienze , lettere ed
arti è il risultato della combinazione di più facoltà energiche
in azione, perchè le condizioni di potenti funzioni organiche
a cui esse sono legate sono in armonia con opportune condi-
zioni esteriori che le fanno agire. Ecco perchè siffatte fa-
vorevoli combinazioni non sono comuni né sempre le stesse
in tutti gli uomini.
Laonde per divenire frenologo, cioè conoscitore della ori-
gine delle facoltà umane, della loro azione individuale ed in
combinazione delle altre, e dei loro immensi risultati, vi fa
— 429 —
d'uopo di nozioni speciali complesse di varie dottrine, e di
un grande spirito osservatore e d' induzione : ciò che non si
ottiene senza disposizioni naturali particolari ed analoghe con-
dizioni per isvol gerle, esercitarle ed elevarle a produttori di
utili risultati.
Chi non è stato adunque dotato dalla natura di un forte
spirito filosofico pel quale si valutano le potenze ed il grado
di ciascuna delle facoltà mentali nel concorrere secondo la
loro naturale destinazione allo scopo per cui l'uomo raggiun-
ge il fine della creazione e della società, ed insieme non può
trarre dalle osservazioni induzioni feconde, non sarà mai fre-
nologo. Ecco perchè la fisiologia del cervello come organo
delle facoltà mentali vuole forti studi di diverse branche dello
scibile, come fisiologia comparata, anatomia umana e com-
parata, conoscenza delle tendenze ed attitudini industriali del-
l' uomo e degli animali, sorrette e fecondate da quella filo-
sofia induttiva di cui abbiamo, accennato la essenza. Ecco co-
me una ÌFavorevole organizzazione cerebrale per questi studi
produce il frenologo che riconosce la sorgente delle forze del-
lo spirito nelle condizioni materiali indispensabili, ne svolge lo
sviluppo, e le dirige nelle loro applicazioni, ne calcola il va-
lore, i loro diversi modi di essere o attributi, in maniera da
stabilire in quali di esse forze sta la sorgente dei diritti, in
quali quella dei doveri, ed in quali l' origine della percezio-
ne e valutazione delle realità , e del giudizio e della ra-
gione ; e valuta ancora di queste forze la corrigibilità secon-
do lo stato degli organi per le funzioni dei quali esse han
luogo, per lo che le sa ponderare nello stato di uso normale,
nello stato di abuso o vizio , e nello stato di morbo ; e de-
termina i gradi di colpabilità più da' motivi interni che trasci-
nano a delinquere che dagli esterni che vi spingono; e nella
incorrigibilità di esse riconosce la irresponsabihtà.
Da ciò sorge chiara ed ineluttabile la induzione che aven-
dosi idea esatta delle nostre facoltà in tutte le condizioni na-
turali, si possono esse riconoscere senza deviazione , nello
stato di vizio e nello stato di morbo. Eppure senza aversi
sovente alcuna idea di siffatte nozioni , sì perchè vi manca-
~ 430 —
rono le disposizioni naturali, sì perchè non vi è stata l' oc-
casione di esercitarle, perfezionarle e fecondarle, si è voluto
percorrere una via per questo senza luce per la conoscenza i
delle malattie mentali. Come ravvisare e studiare la facoltà
malata se non si conosce nello stato normale? In breve, senza
gli studii della fisiologia del cervello, perchè non vi si è na-
turalmente disposto, non vi è studio di alienazione mentale.
Eppure sbucciano qua e là alienisti siffatti , che per dar ra-
gione della loro falsa e tardiva esistenza, credono combatte-
re la fisiologia del cervello senza conoscerla, o dicono saperla
per averne inteso dire, insomma la respuigono per quella
qualità negativa produttrice l' avversione, di cui è stata loro
prodiga la natura. È logico che il cieco nato neghi la luce,
ed il sordo i suoni.
Su disposizioni naturali ancora sorge il filosofo, perchè le
facoltà intellettuali non potrebbero dar luogo agli atti più emi-
nenti dello spirito se a funzioni di organi speciali non fossero
inerenti per la loro manifestazione ed esercizio.
Su le facoltà intellettuali, ma precipuamente su le superiori
che sono le riflessive e che costituiscono la ragione , cioè che
sono la sorgente della sintesi e dell' analisi, riconoscono la
prima origine le scienze filosofiche. Queste due ultime facoltà
producendo le idee dei rapporti astratti dirigono le altre po-
tenze della mente fino alla determinazione della soddisfazio-
ne dei sensi interni. Per una di esse, elemento dello spirito
sintetico, la mente va al positivo ed all'esattezza dei giudizi,
ciò che forma la sagacità comparativa. Per l'altra facoltà ri-
flessiva, sorgente dell' analisi, si produce lo spirito d' inda-
gine della dipendenza dei fenomeni e delle relazioni delle cau-
se ed effetti ; ciò che dà luogo alla penetrazione metafisica,
e per cui la mente corre all' astratto.
Quando queste due facoltà agiscono insieme in modo che
r analisi si comprende nella sintesi e la sintesi nell' analisi,
com' è naturalmente , si ottiene il vero spirito filosofico che
comprende insieme la penetrazione metafisica e la sagacità
comparativa , sorgente di scienze con utilità pratica. Ma se
una di esse due facoltà predomina su 1' altra si hanno diffe-
— 481 —
renti risultati, elementi ai due opposti sistemi filosofici, ai
quali si riducono tutte le varietà possibili di essi. In vero i
sistemi filosofici sorti dal predominio dello spirito sintetico
fan capo delle osservazioni ; e gli altri, che, dominati da un
esclusivo spirito di causalità, rifiutano il mondo materiale e
le condizioni corporee delle funzioni dello spirito, si eleva-
no a principii vaghi e generali per far sorgere da un mondo
ideale tutto ciò che esiste. Per lo che è chiaro intendere,
come generalità siffatte di sistemi metafisici che determinano
le leggi del mondo corporeo, come fanno i seguaci di Kant e
dei settatori trascendentali , da quelle di un preteso mondo
spirituale non possono trovare applicazione ad alcuna scien-
za e ad alcun' arte ; come al contrario pare che l' hanno gli
altri sistemi che per giungere alle astrazioni metafisiche ,
fan base dei loro ragionamenti le osservazioni, determinando
le leggi delle funzioni corporee senza uscire dai limiti del
mondo sensibile
Ecco come adunque secondo speciali disposizioni naturali
si è filosofo.
Del pari disposizioni speciali organiche a facoltà energiche
bisognano per divenire un legislatorCj un giudice, un archi-
tetto, un educatore, un compositore di musica, un pittore, uno
scultore, ecc.
Di tutto questo nel corso delle lezioni , che già anderemo
ad imprendere, estesamente discorreremo, quando di ciascu-
na delle facoltà cerebrali diremo intorno alla sua origine, alla
sua qualità primitiva ed ai suoi modi di essere o attributi ,
e tutte svolgeremo nello stato di uso normale, di abuso o di
vizio, ed in quello di morbo. Questo sistema renderà facile l'u-
tile applicazione della fisiologia del cervello ai diversi rami
dello scibile; così oggetto principale di tale applicazione fa-
remo la medicina e specialmente gli studi delle malattie del-
la mente e del sistema nervoso , la giurisprudenza , la le-
gislazione, la istruzione ed educazione , e la scultura e la
pittura.
L' argomento adunque è importantissimo; e noi, malgrado
la nostra limiatata intelligenza, ci sforzeremo ;di svolgerlo
— 439 —
alla meglio; e cominciate fin da ora, o Signori, a volere es-
serci indulgenti, come sempre verso noi siete stati, ritenen-
do le aride e disadorne idee che in questo discorso abbiamo
accennate, come un semplice annunzio delle jinteressanti ma-
terie che vanno ad essere oggetto delle nostre esposizioni.
L'ISTRUZIONE E L'EDUCAZIONE
E L'ARTE MALVAGIA
DI FARE IDIOTI E PAZZI
XVIll LEZIOKE DEL SECQND 0 CORSO DI KEDICIM MENTALE
Detta ai 24 Maggio 1873.
Nell'epoca in cai viviamo il mondo ritornando nel circolo di
quelle idee che lanciate dai grandi uomini di tutt'i secoli, non
comprese nei tempi di transazione e soffogate dal dispotismo
forte del connubio suo con la malizia sacerdotale, ora si di-
batte in mezzo alle pastoie per isbarazzarsi degli abusi delle
istituzioni che lo governano istupidendolo. Cosi le idee, i con-
cetti dei filosofi , riguardati un tempo come chimere, diven-
tano ora realità, cioè si trasformano in atti passando dall'a-
stratto al positivo. E tutto questo è quello che agita il mondo.
Da tanto lavoro progressivo dell'umanità, e che non è in
potere di chicchessia di arrestare, sono sorti dei nuovi inte-
ressi che domandano di essere soddisfatti, e ciò in presenza
dei rappresentanti degli interessi passati di una lurida casta
la quale si vede scappare dalle mani gl'immensi vantagi di
cui a spese della più degradante schiavitù intellettuale e mo-
rale abbrutita dei popoli, han fin'ora goduto.
1 nuovi interessi adunque si trovano a fronte degli interessi
antichi, i quali sebbene franti e rovesciati, si presentano loro
come ostacoli rovinosi. Già voi, o signori, sapete perchè i
sostenitori accaniti di questi ultimi, il clero cattolico, attacca
con furore che non perdona i primi che il progresso ha fatto
sorgere; e potete quindi comprendere perchè tutta la società
partecipa all'agitazione del prete tanto delle cose mondane in-
fatuito, ed ostinato a non volere apprendere, eh' è inipossi-
bile di far rivivere ciò che è stato,
28
Esso indarno si dibatte in disperati sforzi per far ritornare
un passato che lo lia fatto vivere di oscene pinguedini, per-
chè dovrebbe alfln capire, che indipendente dalla nostra vo-
lontà v'è una potenza occulta che regola la vita dei popoli,
delia umanità e dell'individuo, e ne fìssa i risultati. Chi non
sa che per questo così è nell' ordine morale ed intellettuale
come neir ordine fisico ?
Servendosi il clero cattolico dello spirituale e della religione
come turpe mezzo di dominio delle cose mondane, dovrebbe
alfìn persuadersi che il temporale a cui esso si oscenamente
rimase per tanti secoli abbarbicato, doveva naturalmente su-
bire le fasi ed in fine perire come tutte le cose materiali di
questo mondo.
Esso così rovesciato tenta l'ultima lotta impugnando un'ar-
ma insidiosa che tanto pel passato lo ha ben servito, l'arma
della propagazione dell' ingnoranza; così che si sforza di af-
ferrare r impero di una eunuca aducazione per le classi
della società.
Ma il progresso in cui l'umanità nel nostro secolo sì ma-
ravigliosamente cammina gh contrasta pretensione sì funesta.
E noi che siamo certi del m.igliore avvenire dell'uomo perchè
noi lo crediamo migliore di quello che certi moralisti e teo-
logi ce lo dipingono , e con noi tutti gti uomini veggenti e
virtuosi vedono troppo che dopo le scoverte della fìsica, della
chimica, della stampa, della telegrafia elettrica, del vapore,
ecc., r umanità esige nel nostro secolo un nutrimento intel-
lettuale e morale più confacente allo stato di civiUzzazione
e d'istruzione in cui siamo giunti.
La questione, se l'istruzione e l'educazione debbono essere
in mano al prete o al secolare, può essere risoluta solo dalla
scienza. Per lo che fa d' uopo esporre ciò brevemente e per
quanto è possibile con chiarezza , affinchè per noi si renda
più facile l'esposizione dei mali in cui le classi della società
vengono gettate da una malvagia istruzione ed educazione
della mente e del cuore dell' uomo.
Per stabilire con certezza e ponderazione a chi deve affi-
darsi la direzione della istruzione e della educazione dell'uo-
mo, bisogna in prima clie si esca dal vago e dail'indefìnito
— 435 —
d elle idee alle quali attaccano i vocaboli isiruzione ed edu-
castone^ confondendoli insieme. Ad ottener ciò è indispensa-
bile riconoscere la natura ed il valore delle nostre diverse
facoltà che insieme costituiscono l'essere umano; e cosi de-
terminare quali facoltà sono atte ad essere fecondate e nu-
trite dalla istruzione, e quali dall'educazione corrette e tem-
perate. La conseguenza logica è la risoluzione della questione
nel determinare a chi si spetta il governo e la direzione di
ciascuna delle facoltà umane.
Ha l'uomo facoltà d'ordine inferiore, istinti o tendenze che
ha comuni con gh animali ; ha facoltà che si appellano ai
sentimenti elevati o sentimenti morali ; ed ha le facoltà intel-
lettuali che sono quelle di percezione e di riflessione. E tutte
queste potenze della mente si nel loro insieme che ciascuna
in particolare, domandano di essere fecondate e dirette affin-
chè possano soddisfare lo scopo della loro creazione. E bi-
sogna conoscere che di tutte le facoltà nostre tendenti per
natura ad un fine utile , nessuna è cattiva o malvagia. Per
lo che erano i molti fatui o moralisti , i quali credendo es-
sere alcune nostre facoltà di lor natura viziose per V abuso
che può farsene, le condannano all'inazione e 1' annientano,
invece di frenarne l'intemperanza governandole e guidandole
ali' utile scopo a cui sono state destinate.
Intanto il clero cattolico si crede chiamato esso solo a que-
sta importante occupazione e fonda pretensione siffatta su la
corruzione ed immoralità spase nelle masse della società e
che esso attribuisce all' abbandono della credenza della fede
religiosa.
Gli uomini di tutte le epoche, si gli antichi che quelli del
progresso han riconosciuto che i rapporti tra l'uomo e Dio,
che è ciò che costituisce il punto capitale delle credenze re-
ligiose, debbono essere liberi: libertà in fine divenuta patto
fondamendale della civiUà moderna. Un culto esclusivo tac-
cerebbe Dio d'impotenza quando non potrebbe impedire tanti
differenti culti religiosi. Ma se ve ne sono tante forme , chi
ardirebbe negare che Dio lo vuole ? Chi può imporre che la
Divinità debba venerarsi ed adorarsi in un solo modo arre-
stando così i passi dell'umanità verso 11 perfezionamento ed
— 436 —
il bene sociale cui tende incessantemente lo spirito umano?
È un fatto della storia della umanità che le religioni seguono
i progressi e le trasformazioni della società, e che quelle che
ne arrestano i passi afferrando un dispotismo che fa onta a
Dio stesso ed alla natura, han fatto il loro tempo. Quel Dio
che credette ottimo essere 1' oggetto del culto degl'Israeliti,
fa sorgere in mezzo ad essi un altro culto che si stabilisce
su le rovine del primo. Il Dio della carità e della fratellanza
e del. perdono sottentra al Dio feroce delle vendette e del ta-
glione. E se ora questo culto cioè il cristianesimo, non é più
quello come sorse e come nei primi secoh, pare che dopo le
tante tentate sue riforme si avvii ad essere sostituito da un
altro più confacente ai bisogni della società, la quale certo ora
tanto progredita non può essere soddisfatta da un culto che
deviato dalle massime sante di porre V uomo in rapporto con
Dio, ne vuol fare un docile e stupido istrumento dei suoi in-
teressi mondani.
Per vedere se il clero cattolico può essere esclusivamente
scelto , come pretende,, a guidare l'istruzione e l'educazione
della gioventù , bisogna indagare quali sono i suoi titoli e
qualità che vanta per ben compiere questa importante funzione
sociale. Noi in brevi termini ne dimostreremo l'incompetenza
ed i pericoli che ne verrebbero alla società.
È vero che il ministro del culto nella sua qualità d' uomo
che ha tutte le facoltà può essere buono istitutore , ma qui
non è questione d'individuo, è questione del clero pretendente
di una missione ed occupazione speciale. In quanto a ciò un
secolo fa già Voltaire spiegava perfettamente nel dire:— « Un
« prete non dev'essere istruttore non perchè è prete, essendo
« sempre membro della società in mezzo a cui vive; ma per-
« che non può avere il tempo e la conoscenza pratica del-
« l'istruttore se egli deve compiere le funzioni ecclesiastiche.
« Un architetto, un astronomo, un meccanico sono nello stes-
« so caso ».
Ma noi vediamo da un altro punto di vista l'incompetenza
del clero a dirigere l'istituzione. Imperocché noi crediamo che
r istruzione e l'educazione debbono guidarsi a fare una società
che possa rendere feconde produttive ed utili le facoltà urna-
— 437 —
ne e quindi così fare una grande e potente nazione , e non
a fare una vasta cappucciniera gesuitica intollerante e semi-
idiota.
Ritornando su le nostre idee, osserviamo che le facoltà u-
mane possono ricevere quella coltura che si appropria alle
funzioni che la natura ha loro assegnate. Così che per le fa-
coltà intellettuali, per mezzo delle quaU si svolgono idee, si
giudica e si ragiona, e si acquistano le conoscenze delle reah-
tà e delle astrazioni, il vocabolo istrusione deve assolutamente
applicarsi. Per questo l'istruzione consiste nella trasmessione
, delle conoscenze da uomo ad uomo, da generazione a gene-
razione, e di perpetuare le scoverte, le invezioni utili, e di
disporre e spingere le facoltà a nuove creazioni.
Le facoltà affettive che sono ben differenti delle facoltà in-
tellettuali, quantunque alle operazioni di queste ultime dive-
nissero elementi, non sono produttrici né d' idee né di giu-
dizi, ma si manifestano per certi speciali loro modi di esse-
re cioè d'impulsioni e di emozioni; e che sono veramente i
primi motori delle azioni, per cui non sono per nulla atte al-
l'acquisto delle cognizioni umane. Essendo soggette esse al-
l' impero delle facoltà intellettuali , queste sole possono di-
rigerle e temperarne la soverchiante energia, privilegio esclu-
sivo deirintelletto umano. Così che questa guida che consiste
nell'esercizio abituale di alcuni atti e nella repressione di certi
altri, ha lìyocoihoìo. educazione, di cui lo scopo, ognun ve-
de, é tutt'altro di quello della istruzione. E poiché le facoltà
intellettuali e le facoltà affettive possono agire di concerto non
solo, ma le une possono essere eccitatrici delle altre in azio-
ne, bisogna che la istruzione e la educazione sieno insieme
dirette ed applicate.
Ecco come l' istrusione e l' educazione che hanno per og*
getto r esercizio regolare ed il perfezionamento delle facoltà
secondo la natura delle loro particolari destinazioni, mal fatte
fanno eunuche le dociU intelligenze dei giovani riempiendole
di errori e di pregiudizi. Gli uonr.ini così fatti ignoranti e storti
di mente con facilità si fanatizzano e si prestano a divenire
istrumenti pericolosi in mano ai furbi che li fanno agire.
Svolgiamo adunque la questione: è il clero competente per
— 438 —
V istruzione delle facoltà intellettuali? è competente per la e-
ducazione delle facoltà affettive? Qui è il nodo principale della
questione. Esaminiamola brevemente.
Non possono i ministri del culto essere incaricati dell'istru-
zione delle facoltà intellettuali, perché certamente non appar-
tiene ad essi, ma bensì ad istitutori speciali di formare degli
artisti, dei poliglotti, degli architetti, dei calcolatori, degli a-
stronomi, dei naturalisti, dei geografi, dei navigatori, dei me-
dici, degli avvocati. Han forse la missione dì fare dei filosofi?
Oh, in quanto a questo poi il loro ministero ha prodotto dei
filosofi a loro modo; poiché chi non sa le persecuzioni che
essi han fatto ai filosofi di tutti i tempi? Non fu, per dire un
esempio, il Concilio tenutosi a Parigi nel 1210 che condannò
al fuoco i libri di metafìsica di Aristotile , con proibizione di
trascriverli , leggerli o tenerli , pena la scomunica ? Come
possono essi pretendere di fare dei filosofi quando ora come
sempre han con furore discreditato il dono più prezioso che
la natura ha dato all'uomo, là ragione? Essi predicano che
la ragione ci perde , ci spalanca l'inferno ; che non bisogna
ragionare ed esaminare , quando la fede e la credenza che
fanno V uomo docile e tranquillo gli acquistano il più gran
merito innanzi a Dio. Essendo l'esame la base della filosofia,
rifiutandola essi non fanno invece che dei sofisti, dèi casi-
sti, dei teologi energumeni, e delle specie di folli artificiali,
tutti incomprensibiU. La fede vuole i' ignoranza per esistere;
ma l'uomo che non ripudia il più gran dono della provviden-
za, la ragione, che dal progresso è ora tanto sviluppata, non
si acquieta ad una credenza senza esame. Ecco perché il cle-
ro cattolico ha paura del progresso d-ella ragione, e preten-
de propagare l'ignoranza e la cecità dello spirito per domi-
nare cosi con la fede che tanto esso adatta all'utile dei suoi
interessi.
Così del pari è il clero incompetente per l'educazione dei
sentimenti o facotà morali, e degli istinti o tendenze. Così per
esempio, nessuno può pensare che al ministro del culto pos-
sa appartenere la direziono o educazione dell'istinto della ge-
nerazione. I cattolici, dico un gran filosofo, han fatto della
castità una virtù sì sublime , sì essenziale alla salute de He
— 439 —
anime, che se si potesse mettere in pratica questa pretesa vir-
ili, la specie umana sarebbe estinta nel corso di una gene-
razione. Ma quel che a noi importa si è, che se la natura ci
ha dato degli istinti e dei sentimenti, e se ci ha dato della ra-
gione per guidarli al buon fine della società, eh' è lo scopo del
concorso della regolare azione di tutte le facoltà umane; ed
esistendo per ciò le facoltà affettive e quindi le passioni che
ne sono la manifestazione più energica, ciò ch'e nell'ordine
della creazione , bisogna che l'istitutore sappia moderarle e
dirigerle al fine retto. In tutto questo consiste la morale.
Non potendo essere il clero incaricato per l'istruzione delle
facoltà intelletive, molto più noi può essere per l'educazione
delle facoltà affettive, perchè invertendone così lo scopo le
rende viziose e funeste per la società , e per 1b natura stessa.
Limitiamoci a qualche altro esempio;
L'ecclesiastico cattolico non può essere incaricato dell'edu-
cazione del sentimento sublime oell'amore paterno e di ma-
dre, perchè non può del primo aver la pratica e comprender-
ne l'alta missione. Così del pari il sacerdote che si vota a
Dio e cessa di essere figlio di suo padre e di sua madre ,
fratello di sua sorella, cittadino del suo paese, e rinunzia al
sentimento dell'attaccamento amichevole a benefìcio della ca-
sta a cui obbedisce^comepuò sì bello sentimento educare ? —
Molto meno può guidare il sentimento della stima di sé a cui
Si lega la dignità personale e della propria indipendenza, sen-
so a cui dobbiamo il progresso della libertà, quando il prete
insinua essere la virtù più accetta a Dio la ubbidienza, la
pazienza, l'umiltà, l'offerta della guancia destra alla mano
che ha percosso la sinistra, e la preghiera a Dio per quelli
che ci han fatto giustamente o ingiustamente del male. Queste
massime ottime per stabilire e perpetuare il dispotismo e la
tirannia, non sono più applicabili nei nostri giorni in cui l'u-
manità fatta nei popoU civilizzati fiera della propria indipen-
denza, cerca raggiungere la giustizia chiedendo sapere perchè
deve obbedire e rispettare l'autorità che ci governa.Il clero per
questo ed il monachismo, specialmente la umile Compagia di
Ge'^ù ed i Governi loro protettori sono i più fieri nemici della
libertà.
Che diremo del senso della proprietà? Confidato questo alla
guida dell'ecclesiastico, si sa come è stato rivolto a suo
vantagio: e mentre questi predicala povertà e condanna le
ricchezze di questo basso mondo , ha finito col costruirsi
sontuosi palagi , farsi strascinare in magnifici cocchi , fare
arrossire fino Epicuro gavazzando in tutte le delizie mondane,
ed appropriandosi l'altrui e creando tariffe di promesse d'in-
dulgenZe dei beni del cielo, col pretesto di piacere a Dio, che
ognun sa di non averne bisogno. Ed ha spinto tanto oltre 1' ù-
mìltà , che si ha cinto il capo di tre corone, non di una d i
spine come il suo maestro, ma di oro e di gemme.
E la facoltà che una certa setta religiosa coltiva a mara-
viglia per proprio conto è quella che ci spinge ad essere ac-
corti ed a celare tutto quello che passa dentro di noi e che
è uno degli elementi della previdenza. Per questo istinto ,
malauguratamente mal diretto per tirarne il miglior partito,
i gesuiti mettono in pratica massime e principi di cui lo sco-
po è di fare arrivare gli uomini che li adottano, a secondare
i loro furbeschi fini. Educando questo istinto nei loro allievi
in un modo speciale, cioè deviandolo dal fine sociale a cui
lo ha la natura destinato, essi li istruiscono nella maniera
di potere apprendere ciascuno nel mondo una parte che lo
conduce a secondare i loro interessi. Ecco perchè questo
istinto coltivato malvagiamente in comune dall' Associazione
gesuitica, produce che la astuzia, la malizia, la fraudulenza,
la doppiezza, la menzogna, la falsità, l'ipocrisia, il tradimento,
l'intrigo, la calunia s'infiltrano raffinati ed inconsci nel cuore
e nella mente dei loro affiliati ed allievi , mascherati della
rassegnazione, dell'ubbidienza, della morale, della dottrina:
mezzo stupendo per l'associazione loiolesca di rendere in
sua mano ut cadaver il mondo. Sventurato chi caduto in
sì trista pania abbandona i propri figliuoli a siffatta educazio-
ne! Ci duole che questo schifoso sistema di saper fare e
talmente bene messo in pratica da certi affaristi da fare
sbarrare gli occhi al gesuita stesso !
Ma in somma, si dirà, qual'è la missione del clero su questa
terra? — Vi è una facoltà umana, un nobile sentimento base
ondamentale di tutte le religioni, che potrebbe esso educare
— 441 —
e dirigere fino ad un certo punto. È il sentimento di venerazione
che ben applicato dall'intelletto istruito alla libertà di coscienza
può divenire la più bella e sublime missione del sacerdote.
Per ciò egli si occupi di teologia, spieghi i rapporti che deb-
bono esistere tra l'anima e Dio, dettando un culto non esclu-
sivo, ma secondo la natura umana, e prepari le anime pel
bene eterno in una vita futura; ma rispetti e lasci ad altri
l'istruzione e l'educazione di formare gli uomini per la vita
di questo mondo. Non sarebbe questa santa missione pel sa-
cerdote troppo onerosa tra le sue pratiche ecclesiastiche, per
potersi per un momento rivolgere agli affari terrestri , egli
per questo resosi isolato, intollerante, e misantropo in mez-
zo alla società in cui vive ? Ma al contrario trovando utile
per gli altri il regno del cielo, e per sé il regno della terra,
ha fatto del sentimento di venerazione un abile istrumento
di educazione interessata in sua mano , della quale si pro-
ducono i frutti più funesti, come vedremo.
Intanto facciamo la più importante osservazione che risol-
ve per un altro lato la quistione. — Il sentimento di venera-
zione non può elevarsi a guida di tutte le altre facoltà , né
può essere adoperato come mezzo d'istruzione e d'educazio-
ne, perchè essendo un sentimento come tutte le facoltà mo-
rali, non produttore né d'idee, né di giudizli, né dì ragione,
ma bensì d'emozioni e d'impulsi per la determinazione di
certi atti umani, bisogna che invece esso sia diretto ed ap-
plicato dalle facoltà intellettuali alle quali la natura questo
potere ha assegnato. Chi non sa che i nostri sentimenti e
le nostre tendenze a loro stesse abbandonate o mal dirette
corrono al vizio ed alla follia? E se il prete, il frate, il ge-
suita pretendono d'istruire e d'educare per mezzo di un sen-
timento al quale non sì legano né i doveri sociali , né la
virtù , né la morale di uomo e di cittadino in questa terra ,
violentano la natura umana strozzando l'anima nelle spire
dell'ignoranza, del fanatismo e del terrore rehgioso, e ren-
dendo così deliziose le catene della schiavitù , della povertà
di spirito e della semi-idiozia, puntello a tirannide.
L' istruzione e l' educazione adunque che apportar debbono
la riforma ed il progresso in tutte le istituzioni sociali si ri
— 442-
servino ad istitutori laici, i quali per la loro speciale occu-
pazione, ciascuno marciando coi progressi della libertà, gui-
dano, fecondano e diriggono la mente e il cuore della gio-
ventù per divenire sapienti e virtuosi cittadini di una gran-
de nazione : scopo unico e subblime dell' istruzione e del
l' educazione su questa terra.
Ma in fine, può dirsi, come far cessare l'immoralità e la
corruzione che rodono tutte le classi della società? Ma forse
r educazione in mano al prete le ha fatte cessare? La rifor-
ma dei costumi è necessaria ; ma per iniziarle bisogna in
prima non confondere gli atti di virtù con la pratica di un
culto e di divozione che sono cose distinte: cioè i primi ri-
guardano i doveri ed i rapporti da uomo ad uomo; e le pra-
tiche fondate su le credenze religiose riguardano i doveri ed
i rapporti tra l'anima e Dio. La morale è sempre la stessa
per tutt'i popoli e le pratiche del culto cambiano sino al
r infinito nei popoli diversi , e fin nello stesso paese da un
tempo all'allro: ecco un'altra ragione dell'incompetenza del
prete e del monaco a guidarla. Se il male e la corruzione
esistono, lo sono pel cattivo uso che si fa delle nostre ten-
denze per viziata educazione che allontanandole sempre dallo
scopo della natura , le rende abitualmente soverchianti ed
incorrigibili. Per la qual cosa come si vogliono popoli mo-
rali quando si vede l'ingiustizia , l'ipocrisia e la codarda
calunnia di una moltitudine di faccendieri , sanguisughe ve-
lenose della società, perseguitare i virtuosi e le indipendenti
intelligenze, e premiare i cattivi, ed anzi divenire esse stes-
se servili e difensori di tutte le pretensioni sacerdotali, e di
malvagi di altra natura? Non vediamo forse ora più che mai
protetto in Italia il monachismo e specialmente il gesuita e
l'educazione loiolesca? Guidi l'educatore le tendenze ed i
sentimenti al retto scopo a cui sono stati dalla natura desti-
nati , ne temperi l'energia soverchiante sottoponendoli al-
l'impero dell'intelletto istruito; svogli i doveri da uomo come
membro della famiglia e della società, persuadendo che l'a-
buso delle tendenze nostre è il vizio, ed il buono e rotto uso
n' è la virtù ; e che si deve abborrire. ed evitare il primo
non per paura di bruciare nel fuoco eterno , ma per non
~ 443 —
offendere sé stesso , la società e Dio. E pur sappia 1' edu-
catore dedicato a questa esclusiva occupazione, che se nel-
r allievo le disposizioni naturali sono deboli o nulle, gli sforzi
diverranno difficili per ottener qualche buon risultato, anzi
spesso si avrà a deplorare 1' incorrigibilità della ingrata
natura.
,, Le norme adunque d'istruire ed educare gli uomini per la
società in mezzo a cui vivono sono speciali ; e qui non è
nostro scopo di trattarle. Però eleviamo la voce e non ci la-
sciamo intimidire dai clamori del clero e dei suoi fanatizzati
adetti, perchè 1' avvenire appartiene alla umanità che senza
arrestarsi marcia verso il miglioramento ed il progresso.
Intanto incalcolabili sono i mali che una cattiva e malvagia
educazione produce in mano del furbo clero e dei suoi sa-
telliti. Per essi si è fatta un' arte di fare idioti e pazzi a vo-
lontà. Dopo quello che abbiamo detto , s' intende bene che
ciò scaturisce come la più logica conseguenza. Certo inor-
ridirete e vi indignerete , o signori , alle ultime parole che
ci restano a dire ; e siamo certi che noi calunniati per questo
dagl'ipocriti e dai tristi come ateo e peggio, resteremo come
sempre invulnerati ai loro dardi, perchè noi costoro, chiunque
essi si fossero, appena li abbiamo creduti degni del nostro
disprezzo. Tiriamo innanzi continuando il nostro sistema di
attaccare di fronte l' ignoranza e la codarda e sozza malizia
dovunque si trova.
Da quello che abbiamo sommariamente detto, intenderete
certo , o signori , che vi è un' arte maligna di fare idioti e
pazzi, tanto bene istituita dai furbi con una deviata istruzione
ed educazione facili a rendere prave fin le più utili e nobili
tendenze della natura umana.
Tutti sanno, e lo ripetiamo, che V istruzione e l'educazione
non creano le facoltà , ma che con la buona direzione le
perfezionano > le rendono produttrici, le intemperanti raffre-
nano ; ma pure chi vorrà negare che queste facoltà si ma-
nifestano e si esercitano secondo lo stato di funzioni di que-
gli organi che la natura ha voluto che sieno la condizione
indispensabile pel loro svolgimento ? Or noi sappiamo che
cagioni 0 motivi si morali che fisici nell'agire su di esse ne
— 444 —
modificano materialmente gli organi ; cosi clie non agendo
r istruzione e 1' educazione che su le facoltà per modellare
sempre più gli apparecchi materiali di esse manifestazioni
psichiche, è naturale che al contrario condannando le facoltà
ad una inazione forzata, queste deperiscono e muoiono, in-
dizio incontrastabile d' impossibilità di funzioni degli organi
ridotti atrofici e peggio.
Se la idiozia sta nella deviata atrofica modificazione primi-
tiva degli apparecchi cerebrali che ha potuto essere prodotta
da innumerevoli cagioni, bisogna tra queste porre la forzata
inazione delle facoltà condannandole all' isolamento ed alle
tenebre. Ne sono esempio la barbarie e l'ignoranza dei tempi
passati , e quelle di alcuni popoli che ancora vi giacciono
immersi. I popoli barbari e selvaggi non sono che semi-idioti,
nei quali la debole e non istruita ragione schiava dell'istinto,
ne seconda l' intemperanza.
Chiudete un tenero fanciullo, pure bene organizzato, iso-
landolo completamente da tutto ciò che accade fuori di lui;
a 20 anni naturalmente ne avrete fatto un idiota artificiale,
perchè il suo cervello reso inetto dal forzato isolamento ha
subito, come avviene a tutti gli organi della macchina messi
nell' inazione, una trasformazione anomala, non pii^i suscet-
tibile di riparazione. Nella nostra pratica abbiamo osservato
che in certe famiglie le quali credono di non potere esistere
che sotto la guida di un padre spirituale, per tema che qual-
che istinto nei loro figli potesse deviare nel vizio , invece
di educarlo e temperarlo, lo hanno annientato, facendo così
dei semi-idioti, degl'imbecilli pericolosi, specialmente quando
la natura ha reagito contro la cagione che voleva schiac-
ciarla. Mi basta riferire qualche caso delle idiozie artefatte,
non parlando di quello che già tutti sanno cioè che i gesuiti
sanno rendere i loro allievi ed affiliati cadaveri in loro mani,
ciò eh' è qualche cosa di più dell' idiota.
Un defitto di simil fatta fu consumato a Nuremberg in
Baviera. Gaspare Hauser era rimasto chiuso in una segreta
dall' età di quattro sino a 16 anni. Ritrovatosi nel 1828 per
la città questo giovine di sguardo gradevole ma in attitudine
immobile , attirò la sollecitudine del magistrato. Di statura
— 445 —
al di sotto della mezzana non parlava; aveva sofferto la
fame la sete ed il freddo, perchè non gli era stato concesso
che poco pane , acqua e poca paglia; ma era stato battez»
zato e bastava; né aveva alcuna noziona di tempo, perchè
ignorava quanto era durata la sua cattività in quel canile
oscuro, lungo sei piedi e largo quattro. Entrando nel mondo
le sensazioni tutte gli producevano male immenso. La sola
musica gli fu la prima impressione gradevole ; ma non fu
possibile educarlo : era un vero idiota artefatto.
Un simii caso fu scoverto a Parigi nel 1838. Annunziarono
i giornali di queir epoca che un giovane nominato Willand
era rimasto rigorosamente sequestrato dal genitore sino al-
l' età di 20 anni. Essendo stato 1' isolamento però meno as-
soluto di quello di Hauser , la Società frenologica di Parigi
vi ritrovò neir esame la stessa analogia dei fenomeni del
primo caso, ma l' idiozia meno completa. Luigi della regia
famiglia Consaga consegnato alla Compagnia di Gesù per
farne un idiota ebbe insinuata la virtù umile di lavar piatti,
unica sapienza ; e certo di piacere ciò a Dio come agli uo-
mini , scherzò con la tisi oscena e con la morte; e senza
che lo avesse saputo l'idiota fanciullo s' ebbe gli altari ed
il paradiso.
Ecco adunque l'arte di fare idioti a volontà: ciò che può
ottenersi pure senza le segrete cioè col condannare nell' i-
nazione le facoltà mentali impedendone con mezzi di educa-
zione inversa lo svolgimento e l'esercizio come nel fatto del
Consaga. Nello stesso modo esiste l'arte di fare pazzi vo-
lontariamente e premeditatamente.
La foUia consiste nel pervertimento delle facoltà cerebrali,
che qualunque cagione può produrre. Ora ogni volta che fassi
entrare nello spirito idee false fino a renderne abituale la
ripetizione per modificazione avvenuta naturalmente nel cer-
vello, allora si è prodotto un folle artificiale.
Or bene, insinuate, infiltrate nelle deboli e vergini intelli-
genze dei fanciulli tutte le idee storte che volete , e date
spiegazione strana ed inversa a quanto passa sotto i loro
sensi : create loro un Dio ed esseri invisibili che bisogna
servire e soddisfare in tutto negli ordini del prete sotto il
— 446 —
terrore di bruciare iiell' irìferno, anatema minacciato da un
santo Concilio d' infallibili (1), e cosi produrrete degli sven-
turati alienati, veri monomanlaci ragionanti, che pel fanatismo
si conducono a sangue freddo all' assassinio , all' incendio,
al martirio che è il più raffinato suicidio. Tutti costoro agi-
scono e ragionano bene e specialmente con logica ratinata
pure quando si tratta delie loro idee predominanti.
A coloro che credono impossibile il potere invertire arti-
ficialmente la ragione umana, rispondiamo col riflettere su
gli argomenti che abbiamo di sopra accennato; e vorremmo
porre innanzi agli occhi tutti gli orrori commessi da tali folli
artificiali, e tutte le iniquità dei facitori di pazzi, che lianno
esistito in tutt' i tempi e che ancora esistono. Ma non pos-
siamo per brevità che accennare qualche esempio , limitan-
doci per più a' fatali prodotti deli' educazione clericale-reli-
giosa.
Le guerre religiose dei turchi, dei tartari, dei cinesi, dei
cristiani sono state le più feroci a nome dì Dio. Le carnefi-
cine degl'iconoclasti e delle crociate sono pur troppo le ma-
nifestazioni di deliri provocati da colui che si dice vicario
del Dio di pace, ed i quali invasero nazioni intere. E quando
r uomo crede di servire Dio massacrando senza pure cono-
scerli tutti coloro che non sono delle sue credenze , s' im-
merge nella memoranda notte di S. Bartolomeo. Non furono
folli furiosi coloro dei Concili che condannarono alle sferze
una profetessa Teota (2), ed al fuoco Arnaldo da Brescia e
Pietro di Biruys (3); ed al carcere perpetuo un tale Eon
ed a bruciar vivi alcuni suoi seguaci (4); e 14 discepoli di
Amaury (5) ; e Giovanni Hus e Girolamo di Praga (6) ? E •
non lo furono ancora Giacomo Clemente frate domenicano
che si confessa e si comunica , per prepararsi santamente
all' assassinio di Errico III, e Ravaillac 1' assassino di Erri-
(1) Coucilio di Toi;irs ed Augers nel 1583.
(2) Concilio di M^gonza 847.
(3) Coucilio Lat<3raueu.se 1139: (20 aprilo).
(4) Concilio di'Uaims: 1148.
(5; Concilio di Parigi: 1210.
hj) Concilio di Costanza: 1411 (5 novembre),
co IV, e tanti altri resi furenti dai loro direttori spirituali f
Ma la più spaventevole delle follie artefatte fu quella di Maria
d' Inghilterra figlia di Errico Vili che fece bruciare più di 300
protestanti perchè non credevano alla presenza reale; e
queila di Luigi re di Francia santo conduttore dei furenti fa-
natici di due crociate, che faceva tagliare la lingua e poscia
cucire la bocca ai fanciulli che bestemmiavano, e ciò a somma
glt^ria di Dio ; e quei popoli divoti erano tanto proclivi ai de-
litti che il codice del santo e pazzo re per punirli non inflig-
geva altra pena che quella di morte.
Insinuando la credenza della soddisfazione di Dio, dei tor-
menti e dei sacrifizi della vita, il suicidio, la più spavente-
vole delle follie, si santifica come martirio.
E gli spettacoli sanguinosi che il S. Ufficio , sorto dalla
santa e pazza ira di Domenico di Gusman, dava ripetutamente
ad un pubbhco fanatizzato, non rivelano i più nefandi atti di
una furiosa follia ascetica , infiltrata nelle menti rese con
tanta arte . semi-idiote e barbare ? Ed il nostro animo rifugge
dal ricordare come neh' ultimo atto di fede che fu eseguito
nei secolo passato in Sicilia su due individui incolpati di
eresia, i sacerdoti nella dolorosa pompa che durò 12 ore di
martiri per quei due infelici e di terrore religioso pei nume-
roso popolo che divoto e festante vi assisteva, si rifocillarono
di stuzzicanti cibi per due volte il debole stomaco, mentre
la pece ardente sul cranio dei tormentati tentava di richia-
marli alla fede. E credevano quelle miserabili iene stolate ed
incappucciate fare con questa orribile carneficina cosa gra-
dita a Dio ! Oh quanto è vero che 1' uomo si crea Dio ad im-
magine e somighanza dell' anima sua !— Crediamo, o signori,
almeno per 1' onore della umanità, che tutta questa gente era
nel vero stato di follia prodotta da una infausta educazione
sacerdotale.
Una massa cosi fanatizzata di superstizione di ogni genere
commossa alla più opportuna occasione diventa veramente
furiosa quando un furbo o un pazzo analogo si lancia a gui-
darla nella più miseranda catastrofe. Diventano allora pazzie
epidemiche preparate dalla, invertita educazione, e che si ri-
petono nei Nichihsti di Russia, nei Mormoni e nei Metodisti
di America, negli incendiari di Normandia del 1830 ; ed ora
— 448 —
in quelli della Comune di Parigi e dei Santa Cruz di Spagna,
e nella protezione ostinata dei governi pei pellegrinaggi o-
sceni e di voti.
Ma questi folli artefatti capitando sotto l' impulso di un
pazzo qualunque, monomaniaco furioso, ne vengono fatalmente
guidati alle più orrende catastrofi in mezzo a tanto lume di
civiltà. N' è esempio come abbiam detto, la Comune di Pa-
rigi, poiché otto pazzi n' ebbero tra gli altri la guida, pazzi,
per lo più usciti da manicomi e che vengono enumerati da
Laborle {Les hommes de IHnsurrection de Paris devant la
Psycologie, 1872).
Ma il prodotto dèlia nefasta educazione clericale si osserva
nei manicomi. Le follie ascetiche e religiose vi sono in gran;
numero ; e fin dal 1813 anche un monaco P. Linguiti primo
Direttore del manicomio di Aversa riferisce in una sua opera
su le malattie della mente che il gran numero di pazzi nel
sentimento di venerazione che tanto predomina nel mondo
cattolico si deve alla malvagia educazione del clero guidata
dal terrore rohgioso. E nói suo ultimo successore in quel-
r Ospizio ve lo abbiamo miseramente verificato. II 30 al 40
per 100 di tutte le forme di pazzie nel senso religioso che
dominano dove educa il cattolicismo, è una cifra troppo spa-
ventevole per non respingere ad ogni costo 1' istruzione e
l'educazione clericale-gesuitica comunque insinuata e protetta.
E guai per la società e per le libere istituzioni, quando degli
uomini della compagnia clericale, cioè arrabiati folli artificiali
afferrano il potere per rivolgere l' istruzione e 1' educazione
a vantaggio degl' interessi pravi del clero. Ma i loro sforzi,
la Dio mercè, non potranno più far ritrocedere nella barbarie
il mondo , se lo tormentano con agitazione e ne arrestano
momentaneamente il progresso.
Un mezzo solo adunque vi è per preservare la gioventù
dalle idozie e folUe artefatte, ed è quello dell'istruzione ed
educazione ben dirette ed applicate da speciali istitutori che
vogliono gli uomini fatti per la società, e non per gli inte-
ressi di una casta furba propagatrice dell' ignoranza e della
barbarie per esistere e dominare più che sulle cose del cielo,
su quelle di questa terra.
PROLUSIONE
CORSO ri MElJICiNA MENTALE
Pronunziata in Napoli il 13 gennaio 1873,
Gli studil e r insegnaijiento deJla medicina mentale, la legge
egli allenati, e l'organizzazione dei manicomii in Italia.
Grave e difficile tema è questo che come preliminare ge-
nerale è indispensabile porre innanzi al corso delle malattie
della mente che andremo, per quanto le nostre forze lo per-
metteranno, trattando. Il più terribile flagello della umanità è
la pazzia, un tempo castigata come colpa colle battiture e fin
colla scure ed i roghi, ed oggi entrata nelle cure pietose del
medico, soccorsa dalla pubblica beneficenza, e tutelata e di-
scolpata dalla legge. Ma ohimè! dobbiamo dirlo, che la cari-
tatevole beneficenza e la legge tutrice, inconscie, poco curan-
dosi del concetto che il medico si ha fatto della pazzia, anzi
arrogandosi esse di concepirne un'idea volgare e bastarda,
la sottopone la prima ad uno scopo finanziere, e la legge
la soffoga nelle spire del vacuo convincimento morale im-
posto al magistrato
La scienza malgrado si ribellasse contro la malìzia e l'ar-
bitrio, tanto bene puntellati e sorretti dall'ignoranza, per lo
più soccomberebbe ove la voce dei suoi pochi e veri cultori
non respingesse lo stridolo gracidare di avversarli che, per
darsi l' aria di conoscerla, la deturpano con le loro false cre-
denze, maggiore appicco di conculcarla per la malizia e per
r ingnoranza. Ma pure dobbiamo dire che la scienza questa
ultima distenebrando, verrà tempo in cui progredendo per
natura delie sue forze, mercerà gigante, fiaccola illuminatrice
della beneficenza e della legge.
Infatti già gli studii di sì importante ramo della medicina
in Europa ed in America vanno tuttodì distendendosi, e di
pari passo progredendo con la fisiologia e l'anatomia del cer-
29
-^ 450 —
vello e del sistema nervoso. E secondo che una sana filo-
sofia sostenuta dai principii dell' origine e modiflcazioni delle
facoltà della mente in prestabilite e speciali organizzazioni,
è base a tali studii; la medicina mentale è divenuta indispen-
sabile nei suoi rapporti con gli altri rami della medicina e
specialmente nelle sue applicazioni rispetto alla legge, alla
sicurezza dell' individuo ed alla garanzia della libertà indi-
viduale e della società.
Per potere svolgere ampiamente il tema di questa prolu=
sione dovremmo far precedere con molta estensione la storia
dei concetti varii avutisi finora della pazzia. Ma consideran-
do che nelle prime lezioni sarà il soggetto trattato con la
maggiore ampiezza possibile, non possiamo ora che limitarci
ad esporre quale sia l' idea che deve aversi dell' alienazione
mentale più uniforme alla natura, onde poter con chiarezza
discorrere come progrediscono in Italia gli studii della me-
dicina mentale, e quale via se n' è data allo insegnamento,
non che qual utile vero ne han fruito la legislazione e la in-
stituzione ed organizzazione dei manicomii come il più inte-
ressante ed indispensabile istrumento di cura;, di guarigione
e di sicurezza.
Nel cominciare adunque a dir qualche cosa su l'idea che
si ha della follia, mi si affaccia in prima alla mente il con-
cetto che se ne han fatto tutti gli alienisti. Essi tutti in vero
ammettono essere la pazzia una malattia materiale del cer-
vello , della quale i fenomeni si mostrano in disordini psi-
chici ; però ammettendo varii di essi che lo spirito in siffatto
modo modificato può considerarsi ancora subbiettivamente
infermo, in maniera che qualcuno qui in Napoli è giunto fino
a crederlo potere per questo stranamente organizzarsi, come
se fosse un personaggio passeggiante dominatore nel cere-
bro ; e confondendo anima e spirito ( 4-"%^ e 9P'i^ (1) ) per
(1) Pei greci 4"*%^ era anima, ente ragionevole estra-materiale ,
superstite alla vita corporea: — (^{)-r\v qyq, anima senziente, azione
psico- organica, cessante con la vita dell' uomo. Intanto uon eoui-
preridiamo dove taluni fossero andati a pescare che dei filosofi greci
avessero riposto veramente la sede dell' anima 4"%^ nel diafi-amma.
11 diaframma in greco non si è detto mai <i'p7)v, ma 5ia<fpayjj.a. Forse
— 451 —
farne un ente per sé solo ed indipendentemente operante, ed
aver così l'agio di separarlo dalle funzioni organiohe, già ri-
conosciate tanto indispensabili per le psichiche manifestazio-
ni, fa due enti distinti dell' uomo ente indivisibile ; e ripone
indirettamente la pazzia in un fenomeno generale , cioè in
un disordine subbiettivo dell' anima e dello spirito. Anzi con
siffatto ragionamento si è giunto a dedurre che nello stato
naturale 1' educazione fa tutto e tanto che quest' anima o spi-
rito organizzatore può divenire quel che vuole. Ma ciò è tanto
contrario alla natura che sarebbe una strana logica il dire
che lo spirito può per sé divenire o matematico o poeta o
pittore, malgrado la mancanza delle disposizioni organiche
indispensabili alla manifestazione ed esercizio delle facoltà.
Qui non è il caso di estenderci su tema sì importante do-
vendo essere nelle lezioni preliminari largamente svolto ; per-
chè per noi senza un concetto logico ed uniforme alla natura
su le operazioni mentali sarà impossibile non solo avere
idea esatta della pazzia, ma di seguirne ed intenderne tutte
le proteiformi sue apparenze. Solo ci piace accennare che ove
i psicologi più puri ed animisti dell' antichità ammettendo fi-
no a tre e quattro anime, una era per essi l' immateriale e
r immortale, essendo costretti a considerare le altre come
modificazioni della prima, manifestantesi con operazioni di
funzioni di certi organi speciali della vita fisica. Anzi coloro
che ammettevano la metempsicosi, trasmissione dell' anima
da un corpo umano in un altro, o pure di animale e fin di una
pianta, erano convinti che sebbene l'anima in questa sua emi-
grazione non perdesse nulla della sua immaterialità ed im-
mortalità, seguiva assolutamente nelle sue manifestazioni le
leggi dell' organizzazione di quel corpo in cui erasi andata
ad allogare; cioè l'anima dì un Socrate, passata nel corpo
di un uomo diverso e male organizzato, sarebbe divenuta per
perchè 9p£V£5, plurale di <^p'fiv, significa particolarmente viscere e per
analogia diaframma atteso che separa il cuore dal basso ventre sedi
di due anime, si è immaginato che taluni vi avessero localizzata
1' anima. Fino a quattro anime nello stesso individuo furono am-
messe da Aristotile, ma non troviamo una scuola che ne avesse al-
logata una nel diaframma.
— 452 —
essi l'anima di un idiota, in un corpo di un cane l'anima
di cane, ed un non so che in una pianta di zucca. Non è
ciò un concetto cliiaro che gli antichi psicologi avevano in-
torno alle operazioni dell' anima tanto serva e soggetta alle
condizioni materiali, di cui la natura dà speciali organizza-
zioni ?
Per aversi idea esatta dalla pazzia, che si rappresenta in
un disordine generale o parziale delle facoltà della mente,
vi fan d' uopo nozioni precise di ciascuna di queste facoltà
classificate secondo la tendenza delle loro funzioni e secondo
le condizioni organiche nelle quali esse hanno origine e nelle
cui funzioni materiali stanno l'esercizio, l'attività ed ogni
modo di essere o attributo delle fondamentali manifestazioni
loro. Nozioni siffatte abbracciano la fisiologia del cervello co-
me organo della vita intellettuale, morale ed istintiva del-
l'uomo; tema che ha formato l'oggetto speciale delle lezioni
che in quest'Aula dettammo l' anno scorso. Ed intendesi che
nel sapere ciò va contemporaneamente la nozione della strut-
tura vera di tutto l'apparecchio cerebrale. L'istologia tanto
in progresso è di grande utile per gli studii sulle ricerche
delle origini e composizioni primitive degli organi e su' tes-
suti che formano 1' apparecchio del sistema nervoso, e spe-
cialmente del cervello; ma l'incertezza in cui ancora si trova
nelle sue indagini non ci fa sperare molto delle sue appli-
cazioni agli studii di una speciale fisiologia di un organo
tanto ammirabile qual è il cervello. Limitiamoci quindi a
porre in concordanza la fisiologia mentale con V organizza-
zione primitiva dei suoi diversi apparecchi anatomici per po-
tere riconoscere di questi le modificazioni materiali , e così
dar ragione dei ritrovati patologici ; ma non andiamo specu-
lando e creando idee ingegnose delle speciali funzioni ner-
vee, e specialmente del cerebro e del sistema nervoso sulle
ricerche di qualunque natura esse sieno negli avanzi mate-
riali della morte. L' induzione logica sulle manifestazioni de-
gli organi in azione dev'essere il perno su cui debbono poi
poggiarsi le osservazioni delle quali formano oggetto gU ap-
parecchi fatti dalla morte muti e scomposti. I risultati adun-
que di queste osservazioni in relazioni e confronti con le ma-
nifestazioni ben comprese in tempo della vita, possono di
queste e di ogni loro modificazione dar logica ragione.
Or la questione se le malattie della mente possono consi-
derarsi come fenomeni di disordini subbiettivi dello spirito
così operante, o pure del corpo , cade quando si considera
che lo spirito nelle sue manifestazioni è talmente inerente ad
una speciale organizzazione, che non può immaginarsi alcuna
apparenza di quello ove questa non fosse ; e che i disordini
di esso quindi non sono che un fenomeno indicatore di muta-
menti di funzioni materiah. Ora pel cervello, nessuno vorrà
negare, come non si è negato mai, che noi pensiamo con
esso e non con la pancia, pel cervello dicevamo, le funzioni
essendo sempre operanti ed attive , come in questo corso
dimostreremo , non possono esse considerarsi nelle loro
diverse apparenze e modificazioni che legate a modificazioni
materiali degli apparecchi rispettivi.
Dopo ciò chi potrebbe ^sostenere poter esistere per sé per-
vertimento di funzione di qualunque natura essa sia, senza
modificazione materiale dell' organo per cui essa si svolge, si
manifesta e si esercita? Eppure si vorrebbe idea sì strana
sostenere. Per lo che, come parentesi, che interessa la no-
zione del concetto che già vorrebbe propagarsi come un
mito, mi si permetta a questo proposito di accennare ad una
polemica che in un giornale medico (1) nel 1871 si estese
fino a chiamare in mezzo un esimio filosofo. Quest' ultimo,
sebbene ignaro affatto di fisiologia e notomia cerebrale e dei
sistema nervoso, si lanciò tra i due combattenti che avevano
lasciato degli aditi agli attacchi del filosofo, e per una via
tutta propria, cioè con spiegazioni splendidamente metafisi-
che credette andar diritto all' origine dei loro errori, per con-
chiudere poi, com' era naturale, ad un animismo dominatore.
Con questo concetto ardito che ha un pò di teologo, è fa-
cile formarsi dagli animisti, come lo è stato da uno de' due
preopinanti dotto clinico di Napoli , della psiche un perso-
naggio distinto insediatosi nel cervello, il quale le fa da buon
servitore non solo, ma da essa riconosce fin la sua intima
(1) Il More/agni, giornale medico di Napoli, 1871.
— 45i —
struttura propria; quando, secondo tal concetto, lo spirito
organizzatore di sé stesso, non può dipendere dal corpo seb-
bene ne avesse le influenze (1). Ecco uno spiritualismo sin-
golare, non intraveduto neanche dagli spiritualisti più puri.
Speriamo che questa osservazioncella non ci meriti la taccia
di materialista, degna dell' invocazione del perdono di Dio !
e tanto più quando noi dobbiamo affermare di essere rima-
sti lieti neìl' udire dall' altro preopinante prof. De C . . . ,
che la pazzia è una malattia corporea e niente affatto dello
spirito, ed un fenomeno naturale di modificazioni materiali;
ed avendosene così formata un' idea generalmente esatta se-
condo la natura , ci fa dedurre non potere egli ammettere
che il cervello sia un organo unico ed omogeneo, ma bensì
complesso per potere spiegare le differenti sue funzioni per
mezzo di apparecchi distinti in rapporto alle differenti ma-
nifestazioni delle facoltà mentali.
E logico quindi conchiudere che essendo impossibile am-
mettere esagerazioni , disordini , ed abolizione di funzioni ,
pure le psichiche, senza modificazioni materiali degli organi
rispettivi , nell' azione dei quali ne sono fisiologicamente ri-
posti l'origine, la manifestazione e l'esercizio, non può con-
cepirsi esatta idea di pazzia senza ammettere insieme mo-
dificazioni materiali degli organi del cervello.
Non potendosi adunque ritenere 1' alienazione mentale per
sé come malattia, ma qual fenomeno naturale di pervertite
funzioni materiali dei rispettivi organi, sieno esse pure fu-
gaci 0 permanenti , diviene facile la determinazione della
classe o specie di malattia sì singolare. Imperocché non è
la natura della lesione organica che stabiUsce la specie di
follia, ma bensì la natura della facoltà lesa, la quale diret-
tamente avverte al disordine di quella parte cerebrale in cui
essa riconosce 1' origine e la manifestazione. Insomma nella
classificazione logica ed uniforme alla natura delle facoltà
della mente è riposta e dipende la classificazione dei disor-
dini delle diverse facoltà cioè delle diverse forme di aliena-
zioni. Senza conoscenza ed applicazione di sì splendidi prin-
(l)Ivi.
— 455 — -
cipii della fisiologia del cervello in rapporto con la natura
delle diverse facoltà della mente, si sono formate tali strane
divisioni della pazzia da scambiare fino un fenomeno per la
causa. Per es. si dice volgarmente da medici e non medici:
Tizio è uscito pazzo per amore; Caio per la religióne; senza
sapere che il primo presenta il disordine di un istinto, cioè
è affetto da monomania erotica ; ed il secondo quello di un
sentimento che si appalesa con la monomania ascetica o re-
ligiosa. In fatti è facile osservare che ogni disordine più o
meno parziale della mente, segue tanto la classe delle facol-
tà , che chi è ignaro della natura e differenze di queste e
quindi deUa loro logica divisione, non potrà mai formarsi
che un'idea stranamente contraria ad un buona filosofìa, delle
alienazioni e delie diverse loro apparenze; e non ravviserà
mai nella pazzia quale facoltà sia veramente affetta tra il di-
sordine apparente delle altre, ciò che determina e fìssa la
diagnosi. E per questo non ci fa maravigha se negli scritti
pure di taluni medici assistenti pazzi qui nei manicomii non
si rileva affatto non solo l'idea che si han formato della paz-
zia, ma delle facoltà della mente e della loro genealogia ri-
guardo alle loro varietà e differenza.
Classificando adunque le facoltà della mente secondo la
loro naturale tendenza e scopo a cui sono destinate , sarà
facile divenire alla determinazione delle differenti forme di
pazzia. Ciò che faremo, sebbene rapidissimamente, affinchè
si rendano più solide le dimostrazioni del nostro tema.
In due grandi serie possono le facoltà della mente divi-
dersi, cioè in facoltà ajfettive ed in facoltà intellettuali. Per
mezzo delle prime non si hanno che inclinazioni ed emozio-
ni, e niente affatto idee; e per mezzo delle seconde si hanno
idee, si giudica e si ragiona. Così che i modi di essere, at-
tributi di queste due serie di potenze primitive della mente
sono di diversa natura : cioè gli attributi o modi di essere
di ciascuna delle facoltà affettive non possono dimostrarsi
che in una più o meno energica attività di esse e nulla più;
ma gli attributi delle forze intellettuali, perchè queste pro-
duttrici d' idee, si manifestano nella percezione, nella memo-
ria, nell'immaginazione, nell'attenzione ec, così che vi sono
— 45(; —
tante memorie, tante attenzioni ec. , per quante sono le fa-
coltà fondamentali intellettive; come vi è in vero la memo-
ria dei nomi, la memoria dei fatti, quella dei numeri, quella
dei colori, quella delle forme ec, indipendenti una dalle al-
tre come le stesse facoltà intellettuali primitive che le danno
origine; e come si sa, per es., potersi avere una gran memo-
ria dei nomi e nessuna dei toni musicali, o perdersi la detta
memoria dei nomi e rimanere integra quella dei numeri e
le altre.
I filosofi e non filosofi adunque che ammettono essere , per
es., la memoria una^ quale facoltà fondamentale, sono ciechi
ai fatti della natura che nelle sue manifestazioni contradice
questo parto di fantasia di siffatti filosofanti.
Le facoltà aJJ'ettive sono comprese dagli istinti che produ-
cono inclinazioni di particolare natura; e dai sentimenti o fa-
coltà morali per mezzo delle quali si hanno speciali emozioni.
Le facoltà intellettuali comprendono le facoltà percettive^
per mezzo delle quali si prende conoscenza della esistenza,
delle qualità e delle relazioni degli oggetti esterni; e le fa-
coltà riflessive che producono le idee dei rapporti astratti, e
che sono la sorgente dell' anaUsi e della sintesi che costitui-
scono la ragione.
Questa classificazione delle facoltà della mente è uniforme
alla natura , ed è chiaro comprendere che 1' alterazione di
ciascuna di esse dà luogo a manifestazioni alterate sì, ma che
non escono fuori della tendenza a cui sono state destinate.
Per lo che il disordine degh istinti si mostra in impulsioni
irresistibili ed incorrigibili, e quello dei sentimenti in emo-
zioni triste e dolorose; sicché gli atti strani più che gli sra-
gionamenti determinano la follia che noi appelliamo delle
facoltà affettive , cioè mania pel pervertimento impulsivo
degli istinti, e melanconia pel disordine con emozioni dolo-
rose dei sentimenti. L' alterazione delle facoltà intellettuali
che si mostra nella incoerenza d' idee, ne' falsi giudizii e ne-
gli sragionamenti costituisce la vera follia^ termine che noi
specificatamente conseviamo pel disordine delle facoltà su-
periori.
Considerato adunque questo stato di esagerazione o di per-
- 457 —
vertimento di facoltà qiial primo Ordine di pazzie , viene il
secondo Ordine compreso in un altro stato opposto, cioè nella
qualità negativa] della facoltà ossia nell' abolizione di essa,
consegueza naturale del primo stato di attività esagerata e
morbosa, e nella mancanza della facoltà non mai svolta
ed esìstita. Nel primo caso è la demenza^ e nel secondo è
r idiozia.
Essendo le facoltà tutte diverse e distinte una dall' altra,
può una 0 poche di esse ammalarsi,, restando integre le al-
tre ; ciò die determina le alienazioni parziali. Quindi- la le-
sione di uno o due istinti determina la mania parziale o mo-
nomania: quella' dei limitati sentimenti la melanconia par-
ziale o mono-melanconia; e così delle altre classi e stati mor-
bosi delle facoltà si hanno le follie, le demenze e le idiozie
parziali.
Questa classificazione fondata sulla tendenza e lo stato del-
la facoltà lesa ci è sembrata la più facile ed uniforme alla
natura. Per essa ogni fenomeno generale o parziale di ogni
forma di alienazione viene spiegato. E se abbiamo conser-
vato i termini di ma/zi<x , monomania ,- melanconia ec. usati
dagli alienisti, non indica che ne abbiamo ritenuto il concetto;
poiché della idea che noi abbiamo dimostrato aver dell' alie-
nazione mentale ognuno può scorgere quanto la nostra cias-
sifìcazioiie sia fondata su la natura e la classe della facoltà
della mente e per nulla sui vocaboli; via da nessuno, per
quanto sappiamo, tracciata prima di noi. Questa nostra di-
visione della follia presa in considerazione ne' Congressi scien-
tifici italiani e da sommi alienisti francesi fu oggetto di di-
scussione e rapporto della rinomata Società medico-psicolo-
gica di Parigi ; e già antecedentemente il Fossati, vivente al-
hevo di Gali, avevane fatto nel 1847 rapporto alla Società
frenologica di Parigi, alle quali due Società ci onoriamo di
appartenere. E nel 1851 il Riboli, che con i suoi studii ha
fatto tanto in Italia progredire la fisiologìa del cervello, ri-
produsse e commendò questa nostra nuova classificazione
della follia nei giornali di medicina di Torino , e nelle sue
conferenze che diede e va dando in Italia.
— 458 —
Dopo questo che abbiamo rapidamente accennato sorge da
sé la prima domanda: quali sono ed a che stanno gli studii
e r insegnamento della medicina mentale in Italia ?
La polemica di sopra accennata sorse principalmente per
aver detto l' illustre clinico di Napoli, prof. Tommasi, nostro
nobile avversario, in una sua lezione 1' aspra sentenza con
1' asserire dalla cattedra che gli studii della medicina men-
tale sono in Italia completamente negletti. Questo dotto
medico ha qui ragione in buona fede quando vorrebbe che gli
ahenisti italiani avessero e coltivassero della pazzia , dello
spirito e delle facoltà della mente l' idea stessa che egli nel
suo spirito organizsato ed organissatore si ha formato. Così
che tutti coloro che non hanno la medesima sua idea di ani-
ma, spirito, mente, facoltà e cervello, e fanno, all'opposto
del suo concetto, distinzione delle differenti facoltà tra loro
in modo che per lui sarebbe la stessa cosa sì l' istinto gene-
siaco che la facoltà dell'analisi, sì la propensione alimenti-
zia che la facoltà del calcolo, non possono versarsi nello stu-
dio dell' alienazione mentale. Per questo adunque potrebbe
dirsi che molti sommi alienisti che conta l'Italia, non esclusi
quelli del resto del mondo, han gettato al vento tutt' i loro
studii, pei quali si crede già in progresso la medicina men
talee l'istituzione dei manicomii. Noi respingendo l'audace
parola del dotto clinico, ne mitighiamo 1' asprezza, limitan
doci a considerarla come un invito agii alienisti di coltivare
la scienza sempre più, ed ai medici sprone di non trascu-
rare, come han trascurato finora , lo studio delle malattie;
dell' organo della vita morale ed intellettuale, se tanto già si|
versano in quello delle malattie della vita fisica.
In Italia dove esistono circa 40 manicomii , e quindi un
gran numero di ahenisti di cui tuttodì escono alla luce la-s
vori importantissimi e per ogni dove commendati , non e
lecito di asserire di essere completamente negletto lo studio:|
delle frenopatie se lo trascura la maggior parte dei medici.
Anzi dobbiamo dire che le cliniche universitarie di medicina ]
mentale esistenti in Italia non sono né in Francia , né in
Germania , né in Inghilterra ed altrove , sebbene ivi questi
studii progredissero per V insegnamento particolare che ne
— 459 —
danno medici alienisti distintissimi. Né ciò è una nostra as-
serzione : lo dice uno dei più illustri allienisti della Francia
stessa, il Delasiauve, nel riassumere il nostro discorso letto a
questa Università (1). Contiamo la prima clinica fin dal 1840
a Firenze, nel 1850 a Torino, nel 1860 a Bologna, e poi a Pa-
via, a Cagliari, a Parma, a Genova, a Milano, a Padova, a
Palermo ed ora a Roma. Nel 1863 fu istituita a Napoli, e noi
come incaricato ne dettammo un corso nella R. Università.
Ma la clinica non poteva esistere, come al Ministero noi ma-
nifestammo, non solo perchè lontano da Napoli il manicomio,
ma pure perchè una clinica a compimento di studii senza pre-
cedenti insegnamenti fondamentali opportuni di fisiologia e me-
dicina mentale è un aborto, e così fu sospesa.
Già noi sempre ci siamo opposti alia istituzione di queste
cliniche come sono state costituite in Italia, perchè malgra-
do le dotte lezioni di sapienti alienisti , non rispondono a
tutt' i bisogni dell' insegnamento ; né vediamo che la gioventù
medica ne divenisse istrutta abbastanza. Queste cliniche get-
tate così nei regolamenti universitarii come appendici infrut-
tuose e senza renderne obbligatorio lo studio come dovrebbe
essere, giacché vi sono le Università, diventano superfeta-
zioni derisorie. Ma le ragioni per cui siffatte cliniche sono
infruttifere, noi le abbiamo sempre ritrovate nel voler fare
apprendere ai giovani una sì speciale dottrina, ramo impor-
tante delle discipline mediche, cominciando dalla fine, cioè
dagli studii pratici senza nozioni dei precedenti studii fon-
damentali.
Notavamo una volta (2) che dall' unico corso da noi fatto
su le malattie della mente in questa R. Università ad una
numerosa ed intelligente gioventù, avida di apprendere sì im-
portante branca di sapienza medica, pel passato cotanto tra-
scurata e dai governi e dalla maggior parte dei medici , ci
avvedemmo ben tosto delle difficoltà che s'incontravano di
ottenere lo scopo completo ; imperocché nell' esporre il fatto
clinico era d' uopo di rimontare ad antecedenti di fisiologia
(1) Journal de mèdecine mentale, n.° 2 e 3, 1864, p. 108.
(2) Annali frenopatici italiani, voi. 2.° pag. 89 e seg,, 1864.
„ 460 —
e di patologia mentale, studio non lieve ed ignorato da' gio-
vani. È vero che dalla pratica sorge la teorica ; ma questa
stabilita deve precedere nella pratica. Inoltre dovendo in ogni
clinica lezione svolgere intiero in prima ed insieme il fatto
fisiologico e patologico, è produrne confusione nella mente
degli studiosi. E se vuoisi dire che nelle cattedre di fisiolo-
gia e patologia generali trattasi delle funzioni del cervello e
dei suoi disordini, ognuno sa che il cervello per queste due
cattedre non è considerato che il passaggio, e non sappia-
mo quanto e come viene studiato cosi nella qualità sua di
organo delle facoltà della mente. Il risultato n' è il ben ri-
stretto numero di alienisti , i quali certo la freniatria nelle
cattedre universitarie di fisiologia e patologia generale non
hanno mai appreso.
Lo studio quindi della medicina mentale non sta nella sola
ed anticipata clinica osservazione , che n' è bensì il com-
pimento. Quest' ultima adunque stabilita sola non può che
fallire.
Un grave errore che ingombra la mente di certi clinici,
anzi di qualche chirurgo ! si è quello di rinfacciare agli alie-
nisti di non dovere ad essi essere estranea ogni altra medica
disciplina ; ma noi nel respingere sì volgare sofisma , pa-
ralogismo in cui si cerca nascondere la propria ignoranza,
abbiamo fatto loro osservare che se si è alienista, cioè vero
alienista conoscitore profondo della genealogia di ciascuna
facoltà della mente nello stato fisiologico per poterne deter-
minare lo stato morboso, è segno che si è versato nelle di-
verse branche di medicina ; ed anzi al contrario ci sorprende
come si possa essere vero medico senza conoscere la fisio-
logia e la patologia del cervello e del sistema nervoso, cioè
escludendo le indispensabili nozioni delle funzioni sì sane che
morbose di apparecchi che costituiscono il più esteso ed im-
portante ramo della scienza medica.
Ed in vero, chi non conosce le relazioni anatomiche e fi-
siologiche che esistono tra il cervello e gli altri organi della
macchina ? Relazioni siffatte svelano come molti fenomeni
sì normali che morbosi di un organo possono rappresentarsi
neir organo con cui il primo é in relazione. Per tale azione
~ /i61 —
vicendevole, diciamo in una nostra opera (1), quante malattie
del cervello per non aver presentato che ninno o lievi feno-
meni capitali sono state curate come affezioni del cuore, del
fegato, dello stomaiio, dell' utero, perchè in questi organi^ si
manifestavano ingannevoli tumultuosi sintomi? Ed al contra-
rio quante malattie dei visceri, del torace e del basso ventre
sono stato trattate per morbi dell' encefalo e del midollo spi-
nale?
Per tutto ciò adunque fino a che dai medici non sarà ap-
preso lo studio delle funzioni del cervello come organo della
vita istintiva, morale ed intelletuale, e come organo di rela-
zione col mondo esteriore e con gli organi della vita fisica,
per poter divenire all' esatte nozioni delle malattie della
mente , essi non saranno veri medici, e la pazzia resterà
inosservata e non curata o curata alla carlona; e le malattie
fisiche scambiate nella diagnosi Dio sa come trattate. Causa
potentissima è questa che fa popolare i manicomii di folli
incurabili, e rimanere i medici stessi ignari della pazzia e
dei suoi trattamenti.
Per tutto questo che abbiamo sì rapidamente abbozzato, e
che a lungo tratteremo nelle lezioni, non possiamo dire che
in Italia gli studii sulla pazzia non sono con grande ardore
e progresso coltivati dagli alienisti, sebbene poco ed incom-
pletamente dalla generalità dei medici ; e che le cliniche
universitarie delle malattie della mente senza gli studii pre-
cedenti fondamentali non possono produrre nei giovani che
idee confuse e strane della fisiologia, patalogia e clinica men-
tale. Per la qual cosa ripetiamo il nostro antico voto che il
governo ora che ha istituito le cliniche universitarie delle
malattie della mente, affinchè queste divenissero utile e vero
compimento dell'insegnamento medico, crei la cattedra spe-
ciale di medicina mentale, comprendendo in essa lo studio
della fisiologia e patologia del cervello come organo delle fa-
coltà istintive, morali ed intellettive dell'uomo, e destinan-
dola come una delle basi e compimento della medicina legale
e di ogni altro ramo delle mediche disciphne.
(1) Trattato di Frenologia applicata alla medicina ec. Vol.l°pag.31.
— 462 —
Da questo che abbiamo accennato moltissime quistioni sca-
turiscono ; ma qui ci fermiamo a considerarne una delle più
importanti qual' è, i rapporti della legge con gli alienati, sì
nel concetto eh' essa ha della follia -nell' applicare le sue nor-
me nel riconoscimento di questa infermità, che nella tutela
della libertà individuale e della sicurezza pubblica.
Le leggi malgrado le loro frequenti riforme, per nulla si
sono interessate in quanto ai rapporti eh' esse dovrebbero
avere coi progressi scientifici e pratici della medicina mentale.
Esse hanno stabilito un principio, cioè che la pazzia consi-
stesse sempre nella perdita della coscienza, della memoria,
negli sragionamenti ec, in modo che per esse il folle non
è che un automa. Niente più erroneo e falso di questa idea,
dalla quale provengono conseguenze funeste nell' applicazione
della legge; e più quando a siffatto erroneo concetto legisla-
tivo si è voluto nel foro civile e penale costituire come cri-
terio generale la convinzione morale del giudice qual base
precipua dei giudizii. Ma pel magistrato forse con la con-
vinzione morale nell' amministrazione della giustizia s' infon-
de la conoscenza delle scienze mediche e naturali? I giurecon-
sulti Mittermayer (1) e Pellegrini (2) dichiarano questo prin-
cipio di legge antilogico ed erroneo, imperocché il giudice
ubbidendo così ad una convinzione puramente morale e quin-
di elastica, indefinita ed astratta, è facile cadere nel fanta-
stico, nel capriccioso, nell' arbitrario, nel tirannico.
Il convincimento morale per noi non avendo valore che se-
condo la misura della propria intelligenza e cognizioni ana-
loghe, e seguendo la natura delle proprie tendenze, diventa
produttore di triste conseguenze cioè della ingiustizia, quan-
do a siffatti giudicanti sottopongonsi pure i precetti di una
dottrina a loro ignota. E rientrando nel nostro assunto sul
concetto erroneo della legge sulla pazzia, giova ripetere quel-
lo che dicemmo in un nostro recente lavoro, cioè, che per
(1) Mittermayer^ Die Nachtheile der Vernuchtassigung des Stu-
dium, etc.
(2) Lettera al dottor Crescimbeni sul Oomentario L'uomo e i co-
dici, 1861.
™ 463 —
questo un gran numero di condannati va subito a popolare i
manicomii; il patibolo ha troncato più di una testa di pazzi:
al contrario molti astuti malfattori ritenuti per dementi ri-
tornano ad affliggere la società. Molti pazzi non interdetti
e lasciati in libertà, perchè per avere avuto r infortunio di
ragionare sentenziati savii da un semplice, sterile ed incon-
cludente interrogatorio, producono grandi sventure uccidendo
sé stessi e gli altri, incendiando, e lasciando nella miseria
i figliuoli: ed air opposto viene interdetto un sano di mente
perchè l' interrogatorio sorretto dal famoso convincimento
morale lo ha svelato nò ragionante né un' aquila d' ingegno.
Wingtrinier, medico delle prigioni di Rouen, riferisce che
fra 202 prigionieri, 4 morirono prima di essere giudicati e
176 furono dai giudici riconosciuti alienati in seguito di pa-
rere dei medici. Degli 82 condannati serfza o contra il pa-
rere dei medici, 6 furono per delitti criminali: e di questi
uno dopo di essere stato pazzo in galera rimase stupido ;
un altro rimase pazzo a Brest ; il terzo si uccise ; il quarto
morì in un manicomio; il quinto discese all'ultimo grado di
demenza ; il sesto non ebbe tempo a chiarirsi che venne to-
sto giustiziato. Gli altri 76 vennero condannati a pene cor-
rezionali ; e di questi, 36 dovettero trasportarsi dalle prigioni
ai manicomii, uno morì in breve, e la maggior parte degli
altri espiarono la pena tra i pazzi (1).
11 giureconsulto Fitzroy Kelly, divenuto poi giudice della
corona, nel 1864 in un gran meeting che aveva convocato a
Londra, proclamò che durante gli ultimi 64 anni erano stati
appiccati 60 alienati. Ed il dottor Madden dimostrò che 11
folli furono condannati a morte, dei quali 8 furono giusti-
ziati, e 3 graziati ma reclusi (2).
Facemmo osservare al Mittermayer , varii anni or sono
quando visitò il manicomio di Aversa, molti detenuti giu-
dicabili e condannati, che malgrado i segni visibili della loro
(1) Ann. d'hjg. et de mèd. lèg.t. XLVìIl, pag. 369, et t. XLIX,
p. 138.
(2) Madden, Sur raliónation mentale et !a responsabilité crimi-
nelle des insensés, p. 13 et 17, Londres, 1864,
— 464 —
malattia, erano stati, perchè ragionavano, ritenuti per rei.
Nell'Ospizio di Aversa ho notato 6 ad 8 detenuti in ogni
100 pazzi : deplorabile cifra quando si considera accresciuta
da quella di alienati giudicabili e condannati , che ignorati
ingombrano le prigioni !
Ecco gli effetti di una imposizione di legge fondata su falso
criterio scientifico ed imposto sotto lo strettoio dell'elastico
convincimento morale.
Eppure per aver noi alzata la voce contro criterio si fu-
nesto, taluni e medici e non medici , avvocati , magistrati ,
già invasi da idee volgari sulla pazzìa, han gridato aver noi
inventata Idi follia ragionante , cioè che si può esser pazzo e
si ragiona. Tutti gli alienisti ammettono la follia ragionante
non solo, ma che il pazzo ragiona pure nel più alto delirio ,
e ciò è confermato specialmente da Pinel (1). Ma noi troviamo
che la follia ragionante, detta da Pinel mania senza delirio ,
da Brierre de Boismont follia d' azione, e da noi follia delle
facoltà affettive, rimonta fino a Gali creatore della fisiolo-
gia del cervello. E qui ci piace di notarne la grave sentenza
cosi espressa nella sua grande Opera (2) a pag. 444 del to-
mo I: « Sono ahenati ragionanti quegl' individui malati di
« spirito che realmente ragionano in tutto quello che non
« riguarda la loro malattia, ed ove pure sul rapporto mede-
« Simo della loro alienazione agiscono nel modo più conse-
« guente e con conoscenza. » E conchiude a pag. 452: « Non
« essendo la natura della follia ragionante affatto general-
« mente conosciuta, avviene che i malfattori appartenenti a
« questa classe di alienati e che sono stati veduti agire e
« ragionare di una maniera conseguente, vengono in certi
« paesi condannati alla prigione od alla morte; in altri paesi
« sono inviati all'Ospedale dei pazzi. »
Passando noi sempre sopra il gracidar dei pusilli, ci com-
piaciamo che il principio da noi propugnato, cioè della legge
nei suoi rapporti con la follia, così che quella secondo il
progresso della medicina mentale ha d'uopo di riforma, ha
(1) Pinely Sur 1' aliénation mentale, 2*" edit. pag. 88 e 164.
(2) Gali, Sur les fonctions du cerveau, etc.
— 465 —
atto eco nella mente di sapienti giureconsulti e magistrati ,
trai quali i nostri amici Bax e De Biasio, eccelse menti del no-
stro foro penale e civile, hanno svolto splendidamente nelle
circostanze siffatti princìpii di frenop'atia forense , così che
noi un giorno scrivemmo che i loro lavori dovrebbero restare
sempre sotto gli occhi dei magistrati e degli avvocati. Il Man-
cini in una lettera da noi pubblicata ci chiedeva parere ed i
nostri lavori su questo soggetto tanto interessante alla rifor-
ma della legge. Ed il Procurator Generale presso la Corte di
Cassazione di Napoli , Senatore Vacca, nella sua Prolusione
letta nella tornata dei 7 gennaio 1871, discorre a pagina 30
sulla riforma degli articoli del codice sulla pazzia secondo 1
nostri criteri, e citando inostri scritti, dimostra quanto sia
fallace e pericoloso 1' affidare al convincimento morale del
magistrato le questioni scientifiche sulla pazzia.
E però con grande nostra sorpresa legemmo in due sen-
tenze penale e civile del tribunale correzionale di Napoli (1)
per una causa che si è voluta rendere celebre pel rifiuto di
ogni soccorso scientifico, l'avere il magistrato risoluto, ele-
vatosi esso a sommo perito, le quistioni più importanti e dif-
ficili di pazzia invocando i paralogismi più strani , e citando
in appoggio i criteri! tratti dalle nostre opere e dai nostri di-
scorsi in pubblica discussione : contro le quali citazioni noi
protestiamo , perchè non intese ed a controsenso applicate.
Tale scandalo clamoroso ha fatto dire al rinomato giornale
psichiatrico d' Inghilterra ( The Journal of meritai science ,
voL XVII, pag. 438, London 1871 ) : « Il dottor Miraglia ha
« scritto lungamente per dimostrare che 1 ragionamenti, la
« coerenza nei discorsi , la integrità della memoria possono
« sussistere con la pazzia: bisogna sperare che egU nel con-
« vincere i giuristi italiani ed il pubblico sia più felice di quel
« che noi lo siamo generalmente in Inghilterra. »
Ma dando uno sguardo sul giudizio dei giudici superiori nel-
r annullare le due citate famose sentenze del Tribunale corre-
zionale , con gran soddisfazione nostra ^ e pel decoro della
scienza e della magistratura stessa , possiamo riconfermare
(1) Prima Sezione civile ; ottava Sezione penale.
30
— 466 —
che vi sono delle viste acute di menti superiori ad ogni vol-
gare pregiudizio e paura; così che scorgiamo nelle due sud-
dette sentenze della Corte di Appello di Napoli ( 3^ sezione
civile e Q"" sezione penale ) il convincimento morale, che mar-
cia di pari passo coi precetti' più sani della scienza, tanto
da noi aUenisti invocati nella risoluzione dell'applicazione della
legge illuminata dai criterii della medicina mentale.
In fatti queste due sentenze civile e penale della nostra Corte
di appello, sono le pruno nelle quali troviamo riassunti splen-
didamente e con convincimento morale ed intellettuale i prin-
cipii più chiari di una logica stringente su le facoltà menta-
li, e delle dottrine sulle frenopatie da noi tutti alienisti pro-
fessate. Queste due sentenze sono la prova della scienza in
progresso illuminatrice ed accolta nei suoi criterii dalla leg-
ge; ciò che ci fa sperare di non essere lontano il tempo di
una utile riforma dei codici 5 e che dimostra che in ItaUa ,
specialmente in Napoh, la medicina legale degli alienati ac-
cenna ad elevarsi al disopra di quella eh' è in Inghilterra ed
altrove.
Ecco, ad onore di questi magistrati della Corte di Appello,
come nella suddetta sentenza penale, invocando i criterii scien-
tifici , si discorre della lipemania ragionante , che vorrem-
mo che fosse di esempio altrui, specialmente ai medici : « La
« lipemania secondo i dettati della scienza, è un delirio so-
« pra uno o più oggetti, con predominio di idee triste e de-
« primenti lo spirito: si manifesta più col disordine delle a-
(' zioni che dei ragionamenti, ed ha rapporto con le facoltà
« affettive.... Coloro che ne sono afflitti non ragionano mai
« erroneamente, neppure intorno a quei gruppo d'idee che
« caratterizzano il loro delirio. Essi muovono da un'idea fal-
« sa e da principii falsi ; ma ogni loro ragionamento e tutte le
« conseguenze che ne deducono sono conformi alle leggi della
« logica più severa , e per quello che non è legato al loro
« delirio essi giudicano rettamente , per cui vien detta lipe-
« mania ragionante.
« Qual maraviglia se conversando con N. non si accorsero
« del suo disordine mentale, anzi la giudicarono savia e pru-
« dente ? »
— 467 —
E più appresso : « Gl'interrogatorii ed i colloqui possono
« far conoscere le manie con incoerenza d'idee e vizio di ra-
ce gionamenti ; ma le follie parziali , specialmente quando i
<( fenomeni stanno nei disordini delle facoltà affettive, vogliono
« vedere nella stranezza degli atti, malgrado l'apparenza di
« ragione e di esatti giudizii. »
Non sono questi i principii di fisiologia e patologìa mentale
da noi tanto promulgati ? E sentenze così redatte produttrici
la giustizia deJDbono ritenersi come monumento del progresso
della medicina legale degli alienati applicata da integerrimi ed
indipendenti magistrati in Italia; e segnano l'epoca nostra co-
me promessa di prossima riforma della legge (1).
Né questo che abbiamo accennato è caso unico. Pii^i volte
noi chiamati nelle Corti di assisie e nelle Corti militari per dare
il nostro parere su lo stato di mente dell' imputato, con molta
nostra soddisfazione ad onore della scienza e della magistra-
tura, abbiamo risposto a questioni le più importanti di fisio-
logia e patologia mentale dalle Corti stesse elevate , e con
soddisfazione del magistrato e della coscienza pubblica.
Un'altra questione non meno importante e grave di quella
che abbiamo accennata intorno ai rapporti della legge con la
follia, si è quella di una legge che tuteli e protegga l'indivi-
duo che viene rinchiuso nel manicomio. Sì per la falsa idea
che si ha della pazzia determinata nei codici, sì perchè dalle
autorità amministrative , arrogandosi facoltà che non hanno
intorno alla reclusione dei pazzi, se n' è fatta una questione
finanziera e non medica e di sicurezza, non v'è legge pei
maniaci in Italia.
(1) Ad onore del nostro paese e per confermare gli augurii del ci-
tato giornale di Londra, sarebbe colpa di non segnare i nomi degli
egregi uomini da cui emanarono le due esemplari sentenze della Cor-
te di Appello di Napoli.
Quella della 4^ Sezione civile con la data del 1° dicembre 1871 porta
i nomi di Nicola Rocco pre&idente, Luigi Molinari estensore, Dome-
nico Niutta, Vincenzo Morgigni-Novella, Pietro Verde.
Quella della &■ Sezione penale con la data degli 8 giugno 1872 della
quale abbiamo riportato i criterii, ha i nomi di Nicola Tramontano
Pì^esidente, Giovanni de Filippo, Emiddio Giordano, Pietro Collenza
estensoì^e.
L' illustre nostro amico prof. Boaacossa, nestore degli alie-
nisti italiani, fece a 28 febbraio 1849 presentare al Parlamento
subalpino la petizione per una legge sa gli alienati nel do-
mandare la riforma di alcuni articoli dei codici. Questo proget-
to di legge fu approvato dalla Camera, ma gli avvenimenti
di queir epoca non permisero che avesse alcun risultato. Que-
sta mancanza di legge ognora da noi reclamata, produce tut-
todì che nella questione della reclusione de' folli s' invoca da
certi giudici la legge francese, senza sapere che questa legge
sebbene avesse formato l'oggetto di discussione di tre sessioni
nel Parlamento di Francia cosi che fu votata nel 30 giugno
1838, non offre alcuna guarentigia, come abbiamo dimostrato
in un nostro lavoro (1), e malgrado leggi posteriori per cor-
reggere tale errore avessero creduto elevare i Direttori medici
dei manicomii a funzionarli pubblici.
Per noi non perchè le province sono obbhgate al manteni-
mento dei folli, sarebbero i Prefetti, i Questori, i Sindaci ecc.
autorizzati alla reclusione di quelli nei manicomi, e tanto più
quando siffatte autorità amministrative, che sono nell' obbligo
della cura di tutt' i pazzi limitano nei manicomii l'amissione
dei soli pericolosi, mentre è da notare che secondo la clas-
sificazione della pazzia da esse immaginata ne' loro regolamen-
ti, i veri pericolosi al contrario ne escludono. Noi siamo stati
sempre di parere che se le Deputazioni provinciali, i Prefet-
ti, i Questori ec. possono accettare i folli dell'Ospizio, la sola
autorità giudiziaria dovrebbe avere la facoltà di legalizzarne
l'ammissione, solo in seguito^ di certificato di medico specia-
le , e ciò in senso della legalità ; ma non mai che il potere
giudiziario si elevasse a giudice dello stato di mente di un
individuo da rinchiudersi o che sia recluso (2). Senza una
legge sui maniaci la istituzione ed organizzazione dei mani-
comii in Italia non raggiungerà mai lo scopo della loro de-
stinazione; così ad onta degli sforzi degli alienisti, i nostri
Ospizii per questo possono considerarsi molto al di sotto di
quelh delle altre nazioni, per non dire in uno stato retrogrado.
(1) La legge e la follia ragionante, pag. I e seg,
(2) Ivi.
— 469 —
A siffatta questione della reclusione dei folli va congiunta
indispensabilmente quella che riguarda i folli delinquenti. I
pazzi pericolosi che hanno commesso delitti , o delinquenti
divenuti matti nelle prigioni, si sono finora confusi con gli
altri alienati nei manicomii in Italia. La nostra voce si alzò
fin dal 1845 nel Congresso scientifico di Napoli ed in tutti i
nostri scritti sulla necessità di separazione completa di que-
sta classe di alienati. Nel tempo della nostra direzione nel
manicomio di Aversa , vi al^biamo supplito , per quanto lo
permettevano le sconce località, con farne una separazione
a parte. Ed i nostri programmi su la costruzione de' mani-
comii ne fissano un quartiere distinto; ciò che attirò l'atten-
zione del nestore degli alienisti francesi Brierre de Boismont,
commendandolo nel pubblicare un riassunto de' nostri lavo-
ri (1). Ma ora siamo lieti che voci autorevoli, che non è la
nostra, tra le quali quella dei Bonacossa, Lombroso, Biffi,
si alzano pubblicandosi scritti su le condizioni che si richie-
dono dagli ospizii speciali per delinquenti pazzi. Nelle lezioni
ci verseremo su questo interessante argomento tanto reclama-
to dalla scienza, dalla legge e dalla sicurezza pubblica.
Ad intender meglio la necessità degli studii della pazzia e
della loro applicazione, è d'uopo dare uno sguardo allo sta-
to dell'istituzione ed organizzazione de' manicomi in Italia.
I manicomii , affinchè non restino un reclusorio , ma che
si elevino per la loro influenza benefica sulla mente de' ma-
lati ad istrumento di cura e guarigione , bisogna che sieno
guidati nella loro costruzione e nella loro organizzazione dì
quanto riguarda l'interno, dai precetti della medicina mentale.
Non parhamo de' manicomii di Aversa e di quello recente
della Madonna dell'Arco, perchè malgrado le spampanate
di riforma e di progresso, mancano, come abbiamo sempre
deplorato, di tutte le condizione scientifiche e materiali indi-
spensabili al trattamento dei folli (2). E la storia dei mani-
(1) Annales méclico-psycologiques de Paris (marzo 1869).
(2) Limitiamoci ad accennarne una. Dicemmo in un nostro scritto
che nel manicomio di Aversa la statistica sarebbe ritornata all' an-
— 470 —
comio di Aversa, sebbene qua e là nei nostri scritti accen-
nata, si sta da noi ora compilando estesamente.
tica non medica. Nelle nostre statistiche pubblicate dimostrammo che
nel novennio della nostra Direzione ^ono ^,1 1869 si ebbero vantaggi
positivi si per la guarigione che per la morte dei folli rimpetto agli
anni precedenti (Ann. fren.^ ed Archivio italiano 'per le malattie
nerv. ecc. Milano, 1871^, malgrado le condizioni non liete di quel-
1' Ospizio. Ora un medico di quell' Asilo , dot.t. V., ha pubblicato
quattro tavole sul movimento dei pazzi dal 1° gennaio 1868 a tutto
il 1871. E poiché egli ha avuto la benignità di mandarcene un esem-
plare desiderando il nostro parere, che invero non possiamo dare
atteso che nelle considerazioni che accompagnano quelle tavole non
abbiamo rilevato affatto quale concetto abbiasi egli formato della
pazzia, ci restringiamo ad alcune osservazioni che rivelano il vero
stato attuale di quell' Ospizio.
Insomma la classificazione è stata mutata senza indizio di logica
ragione. Che ciò si avesse voluto fare in odium auctoris dal 1870
in poi, chi lo vietava ì ma per gli anni 1868 e 1869 di cui i regi-
stri originali ed uflBciali scritti di nostra mano sono presso di noi e
che hanno le cotegorie secondo la nostra classificazione, non possiamo
comprendere come si abbiano potuto classificare posteriormente sul
loro nuovo modulo 917 folli non più esistenti poiché usciti e morti
nel corso di quei due anni, sopra un numero di 1741. Queste quattro
tavole non solo presentano una mancanza totale di nozioni su le le-
sioni delle diverse facoltà mentali in confronto alle varie classi e
condizioni della follia e dei suoi esiti, ma erronei concetti, pei quali
puossi solo ricavare per gV ingenui risultati a tornaconto. Si vuole
in quelle considerazioni che dopo il 1869, epoca in cui noi ci riti-
rammo da quella Direzione, il progresso scientifico ed il migliora-
mento dell' Istituto si sieno attuati, perchè i pazzi mangiando qual-
che gramma di più di pane e carne, e bevendo qualche centilitro
dell' orribile asprinia non muoiono più di tabe e tisi come prima ca-
devano quali foglie in autunno ( parole del dottor. V. ). Logica
veramente splendida per chi non è atto a ritrovare la causa della
morte dei pazzi I Ma pure per dir questo si é dovuto ricorrere con
una igenuità ammirabile ad alterare le cifre. 11 suddetto registro del
movimento dei folli del 1868-1869 che è presso di noi, e di cui è la
copia nel manicomio, e pel quale redigemmo pel 1868 15 tavole sta-
tistiche, le quali, come abbiamo promesso invieremo con le nostre
solite ricerche scientifiche sAV Archivio italiano^ presenta trai pazzi
— 471 —
L' Italia non ha manìcomii costraiti veramente dì pianta ,
sebbene ora possa dirsi aver molte opportune condizioni gli
morti nel 1868 num. 51 folli estinti di consunzione meno della cifra
segnata con tanta pompa nella tavola IV* ora dal manicomio uscita.
Ciò ancora fa credere essere state le cifre dei tre anni posteriori a
beneplacito sbagliate. Eppure correggendo le sole cifre del 1868
secondo il nostro registro e lasciando quelle degli anni come sono
state ora esposte, troviamo che il numero delle tisi e tabi dal 1870
in poi al contrario sono andate sempre più crescendo, ad onta che
la Casa centrale sia stata tutta dipinta ad olio, e del vitto ed altre
condizioni migliori, atteso l' introito di più del terzo ottenuto dalla
retta dei pazzi aumentata dalle provincie. Ed a confortare le nostre
induzioni vi abbiamo aggiunto quello che si rileva dalle nostre ri-
cerche statistiche del 1867 pubblicate nel VI° voi. dei nostri Annali
frenopatici, affinchè si scorga la fallacia e le inconcludenze dei cri-
terii del redattore di queste ultime quattro tavole statistiche del
manicomio di Aversa.
Anni
Esistenti
ed
ammessi
Morti
Morti di
Riu-
nione
Proporzione
dei morti coasunti
Tisi
polm.
Tabe
mes.
Tabe
nerv
al totale
dei morti
agli esìsl.
ed ammessi
1867
1868
1869
1870
1871
1257
1317
1265
1210
1115
218
264
238
226
141 (1)
19
26
30
30
15
21
29
35
27
20
73
77
92
90
48
113
132
157
147
83
40 7o
50 7o
61 7o
65 7o
55 7o
8
9
12 75
12 Vio
7
A maggior conferma dei nostri detti ci capita tra le mani un altro
opuscolo eh' è uscito dalla penna del medico della Casa muliebre
dello stesso manicomio di Aversa dott. G-., riguardante pure la sta-
tistica, ma del triennio 1869-70-71, e per le sole donne. Passando
sopra la lingua, lo stile ed i concetti scientifici, non che sul fascio
che vi si fa di ammesse e riammesse, e di uscite guarite e miglio-
rate, tutto veramente ad un' altezza speciosa e peregrina, ci siamo
fermati alquanto sul confronto delle cifre delle tavole con quelle
esposte dal suo collega dott. V., confronto che rende semprepiù fer-
(1) La cifra dei morti del 1871 diminuì perchè la maggior parte dei
folli antichi passò nelV Ospizio della promnria di Napoli.
— 472 —
Ospizii dì Bologna, di Roma, di Mombello presso Milano, di
Pesaro, di Macerata e qualche altro. A Novara stassi ergen-
do un grandioso manicomio, di cui già possediamo la pian-
ta nella quale scorgiamo un buon^ progetto architettonico. E
crediamo che vi sia stato uno speciale programma medico;
perchè vorremmo valutare le distribuzioni secondo le indi-
cazioni della scienza e della pratica.
me queste nostre osservazioni. Tutte le cifre insomma, senza esclu-
derne una, notate nelle tavole di un dottore non sono eguali a quelle
raccolte dall' altro ; così che noi abborrenlo di perdere il tempo nel-
l' ingolfarci in tanto guazzabuglio, noa possiamo fare a meno di os-
servare che quando fin le cifre più ovvie e generali non sono vere,
poiché riteniamo che si quelle notate dal sig. V. che quelle del si-
gnor G. per essere tutte differenti tra loro sono false, non sapremmo
se tanto insulto offenda più la verità che la scienza. Il lettore re-
sterà certo scandalizzato ed indignato quando leggerà qui appresso
che fin non si conosce nello stesso Manicomio né il numero degli
usciti né quello dei morti, lasciando di considerare la confusione del
resto, specialmente allorché si scorge la diff'erenza nella classifica-
zione della follia ; ciò che dimostra non aversene in quell' Asilo al-
cuna idea ; e eh' é troppo eloquente per valutare che razza di unità
esiste nello indirizzo medico-direttivo dell' Ospizio dove tanto ora i
miglioramenti ed il progresso si millantano. Ecco un saggio di que-
sti confronti:
Anni
DONNE USCITE
Secondo il doltor V.
Secondo il dottor G.
Guarite
Miglior.
Totale
Guarite
Miglior.
Totale
1869
1870
1871
Totale
54
33
18
105
18
18 j
7
46
72
54
25
151
50
30
18
98
17
19
10
46
67
49
28
144
^ Non pazze.
473 —
L'Ospizio di Mombello succursale dell'orribile Senavra, è
ritenuto dagli alienisti come modello per costruzione per es-
Anni
D(
secondo
il dot. V.
)N NE
secondo
il dot. G.
^^ II"
MORTE
Di mal. consuntive
sec. V.
sec. G.
1869
88
88
62
66
1870
90
89
54
67
1871
Totale
57
56
44
47
180
235
233
160
la quanto alla divisione della pazzia, si per la differepte classifi-
cazione stessa non sappiamo dove andata a pescare dai due dottori,
che per la dissimiglianza delle cifre, la confusione appare si speciosa
che basta da per sé confrontare le cifre delle entrate e delle morte
affette di sola mania secondo sono notate da ciascuno dei due pre-
lodati dottori, per scorgere qual valore possa aversi ora delle dia-
gnosi in tal modo segnate nei registri di quel manicomio.
Anni
DONNE AFFETTE DI MANIA
ENTRATE
MORTE
1869
secondo
il dot. V.
71
secondo
il dot. G.
secondo
il dot. V.
secondo i
il dot. G.!
67
95
62
1870
78
106
63
71 !
1
1871
70
77
41
42
Totale
219
278
166
180
Chi potrà negare V eloquenza del guazzabuglio di siffatte cifre ?
Solo domandiamo : sono uscite o non uscite dal manicomio le sette
pazze come risultano dal confronto delle opposte statistiche ? e ne
sono due altre, morte o sono vive? Che dice il dottor V. quando il
— 474 —
sere addetto a contenere alcune classi di alienati , se non
avesse l'inconveniente di essere troppo lontano dalla Casa
suo collega G-. svela 20 alienate morte di consunzione di più di
quelle eh' egli aveva interesse di notaro affinchè si fosse trovato
commodo di dire che ora i morti di siffatte malattie consuntive non
cadono più nel Manicomio ài Aversa come le foglie in autunnoì
E non è solo questa la prova del deterioramento del Manicomio
di Aversa, prova che conferma pure aversi ora i^'i strana idea della
pazzia; ma essa veramente sta nel numero progressivo di morti per
malattte estranee alla follia. Nei nostri lavori pubblicati abbiamo
dimostrato che questo fatto è la vera misura dello stato dell' Ospizio;
cioè quando negli Ospedali si muore per malattie estranee a quelle
per cui vi sono stati accolti, vai dire estranee alla pazzia, è prova
pel non buono andamento dall'Asilo. Il seguente specchietto lo di-
mostra.
Anni
Totale
dei
morti
Morti
per
malattie
estranee
alla follia
Propor-
zioni
1867
1868
1869
1870
1871
218
264
238
226
141
82
94
92
97
65
36 o/o 1
34
38
43
44
Ma in quale ospedale si muore di malattie estranee ai morbi pei
quali 1 malati vi sono stati accolti come ora si muore nel manico-
mio di Aversa dove tanto sono migliorate le condizioni del" vitto ,
di abiti, di bianchierie ec. e di peregrini alienisti? Basta che la
solerte Deputazione provinciale ne resti paga e contenta I
Le ragioni di scusa che poi si danno per la minore cifra di gua-
riti può soddisfare solo gl'ingenui, poiché si dice che ora veramente
si mandano via i veri guariti. Intanto come fanno siffatta cifra, lo
svela gli otto usciti guariti nel mese dello scorso dicembre , dei
quali nei primi giorni di gennaio ritornarono tre !
Per lo che è chiaro l' esito che presentano le seguenti cilTe di
guarigioni che dopo il 1869 andarono sempre più diminuendo,
— 475 —
principale. L'egregio e dotto nostro amico dottor S. Biffi ha
lavorato molto e con senno di un alienista veramente prati-
co per ìscongiurare il funesto progetto della Deputazione pro-
vinciale milanese di portare dalla Senavra, che si abolisce,
a Mombello i pazzi, costituendo ivi un Ospizio unico, senza
avvedersi che rilegherebbero gli 800 malati molti chilometri
fuori della città con gran danno del servizio pure dell'am-
ministrazione. Il nuovo manicomio di Parma , oggetto di va-
rie discussioni del Consiglio provinciale , della Deputazione
provinciale, e di Commissioni pel corso di 16 anni, pareva
essersi in fine stabilito in una riduzione di un regio locale
a Colorno, progetto dell'illustre arch. Castelli sul program-
ma di quel medico-direttore dott. Lorenzo Monti, confortato
dal giudizio di dotti e pratici alienisti d'Italia quali sono Bo-
nacossa, Girolarni, Verga, Biffi, Roncati, ha subito da una
nuova Commissione , detta di tecnici senza esserlo perchè
Anni
Esistenti
ed
ammessi
Guariti
Propor-
zioni
i
1867
1257
91
8
1868
1317
113
8 %
1869
1265
132
10 %
1870
1210
94
7 !/,o
1871
1115
59
5 5/9
Dove poi siamo rimasti veramente edificati si è nel sapere le nu-
merose guarigioni ottenute nel Manicomio della Madonna dell'Arco,
nei sedici mesi dalla sua apertura, ad onta delle lamentate scon-
cezze dei locali e di tutte le condizioni necessarie per 1' andamento
regolare dell' Ospizio e malgrado la non creduta necessaria cura te-
rapeutica, parole del relatore alla Commissione Amministrativa ;
nulla importando se di questi creduti guariti poi subito avessero fatto
ritorno a sperimentare una novella miracolosa guarigione nientemeno
che il 25 per cento degli uomini ed il 16 per cento delle femmine!
Non è qui nostro scopo andare più oltre. Vorremmo che le Deputa-
zioni provinciali sapessero almeno leggere in queste cifre, se per
esse non fossero cose dell' altro mondo !
— 476 —
non medici né alienisti, una censura che dimostra l'orgoglio
di certi di criticare e condannare e spesso calunniare per
darsi l'aria di sapienti, e la quale dagli stessi Monti e Ca-
stelli, ad edificazione di quella Deputazione ed a lode della
loro franca parola, è stata ora, non sappiamo se più respin-
ta dottamente o disprezzata. Intanto dì nuovo tutto è sospe-
so, deferendosi ad una novella Commessione. Dio la mandi
buona! Questa smania di Commissarii e di Commissioni in-
sipienti pei manicomii, per l'organizzazione dei quali i più
dotti e pratici alienisti marciano con pie grave e dubbio, pa-
re che voglia ora divenire in Italia una vera pazzia. E ben
disse il D'Azeglio: « Non credo nelle Commissioni. Quando
« ero ministro , se voleva che non si facesse un affare ne
« incaricava una Commissione numerosa- Commissione di 3
« qualche volta conclude; di 7 quasi mai; dai 7 insù, mai
« e poi mai ». Ed inoltre ci piace qui ricordare quello che
altra volta dicemmo, come l'illustre Griesinger ahenista som-
mo della Germania, nel voler proporre un'organizzazione
dei manicomii tedeschi cadde in gravi errori, perchè sebbene
dottissimo in psichiatria non aveva la pratica dei manicomii,
così che si ebbe la censura del dottor Laehr seguito dai dotti
alienisti di quella nazione. Eppure qui taluni , senza essere
certo nemmeno un Griesinger in millesimo, parlano di pazzi
e di regolamenti di pazzi ; anzi si mandano Commissarii ,
qualche consigliere di prefettura , ad organizzare un mani-
comio, come avvenne in Aversa! È veramente il gallo orga-
nizzatore del sommo Alfieri.
Al manicomio di Parma adunque, come a quello milane-
se di cui la direzione medica ha con lo statuto del 1867 pu-
re l'indirizzo amministrativo, s'insidia forse, come già lo è
stato in Aversa, questo utile e per ogni dove riconosciuto si-
stema direttivo, vagheggiandosi novellamente ivi il richiamo
delle amministrazioni iocaU di conti , di baroni e di marche-
si, che tanto impastoiano il medico indirizzo 1
Il nostro programma sulla costruzione ed organizzazione
dì Asih di ahenati, perchè fondato su principii scientifici e
di pratica, attirò l'attenzione delia Società modico-psicologica
di Parigi e di sommi alienisti specialmente della Francia ,
— 477 —
della Germania e dell'Inghilterra, come del Fossati superstite
allievo e collega di Gali, del De Tchihatchef e di Sir James
Clark, non che dei nostri colleghi alienisti italiani.
Il nosiro sistema vuol costruito il manicomio in due piani,
cioè pianterreno per sale di lavoro e di trattenimento, e piano
superiore per dimora della notte ; e stabilisce come basi
principali :
1. Condizioni che richiede una casa di alienati, e sua in»
fìuenza sul loro trattamento.
2 Situazione del manicomio come mezzo d'isolamento.
3. Costruzione dell'ospizio come realizzazione de'principii
della medicina mentale.
4. Divisione dei quartieri secondo speciali norme , e spe-
cialmente dei detenuti.
5. Celle come abitazioni temporanee e d'isolamento; e se-
condo il numero che si richiede in proporzione delle classi
di pazzia, e la loro capacità di spazio.
6. Corridoi, sale di lavoro e di riunione, dormitorii secondo
che questi ultimi possono accogliere un limitato numero di letti.
7. Sale di bagni, docce, refettorii, cucine, lavande.
8. Capacità del manicomio; e fino il prospetto e forma che
questo dovrebbe avere.
Intanto il manicomio di Aversa accoglie ora i folli di 15
Provincie, cioè i più di qualche provincia vicina, poiché quel-
li delle lontane vanno nel gran numero vagando. Per lo che
noi fin dal 1845 nel Congresso scientifico di NapoU alzam-
mo la voce che si ergessero manicomii provinciali. Ed ora
ripetiamo che per la legge comunale e provinciale del 25
marzo 1865, potendo ciascuna provincia possedere un pro-
prio manicomio, bisogna che il governo entri seriamente in
questa faccenda promulgando una legge sui maniaci, affinchè
non sorgano cattivi ospizii , sciupando inutilmente ingenti
somme. I manicomii debbono assolutamente sorgere di pian-
ta, se vuoisi che senza perdere le spese si ottenga lo scopo
vero della loro destinazione.
La questione più seria che informa l'istituzione ed orga-
nizzazione dei manicomii si è la direzione medica-ammini-
strativa, ammessa per tutti gh ospizi della Francia, della
Germania, della Svizzera, e pure per quelli di America. In
Italia è avversata perchè generalmente predomina nei re-
golamenti uno scopo economico e flnanziero e di dominio ,
tenendo come accessorio lo scopo di cura e di trattamento.
A Milano però la direzione per ora è medica - amministra-
tiva; a Macerata, a Pesaro, a Bergamo, e forse a Firenze,
a Bologna vi si avvicina. Ad Aversa poi ed alla Madonna
dell'Arco che n'è la copia, la direzione medica è ora per-
fettamente un' irrisione quando resa docile ed ossequiosa, e
separata dall'amministrazione, anzi del tutto dipendendone,
fallisce nello scopo di far convergere i mezzi materiali am-
ministrativi al trattamento degli ahenati. Insomma qui si è
retrocesso a gran passi. Noi abbiamo trattato lungamente
questa quistione in appositi lavori , ed abbiamo conchiuso,
come conchiudiamo , che se nella Deputazione provinciale ,
qual autorità amministratrice della provincia voglionsi rico-
noscere le più ampie facoltà per l'amministrazione superio-
re del manicomio, non può disconoscersi che la gestione in-
terna dell'ospizio dovendo concorrere al trattamento de'ma-
lati, non può separarsi dall'azienda sanitaria, che insieme
aver debbono per esistere un solo indirizzo impresso da una
sola volontà sciente di quel che opera per ottenere salutari
effetti; imperocché essendo la direzione medica il centro di
movimento e di vita di quanto si pratica nel manicomio, sa-
rebbe strano che essa non avesse in suo potere tutt'i mezzi
materiali che essa sola, atta a calcolare il valore ed i mo-
di di azione e di applicazione, può far concorrere all'unico
e grande scopo dei trattamenti.
Questo principio delle direzioni mediche amministrative ,
è applicato, conie abbiam detto, da per tutto, meno in Italia
ove vogliasi fare eccezione di Milano e di qualche altro Ospi-
zio. E la Commissione del Parlamento subalpino per l'esame
del progetto di legge sugli alienati, poi fallito, come dicem-
mo, si esprime nei seguenti termini : « Il medico -direttore
« di un manicomio non divide con altri la interna direzione
« dello Stabilimento ; onde si può dire che la sua giurisdi-
« zione entro le mura di questo è senza confini , e che il
« suo operare è senza alcun sindacato diretto. »
— 479 —
Il dottissimo Tommaseo condannando l'inframmettersi dei
Consigli amministrativi nella direzione dei raanicomii , rim-
provera loro « di non s' avvedere come nell'ospedale degli
« ammalati di mente, il medico se non ha le facoltà tutte del
ce direttore non può esercitare l'ufficio di medico , è come il
« soprapporgll un direttore contraffacente a' suoi ordini, è un
« voler fare i matti più matti e fare i savii ammattire (1). »
Non è ciò spiegare la massima di Esquirol riconosciuta e
commendata da tutti gli alienisti, poco importando se avesse
fatto venir le traveggole a certe Commissioni ed a certi Com-
missarii? « Un ospizio di pazzi, deve avere un capo e niente
« più di un capo (2). » E questo è 1' espressione di quello che
già aveva detto Pinel « che la divisione del potere in un mani-
« comio genera l'insubordinazione ed il disordine (3). »
Facciamo voti adunque che la legge sui maniaci non si
faccia più aspettare , onde arrestare dal pendìo del regresso
in cui malgrado le autorevoli voci di tutti gli alienisti, sono
irreparabilmente avviati i manicomii d' Italia.
La cortese attenzione con cui sì gentile e colto pubblico
ha ascoltate queste nostre disadorne parole, ci è di stimolo
di esporre almeno con zelo maggiore , se non con quella ca-
pacità d'intelletto che non è in noi, il corso di medicina men-
tale. Il metodo che terremo è il più semplice: nel discorrere
di ciascuna facoltà malata e delle sue manifestazioni in disor-
dine, premetteremo brevi nozioni dello svolgimento di essa ed
esercizio suo nello stato normale, e non trascurando le con-
dizioni anatomiche dette materiali , alle sue manifestazioni
indispensabili. Ecco la patologia del cervello come organo
dell'anima e delle facoltè, divenuta fondamentale ed insieme
compimento per lo studio e progresso di ogni ramo dello
scibile medico.
~»<>eS^OO^^
(1) Archiv. ital. per le malattie nervose ec. Anno T, fase. 3.
(2) esquirol, Des maladies mentales, T. 2°, Paris 1836.
(3) Pinel, Traité compiei du regime sanitaire des aliénés, Paris.
1856, p. 41 e 42.
— 480 —
IVOTA. ALLA PROLUSIONE PRECEDENTE
I corsi di medicina mentale da noi dettati erano svolti sui
seguenti
Temi cLelBe lezioni (1).
Prolusionr (2) — Delle disposizioni innate o condizioni organiche in-
dispensabili per lo svolgimento e progresso dello spinto umano.
Nozioni preliminari.
1» Lezione — Origine d'elle facoltà della mente : loro qualità fondamen-
tali e loro attributi: loro divisione e classificazione. — Diritti e do-
veri, realità e ragione , coscienza , libertà morale.
2* Lezione — Struttura anatomica del cervello e del sistema nervososo.
Norma per lo spiegamento del cervello. Le vivisezioni degli ani-
mali e gli esperimenti dell'elettricità sonò le peggiori prove per|la
fisiologia del cervello e del sistema nervoso.
3* Lezione — Influenza della forma e del volume del cervello e di
ciascuna delle sue parti su la manifestazione delle facoltà della
mente, riguardo al sesso, all'età e ad altre molte condizioni nello
stato sano e nello stalo morboso. Criterio sulloj impulso irresisti-
bile. Vizio, delitto, morbo.
4a Lezione — Malattie del cervello e del cervelletto e del midollo spi-
nale: affezione dei cinque sensi; pervertimento dei movimenti vo-
lontari e della sensibilità. — In che consiste la follia.
Sintomi del disordine di ciascuna delle facoltà
fondamentali.
5* Lezione — Pervertimento sino all' abolizione di ciascuno degli
istinti.
6* Lezione — » ( Continuazione della precedente lezione ).
7* Lezione — » dei sentimenti che l'uomo ha comune con
gli animali.
8* Lezione — » dei sentimenti o facoltà morali peculiari
all'uomo.
9"^ Lezione — » delle facoltà percettive che sono la sor-
gente delle realità.
(1] Alcuni di questi temi possono occupare più di una lezione.
(2) Ogni corso era proceduto da opportuna prolusione.
— 481 —
IO'' Lezione — Per^'ertimeato delle facoltà percettive che sono la sor-
gente dei rapporti delle realità.
11* Lezione — » delle facoltà riflessive, sorgente dell'a-
nalisi e della sintesi , dei giudizii e della ragione.
Come debbono riguardarsi le lesioni della percezione, della me-
moria, della immaginazione, della volontà , del giudizio, dell' at-
tenzione , della sensibilità, ecc.
Cagioni.
12"^ Lezione — Modificazioni materiali generali e parziali del cervello;
motivi esterni, ecc.
Divisione e classijìcasione della follia.— Trattamento.
13* Lezione — Generi e specie della follia secondo l'ordine e le classi
delle facoltà, e secondo la natura e lo stato delle lesioni materiali
macroscopiche e microscopiche, generali e parziali dell'encefalo.
14* Lezione -— Mania , Melancoiiia , Follia, Demenza, Idiozia; e cia-
scuna delie loro manifestazioni parziali. ( Questo tema sarà trat-
tato in più lezioni )
15* Lezione — Complicazioni; allucinazioni, paralisia, epilessia, ca-
talessia, ecc.
16'' Lezione — Mania suicida, omicida, incendiaria: cleptomania, de-
monomania: - i folli ragionanti; loro coscienza, loro premedi-
tazione.
17* Lezione — Norme speciali per la necroscopia dei folli, onde rico-
noscere e valutare le lesioni generali e parziali nel cranio e nel cer-
vello, e negli altri organi.
18* Lezione ~ Cura e trattamento della follia. La statistica dei folli.
19* Lezione — l inanicomii provinciali, e le sezioni dei folli perico-
losi e delinquenti: loro struttura ed orgauizzazione speciale. —
Norme per una legge sui pazzi ed i manicomii.
Applicazione degli studii della medicina mentale.
20=^ Lezione — La legge e la pazzia. Valore degli interrogatorii fatti
dal magislraio; norme per riconoscere l'alienazione mentale nei
giudizii penali e civili. Le perizie mediche.
21* Lezione — Simulazione e dissimulazione della follia. La pretesa ri-
sponsabilità parziale degli alienati. L'aumento dei delitti e dei folli.
22^^ Lezione ~ L' arte di fare i pazzi. L'educazione e T istruzione mal-
fatte e malvage producono le idiozie e le follie artificiali nei popoli.
31
ITSTDIGE
Preambolo P^g- ^U
Preliminare ..,...,....•••••••••* *-^
Impulso irresistibile a delinquere. Libertà morale, coscienza .... » l
La follia ragionante, il medico ed il magistrato « 11
Le perizie medico-legali degli alienati « 19
Della direzione a darsi agli studi! della medicina legale « 56
Snl cranio di Alessandro Volta. .........;...« 48
Osservazioni su gli art. 12, soppresso, e 61, 62 e 64 dal Progetto del
Codice del Regno d'Italia.. — 1876 » 65
Osservazioni so alcuni articoli del Secondo Libro del Progetto del Codice
penale ..-......-,•. , . . . » 77
Sulla procedura dei gindizii criminali e civili per riconoscere l'aliena-
zione mentale , . . » 84
Mahicidio per lipemania ascetica » 104
I pazzi condannati ai lavori forzati ; » 113
La legge e ì manicomiì criminali » 116
Le cfiniche per le malattie della mente. ........... 125
Un raro caso di demonomauia subbiettiva » 129
Le iiicoucUideuze dei detrattori della frenologia ......... 140
Su le cellule sensitive e motorie del cervello . -. » 144
Fisiologia e patologia del cervello » 148
Osservazioni sul progetto di regolamento pel servizio dei manicomii e dei
mentecatti, ecc . . . , ..,.;...» 151
Un altro progetto di legge intorno ai pazzi ed ai manicomii in Italia . » 155
La legge degli alienati. ..,....,.. e » 160
I manicomii della Provincia di Napoli ..,-........» 162
Preambolo » ivi
f. Il nuovo manicomio provinciale di Napoli nella Madonna dell'Arco. » 16
II. 11 nuovo manicomio provinciale di Napoli in S. Francesco Sales
( dal giornale Boma ) , » 186
III. Un manicomio in Napoli ('da?r Omnibus ) , . . » 190
IV. {Idem, dal giornale il Pungolo di NapoUJ - » 192
V. Sul S. Francesco Sales. — Tornata ordinaria del 3,6 luglio 1814
delia B. Accademia medico-chirurgica di Napoli » 194
Idem del 30 Agosto 18^4 » 196
Idem, Discorso del Socio Miraglia : Il nuovo manicomio di Napoli
— 483 —
nell'edificio di S. Francesco Sales, ed i principii fondamentali per la
costruzione ed organizzazione degli Ospizii dei folli. .... » 198
I. Isolamento. — Sitnazione e scelta del luogo » 199
II, — Forma e divisione delle stabilimento in piante quartieri. » 206
ITT. — Spese di fondazione pel manicomii » 214
IV. — Applicazione negativa dei principii suindicati alla ridu-
zione dell'edificio di S. Francesco Sales a. manicomio della
Provincia dì T>Japoli , • » 218
» Tornata ordinaria del 20 Settembre 1874 . , » 229
Conclusione, . . , » 234
Ulteriori considerazioni frenologiche sul cranio di A. Volta. ...» 241
Parere frenologico su Vincenzo Bellini » 259
Parere frenologico sul cranio di Giuditta Guastamacchia giustiziata ecc. » 277
» Appendice » 309
Parere su lo stato mentale di P. d' Antonio accusato di omicidio . . » 31S
Giudizio intorno allo stato presente delle facoltà mentali del cav. dot.
Salvatore Ferilli » 321
Parere su lo sfato di mente di Luigi De Maria, imputato di omicidio. » 326
I pazzi condannati ai lavori forzataj a vita » 330
Su lo stato di mente di Sebastiano Aresco uxoricida » 331
Rapporto freniatri co-legale su lo sfato di mente di Pasquale Clausi uxori-
cida, letto nella R. Accademia med. chirurgica di Napoli. . . » 3S6
Parere freniatrìco-legale su lo stato di mente di Arcangelo de Biase im-
putato di omicidio. » 364
Sul talento della musica » 387
L'asimetria del cranio e del cervello » 403
Nota, intorno alla priorità dì alcune osservazioni di anatomia fisiologia
e patologia del cervello » 415
Delle disposizioni innate o condizioni frenologiche indispensabili per gli
studii della fisiologìa del cervello come di ogni altra scienza, lette-
ratura ed arte. Prolusione al o" corso di frenologia » 420
L'istruzione d'educazione e l'arte malvagia di fare idioti e pazzi, XVIII
lezione del secondo corso di medicina mentale. . . .... » 433
Prolusione al corso di medicina mentale » 449
Nota, Temi pel corso 480
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16 30 posilli pusilli
26 14 promosse pz'emesse
27 15 gridarla guidarla
29 10 fesse fosse
62 11 caratte carattere
ivi 22 detati dotati
63 35 surrogando surrogando
107 3 giustizii giudizii
ivi 23 hano hanno
115 22 che che la
142 18 attribuito attributo
170 26 strombattare strombettare
192 26 permettano permettono
256 13 Concresso Congresso
470 4 nono sino
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Accession no.
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